m. Vedi Membra degli ornamenti. m. Arimmetico, perito nella professione dell'Abbaco. m. Arimmetica, Arte di far le ragioni e i conti.
m. Finestra sopra tetto, la quale si fa con una certa alzata di muro
coperto, per dar lume a stanze, le quali per altro modo non lo possono
avere, ed anche per uscire sopra i medesimi tetti. Questo è quadrilungo
sì in pianta come in fronte, formando i lati un triangolo acuto. Far le barche, ammassare. Mettere sbarra per impedire il passo. m. L'abbassare. Chinare. Lat. Deprimere, demittere.¶ Per diminuire, scemare. Lat. Imminuere.¶ Per declinare, calare. Lat. Deficere, imminui, ad occasum tendere. Mandare a terra. Lat. Prosternere.¶ Per mandar giù. m. L'abbattere. m. L'abbellirie. Far bello, adornare. m. Ogni sorta di vaso, ove beono le bestie. m. L'abbigliare. Acconciare, ridurre a buon'essere, mettere in sesto, e in buon termine. ¶ I Pittori però usano questa voce, per esprimere gli abbellimenti di panni, e altre cose da ornare, con le quali arricchiscono le loro figure: che vale quanto, Vestire con adornamento. altrimenti Dicesi a quella prima fatica, che fanno i Pittori sopra le tele o tavole, cominciando a colorire così alla grossa le figure, per poi tornarvi sopra con altri colori. e Far bruno, far nero.
f. Dicesi ad un' Abeto reciso dal suolo, e rimondo, e intero; che serve
alle fabbriche, per formar ponti, e per attaccarvi le taglie ad alzar
pesi: altrimenti detto Stile. m. Albero, il cui legname
serve molto alle fabbriche d'edificj e navilj. Questo per la sua gran
lunghezza e grossezza, con difficoltà si piega sotto i pesi, e col
proprio non aggrava le muraglie; si difende qualche poco dal tarlo, ed è
dispostissimo al fuoco; che però usano gli Architetti di situarlo
per lo più in luoghi lontani da' pericoli d'incendj. Se ne trovano in gran copia nelle montagne della Falteronanegli Appennini, e in altre montagne di Toscana. I più lontani dalla Città di Firenze son quelli che nascono nel Casentino, e nella Falterona, che ci son dati da' PP. Eremiti di Camaldoli, e dall'Opera di S. Maria del Fiore. Quei di Camaldoli si stimano da' Professori più gentili, e per conseguenza servon bene a far lavoro di legname
segato; là dove quei dell'Opera, per nascere in luogo più alpestre, e
meno esposto al Sole, riescono più duri; e però usano di valersene per
lo più per lavori interi di travi, e simili. Trovasene anche nelmonte Senario luogo de' PP. Eremiti dell'Ordine de' Servi, nel Mugello, e ne' monti della Contea di Vernio, tutti di buone grossezze e qualità; ma non essendovi il comodo della vicinanza dell'acqua d'Arno, come negli altri nominati luoghi, anno una grave spesa per condursi alla Città. Leombatista Albertiscrive, che ne' tempi de' suoi Padri, il monte Morello presso a Firenze sei miglia, era coperto di questi Alberi, e che per essere il monte assai ripido, con le dilavazioni dell'acque ne rimase del tutto spogliato; e ne' tempi nostri altro non si vede nella superficie di esso monte se non pietre, e nella cima si scorgono tuttavìa i residui delle buche, donde furono diradicati gli Abeti.
avverbialmente posto. Così diconsi le coperture degli edificj alzate ad
angolo sotto squadra o sopra squadra, le quali pendono da due lati. Leombat. Alb. posto avverbial.V. Aggrottescato.V. Agata. o
add. Dicesi quel lavoro o colonna che è intagliato a canali, i quali
sono alcuni solchi fatti, con dovuta regola e proporzione, a mezzo
cerchio (tramezzati da un pianuzzo) alcuna volta diritti per lo fuso
della colonna, e alcuna volta torti attorno alla medesima; la parte da
basso de' quali usano riempiere di cannelli, acciocchè il lavoro in quel
luogo rimanga più forte. Trovansi questi canali appresso alcuni Autori
chiamati Strie; donde anno i Botanici moderni cavato il dire alle piante accanalate, piante Striate.
add. Dicono gli Architetti quello edificio, che interiormente o
esteriormente à angoli in squadra sopra squadra, o sotto squadra; come
per esempio, edificj quadri, esagonati, ottanâgonati, e simili. f. Piccola scure; serve per tagliare legnami dal suolo, spezzargli, o dividergli. m. Ferro che doma ogni altro metallo.V. Ciarpone.V. Lastrico.V. Acconciare. avv. Molto bene, con ordine, ordinatamente. m. L'ancconciare.Ridurre a ben'essere, mettere in sesto, e in buon termine: il che diciamo anche accomodare, contrario di guastare. Lat. Concinnare, Aptare.¶ Per adornare. Lat. Comere.¶ Per apprestare, preparare, mettere in punto. f. L'acconciare. Lat. Concinnatio.¶ Per gli ornamenti che si pongono le donne in capo intorno a' capelli.¶ Per lo 'ntrecciamento d'essi capelli. Lat. Redimiculum in crines. m. Acconciamento, raccomodamento, riduzione a ben'essere di case, e altre fabbriche. add. Assettato, accomodato. Lat. Aptus, concinnatus.¶ Per disposto, apparecchiato. Lat. Promptus, paratus. Far coppie, cioè accompagnare, o congiugnere insieme le cose a due a due. Lat. Iungere, componere, copulare. add. Accompagnato, unito in coppia di altra cosa. Lat. Iunctus, compositus. Sminuire, accortare.V. Accordato. o m. Una qualità necessaria
alla buona Pittura; ed è quando tutte le cose dipinte in una tela o tavola,
saranno talmente disposte, che da tutte insieme resulti una concordanza
e unione armoniosa; onde il colorito delle prime figure, non solo non
infruschi o confonda l'una con l'altra, ma lasci fare il suo effetto a
quelle della prima seconda e terza distanza; in quella maniera che
veggiamo adivenire nelle cose naturali e vere, il color delle quali non
mai toglie il conoscerle con piena distinzione l'una dall'altra, e nella
loro vera distanza, senza che la vicina apparisca lontana, e la lontana
vicina. m. L'accostare. add. Che accosta bene. Lat. Cohærens.¶ Per conforme, che si confa. Lat. Congruens, aptus.Far vicino, avvicinare. Lat. Admovere. f. Accostamento. Lat. Connexio, Cohærentia. add. Che accosta, atto ad accostarsi. f. Accrescimento.Aumentare, far maggiore, porgere accrescimento. Lat. Augere, augmentare. m. L'accrescere, aumento, aggiunta. Lat. Auctus, augmentum, incrementum. m. Che accresce. Lat. Auctor. m. Albero il di cui legname serve per gli edifizj, per lavori di tornio, e d'intaglio. Lat. Acer.
posto avverb. Dicesi d'alcune intaccature, o incavi angolari, fatte da'
Legnaiuoli e Scarpellini a simiglianza della coda della rondine, cioè
larghe da una parte, e strette dall'altra; ad effetto che non possano
esser cavate le cose commesse con tale intaccatura da veruna altra
parte. Useremmo anche dire, a conio, per la similitudine che à l'intaccatura a coda di rondine col conio, largo in cima e stretto in fondo.posto avverb. V. A coda di rondine. avverb. V. cordeggiare. f. Uno de' quattro elementi.L'acqua che adoperano i Partitori di metalli. Di questa si servono talvolta gli Intagliatori in rame ad acqua forte, mescolandola con un terzo d'acqua pura, o vero con altr'acqua forte che già abbia servito all'uso del partire. Un'acqua di più materie composta, che serve per intagliare in rame vernicato con vernice dura, e anche con vernice tenera; e si fa in questo modo. Pigliasi acetobianco fortissimo, once sei di sale armoniacobianco trasparente puro e netto, altre once sei sal comune della stessa qualità e perfezzione, e once quattro verderame netto senza alcuna rastiatura di rame,
e fatto il tutto bollire in pentola ben'invetriata e ben coperta, si
mescola con un bastone, fredda che sia s'infonde in una caraffa, e se
dopo due giorni in circa, si conoscerà che sia riuscita troppo forte,
onde venga ad allargar troppo l'intaglio, s'allunga con infondervi altro
aceto a discrezione. Servono per dar colore a' legnami da far commessi e tarsìe. m. Una sorta di colore che serve per colorir disegni; e si fa mettendo due gocciole d'inchiostro in tant'acqua quanta starebbe in un guscio di noce, e più a proporzione. Fannosi anche altri acquerelli neri e coloriti, nel modo detto. m. Canale murato per lo quale si conduce l'acqua da luogo a luogo. add. Che à in se dell'acqua, umido. Lat. Udus, umidus, aqueus. m. Lat. Acroterium. Voce usata da Vitruvio Lib. 3. cap. 3. e lib. 5. cap. 10,
in diversi significati; per lo più intendesi per piedestallo o
piedestilo; non già ogni piedestallo, ma quello che si pone in luoghi
eminenti dell'edificio, come frontespizj o simili, per collocarvi statue
o altro. V. Membra degli ornamenti. e addiettivo. Appuntato, aguzzo, pungente. Lat. Acutus. Accomodare una cosa ad un'altra mediante la convenienza, e proporzione. Lat. Applicare. m. L'addirizzare. Lat. Directio. Dirizzare, far tornare diritto il torto, o il piegato. add. da addirizzare. Diritto, per linea retta, che non piega da niuna banda o non torce. f. Giunta, aggiunta. Lat. Additio. Crescere una cosa altrettanto ch'ella non è. Lat. Adduplicare, duplicare, geminare. add. da addoppiare. Cresciuto il doppio. avver. Internamente, profondamente, a fondo. posto avverbial. Diciamo ferma dente il fermar che si fa un legno
per ritto sopra un'altro che posi in piano, in quella guisa che il
dente è fermato nella mascella: e ciò si fà con intaccare il legno
che si deve fermare per ritto, da tutti i suoi lati in forma angolare o
tonda, ficcando quella parte così intaccata in una apertura della
medesima forma per appunto, che si fa dentro al legno, nel quale dee fermarsi il ritto per lo più trapanandolo fino nel fondo, acciocchè in esso fondo possa inmbiettarsi, per renderlo più forte e calzante nella fatta apertura. posto avverbial. Per linea retta. posto avverbial. A coppia a coppia, due doppo due, due per volta, o una coppia per volta. add. Torto in punta a similitudine di rostro d'uccel rapace.e Posto avverbial. Un per volta, successivamente, l'un doppo l'altro. Pigliare, e tenere con forza; detto dagli strumenti di ferro, che fanno simile effetto. add. Congiunto. Vale quasi offuscare. Parola usata tra' Pittori, per esplicazione d'un certo macchiare, che fanno i poco pratici con matita
o colori, disegno o pittura, nelle parti e dintorni più difficili a
circonscriversi in disegno; acciò poco o non punto apparisca esso
dintorno, e rimanga più occulto l'errore, e coperta la
difficoltà che non seppe l'Artefice in quel luogo superare: e dicesi
quella parte o dintorno affocalistiato o apocalistiato. add. V. Affocalistiare. Far più affondo. add. Profondo. Fortificare. Far fosse a un luogo, cigner di fosse. Lat. Fossa circumdare. add. da affossare. Cinto di fosse. Lat. Fossa circumdatus. m. Una pietra di gran durezza con diverse macchie rosse, bianche, e paonazze, che si lavora con sega, ruota, e spianatoio, e riceve bel pulimento. f. Una pietra chiamata dagli Antichi Acate, perchè la prima fu trovata in Sicilia appresso 'l fiume Acate.
Se ne trova di diversi colori e macchie, come a suo luogo si dirà, che
però è stata chiamata con diversi nomi, come per esempio Phassacate, Ceracate, Demtracate, Leucacate, Hemacate, Corallacate, ed altri secondo, i colori de' quali la vedevano macchiata. Serve questa pietra per far bellissimi lavori di commesso; e Plinio afferma ch'ell'abbia ammirabil virtù contro il morso de' Serpenti, e però in quella parte di Sicilia,
ove l'Agate si trovano, non sien velenosi gli Scorpioni. Ora perchè non
è noto a noi il modo d'applicare i sopraccitati suoi nomi, o altri, che
dagli Autori fossero dati a questa pietra,
ci serviremo di quei, che già per gran serie d'anni sono stati dati, e
dannosi tuttavía a diversi colori e qualità di Agate da ottimi Maestri
della real Gallería del Serenissimo Granduca, la quale per la quantità innumebile, che tanto di questa, quanto d'ogni
altra preziosa pietra conserva, pare che
possa chiamarsi una miniera universale, atta a condire tutto il Mondo: e
similmente per quello che appartiene alle particolari qualità e
grandezze de' pezzi della medesima e d'ogni altra pietra preziosa, della quale siamo per far memoria, intendiamo sempre di parlare, secondo quello che fin quì s'è osservato in essa real Galleria;
potendo essere che in altre parti del Mondo per lo passato o per
l'avvenire, alcuna volta si sia veduto, o sia per vedersi, alcun pezzo
maggiore delle grandezze che siamo noi per notare, ed anche diverso in
altre qualità.Pietra prezziosa durissima lineata di linee lattee, ed alcune azzurricce
più e meno grosse, le quali inegualmente si raggirano intorno ad
occhietti piccolissimi, raddoppiandosi sottilmente, per così dire, in
infinito a foggia d'una matassetta di sottilissime fila, e alcune volte
intorno alla madre, che è uno spazzio in tutto e per tutto simile al ghiaccio. È in ogni parte trasparente, ma nel ghiaccio molto più ed è opinione de' pratici, che questa si trovi nella Persia. Riceve acceso pulimento; si lavora con sega, ruota, e spianatoio; e serve per lavori di commesso.Pietra
prezziosa Orientale, durissima, trasparente, che in ogni sua parte
riceve lucidissimo pulimento. À in sè alcune macchie bislunghe a
similitudine degli occhi degli uomini, grandi alcuna volta quanto una
mano, e alcuna volta più lunghe, e anche di forme diverse lunghe e torte
a righe, tutte di color nero, che dolcemente sfumano in alcune onde o vene di color capellino, a similitudine delle macchie del legno. Seguono poi sopra esse alcune altre simili vene o righe lattate, con qualche righetta di bianco sudicio terminante in campo capellino e nero. Trovasene per ordinario pezzi quanto una mano al più e serve per opera di commesso: si lavora con sega, ruota, e spianatoio.Pietra prezziosa dura quanto i Diaspri, che si trova nelle Campagne di Siena: è macchiata, o vogliamo dire più propiamente marezzata d'un marezzo nerobiancogiallo, e di moltissime altre mezzetinte sudice, cioè di colore fra 'l giallo bianco e nero, e nelle vene, che à bianche,
è trasparente; à però qualche pelo intorno alla scorza. Serve per opere
di commesso; si lavora con sega, ruote, e spianatoi: se ne trova di
mezzo braccio in circa, e riceve bellissimo pulimento.Pietra prezziosa durissima, le sue macchie sono alcune fila bianche livide, che annodandosi, e risegandosi fra di loro inegualmente formano diversi spazzj neri
più e meno grandi. Riceve lucidissimo pulimento; lavorasi con sega
ruota e spianatoio. I maggiori pezzi che si trovino, arrivano alla
misura del braccio Toscano; serve per lavori di forme e commesso. Di
questa pietra è fatto il fondo dell'imbasamento del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo, e le colonnette dello stesso.Pietra, preziosa dura quanto i Diaspri, che si trova nelle Campagne di Siena: è lineata di diverse linee in gran numero, seguite l'una appresso all'altra, ondeggianti a similitudine del legname dell'Olivo; ma di color bigio, nericcio, capellino, bianco, e azzurigno sfumato. È tutta trasparente; ma nelle parti chiare, e molto più vedonsene alcune, che dopo le nominate linee, ne anno delle paonazze
simili all'Amatista. Riceve lucido pulimento; e serve per operar di
commesso; lavorasi con sega, ruota, e spianatoio; e le maggiori che si
trovino, per ordinario non eccedono la misura di due terzi di braccio.:
siccome diversi sono i nomi dell'Agate, come aviamo a principio
accennato, così anche diverse qualità d'Agate si trovano. Quella che
dicesi Corallacate; contiene in sè alcune macchie a foggia di gocciole d'oro, come il Saffiro ed è chiamata sacra, dicono trovarsi molte di queste nella Candia. Ne vengono anche dall'India,
le quali si vedono con diverse macchie, maravigliosamente dipinte dalla
Natura; altre in sembianza di statue, altre d'animali, di fiumi,
d'alberi, e simili: e dicono, che queste abbiano virtù di spegnere la
sete tenute in bocca. Ne vengono ancora dalla
Persia (e queste abbruciate rendono odore di mirra) d'Arabia, di Cipri,
e d'altre molte parti, alle quali attribuiscono gli Autori varie virtù,
che non è nostro intento il descrivere; bastandoci solo l'aver dato
qualche notizia particolare de' colori e macchie delle più principali,
che servono alle nostre Arti.
Sportare in fuora; ed è proprio delle cornici, bozze, o altre parti, e
membri di lavori quadri, e tondi, intagli, o altro, e di qualunque altra
parte, che nello sportare esca fuor della dirittura e piombo o sodo. m. L'aggettare. Arrogere, accrescere. Lat. Addere. m. L'aggiugnere. Lat. Adiunctio. e f. Aggiugnimento. Lat. Additamentum, adiunctio.Ridurre le cose al giusto e debito termine, pareggiare. Lat. Exæquare, ad iustam mensuram redigere. Accrescere, far grande. m. L'aggravare. Lat. Onus, oppressio. Propriamente, mandare in giù con peso, o con violenza. Lat. Premere, aggravare. add. Pieno di grinze o crespe, grinzoso, cresposo. Raccorsi insieme, far groppo. Lat. Implicare, intricare.¶ Per raunare, ammassare. Lat. Congregare, congerere.add. Intrigato. Lat. Inplicatus, intricatus,
add. Dicesi a quella pittura, scultura, o disegno, che discostandosi
dall'imitazione del Naturale, par più tosto opera fatta a grottesche,
che ricavata dal vero, e anzi a capriccio dell'Artefice, che altrimenti. V. Grottesche. m. L'agguagliare, Lat. Comparatio. f. Egualità, parità, aggiustamento. Lat. Æqualitas, adæquatio, Fare eguale, pareggiare, aggiustatre. m. Paragone, Lat. Æquiparatio, comparatio. add. Dicesi a casamento copioso di stanze; termine usato dal Boccaccio nov. 96. 4. dove disse: Sopra la quale un bel casamento, e agiato fece. f. V. Obelisco. Piccolo strumento a somiglianza dell'ago da cucire, fassi di finissimo acciaio talmente temperato, che l'ago si rompa con veemenza. S'accomodano quest'aghi in certe verghette o manichetti di legno, lunghe circa mezzo piede, e grosse quanto la penna
dell'oca, facendo uscir fuori della verghetta o manico tanta parte
dell'ago quanto è la grossezza di due piastre Fiorentine. Fannosi di due
sorte, alcuni che terminano in punta acuta, ed altri tagliati a sbieco
nel fondo, in forma, d'una ciappola tonda; i primi servono per tirare i
tratti sottili, i secondi per ingrossargli occorrendo, e talvolta per
far tratti di grossezze ineguali, coll'usare essa ciappola tonda girando
la mano: gli uni e gli altri si fanno di grossezze diverse, secondo il
bisogno dell'Artefice, e tanto la lor punta, che il taglio, si fa
arrotandogli sopra una pietra da olio, che è quella pietra che usiamo per dare il filo a' rasoi, e altri coltelli di finissimo taglio. m. Diminutivo d'aguto, significa piccolo aguto. Lat. Claviculus. | | | m. Ferri acuti, co' quali si fermano legnami con legnami, e altre materie con altre, per servizio degli edificij, o d'altri lavori. m. L'aguzzare. Fare aguzzo, appuntare, far la punta.add. Acuto, appuntato. e f. Membro col quale volano gli Uccelli e altri animali. ¶ Per lato di muro che si distenda a guisa d'ala, come leggesi in Matteo Villani 3. 96.Fece fare una larga via coperta con due alie di grosso muro: oggi dicesi Cortina. m. Spezie di Marmo finissimo e trasparente, più tenero assai del Marmo.Pietra tenera ma vaghissima, che riceve ogni sorte di pulimento; è di color bianco livido,
venato, o ondato: serve per lavori di commesso, e per ogni altro lavoro
tondo e quadro, ed anche per pavimenti. Si cava nello stato di Siena presso alla Città di Montalcino, donde prende il nome.Pietra dura quanto il Giallo orientale, di color capellino più chiaro e più scuro, tutta venata con vene alquanto più chiare e scure, ma sempre però fra 'l giallo, bianco livido, e capellino. Cavasi in Montalto luogo del territorio di Roma
(donde prende il nome) d'ogni grandezza: si lavora con sega e
scarpello, per lavoro di quadro e tondo, per commessi e pavimenti.Pietra dura quanto il Mistio di Saravezza nodoso; è di color rosso, con macchie giuggioline, dorate, verdi, bianche, e nella parte rossa assai tenero, nelle bianche
arriva quasi alla durezza dell'Agata, ed in queste non ammette se non
con difficoltà lo scarpello: si lavora con sega, ruota, e spianatoio; e
riceve pulimento acceso. Di questa pietra fannosi le Colonne ed altri lavori della Cappella di S. María Maddalena de' Pazzi nella Chiesa del Monastero di S. Maria degli Angioli.Pietrabianca
tenera e alquanto trasparente. Vale a più usi, e particularmente per
far piccole figure: si lavora con coltelli con molta facilità e cotta fa
quella sorta di gesso, che i Professori dicono gesso da oro, il qual serve per dorare, e fare imprimitura a tele o tavole per dipignervi sopra. m. Son due ferri o sassi che si tengono nel focolare per tener sospese le legne, acciò più facilmente ardano. Il Dottor Paolo Minucci nelle sue belle note al Poema di Lorenzo Lippi, dice così. Voce rimasta dal Latino Lires che spesso era preso per il fuoco, come si può dedurre da Ovidio I. Past. 18. che dice. Omnis habet geminas hinc atque hinc ianua frontes, E quibus hæc populum spectat et illa larem.Columella l. II. C. I. de Villico.Consuescat rusticus circa larem Domini, focumque familiarem epulari. Il Sipontino. Lares
Dij erant apud Gentiles et colebantur domi, focusque illi sacer erat,
unde vulgus focum foculare appellat, quasi laris focum. Fannosi gli alari di ferro, e si adornano bene spesso con bei lavori o figure di ottone, bronzo, e altre materie, purchè non siano combustibili. m. Vaso piccolo di terra, o di vetro, per ripor colori o altro: detto così, quasi piccolo albero, perchè a principio si faceva a tornio di legname detto Albero. m. Sorta di pietra di colore che tende al bianco. detto altrimenti Pietra di grandezza di mezzo braccio in circa, e di color bianco,
che à dentro di sè alcune macchie o vene a simiglianza d'Alberi, con
piede, rami, e frondi così belli, che paion dipinti; sono di durezza
quasi quanto il Marmobianco: vengon portati dal fiume di Rignano nel Valdarno disopra, dieci miglia lontano dalla Città di Firenze. m. Nome generico d'ogni pianta che à legno, e spande i suoi rami ad alto. ¶ Spezialmente una sorta di pianta di legname
dolce, che serve ad uso di fabbriche, e intagli: ed è quella che da'
Latini vien detta Populus alba; perchè quella che da medesimi è nominata
Populus nigra, dicesi da noi Pioppo. f. voce Arabica. Arte di raffinare e mescolare i metalli. m. Artefice d'Alchimia. posto avverbial. Dirittamente, a dirittura. o di quadri, o tavole. V. Portelli. o f. Erba che nasce intorno 'l mare, la quale secca serve agli Architetti per
molte cose, e particolarmente per riempier i vani delle graticciate, che
si fanno intorno alle pile de' Ponti. Usasi ancora per incassare
statue, ed ogni sorta di vetro o cristallo, per condurlo sicuro in paesi lontani; atteso, che questa erba
lo serri, e stringa forte, ma con una certa morbidezza e pieghevolezza,
senza sforzarlo o affaticarlo punto, e così lo salva dal pericolo di
spezzarsi. Legare e strignere con laccio.
posto avverbial. Diconsi quelle pitture esser fatte alla prima, le
quali à l'Artefice perfezzionate nella prima impastatura de' colori,
senza punto o poco tornarvi sopra, e queste per ordinario non anno lunga
vita. Uno di coloro che à tenuto tal modo di colorire a olio, è stato
il per altro celebratissimo Pittore Domenico Passignani Fiorentino,
a cagione di che, non solo à perduto il Mondo in pochi anni le belle
gioie dell'opere sue, ma egli ancora con quelle l'eternità del nome.
Dissi che per lo più sono tali pitture fatte alla prima di poca durata,
intendendo di quelle che si fanno alla prima, con poco colore, e
liquido; perchè per altro vi sono stati gran Maestri che anno operato
alla prima, e fatte eterne le loro pitture; mercè l'aver dato anche ne'
primi colpi, colore in abbondanza, e sodo. m. L'allargare. Contrario di Ristrignere. add. Spazioso, contrario di ristretto. m. L'alleggerire. Sgravare, render leggieri: Lat. Levare, imminuere, exonerare. add. Sgravato, reso leggieri. m. L'allentare. Render lente, ammollare, contrario di tirare. Lat. Remittere, laxare, relaxare. add. Reso lente. Nutrire, e alimentare piccole creature ¶ Ammaestrare, costumare. Lat. Instruere, erudire. m. Colui che si allieva, e s'ammaestra. Lat. Alumnus. m. Spezie di miniera di colore simile al Cristallo; ed enne di più maniere, come di rocca, di piuma, scagliuolo. Lat. Allumen. far più lungo, contrario di scortare. m. Lat. Tollenon. Questa voce si trova nel volgarizzamento di Vegezio citato dal Vocabolario della nobilissima Accademia della Crusca; e vi si spiega così: Altaleno
è detto quando una trave alta si ficca in terra, alla quale nel capo di
sopra un altra trave più lunga per lo traverso, e nel mezzo misurata si
commette in tal modo, che l'un capo si china, e l'altro in alto si leva. m. Mensa sopra la quale si offerisce a Dio il sacrifizio Lat. Ara, altare.add. Alquanto alto. f. Distanza da basso ad alto. Superlativo d'alto. add. Contrario di basso; ¶ Aggiunto al luogo, edifizio, pianta, monte, e simili, significa elevato dal piano, sublime, eccelso, eminente. Lat. Altus avver. Altamente, a luogo alto. Lat. Altè. f. Altezza. m. L'alzare. Lat. Subblimatio, elevatio. Levare, o sollevare che che sia, da basso, e mandarlo, o porlo in alto. Lat. Tollere elevare.¶ Per aggrandire. f. V. Proffilo. add. Sollevato in alto Lat. Sublimatus elevatus. f. Gioia di non molto valore, del colore del fior del Pesco, e per lo più di color paonazzo, o del color dell'uva, con le macchie granellose dello stesso colore, mà più chiare, o bianche sudice sfumanti.
Poca se ne trova, che saldissima sia; perchè quei granelletti tengono
non so che del sale, che però ne' lavori piccoli facilmente si sverzano,
e stritolano. A noi viene del tenitorio di Roma cavata da frammenti di antichi edificj. È di durezza simile a' Diaspri; si lavora con sega, ruota, e spianatoio, e
riceve pulimento acceso. Di questa pietra è fatto tutto l'imbasamento delle colonne grandi del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo. A nostra notizia non è che se ne trovino pezzi maggiori di due terzi di braccio. Trovasi secondo Plinio Lib. 37. Cap. nell'India, e questa è la migliore, e tiene color porporino, e alcuna volta pende al color giallo. Ne à l'Arabia, l'Armenia minore, e l'Egitto; in Tarso, in Cipri, in Francia, nelle Spagne si trovavo ancora l'Amatiste, ma di non bella qualità. Molti Autori scrivono di questa pietra, alla quale attribuiscono molte virtu; l'Accademico Ardente dice essere opinione, che questa gioia fosse nell'Anello, col quale S. Giuseppo sposò María sempre Vergine. f. Pietra tenera come gesso, con la quale si disegna; e ne è della nera, e della rossa. V. Lapis Amatite, e Matita.
f. Moltissimi Autori scrissero dell'Ambra, e molto diversamente quanto a
ciò che appartiene all'esser suo. Tennero alcuni ch'ella fosse una gomma, altri un bitume, un'escremento della terra, un frutto d'Albero, che nasce nel mare; altri lo sperma della Balena, una ragia d'Albero, o lagrima che dir vogliamo. L'approvata opinione de' più, co' quali il Padre Chircher Lib. 3 Artis Magnet. Cap. 3. è ch'ella sia una spezie di bitume. Nel tanto rinomato Museo di Manfredi Settala in Milano, è un pezzo d'ambra di due once, mandatogli di Danzica,
nel quale si vede inviluppato un ragno; un'altro con entro due
ranocchie; in un'altro v'è un grillo; ed un'altro à un ragno con una
formica, un'ape, alcune mosche, una pulce con un ragno, in un'altro
pezzo una gocciola d'acqua; ed in altri ancora altri piccoli animaletti di maraviglia a vedersi. È l'ambra del color dell'Oro,
trasparente, e lucentissima; à una mirabil virtù di attrarre a sè la
paglia; serve a bellisimi lavori ed ornamenti, potendovisi intagliare
dentro sin le figure. posto avverbial. Diconsi le coperture degli edificj, che formano la metà d'un cerchio. Alquanto manco che infragnere.
f. Termine usato dalli Scultori, e tal ora da' Pittori, per esplicare
certe pieghe di panni, e anche delle stesse carni, dolcissimamente
piegate in superficie, che non posson dirsi, nè solchi, nè pieghe, nè
grinze; perchè a pena appariscono all'occhio di chi bene intende il
rilievo, nelle quali bene spesso consiste la grazia della cosa scolpita o
dipinta.Vedi Mandorla. Vedi Maniera. Far massa, mettere insieme, adunare. Far pavimento di mattoni. m. Quell'incrostatura di mattoni che si fa sopra il terreno; pavimento di mattoni. Dividere, e partire per mezzo. Lat. Dimidiare, dividere. Allentare, render lente. Lat. Laxare. Far monte, mettere insieme. Mollificare, render morbido; il che si fa togliendo via la durezza.V. Scoscendere. Far muriccio, ammassare o ammontar sassi intorno a che che sia. avv. Largamente, copiosamente. Lat. Copiosè. f. Larghezza e grandezza per ogni verso, spaziosità. Lat. Amplitudo, latitudo. add. Largo e grande per ogni verso, spazioso. Lat. Amplus, spaciosus. avv. Superlat. di ampiamente. add. Superlat. d'ampio. Accrescere, dilatare, render ampio. add. Ampissimo. f. Vasetto di vetro di varie fogge, per uso di tener liquori. f. L'osso che è tra il fianco, e la cintura. ed f. Strumento di ferro sopra 'l quale gli Fabbri battono il ferro caldo per lavorarlo. Lat. Incus. m. Anditi in riscontro con rivolte, e giravolte. m. Tragetto stretto e lungo, che unisce le stanze disgiunte.
m. Voce usata da buoni Scrittori per significare una sala di mezzo a
uso di ricever forestieri, o trattar negozj, a distinzione delle gran sale, le quali essi dicono esser destinate alle danze, nozze, e conviti. ¶ Dicesi anche da' Toscani Androne, quell'andito a terreno per lo quale dall'uscio da via s'arriva al cortile delle case. add. Che à angoli. m. Quella inclinazione, che fanno due linee, o rette o curve, poste fuori di dirittura concorrendo in un medesimo punto. Lat. Angulus. Quello ch'è minore del retto, e dicesi dagli Architetti sotto squadra. Quello che si comprende dalla linea retta che suttende l'arco della porzione e dal medesimo arco di essa porzione. Quello che è maggiore del retto, e dicesi sopra squadra.
Quella inclinazion che fanno due linee, o rette o curve, che sien poste
in un medesimo piano, che si tocchino fra loro in un punto, e dicesi
dagli Architetti a squadra.
Si trova questa voce detta a quell'angolo solido della cima d'una
piramide; e talvolta viene inteso da' Prospettivi per quel contenuto da
tutti i raggi visivi, che dal punto dell'occhio vanno a trovare i
termini d'un'oggetto.
Quella scambievole inclinazione o apertura di due linee rette correnti
in un medesimo punto, che non sien poste per diritto frà di loro: ed è
di tre sorte, retto, ottuso, e acuto; il retto
è uno de' quattro angoli, che da due rette linee poste in croce sì
fattamente si circonscrive, che qualsivoglia degli altri li resti
eguale; l'ottuso è quello, che è maggiore del retto; e l'acuto è quello ch'è minore. altrimenti detto a squadra. V. Angolo rettilineo. f. Quella parte del corpo umano, che è tra la coscia e 'l corpo, allato alle parti vergognose. add. Stretto. Lat. Angustus. f. Spirito. ¶
Pigliasi questa voce da' nostri Artefici per quello spirito, che rende
le figure dipinte quasi vive, e animate; la quale, come lasciò scritto Giovambatista Paggi nella sua dotta Tavola,
apparisce in esse introdotta, ogni volta che l'azzione o operazione di
qualunque figura sia dal Pittore tanto naturalmente, propriamente, e
chiaramente espressa, che non lasci luogo a dubitare se operino o non
operino quello che egli à voluto rappresentate; ma ognuno prontamente, e
senza difficoltà conosca tali operazioni nel dipinto, come nelle
persone vive le conoscerebbe; e si conseguisce questa importantissima
perfezzione con l'avvertire alle movenze, agli occhi, agli affetti; alle
quali cose appartengono poi altre considerazioni intorno alla grazia
nelle movenze, prontezza, vivacità, leggiadría bravura, tenerezza,
gravità, e simili. Termine usato da' Gettatori di metallo, i quali doppo aver fatto il modello della statua, tale appunto quale ella deve essere in opera, lo formano con gesso da far presa, tanto che la forma incavata viene in ogni sua parte ad improntarsi nel gesso come era appunto nel modello: poi sopra un palo di ferro più lungo di tutta la figura, fanno quella che noi diciamo Anima, mescolando terra con sterco di Cavallo e cimatura, le danno la medesima forma del modello tanto più scarsa di grossezza quanto vogliono che sia grosso il metallo, gettata che sarà la statua; e per cavare l'umidità della taerra la vanno ingrossando a suolo a suolo, e cuocendola; poi l'accomodano nella forma con buone armature di ferro attraversate con perni di rame, e con altre diligenze. Finalmente doppo aver gettata nella forma di gessocera liquefatta alla grossezza vogliono sia il metallo, e fatta comparire in essa cera la forma propria del modello della
medesima cosa così improntata, la qual forma di cera resta attacata all'anima sopraddetta, sopra di quella fanno, con terracimatura e sterco di Cavallo l'ultima forma, nella quale deve gettarsi il metallo. Da questa cavano a forza di fuoco la cera, tanto che fra l'anima e la forma, resti il vacuo per la grossezza del getto, il quale poi fanno a loro piacimento. f. Ordigno accomodato dentro alla tromba da tirare acqua. Vedi Tromba.
m. Sono i circoli della vite o coclea, per che son fatti a simiglianza
de' capelli delle donne, che sospesi formano alcune anella, dette da Vitruvio anisocicli così il Barbaro; i nostri Artefici gli chiamano Pani della vite. e in significato attivo, vale far nero. Lat. Nigrefacere, nigrare.¶ In significato Neutro passivo, vale farsi nero. Lat. Nigrescere, nigrefieri.¶ In significato neutro, vale divenir nero. Lat. Nigrefieri. add. Fatto nero. Lat. Denigratus. Fare il nodo, legare, e strignere con nodo Lat. Nodare. add. Legato con nodo. Lat. Nodatus.
m. Voce del tutto latina; significa l'orifizio di quella parte, donde
l'animale getta fuori gli escrementi; è termine usato per onestà dagli
Anatomisti. Lat. Anus, Podex.V. Muscoli. f. Funi che si legano di quà e di là alla testa delle macchine, che s'innalzano per tirar pesi; e diconsi anche Prontoni, e Sartíe. f. Edificio antico, o rimasuglio o framento d'edifizio, o statua antica. f. Nelle case private è una stanza ritirata dietro alla camera. ¶
Nelle case pubbliche anticamera è la stanza avanti a quella
dell'udienza, dove si fermano, e si trattengono i concorrenti: e nelle
gran Corti de' Principi sogliono essere molte le anticamere, nelle quali
si scompartiscono i concorrenti secondo la diversità de' loro stati, e
dignità. f. Luogo avanti la corte. m. e f. Androne,
andito, il quale è tra l'una porta, e l'altra di Città, o di case; cioè
un conveniente spazio che si lascia frà la porta esteriore, e l'altra
porta opposta o interiore, che mette immediatamente in casa, o nella
città.Vedi Ovato posto avverbial. Fuor di dirittura, e fuor di piombo.f. Luogo aperto per dove si possa entrare. Lat. Hiatus. posto avverbial. A dirittura, perpendicolarmente; detto così dal piombo strumento de' Muratori. V. Piombare.V. Affocalistiare. add. da apocalistiare. V. Affocalistiare. Spianare, far piano. Unire e congiugnere l'una cosa all'altra. add. da appicare. Unito congiunto. Lat Inhærens, Adhærens. m. Un certo lavoro o di pietra, o di legno che assai più negli anni addietro che al presente, usavasi porre da' lati delle scale, per appoggio della mano di chi sale Accostare una cosa all'altra.
m. Accostamento. E nelle fabriche è quell'unire una fabbrica all'altra
che abbiano diversi Padroni, il quale appoggio dal nuovo fabbricatore si
deve fare con buona grazia del Padrone dell'altra fabbrica, e con
pagarlielo conforme ordinano le leggi. Congiugnere, o attaccare con punti, o con spilletti, quasi cucir leggiermente. ¶ Per far la punta a che che sia, altrimenti detto Aguzzare. avv. Appunto, con misura ed ordine giusto. add. da appuntare. Attaccato con punti, e con spilletti, cucito leggiermente. ¶ Aguzzato. posto avverbial. Dicesi tagliato a quartabuono ciò che si taglia in guisa che 'l taglio faccia angolo acuto, o ottuso, il che talvolta direbbesi augnato.V. Acquidoccio.V. Acquidoccio. add. Arabico, di Arabia; e dicesi di cosa fatta alla fazione, foggia, o uso dell'Arabia: Da questo e m.
Dicesi da' nostri Artefici quel lavoro, che si figura tanto nella
pittura che nello intaglio, a foggia di foglie accartocciate di viticci e
d'altre simili cose; forse perchè tali lavori, o furono inventati dagli
Arabi, o si assomigliano al modo d'ornare usato da essi. m. Panno tessuto a figure, da parare stanze, detto così dal farsi particolarmente nella Città d'Araz in Fiandra. m. L'arco della porta. ¶ Quella parte d'una volta, che partendosi di su le sue base, o beccatelli, fa un mezzo arco. ¶ Alcuna volta si piglia per la Centina. V. Centina. Torcere e piegare che che sia a guisa d'arco. e m. Diminutivo d'arco, arco piccolo.V. Volte. m. Quello strumento col quale i Muratori, o altri Artefici, aggiustano il piano o il piombo di loro lavori. e m. Leombatista Alberti
chiama Architettore colui, che sà con certa maravigliosa ragione e
regola, si con la mente e con l'animo divisare, sì coll'opera recare à
fine tutte quelle cose, le quali, mediante movimenti di pesi,
congiugnimenti e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità
accomodar benissimo all'uso degli uomini. f. Arte o professione dell'Architetto, la quale vien detta da Vitruvio,
una scienza adornata di varie erudizioni e discipline, a giudizio di
cui vengono approvate tutte le cose, che dall'Arte si perfezionano, e
nasce dalla fabbrica e raziocinazione. Questa voce Architettura, da due
parole greche è derivata, la prima che significa principale e capo, la
seconda, che vale Fabbro o Artefice; onde avverasi nell'Architetto, il
dire di Platone, ch'egli non faccia alcun
mestiere, ma solo soprantenda a coloro che lo fanno. Il fine di questa
scienza, è il bene edificare (che secondo lo stesso Vitruvio) consiste in ordine, in disposizione, in bel numero, in compartimento, in decoro, e in distribuzione.
m. Un sodo che si pone dall'una all'altra colonna o pilastro sopra
alcun vano, o vero o finto, per alzarvi sù, o muro, o volta a mezza
botte, o altro edificio, e talvolta vi si posano sopra le cornici, le
quali allora si dicono cornici architravate. Questo sodo, secondo la natura dell'Ordine, si compone di varie parti e membri; intorno a che V. Membra degli ornamenti. o o m. Albero il cui legname
è attissimo agli edifizi, massimamente per far porte, e altre simili
cose: non è soggetto a tarli, ed è odorosissimo. Di tanta durata sono i
lavori che si fanno di tal legname, che dicono, le porte del Tempio di Diana in Efeso, fatte d'Arcipresso, esser bastate quattrocento anni, in fine de' quali parevan nuove: e Leombatista Alberti afferma, aver veduto, nel rassettar che fece Papa Eugenio le porte di S. Pietro in Roma, che erano di questo legno, e già coperte d'argento, in quei luoghi dove i barbari non l'avevano di esso argento spogliate, esse si mantenute salde, e intere dal tempo d'Adriano III. che le fece, fino allora, cioè cinquececento anni. m. Una linea curva che alcuna volta è una parte d'un cerchio; e quando l'arco è di mezzo cerchio, si dice arco di tutto sesto, e quando è meno, arco scemo. Si dice ancora alla covertura de' vani, definita da Leombatista Alberti per una trave piegata, o colonna torta, posta a traverso. o
Quello che si fa di due archi scemi; e però nel congiugnersi i due
archi scemi intersecandosi insieme, fanno nella sommita un'angolo, cosa
che non segue all'arco intero o di tutto sesto, e allo scemo. Questi
archi si fanno dagli Architetti mediante il congiugnimento di più conij
insieme, alcuni de' quali stanno da basso con la testa sotto l'arco, e
questi si chiamano mosse degli archi; altri stanno sopra nel mezzo, e si chiamano il serraglio; altri da' fianchi per custodia dell'arco. Albert. Quello che è composto della metà d'un cerchio, cioè che à per corda il diametro del cerchio intero, e si dice arco di tutto sesto. Quello che à la sua corda minore di un diametro di cerchio intero, cioè che è una parte del mezzo cerchio.
Un suntuoso edifizio usato dagli Antichi a capo delle vie, per farle
apparir più belle; e all'entrare delle piazze, per quelle fare apparir
maggiori, sotto i quali passavano i trionfanti. m. Strumento di legname per uso di muovere, tirare in alto, calare a basso, materie d'eccedente peso. add. Che à la superficie d'argento. m. Artefice che lavora d'argento. add. Di colore d'argento. Lat. Argenteus. m. Metallo noto. Lat. Argentum. e f. Nome di terra tegnente e densa, della quale si fanno stoviglie, e altro. m. Rialto di terra posticcia, fatto sopra le rive de' fiumi, per tener l'acqua a segno. f. Uno de' quattro elementi caldo e umido. Lat. Aer. Per quella apparenza della fronte che nel primo aspetto mostra il genio e l'inclinazione dell'uomo: onde aria bella, nobile, etc.¶. Di quì di buon aria; onde Bonario. Termine usato da' nostri Professori, per esprimere l'aspetto de' volti; e dicesi bell'aria di testa,
la più leggiadra, maestosa, o simile; e quella, che in asprezza,
terribilità, o in altra qualsisia apparenza alla cosa che vuole
l'Artefice rappresentare, è più e meglio appropriata; benchè più
propriamente s'intenda fra gli Artefici, per bell'aria di testa, quella
che à bellezza, maestà, e decoro.
f. Arte d'adoperare i numeri; è quella professione che si adopera
intorno alla quantità discreta, una delle scienze subordinate alla
Matematica. Lat. Aritmetica. m. Professore di arimmetica, abbachista. Lat. Aritmeticus. ed f. Guarnimento d'arme, che si porta per difesa della persona. ¶
E armadura chiamano alcuni Artefici tutte quelle cose, ch'e' pongono
per sostegno, fortezza, o difesa delle loro opere; come l'armadura delle volte, de' pozzi, de' fondamenti, o simili; che son quei legnami, che si metton per sostegno della fabbrica. add. Lo stesso che fornito, guarnito, munito, e simili. f. Tutto quello del quale armasi chi che sia tanto a difesa, che ad offesa. ¶
Per impresa o insegna di Città, Comunità, e Famiglie, detta così perchè
si delineava nelle armi difensive, come scudi, targhe, palvesi, e
simili. Non tengono l'armi fra le cose difficili in materia
d'Architettura ne' nostri templi l'ultimo luogo; non tanto per se
medesime, quanto per essersene fin quì fatte tante e tante, che si rende
quasi impossibile il far cosa, in tutto e per tutto bella e nuova. Le
parti dell'arme per lo più son tre: cioè lo scudo, l'ornamento, e il
segno d'onore, nobiltà, dignità, o simili. Lo scudo, che
è lo spazio del mezzo, parte principalissima, è quello dove si figurano l'imprese, dette da Giovan VillaniIntrasegne:
l'ornamento intorno ad esso fassi dall'Artefice secondo il suo buon
gusto; ed è quello nel quale consiste il concetto ed invenzione del
medesimo Artefice; perchè negli antichi tempi, ed oggi ancora in molte
parti d'Europa, si veggono senza
ornamento. I segni di Nobiltà, Cavallería, Dignità, o simili; cioè
nell'Ecclesiastico i Regni Pontificj, i Cappelli Cardinalizj, le Mitre
e' Pastorali; nel Secolare l'Imperiali o Reali Corone, gli Elmi, i
Bastoni, o altri, debbon farsi a simiglianza del vero, ne più nè meno.
Circa all'origine dell'armi, pare ch'e' si possa affermare, col Cassaneo de Gloria Mundi,
che avendo gli Antichi in tre qualità distinte le condizioni degli
uomini, cioè rispetto all'Agnazione, Gentilità, e Stirpe; a quella della
Famiglia attribuivano solamente la Nobiltà. Questa era di coloro, come
anche afferma Cicerone, che potevan mostrare l'immagine degli Antenati loro, a distinzione di quelli che ciò non potevan fare, i quali eran chiamati figliuoli della terra,
e al tutto ignobili, e bassi: e fu costume appresso i Romani antichi,
il portar ne' funerali esse immagini per testimonio di Nobiltà, come
dice lo stesso Cicerone nel suo Oratore: onde è che l'immagini bene spesso soglion pigliarsi per segno di Nobiltà. Da queste immagini incominciarono poi secondo il Budeo,
quei contrassegni di Nobiltà, che noi chiamiamo Armi, le quali si
davano agli Eroi in premio delle loro virtuose azzioni. Nè ciò è punto
inverisimile, perchè sappiamo che volendo Alessandro eternar le glorie degli Atleti, e de' gran Soldati, per rendergli più animosi alle conquiste, deliberò col consiglio d'Aristippo
di far sì, che fossero tanto nell'onore, quanto nel guadagno
ricompensati. Onde usò donar loro l'insegne, i vessilli, e altre simili
spoglie. Queste arme dunque sono di due sorte, una di singular dignità,
della quale si servono i Principi e' Signori, e l'altra de' Privati
Nobili, o Popolari; nè possono questi appropriarsi l'armi de' propri
Principi, senza delitto di lesa Maestà, nè lecitamente usurpare quelle
d'altri Privati.
m. Nome generico di tutte le masserizie, abiti, fornimenti,
guarnimenti, materiali, strumenti per lavoro, e simili e dicesi anche Arredo. m. Pezzo di rame, o ferro, con cui nelli edifici si tengono uniti insieme pietre con pietre. m. Quel ferro ingessato, o impiombato nel muro, sopra 'l quale si girano l'imposte delle porte, e finestre. Lat. Cardo.
Strigner con randello, il quale è un baston corto piegato in arco, che
serve per strignere e serrar bene le funi, con le quali si legano le
some, o cose simili. m. Arnese. add. Che si piega e volge agevolmente per ogni verso. Lat. Flexibilis, flexilis, lentus. Dicesi di legno, asse, o altro, che agevolmente, e senza spezzarsi, si pieghi o volga: che anche si potrebbe dire imbarcare, parlandosi d'asse o legni non molto grossi.V. Rinzaffare.
m. Quella seconda incalcinatura rubida, che si dà alle muraglie, alla
quale s'aggiugne l'intonaco per dipignervi sopra a fresco. V. Rinzaffare. Un certo stucco di marmo e matton pesto sottilissimo, incorporato con olio di linseme, pescegreca, mastico, e vernice grossa: un'altro se ne fa di matton pesto, e rena, schiuma di ferro, chiare d'uovo, e olio di linseme per lo stesso effetto.Varchi lez. a 170.
Questo verbo è proprio Toscano, e come ne mostra la sua composizione
dal nome di Riva, e la proposizione A non significa altro, che Giugnere a
riva. ¶ Ma da' nostri Artefici si
piglia più largamente, cioè per dimostrar cosa che giunga alla misura o
al segno d'altra cosa; verbigrazia, la scala non arriva a' ponti della fabbrica: la corda non arriva alla taglia, all'argano etc. Divenir rugginoso, ed è proprio del ferro. Lat. Rubiginari, rubiginem contrahere. m. Stanza grande a diversi usi di fabbriche: ma proprio è dove si lavorano
le navi, che Dante chiamò Arzanà in rima.
f. Un'abito intellettivo, che si fa con certa e vera ragione, di quelle
cose che non sono necessarie, il principio delle quali non è nelle cose
che si fanno, ma in colui che le fa.V. Architettura, e Architetto.
Un'arte con la quale l'Artefice aggiugnendo materia a materia, fa
apparire ciò che è nella mente sua, imitando le cose naturali, le
artificiali, e le possibili.
Arte con la quale l'Artefice levando materia da materia, fa apparire
ciò che è nella mente sua, imitando le cose naturali, e artificiali, e
che possono essere.V. Plastica.m. Esercitatore d'Arte Lat. Artifex. f. V. Giallo detto Arzica.
posto avverbial. Dicesi di muraglia, o altra cosa, fatta o tagliata a
foggia tale, che nella parte più bassa occupi molto spazio, e nel
procedere in alto vada sempre ristrignendosi, finchè si riduca al punto
del piombo nella parte superiore; detto così per essere a somiglianza
della scarpa, la quale nel calzare il piede, sporge molto avanti la
pianta, e nell'alzare si riduce al piombo della gamba; ed è proprio di
baluardi e muraglie di fortezze, di barbacani per reggere edifizi etc. f. Concavo dell'appiccatura del braccio con la spalla. posto avverbial. Attraverso a schiancío. m. Legno in foggia d'una mensola, che si conficca negli stili accomodati alle fabbriche, a fin di posarvi sopra altri legni per far palchi, e altro. o f. Strumento di ferro da tagliare fatto in forma di zappa, ma più largo, e più corto, proprio de' Legnaiuoli. Lat. Ascia. Lavorare coll'asce. Lat. Asciare. Consumare e levare l'umidità alle cose molli, diseccare. Lat. Abstergere, siccare. add. da asciugare. Contrario di molle. Lat. Siccus. m. Aridità. Lat. Siccitas, ariditas. posto avverbial. V. Murare a secco, ritoccare a secco. m. Asino di mediocre grandezza, e di poco pregio. ¶ E per similitudine dicesi Asinello quella pietra che nel fondo delle fosse fognate, sostenta l'altre pietre della fogna. ¶ E Asinello dicesi anche quella trave, che regge l'altre travi del tetto, che piove a un'acqua sola. m. Quel segno o apparenza nella faccia umana, onde s'argumenta in parte gli affetti dell'animo: ,voltosembiante.Lat. Aspectus, vultus, facies. m. Strumento da ammatassare l'accia, o che che sia, ed è di più sorte. ¶ E Aspo diciamo ad instrumento posto a diacere sopra due trespoli, o vogliamo dire piedi di legno: à due leve, colle quali si gira per avvolgervi sopra grossi canapi, co' quali si sollevano pietre per servizio degli edificj. | | | posto avverbialmente. V. Angolo acuto, ottuso, piano, e retto. f. Parte dell'Albero segato per lo lungo, di grossezza di tre dita al più, perchè di grossezza maggiore si chiama Pancone. m. Termine Astronomico e Mattematico, Lat. Axis,
che è quella linea che noi immaginiamo avere l'un capo nel Cielo
settentrionale, e l'altro nell'australe. Agli Architetti serve per
termine espressivo di linea immaginata passare per i centri delle Basi
opposte delle Colonne, Capitelli, e altre a queste simiglianti cose
cilindriche prismatiche, siccome nelle figure piramidali quella linea
che congiugne la cima loro col centro della base, la qual linea talvolta
da qualche Architetto si trova chiamata Catetto. Mettere in assetto, riordinare. avv. Acconciamente con bell'ordine. m. Accomodamento f. Piccola asse. o m. V. Pernuzzo. m. Tramezzo d'asse commesse insieme, fatto alle stanze in cambio di muro. Far sodo, duro, denso. Far sottile; ridurre a sottigliezza. f. Legno sottile lungo e pulito, per diversi usi. f. o m. Una gemma assai dura, e difficilissima ad intagliarsi, che fra le gioie bianche
non tiene l'ultimo luogo.À in sè una certa luce a guisa delle pupille
degli occhi, la quale getta fuori i suoi splendori, quando da una,
quando da un'altra parte. Trovasi in Caramania, e nell'Indie. È detta occhio di Gatta per lo trasparire che fa la sua luce, a guisa dell'occhio del Gatto: i moderni la chiamano bell'occhio.
Trovansi anche altre Gioie che tutte si chiamano col nome d'Occhio di
animali diversi, che lunga cosa sarebbe il descriverle; e tutte anno un
non so che dell'Agata e del Sardonico. f. Diminutivo d'asta. ¶ Dicesi asticciuola al manico de' pennelli. ¶ A quel legno de' cavalletti delle tettoie, che stà in fondo per piano, altrimenti chiamata trave maestra. m. Uno de' membri di Architettura, detto per altro nome Tondino, per esser di figura tonda. posto avverbial. Traversalmente, nella parte traversale. posto avverbial. Dicesi fatte a tribuna le coperture degli edifizi, che si forman in figura di sesto acuto. m. Lo attacare. Appiccare, unire una cosa ad un'altra.
f. Questa parola contiene in sè quasi tutta la perfezzione del disegno;
e prima di parlare del suo significato, è necessario il dire, che la
Natura gran Maestra delle cose, nella formazione di tutti i corpi umani,
e di molti degli animali, à unita insieme gran copia di membri e di
muscoli, fra di loro diversi, quelli abilitando e destinando ad una, per
così dire, infinità di moti e d'azzioni; dando a essi una tal forma, o
alla superficie di ciascuno una figura tutta dolcezza, senza che alcuna
sia nè interamente piana, nè interamente tonda, nè ovata, nè quadra, nè
triangolare, nè altra simile; ma à voluto che quasi ogni superficie in
qualche veduta partecipi di molte figure, le quali poi in essa
superficie veggonsi tanto variate, quanti sono gli infiniti moti che
fanno essi muscoli: tantochè non è mai stato, non è, e non sarà mai,
fino alla fine del Mondo, alcuno così perfetto Geometra, che possa
ridurre a regola, o descrivere, nè meno intellettualmente, l'infinite
figure ch'essi muscoli in tante loro movenze, o vedute, compressioni,
stiramenti, e simili, posson fare. Di più è da sapere, che la stessa
Madre Natura, nel passaggio che fa fare ad esse membra e muscoli,
dall'uno all'altro nell'unirsi fra di loro, è proceduta con tanta
grazia, e dolcezza, e morbidezza, che è veramente un miracolo; onde fra
tanta diversità di parti, vedesi così bell'accordamento ed uniformità,
che fa risultare dal tutto una mirabil vaghezza. Questi passaggi
adunque, che si fanno da muscolo a muscolo, e da membra a membra, son
quelli che i nostri Artefici chiamano attaccature, le quali ancor'esse
mai, non si trovano in superficie, nè perfettamente rette, nè angolate, o
quadrate, nè tonde, nè di qualsisia altra figura regolare; mà sì bene
partecipano di molte figure, le quali ancora, tante e tante volte si
mostrano all'occhio de' riguardanti diverse, quanti sono gli aspetti,
ne' quali son vedute, o all'insù, o all'ingiù, o da' lati; e tante volte
ancora, quante sono le movenze delle membra in universale ed in
particulare; perchè alcuna volta per cagion d'esempio un moto della
testa farà mutare quasi tutte le parti del corpo, ciò che ancora
adiviene al moto
d'un braccio, d'una gamba, e simili; e tanto basti per dichiarazione di
questa voce attaccatura. Ora è da sapere, che questi passaggi, o
legature, o intervalli, o altro che si vogliano chiamare, quali gli
Artefici dicono attaccature, son quelli, ne' quali consiste la
perfezzione del disegno, e pochi sono stati que' Maestri, che oltre al
divino Michelagnolo Buonarruoti, le abbiano
sapute imitare tutte in ogni veduta e moto di muscoli con perfezzione;
massimamente negli scorci; e quegli, che ciò anno fatto, anno dato
all'opere loro mirabile sveltezza, grazia, e verità, siccome per lo
contrario etc. Dare l'attitudine, o il gesto alle figure, acciocchè elle esprimano gli affetti che si vogliono rappresentare. Lat. Ad vivum exprimere. add. da atteggiare. Abbattere, gettare a terra, abbassare, chinare. Lat. Deijcere. add. V. Tozzo. Tirar l'acqua del pozzo con secchie, o simili vasi. Lat. Haurire.
f. L'atto, o l'azzione, o il gesto che fa la figura, cioè, di star
ferma, chinarsi, alzarsi, o altrimenti muoversi in qualunque modo, per
esprimere gli affetti, che si vogliono rappresentare. Avvolgere una cosa in sè stessa, o più cose insieme, il che direbbesi ancora avviticchiare. Lat. Torquere. Leggiermente attorcere. add. da attorcigliare. Lat. Vinctus. Circondare, girare attorno. posto avverbial. Che è fatto col tornio. avv. In giro, in cerchio, in circonferenza. Lat. Circum, in gyrum. avv. In giro per tutto. add. da attorcere, avvolto. Porre a traverso. posto avverbial. Dicesi di cosa situata in posto superiore a quello d'altra cosa. Preposizione che serve al terzo e al quarto caso, vale lo stesso, che innanzi dalla parte anteriore. Lat. Ante. m. L'avanzarsi, aggrandimento. add. Che avanza. Lat. Superans. Aggrandire, accrescere. Lat. Extollere, augere.¶ Trapassare, superare, vincere. Lat. Superare, vincere.¶ In significato neutro passivo, venire innanzi acquistando, profittare, approdare, aggrandirsi. Lat. Proficere.¶ In significato neutro assoluto, soprabbondare, aver più che a sufficienza. Lat. Redundare. Superabundare. add. Soprabbondante. Lat. Redundans, affluens. m. Il rimanente, tutto quello che resta, che però dicesi ancora il restante. Lat. Reliquum. m. V. Sepolcro. Tagliare, o mozzare qualsivoglia cosa, come mazza, trave, tavola, o pietra,
in modo che nel principio del taglio si faccia angolo ottuso, e nel
fine angolo acuto; e dicesi augnare per una certa similitudine che à la
forma della cosa così tagliata con l'ugna delle fiere, cioè dal
principio larga, e grossa: direbbesi ancora tagliare, a schisa, o in tralice, o vero a quartabuono. V. Quartabuono. add. da augnare, tagliato in tralice, o a quartabuono. m. Dente d'Elefante, atto a molte cose; e fannosene anco figure d'ogni rilievo, e tarsie. o m. Un'albero di spezie di Frassino, atto a più lavori. È albero piccolo, e nasce nell'Alpi, la cui corteccia data in cibo, o in beveraggio, muove mirabilmente il ventre. add. V. Dorato. o add. D'oro, simile all'oro. m. Inventore di che che sia, o quelli dal quale trae la cosa la sua prima origine. Far'ire a valle, cioè a basso, abbassare, spignere in giù. ¶ In significato neutro, calare, scendere a basso. Lat. Descendere. Cominciare, dar principio. Lat. Incipere, aggredi. add. Di bella apparenza. Cignere intorno alla guisa che fanno i viticci. Lat. Nectere. Termine de' Doratori a fuoco. V. Dorare a fuoco. m. Strumento fatto d'una verghetta di rame, di grossezza e lunghezza simile ad una forchetta da tavola o ad un matitatoio; questo fitto in un manico di legno, serve a' Doratori a fuoco, per distender l'argento vivo in su la figura, o altra cosa, che voglion dorare. V. Dorare a fuoco. Porre una cosa intorno ad un altra in giro.V. Attorcere. add. da avvolgere. Lat. Convolutus. f. m. f. f. Dicono i nostri Artefici, Un'attributo della Pittura, che bene espresso dall'Artefice è 'l fondamento di quella ch'essi dicono anima, o spirito dell'arte. o add. Di colore, che tende all'azzurro, cioè tra bianco, e azzurro. m. Color cilestro, che anche dicesi turchino. Serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera. Serve a dipignere a olio, e a tempera. Si fa delle lavature di miniera di Spagna. e serve a dipignere a fuoco, a tempera, e a olio. serve a dipignere a fresco, a olio, e a tempera. Il più bello fra tutti gli azzurri, e serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera. Si fa di pietra detta Lapislazzulo, fine scura, che sia netta di marmo, e da ogni sorte d'altro colore. Quelli che artificiosamente si fanno con diverse materie. add. Azzurrino, azzurriccio.
m. Membri degli ornamenti d'Architettura, fatti in forma de' baccelli delle fave, o altri simili. o f. Una verghetta o bastoncino di legno
sottile, con in cima un bottone di panno, o altra materia morbida, che
appoggiato alla tavola, o tela, è sostenuto dalla mano dove stà la
tavolozza, serve a' Pittori per appoggio della mano che dipigne. f. Edifizio per abitazione de' Monaci. Sparger materia liquida sopra che che sia; ed è più che d'altro, proprio dell'acqua. add. da bagnare, asperso di materia liquida. f. V. Balaustri. m. Ornamento di parapetti, di ballatoi, e terrazzi. Sono alcune pietre
lavorate in varie forme, con un proporzionato vano fra l'una e l'altra;
e usansi fortificare gli ordini de' balaustri, con alcuni pilastrini
posti dopo un conveniente spazio, o nel termine di essi ordini: e tutto
questo ornamento, che dicesi Balaustrata, à in fondo il suo basamento, e sopra la cimasa, con che tanto i balaustri che i pilastrini vengono collegati. m. L'ultime e più alte stanze della muraglia. ¶ Per il legname che regge il pavimento delle stanze. ¶ Per tutto il pavimento insieme. V. Palco. m. Finestra.
f. Macchina per tirar pesi: muovonsi queste, con molinelli, con
stanghe, con molte taglie, e con molti raggi, con argani, con ruote o
timpani, secondo quello a che è indirizzata loro operazione.
m. È come una strada alta situata o fuori delle facciate degli edificj,
o nella parte di dentro annesso al muro de' Cortili, con sponde
attorno. E serve per passare
dalla parte di fuori, da una ad un'altra abitazione, o per girare
attorno al medesimo edifizio, o per dar luogo agli abitatori di
ricrearsi all'aria aperta, e goder la veduta delle strade o piazze. m. Bastione, riparo; spezie di fortificazione moderna.m. Figura piccola umana fatta di cencio o d'altro. ¶ Per bambino, fanciullino, ed à dello schernevole. ¶ Per uomo semplice, e che à più del bambino nel suo procedere, che dell'uomo. ¶
Fra i nostri Artefici, diconsi bambocci o fantocci, quei disegni,
pitture, o simili, che son fatti da chi non sa punto di disegno, o
pittura, o scultura; ovvero da Artefice poco intendente. f. Bamboccio, fantoccio, cioè figura piccola umana, fatta di cencio o d'altro, che serve per balocco de' fanciulli. m. Strumento di legno
con quattro piedi fermi in un pancone di figura tonda, sopra 'l quale è
un'altro pancone quadro che gira sur un bilico (fermo sopra il pancon
tondo) bucato da quattro lati; e serve agli Scultori per porvi sopra il marmo
nel quale debbono scolpire la statua per comodo di voltarla a tutti i
lumi; e ciò fanno con alcune stanghe, che ficcano nelle buche de' lati
del pancon quadro, in forma di leva. Strumento di legname, nel quale mediante una girella mossa dall'Artefice, si fa girare una ruota di piombo, stagno, o rame, sopra la quale dal medesimo Artefice con ismeriglio si consuma ogni sorte di pietra dura, e tenera, per ridurla alla forma che se le vol dare, per servizio di commessi, ed altri lavori. f. Una delle parti, o destra, o sinistra, o dinanzi, o di dietro. f. Spranga di lama di ferro
da conficcare nell'imposte d'usci, o finestre, la quale à in una
dell'estremità un'anello, per mettersi nell'arpione che à da regger
l'imposta. f. Strumento di ferro
mobile, che volta a tutti i venti: si pone sopra le torri, e i
campanili, o altre parti più alte dell'edifizio, sì per ornamento di
esse, come ancora principalmente per riconoscere da qual parte venga il
vento. Questa à dato luogo di chiamarsi proverbialmente, Banderuola di campanile a chi è mutabile di volontà e di parere, per ogni minima cagione. f. I peli che à l'uomo nelle guancie e nel mento. Lat. Barba: Quelli però, che sono sopra le labbra, diconsi Basette, e Mostacci. ¶ E Barba dicesi alla radice delle piante, come loro fondamento e principio. Lat. Radix. m. Muraglia fatta a scarpa, per sostegno d'altre mura, nella parte da basso. f. Quantità di materia ammassata, massa. m. Un filare di mattoni, che si mura sopra gli archi. f. Strumento di legno, retto da due stanghe, per portarsi a braccia da due persone, a uso di trasportar sassi, terra, calcina, e simili; detta così, quasi piccola Bara, per essere fatta a quella foggia. Lat. Thensa. m. Pietra di durezza simile al Paragone, di color cilestro, razzata di certe vene, che pendono in bianco, e tramezzata d'alcune altre di bianco vivo. Viene a noi da Saravezza; riceve bellissimo pulimento, e trovasene d'ogni grossezza e lunghezza. m. Vaso di legno a doghe, cerchiato, di forma ritonda e lunga. m. Vaso di legno da cose liquide, fatto a doghe, e cerchiato, di forma lunga bistonda, ne' fondi piano, con bocca di sopra nel mezzo rilevata. m. Strumento di ferro ben grosso in forma di lettera L. del quale si servono gli Intagliatori di figure di legname, per tener fermo sul banco il legno che voglion lavorare. | e | | m. Vaso di legno in forma di Barile, ma assai più piccolo, e serve a varj usi. f. Sbarra. Lat. Septum. add. Serrato con isbarra, circondato, accerchiato. Lat. Septus. e f. Sostegno, o quasi piede, sul
quale si posa Colonna, o cosa sì fatta. m. Membro del piedistallo della Colonna, composto di più membra. f. V. Barba.
f. Era anticamente un grande edifizio, per uso di ragunarvi i
Magistrati a tener ragione, il quale in processo di tempo accresciuto,
fu circondato di portici in guisa che la Nave di mezzo, detta Causidica,
nella quale i Curiali si ragunavano, veniva ad esser fatta a
simiglianza della lettera T. Usarono adornarle d'architetture, simili a
quelle de' Templi; che però molte di esse da' Cristiani, son poi state
con facilità convertite in chiese consecrate al vero Dio, e fino a'
nostri tempi conservano il nome di Basilica: anzi ogni Chiesa con
crociata e portici interiori, dicesi Basilica, per esser fatta a quella
similitudine; sebbene oggi più comunemente si dà questo nome a Tempio, o
Chiesa principale. avv. Contrario di altamente. Abbassare. Lat. Demittere. add. Diminutivo di basso, un poco basso. f. L'abbassare, ed il luogo basso, bassamento. Lat. Humilitas. Superlat. di basso, profondissimo. Lat. Humillimus. add. Piccolo, infimo, chino, chinato, piegato, umile, profondo. m. Profondità, parte inferiore.
Una sorta di Scultura, che non contiene alcuna figura tonda (cioè che
veder si possa, girandola attorno, in tutte le sue parti) ma che poco si
sollieva dal piano dov'è scolpita, mostrando una sola parte alquanto
rilevata, ed è una cosa mezzana fra il mezzo rilievo, e il basso
stiacciato rilievo.
Una sorta di basso rilievo, che non contiene se non il disegno della
figura con un rilievo stiacciato ed ammaccato. Et è un certo che di
mezzo fra 'l disegno e 'l basso rilievo: e per condurlo è necessario
gran disegno, ed invenzione. Veggonsene molti degli antichi, in vasi,
cammei, monete, e medaglie. Eccellentissimo in simil facultà ne' secoli
trascorsi, è stato Donatello Fiorentino, imitato poi da molti: e ne' tempi nostri veggonsi tuttavia di simil lavoro opere maravigliose e singulari di Maestri diversi. f. o m Steccato, trincea, riparo fatto intorno alla Città o Eserciti, composto di legname, di terra, o di simili materie. e m. Vedi Membra degli ornamenti..
m. Pialla col taglio a mezzo cerchio, per uso di fare scorniciamenti
tondi; detta così, perchè con essa spezialmente si fa quel membro degli
ornamenti detto bastone. e m. Quella parte della imposta d'uscio o finestra, che batte nello stipito, o nell'altra parte della imposta, quando si serra. ¶ Pigliasi anche per quella parte dello stipito, che è battuta da essa imposta. Lavorare percotendo col martello; ed è proprio di tutti gli Artefici che maneggiano metalli. Il battere, che fanno coloro che lavorano figure, vasi, o altro lavoro di piastra d'argento, che si fa con tre martelli, l'uno detto martello da tasso, che batte per piano, e due, che battono con penna mezza tonda. m. V. Oro in foglia. m. V. Coniatore. m. Suolo, o pavimento di terrazzo, o di luogo scoperto. Lat. Solarium, solium, tabulatum. f. Dicono gli Scultori, e' Gettatori di metalli,
quelle superfluità, che anno i loro getti, cavati che sono dalla forma,
cagionate da qualche scabrosità, riga, fessura o cavità, che in essa
forma fosse stata oltre al dovere, o fuori del suo luogo; nella quale
entrando il metallo, ne riporta quell'
impronta: onde è poi necessario, che l'Artefice, rinetti e pulisca il
suo lavoro, con ciappole, ceselli, ed altri strumenti a ciò destinati. m. | f. | m | Sodo che si pone per sostegno sotto i capi delle travi, fitte nel muro, sotto i Terrazzini, Ballatoi, Corridoi e Sporti. f. Beltà Lat. Pulchritudo, formositas. Comunemente, proporzione delle parti, e de' colori. m. Quella parte del corpo, d'onde prima è preso nostro alimento. Lat. Umbilicus. add. Superlat. di bello. Lat. Pulcherrimus. add. Ben proporzionato, che à in ogni sua parte la debita corrispondenza, Lat. Pulcher, formosus. avv. Graziosamente, ornatamente. Lat. Pulchrè. m. Una gioia. V. Asteria, o Occhio di gatta. avv. Contrario di malinsieme. V. Insieme.
add. Dicesi quel lavoro, fabbrica, scultura, o pittura, nella quale, sì
nel tutto come nelle sue parti, si riconoscono le dovute proprietà,
osservate non così superficialmente, ma quali debbono essere, secondo
che 'l naturale dimostra, e non per forza di sola imitazione, come di
chi vada copiando ciò che vede, e non intende; ma d'una tal maestrìa,
che è nell'Artefice, colla quale potrà assegnare la ragione del suo
operato. add. V. Lavorato. m. Gemma che à qualche similitudine collo Smeraldo, la quale Plinio afferma avere avuto principio nell'India,
dove per lo più si trova. Anno i Berilli splendor grosso, onde usano
gli Artefici lavorargli in figura esagona, acciò pigliando da molte
parti il lume, diano più splendore. Trovasene di diverse qualità, altri
che pendono in verde e ceruleo; altri che tramandano un certo splendore, che pende in color d'oro, piu chiari, e più foschi; altri di color simile al Giacinto; altri di color gialliccio; alcuni di color dell'olio; ed altri in tutto e per tutto simili al Cristallo,
e questi son quelli che ne' nostri tempi son chiamati più propriamente
di tutti gli altri col nome di Berilli, simili al Diamante; ma non anno
però quell'oscurità, che nel suo risplender lucidissimo, mostra il
Diamante. Molti Autori ne scrivono, e danno a' Berilli diversi nomi, de'
quali non fa a nostro proposito il parlare, tanto più che è fra di loro
non poca controversia; e non tutti gli Artefici tengono una sola
opinione circa il distinguere questa gemma da altre, per le diverse sue
qualità. f. Color bianchissimo cavato dal piombo
a forza d'aceto, che serve per dipignere a olio, e a tempera, e non a
fresco: ma dato a tempera in su i muri dove sia aria scoperta diventa nero e guasta le Pitture, il che è seguito nell'opere di principalissimi Maestri, come si vede in alcune nugole nel Chiostrino della Nunziata, fatte da Andrea del Sarto; e in alcune Architetture, e particolarmente mensole di Iacopo da Pontormo, in una volta della real Villa di Castello; l'une e l'altre delle quali furono a secco lumeggiate di biacca; a cagion di che vedonsi oggi i maggior chiari, esser diventati neri affatto. m. V. Azzurro di biadetto. m. Il bianchire. ¶ E Bianchimento ancora è il composto delle materie, che servono per bianchire, che sono, acqua pura, gromma di botte, e sale bollito insieme. Far divenir bianco, imbiancare; termine proprio degli Argentieri, i quali rendono bianche le figure, ed altri lavori d'argento; con quel composto che essi chiamano bianchimento. V. Dorare a fuoco. m. color simile alla neve. Contrario di nero. Quella materia di color bianco, fatto d'una spezie di calcina della quale ci serviamo a imbiancare la superficie delle mura. V. Gesso da Imbiancatori. Spezie di color bianco fatto delle guscia dell'uovo sottilissimamente macinate, vale per dipignere a fresco. m. Pietra dura quanto il Paragone, è di color nero tramezzata di vene bianche: si lavora con sega, e scarpello; riceve bellissimo pulimento, e se ne trova d'ogni grossezza e lunghezza. Viene di Portovenere nel Genovesato, onde prende il nome. Spezie di color bianco fatto di fior di calcinabianca; serve per dipignere a fresco. add. Di color biancoLat. Albus, candidus. f. Spezie d'ancudine grande, e piccola con due corni, che serve per lavorar figure, e vasi d'argento. avv. Stortamente, stravoltamente. add. Storto stravolto. f. Pezzetto di legno, o d'altra materia soda, tagliata a guisa di conio, che s'adopera talora per serrare, o strignere insieme legni o altro; e talora per separare, dividere, e fendere i medesimi, mettendola nella spaccatura; onde venne il detto di mala bietta a colui, che commette male fra gli amici, operando a guisa di bietta per disunirli. ¶ E Bietta dicono ancora a quel legno, o sasso, che si ficca per forza in terra, per fermarvi gli stili, fittoni, o cavicchi, per uso delle fabbriche. m. Colore simile a cenerognolo. Lat. Leucopæus, cineraceus. f. m. Vaso di legno, composto di doghe; serve a' Manovali e a Muratori, per portare acqua alle fabbriche. Mettere in bilico, accomodare per l'appunto. Lat. Librare. m. Positura d'un corpo sopra un'altro, che toccandolo quasi in un punto, non pende più da una parte, che da un'altra; onde mettere in bilico, e stare in bilico. È anche un pezzetto di ferro o bronzo o
altro, che si ferma sotto e sopra gli angoli delle imposte delle porte,
massimamente se saranno molto gravi, per muoverle con grandissima
facilità, senza affaticar'i cardinali e stipiti di esse porte; e si fa
con sottoporre al bilico di sotto una palla di bronzo e stagno, incavata dove entri il bilico di sotto, e con impiombare e fermare nello stipito dalla parte di sopra una spranga di ferro,
con un'anello molto liscio e pulito, nel quale entri e giri il bilico
di sopra. Usansi questi bilichi ad altri molti servigj delle fabbriche e
macchine. m. V. Nero di spalto. m. V. Canto. add. Che tende al lungo. add. Che à alquanto del tondo. add. Torto per ogni verso. Lat. Tortuosus, indirectus.
f. La parte del corpo dell'Animale per la quale si prende il cibo, ove
sono le fauci parti interiori di essa, ove si congiugne l'estremità
della gola, e del gorgozzule. ¶ E Bocca l'apertura per disopra di ciascun vaso, donde vi si può mettere o cavare, ciò ch'egli contiene. m. Colore rossigno scuro
che serve per metter d'oro, ed è anche medicinale: questo si vede esser
quella rùbrica Sinopica ch'usarono gli antichi, che veniva portata da Sinope, Città di Cappadocia, donde fu detta Sinopica. À miniera propria, e trovasene in quelle dell'oro, dell'argento, del rame, e del ferro; e a noi vien portato dall'Elba, e d'altr'onde. f. Sorta di gomma di alberi, simile all'orichicco; ma è bianca, dove l'orichicco è giallo o rosso. m. Quel ferro forato in punta, che si pone nel manico di chiavistelli, atto a ricevere la stanghetta della toppa. f. Uno scudetto colmo, che per lo più non eccede la grandezza del nostro fiorino d'argento, e serve a varj usi sempre per ornamento. m. Diminut. di borgo; piccolo borgo.
m. Strada, o raccolta di più case senza ricinto di mura particolari; e
propriamente gli accrescimenti di case, fuor delle mura delle terre
murate. f. Cimatura, o tosatura di pelo di pannilani, che serve agli Scultori, per mescolare
colla terra, quando voglion fare i modelli dell'opere loro, acciocchè nel seccarsi non si fenda. f. Lat. Chrisocolla, et Auriglutinum. Un liquore, col quale, e con la saldatura, s'uniscono insieme pezzi con pezzi di figure, o altri lavori d'argento. Questo liquore secondo Plinio lib. 33. cap. 5. si trova nelle cave delle miniere risudante fuori dalla vena dell'oro, dell'argento, del rame, e del piombo;
fassi ancora artificiosamente, bagnando per tutto il verno, e fino al
mese di Giugno, esse vene; venuto poi il caldo vi si sa una certa
condensazione che è la Crisocolla. Ancora secondo Galeno (lib. 9. delle facultà de' semplici) si fa con orina di fanciullo menata lungamente al Sole in mortaio col pestello, l'uno e l'altro di rame, finchè sia fatta. Di quella naturale trovasene della verde, e della nera, e questa viene dalla vena del piombo; della bianca, da quella dell'argento; e della gialla, da quella dell'oro, che è la migliore per saldare, benchè la verde
abbia più perfette qualità medicinali. È facilissima ad essere
falsificata; onde alcuni anno creduto, che poca se ne trovi della vera. m. Albero di perpetua verdura, il cui legname
è terso molto, e però atto a scolpire in esso piccolissime figure, e
fare intagli per la stampa: e serve ancora per qualche uso delli
edefizi, essendo di lunghissima durata. e o m. V. Membra delli ornamenti. f. Stanza dove gli Artefici lavorano. m. V. Fogna. m. Spezie di catena, e di legame.
f. Si dice ad alcuni piccoli modelli, o quadri, che conducono gli
Artefici, per poi farli maggiori nell'opera, quasi principio di lavoro, o
sia di pittura, di scultura, o altro. ¶ E dicesi bozza a enfiato, o enfiaturaLat. Tumor, tuberculum.¶ Di quì bozze chiamansi quelle pietre,
le quali, con maggiore o minore aggetto, sportano fuori delle fabbriche
con varie sorte di spartimenti, e fannosi alcuna volta piane, acciochè
non si faccia con esse scala alle muraglie; altre volte più rilevate; ed
usansi per lo più con l'Ordine rustico. Abbozzare, m. Membro dell'uomo, che deriva dalla spalla, e termina alla mano. ¶ E braccio una sorta di misura altrimenti detta passetto, contiene venti soldi, ed è la quarta parte della canna.V. Cubito in Muscoli.V. Scheletro. e f. Fuoco senza fiamma che resta dalle legne abbruciate. ¶ E brace ancora diciamo i carboni di legne minute spenti. ¶ E da brace Sbraciare, che vale allargar la brace, perchè ella renda maggior calore. f. La fossa che fanno i Gettatori di metallo sotto la graticola del fornello della fornace, per la qual si cavano le braci cadute dalla graticola, nel fondersi i metalli.
f. Una certa fierezza, o furia di movimento veemente in ogni operazione
della figura, alla quale non disdice alle volte un poco di durezza. f. Pietra,
della quale si veggono essere state fatte dagli antichi assai figure,
benchè essa pareggi in durezza l'Agate, e i Calcedonj. Si perdette poi
il modo di lavorarla in figure per la sua durezza, e restò solo la
maniera d'appianarla con piombo e smeriglio, per servizio de' pavimenti. A' tempi nostri se n'è trovata una cava nelle montagne di Volterra in gran quantità di pezzi, o ciottoli, di grossezza alquanto minori d'un capo d'uomo. Questa sorta di pietra sottilmente segata traspare. Pietra poco dura, che si lavora con sega, e scarpello; è di color giallo con macchie tonde, bianchicce e rossicce; serve per colonne, e per ogni lavoro quadro. Trovasene d'ogni grandezza nello Stato di Siena, donde pure se ne cava dello stesso colore e macchie, ma più chiare e più
scure. Sono in Toscana diversi fiumi che ne portano gran quantità in piccoli pezzetti, ma però assai più tenere delle soprannotate. Forse da Berillo; tremolare, scintillare. Lat. Emicare. f. Vaso di terra cotta da portare acqua. m. Pietra di durezza pel doppio del marmo, di color rosso mischiato di finissima macchia gialla con un poco di bianco, a foggia di quella drapperìa detta Broccato e Broccatello. m. Piccolo risalto, o monticello, in superficie d'un corpo, che lo rende ruvido. add. Pieno di brocchi. m. Ghirlanda, corona. Lat. Corona. m. Ramo o pollone tagliato dal suo ceppo, ma non rimondo, ed à altri significati. add. da Bronzo, di color di bronzo. ¶ Fra gli Artefici si chiama carnagion bronzina, quella degli uomini di Campagna, che in un tempo stesso è rossa e bruna. m. Composto di diversi metalli, con che fannosi diversi lavori di Scultura, e altro. Questo è nimicissimo dell'oro, e mescolato con esso, l'incrudelisce in modo, che non più regge al martello. ¶ Color di bronzo dicesi quello, che è tra rosso e bruno. ¶ Di quì Abbronzare, cioè quasi abbruciando far divenir di color di bronzo; e dicesi anche avvampare: e segue ciò particularmente della carta, effetto descritto mirabilmente da Dante Inf. can. 25. Come procede innanzi dall'ardore
Per lo papiro suso un color bruno,
Che non è nero ancora, e 'l bianco muore. Abbruciare Lat. Comburere. add. Alquanto bruno. f. Nerezza. Far lustro il metallo. add. Fatto lustro. m. Strumento d'acciaio col quale si bruniscono le figure, e altri lavori di metallo. add. Di color nereggiante. ¶ Per nero. m. Un color rosso che serve a' Pittori per ombrare i rossi a fresco. Imbrattare, intridere, e macchiare la nettezza, e la pulizìa. Lat. Turpare, foedare, deturpare, f. L'esser brutto, contrario di bellezza. add. Superlat. di brutto. add. Che manca della proporzione convenevole, deforme, sproporzionato, malfatto Lat. Turpis, deformis.¶ Per lordo, imbrattato, e sporco. Lat. Foedus. f. Schifezza, sporcizia, lordura. f. Luogo cavato, o apertura in che che sia, comunemente più profonda, che larga, o lunga. Lat. Cavernulæ scrobs. Far buchi, pertugiare, forare. add. Pertugiato, forato. f. Parte superficiale delle piante e delli alberi e frutti, che serve loro quasi per vesta, e dicesi anche scorzaLat. Cortex. f. Diminut. di buccia. Lat. Pellicula, corticula. m. Pertugio, foro non troppo grande e per lo più tondo Lat. Foramen.
f. Berretta che cuopre capo, collo, gola, e viso, eccetto gli occhi.
Serve a' Doratori a fuoco per difendersi dalle male evaporazioni e fumi,
che tramanda l'Argento vivo nell'esercitar che fanno quella maestranza, della quale V. Dorare a fuoco;
la miglior cautela però che possino usar costoro, è operar'all'aria
aperta, e dove spiri vento, con stare da quella parte donde il vento
spira, che direbbono i Marinari, stare sopra vento. add, Bucato, forato. Lat. Perforatus. m. Piccolo strumento d'acciaio
a foggia d'uno scarpelletto, augnato da un'angolo all'altro per
isbieco; e serve a diversi lavori, cioè niellare, intagliare in rame, rinettare getti di metallo, e altro. m. Luogo scosceso, dirupato, e profondo, che si dice anche buscione. m. Qualità che si ricerca nell'Artefice. Quello dicesi aver buon gusto nell'Arte a cui piace ciò ch'è ottimo, e che sà con retta, e ben fondata ragione distinguere, o
eleggere le cose più belle e migliori, e rifiutare quelle che non son tali. add. Contrario di malvagio, e di reo; aggiunto di varj significati, che sempre denota eccellenza e perfezzione; e s'attribuisce a diverse qualità di cose.
f. Strumento che serve all'uso del navigare, e l'adoperano anche gli
Architetti e Ingegneri nel levar di pianta, per segnare i Venti, e
pigliare i gradi degli angoli. o m. Corpo dell'Animale, ma più comunemente dell'uomo, non comprendendovi, nè testa, nè braccia, nè gambe.
f. Una sorta d'ancudine con alcune corna lunghe, delle quali si
servono coloro, che fanno figure, o altro lavoro di cesello, per
gonfiare il metallo, e fare apparire nella piastra, la prima bozza, o vogliamo dire il primo rilievo del lavoro. f. Strumento di ferro
a guisa di scarpello, di grandezza per ordinario d'un dito d'uomo, e
più grosso da capo che da piede. Serve per cacciar bene a dentro i
chiodi nel legno, talmente che la testa del chiodo ancor'essa entri nel legno;
il che si fa appoggiando la parte disotto del ferro al capo del chiodo
confitto, e percotendo col martello la testa di esso strumento; e il
voto, che lascia nella superficie del legno la testa del chiodo, si riempie e si salda con stucco. Conficcansi anche in tal maniera da' Legnaiuoli sopra la panca, quei legni
sopra i quali deve passar la pialla per pulirgli, acciò il chiodo così
nascoso, non impedisca in superficie il passaggio di essa pialla, e non
gli guasti il ferro. m. Voce Latina. Sommità. Lat. Cacumen. Cascare, e venir da alto a basso senza ritegno. Lat. Cadere. add. Atto a cadere, labile, caduco, e non durabile. Lat. Caducus; e dicesi anche caduco. m. Il cadere, caduta. Lat. Casus, casura. f. Cadimento. m. V. Turchina. m. da calamo, cioè penna, quasi pennaio. Vaso ove si tiene l'inchiostro e le penne per iscrivere. m. Il calare. Lat. Descensio. Mandar giù da alto a basso, per via di corda, o altrimenti. ¶ Di quì calare vale scemare, e calo scemamento. m. La parte diretana del piè. Lat. Calcaneus. o m. Una sorta di ferro corto, spezie di scarpello, con una tacca in mezzo, che serve agli Scultori per lavorare il marmo, dopo averlo digrossato con la subbia. Aggravare colla punta d'uno stile d'avorio o di legno duro, i dintorni d'alcun disegno, fatto sopra carta ordinaria o trasparente, a effetto di far comparire sopra altra carta, o tela, o muro, esso dintorno, per poi farne altro disegno, o pittura. ¶ E vale propriamente aggravar co' piedi. ¶ E per traslazione, tener sotto, conculcare, opprimere, oppressare. f. Calcamento, il calcare. Lat. Pressura. m. Gemma del color della carne fra 'l bianco e 'l rosso, detta così per essersi le prime trovate nel Paese della Calcedonia.Pietra dura quanto il Diaspro, che si trova a Monte Rufoli nel Volterrano. Ve n'è del bianco, granito d'alcune piccolissime macchie di color capellino o bigiccio, tramezzato di macchie sfumate di color paonazzo. À una scorza, o stummia, macchiata di giallo e rosso profondo. Piglia pulimento grasso, cioè non acceso. Trovasene ancora nello stesso luogo di color nuvolato, cioè fra 'l cilestro, paonazzo, e bianco, con macchie gialle, e qualche vena o riga paonazza,
le quali secondo le cave, variano in maggiore o minore oscurità. Altro
ve n'è d'una certa macchia, picchiettata di sfumanti macchie pavonazze:
e questo non è molto netto, contenendo in sè varie magagne, che dove sono, non lascian pigliar pulimento. Tutte queste pietre, nella parte bianca, son più dure di quello sieno nelle parti gialle; e fannoseve bellissimi lavori di commessi.Pietrabianca durissima, che vale per lavori di commesso di gran pregio. Di questa pietra sono molti maravigliosi ornamenti, nella real Cappella del Serenissimo di Toscana, e fra questi le lettere degli Epitaffi sotto i Sepolcri de' Granduchi, commesse in Porfido con mirabile artifizio. m. Taglia con una sola puleggia; serve a molti usi, ed in particulare per far'angolo a' canapi che tirano i pesi. f. Materia per murare; una pietra cotta in fornace (per lo più d'Alaberese, benchè si faccia anche di marmo, e d'altra pietra) lievitata poi a poco a poco con acqua, e mescolata con rena a proporzione, come è notissimo: serve a collegare ogni sorta di pietra, sasso, e lavoro negli edifizj. La migliore si fa con pietre di cava, nelle parti marittime degli Edui in Francia; e fassi ancora d'ostriche, e di conchiglie. Quella che è mescolata con troppa più rena del convenevole. Quella che è mescolata con manco rena del convenevole. m. Pezzo di calcina rasciutta e secca nelle rovine delle muraglie. Termine alchimico, e vale fare a' metalli nel fornello, quel medesimo che si fa a' sassi nella fornace, per farne calcina. Questo stesso si fa a diverse pietre e terre; donde si cavano bellissimi colori per dipignere. f. Il calcinare. m. Una materia, che serve per lo più per murar condotti d'acque, ed è un certo che di mezzo, fra la calcina pura e 'l getto. In Roma la compongono di cocci del Monte Testaccio ben pesti, e di calcina ben colata. Questi cocci, come è noto, sono alcuni rottami di vasi di terra cotta, o laterizi che vogliamo chiamargli. m. Quel delineamento, che vien fatto sopra la carta, tela, o muro, nel calcare. ¶
Fra' Pittori propriamente si dice calco, quell'impressione che vien
fatta per avere il rovescio d'un disegno di matita, ponendogli sopra cartabianca, zannando di maniera che resti nella medesima carta impresso. f. Vaso di rame da scaldarvi e bollirvi entro che che sia. m. Caldaia grande. m. Quasi caldaiotto, vaso fatto a guisa di Caldaia piccola. m. Vaso da bere non arrovesciato, altrimenti detto a ferraiuolo. ¶ E per una certa eccellenza, per calice s'intende quel sacro vaso, dentro il quale si consacra il vino nella santa Messa. ¶ E calice si chiama un pezzo di durissimo legno, che s'imperna per base della ruota di piombo, stagno, o rame, colla quale si lavorano le gioie, e pietre dure. m. Il calare, calata, scesa. Lat. Descensus, descensio.¶ E calo vale ancora scemamento. Vestire il piede o la gamba, di scarpa o calza. ¶ Vale ancora puntellare con biette (dette calzatoie) che che sia, perchè non isquota. m. Scarpa, o stivaletto. Lat. Calceus, caliga. add. da calzare, vestito di calza o scarpa, ed è proprio del piede. ¶ Puntellato con calzatoie. f. V. Calzare, per puntellare. f. Stanza fatta per dormirvi. m. Una pietra
dura faldata, cioè che sopra è d'un colore, e sotto d'un altro; nella
quale, a forza di ruote, s'intagliano di basso stiacciato relievo, o
basso rilievo, bellissime teste, figure, e animali; levando tanto del
primo colore, quanto bisogna per far restare sotto il campo di color
diverso. Gli antichi fecero in questa sorta di lavoro opere mirabili,
che a' tempi nostri non anno prezzo; moltissime delle quali si trovano
nella real Gallerìa de' Serenissimi Granduchi di Toscana. V. Niccolo.
m. Apertura, o vano, che per entro le muraglie della casa si lascia
sopra i luoghi, dove si fa il fuoco, acciocchè il fumo per ella
portandosi alla sommità della casa se n'esca fuori: la strada dove va
esso fumo
ch'è a guisa di tromba, dicesi gola del cammino.
Termine usato da coloro, che fanno figure di cesello; ed è, perquotere
la figura, che voglion finire nel suo panneggiamento, con un
martelletto che pesi per lo più per due scudi sopra un ferro
sottilissimo a tutta tempera, dopo averlo spezzato in mezzo, perche così
impronta una grana sottile. Cellin. Orefic. f. Strumento di metallo fatto a guisa di vaso arrovesciato, il quale, con un battaglio di ferro sospesovi entro, si suona a diversi effetti.V. Membra degli Ornamenti. o f. Membra degli ornamenti, che si fanno sotto i Triglifi. m. Torre dove si tengono le campane sospese. m. marmi che si cavano a Pietrasanta in Toscana; così detti, perchè nel lavorargli acutamente suonano. Sono molto duri, ma schiantano con facilità. Diconsi quelle Pietre,
che negli ornamenti delle fabbriche sono intagliate, e trasforate
molto, e svelte assai (a distinzione di quelle che servono all'Ordine
rustico) e però sono più facili a cedere all'ingiurie de' tempi.Ben campeggiare, o vagamente campeggiare, dicesi di cosa ben'accomodata sopra un'altra, che faccia di sè sopra quella vaga mostra. Boccaccio Filoc. Lib. 2. 279.Tutto risplendente di fino oro, nel quale sei rosette vermiglie campeggiavano. Termine pittoresco; e vale, colorire i campi delle pitture. m. Dicesi da' Pittori quello spazio, che circoscrive tutte l'estremità della cosa dipinta; ed è parte di giudizioso
Artefice il campire con tal colore, che aiuti a rilevare assai la sua
pittura: perchè nel campo scuro più spicca il chiaro, avute però le
debite considerazioni. E quello che si dice delli spazi, intendesi anche
delle parti della cosa dipinta, che potrebbon tal volta servir di campi
all'altre parti; come per esempio, una mano veduta a lume chiaro col
suo color di carne avrà poco rilievo e non
campeggerà bene, se poserà sopra 'l vestito della figura, che sia dello
stesso colore; e così vadasi discorrendo. m. Luogo per dove corre l'acqua ristretta insieme, a similitudine d'una conca divisa; e prendesi largamente per ogni luogo dove corre acqua. Que' truogoli, che già in cambio di tini, servivan per pigiarvi l'uva e bollirvi il mosto. m. o f. V. Accanalato. o m. V. Membra delli Ornamenti. m. Fune grossa fatta di canapa (che dicesi anche Cavo) serve a tirar pesi per mezzo delle taglie, e de' calcesi. Cassar la scrittura fregandola Lat. Delere, cancellare.¶ Cancellare dicono i Pittori per cassare le linee e contorni fatti con matita, fregando sopra di essi con midolla di pane. m. Porta di legno, o ferro, fatta per lo più di stecconi commessi lontano l'uno dall'altro almeno quattro dita.
m. Strumento nel quale siccandosi le candele, per tenerle accese,
serve a varj usi per far lume, spezialmente adoprandosi ne' sacri
Templi. È composto di base tonda o triangolare, di fuso con vasi
strozzati nel collo, messi l'uno sopra l'altro. Usavano gli antichi
sopra questi candellieri porre alcune bacinelle, sopra le quali ponevan gomme, balsamo, e preziosi legni, ne' quali accendevano fiamme odorifere. f. Candore. add. Bianco in supremo grado, che dicesi anche Canido. m. Bianchezza, fulgidezza. Lat. Candor. f. Strumento di rame, e tal volta di ferro, di più grandezze, con cui si fanno buchi nella pietra coll'aiuto dello strumento detto Castelletto, o del trapano, della guida, e dello smeriglio: quelle di rame fanno più presto il lavoro, perchè il rame à una qualità di accostarsi, ed attaccarsi alla pietra; onde
piu presto la rode, là dove il ferro la sfugge. m. V. Pietiche. m. Angolo interiore o esteriore, di stanza, o capo di strada; e dicesi anche Biscanto, e Cantone. ¶ Vale anche per banda, lato, parte. m. Lo stesso che canto per angolo. Diminut. di canto per angolo; piccolo canto. add. Che capisce, che è atto a capire, o contenere che che sia. f. Facultà di capire o contenere, tenuta. Lat. Capacitas. f. Tutti i capelli del capo insieme. ¶ E qualità o sorta di capelli: onde dicesi capellatura del tal colore. f. Capellatura. Lat. Capillamentum. m. Pelo del capo. Lat. Capillus. Esser capace, aver luogo da contenere che che sia.
m. Ornamento e quasi capo della colonna: e se crediamo a ciò che fu
scritto, che le colonne fossero dagli antichi ritrovate, e rappresentate
a principio in forma d'uomini o donne, in atto di sostenere i pesi
delli edifizi (donde poi son derivate le colonne tonde, e i pilastri)
non sarà lontano dal proprio, chiamare il capitello, che è la più alta e
più ornata parte di quella, il capo stesso della colonna. Sopra questo
posano, e leggiadramente si congiungono gli architravi. Furono i
capitelli da principio fatti e da i Popoli Dorici della Grecia nell'Acaia e nel Peloponneso, e dalli antichi Toscani, in forma di tazza, sopra di cui posato fosse un coperchio quadro: gli Ionici Popoli della Grecia condotti in Asia
in tredici Colonie all'abitazione di tredici Città, nelle sontuose e
nobili fabbriche che fecero, v'aggiunsero le scorze. I Corinti,
inventore Gallimaco, le foglie; e i Toscani
lo composero del Dorico, Ionico, e Corinto, aggiugnendovi le volute, che
dicon pure essere state ritrovate dagli Ionici m. La parte del corpo dell'Animale dal collo in sù.V. Muscoli.V. Scheletro. m. Composto da capo, che vale primo e principale, e da Maestro
cioè Artefice che à sotto di sè lavoranti; e vale soprintendente di
fabbriche: ed è quello, che ricevuti gli ordini dall'Architetto, gli
mette, per mezzo degli uomini a lui sottoposti, in esecuzione. f. Luogo, o stanza nelle Chiese dove si pone l'altare. Lat. Sacellum, ædicula, Sacrarium.¶ E Cappella dicesi anche una piccola Chiesina, la quale si chiama ancora Oratorio.
f. Travetta piana o, travicello posato per lo piano, o pendìo, sopra
tre, e talvolta quattro piedi, a uso di regger ponti o palchi posticci,
che si fanno a chi dipigne mura, o fa altro lavoro intorno alli edifizi;
e servono anche ad altri usi. f. Cartocci de' capitelli. V. Membra degli ornamenti. m. Proprio pensiero e invenzione. ¶ Quindi, fatto a capriccio o di fantasìa, cioè di proprio pensiero e invenzione. ¶ E dicesi anche capriccio talvolta alla cosa stessa fatta, cioè questo, o pittura, o scultura, o altro che sia, è un mio capriccio. m. Peso che è il ventiquattresimo dell'oncia, siccome il danaio, ed è proprio dell'oro. m. Segno di che che sia impresso o segnato, come per esempio sono le lettere dell'abbiccì, o altro simile. Lat. Character. m. Gemma del colore del carbone acceso. V. Rubino. m. legname di cerro o quercia arso, che acceso fa un fuoco ferventissimo, atto a liquefare ogni sorta di metallo. Fu opinione degli antichi, che giovassero mirabilmente i carboni posti ne' fondamenti degli edifizi, per quegli liberare da' pericoli de' tremoti, ciò che si legge essere stato fatto al Tempio di Diana Efesina. Piccoli ramicelli di salcio cotti in forno dentro una pentola nuova lutata con luto sapientie, buoni per disegnare in carta e cartone. | o | | m. Pietre quadrangolari le quali si pongon da' lati delle porte, che reggon l'architrave, la quale
è una pietra simile, posta per terminare il vano dalla parte di sopra. m. Arpione. Mettere il carico, aggravare di peso che che sia. Lat. Onerare.¶
E caricare dicesi anche da' Pittori o Scultori, un modo tenuto da essi
in far ritratti, quanto si può somiglianti al tutto della persona
ritratta; ma per giuoco, e talora per ischerno, aggravando o crescendo i
difetti delle parti imitate sproporzionatamente, talmente che nel tutto
appariscano essere essi, e nelle parti sieno variati. add. da caricare. Lat. Oneratus. m. Peso che si pone addosso, o sopra ciò che si carica. f. Il caricare. m. V. Colla di limbellucci. add. V. Morbido. m. Albero utile a più lavori. f. Quanto può in una volta portare un carro, Guidare il carro. Lat. Currum ducere.¶ Vettureggiare col carro. f. Strada battuta, e frequentata da carri. e m. Moltitudine di carri. f. Specie di carro a più usi, e particolarmente a portar legname. m. Spezie di carro per lo più a due ruote, destinato propriamente al servizio di fabbriche, e dicesi anche carruccio.
m. Strumento noto con due ruote, tirato da cavalli o buoi; serve a
portar robe attorno a vari usi, ma particolarmente di fabbriche. ¶ Carro talvolta si piglia per carrata. m. V. Carrettone. f. Strumento di legno o di ferro, nel quale è una girella scanalata, sopra di cui adattasi fune o canapo, per tirar sù pesi. f. Composto di cenci lini macerati ridotto in foglia sottilissima, per uso di scrivervi, e serve ancora per disegnarvi sopra. o f La pelle dell'agnello e di pecora, conciata e ridotta sottilissima, bianca e trasparente, sopra la quale si scrive, si disegna, si minia, e si dipigne. f. Ogni sorte di rottami di carta, tenuti per più giorni in macero in acqua chiara; poi benissimo pesti in mortaio, tanto che la macera carta
sia ridotta quasi come un'unguento. Con questa si fanno le maschere che
s'adoperano il Carnevale, e ogni sorta di figure, d'intero e non intero
rilievo, di che si abbi la forma di gesso, coprendo con essa cartapesta ben tenera e molle, la superficie incavata della forma, poi comprimendola con una spugna delicata per trarne l'acqua, lasciando la cartapesta in grossezza di quattro fogli o più, secondo la proporzion della cosa da formarsi; come sia secca si soppanna essa cartapesta con rottami di panno lino, i quali con l'aiuto d'un pennello di setola s'appiccano con pasta,
mettendola a seccare al sole o al fuoco; poi si cava della forma, se ne
tolgono con cesoie le superfluità, si commetton le parti con pasta o colla, per formarne il tutto; poi se le dà sopra una mano di pesce
greca, che alla fiamma del fuoco si fa penetrar dentro alla cosa
formata, per renderla soda; si pulisce, e poi come se fusse di legno o d'altra materia, s'ingessa, si dipigne, s'indora, o altro si fa, che si voglia.
f. Una sorta d'ornamento, del quale si vagliono gli Architetti, per
situarlo ne' finimenti, frontespizj, basamenti, piedestalli, pilastrini,
e altri, per farvi inscrizioni. Fannosi a foggia d'una carta, parte avvolta, e parte svolta. ¶ Donde poi anno preso il nome di cartelle, certi scudi per ordinario di forma più larga che alta, ornati attorno di cartocci, pelle,
e altro, a guisa dell'armi o insegne delle famiglie; di cui si servono
gli Architetti pure per l'inscrizioni, e anche talvolta per solo
ornamento dell'Architetture. ¶ E cartella si dice a due cartoni grossi coperti di cartapecora,
uniti insieme in forma di libro, dentro i quali i principianti
dell'Arte del Disegno, tengono i loro fogli e disegni, servendosene in
cambio di tavolozza, per sostegno delle braccia e della carta nel disegnare. f. Fabbrica della carta, cioè edifizio dove si fabbrica la carta. m. Alcune membra degli ornamenti avvolte, propri di cartelle, armi, e simili,
e si fanno a' Capitelli Compositi, e Ionici. V. Membra degli ornamenti.
m. Più fogli squadrati, appiccati insieme, e fattone un sol foglio.
Servono a' Pittori per disegnarvi l'opere che voglion fare, dopo averne
fatti disegni e studj in piccole carte. Di poi accomodano essi cartoni sopra la tavola o muro, dove la pittura deve farsi, calcando i dintorni sopra la mestica, o intonaco, con istile d'avorio, o legno duro, cui cede la calcina, per esser fresca, e riceve in se tutte le linee. E volendo segnare sopra mestica, o imprimitura di gesso, forano minutamente i dintorni di essi cartoni, e sopra quelli fanno passare, o biacca, o gesso, o brace polverizzata, che arrivando alla tela, o tavola, lascia in essa il contorno dell'opera; e questo dicono spolverizzare; e chiamano spolvero lo strumento, che adoperano per introdurre la polvere; che è un pannicello rado fatto in foggia di bottone, e ripieno di essa. m. Casa, ma per lo più grande. f. Edifizio da abitare. Cadere. m. Casa scoperta e rovinata di palchi, che si direbbe anche Casalone. Cancellare, annullare. m. Recinto di mura, che dicesi anche casso. m. La parte concava del corpo, circondata dalle costole. V. Scheletro. m. L'Albero delle castagne, il cui legname serve agli edifizi massimamente sotterranei, perchè nell'acqua non si corrompe; ma esposto all'aria si fende facilmente. m. Strumento di legno che tiene ferma la canna di ferro, la quale girata a forza d'una gran ruota, buca ogni sorta di pietra dura adoperata con ismeriglio. ¶ E castelletto diciamo ad instrumento di ferro di più grandezze, che fitto in un banco, sostiene le ruote di rame, con che si lavoran pietre dure. ¶ E castelletto anche si dice a strumento di ferro, con una ruota d'acciaio, che serve per lo più per bucar pietre, coll'aiuto d'altri strumenti come cannelle, saettuzze, e simili. ¶ Dicesi castelletto ad uno strumento di ferro in forma di strettoio, col quale si da l'onda alle cornici di metallo;
e talvolta vi si accomoda la filiera per tirar filo tondo; e tutto si
fa sopra un banco piano per mezzo d'una forte tanaglia, le cui gambe
vengono fortemente strette da una campanella, che chiamano maniglia, che vien forte tirata da un'argano. m. Quantità di case circondate di mura a guisa di piccola Città. ¶ E castello vale anche Fortezza, Rocca, Cittadella. Strumento di legno, che serve a ficcare i pali detti palefitte,
per saldezza de' fondamenti degli edifizi, e per riparo de' fiumi. È
composto di alcune travette ritte, ed altre spianate in fondo, ed
incrocicchiate fra di loro. À una ruota pure di legno, coll'aiuto della quale si tira in alto un maglio, che è un grosso tronco di figura tonda, armato di ferro
in più luoghi, e particularmente nella parte più bassa; il quale poi
cadendo precipitosamente a piombo sopra il capo del palo, sì lo
percuote, che in non molti colpi lo ficca nel terreno. Macchina da tirar sù pesi. f. Legame di ferro, fatto d'anelletti commessi e concatenati l'uno coll'altro. ¶ E catena per similitudine, dicesi ancora a certi ferri grossi posti nelle muraglie per tenerle più salde. V. Incatenare. o m. Strumento di ferro lungo e tondo, così detto dal concatenare che fa l'una imposta dell'uscio coll'altra, fitto in certi anelli di ferro in esse imposte confitti. f. Apertura a guisa di finestra fatta per pigliar l'acqua, e per mandarla via a sua posta, e si chiude ed apre con l'imposta di legno, che s'alza e s'abbassa per due canali. m. Lat. Cathetus. Linea a perpendicolo. f. Buca, fossa che si fa cavando. ¶ E cava dicesi anche a que' luoghi, donde si cavano i metalli e le pietre. Lat. Fodina. m. Arco fatto a similitudine di ponte da una casa all'altra sopra la via. f. Macchina di grosse e alte travi, per uso di tirar cose d'eccedente peso;
le quali cose Vitruvio chiamò Collossicotera, siccome diconsi Colossi le gradissime Statue.
m. Dicesi quel composto di tre travi a triangolo, che sostiene il
tetto pendente da due parti; la maggiore delle travi, che è in fondo, e
posa in piano, dicesi asticciuola; le due che da i lati vanno ad unirsi nel mezzo, formando angolo ottuso, si chiamano puntoni: la travetta corta di mezzo, che passando fra gli detti puntoni, piomba sopra all'asticciuola, si dice monaco, e li due corti legni, che puntano nel monaco e ne'puntoni, si chiamano razze. m. Voce latina V. Cortile. m. V. Membra degli ornamenti. m. Piccolo legnetto a guisa di chiodo. e m. V. Viticci, e cartocci. in Membra degli Ornamenti. m. V. Forma. | o | | f. Strumento di piastra di ferro torto con suo manico da tenere in mano, che serve a' Muratori per maneggiare la calcina nel murare, arricciare, e intonacare. m. Viso per lo più d'Animale bruto. ¶ E da ceffo, ceffata, ceffatone, ceffone, colpo di mano nel ceffo, come guanciata e guancione da guancia, musone da muso, grifone da grifo. o add. V. Turchino f. Celliere m. Stanza terrena o sotterranea, per uso di tenervi il vino. ¶ E cella chiamano i Regolari la loro camera, o sia a terreno, o sia in palco. f. V. Cinta ne' Membri degli Ornamenti. m. V. Frombola. f. Quella polvere, nella quale si risolve la materia che abbrucia. Un'Azzurro di Lapislazzulo di cattivo colore, il quale si cava dopo il buono, quando la pietra, con la quale si fece l'Azzurro, fu venosa e mescolata con marmo o marcasita V. Lapislazzulo. Un color che vale assai per a tempera e tigne. add. Color simile alla cenere. f. Armadura di legname, sopra la quale si fabbricano gli archi e le volte, coprendo prima le centine d'una pelle di graticci, o canne,
o simili altre cose vili; ed usansi ad ogni sorte di archi, e volte,
eccettochè alle tribune tonde, le quali non essendo fatte solamente
d'archi, ma di andari, come cornici, non anno bisogno d'armadura. m. Punto nel mezzo del cerchio V. Cerchio. Il punto di mezzo del suo asse.
Termine d'Architettura, il punto nelle volute dove termina la linea
composta eccentrica, spirale, o avvolta, dopo essersi raggirata in varj
involgimenti. Termine di Prospettiva, è quel punto dove la perfetta visione si forma. m. Base, e piede dell'Albero. f. Quella materia della quale l'Api compongono i loro fiali. ¶ Per sembianza e aria di volto, e volto semplicemente, presa la similitudine dalle figure di cera, che facevano quei Professori, che i nostri Antichi chiamavano Ceraiuoli, il qual mestiero adesso è estinto. Lat. Vultus.¶ E di più, aver buona cera o mala cera, dicesi di chi à buono o cattivo colore in viso, che nasce dalla buona, o cattiva abitudine. Un composto di cera bianca finissima e pura, e di biacca ben macinata, per la metà della cera, aggiuntovi un poco di chiarissima trementina, secondo il maggiore o minore caldo della stagione; con questa sopra un tondo di pietra o d'osso, o di vetronero,
ben piano, per via d'alcuni stecchi, si conducono essi modelli: e
perchè ella traspare, cioè ne' luoghi ove ella resta sottile, facendo
apparire un poco di color del fondo, vi è il rimedio d'aggiugnervi
alquanto d'amido sottilissimamente macinato.Cerabianca o gialla
con sego, trementina, farina sottile, e cinabro; serve per far modelli di figure grandi e piccole. m. Coloro che nelli addietro secoli lavoravano voti di cera. V. Statua, e Cera. Bella invenzione ritrovata da' moderni, di dare alla cera
ogni colore; onde con essa fanno figure di basso e intero rilievo, e
ritratti così belli, che non manca loro se non lo spirito. In tal
facoltà, tanto nel passato che nel presente secolo, sono stati, e sono
Uomini di gran valore; di che fanno fede molte opere di proporzioni
diverse, state raccolte dalla gloriosa memoria del Serenissimo Cardinale Leopoldo di Toscana nella sua Galleria: dissi invenzione ritrovata dai moderni; perchè trovasi ch'ella fu usata dall'antichità; fece di cera figure al naturale Panfilo in Sicione, ed il suo dignissimo discepolo Apelle, come par che concluda Stazio in quel verso, Lib. I. Selv. I. Circuire, cignere, circondare attorniare, mettere in cerchio. add. da cerchiare, attorniato di cerchi. e m. Piccol cerchio. m. f Quel materiale che cigne, circonda, e attornia qualsivoglia cosa. Lat, Circus. ¶
I Professori delle Mattematiche si vagliono di questo termine Cerchio
per significare la superficie piana di quella figura contenuta da una
sola linea, che chiamano circonferenza, dentro la quale è un punto chiamato centro) equidistante da tutti i punti della detta circonferenza, la qual figura chiamano ancora circulo. m. Albero ghiandifero, simile alla Quercia, del quale si fanno molti lavori, e spezialmente i cerchi quadri da tina, ed il carbone buono per i Fonditori, e Gettatori. f. Parte diretana del capo, detta anche coppa.V. Scheletro. Lavorar con ceselli. Questo è un modo di lavorar figure d'argento, d'oro, o altri metalli, con cesello; il che si fa ponendo la piastra del metallo sopra il modello dell'opera, che vorrai lavorare; questo modello si fa di bronzo ad usanza di Caradosso da Milano, uno de' migliori Artefici che vivessero nel passato Secolo, seguitato poi dal Cellino, e da altri gran Maestri; ovvero si fa di legno ben duro, o di stucco composto di pescegreca, ceragialla, e matton pesto. m. Strumenti da cesellare, i quali sono come scarpelletti, qualche volta di legno duro, ma per lo più di ferro, o d'acciaio;
e sono di varie sorte, cioè grossi, mezzani, e piccoli, i quali
cominciando da una tal grossezza, vanno sempre scemando, riducendosi in
fondo a diverse grossezze, larghezze, e forme: per lo più sono d'altezza
d'un dito, e di grossezza d'una penna
d'Oca, e vanno ingrossando pel doppio. Alcuni in fondo anno la forma
della lettera C ovvero d'un semicircolo, cominciando da un piccolo, fino
ad un grande, alcuni più, alcuni meno volti, finchè si viene a quelli
che sono diritti appunto. Fannosene ancora de' più piccoli, tutti però
senza taglio veruno, dovendo servire per infragnere, e non per levare.
Con questi, e con un piccolo martelletto, si va a poco a poco facendo
gonfiare la prima abbozzatura delle figure fatte di piastra di metallo, e poi si dà loro compimento; e questo dicesi cesellare. f. Strumento d'acciaio di più grandezze, atto a tagliare che che sia, e fino alle lamine, e piastre di metalli, dette dal Latino Cædere quasi Cæsoriæ. m. m. f. m. m. Luogo nel quale si gettano gli escrementi del Corpo. Lat. Latrina, foricæ. f. Natica, parte deretana del corpo, colla quale si siede.
f. Quello umore che sta dentro all'uovo attorno al torlo, col quale
resta pieno il guscio; serve a varj usi degli Artefici nostri, per
temperare colori, e mesture, per dorare, e talora per dare sopra i
quadri dipinti a olio in cambio di vernice. f. Splendore. Lat. Claritas splendor. add. Puro, limpido, contrario di torbido. Lat. Clarus, limpidus, purus.
m. Dicesi da' nostri Professori quella parte che nella pittura viene
illuminata, contrario di quella che per essere ombreggiata, chiamanla l'oscuro. Lat. Nitidum, lucidum.Pittura
d'un color solo, al quale si dà rilievo con chiari e con iscuri del
color medesimo. Secondo quello che ne lasciò scritto l'erudito Carlo Dati nelle sue Vite, chiaroscuro è lo stesso che Monocromato, una sorta di pittura degli antichi, così detta, perchè era d'un sol colore. Del Monocromato scrive Plinio nel Libro 35. cap. 3.
ma però e da avvertire, che egli quì parla di quella sorta di
Monocromato, che usarono i primi inventori dell'Arte, colorendo le
figure d'un sol colore, col quale riempievano il dintorno di esse, senza
alcun rilevo, per non v'esser, nè ombre, nè lumi. Il qual modo di
dipignere viene attribuito a Igienonte, e Dina; perchè trovasi ancora che Zeusi ed Apelle
attesero a' Monocromati; ma questi dobbiamo credere che fossero i
nostri artificiosi chiariscuri, i quali veramente sono tutti d'un sol
colore, o bianco, o giallo, o verde,
o altro; perchè il chiaro, lo scuro, e la mezza tinta, o più chiari, o
più scuri che sieno, non lasciano d'essere di quello stesso colore, del
quale la pittura a chiaroscuro si fa. Lodovico Mongioioso (nel suo Gal. Romæ Hosp.)
à tenuta opinione, che sotto nome di Monocromato s'intenda anche quella
pittura, che contiene in sè varj colori, ma non mescolati fra di loro:
come sono alcuni panni di Turchìa, parendogli che tale sia il sentimento delle parole dello stesso Plinio nel suddetto Lib. 35. cap. II. ove tratta d'alcuni simili panni d'Egitto, e come (diremmo oggi) sono i colori delle carte da giuocare,
nelle quali ogni colore è schietto senza mescolanza dell'altro. A
questo nome di Monocromato il citato Autore è di parere ancora, che
possano ridursi i disegni fatti sopra carta, servendosi della stessa carta per chiaro o per iscuro; onde il soprannominato Carlo Dati stimò, potersi anche dire Monocromati, i disegni di matita nera, o rossa, o di gesso, sopra cartaazzurra; i famosi cartoni di Michelagnolo, e d'altri eccellentissimi Pittori; quel ritratto che Apelle principiò col carbone sul muro alla presenza di Tolomeo, e tutte le stampe intagliate in legno o in rame;
perchè dice egli (e così è veramente) che quello scuro e chiaro, che da
il rilievo, non fa esser la pittura di colori diversi, ma d'un solo,
ove più, ove meno profondo. Fra' più celebri Pittori che abbiano operato
a chiaroscuro, si contano Andrea del Sarto, Fra Bartolommeo di S. Marco, Fiorentini; Polidoro da Caravaggio, ed altri di lui imitatori, usciti dalla squola di Raffaello.V. Mosaico di marmi commessi. m. Splendore. Lat. Splendor. m. Viuzza stretta. f. Strumento di ferro, col quale voltandolo dentro alla toppa, s'apre e serra usci, casse, e simili. m. V. Aguti. f. Fogna. m. V. Catenaccio. Piegare a basso. f. V. Vite.V. Gongole.¶ E chiocciole per similitudine diciamo alle scale che si volgono in giro, che anche diciamo scale a chiocciola o a lumaca. o m. V. Aguti. Membri degli ornamenti d'Architettura, che i Dorici facevano pendere dal regoletto sotto i correnti; per altro nome diconsi Gocciole. V. Membra degli ornamenti. f. m. Cortile de' Monasterj e Conventi, cinto di logge; detto così dal Latino Claustrum, per essere chiuso da tutte le parti. f. Piccolo strumentino d'acciaio a foggia di scarpelletto quadrato, con punta, o tonda, o mezza tonda, o quadra; il quale serve per lavorar metalli, che debbonsi smaltare, per rinettar figure di metallo, e per altri usi. o m. Dicesi quell'Artefice, che impiglia molto, e opera senza debita providenza, che si direbbe anche, imbroglione, e imbrogliatore. ¶ Da ciarpone ne viene acciarpare, che è operare senza diligenza, e senza distinzione. m. Quel vaso che sta sopra del principale Altare delle Chiese, dove si tiene l'Ostia consacrata. m. La parte superiore del Mondo, che è sopra gli Elementi. Lat. Coelum.
Vogliono gli Astrologi, che tutta la regione celeste in dieci Cieli si
divida; ne assegnano uno per Pianeto, alle sette Stelle Erranti, ciò
sono, Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; l'ottavo
Cielo è lo Stellato, dove sono le Stelle fisse, il nono Cielo è quello, a
cui attribuiscono il moto della trepidazione, che ogni cento anni fa un
grado; il decimo Cielo e quello che è chiamato primo mobile,
che à il suo moto diurno, e rapisce con esso tutti gli altri Cieli
inferiori. Sopra questi ne sono da' Teologi costituiti due altri, cioè
il Cielo Cristallino, e 'l Firmamento. ¶ E Cielo dicesi la parte superiore di molte cose; onde Cielo per Palco (V. Palco) e Cielo del forno, e Cielo di Carrozza etc. m. Quella parte del viso, che sta sopra l'occhio, quasi a difesa con un piccolo arco di peli. m. Quel terreno rilevato sopra la fossa, che sovrasta al campo, o che serve per dispartire un campo dall'altro.Circondare. add. Di Cielo; ma sempre si piglia per colore. Lat. Coeruleus. m. Figura lunga e tonda. f. Sommità. Lat. Vertex, apex.
f. Quel lineamento, o membro, che sta sopra qualsivoglia membro degli
ornamenti d'Architettura per finimento, il quale pure si compone di varj
membri. f. Un certo peluzzo, il quale con alcuni strumenti a ciò adattati, si leva da' panni lani per alcuni Artefici chiamati Cimatori, e serve agli Scultori, e Gettatori di metallo, per mescolare con terra da fare i modelli dell'opere loro, e l'anime per lo getto, acciocchè essa terra nel seccarsi non si fenda. V. Borra. o m. Voce usata dagli Architetti, ed è un membro della cornice intagliata. m. Luogo allato alla Chiesa, dove si seppelliscono i morti. Lat. Sepulchretum. Viene dalla parola greca &kgr;&ogr;&igr;&mgr;&eegr;&tgr;&eeacugr;&rgr;&igr;&ogr;&ngr; Coemeterium, che vuol dire dormentorio,
luogo dove si riposa, adattato poi dagli antichi Cristiani, al luogo
della sepoltura, per la certa aspettazzione del risorger de' corpi
nell'ultimo giorno ch'ora si dicono riposare. m. Un color rosso chiaro, buono per a fresco: servonsene molto i Pittori nelle carni, e ne' panni. È composto questo colore di Sinopia chiara, e Bianco sangiovanni. m. Bellissimo color rosso chiaro, il qual color rosso chiaro i moderni con voce nuova chiamano ponsò. Fassi con zolfo ed ariento vivo, a forza di fuoco il cinabro; e serve per dipignere a olio.V. Lapis amatita. m. Taglio malfatto, e diseguale, che si fa con forbici, o altro strumento mal tagliente, o male affilato. f. Circuito, cerchio, circondamento. Lat. Ambitus, circuitus.
Membro dell'imoscapo della colonna appartenente (secondo alcuni buoni
Autori) alle parti della medesima colonna; ma secondo altri, e con
questi i moderni, appartenente alla base. add. Da cignere, accerchiato, circondato. Pendere, star spenzoloni.V. Ciottolo. m. Sasso bislungo, col quale si ciottolano le strade. ¶ Ed il ciottolare dicesi ancora insiniciare. m. Pietra di color verde acerbo, e gialletto, che à in sè alcune macchie nere
grandi, e piccole, di quadrata figura. È poco men duro del Porfido; e
non serve per far figure, ma si ben colonne, porte pavimenti, e simili:
trovasene pezzi di non ordinaria grandezza. m. marmi che si cavano nelle montagne di Carrara, e altrove. Son pieni di vene, e servono a ogni altro lavoro, fuor che per figure. m. V. Arcipresso. e Verbo; Volgersi intorno, girare attorno. Lat. Circuire, ambire. add. Che va in cerchio. m. V. Cerchio. m. Il circondare. Lat. Circuitus, circuitio. Chiudere intorno, accerchiare. Lat. Circumdare, ambire. e add. Cinto. Lat. Circumdatus. f. Linea che termina la figura detta cerchio e circulo. add. da circonscrivere, limitato, terminato. Lat. Circumscriptus Limitare, terminare, prescrivere. Lat. Circumscribere. f. Circonscrivimento m. Il circonscrivere Lat. Circumscriptio. add. Vicino intorno intorno. Lat. Finitimus. Circondare. add. da circuire, circondato. m. Spazzio di luogo. Lat. Circuitus. avv. In cerchio. Lat. In girum. I Matematici Latini dicono Circulariter. add. da circulare, pieno di circoli. ¶ Circondato. Lat. Circumdatus. m. Intorniamento. Lat. Circulus, corona. f. Rigiramento in circolo. Lat. Circuitio. m. Ciglione, che spartisce, o chiude i campi. o f. Ricetto a guisa di pozzo, nel quale si raccoglie e conserva l'acqua piovana. f. Luogo murato, dove abita adunanza d'uomini, che vivono politicamente sotto le medesime leggi. m. Voce Latina. Chiostro. Lat. Claustrum. m. Voce Latina. Monticello, collinetta, add. Pendente, posto a pendìo. Lat. Declivis. m. Rottame di vasi di terra cotta. Lat. Testa, fictilium vasorum fragmentum. f. Voce Latina. Chiocciola della vite, detta anche femmina, e madrevite. m. Il mezzo della zucca del capo, intorno al quale si vanno rigirando i capelli. ¶ Dicesi ancora d'ogni altra sommità, che abbia dell'acuto, come di monti, di campanili, e simili. f. Quella parte del corpo de' Bruti, che stà opposta al capo, ed è congiunta alla spina della schiena. Lat. Cauda. e m. Quella parte del corpo degli animali pennuti, dove stanno le penne della coda. ¶ E parlandosi delli uomini, significa la parte ultima della spina della schiena, dove s'incominciano a dividere le chiappe. f. pronunziato con l'o stretto. La borsa de' testicoli delli animali. f. pronunziata con l'o stretto. Strumento di legno in foggia di cassa, con quattro piedi, aperta di sopra, e con una grattugia di piastra di ferro posta nel fondo, che sia minore di esso, per colare la calcina, la quale si dimena con la marra. Separare le parti liquide dalle solide, o vogliamo dire fecce, per mezzo di qualche colatoio o cola che sia fatta apposta, o vero per qualche panno rado. Lat. Colare.¶ In significato neutro, cader gocciolando. ¶ E colare vale ancora fondere. add. Atto a colare. Lat. Fluidus. add. da colare. Lat. Colatus. m. Strumento per lo quale si cola. ¶ Per lo vasetto di terra cotta, ove si
fondono i metalli detto coreggiuolo, o crogiuolo. f. Materia colata, e s'intende per lo più delle fecce, o parti solide, separate dalle liquide. Una certa gruma, tartaro, o pietra, che vogliamo dire, le quali in forma di radici son generate da alcune sorgenti d'acque molto crude, e grosse, come a Tigoli intorno al fiume Teverone, al Lago di piè di lupo, ed al fiume d'Elsa in Toscana, e altrove. Servono agli Architetti per adornar grotte, e fontane. f. pronunziato con l'o largo. Materia tenace, e viscosa; serve a diversi usi per attaccare, e unire, principalmente i legnami. Si fa con acqua, bollitovi dentro ritagli di carta pecorina; e dicesi di limbellucci, perchè per lo più s'adoprano quelle legature di carte pecorine, che fanno i Conciatori all'estremità di esse pelli, per tirarle, e assottigliarle, dentro d'alcuni cerchi, le quali estremità, diconsi volgarmente limbellucci, o carniccio, e per non esser molto tocche dal coltello del Conciatore, sono più grasse, e perciò più atte a far colla, la quale serve per dipignere a tempera, e indorare.
Si fa battendo il rosso dell'uovo col tritare in esso un ramicello di
fico tenero. Serve per temperare i colori da darsi sopra muro secco, o
tavole a tempera; e si possono con essa temperare tutti i colori,
eccetto che il bianco di calcina, per esser questo troppo forte. m. Un membretto piano sportante in fuori, che si fa in cima al fuso della colonna. m. Quella parte del corpo che sostenta il capo tra le spalle, e la nuca. Lat. Collum.¶ E dicesi collo alla più alta parte del fiasco, o della guastada, o d'altro vaso simile. ¶ E collo dicesi quella parte del piede dove s'affibbia la scarpa. La parte più bassa del capitello, sempre della grossezza del capo della colonna.V. Collo.V. Muscoli della Laringe, e della Deglutizione.V. Scheletro. Porre al suo luogo, dar luogo a che che sia, allogare, accomodare. Lat. Locare, collocare.
f. Termine pittoresco, che significa quello spartimento, e
accomodamento di figure, che si fa sopra un piano in tal modo, che gli
spazi sieno concordi al giudizio dell'occhio; cioè che il campo sia in
un luogo pieno, e nell'altro voto; ed a questa pratica si conducono gli
Artefici con lo studio d'opere eccellenti di gran Maestri. Leggonsi
bellissime regole di prospettiva per tale effetto nel Libro intitolato, L'inganno dell'occhio di Pietro Accolti Fiorentino. f. La parte concava deretana tra' l collo, e la zucca del capo. f. m. Stanza dove stanno i colombi, e dove covano.
f. È detta una certa ferma, e perpetua parte di muro ritto a piombo
dal piano del terreno all'alto, atto a reggere le coperture, Leon Batista Alberti.
E gli ordini di Colonne chiama egli un muro aperto ed in più luoghi
fesso. È la Colonna composta di diverse parti, ciascheduna delle quali à
i suoi membri; la base, il fusto, fuso, o corpo, e 'l capitello. La base è quella, che immediatamente sorge sopra l'ultimo finimento della cimasa del piedestallo; il fusto o fuso, o corpo,
è il restante della colonna sino al collarino; ed à pure le sue parti,
tali sono l'imoscapo, overo ratta di sotto, nel quale è la cinta o
cimbra; il ventre, ove è l'entasi, ovvero gonfiezza; il sommoscapo, o
ratta di sopra, ove è il collarino: il capitello
è quella parte, che si posa sopra la Colonna quasi capo di essa
colonna, le cui principali membra sono, il collo, il fusto, e campana,
l'abaco, o cimasa. Sono le Colonne principalissimo adornamento
dell'Architettura, perchè apportano comodo e vagezza. Con questo
s'adornano, Tempj, Palagi, Portici, Teatri, e Piazze, ed ogni altro
sontuosissimo edifizio. Dee la Colonna esser liscia, e ben tonda. Si
considerano in essa due linee, una giù per lo fuso, che si chiama asse, o centro del fuso, e l'altra in superficie, detta centina, ed alcune linee corte per lo traverso, che sono i varj diametri di que' cerchi, che in
diversi luoghi la cingono. Debbono le Colonne esser posate
perpendicolarmente; il che però riesce agli Artefici di molta difficultà
e Cicerone era solito dire, essere opinione
degli Architetti, che non fosse possibile il piantare Colonna, che fosse
perfettamente a piombo. Le proporzioni di esse Colonne di lunghezza,
grossezza, e corpo, sono diverse, secondo la natura degli Ordini. m. Ordini di colonne, portici e logge. e Dar di colore, o tigner con colore. e add. Che à colore, che à preso colore.
m. Secondo alcuni antichi Filosofi è una qualità nella superficie, o
nell'estremità de' corpi sodi e terminati, la quale gli rende visibili.
Di questi è principio formale il lume, e la trasparenza principio
materiale. Alcuni colori sono, e si dicono principali; ed altri mezzani, o secondi colori. Aristotile tenne opinione che due solamente fossero i colori principali, cioè il bianco, e 'l nero; e tutti gli altri disse esser colori mezzani, come participanti di quei due. Altri sono stati di parere, che i principali sieno sette, cioè il bianco, il nero, il giallo, il rosso, il verde, la porpora, e l'azzurro, chiamando mezzani
tutti gli altri, come che da questi derivino. Di questi colori, o per
meglio dire, di quegli de' quali i Pittori si servono, alcuni sono naturali (e questi sono per lo più terre)
ed alcuni si fanno artificiosamente; e gli uni, e gli altri mescolati
fra di loro, quando più, quando meno, cagionano un numero infinito di colori secondi,
co' quali giugne il perfetto Artefice ad imitare tutte le cose
naturali, ed artificiali, e a dare all'opere sue rilievo e vivacità. : Diconsi quelli, che o si trovano nelle cave, o son fatti artificiosamente dagli Alchimisti. : Diconsi i colori di terre, e pietre, i quali come si trovano, e sì adoperansi; senza fargli passare per fuoco, o per alcuna maestranza. m. Il colorire: fra i Pittori dicesi buon colorito, e cattivo colorito del tal Maestro ; ed il tale à buon colorito, o cattivo colorito.V. Freschezza. m. Statua d'eccedente grandezza, o sia scolpita, o di getto.V. Di colpi.
Unire perfettamente, e dicesi di due corpi che nella lor superficie si
tocchino fra di loro talmente, che se è possibile, fra le parti
tangenti dell'uno e dell'altro, nè meno l'aria abbia luogo, e non
v'apparisca convento. m. La più alta parte de' tetti, che piovono da più d'una banda. Misurare insieme, agguagliare, paragonare l'uno coll'altro. Lat. Commetiri. add. da commettere, congiunto, incastrato. m. Lavoro di commesso, e lavorar di commesso, dicesi di quella sorte di pittura; o vogliamo dire di Musaico di pietre, che chiamasi ancora chiaroscuro di commesso. ¶ Propriamente è quel bellissimo lavoro, che si fa commettendo insieme, con industrioso artificio, pietre
durissime e gioie, per fare apparire figure, animali, frutti, fiori, ed
ogni altra cosa, in tavole, in stipetti, e in simiglianti opere. La
perfezzione di tal lavoro ebbe suo principio nel passato Secolo, sotto
la protezzione de' Serenissimi di Toscana, nella loro real Gallerìa, dove del continovo si fanno di tale artificio, opere maravigliose, e di prezzo impareggiabile. ¶ Dicesi ancora lavoro di commesso, una certa sorta di Pittura, che circa il 1470. fu da Sandro Filipepi, detto il Botticello, ritrovata, e da altri Pittori messa in uso in Firenze,
per fare stendardi, e bandiere, commettendo insieme pezzi di drappi di
varj colori, e formando con quei pezzi figure, o altro, facendo apparire
il color del drappo dall'una, e l'altra parte. e f. Incastratura, congiuntura. Lat. Compages, compago. e f. Il comischiare,
mescolamento. Lat. Commistio. Mettere insieme, unire strettissimamente che che sia, congiugnere, incastrare, far combaciare, intendendosi di pietre, legnami, e simili; il che anche diremmo, congegnare. m. Quei che commette, l'Artefice di lavori di commesso. m. Strumento Geometrico, che forma il cerchio, detto volgarmente le seste;
perchè la distanza dall'una all'altra punta, ch'è l'intervallo della
circunferanza al centro del cerchio, si adatta sei volte appunto dentro
la detta circonferenza, formando la figura detta esagono equilatero ed equiangolo. f. Accozzamento, e mescolanza di cose. add. Membruto, grosso, atticciato di membra Lat. Habitior. f. Vaso di terra cotta, di gran concavità, e di larghissima bocca. ¶ E conca è una sorta di nicchio de' maggiori che si trovino; ma le si suol sempre dare l'aggiunto di marino, dicendosi Conca marina. add. Insieme incatenato, congiunto, collegato. f. Profondità, profondo. add. Incavato, profondo, cupo, opposto di convesso. m. Concavità, ed è il piegamento della linea circolare, dalla parte di dentro, a simiglianza della Lettera C. f. Nicchio Marino, quasi piccola conca. Lat. Conchilium, conchile. m. Canale chiuso per varj usi, e spezialmente per condurre acque; e secondo ch'e' si vuol fare, o stretto, o largo, s'adoprano minori, o maggiori canne di piombo, o cannelle di terra cotta, detta anche doccini, e doccioni. Ficcar chiodi per unir cose insieme, e per altro effetto. add. Ficcato, in muro, in legno, o altra cosa simile, a forza di colpi di martello. Lat. Cofixus, confictus. Mescolare insieme varie materie, sensa distinzione, e senz'ordine, per istruggere, liquefare, e fondere. add. Di simil forma, somigliante. f. Simiglianza di forma. Lat. Similitudo. add. da confondere, mescolato in maniera, che più non si riconosca.V. Commettere. Mettere insieme due cose, unire o accostare una cosa all'altra. m. Il congiugnere. o f. Il termine, o la parte estrema, dove si collegano e congiungono le cose. f. Congiugnimento, unione; quella, che si fa di pietre con pietre, e di mattoni con mattoni,
serrando nelle fabbriche gli uni, agli altri, in quella maniera che si
farebbe, se alcuno con le dita della mano destra intraprendendo quelle
della sinistra, le strignesse. Alberti. Improntare le monete, o le medaglie, col conio. Improntare le monete, o medaglie, per via di getto; il che si fa dentro ad uno strumento di ferro proprio de Gettatori, detto staffa, per la somiglianza che à con le staffe da cavalcare. Dicesi quando per improntare il conio nelle medaglie, o monete, s'adopra lo strumento di ferro detto vite. add. da Coniare, impresso, effigiato m. Chi conia, l'Artefice, che lavora di conio, monete, o medaglie, altrimenti detto Battinzecca, coniandosi per lo più nella Zecca (ch'è il luogo pubblico dove si fanno le monete) battendo col martello sopra del conio sopraposto alla moneta o medaglia. m. Stromento di metallo, o di legno, da una testa tagliente, e verso l'altra talmente ingrossando, che pigli forma piramidale; onde percosso à forza di penetrare, e fendere. Lat. Cuneus.
, si chiama ancora quel ferro colquale si coniano le monete, o
medaglie, essendo in esso intagliata la figura che s'à da imprimere in
quelle: e dicesi altresì, Torsello, e Punzone. ¶ E Conio ancora significa l'impronta coniata nelle medaglie, e monete ¶ E talora pigliasi per la stessa moneta. Lat. Æs, pecunia. Mettere in rovina, fracassare, sbattere. Lat. Conquassare. Ordinare, fabbricare. Tenere, e racchiudere dentro di sè. Lat. Continere. m. Il contenere. add. Vicino, accostato, rasente, posto in maniera che tocchi che che sia. Ricorcere, rivolgere. Lat. Contorquere, convertere. o m. Lineamenti delle figure, ed altre cose, che si fanno in disegno. V. Lineamenti. Imitare, fingere, far come un'altro, e per lo più ne' gesti, e nel favellare. ¶ I nostri Artefici se ne vagliano alcuna volta per lo stesso, che ritrarre.
m. Cosa che adequi un'altra nel peso, e per lo più serve di strumento a
muover le macchine, sorreggendole che non precipitino, ma si muovano
col moto che vuole l'Artefice di esse macchine. m. Il contrapporre. Lat. Appositio. Porre contra, opporre. Lat. Opponere obijcere. add. da contrapporre, opposto. Lat. Oppositus. m. Raunamento, raccozzamento, congregazione, adunanza. ¶ E convento significa anche l'abitazione de' Regolari, perchè ivi si ragunano, e convengono molti ad abitare. Lat. Coenobium. Termine de' nostri Professori e significa quella poca d'apertura, o fesso, che rimane fra due pietre, mattoni,
o altre cose, che si voglia insieme congiugnere, ancorchè strettissima
si faccia la congiunzione di esse: onde fa di mestieri riempierla di stucco,
o d'altra simil materia, per fare apparire il continovo dove non è,
massimamente se saranno braccia, o gambe, o altre membra di statua. add. Incavato. m. Il rilevamento della linea circolare nella parte esteriore, opposto di concavo. o f. Secondo l'Alberti, Una delle sei parti degli edificj, e dicesi quella, che nella più alta parte di essi sta esposta a ricever le pioggie. ¶ E dicesi ancora quella, che in lungo, e largo, s'estende sopra il capo di chi sta dentro, come sono palchi, volte, ed altro. f. Dovizia, abbondanza. Lat. Copia.
Fra' nostri Artefici, dicesi quella opera che non si fa di propria
invenzione, ma si ricava per l'appunto da un'altra, o sia maggiore, o
minore, o eguale dell'originale. Far copia, ricavare dall'originale, far cosa simigliante a cosa fatta. m. Colui che copia dall'altrui originale; cioè quei che non fa d'invenzione, ma con esemplo. avv. In copia, abbondantemente, doviziosamente. Lat. Copiosè abundanter. f. Abbondanza. Lat. Copia, ubertas. add. Abbondevole, abbondante. Lat. Copiosus, affluens. f. La parte di dietro del capo che i Latini dicono Occiput. ¶ Donde accoppare, percuotere con bastone, o altro, nella coppa per uccidere, essendo colpo mortale la percossa grave nella coppa. Vaso d'oro o d'argento col coperchio, per uso di bere.V. Diaspro di Sicilia detto Corallina.
m. Sorta di pianta, che nasce nel mare, fatta a figura d'un'Alberetto
con ramicelli in gran numero, ma però senza foglie o frutto, e senza
barba: è di color verde, ed alcuna volta cenerino per di fuori, ma rosso per di dentro. Il Cesalpino
afferma, questa pianta avere in sè un certo lattificcio, che cascando,
fa rinascere altro corallo. Si pesca in gran numero con reti, presso la Corsica e Sardigna; e cavato dall'acqua s'indurisce al pari del marmo.
Servonsene gli Architetti, per adornamento di grotte, e fontane: e non
son mancati eccellenti Scultori, che in esso abbiano intagliate belle
figure. Dioscoride fa menzione di un certo corallo nero, ch'egli chiama Antipate, il quale brunito è similissimo all'Ebano: à radice poco
men grossa d'un braccio l'altezza di tutta la pianta. Trovasi ancora un'altra sorta di corallo bianco come l'avorio, con ramicelli pieni di nodi, pieni di buchi, ed è di durezza simile al marmo: ma dove e' nasca, o si pruduca, ancora non è venuto a nostra cognizione. f. Fila di canapa, di lino, d'erba, di seta, e simili, rattorte insieme, per uso di legare.
Stare a corda; e dicesi di quelle muraglie, ornamenti, o altre cose, la
superficie o faccia delle quali è situata in posto tanto pari, e a
retta linea a quella di altra corrispondente, che tirando una corda, la
quale tocchi la superficie o faccia della prima, tocchi altresì per
tutto egualmente quella della seconda, senza che nè punto, nè poco essa
corda verso alcuna parte si torca, o pieghi; e allora si dice cordeggiare l'una coll'altra, o stare a corda. f. Corda piccola. m. Sorta d'ornamento fatto a foggia di corda.¶ E cordone è un'ornamento d'edificio per lo più di pietra,
mezzo tondo, fatto a foggia di bastone o di corda sportante in fuori,
col quale si adornano, e cingono per ordinario i bastioni e baluardi,
facendolo posare sopra l'estremità della scarpa, quasi per divisa fra
essa e 'l muro che le sorge sopra a piombo. o m. V. Colatoio.V.Ordine Corinto. f.V.Membra degli ornamenti. Cornice con architrave senza fregio. m. Membro principale d'Architettura, che si pone sopra 'l fregio. V. Cornice in Membra degli ornamenti. f. Gioia che da ogni buon'Autore è riposta fra le spezie della Sarda; e anch'ella di color rosso, sebbene non tanto pieno, ma quasi simile al color della carne. L'Orientale è trasparente, e rossa: trovasene nel Reno, e questa è di color tanto rosso, che quasi arriva a quello del minio: à varie virtù, particolarmente di stagnare il sangnue
del naso, de' mestrui, e delle morici. A' nostri Artefici serve, come
s'è detto dell'altre gioie per fare bei lavori, e ricchi ornamenti. V. Sarda. m. Quell'osso lungo e acuto, che anno alcuni animali quadrupedi in testa. Lat. Cornu. add. Che à corna. Lat. Cornutus. m. Luogo dove si cantano i divini ufici. À anche altri significati. f. Ghirlanda, ornamento da portarsi in capo. Lat. Corona.¶
E per quel Regio ornamento di varie materie, e fogge, di che si cingon
la testa i Monarchi, ed altri uomini illustri, e che per ragione de'
titoli si pone ancora sopra l'armi o insegne.V. Membra degli Ornamenti. add. Ornato di corona Lat. Coronatus. o add. Grosso di corpo. Lat. Corpulentus. e m. Diminutivo di corpo, corpo piccolo o debole. m. Materia tangibile, e visibile. Lat. Corpus.¶ Per la parte corporea del composto dell'animale, e per pancia, e casso. o del piedistallo, o piedestilo V. Piedistallo.V. Colonna. add. Grave di corpo per grassezza o per grandezza di mole; grosso denso, e pieno. m. o f. legni lunghi quadrangolati; servono a più e diversi usi, ma particularmente per far palchi, e coperture d'edifizi. Con questo termine si trovano denominati alcuni, ornamenti Dorici detti Triglifi,
le teste de' quali facevano uscir fuori delle tavole o fregi, a piombo,
intagliando le lor fronti, per lo lungo con tre solchi equidistanti
incavati con angoli in squadra e scantonati ne' canti vivi;
fra l'uno e l'altro corrente intagliavano teste di Tori, vasi, ed altri
strumenti, che servivano a' sacrifizi, e sotto i correnti ponevano un
regolo, del quale pendevano i chiodi, o gocciole, di
cui si parlerà a suo luogo sotto la voce Membra degli ornamenti. e | e | | m. Andito sopra le fabbriche per andare dall'una parte all'altra. Lat.Pergula.
f. Luogo puro senz'edifizi: quello spazio che è compreso dall'atrio, o
cortile, detto da' Latini Area, o perchè essendo scoperto, e senza
edifizio, sia dagli ardori del sole fatto arido, o per altra qualsisìa
cagione. f. Scorza, pelle, o crosta degli alberi, ed ogni altra cosa, che abbia la parte esteriore dura.
Dicesi l'una e l'altra parte di fuori, che rimane a vista dell'occhio,
cioè nell'interiore, o esteriore parte della fabbrica, a distinzione
del ripieno della medesima muraglia; che è quello che è fra le due cortecce, e l'una e l'altra chiamasi ancorafinimenti , massimamente se saranno incrostati di marmi, pietre, o simile. f. Lo esser corto. Lat. Brevitas. e f. Diminutivo di corte, corte piccola. | o | |
m. Luogo spazioso e aperto, adornato di logge, o cinto d'alte mura,
sopra 'l quale corrispondono tutte l'altre membra minori della casa.
Viene questo chiamato da Leon Batista Alberti,
la parte principale, e quasi un pubblico mercato dell'edifizio,
servendo comodamente all'entrare, ed uscire, ed a dare i lumi alle
stanze: ed è quello che contiene la corte, la quale riceve le piogge
raccolte da ogni tetto della casa. f.Vedi Alia. add. Di poca, o piccola lunghezza. f. Quella parte del corpo dell'animale dall'anguinaia al ginocchio: la parte superiore che si unisce al Codione dicesi Fianco, dagli Anatomisti Femore.V. Muscoli.V. Femore in Scheletro. e f. L'ossa torte in giro, che si partono dalla spina, e vengono al petto, e che danno forma al torso dell'animale. m. Il luogo, ove sono le costole, e spezialmente la parte dinanzi, e da' lati, del torso dell'animale. f. La pelle del capo dell'Uomo. add. da cuocere, stagionato al fuoco. m. V.Scheletro. add. Che cresce. f. m. Il crescere. Lat. Incrementum, augumentum, accretio, accrementum. Accrescere. Lat. Augere.¶ E per farsi maggiore, prendere augumento; e dicesi non tanto del corpo, quanto ancora dell'altre cose inanimate. add. Atto a crescere. f. Grinza, e particularmente quella della pelle. add. Che à crespe, contrario di disteso. f. Quella carne rossa, che anno sopra il capo i Galli, e qualche altro uccello. ¶ Per similitudine dicesi la cima del Morione, e della Celata. ¶ E per sommità, e cima semplicemente. ¶ E cresta del muro
dicesi quel termine a scarpa, fatto in cima de' muri divisorij d'orti e
corti, dalla qual cresta si viene in cognizione del padronato dello
stesso muro. f. Terra tenace. add. Di qualità di Creta, pieno di creta. Lat. Cretosus. m. Pelo lungo che pende al Cavallo dal filo del collo. Lat. Iuba. add. Che à crini. Lat. Crinitus.
m. Dalla voce greca
&khgr;&rgr;&uragr;&sgr;&tgr;&agr;&lgr;&lgr;&ogr;&sfgr;
Chrystallus che significa Diaccio. Gemma lucida, e chiara, che dicono
esser ghiaccio petrificato, come si cava da Plinio.
Non si trova, se non dove continuamente giace la Neve. Cavasi in certe
Montagne così aspre che non potendole camminare gli uomini in ogni lato,
vi si fanno calare con funi.
Mattioli. Serve a varj usi e vi sono stati anticamente, e modernamente uomini eccellenti, che anno in esso Cristallo intagliati vasi, e bellissime figure d'incavo, e di basso stiacciato rilievo.Vetro purgato (così detto per assomigliarsi al Cristallo gemma) di cui si fanno diversi, e varj lavori. V. Vetro. add. Del colore di Zafferano, o del Grogo, cioè del colore tra giallo, e rosso. Muovere dimenando in quà e 'n là.V. Corteccia. m. Gombito, gomito, la piegatura che è al mezzo il braccio dell'uomo. Lat. Cubitus¶ Sorta di misura antica. Lat. Cubitus.V. Muscoli.V. Scheletro. f. Cazzuola, o mestola da Muratori. ¶ E cucchiara altresì è uno strumento di ferro
fatto a mezzo cilindro con manico lungo, del quale i Bombardieri si
servono per metter ne' pezzi dell'artiglierie la polvere da caricargli. m. Nome dell'Anfiteatro di Roma, quasi Colosseo. m. La parte di dietro del corpo dell'animale, colla quale si evaquano gli escrementi. m. Strada sotterranea per iscalzar mura di nemici, e per opporsi allo scalzamento, detta più communemente, mina, e contrammina.
Tenere al fuoco che che sia, tanto che per lo riverbero del calore si
alteri, o muti da quello ch'era prima, senz'alterarne la figura o
sembianza; ed è assai più che scaldare, e molto meno che abbruciare.
Fassi in più e diverse maniere, e per diversi fini ed effetti, secondo
il bisogno. m. Pelle d'animale conciata; serve a più usi; adopranlo gli Scultori per dare il lustro alle statue; ed i Pittori anche, come Paolo Veronese e altri, fecero sopra 'l cuoio belle pitture. add. Concavo, profondo. m. Concavità, profondità.
f. Volta, che rigirandosi intorno ad un medesimo centro, si regge in
se medesima. Usasi per lo più per coperchio di sacri edificj. Lat. Fornix, testudo.
m. Pezzo tondo di trave, che adoprano gli Architetti in occasione di
condurre cose d'eccedente peso, e grandezza, sottoponendo per traverso i
curri alle medesime, per rendere il terreno lubrico; perchè il curro
altro non è, che un composto di molti cerchi insieme congiunti: e
siccome i Matematici affermano, che il cerchio non tocca una linea
retta, se non in un punto, così con una sola pinta, siasi pure quanto si
voglia aggravato il curro, facilmente si muove. Debbono però i curri
esser fatti di legname molto sodo,
acciocchè aggravati dal peso non s'ammacchino, e cessino di fare
l'ufizio loro. Usano anche valersi di curri cerchiati di ferro nelle testate, facendo in essi cerchi quattro buchi, che arrivino quasi al centro del legno, perchè quando il peso sia eccedentissimo, si possa per entro di essi buchi far passare le punte de' pali di ferro, co' quali facilmente sien fatti girare sul suolo. add. Piegato, arcato. Lat. Curvus. f. V.Taglia. f. Collottola, la parte di dietro del collo.
posto avverbial. Dalla più alta parte, dalla sommità, contrario di da piè. m. V. Zoccolo. posto avverbial. Per fianco.
posto avverbial. Dicesi del disegnare, dipignere, modellare, o
scolpire, con aver davanti il naturale, quello imitantando; e la cosa
così fatta dicesi fatta dal naturale. posto avverbial. Da basso, dalla parte più bassa. Lat. Ab ima parte. posto avverbial. Dal luogo vicino. Il gettar che si fa l'acqua
forte sopra rame coperto di vernice, che si fa in questo modo. Prima si unterà la parte di dietro del rame che è scoperta, si come ancora le grossezze dello stesso, con sego da acqua forte; poi fermato il rame a pendìo sopra una tavola, con un vasetto si va gettando sopra esso l'acqua forte egualmente per tutto, rivolgendo perciò il rame; l'acqua forte si fa cadere in un recipiente per poterla ripigliare caduta, e seguitare a darla sopra esso rame, finchè sia finita l'opera, osservando bene la maggiore o minore impressione che l'acqua forte vada facendo, per accertarsi ch'ella non roda oltre al bisogno, dove non vorrà l'Artefice aggravare l'intaglio. Quel lavoro che fa l'Intagliatore ad acqua forte, coprendo il suo rame colla vernice; e si fa in questo modo. Dopo che il rame sarà ben netto, si ponga sopra il fuoco; e quando è alquanto caldo si levi, e piglisi della vernice, posandola con le dita sul rame, e con le medesime distendendola con dolcezza, acciò venga il rame
coperto per tutto egualmente, guardandosi bene in quell'atto dalla
polvere: poi con la palma della mano ben netta si vada battendo, e poi
lisciando essa vernice, finchè il rame sia egualmente coperto; e dipoi, perchè la vernice
e alquanto sbiadata di colore, per annerirla, acciò sopra di essa
campeggi maggiormente il taglio, si pigli una candela di sego accesa,
che non scoppietti punto; e tenendola sotto al rame vernicato, si vada essa vernice facendo nera col fumo della candela. Per farla poi seccare, s'accenda quantità di carboni,
in modo che sien tutti infocati, e non scoppiettino, e di essi si formi
come una siepe della grossezza di quattro dita, lasciando tanto vacuo
nel mezzo quanto e la grandezza e la forma del rame, il quale si posi sopra qualche ordigno di ferro accomodato sopra il vacuo per lo spazio d'un'ottavo d'ora in circa; e quando il rame cesserà di fumare, allora si leverà, tentando la vernice
con una punta, per riconoscere, se fusse troppo o poco asciutta, perchè
essendo asciutta tanto che la screpoli, sarà necessario levarla e darne
altra; volendola freddar presto, massimamente s'ella mostrerà
d'inclinare al troppo duro, si getterà dietro al rameacqua fredda. avv. Da ogni parte. Lat. Circumcirca. m. Quella cornice di pietra,
o altro, sopra la quale si posano gli stipiti delle finestre, detta
così per l'avanzare che fa, ed uscir fuora della facciata della parete e add. Di poca forza, fiacco, fievole, e f. Lo esser debole, fiacchezza, fievolezza. Lat. Debilitas, imbecillitas. e avv. Con debolezza. Lat. Debiliter, imbecilliter. m. Figura di dieci lati ed angoli Abbassare, calare. m. Scesa. m. V. Osservanza del decoro. add. Che non à la debita forma, sproporzionato. Lat. Deformis. f. Bruttezza, lo esser deforme. f. L'esser denso. Lat. Densitas, spissitudo. add. Aggiunto che si dà a corpo unito, e ristretto insieme, come metallo, marmo, e simili, contrario di raro, e poroso. Lat. Densus. add. Che à denti, e dicesi di strumento, come lima, sega, ruota, e simili, che anno intaccature dette denti. m. Uno di quei piccoli ossi, che sono in bocca fitti nelle gengìe, co' quali si mastica il cibo. Lat. Dens.¶ Per quella tacca, che anno alcuni strumenti di ferro, come lima, sega, ruota, e simili, per aver qualche similitudine col dente dell'Animale.V. Calcagnuoli.Vedi Scheletro. m. Ornamento a guisa di denti, che va sotto la cornice, detto da Vitruvio Denticulus. V. Membra degli ornamenti. avv. di luogo, e significa internità,
cioè nella parte interna, o interiore. Lat. Intrò. f. Nome della mano detta altrimenti, ritta. Lat. Dextera. Voce Latina. Sozzare, far divenir brutto. Lat. Deturpare. m. L'insegna o corona imperiale o reale, che appresso gli Antichi era una fasciuola di tela bianca,
come un nastro, che portavano avvolta al capo i Rè e gli Imperatori,
per contrassegno della loro sovranità oggi largamente si piglia per ogni
corona reale di qualunque fatta ella sia. f. Quell'ornamento circolare, e luminoso, che si dipigne sopra il capo dell'Immagini del Salvatore, o de' Santi. m. Dalla voce Greca. &agr;&dgr;&iacugr;&mgr;&agr;&sfgr;Adamas. che vol dire indomabile. Gioia preziosa, nobilissima d'impareggabil durezza, e splendore, onde il Cardano di Subtilit.
la stima la più nobile di tutte l'altre. I Greci la chiamarono Adamas,
che significa indomabile, attesochè con difficultà si franga, anzi
riporta vittoria fin del fuoco, non lasciandosi sopraffare dal di lui
calore. Plinio (Lib. 37. C. 4.) distingue il Diamante in cinque spezie; cioè. Quello d'Arabia, che nasce in oro perfettissimo, benchè ritenga alquanto di pallore: quel dell'Indie, che non nasce nell'oro, ma poco differisce dal primo, ed è da due lati appuntato: quello di Macedonia al quanto grande: quello di Cipri,
ed il Siderite, che è alquanto più, grave delli altri, ed è frangibile a
forza di gagliardi colpi, ciò che non addiviene alle altre, spezie
delle quali si servono i nostri Artefici, per intagliare ogni durissima
materia, in questo modo. Infondono il Diamante in caldo sangue di Becco,
poi lo perquotono gagliardamente, ed in tal modo lo spezzano in
minutissime parti, che artificiosamente incastrano in ferri, co' quali
poi conducono i nominati loro lavori.
m. Quella linea, che toccando ambedue le bande della circonferenza, o
giro d'uno cerchio, passa per lo centro di quello, dividendolo per lo
mezzo. m. Pietra dura, che si annovera fra le Gioie di minor pregio, e trovasene di diversi colori, e di varie speziePietra durissima di color rosso alquanto macchiato con piccole macchie di forme diverse, tutte diacciate, altre rosse: sbiadate, altre bianche sudice, altre bige, altre nere; ma le più rosse sbiadate.
Serve solamente per lavori di quadro, perchè quel diacciato, che à in
sè, impedisce il poterne far lavori di commesso gentile, schiantando con
facilità. Si lavora con sega, ruote, e spianatoi; e riceve pulimento
assai buono, ma non quanto i Diaspri Orientali: se ne trovano pezzi di
ragionevole grandezza. Una spezie di Diaspro, che nasce in Arabia, in Persia, e in Cipri; à colore simile alla malva, e senza trasparenza. L'usano in Germania assai, per tenere appeso al collo di piccoli Fanciulli.Una pietra dura di color rosso scuro; tramezzata di macchie: bianche, che si lavora a forza di sega, spianatoio, e smeriglio. Trovasi a Barga
nello stato Fiorentino, in lunghezza di braccia cinque, larghezza di
due e mezzo, il maggior pezzo: serve per ornamenti e lavori di commesso.Pietra durissima con diverse righe a similitudine, quanto alla forma, del legname dell'ulivo segato; ma di diversi colori, cioè rosse scure, nericce, bianchicce, e azzurrigne, pendenti in giallo, più chiare e più scure, e avvinate:
altre larghe per la grossezza d'una penna dà scrivere, altre più
strette, ed altre sottili, quanto fila minutissime, o capelli, alterate
da qualche macchia bianca livida, o azzurrigna,
con qualche magagna, ma senza peli: nelle macchie, che più
s'assomigliano all'Agata, riceve bellissimo pulimento. Lavorasi con
sega, spianatoio, e ruota: serve per lavori di commesso, e forme; e
trovansi pezzi di grandezza fino a due terzi di braccio. Pierra durissima di color nero, contenente in sè alcune nuvole sfumate, fra il bianco, il nero, e l'azzurro, e attorno à macchie fra 'l rosso
e 'l giallo, e 'l bianco sudicio, le quali pure anno in sè alcune macchie tonde nere, granite di qualche piccolissima macchia gialliccia;
riceve pulimento acceso; si lavora con sega, ruote, e spianatoi: serve
per lavori di commesso; trovansene di grandezza d'un palmo, e queste son
le maggiori; à qualche pelo.Pietra durissima del color della Rosa, con macchie a foggia delle vene del legname, ma più sfumate; alcune delle quali di color di Rosa, strette a principio, nel raggirarsi poi fra loro si dilatano alquanto; altre di colore fra 'l bianco, e 'l rosato; ed altre fra 'l bianco, e 'l verde, rigirate da una macchia di giallo dorato con altre macchie capelline, ed alcune rosse rosate
più accese nell'estremità. Trovasene di grandezza di mezzo braccio:
serve per lavori di commesso, perchè riceve pulimento acceso acuto; ma
nelle macchie che pendono in verde, riceve
pulimento grasso. À qualche magagna, o tarlo; ed alcune, ma rarissime e
piccolissime macchie in forma tonda, e queste sono trasparenti: lavorasi
con sega, ruota e spianatoio.Pietra durissima, tutta lineata per lungo con vene capelline e nere ondeggianti, e qualcheduna bianca sudicia sottilissima. È del color proprio della noce d'India; e vogliono alcuni, che sia veramente legno,
che in quelle, parti si petrifichi. Si lavora come gli altri diaspri,
con sega, ruote, e spianatoi; serve per lavori di commesso, e se ne
trovano pezzi assai piccoli.Pietra durissima, che per essere alquanto ruspa, e grassa, riceve ordinario pulimento. À fondo verde, ed è abbagliata di macchie paonazze, più o meno scure, picchiettata o granita da altre piccolissime macchie, bianche e gialle: à gran quantità di peli, e alcune vene bianche sottilissime. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota: e di Boemia ci vien portata in pezzi non maggiori d'un braccio. Serve per lavori di forme, di commesso, e d'altro.Pietra durissima, macchiata con macchie gialle dorate vivissime ed accese, che si raggirano intorno ad altre macchie rosse focate, più o meno scure, sfilate a foggia d'una nappa di seta
con le fila dilatate o sparse, più corte e più lunghe, ed alcune che si
raggiran fra di loro a foggia d'onde, e queste più larghe; e fra esse
appariscono alcune macchiette violate di diverse forme di color giallo sudicio, e giallo chiaro, abbagliate o velate sopra di un certo avvinato più chiaro, e più scuro, tramezzate; ed anche alcune di esse circondate da alcune righette, o venuzze nere; e dove le macchie pendono fra 'l giallo chiaro, e 'l bianco, si vede la pietra
trasparente. Serve per lavori di commesso; e si lavora con sega,
spianatoi, e ruote, ricevendo lucidissimo pulimento: se ne trovano pezzi
di grandezza di mezzo braccio in circa; anno qualche magagna, che
chiamano tarlo, per esser simile al legno tarlato; ma però sono alquanto rare.Pietra durissima d'ottimo pulimento, di color giallo scuro, attorniata di righe di giallo acceso, e altre di giallo sudicio sfumate: ed à in se qualche vena bianca e paonazza. Portancela di Boemia in pezzi di mezzo braccio al più, si lavora con sega, spianatoio, e ruota; serve per lavori di commesso, e forme.Pietra durissima, che di quel luogo c'è portata in piccoli pezzi; è di colore tutto giallo scuro:
à contuttociò alcune magagne, rotture, e peli, ed alcune sottilissime
venuzze come capelli; ma però molto lontane l'una dall'altra. Lavorasi
con sega, spianatoio, e ruota; serve per lavori di commessi. Una pietra durissima, che altro non è (secondo i Periti) che legno della quercia impietrito. Di questa pietra veramente maravigliosa, nella real Gallerìa del Serenissimo Granduca, è un tronco o ramo, lungo circa un braccio, che segato per testa, mostra tutto il lineamento della parte interiore di tal legno;
e non è a notizia nostra, che se ne sieno veduti altri pezzi. Vale per
lavori di commesso; tagliasi, e puliscesi come gli altri Diapri,
con sega, ruote, e spianatoi. Riceverebbe bellissimo pulimento, se non
avesse molte doppiezze, e falde, ed alcuni piccolissimi peli, grossi
come capelli, che gli danno qualche impedimento.Pietra durissima di fondo rosso scuro, nel quale si raggirano alcune macchie gialle ondate, alcune più, alcune meno chiare; tiene ancora alcune macchie verdi sfumate, altre nericce, e rosse scure sudice, con qualche vena bianca sudicia,
a somiglianza di quella dell'Agata, e queste son trasparenti. Il
maggior pezzo non eccede la grandezza d'una mano: lavorasi con sega,
spianatoio, e ruota; riceve bel pulimento; e serve per lavori di
commesso.Pietra durissima fregiata di strisce verdi scure, che dolcemente terminano in righe verdi chiare, con altre righe rosse focate, assai strette. À altre strisce in mezzo gialle chiare accese, e gialle scure; e tra 'l verde veggonsi alcune gocciolette rosse focate, alcun'altre di color carnicino sudicio;
e queste solamente son trasparenti. Riceve pulimento grasso, ed à
qualche pelo, o vena. I pezzi che si veggono quà, sono d'una grandezza
d'una mano al più. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; e serve per
lavori di commesso.Pietra durissima, che in alcuna parte è tutto verde acerbo, venato di verde più scuro; ed in altre parti è mischiato di macchie bige, tramezzate d'alcune macchiette verdi chiare sudice, e picchiettate d'altre piccole macchie bianche sudice.
Riceve pulimento grasso, e non è punto trasparente. Serve per lavori di
commesso, e forme. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; e non se ne à
se non piccoli pezzi.Pietra durissima circondata di tutto verde scuro, in qualche luogo sfumante in verde giallo; e dentro al verde à certe macchie rosse accese,
a guisa di sangue che sia stato sparso in terra in gran copia; intorno
alle quali veggonsi in qualche distanza altre piccole macchie di figura
tonda del medesimo sangue. À molte rotture, e peli; nelle parti salde
riceve pulimento acceso: la maggior grandezza, che si trovi, è di circa
mezzo braccio, lavorasi con sega, spianatoio, e ruota. Serve per lavori
di commesso, colonnette, e forme.Pietra durissima mischiata di colori, verdi, gialli, rossi, carnati, bianchi, e neri,
e fra di loro confusi, con un certo velamento che gli rende tutti uniti
in una bella macchia. Piglia pulimento acceso. Nelle macchie carnate s'assomiglia all'Agata ed in queste è trasparente, e nell'altre nò. Trovansene pezzi di grandezza d'una mano al più. Altri verdi ve ne sono di simile durezza; ma con macchie in forma di strisce, sfumate di colori verdi scuri, verdi chiari, rossi focati, e rossi sudici; le quali strisce tutte son picchiettate de' medesimi colori, cioè di rosso nel verde e di verde nel rosso, e così vadisi discorrendo: nelle macchie rosse sudice
è trasparente, e nelle altre nò. La maggior grandezza che si vegga fra
noi è d'un terzo di braccio: lavorasi come tutti gli altri diaspri, con
l'aiuto dello smeriglio, per mezzo di seghe, spianatoi, e ruote; serve
per lavori di commesso, e forme.Pietra durissima, e forse il più degno e prezioso diaspro che si trovi: è di color rosso focato; si lavora solamente a forza di ruota: trovasene in grandezza d'un braccio al più. Di questa gemma sono i Globi dell'Arme del Serenissimo di Toscana, e gli ornamenti de' guanciali sopra i sepolcri dell'Altezze, nella Real Cappella di San Lorenzo. Pietra dura per la metà del Diaspro di Francia, di color verde chiaro, macchiato di macchie maggiori e minori, di color verde scuro, ed altre bianche. Vien dall'Isola di Corsica, trovandosene pezzi di grandezza di braccia tre al più. Serve per ogni lavoro di sega, o scarpello.Pietra durissima di color rosso focato, tramezzato di macchie larghe di color giallo sudicio, e sparse di bianco livido, tutte trasparenti, che spargono dai lati, diversi rami, o punte terminate. La macchia rossa è lavorata attorno
graziosamente da una certa vena, composta di minutissimi e quasi invisibili punti nericci.
Serve per lavori di commesso, e riceve pulimento acceso. Trovansene di
grandezza d'un palmo, e si lavora con sega, spianatoio, e ruota.Pietra dura sopra ogni altro diaspro, e quanto il Calcedonio, e da noi stimatissima. Veggonsene di color verde porro, che è macchiato di macchie verdi più scure; ed anche del giallo chiaro e scuro, mischiato di vene gialle più scure, anzi pendenti in rosso. Lavorasi solamente a forza di sega, spianatoio, e ruota; e l'maggior pezzo si trova di grandezza di mezzo braccio.Pietra durissima, e trasparente, di fondo verde scuro, sfregata di giallo, con certe macchiette piccole, fra di loro molto lontane, di diverse forme, le quali chiamano sangue, per essere del proprio color del sangue.
Serve a lavori di commesso, colonnette, forme, ed altri simili.
Trovasene di grandezza di mezzo braccio al più: riceve gran pulimento,
benchè abbia qualche magagnuzza, rottura, o pelo; ma però assai distanti
l'una dall'altra. Veggonsene ancora alcuni pezzi con fondo verde acerbo, ma alquanto più chiaro del primo, colle gocciole del sangue più minute, senza sfregi gialli,
ma con qualche pelo; e riceve pulimento molto acceso, e bello, e non
traspare. Serve per lavori di commesso come l'altro; e lavorasi con
sega, spianatoio, e ruota; e si à in piccoli pezzi.Pietra dura di color giallo sudicio, mischiata di vene e macchie sottili, bianche livide, rosse vive, e capelline. Si lavora con sega, e spianatoio, e serve per ornamenti, e lavori di commessi.Pietra
durissima, che riceve pulimento acceso: è di maravigliosa bellezza,
contenendo in sè macchie molto vaghe, di diverse grandezze, e forme, che
tirano più tosto al tondo, benchè in alcuni luoghi facciano qualche
angoletto. Son le macchie di color rosso focato, tutte dintornate d'un sottilissimo profilo bianco lattato, con un fondo paonazzo, e sotto ove più, ove meno scure. Stimasi fra' Professori questa pietra esser la più bella e la più vaga, che tra' diaspri si trovi: a noi vien portata dall'Isola di Sicilia
in pezzi di mezzo braccio al più serve per lavori di commesso, di
forme, di piccole colonne, e pilastri, fregi, e simili; e si lavora con
sega, ruota, e spianatoio, e smeriglio.Pietra durissima tramezzata di vene di Calcedonio, bianche livide, o bianche avvinate, trasparenti; e nel resto è tinta di macchie avvolte gialle non
molto grandi; lavorasi con sega, ruota, e spianatoio; e riceve
pulimento acceso. Serve per lavori di commesso, trovandosene di
grandezza d'un palmo, o poco più.Pietra durissima, che vien di Sicilia; ed è del colore della pelle del Lione, tutta rigata per lungo con righe interrotte gialle sudice, e gialle pendenti in rossiccio, con altre che pendono in giallo scuro, e in nero.
Si trova in piccolissimi pezzi: lavorasi con sega, ruote, e spianatoi,
ricevendo acceso pulimento: serve per lavori di quadro, e di forme; à
però in sè minimissimo tarlo. Di questa Pietra è fatto il primo fregio, sopra il primo imbasamento del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo. Una Pietra dura quanto gli altri Diaspri, e con falda simile al Fiorito di Sicilia; con questa differenza, che dove nel Fiorito il sottilissimo profilo bianco
circonda alcune macchie di più forme piccole; in questo lo stesso
profilo contorna macchie grandi; e dove in quello il profilo è scempio,
in questo è doppio, e mette in mezzo una striscia picchiettata di
diversi scuri colori; e tutta insieme detta striscia circonda le macchie
sopra notate, grandi quanto una mezza mano, di color rosse di sangue, picchietate di piccoli granelletti ineguali, gialli dorati, con alcune minutissme venuzze nere, che circondano essi piccoli granelletti: è ancora attraversata in alcuni luoghi da qualche vena bianca livida serve per lavori di commesso, e sene trovano pezzi di mezzo braccio in circa, che si
lavorano con sega, spianatoi, e ruote, ricevendo pulimento bellissimo.Pietra dura, che si lavora solamente a forza di sega, spianatoi, e smeriglio. È di color giallo lionato di righe pendenti in giallo, in verde, in nero.
Si trova in piccoli pezzi, cioè di lunghezza di un braccio e mezzo, e
d'altezza d'un terzo di braccio in circa. Cavasi ne' contorni della
Città di Catania in Sicilia. Trovasene ancora del non rigato, ma con macchia tonda assai scura, e cruda, di color giallo chiaro, e sudicio, picchiettata di verde scuro assai, ma sfumato; questa però à qualche magagna e pelo. Servono l'uno, e l'altro per ornamenti, e lavori di commesso. posto avverbial. V. Fantasìa. Termine proprio di pittura: e dicesi, fatta di colpi
quella pittura, la quale l'Artefice condusse, col posare con gran
franchezza le tinte al luogo loro, o chiari, o scuri, o mezze tinte, o
dintorni che si fussero, dando ad essa pittura un gran rilievo, e
facendo in essa apparire una gran bravura e padronanza del pennello e
de' colori; tutto il contrario di quelle pitture, che diremmo sfumate, o affaticate. posto avverbial. Vale dalla parte interiore; il cui opposto è, di fuori, o di fuore, che vale dalla parte esteriore. ¶ L'uno,
e l'altro si adoperano talora da' nostri Professori a modo di nomi
sustantivi, dandosi loro l'articolo, il segno del caso, e le
preposizioni, secondo il bisogno: dicendosi il di dentro, o 'l di fuori della tal cosa: nel di dentro o nel di fuori della tal cosa; per significare l'interno, o l'esterno di essa, o vogliamo dire la parte, o banda interiore, o esteriore della medesima. posto avverbial. Vale dalla parte, o banda deretana, o posteriore; opposto suo è, dinanzi, che vale dalla parte, o banda anteriore. ¶ L'uno, e l'altro altresì adopransi a modo di nomi sustantivi, come s'è detto del di dentro, e del di fuori; dicendosi il di dietro, e 'l dinanzi; pel dinanzi, e e pel di dietro, a significare il posto anteriore o posteriore di che che sia. posto avverbial. V. Fantasìa add. Vario, dissimile. Lat. Varius, dissimilis. f. Diversità, varietà. Lat. Differentia, diversitas. Far differenza. add. da differenziare, vale lo stesso che differente. Lat. Dissimilis, diversus. Guastar la forma, tor la bellezza. Lat. Deformare, deturpare. add. Deforme, di brutta forma, brutto.f. Deformità;, bruttezza. posto avverbial. Con forza, gagliardamente. ¶ Tra' Pittori si dice al dipignere di maniera forte. V. Maniera forte. posto avverbial. V. Di dentro. m. Scendimento a grado per grado. Lat. Descensus. Scendere a poco a poco, e di grado in grado. Lat. Descendere. add. da digradare. ¶ Noi diciamo digradato a un piano, o ad altra cosa tirata in prospettiva, per lo dichinare che fa. m. Il digrossare. Dar principio alla forma, per lo più dell'opere manuali. ¶ Fra gli Scultori propriamente per fare apparire il primo abbozzamento delle Statue. add. da digrossare, assottigliato, grossamente, abbozzato. avverbial. posto. V. Gusto. m. f. Il dilatare. Allargare, ampliare. Lat. Dilatare, expandere. add. da dilatare, allargato, ampliato. Lat. Dilatatus, expansus. m. Il dilavare. Dilutio. Quasi lavando consumare, e portar via. Lat. Diluere. add. da dilavare. ¶ Fra i Pittori si dice dilavato a' colori, per significare una pittura di color languido, smorto, e senza forza, quasi che sia stata lavata, e portatone via il più vivace del medesimo colore. ¶
E di quì si trasporta al volto, e faccia degli uomini, chiamandosi
dilavato, quando tende al pallido il color della di lui carnagione. propriamente chi diletta.
Ma tra' Professori del disegno, si prende impropriamente per chi si
diletta di quest'Arti, a distinzione de' Professori di esse; ed è
termine delle medesime Arti. avv. Con dilicatezza, pulitamente, gentilmente. Lat. Delicatè, molliter. f. Morbidezza, pulitezza. Superlat. di Dilicato. add. Soave al tatto, morbido, liscio, contrario di rubido. Lat. Delicatus, mollis.¶ Per netto, pulito. Lat. Nitidus.¶ In vece di puro, purgato. Lat. Purus.¶ Per di gentil complessione, contrario di robusto. add. Che opera con diligenza, che à in sè diligenza. avv. Con diligenza, accuratamente. avv. Supelat. di diligentemente. add. Superlat. di diligente. f. Squisita ed assidua cura. m. Il dimenare. Lat. Agitatio. Agitare, muovere in quà e 'n là e dicesi anche, tentennare. Lat. Agitare, commovere. m. Lo spesso dimenare. add. Che à dimensione. Lat. Dimensionis particeps. f. Misura. Lat. Dimensio. Dividere, partir per mezzo. add. da dimezzare, diviso per lo mezzo. Lat. Dimidiatus. m. Il diminuire. Lat. Diminutio. Scemare, stremare, ridurre a meno. Lat. Diminuere, imminuere. add. da diminuire, scemato, sminuito. Lat. Deminutus. Il diminuire. Lat. Imminutio.V. Didietro. m. Lineamenti co' quali si fanno le figure, e altre cose in disegno; diconsi anche, contorni. V. Lineamenti. avv. Di luogo, e significa in giro, e da ogni parte. Rappresentare per via di colori, la forma, o figura d'alcuna cosa. Lat. Pingere, depingere. Dicesi del fare le pitture sopra muro, stuoia, o altro, dove sia stata la superficie coperta da calcina, la qual copertura chiamasi intonaco; e però si dice a fresco,
perchè per far buon lavoro, e perchè la pittura non venga macchiata, e
per fuggire altri disordini, è necessario, che si faccia in tempo, che
il detto intonaco sia fresco. Per ordinario non vi si adoperano altri
colori, che di terre, stemperati con acqua
pura; perchè i colori alterati, massimamente quelli, che posti al
fuoco, fanno mutazione, desiderano cose asciuttissime, ed anno in odio
la calcina, la Luna, e i venti australi, e così non servono. Il color bianco, che vi si adopera, è di travertino cotto; ed è modo di dipignere molto usato. Invenzione trovata da Giovanni da Bruggia Pittor Fiammingo,
son già due Secoli; e si fa mescolando i colori coll'olio, che si cava
dalle noci, o dal seme di lino, i quali presto seccano. E questo modo di
stemperare i colori con detti olj, si chiama macinare i colori, e l'Artefice il Macinatore.
Il colorire a olio accende più i colori, e fa il colorito più morbido, e
più dolce, e gli stessi colori nel lavorare s'uniscono, mescolano, e
confondono fra di loro più facilmente, dal che ne nasce la sopraddetta
morbidezza. Si dà anche alle pitture grazia maggiore, e maggior forza e
rilievo, che nel colorire a fresco, o a tempera. Un modo di stemperare i colori con colla di limbellucci, o gomma arabica, o altre simili cose viscose e tenaci. Usavasi ne' tempi di Cimabue, e de' Greci, che in quell'età dipignevano, un'altro modo di temperare essi colori, che dall'Italia fu portato oltre i monti, e particolarmente in Fiandra (come attesta Carlo Vanmander Pittor Fiammingo nel Libro delle Vite de' Pittori,
ch'egli scrisse in quella Idioma) e si continuò fin tanto che non venne
in uso comune il dipignere a olio, invenzione trovata da Giovanni da Bruggia; e fu il rosso dell'uovo battuto, al quale poi fu aggiunto il lattificcio del fico, pigliando
un rametto tenero di quel frutto, e tagliandolo in più pezzi, per fargli
mandar fuori quell'umore, il quale aggiunto all'uovo, fa una molto
buona tempera per dipigner sopra tela o tavola, e anche sopra muro
asciutto. A dipignere a tempera, usasi ogni colore, tanto di terre, quanto di miniera. | | | m. L'Artefice che dipigne, e fa pitture. add. da dipignere, colorito Lat. Pictus. m. Dipintura, pittura. Lat. Pictura. f. La cosa rappresentata per via di colori. Lat. Pictura.¶ E pigliasi ancora per l'Arte del disegnare, detta però più comunemente, Pittura. avv. Vicino, appresso. Allargare, far rado. Lat. Rarefacere. Cavar di terra le piante colle radiche o radici, sbarbare. posto avverbial. Con molto intervallo, contrario di spesso. Lat. Raro. Spiccare, troncar rami. Storcere, e guastare. avv. Rincontro, dirincontro, dal lato opposto, a petto a petto. avv. Dirimpetto, rincontroV. Rilievo. avv. Per linea retta, a dirittura, per la retta. f. L'esser diritto. avv. Superlat. di dirittamente. add. Superlat. di diritto. e add. Che è per linea retta, che non piega, e non torce da niuna banda. Lat. Rectus, directus.¶ Per ritto in piedi. Lat. Rectus.¶ Vale anche nel mezzo appunto, che è quanto dire nel diritto mezzo, che altresì dicesi nel bel mezzoLat. In medio, ad amussim. avv. Dirittamente. Lat. Directò Directè. m. Il dirazzare Lat. Directio. Addirizzare, far diritto. Lat Dirigere.¶ Per volgere. Lat. Convertere, dirigere.¶ Per istabilire, e fondare. Lat. Firmare. Disfare, e spiantare rocche. ¶ Per rovinare qualsisìa cosa e particularmente muraglia. Lat. Diruere, deijcre add. da diroccare. Lat. Dirutus. Rendere arrendevole. Lat. Emollire.¶ Per rompere, e guastare disordinare. Lat. Vastare, scindere. m. Il Dirompere. m. Il Dirozzare. Levar la rozzezza. add. da dirozzare. f. Disparità. Lat. Inæqualitas. Esser differente, diversificare. Lat. Differre, distare. avv. Con disagguaglianza, differentemente. m. Il Discaricare. Lat. Exoneratio. Scaricare, levare il carico. Lat. Exonerare. Scarnare. Lat. Macrescere.¶ E vale anche tra gli Artefici per assottigliare. m. Quelli che impara qualsivoglia cosa da altri. Lat. Discipulus. Torre, e levar via il colore. add. Che à perduto il colore. Lat. Decoloratus. f. Mancanza o perdita di colore, pallidezza. add. da discoprire, scoperto, che è senza coperta. Lat. Detectus, apertus. m. Il discoprire. Lat. Detectio. Scoprire. Lat. Detegere, aperire. f. Il discordare. Non esser concorde, non convenire. add. Che discorda, dissimile. add. da discoscendere, scosceso. Lat. Praeruptus. Rimuovere, e allontanare alquanto. Lat. Removere. add. Lontano. Lat. Remotus. m. f. Il diseccare. Render secco. Lat. Exiccare, siccare, arescere. add. Atto e acconcio a diseccare. add. da diseccare, reso secco. Lat. Exiccatus.V. Diseccamento.
m. Un'apparente dimostrazione con linee di quelle cose, che prima
l'uomo coll'animo si aveva concepite, e nell'idea immaginate; al che
s'avvezza la mano con lunga pratica, ad effetto di far con quello esse
cose apparire. ¶ Vale ancora, figura, e
componimento di linee e d'ombre, che dimostra quello che s'à da
colorire, o in altro modo mettere in opera; e quello ancora che
rappresenta l'opere fatte. Lat. Graphis, iconographia.¶ E quello che rappresenta la figura di rilievo, è detto modello.Lat. Forma, modulus.¶ Di quì aver disegno,
termine de' Pittori, e vale sapere ordinatamente disporre la
'nvenzione, doppo aver bene, e aggiustatamente delineata e contornata
ogni figura, o altra cosa che si voglia rappresentare. Rappresentare, e descrivere con segni, e lineamenti. Lat. Delineare, lineis describere. m. Quelli studi che sopra carte,
o altro, fannosi da' Principianti, e anche da' Maestri delle nostre
Arti, per istudio, o per dimostrazione de' concetti loro, prima di far
l'opera.V. Disegnamento. add. Che à disagguaglianza, contrario d'eguale. Lat. Inæqualis. avv. Contrario d'egualmente, con disagguaglianza. m. Il disfare. Lat. Vastatio, depopulatio, destructio, exitio. m. Che disfà. Lat. Vastator, destructor, dilapidator. Guastare l'essere e la forma delle cose. Lat. Destruere, diruere. add. da disfare, guastato. Lat. Destructus, dirutus. f. Differenza. Lat. Differentia. Esser differente, variare. Lat. Differre, distare, interesse. Sferrare, cavare il ferro. Guastar la figura, o la immagine. Diffinire. Lat. Definire. m. Il disformare. Lat. Deformatio. Difformare. Lat. Deformare, foedare. add. Superlat. di disformato. add. da disformare, brutto, contraffatto, guasto di forma. e f. Bruttezza. Lat. Deformitas. Separare, e segregare le cose congiunte. Lat. Disiungere, separare. add. da disgiugnere, separato. Lat. Disiunctus. f. Separazione. Sgravare. Lat. Alleviare m. Disagguaglianza. Lat. Inæqualitas. Cavare del suo luogo. Lat Lussare. f. Eccesso, superfluità. Eccedere il termine convenevole della misura. avv. Fuor di misura, eccessivamente. Lat. Extra modum. add. da dismisurare, smoderato. Lat. Immensus. add. Sregolato, senza modo. posto avverbial. Dalla parte più alta. Lat. Supra, super desuper. Contrario suo è, di sotto, che vale dalla parte più bassa Lat. Supter, suptus, desub.¶ L'uno, e l'altro adopransi a modo di nomi sustantivi, come s'è detto del di fuori, e del di dentro, dicendosi il di sopra, ed il di sotto, al di sopra, ed al di sotto, nel di sopra, e nel di sotto, per di sopra, e per di sotto; a significare,
il posto o luogo, superiore, o inferiore di che che sia m. f. Il disordinare. Lat. Inordinatio. Perturbare e confonder l'ordine. avv. Senza ordine, sconsideratamente. Lat. Inordinatè. add Superlat. di disordinato. Lat. Inordinatissimus. add. da disordinare, che è senza ordine, o regola. Lat. Inordinatus. f. m. Disordinamento. Cavare di sotto terra; il suo contrario è, sotterrare. posto avverbial V. Di sopra. add. Diseguale, contrario di pari. avv. Con disparità, disegualmente, differentemente. f. L'esser dispari, disagguaglianza. Lat. Inæqualitas. avv. Spartamente. Lat. Sparsè. avv. che più communemente dicesi, in disparte. Da banda, separatamente, da per sè. Lat. Seorsum, separatim. Spartire. Lat. Dividere, disiungere, dirimere. avv. Spartitamente, in disparte. Lat. Separatim. m. Che dispartisce. Lat. Diremptor. Spezzare, troncare. Spiccare. da Dis privativo, e Pignere per Dipignere, vale scancellare. m. Il disporre. Lat. Dispositio. Ben'ordinare, accomodare con disposizione, mettere in assetto, preparare adattare.
f. Detta dagli Scrittori delle nostre Arti quella bella ordinanza, che
si fa di più cose, verbigrazia, di figure, d'animali, di paesi,
d'architetture; in modo che tutte quelle che sono in opera, appariscano
ben compartite, e con gli abiti, e ne' luoghi a loro convenevoli poste,
siccome ancora che gli atti, gesti, e movenze, sieno all'invenzione, al
luogo, e alle figure, dicevoli. ¶ E dicesi, buona o cattiva disposizione d'edifizio, secondo ch'è bene, o male scompartito e acconcio all'uso a che è destinato. avv. Con disposizione, ordinatamente. Lat. Dispositè. add. da disporre, accomodato adattato, ordinato, preparato. L. Dispositus. avv. Senza regola. LatTemerè. add. Dissimile, differente. f. Differenza, disegualità, il dissimile. Non aver simiglianza, essere dissimile e differente; contrario di simigliare. add. da dissimigliare, dissimile, vario. e add. Che non à la medesima forma, o le medesime qualità, vario, diverso; contrario di simile. Disfare, disciorre, disunire. Lat. Dissolvere. add. Lontano, discosto. Lat. Distans. f. Quello spazio che è fra un luogo e l'altro, e tra una cosa e un'altra. Lat. Distantia, intervallum, intercapedo.V. Stemperare. Allargare, o allungare una cosa ristretta. ¶ E anche posare in terra per lungo e largo che che sia. add. da distendere. Lat. Extensus. avv. Con distinzione, partitamente. add. Separato, partito, e segregato da che che sia. f. Partizione, separazione, segregazione d'una cosa dall'altra. Lat. Distintio. Storcere. add. da distorcere, storto, non diritto. Strettamente, strignere. add. Diseguale. Lat. Inaequalis, dispar. f. Disagguaglianza. Lat. Inæqualitas. Disgiugnere, separare. Svolgere. Lat. Evolvere. m. Uno de' cinque membri, che derivano dalla palma della mano, e dalla pianta del piede. Lat. Digitus.V. ScheletroV. Figure tonde. e Separare, disunire, disgiugnere una parte dall'altra. Lat. Dividere, separare, disiungere. m. Ordine, distinzione, scompartimento, il divisare. Lat. Distintio, ordo. Dividere, distinguere, pensare, immaginare. avv. Distintamente, ordinatamente. add. da divisare, distinto, disegnato, pensato. f. Il dividere, spartimento. add. da dividere, spartito, separato. Lat. Divisus. m. Ordine, distinzione. Lat. Ordo. f. Canaletto di terra cotta, di legno, o d'altra materia, per lo quale si fa correre unitamente l'acqua. Usasi per lo più a metter sotto le gronde de' tetti, per ricever l'acqua piovana, e tramandarla per una sola caduta.
Diconsi alcuni strumenti, spezie di scarpelli, che dal principio sono
alquanto larghi, e vanno tuttavìa ristrignendo, torti a guisa di doccia,
coll'estremità de' lati tagliente. Di questi strumenti si servon
coloro, che lavorano legname, per
allargare i buchi, e' fori, girandogli per entro i medesimi allo stesso
modo che si fa de' succhielli, ed insieme far divenire puliti e lisci
gli stessi buchi, o fori. m. Strumento di terra cotta fatto a guisa di cannella, che se ne fa i condotti, per mandar via l'acqua. Lat. Tubus, Tubulus. f. Una di quelle strisce di legno, di che si compongono i corpi delle botti, bigonciuoli, tina, e altri vasi da vino, e per varj usi delli edificj. Mandare in quà e in là il dondolo. ¶ E per dimenare che che sia.
m. Strumento matematico, esattissimo per misurare il tempo. È composto
d'una corda sospesa in aria da un capo, fermata a che che sia; e
nell'altro pendente, à un contrappeso di piombo,
o d'altra materia grave. Dassi (per misurare il tempo) l'impulso al
peso, verso una qualche parte, dove abbia più il tratto d'agitarsi, e si
contano le vibrazioni che fa il detto contrappeso, dondolando da una
parte all'altra; che o sieno grandi per il principio dell'impulso, o
sieno piccole per la diminuzione del medesimo impulso, occupano il
medesimo spazio di tempo, i primi per la velocità, i secondi per la
tardità: basta per continuare la misura di esso tempo, di dar nuovo
impulso al dondolo prima che resti affatto dal suo moto. ¶ Usasi anche di porre questo strumento negli oriuoli a ruota grandi, detti da camera, in vece del tempo, e opera maravigliosamente per fargli andare eguali. Addoppiare. add. Addoppiato, cresciuto la metà più. Lat. Duplus, duplex. m. Altrettanta somma più. Lat. Duplum.Distendere, e appiccare l'oro in sù la superficie di che che sia. Mettere a oro, adoperando per attaccarlo il bolo; e ciò si fa col coprir prima di gesso
da oro la cosa da dorarsi, aggiugnendovi sopra il bolo macinato, e
temperato con chiara d'uovo; il quale doppo ch'è secco si bagna
leggiermente con acqua, e così bagnato vi si posa sopra la foglia dell'oro,
la quale tenacemente appiccandosi ad esso, facilmente si brunisce, e
lustra, dopo che sia lasciata bene asciugare. Questo modo di dorare,
usasi comunemente sul legno. Mettere l'oro sopra la superficie delle figure, o altro lavoro di metallo ben lustro, e grattabugiato, il che fanno a forza di fuoco, e argento vivo in questa maniera. Pigliano il metallo, o sia argento,
o rame, o bronzo, o ottone, e in un calderotto di rame lo fanno bollire, con acqua,
sal comune, e gruma di botte, per quanto faccia di bisogno, secondo la
qualità e grandezza del lavoro; qual bollitura con tali ingredienti à
forza di levargli quella pelle di sudiciume, ch'e' potesse avere
attorno; e questo lo chiaman bianchire. Lavanlo poi in una catinella con acqua
chiara, servendosi d'un mazzetto, o sia pennello di setole di porco;
poi con la grattabugia lo vanno stropicciando, e rilavando in acqua chiara, ed asciugandolo con panni bianchi, finchè si riduca ben lustro. Ciò fatto, pigliano acqua forte da partire, e con lo strumento detto avvivatoio, pigliano a vicenda gentilmente di essa acqua forte, e dell'argento vivo, e lo posano sopra il lavoro, spargendovelo con le setole; e questo dicono avvivare il lavoro, che è una disposizione necessaria, acciocch'e' pigli l'oro, che per altro non vi si attaccherebbe: e l'acqua forte, in questo caso serve, per far che l'argento vivo, con cui s'avviva, si distenda ed appicchi. Piglian poi oro
fine, e battuto a gran sottigliezza, e fattone minutissimi pezzi,
l'inquocono dentro una ferraccia: piglian poi un coreggiuolo di terra, e lo fanno rosso di fuoco, in esso infondon l'oro con argento vivo (per ogni danaro d'oro otto danari d'argento vivo) e lascianvelo stare finchè si liquefaccia; allora lo gettano in acqua
fresca, in cui viene a fare un certo corpo, simile ad un'unguento: poi
con le setole lo distendono in sul lavoro avvivato, finchè sia ben
coperto per tutto, ponendolo a otta a otta sopra 'l fuoco, e
stropicciandolo con le setole tante volte, quante bisognano, finchè l'argento vivo si consumi, ed il lavoro rimanga giallo. Usano in questa maestranza uno strumento che'e' chiamano taffería, che è un piatto di legno
di più grandezze (e talvolta una cassetta che à lo stesso nome, e serve
per lavori grandi) per posarvi il dorato, avendola prima coperta in
fondo con frustagno o canavaccio, perchè il legno toccando esso dorato caldo lo macchia; e serve ancora tale strumento, per ricever quelle polveri d'oro che cadono nel setolare. Volendo poi fare, che l'oro dato sopra 'l metallo, pigli un profondo colore, fanno in questo modo. Pigliano ceragialla, matita rossa, fior di pietra,
salgemma, e verderame, ne fanno al fuoco un composto, poi scaldato bene
il lavoro, con un pennello di setole, velo distendon sopra; e doppo
quattro o cinqu'ore, l'ardono al fuoco, e lo spengono in orina di
maschio, o aceto, o vino, lo grattabugiano pulitamente, lo risciacquano
in acqua fresca, l'asciugano e col fuoco e
con panni caldi; e questo dicono il primo colore. Gli danno poi il
secondo colore, pigliando verderame, salnitro, sale armoniaco, e fior di
pietra; distendono questo secondo composto in sul dorato, l'ardono finchè questa materia cominci un poco a bollire, e diventi ben nera,
lo spengon'in orina, e altro che sopra, e l'asciugano nel modo detto.
Gli danno anche il terzo ed ultimo colore in questo modo: infondono in
un calderotto di rame tant'acqua,
quanta abbisogni, perchè il dorato rimanga coperto, con un terzo
d'orina di maschio, sal comune, gruma di botte, e zolfo nuovo, e fannolo
bollire finchè pigli il colore, lo cavano, e mettono in acqua fresca ben pulita, setolandolo bene, l'asciugano al fuoco, lo stropicciano con bianchi panni; e resta finito il lavoro, che rimane d'un color d'oro bellissimo ed acceso. Quest'operazioni, per lo maneggiar che ricercano dell'argento
vivo, e per i fumi e male evaporazioni che' manda fuori, son
dannosissime alla sanità degli Artefici; che però usano in lavorando
tener guanti di frustagno foderati di canavaccio, e una sorte di
berretta chiamata buffa, con cui resta
loro coperto tutto il capo, il collo, la gola, il mento, le gote, e le
narici, restando solo una certa apertura quanto fa lor di bisogno per
l'uso degli occhi. Singulare in questa maestranza fu, nel Secolo
passato, un certo Martino di Matteo Scjvente d'Augusta, che serviva il Sereniss. Granduca nella real Gallería di Firenze.
Essendo poi l'Anno 1600. a' 27. di Gennaio alle 4. ore di notte,
caduti, come si disse allora, quattro fulmini in un tempo stesso, sopra
la gran Cupola di S. Marìa del Fiore, e fattane cadere, con quasi la metà della pergamena, la bella palla di metallo, la quale stiacciata come se fusse stata di cera, cadde nella pubblica via, rimpetto alla porta del
fianco dalla parte de' Servi: ed essendo, dopo tale accidente, stata
essa palla ridotta a ben'essere, a Martino fu dato l'ordine di dorarla.
Questi avendo un Fratello alla Patria chiamato Tobbìa, anch'egli
valoroso in simili materie, il chiamò a Firenze;
e insieme con esso, dorò la gran palla: e ciò seguì dentro a quel
serraglio appunto, che ancor'oggi si vede dietro alla Chiesa, al fianco
della medesima, dirimpetto alla piazza delle pallottole e case de' Guadagni. Questo Tobbìa si fermò anch'esso in Firenze al servizio de' Serenissimi in Gallería, nella quale fu sempre impiegato ne' più degni lavori. Lasciò un Figliuolo chiamato Iona Scjvente,
che oggi vive, nello stesso impiego, uomo che alla bontà della vita, ed
esemplarità de' costumi, à congiunto in modo straordinario il talento
in simil facoltà. Questi agli anni a dietro dorò il gran Vaso di metallo, alto circa sei braccia, che fu posto sopra il Campanile della Chiesa de' Padri Benedettini nella Città d'Arezzo.
Mettere a oro sopra mordente: e si fa a quel lavoro, che non si può, o
non si vuol brunire, o lustrare, coprendo la cosa da dorarsi con
mordente, in vece di bolo; il qual mordente, per esser di sua natura
untuoso e viscoso, senza interposizione d'altra materia, riceve e tiene
stabilmente la foglia d'oro. Questa doratura à un certo splendore grasso (e non acceso, come quella brunita) simile alla lucentezza del puro getto del metallo. Mettere a oro cosa, che non s'abbia a brunire, sopra materia detta orminiaco. V. Orminiaco. add. da dorare, che à la superficie d'oro, che è messo a oro. Lat. Deauratus.f. L'opera del dorare, e l'oro acconcio sù la cosa dorata.V. Ordine Dorico. m. Luogo dove si dorme, camera capace di molte letta; ed è proprio de' Conventi, e Munisterj de' Religiosi. Lat. Dormitorium. m. Chiodo di rame. m. Tutta la parte posteriore del corpo, dal collo fino a' fianchi. ¶ E talora si usa in vece di tutto il torso, ovvero busto, detto dagli Anatomisti, torace.V. Muscoli.V. Torace in Scheletro.
m. Alcuni pezzi di drappo, che si appiccano e fannosi pendere attorno
al cielo de' baldacchini. Usarono i nostri Padri far dipigner questi da'
migliori Maestri, con figure di Santi; e in occasione di Mortorj di
nobili persone, appiccavangli attorno attorno ad una gran tavola, la
quale facevan portare avanti al cataletto; e rimanevano alla Chiesa
(servendo per paramenti di essa, e delle sue Cappelle) in memoria della
persona defunta, l'arme di cui era nel loro fondo dipinta. m. La Chiesa Cattedrale. Lat. Maior ecclesia, summa ædes. add. Doppio, addoppiato. Lat. Duplicatus, duplex, geminatus. f. Doppiezza. add. Atto a durare. Lat. Durabilis, perpetus. f. Il durare. Lat. Durabilitas. diuturnitas. avv. Con durabilità, con istabilità, sempre, eternamente. Lat. Perpetuò, firmiter. add. Che dura. Lat. Durans, permanens. Occupare assai spazio di tempo, andare in lungo. Lat. Durare, permanere.¶ Per bastare, mantenersi, conservarsi, continuare, perseverare. Lat. Durare, perseverare, persistere.¶
Talora si prende a denotare lunghezza di spazio di luogo, spezialmente
parlandosi di muraglie, di strade, e simili altre cose. Lat. Extendi. add. Durabile. Lat. Durabilis. | f. | m. | Il durare. Lat. Permansio. add. Durabile. f. Lo esser duro. Lat. Duritia, firmitas. add. Sodo, che resiste al tatto, contrario di tenero. m. La parte dura, soda.
m. Albero dell'India, il cui legno è dentro nero, e fuori del color del Bossolo, sodo, e di maniera pesante, che non galleggia nell'acqua.
Vale a far bellissimi lavori di quadro, e ornamenti di disegni, e
pitture; perchè è densissimo, e riceve pulimento lustro
maravigliosamente. Il migliore dicono esser quello, che nasce in Etiopia, nero,
liscio, e senza vene, e che rotto manda fuori grato odore; e non pochi
sono stati coloro, che mal pratichi di queste qualità, si son provvisti,
in vece d'Ebano, del Moro e della Spina d'India. m. Voce Latina. Avorio. add. Fatto di Avorio. Passare i comuni e convenevoli termini. add. Che nel suo essere è nel maggior grado di perfezzione. Lat. Excellens, egregius. add. Che è fuora del centro, che non à il medesimo centro dell'altre cose sue compagne. m. f. L'edificare, il fabbricare. Lat. Ædificatio.Fare edificj o fabbriche. Lat. Ædificare, construere; ed è proprio delle fabbriche di muraglie; il che si fa, secondo Leon Batista Alberti,
con disegno e ammassamento di materia. La perfezzione de' disegni delli
edifizj depende dal sapere con buono e perfetto ordine, adattare e
congiugnere insieme linee ed angoli (onde la faccia dell'edifizio si
formi) e stabilire a questo ed alle sue parti, luogo atto, numero
determinato, maniera bella, ed ordine grazioso. Consiste l'Arte
dell'edificare in sei cose, che sono, regione, sito, scompartimento,
mura, coperta, e vani; e ciascheduna di esse dee aver queste qualità,
cioè che sia sana, comoda, intera, salda, e perpetua. Varj sono stati i
pareri intorno a chi fosse il primo, che tale Arte cominciasse a mettere
in uso: altri dissero Vesta figliuola di Saturno, altri i due Fratelli Eurialo, e Iperbio; altri il Ciclope Esinchio, ed altri furono d'altro parere: certo è esser'ella stata trovata per comodo della pubblica, e privata conversazione umana. m. Chi edefica, chi fabbrica. add. Atto a edificare. f. V. Edificamento. ed m. La cosa edificata, che anche comunemente dicesi, Fabbrica; ed è un certo corpo, fatto di disegno e di materia; il primo è prodotto dall'ingegno,
il secondo dalla Natura; onde a quello si provvede con applicazione di
mente e di pensiero, a questo con apparecchiamento e scelta: nè basta
l'una e l'altro insieme, senza la mano d'esercitato Artefice, che sappia
far componimento della materia con dovuto disegno. Così Leon Batista Alberti nel Proemio . Fare effigie. Lat. Effigiare. add. da effigiare. f. Sembianza, imagine, aspetto. Lat. Effigies, imago. add. Del medesimo essere, che à le medesime qualità. add. Superlativo d'eguale. ed f. L'essere eguale, parità. Lat. Æqualitas. avv. Con egualità, a un pari,
a un modo. Lat. Æqualiter, æquabiliter. Scegliere, cioè pigliare fra più cose, che si giudica migliore, o che piace più. Lat. Eligere, deligere optare. add. da eleggere, scelto. Lat. Selectus. f. Lo eleggere, scelta. Lat. Electio.
Usano molto questa voce i Pittori in ciò che all'invenzione appartiene;
e fanno gran capitale della buona elezzione, nell'attitudine delle
Figure, nel modo di vestirle, nella situazione, e nel componimento tutto
della storia: siccome anche nell'arie delle teste. E in vero la
sperienza insegna non apparire nè belle nè dilettevoli molte pitture,
per altro ben lavorate da ottimi Maestri, quando fra 'l molto, sia stato
da loro eletto il men bello, e men proporzionato alla cosa
rappresentata. m. L'Elevare, l'innalzare. Lat. Elevatio. Levare in alto, inalzare. f. Pietra preziosa di color verde simile a quello dello smeraldo, ma tempestato di gocciole rosseV. Diaspro Orientale verde, detto Elitropia. Serve a far lavori di commesso, come quivi è detto; e chi volesse sapere le altre sue virtù vegga Plinio, Solino, e Alberto Magno. m. Lastre di terra cotta,
colle quali si cuoprono gli edifizi. Anno da' lati una piccola sponda,
la quale appunto su la commettitura dell'uno coll'altro, si copre con
altre lastre pure di terra cotta torte a doccia, che i Toscani i chiamano tegoli, e tegolini.
Sono gli Embrici da una testa un poco più stretti, e dall'altra un poco
più larghi, il che serve per poter sottoporre l'uno all'altro (il che
si chiama imboccare) nel fare i filari, perchè scolino l'acqua
piovana senza che possa penetrare per la copertura. E quelli Embrici,
che si pongono nel fine del filare dalla parte più bassa, sono nelle
teste eguali, per non aver bisogno di essere imboccati in altri, e
questi così fatti diconsi Gronde per
istare su 'l grondaio dello stesso tetto. Ed è questa antica e notissima
invenzione di fare i tetti, stimata dagli Autori per la più utile di
quante mai se ne sieno adoperate, e se n'adoprino in tutte le parti del
Mondo: attesochè il piombo al Sol cocente si liquefà; il rame grosso è di spesa intollerabile, sottile è alterato da' Venti e dalla ruggine; gli smalti si fendono; l'assicelle in Alemagna, la pietrabianca, che per tale effetto segano in Fiandra e nella Piccardía, le lastre di pietre scagliose de' Genovesi e d'alcuni luoghi della Toscana, non arrivano a gran segno a tutto il bisognevole, per l'effetto di fare un'ottima, e sana coperta. add. Elevato, che apparisce sopra gli altri. f. Rialto. Mettere dentro a un recipiente voto quella materia, che vi cape. m. Figura di nove lati ed angoli. f. Gonfiezza, ed è proprio della Colonna V. Colonna. avv. Dentro. Lat. Intus. m. Voce del tutto Greca: e significa quel membro principale dell'Architettura da noi detto Architrave. V. Membra degli Ornamenti.m. V. Ettagono.V. Egualità. f. Aggiustamento, pareggiamento. add. Egualmente distante. Lat. Æquidistans. f. Eguale distanza. ed Inalzare, levare in alto, rizzare. Lat. Erigere, attollere. add. da ereggere, ritto, inalzato, elevato. f. Strada, o salita ripida; contrario di scesa e china. add. da ergere, ritto, ripido. f. Lo essere erto. o Figura di sei angoli; e se sarà di sei lati e di sei angoli eguali, si dirà esagono equilatero ed equiangolo, o esagono regolare; ed essendo di lati e angoli ineguali si dirà esagono irregolare. m. Modello. Lat. Exemplar, forma. ed m. Esemplare, modello, che si dice anche lo Innanzi. ed f. Pompa di mortorio. Lat. Exequiæ. avv. Manifestamente, chiaramente, spezialmente. f. Dimostrazione, dichiarazione.
Parte necessarissima dell'ottimo Pittore, o Scultore: ed è, quando egli
ne' volti, moti, e gesti delle sue figure, sa fare apparire
manifestamente gli affetti, d'ira, timore, dolore, mestizia, amore,
allegrezza, vergogna, ed altri somiglianti. Maravigliosi in simili
facultà, sono stati nella Pittura il gran Raffello da Urbino, e nella Scultura il divino Michelagnolo Buonarroti;
mercè che in essi la forza dell'apprensione, la nobiltà de' concetti, e
dell'idee, e la perizia della mano, camminarono sempre d'un medesimo
passo. add. da esprimere, manifesto, chiaro. avv. Con espressione, espressamente.
Manifestare il suo concetto con chiarezza, ed al vivo: e non solo si
dice della manifestazione che si fa per parole; ma usasi da i nostri
Artefici per denotare la manifestazione, non solo del proprio concetto
ch'ebbe il Pittore, o Scultore; ma di quello ancora che si finge, dovere
avere la figura da essi fatta. Stendere, distendere, allungare. Lat. Extendere. add. Atto a estendersi. add. Estrinseco, che è di fuori. Guastare, distruggere, rovinare. f. m. Distruggimento, ruina. f. m. L'estrema parte. Lat. Extremitas, Extremum. add. Ultimo. Lat. Extremus. add. Che è dalla parte di fuora. (che da alcuni si scrisse ancora alla Latina e Greca, Eptagono) m. Quella figura che à sette facce o lati; se sarà di lati e d'angoli eguali, si dirà ettagono regolare, o equilatero ed equiangolo; se di lati e angoli ineguali, si dirà ettagono inregolare: e così di tutte l'altre figure angolari, come a dire, ottagono, ennagono, decagono etc. Far vacuo, votare, cavare. add. Che si vede, chiaro, manifesto, apparente. Lat. Evidens, perspicuus.
V. Edificio.V. Edificare. m. Chi fabbrica. add. Di fabbro, appartenente a fabbro. m. Chi lavora a fabbrica. ¶ Propriamente colui che lavora di ferramenti in digrosso. f. La parte anteriore dell'uomo dalla sommità della fronte all'estremità del mento; e dicesi anche, viso, e volto. Lat. Facies, vultus.V. Scheletro.V. Facciata. f. m. L'aspetto
primo, e per così dire la fronte o faccia di qualsivoglia fabbrica, o
sia Tempio, o sia Palazzo, o altro; ed è quella che in esse fa l'ufizio,
che fa il viso tra le molte membra del corpo: onde si sforzano gli
Artefici di dare a quelle gran maestà e decoro, compartendole a
similitudine della faccia dell'uomo, con situare da basso la porta, ed
alte le finestre, posandole con bell'ordine, ed egualità, una da questa,
e una dall'altra parte; e con la stessa disponendo ogni adornamento di
colonne, nicchie, e altri membri; in quella guisa, che la Natura à
disposto le belle parti della faccia umana. f. Prontezza nell'opoerare
Una prerogativa dell'Artefice, la quale da' buoni intelligenti delle
nostre Arti si riconosce apertamente nell'opere, tuttochè non siasi
veduto il Maestro operare, e tanto nel dintorno, quanto nel girar de'
muscoli, o diminuir negli scorti. Il suo opposto o contrario dicesi stento, che è operar con fatica, facendo, disfacendo, e rifacendo. m. Albero alpestre il cui legname serve alle fabbriche, e massimamente ne' sotterranei, che non riceve nocumento dall'acque; per lo più nasce nell'alpi. Lat. Fagus.
Del Faggio fannosi bellissimi lavori per uso di masserizie, e di
strumenti; ecci fra l'altre un modo di farne assi senza segarlo, ed è
spaccarlo per via di conij, per lo verso delle sue vene; e tali assi
così cavate anno l'intero lor tiglio; e da queste fra gli altri lavori,
se ne cavano le aste, che diconsi picche. f. Materia dilatata in figura piana, che agevolmente ad altra si soprappone. f. Quantità di falde; ed è proprio di molte pietre, come della lavagna, e d'altre, le quali paion composte di sottilissime lastre messe l'una sopra l'altra. f. La potenza immaginativa dell'anima. Lat. Phantasia, imaginatio.¶ I nostri Artefici dicono far di fantasìa, o di capriccio, quando, senza esemplo, vanno operando di propria invenzione; ed opponesi al ricavare o fare dal Naturale.
Andar vagando coll'immaginazione, per ritrovare, ed inventare; ed in
così fatto significato è in uso appresso i nostri Artefici. m. V. Bambola. Operare, voce generalissima, che tanto s'applica all'operare dell'intelletto, quanto a quello della mano. | | |V. Fantasia. Modellare, cioè far figure, o altro, di belletta non renosa: l'usano i principianti per istudio, ed i Maestri per prima fatica, ed esemplo dell'opere che debbono scolpire ne' marmi; e in questo caso, massimamente nell'opere grandi, fanno un'ossatura di legno, e con belletta alquanto renosa mescolano cimatura di panni. Mescolar la calcina spenta con la rena, per murare. Rappigliarsi, assodare: e dicesi propriamente, della calcina, del gesso, dello stucco, della colla, e d'altre materie, che si adoprano liquide, e poi nell'asciugarsi, o seccarsi, si consolidano. f. Membra dell'Architrave. V. Membra degli Ornamenti.
f. Forma, figura, fazzione delle membra. Discorrendo secondo le nostre
Arti, dalla forma, o fattezza, delle cose deriva la varietà de' lumi
primarj, e secondarj, o riflessi, o rifratti, o sia ripiegati da
superficie di cosa lustra, come acqua, specchio, e
simili; parimente dell'ombre, mezz'ombre, e sbattimenti de' quali. V. Ombre. add. Atticciato, tozzo, sproporzionato di fattezze. f. Statura, effigie, fattezza, cera, aria, maniera. m. Voce Latina, usata dagli Anatomisti; e vale lo stesso che fianco.V. Muscoli. m. Osso del corpo dell'animale. V. Scheletro. Dividere per lo lungo, spaccare. m. Fessura, crepatura.
f. Buca fatta maestrevolmente nelle muraglie di Rocche, Cittadelle,
Torri, ed altre simili fabbriche da difesa; questa è larga di dentro, e
stretta di fuori, per uso di veder da lontano, e trarre in occasione di
guerra. m. Borchia che tien fermi, e affibbiati i vestimenti. Quello de' Piviali si dice anche bottone: e da varj eccellentissimi Artefici ne sono stati fatti molti di nobili metalli con maravigliose figure e preziose gioie; fra' quali fu stimato singularmente nel passato Secolo, quello che fu fatto per lo Piviale della S. M. di Papa Clemente Settimo dal nostro Benvenuto Cellini. add. Che non si muove. f. Strumento di lamiera di ferro, tirata quasi a foggia d'uno scatolino senza coperchio. Serve a' doratori a fuoco, per porvi dentro l'oro, con che si deve dorare, per inquocerlo, prima di mettterlo nel coreggiuolo insieme col mercurio. m. Moltitudine di strumenti di ferro da lavorare, e mettere in opera. Munire di ferro.
f. Ferri intraversati a forma di graticola, i quali si pongono a quelle
finestre per le quali in qualunque modo, e per qualsivoglia cagione,
sono destinate a dar lume alle stanze, acciocchè per esse non si possa
nè uscire, nè entrare. m. Il più duro d'ogni metallo: m. Piccola spaccatura, o crepatura. f. Fesso.
m. Ornamento da feste: ed è propriamente un fascio di ben'ordinati
rami, frutti, e fiori, o veri, o finti, col quale s'adornano le mura, e i
vani degli archi, o porte, in occasione di feste, e apparati. ¶
Usano gli Architetti fare intagliar festoni, per ornamento di
architetture; e vedonsene anche de' fatti alcuna volta ne' Capitelli
Compositi in cambio di foglie. Rompere, spezzare, fracassare con violenza e con impeto. m. Quella parte del corpo, che è fra le cosce, e le costole. Lat. Latus, femur.V. Muscoli del Femore.V. Femore in Scheletro. Le pareti laterali, ovvero quelle che formano gli angoli de' medesimi edifizi.
Le parti estreme, o vogliamo dire, termini de' medesimi ponti; loro
ufizio è di sostenere il peso degli archi, che vi si posano sopra. m. Albero fruttifero, il cui legname serve per far figure. ¶ I rametti freschi di quest'Albero buttano fuori un certo latte, il quale chiamasi lattificcio, usato da' Pittori per temperare i colori a guazzo.
f. Forma, aspetto, sembianza, immagine; una certa qualità intorno alla
superficie del corpo, procedente da concorso di lineamenti. ¶ Per impronta, o immagine di qualunque cosa, o scolpita, o dipinta.
in termine Matematico, o è superficiale, o è solida: Se superficiale è
quella superficie, che è contenuta da uno o da più termini lineari: Se
solida, è quel corpo, che è contenuto da uno, o da più termini
superficiali. Una figura piana contenuta da una linea, che si chiama circonferenza, alla quale quante linee rette pervengono, tirate da un punto, che è dentro alla
stessa figura, e chiamasi centro, tutte fra di loro sono eguali. Quella che è contenuta da linee rette.
Chiamano gli Scultori quella, che è di tutto rilievo, le parti della
quale si possono vedere tutte finite, come si veggono nell'uomo,
girandolo attorno attorno. e f. Quella materia nera, che lascia il fumo su pe' cammini. Lat. Fuligo. Questa serve a' nostri Artefici, per macchiar disegni d'acquerello, e per tigner fogli da disegnarvi sopra. f. Apertura che si fa nella parete della muraglia, per dar lume alle stanze. Inventare, ritrovare di fantasìa, comporre.
Lavoro che si fa con filiggine cotta in orina, o aceto, o con
cannella, e garofani allo stesso modo cotti, tignendo con tal mistura il
marmo nuovo. Fassi ancora adoprando colori a olio più chiari e più scuri, secondo il bisogno. m. Il finire. ¶ I nostri Artefiici usano questa voce, per espressione di quelle parti, che terminano, ed insieme adornano l'estremità dell'opere loro. ¶
Trovasi ancora usato, finimento, e finimenti, per significar quelle
cose, le quali comunicano con tutto il muro, cioè cortecce, o
incrostature. e Condurre a fine, dar compimento o perfezzione, terminare, dare l'ultima mano. ¶
Usano i Pittori questo termine, per significare, che l'opere loro, o di
disegni, o di pittura, sieno state condotte, o lavorate, con estrema
delicatezza e diligenza, senza che nè punto nè poco si possan vedere i
colpi del pennello, o della matita. Vedi Fornito. m. Quel germoglio, che ogn'anno vien prodotto dalle piante, come principio o segno di frutto o seme. Lat. Flos.
Un'intaglio a foggia di fiore, col qual si adorna il mezzo dell'abaco, o
cimazio de' Capitelli delle Colonne, secondo la natura degli Ordini. m. V. Diaspro di Sicilia detto Fiorito di Sicilia. f. Arte per la quale dalle fattezze del corpo, e da' lineamenti, e aria del volto, si conosce la natura degli uomini. Lat. Physiognomia.¶ Ed eziandìo la figura e la statura, da' quali principj procede la Fisonomìa. ¶ L'uso la piglia ancora per la stessa aria ed effigie degli uomini. add. Ficcato. Lat. Fixus.¶ In vece di fermo, e stabile. Lat. Immotus, firmus, fixus. f. Terreno che sfonda, e non regge al piede. add. Ficcato. Lat. Fixus. Verbo Latino, e vale piegare. Lat. Flectere. m. Luogo nelle case sotto il cammino, per uso di farvi fuoco; della cui derivazione V. Alari. m. Guida de' foderi di legname. m. legnami o travi collegate insieme, per poter condurle pe' fiumi, dove altri vuole. f. Parte escrementosa, e quasi chioma delle piante. Lat. Folium.V. Membra degli Ornamenti.
m. Adornamenti, o sieno di pittura, o di scultura, fatti a guisa
difoglie, per rabeschi, per fregi, capitelli, o altre cose
d'architettura. m. Carta da scrivere, della quale i nostri Artefici se ne vagliono per disegnare. Alcune carte, che tingono i Pittori, e le persone studiose dell'Arte del disegno, di varie maniere di colori, cioè, o bigi, o verdi, o paonazzi, o rossigni, o d'altra fatta che meglio loro torni, per potere sopra di esse, fare i loro disegni lumeggiati con biacca, o con oro, o con altro chiaro colore, acciocchè per mezzo dell'oscurità
del campo, e chiarezza de' lumi appariscano di maggior rilievo. f. Strada, o cavità sotterranea, la quale coperta con archi e volte, serve per dare esito all'acque.
Giovano mirabilmente le fogne alla pulitezza delle strade, alla
sicurezza degli edificj, e alla sanità dall'aria. Non pare che gli
antichi Romani nell'edificare ponessero studio maggiore, di quello
facessero nelle fogne; tantochè queste tra le loro più maravigliose cose
si contano. Sotto questo nome di fogne, pongono gli Autori non solo
quelle che portano l'acque immonde al fiume e al mare; ma quelle ancora che si fanno, a guisa d'un fondo pozzo, ad effetto di ricevere in se l'acque putride, ed ogni altra immondezza per ismaltirle nel terreno; e però chiamansi volgarmente ancora, smaltitoi, pozzi smaltitoi, pozzi neri, e bottini. m. Terreno sodo detto pancone,
sopra al quale si fondano gli edifizj. Gli Artefici nostri però,
chiamano in universale, fondamento ogni luogo sopra del quale si dee
porre ed alzare la muraglia, ed il quale dicono non esser parte della
stessa muraglia; attesochè molti sono i luoghi, e siti di tutta pietra, o di tufo
molto ben fondato, che servon per murarvi sopra senz'altro fondamento,
che quello che à fatto la Natura. Fra 'l fondamento e 'l muro schietto
dicono esservi questa differenza, cioè che quello aiutato da' lati delle
fosse può esser fatto di solo ripieno, o getto; e quest'altro si
compone di molte parti. Il più proporzionato tempo per far le fosse da
gettare i fondamenti vogliono sia, quando il Sole è in Leone; perchè
allora, stante l'esser l'acque
bassissime, il terreno è più asciutto. Fannosi i fondamenti per
ordinario grossi per il doppio del muro che deve alzarvisi sopra, e più,
secondo la sodezza del terreno, e grandezza dell'edificio. Il piano
della fossa dee essere uguale, acciò il carico del muro, premendo con
diseguaglianza, non faccia calare una parte di esso muro: e si è
osservato, che per tal cagione, gli antichi usarono lastricare essi
piani con trevertini. Cavare la fossa sino al sodo, per gettare i fondamenti. Struggere, e liquefare i metalli, mediante il fuoco; e dicesi ancora d'ogni altra cosa che si liquefaccia col fuoco. È fornder metallo ad un fornello, composto di più fascie di ferro schietto, che si chiama mortaio. Un modo di fondere, ritrovato da Benvenuto Cellini, Scultor Fiorentino, in Castel Sant'Agnolo, nel tempo del sacco di Roma, come egli stesso racconta nel Lib. I. ac. 33. Il fondere oro, argento, o altro metallo, a forza del vento che fa il mantice. m. Profondità, la parte inferiore delle cose concave. add. Profondo, che à profondità. add. da fondere, strutto, liquefatto. f. f. e m. Luogo dove scaturiscono l'acque. Bucare, far fori o buchi con che che sia, pertugiare. f. Uno strumento di ferro fatto a somiglianza della lettera X, con rampi di ferro volti all'indietro, di cui si servivano gli antichi per pigliare i pesi, massimamente di pietra,
che dovevano tirare o alzare; perchè i rampi di sopra di tale strumento
mordevano i pesi, e quegli tenacemente strignevano a forza d'una certa
fune, la quale strettamente legata a' rampi di sotto, strigneva
fortemente il tratto di essa forbice. f. Pialla col taglio a simiglianza della lettera C. m. Asta in cima alla quale è posto un ferro con tre rebbi. f. Termine Filosofico, ed è quel principio intrinseco, dal quale le cose ricevono l'esser loro. Lat. Forma. La forma è una delle due parti essenziali del corpo fisico o naturale, e l'altra parte è la materia. È la fazione esteriore di che che sia. ¶ E per ciò significa bene spesso, imagine, faccia, figura, sembianza, aspetto. ovvero m. Dicono i nostri Artefici à quella cosa, o sia di gesso, o di terra, o di cera, o d'altra materia, nella quale si
gettano, o metalli, o gesso, o cera, o altra cosa, per fare Statue o altro lavoro di rilievo. e Termine de' Commettitori di pietre dure. Quelle pietre di diverse fazioni, o tonde, o angolari, che essi incastrano per ornamento ne' sodi de' marmibianchi, e d'altre pietre; il che dicono essi lavoro di forme. add. Atto ad essere formato, atto a prender forma. m. f. Il formare. Dar la forma. ¶ Per ordinare, comporre. Lat. Parare, componere, constituere. Far forme; ed è proprio de' nostri Artefici: e fassi pigliando gesso
da far presa, e ponendolo sopra alcuna cosa d'intero, o non intero
rilievo, acciochè rimanga impressa la cosa formata nel medesimo gesto: e
questo poi chiamano forma, o cavo; perchè le parti rilevate della cosa formata, vengono nel gesso incavate; onde ponendo in esso cavo altro gesso, o cera
liquefatta (dopo avere con mistura d'olio, e sapone il detto cavo per
tutto bene untato) fannosi poi altre cose simili, a quelle che si son
formate. avv. Perfettamente, con forma, e modo adequato. add. Che dà forma. add. Che à forma, che à ricevuta formaV. Formamento. f. Bellezza. add. Bello. f. Luogo dove si fa fuoco per fondere. Edificio murato, o cavato a guisa di pozzo colla bocca da piede, a modo di forno, nel quale si quoquono calcina, e lavoro di terra. ¶ E fornace quell'edifizio murato dove i Pentolai, e Vasellieri, quoquono i loro lavori di terra. ¶ Similmente dove si fabbricano i lavori di vetro dicesi fornace. m. Colui che fa, ed esercita l'Arte della fornace, per calcina, e lavoro di terra da fabbriche. m. Diminutivo di forno; e vale piccola fornacetta, dove si fondono i metalli in poca quantità.V. Finire. e add. da fornire, terminato, che à avuta l'ultima mano, condotto a perfezione. Lat. Perfectus.
Usano assai questo termine i nostri Artefici, chiamando fornito o
finito, quel lavoro fatto con estrema delicatezza, e diligenza, senza
che nè punto nè poco si possan vedere i colpi del pennello o della
matita. ¶ E fornito dassi per aggiunto
a palazzo o casamento, per significare esser quello, copioso e
abbondante di tutte quelle masserizie d'arredi, e suppellettili, che si
richieggono per abitarle. m. Luogo di figura quasi ritonda, fatto in volta, e con apertura quadra della bocca, per uso di quocere il pane. m. pronunziato col primo o stretto. Buco, apertura. m. col primo o largo. Luogo dove si giudica, e si negozia. Lat. Forum. Usarono i Greci di fare il foro lungo, e quadrato con amplissimi, e doppj portici, e con spesse colonne, con architravi di marmo, o di pietra adornati: e di sopra ne i palchi, o tasselli, facevano i luoghi da passeggiare. Ma in Italia,
perchè nel foro si davano i doni a' Gladiatori, però distribuivano più
spaziosi intervalli, attorno allo spettatolo tra le colonne, e facevanli
più ampli. La parte di esse che è in faccia, e finge lontananza. add. Gagliardo, possente di forza. m. f. Edifizio di fortificazione, altrimenti detto, rocca, cittadella, propugnacolo. Fassi con forte muraglia, per difendersi, e tener lontani i nemici. avv. Con forza, gagliardamente.V. Forte. Afforzare, render forte, fare fortificazioni, cioè edifizj per difendersi da' nemici. f. Il fortificare. ¶ La cosa che fortefica, e spezialmente edifizio per difendersi, e tener lontani i nemici. add. Quasi nero, che tend'all'oscurità
ed è aggiunto, che si dà a quel colore, che penda in nero. f. Spazio di terreno cavato in lunghezza. Una fossa che fanno i Gettatori di metallo, a piè della fornace, ed in essa sotterran la forma per serrarla fortissimamente. Conquaffare, rovinare, rompere in molti pezzi in un tratto. Lat. Conquassare, vastare, confringere. add. Che agevolmente si rompe, che à poca resistenza. Lat. Fragilis, caducus. | | | L'esser frale. avv. Con fragilità. Mettere fra una cosa e l'altra. Lat. Interponere, interserere. avv. Con franchezza. f. Ardimento, bravura, l'esser franco. Lat. Audentia, robur, virtus. add. Ardito, bravo. ¶ E da' nostri Artefici si piglia per l'opposto di stentato. Rompere, spezzare. add. Agevole a frangere. Lat. Fragilis. m. Il frangere. Lat. Fractio, fractura. Tagliare. e Dicesi da' Pittori, il far frappe, cioè i rami fronzuti degli Alberi, in disegno o in pittura. f. Le foglie o frondi degli Alberi dipinte, o disegnate. f. Sorta di pietra, che serve per dare il filo a' ferri co' quali si lavorano i metalli, ed altre cose: e per pulire i piani dipinti di smalto. m. Albero, il legname
del quale serve per fabbriche. À questo per proprietà che l'ombra sua è
nemicissima de' Serpenti; poichè la fuggono più che 'l fuoco. Lat. Fraxinus. m. Termine d'Architettura. Quello spazio, che è fra la cornice, e l'architrave. V. Zoforo, e Fregio fra' Membri degli Ornamenti.
Da' Pittori diconsi quelle pitture, con lequali si circondano
l'estremità delle mura immediatamente sotto i palchi delle stanze, per
adornamento delle medesime. Usansi molto ne' nostri tempi questi fregi
per coprire, ed ornare quegli spazzi di quelle stanze, che sono più alte
delle tappezzerie con le quali si parano esse stanze; acciocchè 'l
tutto venga adornato, senza che restin voti li spazzi. f. L'esser fresco. Lat. Frigiditas.¶ Per l'esser nuovo, o lavorato di poco tempo. add. Che à temperata freddezza Lat. Frigidus.¶ Per lo contrario di passo; ed è aggiunto proprio dell'erbe, delle piante, e de' fiori. ¶ Per nuovo, novello, di poco tempo. Lat. Recens.¶ Fra i Pittori è un bell'attributo del buon colorito; e chiamasi colorito fresco,
quello che fatto con grand'immitazione del vero, à congiunta una certa
apparente facilità, ed una tal pulitezza, che le tinte, nell'esser poste
(com'essi) dicono a' luoghi loro, l'una non à punto imbrattata l'altra:
il che avviene, quando il Pittore nel volere imitare perfettamente un color naturale, s'è apposto, come si suol dire, alla prima, senza che abbia avuto necessità di replicarvi sopra un'altra tinta per giugnere all'intento suo. m. V. Dipignere a fresco. f. La parte anteriore della faccia, la quale è posta sopra le ciglia. f. Piccolo sasso
o ciottoletto di diverse figure bistonde, portato da' fiumi e torrenti;
serve per far ripieni di muri, ed altro; da alcuni Autori, queste
frombole vengon prese sotto nome di cementi. e m. Adornamento col quale si terminano le mura delle facciate. ¶
E dicesi ancora, quell'adornamento, e finimento, che talvolta si fa
sopra la più alta parte della cornice di porta, finestra, quadro,
altare, e simili. f. Luogo dove gli Artefici di metallo fanno fuoco per servizio del lor mestiere.V. Filiggine. f. Corda per lo più di canapa. m. Elemento di qualità calda, e secca. Lat. Ignis.V. Focolare. | | | avv. Contrario di entro. Lat. Foris, foras.V.Colonna. f. V. Membra degli Ornamenti. m. L'osso della gamba dal piede al ginocchio. Lat. Tibia.
f. La parte dell'Animale dal ginocchio al piede. Lat. Tibia.V.Muscoli.V. Scheletro. m. Fusto, o sostegno, ed è proprio dell'erbe, de' fiori, e frutte. Lat. Caulis. e f. V. Scheletro. add. Messo ne' gangheri. Lat. Cardini aptatus. m. Strumento di ferro
fatto di due ferri infilati in un'ago per potersi piegare. Altra sorte
di ganghero si fa di due ferri sottili con piegatura a foggia d'anello
simile al calcagno delle forbici, nella quale innanellati insieme,
servono per congiugnere quegli arnesi che devono esser'atti a piegarsi, o
alzarsi, come sono per esempio, li sportelli dell'impannate. f. Buca che si fa nella parte da basso della imposta dell'uscio, acciocchè la gatta possa passare. o m. Sorta d'Albero, il cui legname è buono per fabbriche: ed è quello che i Latini chiamano popolo bianco. Davanzati nella Coltiv. À un legname dolce simile a quello che noi chiamiamo Albero, o Pioppo, sebbene alquanto più riscontroso, e salcigno. m. Spezie di sega per lo più stretta, e senza quel telaio di legno, con cui la sega si tira e maneggia, ma con un manico, come quello degli scarpelli da legno: questo s'introduce per punta in un buco fatto a posta col succhiello in quella parte dell'asse o legno,
in cui devon dintornarsi con la sega, rabeschi o altre cose, che per
altro non vi si potrebbe la sega introdurre, senza fender l'asse
nell'esteriori parti. m. Sorta d'Albero. V. Moro. f. Nome generale di tutte le pietre preziose. Lat. Gemma.¶ E gemma dicesi la seconda scorza delle corna del castrato, della quale si fa la coppella, in che si raffina l'ariento. add. Tempestato di gemme. f. Voce Latina. Gota, Guancia. add. Aggiunto del membro col quale si genera. Lat. Genitalis. m. Professore di Geometrìa. Lat. Geometra, geometres. f. L'Arte del misurar la terra. ¶ E quella professione che misura le figure continove ed immobili. Lat. Geometria; ed è una delle scienze sottoposte alla Matematica. add. Attenente a Geometrìa. Lat. Geometricus. f. Sorta di terra, che serve a fare una sorta di Giallo. V. Giallo di terra. m. Materia simile alla calcina, fatta per lo più di pietra
cotta. Serve ai nostri Artefici non solo per far forme o cavi; ma per
gettare ne' medesimi cavi opere di rilievo e di basso rilievo: impastasi
questo con acqua chiara ben dimenato che
incorpori per tutto, osservandosi che nell'adoperare, nè sia tanto
liquido che non s'attenga insieme, nè tanto sodo che già faccia presa;
ma in stato maneggiabile come una delicata pasta. Dipoi fatta che averà presa, essendo già divenuto sodo, si può cavare dalle forme
o dalle cose formate respettivamente. detto altrimenti, Serve agli Scultori, e Gettatori di metalli,
per formare i modelli dell'opere che debbon gettare, e per formare cose
di rilievo artificiali, e naturali, nel modo che abbiamo detto di
sopra. Questo gesso si fa di certa pietrabianca, che si cava a Volterra e la chiaman spugnoni, che ridotti in piccoli pezzi si cuocon dentro a forni ben caldi. altrimenti detto Una sorte di gesso che serve per imbiancar le muraglie. Si fa di certa pietra, che chiamano spugnononi bianchi, che si cavano nel Pisano. Cuoconsi in fornaci come la calcina. Serve anche questo gesso per far calcina, la quale però non e buona per lavori che devano esser esposti all'umido; perchè riman sempre tenera, e con poca presa; che però l'usano per lavori di dentro la casa, come matton sopra mattone e simili, e fa lavoro gentile e pulito; a noi è di minor costo assai dell'altra calcina, e spento nel trogolo si conserva buono a mettere in opera molti mesi, purchè vi sia sempre tenuta acqua sopra, là dove l'altra calcina spenta basta poco. Una sorta di gesso sottilissimo e delicato, fatto d'Alabastro cotto; e chiamasi anche gesso di Volterra,
perchè quivi se ne fa in abbondanza. Serve per dorare, e dipignere,
stendendolo prima sopra la tavola, o altra superficie, che dovrà esser
dorata o dipinta; dipoi asciutto che sia, va stropicciato con pelle di pesce, o pomice, finchè si riduca interamente pulito e liscio. La sua tempera per lo più è colla di libellucci. Una sorta di gesso assai bianco,
ed in pezzi, non molto sodo, nè molto tenero. Dicesi da Sarti, per
esser comunemente adoperato da tali Artefici, per disegnare su le pezze
delle pannine i contorni de' vestimenti, che devono tagliare. ¶ Serve anche a' nostri Artefici per fare i chiari ne' disegni che fanno di matita rossa o nera, su' fogli colorati. Un certo gesso in foggia di pietre di color sudicio, che sfregato, lascia segni assai bianchi; di cui si servono i detti Artefici per lo medesimo fine notato di sopra. ¶ Si vagliono di questo medesimo gesso i Professori delle Mattematiche, a fine di disegnare, su la pietra Lavagna, le figure mattematiche, che vogliono dimostrare, essendo che facilmente si cancelli dalla medesima Lavagna. Una sorta di gesso portatoci dalla Città di Tripoli di Barberia, il quale serve a' nostri Professori, per dare il lustro alle statue, ed ad altri lavori di marmo. Quella sorta di gesso, che è fatto d'Alabastro cotto; detto così, per fabbricarsi nella Città di Volterra in Toscana. V. Gesso da oro. e Appresso i nostri Artefici vale improntare nella forma, o cavo, o metallo fonduto, o con gesso, o cera, o altra simile materia liquefatta. m. Il gettare. ¶ E l'impronta che si fa nel gettare; onde, far di getto. Lat. Defundere. Termine de' Muratori, e vale smalto composto di ghiaia e calcina. f. rena grossa mescolativi dentro sassatelli; o come altri disse, la ghiaia non è altro se non certe pietre piccole, le quali son menate da' fiumi. Lat. Glarea. add. Che abbia della ghiaia, di natura di ghiaia, aggiunto che si dà ad una sorta di terra. Lat. Glareosus. f. Cerchietto di ferro, o d'altra materia, che si mette intorno all'estremità, o bocca d'alcuni strumenti, perchè non si aprano, o fendano. Termine d'Architettura, vale la grossezza del medesimo arco. e m. Gioia, che secondo Plinio,
depende dall'Amatista, ma è da quella diversa, perchè il colore uveaceo
di questa, è più pallido. Dicono trovarsene ancora di colore azzurro (ma assai difettosa)
altra volta biancheggiante, tal'ora risplendente in porporino colore. Il Cardano la distingue in quattro sorte; altra simile al Grisolito, densamente gialla; altra gialla chiara, che nel bianco traspare come il Topazio; altra simile al Rubino, o Granato; altra al Sardo, e che nella sua trasparenza risplende in giallo; e molti affermano, che questa gioia, al variar dell'aria, muti la chiarezza, o torbidezza sua. Ne l'Etiopia, e l'India,
donde vengono le migliori. Dicono aver virtù contro i fulmini, contro
la peste, e che fattole toccare le carni d'un infetto di tal male, si
turbi; in oltre che sia atta a fomentare l'allegrezza, scacciare i
timori, e fortificare il cuore. L'Accademico Ardente afferma, trovarsi in Pollonia in una Droghería un'Iacinto grande quanto un'ugna, legato in argento,
il quale prestano a' feriti, e per continova esperienza si vede, che
avvicinato alla ferita la difende dalla putredine. Molt'altre belle
virtù gli attribuiscono i Naturali, che per brevità io tralascio; ma a i
nostri Artefici serve per vaghi e ricchi ornamenti, e lavori. add. Di colore simile al Sole e all'oro. Lat. Croceus, flavus. m. Color simile al Sole e all'oro, e n'è di più sorte. Una sorta di color giallo, che serve per i Miniatori.Giallo fatto di miniera di zolfo; serve per dipignere a tempera, per far giallo, e color d'oro. Il migliore è il crostoso, che risplende di colore d'oro, e sia puro, e non mescolato con altre materie e che sfaldi facilmente; e questo fa nella Misia d'Elesponto, dove anche ne fa di quello che è di color pallido, e a forma di grillanda. Lo stesso orpimento abbruciato, che fa un giallo acceso pendente in rosso, altrimenti detto, rancio, giallo aurino, ò vero dorè. Una sorta di colore giallo, che si cava dalle coccole dello spincervino tenendole in molle; serve per dipignere in carta. una terra che fa il color giallo altrimenti detta Ocria; serve a' Pittori per dipignere a olio, a fresco o a tempera. Trovasi ne le miniere del piombo da' vapori delle quali dicono, ch'ella riceva il colore. Una sorta di color giallo che pende in giuggiolino, e serve a' Pittori per ombrar i gialli chiari. Una sorta di color giallo, che si fa a forza di fuoco, che serve per a fresco. Una sorta di color giallo chiaro, si cava dallo zafferano, tenendolo in molle, serve per dipignere in carta. m. Una sorta di colore giallo, che serve per a olio, e lo portano di Fiandra. ¶ Evvi un'altra sorta di giallorino, che viene di Venezia, composto del giallorino di Fiandra, e del giallo di vetro; e serve ancora esso allo stesso effetto. Una sorta di color giallo artificiosamente fatto d'una certa erba. Serve per colorire a olio. Sorta di pietra alquanto più dura del marmo, di color giallo con qualche macchia lattata; così chiamano i Professori un certo giallo chiaro, che la macchia da per tutto (a guisa del giallo delle torte di latte) non però in modo, che in distanza non comparisca del tutto giallo. Sorta di pietra di color giallo bellissimo, e vago quanto l'Orientale; è alquanto tenera; ma contuttociò riceve bel pulimento; à qualche macchia bianca, ed altre gialle molto chiare. Cavasi otto miglia di là dalla Città di Siena;
e sene trova d'ogni lunghezza e grossezza. Si lavora con sega e
scarpello, ma però in opere grandi, perchè nelle piccole non vale, per
lo sfaldare che fa assai facilmente. Una sorta di pietragialla bellissima, che riceve pulimento quanto il Paragone, ed è di quello assai più dura. Ci vien portata dal tenitorio di Roma, e dicono trovarsi in pezzi di colonne, rimasti fra le rovine d'antichi edifizi. m. Orto delizioso. Lat. Pomarium, viridarium. m. Sorta d'albero, che produce coccole, il fusto del quale dicono essere legname molto atto a far travi per edifizi.
Plinio afferma esser'egli più duro del Cedro, ed esser della stessa natura di lui. m. La piegatura che fa la gamba e la coscia. Lat. Genu.V. Scheletro. avv. Con le ginocchia posate in terra. f. Pietra preziosa. Lat. Gemma, lapis preciosus. add. Aggiunto di color che è tra 'l giallo, e il rosso, conforme è il color del legno del Giuggiolo, e la buccia della giuggiola. m. Sorta d'albero fruttifero, il legname
del quale, per la sua sodezza, è atto per fabbricare strumenti, che
abbian'a far forza, come balestre, e simili, ed è buono per intagliarvi
figure da stampa. f. Aggiunta, crescimento. Lat. Additamentum, accessio. f. Congiuntura, commessura, commettitura. Lat. Iunctura, compages. m. Triglifi. Una sorta di membra degli ornamenti. V. Triglifi. m. Corpo tondo, palla, sfera. Lat. Globus. m. Cosa viscosa, come colla, o altra simile, atta a collegare un corpo con l'altro corpo. Galil. Meccan. m. Parte del Cornicione V. Membra degli Ornamenti. o f. Membra degli Ornamenti Dorici che si pongono sotto i Triglifi. V. Membra degli Ornamenti. f. La parte dinanzi del corpo tra 'l mento e 'l petto, per la quale passa il cibo allo stomaco. o V. Membra degli Ornamenti.V. Rocca del Cammino. m. La congiuntura del braccio dalla parte di fuori. Lat. Cubitum.¶
E gomito, vale ancora angolo di muraglia, e dicesi propriamente gomito,
se la muraglia faccia angolo ottuso; perchè se lo fa retto, o acuto,
dicesi cantonata.V. Muscoli del Cubito.V. Cubito in Scheletro. f. Umore viscoso, che esce dagli alberi per la scorza, il quale per altro nome dicesi Orichicco,
e serve a' Pittori, e Miniatori per temperare i colori. Trovasene di
diverse qualità, e di differenti colori; quella che per lo più serve a'
nostri Artefici è di colore bianco come quello del Zucchero candito, e chiamasi Gomma Arabica (e volgarmente Bomberaca) nome preso da quella gomma, che nella Arabia, Provincia vicina all'Egitto, esce dalla scorza dell'albero detto Acacia; benchè (secondo Dioscoride Lib. 1. Cap. 114.) questa non sia quella stessa. f. Lo esser gonfio, pienezza.
f. Telline, chiocciole marine, tartarughe terrestri e marittime.
Servono agli Architetti per varj ornamenti di fontane, e di giardini. f. Canale per lo quale si cava l'acque
de' fiumi mediante le pescaie; o si riceve da fossati che scendon da'
monti; per servizio de' Mulini, delle Gualchiere, delle Cartiere, delle
Ramiere, e di qualsivoglia altra macchina, o fabbrica, guidata per forze
d'acqua. m. Parte della gola per la quale si respira. f. Guancia, ciascuna delle due parti del viso, che mettono in mezzo la bocca e 'l naso. Lat. Gena.V. Ordine Gottico.
f. Un ferro piano, a foggia di scarpello, alquanto più sottile del
calcagniuolo, o dente di Cane: à due tacche, e serve agli Scultori per
andar lavorando con gentilezza le loro statue, dopo avere adoperata la
subbia e 'l calcagnuolo; e con essa gradina
vanno tratteggiando i muscoli, e le piegature de' panni, finchè poi con
un ferro pulito levati i segni della gradina, ripuliscono con lime torte
e sottili, e danno morbidezza e perfezzione all'opere loro. | | |
m. Quei membri delle scale, scalee, seggi, e simili, che fatti di
materia solida, di fuora piana, si pongono immediatamente l'uno sopra
l'altro, e di tanta altezza, che per essi si possa salire e scendere
comodamente. m. Termine astrologico, ed è la novantesima parte del Quadrante, o la trecentesima parte del maggior cerchio della sfera. m. Strumento di legno
di lunghezza per lo più di mezzo braccio, trapassato da un regoletto di
forma quadra, nel quale è fermo un ferro a simiglianza d'un chiodo, ed
il regolletto dalla parte del chiodo si fa sportare in fuori, quando
più, quando meno, e serve per segnare le grossezze tanto ne' legni, che nelle pietre, metalli, ed altro che si voglia lavorare. f. V. Granire. m. Stanza e luogo dove si ripone il grano e le biade. Lat. Horreum. f. m. Gioia che si trova nell'Etiopia, ed anche in Germania. Dicono esser questa pietra della spezie del Carbonchio; è di rosso scuro colore trasparente, ed il suo rosso è più denso di quello del Carbonchio. Dicono aver virtù di rallegrare il quore, ed Alberto Magno
afferma, valere per difender dalle punture delle mosche, e delle vespe;
serve a' nostri Artefici, come ogn'altra gioia, per varj ornamenti. m. Strumento da Legnaiuoli, fatto di ferro piegato forcuto e dentato, il gambo del quale si ficca nella panca da piallar legnami, e serve per tener fermo il legno
che si deve piallare; perchè questo, puntando forte per fronte ne'
denti di esso ferro, si ferma, e stabilisce per modo che non puole esser
sospinto all'innanzi da' colpi della pialla. Si dice granchio, perchè
tiene nella sua piegatura qualche similitudine con la bocca del
Granchio. ¶ E Granchio dicesi la penna del martello, che essi adoprano. V. Martello da Legnaiuoli. add. Che à grandezza. Lat. Magnus, grandis. f. Altezza, contrario di piccolezza. Lat. Amplitudo, magnitudo, granditas add. Diminutivo di grande. Lat. Grandiusculus. add. Superlativo di grande. Lat. Maximus.
Far grana, dare la grana: termine usato da coloro, che lavorano figure
di cesello; ed è quell'andar perquotendo i panni di esse figure, ed
altre parti de' loro lavori, le quali voglion, che appariscano più
grosse, con un piccolo martellino, ed un ceselletto sottile in punta,
facendovi una certa rozzezza, che essi chiamano grana, forse perchè ritiene la figura di piccolissimi granelletti. ¶
Usasi ancora questo lavoro da quegli che indorano, per fare apparire
nelle parti molto larghe, e piane della superficie indorata, minutissime
e spesse ammaccaturine; nel che fare si servono d'un punteruoletto d'osso, o d'avorio dolcemente appuntato, perquotendolo bellamente con un piccolo martello o legno. f. Una pietra mediocremente dura tinta di minutissime macchie bianche, livide, e nere smorte: vale a fare colonne, e ornamenti di quadro. m. Una pietra durissima, e rubida, picchiata di nero e bianco, e talvolta di rosso. Questa si trova in pezzi di smisurata grandezza in Egitto, e sene veggon fatte Colonne, e Obelischi grandissimi. Soncene alcune delle bige, che tirano alquanto al verde: e tutte ricevono bellissimo pulimento. Vien detta ancora marmo Tebaico, quella particolarmente, che è picchiata di rosso; perchè si cava da' Monti di Tebe in Egitto. Di questo marmo è il maraviglioso Obelisco, che da Sisto V. per opera di Domenico Fontana da Mili celebre Architetto, fu trasportato sopra la piazza della Basilica di San Pietro, alto palmi 107. senza la punta, che pure è alta palmi sei, largo in fondo palmi 12. o meglio d'8. in sommità.Pietra molto dura picchiettata di minute macchie bianche e nere di color nero profondo; serve per Colonne, e per ogni lavoro di quadro. Di questa
pietra nella Città di Firenze sopra la Piazza di Santa Trinita una gran Colonna di grossezza per diametro braccia tre, per altezza braccia. E della stessa pietra è fatto il Cornicione del primo ordine sopra i pilastri della real Cappella. Viene dall'Isola di Corsica. o V. Diaspro detto Granito rosso, o Granito Orientale. f. Strumento composto di fila d'ottone,
quando più, quando meno grosse, accomodate insieme a guisa d'un
pennelletto. Serve questo a pulire e nettare le figure o altro lavoro di
metallo, che si vuol dorare a fuoco, o che abbia col tempo perduto il primo colore. Adoperare la grattabugia, pulire con la grattabugia i lavori di metallo, per lo detto fine. f. Strumento di ferro traforato con un chiodo. Serve a più usi, e particolarmente per mettere in fondo alla cola della calcinaV. Cola. add. Pesante, che à gravezza. Lat. Gravis, gravans, ponderosus. f. Lo essere grave. Lat. Gravitas, pondus.
f. Maestevole ed Autorevole presenza, che dagli Artefici s'esprime
nelle figure coll'atteggiarle poco, conservando un certo che di
freddezza; conviensi a gran Principi, a Vecchi, a sacerdoti, e a Matrone
oneste. f. Secondo il Paggi nella Tavola, è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita: si considera
nel soave moto di tutto il viso, ed anche degli occhi, e della bocca
nel favellare e nel ridere; nel moto delle mani e d'altre membra, e
finalmente della persona tutta, che soavemente atteggi senza
stiracchiamento, o affettazione. Aiutano questa grazia alcune regole del
moto, come per esempio: se la gamba destra viene innanzi, il braccio
destro vada indietro: se, il braccio tutto con la spalla s'abbassa, il
fianco tutto con la gamba s'innalzi: se un braccio s'innalza sopra il
capo, la sua gamba si distenda: la testa giri sempre verso quel braccio
che viene innanzi. Non si faccia mai calare, nè alzare la figura tutta
da un lato; ma sempre le membra contrastino fra di loro; e simili
avvertenze, che bene annosi da chi possiede l'arte, che sa ancora
quand'è tempo d'osservarle, e quando nò. m. La parte superiore del capo del Porco, dagli occhi in giù. Lat. Rostrum. m. Animale biforme, la cui parte anteriore è d'Aquila con le ale, e la posteriore è di Leone con quattro piedi. Lat. Gryps Griphus. add. Di colore bigio nero, che tra esso vi sia mescolato bianco; e dicesi per lo più di pelo, e di penne. m. Una spezie di ponte da Muratori fatto di legno,
dal piano del quale pendono due piedi che nell'attaccatura fanno angolo
piano, e si distendono per all'ingiù. Di questo si servono i Muratori
per calarlo a forza di braccia con canapi sopra le cupole, dove non
posson farsi buche per stabilirvi i ponti ne' bisogni loro. Sopra di
esso stanno uno o più uomini, e son tirati ora in alto, or da' lati, or
calati a basso, secondo che 'l bisogno richiegga, di ripulire o di
acconciare esse cupole. Questo strumento, sporgendo i piedi all'ingiù, e
toccando per di sotto, coll'estremità di essi, il più gonfio della
cupola, e con la sua faccia per di sopra la parte men gonfia della
stessa, viene a rimanere in piano; onde gli uomini vi possono star
comodamente sopra ad operare. f. Crespa, piega mal fatta ed a caso. Lat. Ruga. add. Rugoso, pieno di crespe o grinze. Lat. Rugosus. o m. Strumento di ferro, col quale si vanno rodendo i vetri, per ridurgli a' destinati contorni, volendone comporre figure nelle finestre vetriate. m. Lat Crysolitus.Grec.
&khgr;&rgr;&ugr;&sgr;&oacugr;
&lgr;&igr;&thgr;&ogr;&sfgr;da
&khgr;&rgr;&ugr;&sgr;&ogragr;&sfgr;, che significa Oro, &lgr;&iacugr;&thgr;&ogr;&sfgr;, che significa Pietra. Una gemma, che si trova in Etiopia, nell'Arabia, e nell'India, simile al Giacinto, che (secondo Plinio) non è lo stesso Giacinto, vien però da' Professori di gioie chiamato Giacinto. Sant'Epifanio in quel
luogo dell'Esodo, dove si parla del pettorale del Sacerdote ornato di pietre
preziose, nel quale al settimo luogo era il Lingurio, tien ferma
opinione, che questo Lingurio fusse il Giacinto, perchè allora con tal
nome il Giacinto si chiamava. È questa gemma di colore pendente in rosso, rilucente in aureo colore, alcuna volta qualche poco del ceruleo, o marittimo, e contiene in se alcune gocciole d'oro. Il Cardano (Libro 7. de Subtilitate) vuole che il Grisolito sia di color d'oro lucentissimo, e lo cava da Plinio; la dove i moderni Gioiellieri questo così fatto chiamano Topazio, e 'l nome di Grisolito danno ad una pietraverde, perchè tale la facevano gli Antichi. Dicesi essere il migliore quel Grisolito, che posto appresso all'oro, pare che quasi l'ammortisca, e faccialo apparir biancheggiante, cioè pendente all'argenteo colore, e questo dicono esser di Tarso.
Vi sono altre gemme, che gli Autori chiamano spezie di Grisolito, come
sono, Grisopazzio, Grisolampo, Sandastro, Elettro, Grisoleo, e altre
simili, che differiscon fra di loro nel colore più o meno rosso, più e meno aurato,
ed in altre particularità di esso colore. Attribuiscono i Naturali al
Grisolito varie virtù ed a' nostri Artefici serve, siccome l'altre
preziose pietre, per varj ornamenti, e ricchi lavori. f. Quella crosta che fa il vino dentro alla botte, la quale e detta anco tartaro. ¶ E dicesi anche così quella roccia che fa l'acqua ne' condotti, e in altri luoghi, dove ella corra di continovo. ¶ Della gromma o gruma di botte si servono gli Artefici per più usi; e particularmente gli Argentieri l'adoprano per bianchire i loro lavori. add. Incrostato, impastato, impiastrato di gromma, o d'altra materia viscosa, a guisa della gromma. f. L'estremità della più bassa parte delle coperture, o tetti degli edifizi, dalla quale cadono l'acque
delle piogge da essi ricevute: si pone questa in proporzionata distanza
dal muro, acciocchè venga meglio difeso da' danni delle medesime acque. Lat. Subgrundia.¶
E gronda dicesi altresì quella sorta d'Embrici, che à le teste eguali, e
si pone nelle dette estremità più basse delle coperture. f. Quell'acqua che gronda, e cade dalla gronda, ed al luogo dov'ella cade. Lat. Stillicidium. Cadere dalla gronda, ed è proprio dell'acqua piovana che cade dal tetto, e fa la grondaia. ¶ E dicesi ancora di tuttte le cose liquide, che nel cadere abbiano somiglianza all'acqua delle grondaie. m. Una cimasa con un'onda grossa, usata da i Dorici ne' frontespizj sopra le cornici. f. La parte dell'animal quadrupede a piè della schiena sopra i fianchi; e dicesi più propriamente degli animali da cavalcare. Lat. Clunes. e m. Viluppo, mucchio. ¶ I nostri Artefici chiamano gruppo una quantità di figure, d'animali, o d'altro, unite insieme.m. Groppa; ma dicesi di tutti gli altri animali, così quadrupedi, come bipedi, eccetto che di quelli da cavalcare. Lat. Orropygium. f. Quantità. Lat. Copia. avv. In gran quantità, assai. Lat. Multum, valde. add. Diminutivo di grosso. f. Lo esser grosso. Lat. Crassities, crassitudo. add. Superlativo di grosso. add. Materiale, che nella dimensione à molta profondità. m. La parte maggiore, e migliore di qualsivoglia cosa. add. Di grossa qualità, materiale, rozzo. m. Il griso del Porco con la mascella di sotto. ¶ Vale ancora per lo stesso, che muso, e dicesi dell'uomo quando fa viso adirato.V. Groppo. f. Edifizio fatto nell'acqua per sodare i panni lani.V. Gota. Tor la forma, e la proporzione
delle cose, sconciare, rovinare. Lat. Vastare, corrumpere. m. Chi guasta. Lat. Vastator, corruptor. m. Il guastare. Lat. Corruptio. add. da guastare. Lat. Corruptus.f. V. Piramide, ed Obelisco. f. Un pezzetto di rame schiacciato di più grandezze, con un buco tondo in mezzo; si appicca con certo stucco, che chiamano anche colla, sopra pietra che debbasi bucare con lo strumento detto cannella, acciò tenga fermo tale strumento nel posto, ove deve operare, girando finchè 'l buco sia fatto. ¶ Dicesi guida a quel succhiello grande, che fa l'ufizio di forare i legnami grossi, come piane. ¶ Guida diciamo ancora ad uno strumento di finissimo acciaio,
come una striscia, in superficie da una parte addentata, o più tosto
diremmo, solcata per traverso, alla quale s'accosta la cornice di metallo, che si deve far passare per lo strumento detto castelletto, per darle l'onda. Gli Ebanisti, che lavorano materie più tenere, fanno esse guide di legno. f. Canapo, o cavo assai grosso o m. V. Membra degli Ornamenti. m. Uno de' cinque sentimenti; ed è quello, per mezzo del quale si comprendono i sapori, ed à la sua sede nella lingua. Lat. Gustus, gustatus.¶ Prendesi ancora per diletto, piacere, appetito, voglia intensa. ¶
Traportasi anche alla parte intellettiva; ed è quella facultà, che
prendendo piacere dell'ottimo, lo sa riconoscere, e scegliere in tutte
le cose. ¶ Di quì i nostri Artefici dicono, di gusto, o di buon gusto
fatta quella pittura, disegno, o simile, la quale, non solo non
apparisca fatta con istento e fatica; ma che accompagnata con una
facilità, e franchezza d'operare, dimostri avere in sè tutte quelle
leggiadrìe, e tutte quelle qualità più belle, che le à voluto dar
l'Artefice; il che allora avviene, quando egli s'è apposto (come noi
sogliamo dire) alla prima, ed alla bella idea a genio di cui la mano fervorosa à con gran facilità obbedito. ¶
Diciamo anche fatta di buon gusto quell'Opera, che più esprime delle
buone leggi e regole dell'Arte, siccome al contrario diciamo di cattivo gusto. ¶ Usasi ancora dire la tal pittura è fatta del gusto di Raffaello, o di Tiziano etc. a pittura nella quale l'Artefice s'è sforzato all'imitazione del modo d'operare di quel Maestro. ¶ E fatta senza gusto, usiamo di chiamar quell'Opera, nella quale poco o nulla si riconosce de' buoni precetti dell'Arte.
m. Giacinto, pietra preziosa. Lat. Hyacinthus.V. Giacinto. Iaspide m. Diaspro, pietra preziosa di varie sorte, e di varj colori. Lat.Iaspis. V. Diaspro. f. Perfetta cognizione dell'obbietto intelligibile, acquistata e confermata per dottrina e per uso. ¶ Usano questa parola i nostri Artefici, quando vogliono esprimere opera di bel capriccio, e d'invenzione. add. Attenente all'Idea. m. Imagine di falsa deità. m. V. Impresa. m. Quello che non à niente intorno alla sua persona che gli ricuopra le carni. m. La campana del capitello, che allora si dice ignuda, quando si considera spogliata di foglie, o d'altri ornamenti. Dare lustro, luce, chiarezza, splendore. Lat. Illustrare.¶ Per far chiaro, bello, celebre, dare onorata fama.
Lat. Illustrare, illustrem reddere.V. Arrendersi.
m. Quel sodo degli edifizi, che ricorre immediatamente fuor del
terreno, e serve per piedestallo, e base del medesimo edifizio. Far bianco. Lat. Candefacere.¶ Per divenir bianco. Lat. Albescere, candescere.¶ Per pigliare splendore, e luce. Lat. Lucere, candere.¶ Per discolorare, e far divenir pallido. Lat. Decolorare, pallefacere.¶ Per dare il bianco su le muraglie. m. Artefice che imbianca le muraglie, distendendo il bianco col pennello sopra il muro intonacato. Mettere in bocca che che sia. ¶
Appresso i nostri Artefici, dicesi di tutte quelle cose, le quali anno
modo di ricevere facilmente altra cosa, o in tutto, o in parte, quasi
che quelle abbiano la bocca, dentro la quale l'altra si metta.
f. Apertura di che che sia, che per lo più suole essere smussata,
fatta per ricevere un'altra cosa, che s'abbia da innestare a quella che à
l'imboccatura.
Quello spazio, o largura, che si fa di quà o di là da' ponti, per
comodo di farvi passar sopra carri o carrozze, affinchè possano
svoltare, ed uscir fuora della dirittura del medesimo ponte. ¶ E dicesi anche imboccatura, ad una certa largura che alcuna volta si lascia nell'alveo del fiume presso al ponte. m. La superficie dell'arco del ponte, per quanto tiene la sua larghezza, e lunghezza dalla parte di sotto. Quasi Imbruttare, intridere cioè mettere in su che che sia sporcizia, e lordura. Lat. Deturpare, polluere, inquinare. add. da imbrattare. Lat. Pollutus, deturpatus. Divenir brutto. Lat. Deturpari, fedari. m. Quella parte dell' uomo dal collo alla cintura. Fare a simiglianza. Lat. Imitari m. Che imita. Lat. Imitator.
f. Potenza dell'Anima, la quale dalla rappresentazione dell'obbietto,
con prestezza cognettura e cava molte considerazioni, oltre il
rappresentato. Lat. Phantasia. E quanto questa sarà più valida nell'Artefice, tanto sarà egli più eccellente nell'immitare, o nel rappresentare delle cose. f. Figura tanto scolpita, che dipinta, ritratto. Lat. Imago. add. Congiunto, e appiccato insieme. Lat. Coniunctus. add. Che è senza moto che non può muoversi. f. Lo esser senza moto, il non si poter muovere. avv. Con immobilità, saldamente, fermamente, senza muoversi. Bagnare; ed è proprio effetto dell'acqua caduta o gettata sopra le cose. Lat. Madefacere. m. La parte inferiore, il fondo; ed è contrario a sommo. m. La parte bassa della Colonna. V. Colonna. e Divenir pallido. Lat. Pallescere. add. Non pari, non eguale. Intridere, o coprire con pasta, o altra cosa simile. ¶ Tra' Pittori usasi questo termine, per lo distender de' colori; e dicesi bene o male impastata la pittura; dove si scorge maggiore o minore stento, nel maneggiare essi colori, e dicesi anche buono o cattivo impasto add. da impastare m. Lo impastare m. f. Difetto, mancamento, Lat. Vitium Mettere le pianelle, cioè mattoni
i più sottili; e questo si fa a i tetti per lo più delle case murandosi
sopra i correnti le dette pianelle, con le quali si fa il piano per
distendervi gli embrici. Porre, e distendere impiastro sopra che che sia. ¶
Fra i Pittori usasi questa voce in modo dispregevole, per significare
la poca grazia di coloro, che nel dipignere non sanno maneggiare il
colore, nè collocarlo ai
suoi luoghi; per lo qual difetto, dicono esser poco migliore l'arte di
costoro, da quella di coloro, che distendono gl'impiastri, il cui fine
altro non è, che di coprire la tela, o pelle, con esso impiastro Fermare con piombo; e dicesi de' ferri che si fermano nelle pietre. Lat. Plumbare, applumbare.¶ Et impiombare vale ancora dare il piombo add. da impiombare. Lat. Plumbatus, e plumbo illitus Gettar della polvere sopra che che sia. Lat. Pulverulentum facere Stropicciar con pomice, pulire con la pomice. add. da impomiciare. Lat. Pumicatus Ordinare, avviare a far che che sia. Lat. Exordiri, aggredi.¶ Ed i Pittori perciò sene vagliono in significato d'abbozzare. V. Abbozzare. f. legname d'uscio, e finestra. Lat. Postes. f. Quel luogo appunto nella muraglia, dove posano gli archi
f. Sorta di pittura, ordinata a significar qualche concetto, come
l'Emblema, e 'l Ieroglifico. L'Impresa è una unione d'un corpo figurato,
e d'un motto: L'Emblema à di più che vi si ammettono i corpi umani, che
sono esclusi dall'Impresa; e 'l Ieroglifico è quel corpo figurato, del
quale gli Egizj si servivano per scrivere, in vece di caratteri. add. da imprimere, effigiato. Lat. Impressus, effigiatus f. Lo imprimereV. Improntare.V. Mestica. f. Imagine impressa in qualsivoglia cosa. Fare impronta, effigiare. add. Non abitabile, che non si può abitare. Lat. Inhabitabilis. f. Disegualità, sconvenienza. Lat. Inæqualitas. posto avverbial. Altamente, ad alto, al'insù. Lat. In altum. Coprire che che sia con foglia d'argento, attaccatavi sopra, o con fuoco, o con materia tenace, come bolo, mordente, chiara d'uovo, o altro: il che si dice ancora, metter d'argento. add. da inargentare, coperto con foglia d'argento. Mettere il canapo nella carrucola. Congegnare, commettere una cosa bene insieme per entro un'altra. add. da incastrare, congegnato, commesso bene insieme. Mettere in catena, legare con catene. ¶
Gli Architetti dicono incatenare in significato di mettere le catene
agli edifizi. Sono queste catene alcune lunghe o grosse verghe di ferro,
le quali si mettono da una muraglia all'altra, per tenerle collegate
insieme, e render saldi e fermi i loro recinti, e spezialmente le
fiancate delle volte: si congegnano fortemente con alcuni pezzi di
simigliante verga di ferro, chiamati paletti, che si fanno passare per un foro posto alle teste di esse catene. Lavorar d'incavo.V. Lavoro d'incavo. m. Vaso per lo più di metallo, per uso d'ardervi l'incenso, altrimenti detto Turribole. Lat. Turribulum. Fermar con chiodi, altrimenti conficcare. add. da inchiodare, confitto, o fermato con chiodi. m. Materia liquida e nera, per uso di disegnare, e formare le lettere, ed è di varie ragioni. Quello che s'adopra a scrivere con le penne dagli Scrittori a mano; Ci sono varj modi, e segreti di fare tale inchiostro, il quale deve esser liquidissimo, perchè facilmente scorra dalla penna su la carta; il corpo principale suol'esser galluzza, vetriolo, ed altri ingredienti soliti da adoperarsi da i Tintori di seta, nel fare la loro tinta nera. Quello che adoprano li Stampatori di caratteri: costa di nero di fumo, e di vernice liquida. Ne
fanno ancora di varj e diversi colori, come rosso, turchino, verde, giallo, e d'altri; ma per questi bisogna che la vernice sia di quella che è chiara bene, ed in luogo di essa si servono della trementina. Quello che adoprano coloro, che stampano i rami intagliati, o sia a bolino, o con acqua forte. È composto di una sorta di terranera, che si chiama, terra da Stampatori, la quale si macina su la pietra come tutti i colori de' Pittori, e ridotta in polvere s'incorpora su la medesima pietra con olio di lino ben cotto. In Francia usano un'altra sorte d'inchiostro,
che fanno con tartaro di botte arso con olio di noce cotto, con
appiccarvi dentro la fiamma, tenendovela quanto occorre, secondo che l'inchiostro vorranno far liquido o sodo, dal qual'abbruciamento par che sia detto inchiosto, quasi &egr;&ngr;&kgr;&agr;&ugr;&sfgr;&tgr;&ogr;&ngr;, voce Greca, che è lo stesso che in Latino Inustum, che vuol dire arso. Poi lo macinano sopra pietra insieme coll'olio in tal modo abbruciato; e volendolo dare sopra il rame, mantengon sempre esso rame caldo. L'impressione fanno sopra carta bagnata; e bagnano la carta
in questo modo, cioè: bagnano due fogli, e fra ogni due fogli bagnati
ne pongono uno non bagnato, lasciandoli stare così ammassati per dodici
ore in circa e ben caricati, e poi gli mettono in opera, nettando prima
bene il rame inchiostrato con la palma della mano, o col mazzo piccolo. Una qualità d'in chiostro, non liquido nè corrente, ma solido; composto di nero di fumo, infuso con gomma,
e risecco in panellini lunghi un dito in circa, ben formati in figura
quadrangolare. L'usano in quelle parti per iscrivere, fregandolo prima
sopra una lastra di pietra dura, che sono i loro calamai, e con poche gocciole d'acqua
dissolvendolo in quella quantità che a loro bisogna, v'intingono il
pennello, col quale scrivono, non essendo appresso di essi l'uso delle
penne. ¶ A' nostri Artefici serve
mirabilmente per disegnare figure, o paesetti, i quali appariscono
tocchi d'acquerello: l'adoperano in questo modo. Intingono il pennello
nell'acqua, e poi con esso sfregano l'inchiostro più o meno, secondo che vogliono, che il tocco o la macchia venga più chiara o più scura. Tagliare, mozzare. Lat. Incidere, truncare.¶ Vale ancora intagliare, e scolpire, spezialmente per quegli intagli che si fanno in rame e in legno per stampare. Appiccare insieme le cose con la colla. m. Lo incorporare. Mescolare o unire più corpi, infondendogli insieme.V. In somma. Coprire di creta. Lat. Creta tegere. Attraversare una cosa con l'altra a guisa di croce. Lat. In modum crucis aptare.V. Incrostatura. add. da incrostare, coperto d'incrostatura. f. La superficie, o coperta di pietre, marmi, o stucchi, che si fa alle muraglie per loro adornamento. | | | f. Uno strumento di ferro sopra il quale i Fabbri, ed ogni Artefice di metallo, battono il ferro ed il metallo, per lavorarlo. m. Sugo d'erba, detta Guado, rappreso, del quale si servono i Pittori per fare un colore tra turchino, e azzurro. Dioscoride scrive, trovarsi una spezie d'indaco, che naturalmente esce a modo di schiuma da certe canne nell'Indie: questo però a' tempi nostri non si vede; e fino ne' tempi di Plinio, come si cava dalla sua Storia naturale, non sene aveva in Italia cognizione. m. Il dito, che è allato al dito grosso della mano. Posto avverbial. Nella banda o parte deretana, o posteriore; suo opposto è, innanzi, che vale nella parte, o banda anteriore, e per lo più si sogliono unire co' verbi significanti moto. ¶
E l'uno, e l'altro s'adoprano tal'ora da' nostri Professori, a modo di
nomi sustantivi, come s'è detto in di dentro, ed in di dietro, dicendosi
lo in dietro, e lo innanzi, per quasi lo stesso, che accordato, e accordamento. V. Accordamento. avv. Grossamente, senza minuta, o esatta investigazione. avv. Senza distinzione. Lat. Indistinctè. f. m. Confusione, contrario di distinzione. add. da indorare, dorato. V. Dorare. f. Diligenza, ingegnosa. f. Disuguaglianza, contrario d'egualità.V. Proffilo. add. Di bassa condizione, o luogo, o tempo. Lat. Inferior. Forare che che sia, facendolo rimanere nella cosa, che 'l fora. add. da infilzare. add. Basso, ultimo di luogo, o di condizione. Far divenir di fuoco. Lat. Accendere, ignitum facere. add. da infocare, divenuto come di fuoco, appreso da fuoco. Lat. Ignitus, ardens. Mettere che che sia dentro ad un liquore, acciocchè egli ne attragga le qualità. Infragnere. Ammaccare, e pigiare una cosa.V. Intramettere. add. da infragnere, ammaccato, pigiato. Legare con fune. add. da infunare. avv. Fuor della linea retta, o del piano principale. f. Lo infondere. Lat. Infusio.¶ Per mescuglio di cose confuse insieme. add. da infondere. Lat. Infusus. Mettere in gangheri. m. Ingegnoso ritrovator d'ingegni, e di macchine, lo stesso che Architetto. Lat. Machinator, architectus. Una certa forza da natura in noi inserta, per ritrovar tutto ciò, che si può con la ragione giudicare. ¶ E ingegno dicono i nostri Artefici quel pezzo di ferro,
per lo più di forma quadra, intaccato o traforato, che appiccandosi
alla chiave, e immediatamente passando per altri ferri (che sono
appiccati alla toppa) che pure anche essi si dicono ingegni, fa l'uficio
di aprire e serrare. Adornar di gemme. Lat. Gemmis ornare. Dar di gesso, impiastrar con gesso. Lat. Gypso illinire. add. da ingessare. Lat. Gypsatus. Occupare. Dicesi propriamente del luogo, quando vi sia stata messa alcuna cosa, che ne impedisca l'uso di prima. Lat. Occupare, impedire. Chiudere un'apertura con cosa a guisa di graticola. add. da ingraticolare, chiuso da graticola. Lat. Cancellatus. m. Lo ingrossare, crescimento, gonfiamento. Lat. Crassamen, crassamentum. Divenir grosso. ¶ Per far divenir grosso. avv. Indigrosso, grossamente. ¶ Per alla grossa, in generale, confusamente. m. Esemplare di che che sia, che tengono gli scolari avanti per copiare. avv. Opposto d'indietro V. In dietro. avv. Senza ordine Lat. Confusè. posto avverbial. V. In volta. Ricroprir di sapone, lavare col sapone che che sia. f. Titolo, contrassegno, soprascritta. Lat. Inscriptio, titulus, nota. Dare altrui cognizione di che che sia. Lat. Docere. Quello che insegna dicesi maestro. Lat. Doctor, magister, E colui il quale apprende gl'insegnamenti dicesi discepolo ed allievo. Lat. Discipulus, alumnus. avv. Unitamente, di compagnia. Lat. Simul, una, parite o Dicesi da' nostri professori, per significare, l'essere ogni parte del tutto nel suo proprio sito, ò sede.
posto avverbial. Usato co' verbi, dare, torre, e fare; vale lo stesso
che in cottimo; cioè a tutte proprie spese per un certo prezzo
determinato; ed è termine proprio
de' Muratori, i quali prendono a far talora qualche edifizio, non a
giornate, ma sopra di sè, ed a tutte loro spese, per un tanto il braccio
del muro, ovvero tutta la fabbrica in tronco, o come essi dicono, in
somma, ovvero in cottimo Insudiciare. Far sudicio. Lat. Sordidare sordidum facere Far tacche, fare in superficie piccoli tagli. o f. Alcuni tagli, che si fanno nel legno o nella pietra, per collegarvi per entro altri legni, o pietre Scolpire, formare che che sia, in legno, o marmo, o altra materia col taglio degli scarpelli, subbie, sgorbie, ed altri proporzionati strumenti. Lat. Incidere, insculpere, celareV. Bulino.V. Rame per intaglio m. Che intaglia (o in pietra, o in legno)
fogliami, cornici, o simili, non figure; perchè quello che intaglia
figure di rilevo, o di tutto rilevo, o di basso rilevo, dicesi Scultore. ¶ Intagliatore comunemente si prende per quel Professore, che lavora d'intaglio in legno, eziandío che faccia figure della stessa materia. ¶ Intagliatore dicesi ancora con termine proprio quel Professore, che intaglia nel rame qualunque lavoro, eziandío di figure, e ritratti, ad effetto di stampare, o sia con bolini, o con acqua forte. ¶ Anche Intagliatore si dice quel Professore, che intaglia in legno disegni, per istampargli. m. Scultura. ¶ Et ogn'altro lavoro, ed opera di disegno, che intagliano o incidono i Professori, o in rame, o in legno, per la stampa.V. Tarlo.V. Tarsía. Lavorar di tarsìa. m. Sorta d'ornamento d'Architettura. V. Membra degli Ornamenti. Pialla col taglio, a somiglianza della gola rovescia, a uso di fare quell'ornamento d'Architettura detto intavolato. add. Che à tutte le sue parti. Lat. Integer, perfectus, absolutus. m. Voce Latina. Lo spazio che è fra l'una e l'altra colonna. Tramezzare, inframmettere, porre fra l'una cosa e l'altra. Lat. Interponere. Incrocicchiare. Termine matematico. f. Lo intersecare. Lat. Intersecatio. m. Spazio, distanzia, intervallo. Termine astrologico. Lat. Interstitium. Pongono gli Astrologi due interstizj solari, uno circa a' 20. di Dicembre, e chiamanlo interstizio iemale, o vernereccio, ovvero vernale; l'altro intorno a' 20. di Giugno, e diconlo interstizio estivo, ovvero estivale. e Dar l'intonaco; ed è termine de' Muratori. Lat. Truissare, tectorium inducere. ed add. Coperto d'intonaco. ed ed m. Coperta liscia e pulita, che si fa al muro arricciato. Lat. Tectorium, loricatio.V. Rinzaffare. Circondare Lat. Cingere, circumdare. add. da intorniare, cinto, circondato. Lat. Circumdatus, cinctus.
f. Insegna, impresa, e generalmente significa tutte quelle cose, che
si rappresentano negli scudi dell'armi, o imprese di Città, famiglie
etc. Porre a traverso. Lat. In transversum ponere.¶ I Maestri di legname dicono intraversare, il maneggiar che fanno sopra il legno
la pialla a traverso, per ispianarlo egualmente per tutto, massimamente
se sarà di gran larghezza, per poi pulirlo per lo diritto. add. da intraversare, posto a traverso. Lat. In transversum positus.¶ Dicesi a legno piallato per lo traverso. | | | avv. Nella parte traversale, traversalmente. Lat. Obliquè. Stemperare, o ridurre in paniccia che che sia, con cosa liquida. Lat. Subigere, miscere. Essere il primo Autore di che che sia, fare ritrovamenti. f. Invenzione, ed è quello che noi diciamo propriamente, trovato. Lat. Inventum, inventio. m. Che inventa, che è Autore di cosa inventata. Lat. Inventor, author. f. Ritrovamento, trovato. ¶
I nostri Artefici dicono invenzione non solo quella facultà, che è
nell'ottimo Maestro, di rappresentare con chiarezza e proprietà, quella
inventiva, o storia, o poetica, o mista che sia, in tal modo che, e nel
tutto, e nelle parti, apparisca tale, quale egli stesso à voluto ch'ella
sia; ma ancora dicono invenzione alla stessa cosa rappresentata, e
dicono buona e cattiva invenzione la cosa stessa inventata; siccome buono, e cattivo inventore chiamano colui che l'inventò. e Dar la vernice, impiastrar sottilmente che che sia di vernice. Lat. Sandaraca illinire. Ed è termine de' Pittori, e Mettidori. add. da invernicare, e inverniciare, impiastrato sottilmente di vernice. Lat. Sandaraca illitus. Dare l'invetriatura; ed è proprio de' vasi di terra. Lat. Vitro illinire. f. Quella coperta di vetri
collegati insieme, che per lo più si fa a i vani delle finestre, ad
effetto di proibir l'ingresso dell'aria alle stanze, ed insieme fare per
entro le medesime apparir la luce. add. da invetriare, che à l'invetriatura. Lat. Vitro illitus. f. Una sorta di vernice detta Vetrina, che adoprano i Vasellai, per dare a i vasi di terra, sì per renderli lustri, come ancora per renderli impenetrabili da i liquori: questa è fatta e cavata principalmente dal piombo strutto, conforme essi fanno, ridotta in forma d'acqua; e dassi a i vasellami di terra dopo la prima cottura. Avvolgere, inviluppare. Lat. Involvere. Usato a modo d'addiettivo, ed aggiugnesi a quelle stanze, o edifizi, che in luogo di palchi di legname anno volte; suo opposto è in palco. m. Animale biforme, la cui parte anteriore è di Aquila con l'ale, e la posteriore di Cavallo. Lat. Hyppogriphus.
f. Gioia che à angoli diseguali; è per lo più esagona, e rubida dalla
parte di fuori. È chiamata Iride, forsi perchè posta in luogo ombroso, e
fatta perquotere (o per via d'un foro che sia fatto nel legno d'una finestra chiusa, o per altra via) da' raggi del Sole, ribatte nell'opposte muraglie splendenti colori d'arco celeste. Figura isoscele. V. Triangolo equicrure.
f. Appresso i nostri Artefici pigliasi per quella invenzione espressa
in pittura, o in scoltura, la quale rappresenti qualche fatto, o vero, o
finto, o storico, o poetico, o misto. Dipignere istorie. add. da istoriare.
m. Estremità della bocca, la quale copre i denti.V. Muscoli. m. Edifizio pieno di vie tanto dubbie e tanto intrigate, che chi v'entra non trova modo d'uscire. ¶ Fannosene per bizzarrìa di questi edifizi ne' giardini, spartendo
le vie, in vece di muraglie, con piante. f. Una sorta di colore per dipignere a olio, che fa un rosso scuro
maraviglioso: Cavasi questo artificiosamente dai panni chermisì con
allume di rocca, e si conduce a diverse bontà e perfezzioni. Un color simile per dipignere a tempera, e si cava da' brucioli dal verzino, nel modo che si fa la lacca fine dalla cimatura dello scarlatto, e fa rosso scuro. Un color paonazzo. m. Voce usata da' Pittori e Scultori, a quella sostanza rosseggiante e incavata, che è nell'angolo interno dell'occhio detta dagli Anatomisti propriamente, caruncula lacrimale,
perchè da essa restano espresse le lacrime, e tramandate per i punti
lacrimali incavati in ambedue le palpebre superiore e inferiore, verso i
confini del medesimo angolo, o come pure dicono gli Anatomisti, canto interno. f. Pianura e campagna, ove corre acqua. Piastra di ferro o di piombo. ¶ E lama dicesi la parte della spada fuor dell'elsa e del pomo. f. Lama, o piastra, di ferro che a più usi s'adatta.
f. Strumento di varie sorte, e di varie materie, atto a conservar
dentro di sè il lume dall'impeto de' venti, per illuminar le strade in
tempo di notte, e i luoghi tenebrosi ed oscuri. Lat. Laterna. La parte superiore fatta a cartocci, e per la quale traspira il fumo, e dentro respira l'aria, dicesi il cammino della lanterna.
Fabbrica della parte superiore delle cupole, fatta per ornamento, e
per dar lume; detta così dalla similitudine d'una sorta di lanterna da
far lume. La copertura della quale, che è fatta a piramide o a
cartoccio, dicesi la pergamena della cupola,
per la somiglianza, che à con la pergamena, strumento delle donne,
usato per fermare il lino su le loro rocche da filare. Et il finimento
di essa cupola, che posa su l'estremo della pergamena, è una palla colla
croce. m. Lanterna grande; strumento per lo più di ferro o di legno con vetri
o altra materia trasparente, per uso di far la notte trasparire il lume
ne i gran cortili, negli androni, e antiporti delle case, o palazzi, ¶
E lanternoni diconsi quei lumi, che nascosi in fogli dipinti, si
mettono alle finestre, o in altre parti esteriori degli edifizi, in
occasione di pubblici fuochi, e luminarie d'allegrezza. f. Pietra; ma dicesi più propriamente che d'altra, di quella che copre la sepoltura. Lat. Lapis. m. Gioielliere Lat. Gemmarius. m. | f. | f. | altrimenti detto Cinabro minerale. Una pietra naturale molto dura, della quale si vagliono i Pittori, per fare i disegni su' fogli, lasciandovi il suo colore, che è rosso. Questa macinata, benchè con grande stento per la sua durezza, fa un rosso bellissimo, simile alla lacca, che serve per colorire a fresco, e molto tempo dura. L'adoperano ancora li spadai per metter l'oro a brunito. e m. Pietra
dura circa un terzo meno de' diaspri, però si lavora più facilmente, ma
co' medesimi strumenti, che ad essi diaspri s'adoprano. Viene a noi di Persia, ed è di colore azzurro bellissimo. Il più perfetto è quello, che à colore azzurro profondo, schietto, senza mescolanza di macchie, vene, marmo, e marcassita (così chiamano una certa vena, la quale pare spolverizzata d'oro.)
Serve ad ogni lavoro di quadro, e di commesso. Di questa son fatti
panni di bellissime figurette di rilievo, nel ciborio per la Cappella del Serenissimo Granduca in S. Lorenzo. Alcuni Armeni, i quali a noi lo portano, anno detto che nella Persia venga portato in pezzi dall'acque impetuose d'un fiume o torrente, i quali pezzi anno una scorza bianca. Fassene il colore azzurrro oltramarino,
per dipignere a olio, a fresco, e a tempera, il quale quando si cava
dall'azzurro di tutta perfezzione, non dà cenere, ma esce tutto
perfetto; atteso che la cenere derivi dalla parte marmorea, e da altre
mescolanze, che à alcune volte in sè questa pietra. Una spezie d'amatita fatta artificiosamente, che tigne di color di
piombo, e serve per disegnare. f. Spazio, seconda specie di dimensione. Lat. Latitudo. add. Che à larghezza. avv. Largamente. Lat. Largè, copiosè. f. Grande spaziosità. m. Albero computato fra le spezie degli Abeti, il cui legname
durissimo serve alle fabbriche degli edifizj. Questo albero è di
straordinaria grandezza, e coperto di grossissima corteccia, produce i
suoi rami attorno attorno a tutto il tronco; à foglie più strette del
Pino, e son pungenti; i suoi frutti sono simile alle coccole del
Cipresso, e anno buono odore; i suoi fiori son di color di porpora, ed odorossissimi. Alcuni gravi Autori anno scritto, aver questo legname
una certa qualità maravigliosa nel resistere al fuoco; e con tutto che
li convenga cedere, vedesi per isperienza, che nell'ardere violenta
talmente le fiamme, che per quanto può, da sè le discaccia, e molto ci
vuole prima che egli del tutto abbruci; il che vien dal Mattioli reputato per falso, e per mera sciocchezza, per esser quest'albero bituminoso, e perciò prontissimo ad ardere: dall'acqua del mare riceve gran danno. m. Un'albero, il cui legname è di color simile al mele,
serve per adornamento degli edifizj; e dicono esser'egli in un certo
modo immortale, e che adoperandolo in tavole per dipignervi sopra, non
mai si fende. f. Pietra non molto grossa, e di superficie piana. Lat. Lapis. Voce usata da quelli Orafi, che lavorano di smalto; e vale spianare essi lavori smaltati, prima di mettergli in fuoco; il che fanno con pietra detta frassinella, ed acqua fresca. Coprire il suolo della terra con lastre congegnate insieme. Lat. Lapidibus sternere. add. da lastricare, coperto di lastre. Lat. Lapidibus stratus. e m. Una incrostatura, o vogliamo dire copertura di pietre dette lastre,
poste a piano del terreno per comodità del camminare. Usasi nelle
pubbliche vie, sopra i ponti, ne' cortili, e abitazioni sotterranee, ed
altri luoghi. Gli antichi si servirono molto per fare i lastrichi delle selci o selici, volgarmente dette ciottoli; benchè molte sieno le pietre, che posson servire a tal lavoro, pur che sien dure, grosse, e piane. Quest'usanza di coprir le strade con selci o ciottoli, che noi diciamo acciottolare, e insiniciare (quasi inseliciare) tennesi nella Città di Firenze fino al 1260. in circa; nel qual tempo, Arnolfo di Lapo,
celebre Architetto di que' tempi, introdusse il bel costume di coprirle
di lastre di non ordinaria larghezza, lunghezza, e grossezza; il che
dura fino al presente tempo: onde la nostra patria pregiasi fra
ogn'altra Città d'Europa di godere in ogni stagione una singular nettezza. f. Larghezza. m. Fianco, parte destra o sinistra del corpo. Lat. Latus.¶ Per banda, o parte di qualsivoglia cosa. m. Quell'umor viscoso, e bianco come latte, che esce da' rami teneri, dal gambo delle foglie verdi, e dal picciuolo del fico acerbo, colti dal suo albero. Serve a' Pittori, per temperare i colori, per dipignere a guazzo. f. Una sorta di pietranera,
che si produce a suolo a suolo, ovvero a falde; si adopera a coprire i
tetti; e commettendosi insieme con una certa maestrìa, serve per far
pozzi da olio; se ne vagliono ancora gli Artefici di commesso, per fondo
de' loro lavori. Riceve bel pulimento, e si adopera per disegnarvi
sopra con gesso, ed anche per dipignervi;
anzi che il colore dato sopra la lavagna non prosciuga tanto, quanto
sopra la tela, o tavola. Trovasi questa pietra nella riviera di Genova, in un luogo detto Lavagna, dal quale ella piglia il nome. Far pulita e netta una cosa, levandone la sporcizia con acqua, o altro liquore Lat. Lavare. add. da lavare. Lat. Lotus. f. m. Il lavare. ¶ E lavatura talora significa il liquore, nel quale si è alcuna cosa lavata, da alcuni detto in Latino Lotura. Manualmente oprerare ¶
E con l'aggiunto, o degli strumenti, o de' materiali adoprati nel
lavoro viene a denotare quella particular sorta di lavoro, che
altrimenti s'esplicherebbe co' proprj termini; come sarebbe lavorare di cesello, è lo stesso che cesellare; lavorar d'intaglio, o di smalto etc. è lo stesso che smaltare, o intagliare etc. add. da lavorare.
m. Appresso gli Scultori e Intagliatori, significa quella maestrìa che
si scorge nell'opere loro, derivata non tanto dall'intelletto di chi
opera: il quale sa fare apparire la cosa conceputa, quanto dalla
perizia, franchezza, e obbedienza della mano, in condurre la stessa
opera pulita, diligente, e vaga. ¶
Fra' Pittori s'adopra alcuna volta questo termine in quella sorte di
pitture, che son fatte e rifatte dall'Artefice, con molto colore, e non
(come usano dire) alla prima, e con poco e liquido colore. Onde le
medesime opere ben lavorate anno più lunga durata. ¶
Intendesi ancora, ma non tanto propriamente, per una certa diligenza,
freschezza di colore, e pratica nel mescolare i colori, in modo che
l'uno l'altro non imbratti. m. Opera fatta, o che si fa. Lat. Opus.¶ Significa talora artificio, e manifattura. Termine generale, sotto il quale si comprende tutte le sorte di terra cotta, fatte per murare come, mattoni, mezzane, pianelle, quadrucci, e simili.V. Taunà.V. Cesellare.V. Forma e Forme, termine de Commettitori di pietre.V. Niello.
Quello che si fa per via di ruote ne' Diaspri, Agate, Amatiste,
Calcidoni, Sardoni, Lapislazzuli, Corniole, Grisoliti, Cammei, ed altre pietre Orientali e ne' Cristalli, facendo in esse comparire teste, o altre cose, non di rilievo, ma affondate talmente, che riempiendo que' voti di molle cera,
rimanga improntata, di schiacciato o ammaccato rilievo, la figura: e
serve ancora questo lavoro, a far suggelli, siccome madri per far
medaglie e monete, incavando i punzoni d'acciaio, co' quali esse poi si coniano.
Dicesi propriamente fra gli Artefici quello che si fa nel lavorare di
quadro intorno a cornici, fregi, capitelli, e simili, con fogliami,
uovoli, fusaiuoli, dentelli, gusci ed altre cose in que' membri, che
s'eleggono per l'intaglio. E tale opera si dice di quadro intagliato. Una spezie di pittura mescolata con scultura; lavoro che si fa per ordinario in oro e argento, il quale è necessario sia di tutta finezza e perfezzione, ponendovi sopra smalti di vetro di diversi colori, co' quali si va componendo ciò che vi si vuol dipignere; il che fatto si pongono in fuoco, tanto che gli smalti facciano l'effetto loro. o
Quella sorta di lavoro, nel quale s'adopera la squadra, e le seste, e
che à angoli, o cantonate; e così ogn'ordine di cornice, o cosa che sia
diritta, o risaltata; si dice lavoro quadro, o lavoro di quadro; e questo lavoro si fa alcune volte liscio, ed altre intagliato. m. Albero ghiandifero, il cui legname è terso e pesante, e molto, simile in durezza alla Quercia, e serve a varj usi; come il legname di quella, in questo però differente da lei, di non aver bisogno di macerarsi nell'acqua, prima di porsi in opera. f. V. Saldatura; ed è termine proprio degli Orefici, Argentieri, Monetieri, ed altri Artefici di metallo.m. f. Termine architettonico, col quale denominano alcune pietre
di gran lunghezza, o larghezza, con le quali usano di fermare, ne'
recinti e grossezze delle muraglie, le parti di fuori con quelle di
dentro, e gli ossami con gli ossami, acciocchè le minori pietre
di esse muraglie e ossami restino collegate, e tengano più forte, il
che fanno alle cantonate, per legatura e fortezza degli angoli. Strignere, con fune o catena o altra
sorta di legame che che sia, o per congiugnerlo insieme, o per rattenerlo; il cui opposto , sciorre. Lat. Ligare, vincire. f. Il legare. ¶ E quello spazio che è cinto dal legame. Lat. Ligatura, vinculum.
f. Un certo portamento della persona rappresentata in pittura così
leggiero ed agile, ch'e' pare ch'ella si muova, e quasi non abbia peso,
ma leggierissimamente si sostenti; è propria della gioventù, e
spezialmente di Ninfe, e simili. | e | | add. Di piccol peso, contrario di grave. Lat. Levis. m. Strumento di legno, fatto per uso di tenervi su il libro aperto, per poterlo leggere comodamente. Strumento di legno,
del quale si servono i Pittori, per regger le tele o tavole, che essi
dipingono, fatto per modo di potersi rizzare a pendìo più e meno,
secondo il bisogno del Pittore. m. Artefice che lavora il legname. Lat. Faber lignarius, abietarius. m. Nome universale de' legni da fabbrica. m. La materia solida degli alberi. Lat. Lignum. add. Che tien del legno. Lat. Lignosus. add. Arrendevole, pieghevole, non disteso, contrario di tirato. f. V. Occhiale.
f. Strumento di qualsisìa materia soda, fatto a foggia di stanga,
un'estremità della quale si sottopone a' corpi di gran peso per alzarli o
muovergli di luogo, o si ficca nelle buche degli argani per fargli
girare; e vale ad altri usi; dicesi da' Greci Mochlion, da' Latini
Vectis. ¶ Di quì mettere a leva, che è lo stesso che sollevare alquanto da terra. Alzare, mandare in su. Lat. Levare, tollere.¶ Per tor via. Lat. Adimere, tollere.¶ In significato neutro passivo vale, inalzarsi, elevarsi. È quell'operazione che fa l'Intagliatore in acqua forte, dopo che à dato ess'acqua sopra il rame già intagliato, e si fa usando carboni dolci di Nocciuolo o Castagno bianco, dolce, fregando egualmente per tutto, con osservar però che sopra il lavoro non cada, nè rame, nè terra, nè altra cosa simile, perchè si potrebbe guastare. Levata poi la vernice perchè il rame resta schifo, per imbiancarlo si piglia acqua forte da partire, allungata con acqua pura, e con essa con l'aiuto di un pennello si laverà il rame con gran prestezza, acciò l'acqua non lo roda, e poi con acqua pura si finirà di lavare.
m. I Pittori chiamano propriamente un levare, quando una figura ritta
aggravandosi sopra un sol piede posato in sul piano, tiene alquanto
sospeso l'altro, a distinzione di quelle che posano in su due piedi, che
chiamano un posare. f. Strumento di ferro
largo circa due dita, e lungo circa mezzo palmo, fatto a foggia d'una
bietta, sfesso da una delle testate. Serve a' Segatori di legnami,
per torcere i denti della sega, cavandogli di lor dirittura verso l'una
e l'altra parte, acciò si faccia più larga l'apertura, onde la sega
possa facilmente uscir del legno, e
n'esca anche la segatura, che però usano per lo più torcere alla sega
due denti per ogni trè, uno verso una parte, ed uno verso una altra.
f. Quell'arbitrio che si piglia il giudizioso Artefice, a tempo e
luogo, di esprimere cose talvolta inverisimili; perchè non è men lecito a
lui nelle sue pitture, ciò che fa il Poeta nelle sue poesìe, conforme
al detto d'Orazio: Pictoribus atque Poetis Quidlibet audendi semper fuit æqua potestas;
per esempio, concedesi al Pittore di rappresentare nello stesso tempo
più persone, che furono in varj tempi, facendo, per via di dire, che un S. Piero favelli con un S. Francesco, e questa trasposizione di tempi, chiamata da' Greci Anacronismo, è necessarissima al Pittore, per la quale gli è lecito anche fare un S. Giovan Batista Uomo fatto in compagnìa di Cristo fanciullo, e simili, che possono
dirsi tutti Anacronismi apparenti, quasi che si voglia inferire che S. Giovan Batista, in ogni tempo dell'età sua, contemplava la puerizia di Cristo,
per la memoria che teneva. Evvi anche un'altra licenza detta dai Greci
Antitopeia, cioè rappresentazione di persona da luogo a luogo, la
quale, come che non sia tanto necessaria come l'Anacronismo, alle volte
si usa dal Pittore per maggiore intelligenza e perfezzione della sua
storia, come per esempio, il fare Erode presente all'uccisione degli Innocenti; Nerone e Diocleziano
alla morte di molti Martiri, in esecuzione de' loro editti, ancorchè in
quel tempo que' Tiranni fossero altrove, e simili, molto ben notate dal
Paggi nella sua Tavola. f. Strumento d'acciaio intagliato o dentato, che serve per assottigliare e pulire, ferro, marmo, pietra, legno, ed altre materie solide. Lat. Lima, schobina. | | | f. Quella lima con la quale gli Scultori di marmo e legno
puliscono le loro figure; sene fanno di più sorte, cioè a coltello,
mezze tonde, e a foggia del dito grosso della mano; e di più grandezze;
la maggiore per lo più larga quanto due dita, e vanno diminuendo a
proporzione fino alla minore, che per l'ordinario è della grossezza
d'una penna da scrivere. Cellini. per levar ne' marmi i colpi degli scarpelli, nelle parti tonde e vote. Assottigliare o pulire con la lima. Lat. Limare. add. da limare, assottigliato con la lima, pulito con la lima. Lat. Limatus. f. Quella polvere che cade dalla cosa che si lima. Lat. Limatura, scobs.¶ Pigliasi anche per lo limare. m. V. Colla di limbellucci. f. Lunghezza senza larghezza. Lat. Linea. Dannosi due sorte di linee, una delle quali si dice retta, e l'altra piegata o curva. Archim. La
linea retta è la più corta che si tiri tra due punti; la curva o
piegata è quella che da un punto all'altro cammina, non per la via più
breve, ma col fare di se stessa alcun seno o piegatura. Alberti in Trat. di Pit. È però d'avvertire (secondo Fra Ignazio Danti nelle due regole)
che quando si parla in termini pratici di disegno o prospettiva, non si
può dire questa linea se non una lunghezza con tanta poca larghezza,
che non può sensatamente esser divisa, e ne adduce il testimonio d'Aristotile nel secondo della Fisica. ¶ Dicono anche gli Architetti, linea quell'ultimo disegno che chiude intorno lo 'ntero spazio del sito.
Una linea diritta, che tagliando in due luoghi la circonferenza del
cerchio, passi per lo centro del medesimo cerchio; questa linea, secondo
i Matematici, nel tagliar che fa essa circonferenza del cerchio, non
può mai fare con essa angoli retti. Quella che abbraccia e contiene in sè tutto lo spazio del cerchio.
Si trova chiamata da alcuni Autori quella, le cui circulari porzioni
riguardanti centri opposti, con facil piegatura la rendono nel sodo
delle materie in parte concava, e in parte convessa, come segue per
esempio in que' Membri degli Ornamenti, che gli Architetti chiamano onde, o gole diritte o rovesce. Quella che con varie porzioni circolari sopra diversi centri raggirando s'involge e termina in un punto, che si dice centro dell'involta linea.
Alcuni Scrittori di prospettiva dicono concludente quella linea, che
tirata dalla fommità di quella dell'altezza, scorre sempre equidistante a
quella del piano; fra l'una e l'altra delle quali è contenuto tutto ciò
che il Prospettivo vuol disegnare.
Quella, che cadendo sopra la linea del piano, fa con essa angoli retti.
In questa linea il Disegnatore determina l'altezza della cosa ch'egli
intende far vedere in disegno. Appresso i Prospettivi è quella, che prima d'ogn'altra tira il Disegnatore, con la quale rappresentasi il piano Orizzontale,
cioè quella pianezza che in superficie di terreno o d'altro sito al
medesimo Orizzonte equidistante, e sopra la quale quello che opera,
innalza ciò che egli vuol disegnare.
Quella linea retta che nelle figure quadrangolari si distende da uno
angolo all'altro degli opposti; ed è termine Geometrico. I Pratici
volgarmente la chiamano, linea a schisa, in tralice, a sghembo, a sghimbesci. ¶
E in termine di prospettiva è quella che passa per gli angoli de'
quadri digradati; e si dice diagonale, perchè camminando sempre al punto
della distanza, passa per essi angoli de' quadri digradati. Quella che è composta di linea retta e di curva. Termine di prospettiva: e dicesi quella linea, che stando al livello dell'occhio termina la vista nostra. Quella retta, che cadendo sopra un'altra retta, fa gli angoli fra loro eguali, chiamati retti. L'Alberti chiama linea torta una parte di cerchio, la quale si dice altrimenti, arco: e quella linea, che va dall'uno all'altro punto della torta, chiama corda; e quella, che dal punto di mezzo della corda si parte, lasciandosi dalle bande angoli eguali, e va fino all'arco, chiama saetta. Quella che partendosi dal punto immobile o centro che è dentro al cerchio, va fino alla linea torta del cerchio, dice raggio; e quella linea, che arriva all'un e l'altra parte del cerchio, passando per lo centro, dicesi diametro. Appresso a' Mattematici sono le stesse che le parallele. ¶ E linee parallele
o equidistanti sono quelle, le quali essendo in un medesimo piano, e
prolungate in infinito dall'una e dall'altra parte, non solo non si
congiungono mai insieme, ma si conservano nella medesima lontananza fra
di loro.
Quelle veramente paralelle che appariscono andarsi a congiugnere nel
punto orizzontale; e sebbene queste di lor natura non si congiugnerebbon
mai (come ferma Euclide alla definizione 35. del primo)
contuttociò si dice che vanno a congiugnersi nel punto orizzontale,
perchè il Prospettivista considera le cose, non come sono, ma come
dall'occhio son vedute; ed essendo che tanto minori appariscano, quanto
più da lontano l'occhio le vede, è necessario il dire, che le linee
paralelle prospettive secondo quello apparisce all'occhio, vadano a
congiugnersi nell'orizzontal punto. Fra Ignazio Danti. m. f. Disposizione di linee. Lat. Lineamentum. | o | |
m. Un retto e prefisso portamento di adequate linee, ad effetto di
dimostrare la specie di qualsivoglia cosa. Le linee altre sono estreme,
quando abbracciano gli estremi; altre si dicono intermedie, quando noi
vogliamo significare le cose di mezzo, o distinguer le congiunture delle
membra. La maniera di condurre le linee ambienti, a cagione della
varietà degli atti, è diversa, e quasi infinita. Pomp. Gaud. in Dial. f. Membro del corpo dell'animale, destinato a distinguere i sapori e formar la voce.V. Muscoli. Sorta d'incudine, la quale adoprano coloro, che fanno figure o vasi, o altra che sia cosa di piastra di metallo. Struggere, far liquido. Lat. Liquefacere. add. da liquefare, strutto, liquido. Lat. Liquefactus. Far divenir liquido. Lat. Liquare, liquefacere. Divenir liquido. Lat. Liquescere. f. L'esser liquido. add. Flussibile, corrente, che à della natura del liquore. Lat. Liquidus, mollis. m. Termine generale di tutte quelle cose, che sono simili all'acqua, nello spargersi, e trascorrere. f. Uno de' Membri dell'Architrave. V. Membra degli Ornamenti. o f. V. Membra degli Ornamenti. m. Dalla voce greca Lithargyrion, che significa pietra d'argento. Spuma d'argento, generata da una terra chiamata piombaria che si fa ardere finchè s'infuochi. ¶ Fassi ancora il detto litargirio di lamine di piombo
messe nel fuoco. À questo, oltre a varie virtù medicinali, tanto del
diseccante, che fa sì, che l'olio di noce o di lino prestamente secchi;
che però i Pittori usano metterlo nell'olio cotto, per macinar con esso
quei colori che in lunghezza di tempo, e con difficoltà seccherebbono. f. Riparo o trincea. f. Edifizio aperto, la cui copertura si regge su gli architravi, e questi in su' pilastri, e colonne. Lat. Pergula, perystilium. m. Parte muscolosa del corpo dell'animale, che cuopre l'arnione, ed appartiene al ventre. f. Lunghezza; ed è termine della Cosmografia. Lat. Longitudo. f. Lunga distanza di luogo a luogo. Lat. Longinquitas. add. Remoto, distante per lungo spazio a luogo a luogo. Lat. Longinquus. avv. Lat. Longè, procul. m. Fango. Lat. Lutum, coetum.¶ E loto dicesi certa terra immorbidita con l'acqua,
nella quale gli Scultori bagnano, o intridono panni lini, per vestir
con essi i modelli delle figure, che debbono mettere in opera,
acconciando essi panni intorno al modello, per modo che vengono, a far
quelle pieghe le quali vogliono, che abbia il vestito della statua. f. Ciò che illumina, splendore. Lat. Lux, splendor. add. Che luce, che à splendore, risplendente. f. Lo esser lucente. Copiare per via di luce. Termine proprio de' nostri Artefici; il che si fa in diverse maniere, o con l'aiuto di carte unte e trasparenti, o con carte fatte di colla di pesce, o con specchi, o con veli neri
tirati sul telaio; prendesi uno de' soprannominati strumenti e
ponendolo sopra la pittura o disegno, che si vuol copiare, acciocchè,
trasparendo al disopra i contorni, vi si possan fare per l'appunto,
senza la fatica dell'immitargli a forza del giudizio dell'occhio, e
ubbidienza della mano; e si posson poi calcare sopra carta, o altro, dove si vorranno copiare. Del velo nero tirato sopra un telaio si vagliono nell'opere grandi in questa forma che postolo sopra la cosa da lucidarsi, d'intornano sopravi con gesso;
di poi posano il velo sopra la tavola, o tela, dove vogliono operare, e
battendolo, e strofinandolo leggiermente, fanno sopra esse cadere il
contorno di gesso: invenzioni tutte, che
da chi sa poco, si adoperano con poco frutto; perchè le più squisite
minutezze de' dintorni, nelle quali consiste la perfezzione del disegno,
con tali istrumenti non si pigliano mai in modo, che bene stieno. Dico
da chi sa poco; perchè possono gli eccellenti Artefici valersene con
utilità, pigliando dal lucido il dintorno d'un certo tutto, e poi
riducendo le parti con maestra mano a stato perfetto. f. L'esser lucido. add. Terso, liscio, rilucente. Lat. Lucidus, clarus, perspicuus. m. Il lucidare; e lo strumento da lucidare. f. V. Chiocciola. m. Splendore illuminante nato dalle cose che rilucono. Lat. Lumen.¶ Per luce, e per qualsivoglia cosa, che riluca. ¶
I Pittori chiamano lume quella chiarezza, che ridonda dal reflesso
dello splendore o lume, sopra la cosa illuminata, cioè un color chiaro
apparente nella cosa colorita a simiglianza del vero; questo digradando
dolcemente verso lo scuro, o ombra, che vogliam dire, serve alla
pittura, per far rilevare, e risaltare la cosa rappresentata; ed il dare
quel color chiaro dicono lumeggiare. Questi lumi si fanno più e meno chiari secondo la digradazione del rilievo.V. Lume, ed Oro macinato. f. Strumento atto a tener in sè molti lumi.
f. Festa di lumi, nella quale per lo più si sogliono adoperare
lanternoni. Soglionsi far queste di notte tempo, in occorrenza di venute
di Principi, o di nuove di grand'allegrezza. add. Pien di lume, lucente risplendente. Lat. Luminosus. f. Il pianeta più vicino alla terra. Lat. Luna. f. Diminutivo di Luna; piccola Luna, e per lo più è un'ornamento d'oro per gli orecchi delle donne, fatto a mezzo cerchio a similitudine della Luna falcata.
Termine d'Architettura. Ed è quello spazio a mezzo cerchio, o ad altra
porzion di cerchio, fatto nella muraglia fra l'uno, e l'altro peduccio
delle volte f. Prima spezie di dimensione, considerata in cosa materiale. Lat. Longitudo.¶ Applicata a cose immateriali vale continuazione, o durazione. Lat. Prolixitas. add. Che à lunghezza, ed è contrario di corto.Lat. Longus. m. Lunghezza. Lat. Longitudo. m. Termine contenente i corpi. Lat. Locus. Pulire una cosa, e farla rilucente. Lat. Perpolire. m. Splendore, lume, tersezza. Lat. Lumen, splendor.
f. Segno che lasciano i liquori, i colori, e le sporcizie, nella
superficie di quelle cose, ch'elle toccano, o sopra le quali cadono. Lat. Macula.¶
I Pittori usano questa voce per esprimere la qualità d'alcuni disegni,
ed alcuna volta anche pitture, fatte con istraordinaria facilità, e con
un tale accordamento, e freschezza, senza molta matita o colore, e in
tal modo che quasi pare, che ella non da mano d'Artefice, ma da per sè
stessa sia apparita sul foglio o su la tela, e dicono; questa e una bella macchia.¶ Macchia nelle pietre di varj colori, dicesi quel colore, che pare di sopra più a quello del fondo; e di quì chiamansi le stesse pietre macchiate, ed è una bella qualità di esse pietre, con la quale si rendono più vaghe. ¶
A simiglianza di queste chiamansi macchie quelle diverse sorte di
colore con le quali artificiosamente son macchiati i fogli, che si
dicono marezzati. ¶ E macchia significa bosco folto ed orrido, e tal'ora semplice siepe. Lat. Vepretum.¶ E di quà, come che in tali macchie si nascondano, e fiere e ladroni a fare furtivamente loro malefizj, dicesi, fare che che sia alla macchia,
per farlo nascosamente, furtivamente; così delli Stampatori, Monetieri,
o Falsatori di monete, che senza alcuna Autorità del pubblico stampano o
lavorano, dicesi stampare, o batter monete alla macchia. Anche appresso i Pittori usasi questo termine ne' ritratti ch'essi fanno, senza avere avanti l'oggetto, dicendo ritrarre alla macchia, ovvero questo ritratto è fatto alla macchia. Imbrattare. ¶ Prendesi dai nostri Artefici per colorire alla prima. add. da macchiare, imbrattato. ¶ Aggiunto a' marmi naturalmente (e a' fogli artificiosamente) tinti di varj colori, e lo stesso, che aspersi, e mischiati di diversi colori. f. Nome generico d'ordingo mecanico, da Vitruvio
vien definita così, essere una perpetua, e continuata cognizione di
materia, che à grandissima forza a i movimenti de' pesi. Distinguonsi
dal medesimo le macchine in tre sorte. Una che è per ascendere, chiamata
da' Greci Acrovaticon, quasi andamento all'insù ed è quando sarà posta
in modo, che dirizzati in piedi i ritti, e collegate le traverse, si
ascenda senza pericolo a guardare l'apparato; fra questa sorta anno
luogo principalmente le scale, le quali si appoggiano alle muraglie.
L'altra sorta si dice Spirale, da' Greci
Pneumaticon; ed è quando l'aria (o spirito) scacciata con le
compressioni suona le percosse, e le voci espresse, come a lungo tratta Erone ne' suoi Spirali. L'altra si dice da' Greci Vanauson,
e serve per tirare; ed quella con cui si tirano i pesi, o alzati si
ripongono; e questa si dice esser più eccellente dell'altre, perchè
apporta comodi maggiori, e opera cose magnifiche per uso degli uomini.
Credesi per taluno, che sieno una stessa cosa, macchina e strumento; e
pure v' gran differenza fra loro: Perchè le macchine con aiuto di più
uomini si muovono, ovvero per aver maggior forza, fanno anche più
maravigliosi effetti, come gli argani, baliste, e i torcoli; là dove gli
strumenti con un tocco prudente fanno l'uficio loro. add. V. Tozzo. m. Sorta di pietrabigia, della quale si fanno conci per gli edifizi, e le macini da mulino. ¶ Pigliasi alcuna volta per pietra in universale. Ridurre in polvere che che sia e particularmente il frumento e l'altre biade. Lat. Molere.¶ Vale ancora minutissimamente tritare. Lat. Conterere.¶ E macinare dicono i Pittori, per stritolare minutissimamente i colori sopra d'una pietra col macinello, e di poi incorporarli con acqua, o con olio di noce o di lino, per rendergli atti a poter dipignere. e f. Macchina, che è composta di due pietre ritonde, per uso di macinare il grano, e l'altre biade, una delle quali muovensi con altri ordigni adattati, o da acqua, o da vento, o da giumenti, o da uomini. m. Strumento di legno, atto a muoversi con le mani per macinare i colori sopra d'una lastra di Porfido, o d'altra pietra
dura; à questo dalla parte di sotto incastrato un pezzo di Porfido
alquanto rotondo, col quale si stritolano, e ben s'impastano i colori. m. Artefice, che macina i colori de' Pittori.
f. Fra gli strumenti s'intende quello, nel quale vi s'incastri, o vi si
formi dentro che che sia, per esempio nella vite la chiocciola chiamasi
la madre V. Punzone.
f. Conchiglia, o guscio di quel pesce di mare, nel quale si generano le
perle. À la superficie esteriore ruvida, e scagliosa, e l'interiore
liscia, del colore similissimo alla perla, e quasi dissi della qualità
stessa: e questa e la ragione: per la quale il Cardano (de subtilitate) non approva l'oppinion di Plinio, che la perla si generi nell'ostrica marina, la quale aperta in superficie dell'acqua
riceva in sè le rugiade cadenti dal Cielo, e poi profondandosi nel mare
le converta in perle; poi che dice egli esser tale, e tanta la
disposizione dell'ostrica alla generazione della perla, che la propria
Conchiglia è, per così dire, la stessa perla; essendo che con la
Madreperla si contraffanno alcune volte tanto bene le perle, che le
fabbricate dalla Madreperla appena da buon Professore possono esser
riconosciute e distinte dalle naturali. Comunque sia la cosa, servono
queste Madreperle agli Artefici nostri per far bellissimi ornamenti di
grotte, e fontane, pavimenti, mosaici, tarsíe, bassirilievi, ed anche
figurette tonde. E qualche buon Pittore se n'è servito per dipignervi
dentro capricci, e figure. m. Uomo ammaestrato e dotto in qualche arte o in qualche scienza. Lat. Magister.¶ Per colui che insegna la propria professione, arte, o scienza. Lat. Magister, præceptor, doctor.¶ Per titolo d'uomo perito in qualche professione. Lat. Magister.¶ Per padrone di bottega. f. Difetto, mancamento. Lat. Vitium, menda. add. Che à magagna. Lat. Corruptus, vitiatus, mendosus. m. Stanza dove si ripongono ogni genere di grasce, o mercanzìe. add. Più grande. Lat. Maior. m. Strumento di legno in forma di martello, ma di molto maggior grandezza. ¶ Maglio ancora è un'arnese appartenente alla macchina detta Castello, col quale si danno colpi per ficcare i pali nel fare le palafitte. ¶ E maglio un piccolo martelletto ritondo di legno, armato di ferro con asta assai lunga, per uso di giuocare a quel giuoco detto palla a maglio. m. Artefice di ferro di lavori minuti, ed è quello che fa i serrami per chiuder le porte degli edifizj. f. Voce Latina; Poppa. Lat. Mammilla. f. Frutto dell'albero detto
mandorlo.Lat. Amigdalum. Questo frutto fatto di figura simile al rombo de' Matematici. ¶ È di quì lavoro a mandorla, altrimenti detto mandorlato o ammandorlato, quello che è fatto e composto di tal figura. ¶
Mandorla ancora è un'ornamento dell'Ordine Gottico, di figura ad
angolo acuto, quale facevano sopra le porte, finestre, nicchie,
tabernacoli, e simili. e add. V. Mandorla. m. Sorta di Albero fruttifero di scorza legnosa, il cui legname di quegli, che genera la gomma, o orichicco; ed è buono a molti lavori, particolarmente di tornio. m. Strumento di ferro, del quale si servono i Gettatori di metallo, per percuoter la spina della fornace, affinchè il metallo fuso esca, e nell'uscire non vada con tanto impeto, che faccia pigliar vento nella bocca della forma.
f. Modo, guisa, forma d'operare de' Pittori, Scultori, o Architetti.
Intendesi per quel modo, che regolarmente tiene in particolare
qualsivoglia Artefice nell'operar suo; onde rendesi assai difficile il
trovare un'opra d'un maestro, tutto che diversa da altra dello stesso,
che non dia alcun segno, nella maniera, di esser di sua mano, e non
d'altri: Il che porta per necessità ancora ne' maestri singularissimi
una non so qual lontananza dall'intesa imitazione del vero, e naturale,
che tanta, quanto quello, che essi con la maniera vi pongono del
proprio. Da questa radical parola, maniera, ne viene ammanierato,
che dicesi di quell'opre, nelle quali l'Artefice discostandosi molto
dal vero, tutto tira al proprio modo di fare, tanto nelle figure umane,
quanto negli animali, nelle piante, ne' panni, e altre cose, le quali in
tal caso potranno bene apparir facilmente; e francamente fatte; ma non
saranno mai buone pitture, sculture, o architetture, nè avranno fra di
loro intera varietà ed vizio questo tanto universale, che abbraccia,
ove più ove meno, la maggior parte di tutti gli Artefici.
Dicesi quella di quei Pittori, che non sapendo valersi delle mezze
tinte, trapassano senza termine di mezzo, quasi da profondi scuri agli
ultimi chiari; e così fanno le loro pitture con quasi niuna imitazione
del vero, e senza rilievo. Dicesi ancora di coloro, che poco pratichi
dell'accordamento delle tinte, nel passare da un colore ad un'altro, non
osservano la dovuta proporzione; a guisa di chi sopra bianchissima carta, getta nerissimo inchiostro; e come per esempio quando lo scuro degli occhi, del ciglio, o delle narici, o il rosso della bocca, dall'Artefice sarà caricato tanto, che nè avra quello scuro, o quel rosso, alcuna proporzione col carnicino del viso.
quella di chi colorisce, senza forza o rilievo; le cui pitture, per la
debolezza della tinta, tengono più del chiaroscuro, che del colorito
dal naturale.
di quel Pittore, che a forza di profondi scuri, e vivi chiari, con
mezze tinte appropriate, fa spiccare, e molto rilevare le sue figure
sopra il piano della tavola. Termine, che si oppone a quello, che noi diciamo manierona:
ed è di quell'Artefice, che opera poveramente, e freddamente; cioè
senza magnificenza, senza franchezza, con poco artifizio e invenzione,
senza abbigliamenti, o alcuna altra di quelle parti, che rendono l'opera
ammirabile, e curiosa. Termine usato da Luigi Scaramuccia Pittor Perugino, nel suo Libro intitolato, le finezze de' pennelli Italiani,
per esprimere la maniere di quell'Artefice, che nell'operar suo non
istà tanto avviticchiato al naturale, che si scordi del tutto, di ciò
che à osservato nel più bello della natura, e nell'opere de' più
subblimi Maestri. Contrario di maniera risentita.
di quel Pittore, che quantunque abbia buon colorito, invenzione, e
altre belle qualità contuttociò, per una certa infelicità del gusto suo
nel fare sveltire le parti delle figure, e dare ad esse moto, e
prontezza, con un certo colorir terminato, le fa apparir dure, quasi che
fossero ritratte, non da persona viva, ma da una statua di legno dipinta. Questo vizio si riconosce più
dal tutto, che dalle parti, le quali bene spesso possono apparire,
ciascheduna da sè ben disegnate, ben colorite, e abbigliate; e con
tuttociò esser cariche di questa bruttura, la quale si scorge in molti
di coloro principalmente, che nel Secolo passato vollero imitare il
divino Michelagnolo nel muscoleggiare, e
abbigliare le figure; il che fa conoscere quanto sia la differenza da
colui, che nell'operare và a seconda d'un'altro, benchè singulare
nell'arte, a quello che seguita un chiaro lume del proprio intelletto,
che le ragioni del ben fare alla mano somministra. Questo accidente fu
dall'alto ingegno di quel subblime Artefice preveduto; quando ebbe a
dire una volta: Questa mia maniera vuol fare di molti goffi Artefici Dicesi di quegli Artefici, che anno procurato d'immitare il bello e natural modo di colorire de' più celebri Pittori Lombardi. Contrario della Maniera languida.
Di quell'Artefice, che nel ritrovar de' muscoli delle figure procede
con molto ardire, e gagliardia; e nell'arie delle teste, negli scorci,
ne' moti, e nell'espressione degli affetti, elegge sempre ciò che è più
vivace, apparente, e che nel naturale rare volte si vede in uno stesso
soggetto. ¶ Da questa radice forse derivarono gli Scultori, quel termine, che essi dicono Risentire, che è (dopo aver nella forma, fatta sopra testa d'uomo morto, messa la cera)
andar con istecchi affondando più i fondi, e alzando le parte rilevate
del getto, per levare così quelle languidezze cagionate nel cadavero
dalla morte. Lo stesso fanno, dopo aver gettate figure pur di cera,
dentro a forme talvolta, stracche e logore, riducendo il getto a
freschezza con affondare ed inalzare, affine di ridurlo in quello stato,
che sarebbe, se pure allora stato fosse modellato dall'Artefice. E
questo risentire diconlo anche ritrovare.
Di quell'Artefice, che nell'opera sua procede in tal modo, che fa
vedere più di quello, che la natura nel naturale, da esso rappresentato,
solita di far vedere: ovvero di colui che dintorna seccamente, cioè
senza alcuna morbidezza, l'opere sue: ed anche di colui, che per poca
intelligenza di chiari, e scuri, di disegno, e d'invenzione, non dà
loro, nè rilievo, nè abbigliamento, nè verità. Contrario di maniera tozza, atticciata, o maccianghera:
e si dice a quel modo di fare in pittura, scultura, e architettura, che
tanto nel tutto, quanto nelle parti, con bel garbo e senza vizio, fa
apparire anzi sottigliezza e lunghezza, che grossezza e cortezza,
qualità della maniera tozza, atticciata, e maccianghera.V. Tagliente.V. Maniera svelta.V. Trito, e Tritume.
f. Termine col quale esprimono i nostri Artefici, il modo, la guisa, o
la forma d'operare magnifico e franco contrario del tutto all'operar
gretto e stentato. f. Quel membro dell'uomo, in cui termina il braccio, e dal quale come da radice ne risultano le dita di essa mano. Lat. Manus.V. Scheletro.Vedi. Muscoli.V. Scheletro. m. Quegli, che serve al Muratore, a portargli le materie per murare.
f. Stanga, con la quale si mettono a lieva, e s'aiutano a muovere cose
pesanti, detta da' Greci Hypomochlion, quasi sottostanga.
m. Strumento, che per una parte attrae l'aria nell'essere alzato, e la
manda poi fuori per una canna nell'esser lasciato andare, e talora l'una
e l'altra operazione si fa nel muovere i suoi estremi: Serve agli
Artefici, che maneggiano fuoco, e particolarmente a quei che fondono metalli, e lavoran ferro:
ma vale ancora per tutte quelle macchine, che per via d'aria fanno loro
operazioni, come sono, per esempio, gli Organi da sonare. add. Fatto con mano. Lat. Manuarius.¶ Aggiugnesi ancora a professione e a Professore che opera con mano. add. Lavorato di Marezzo m. Lavoro fatto a onde, a similitudine del Mare, o sia naturalmente o artificiosamente
fatto. fatto dalla natura si vede in alcune sorte di legnami,
pieni di simili onde, sebbene tutte d'un medesimo colore; dall'Arte
vengono tinti, quei fogli ripieni d'onde di varj colori, che perciò si
dicono comunemente marezzati; ed a noi vengono di Francia, e di Fiandra. e f. Voce Greca, la quale significa quella sorta di pietra preziosa, che noi più comunemente diciamo, perla. Lat. Unio, margarita. m. Pietra fine, e dura; di diverse spezie, e colori. montagna del territorio di Pisa in Toscana. Una qualità di marmo, che tiene al quanto dell'Alberese. Di questo è incrostato per di fuori il Duomo e il Campanile di quella Città. Una Pietra descritta da Benvenuto Cellini: ed è di color bianco alquanto torbidiccio, e tanto dolce e gentile, che quando si cava si può lavorare co' ferri da legno; ma in processo di tempo piglia una durezza, particolarmente nella superficie, simile a quella degli altri marmi: e dicono ancora trovarsene in Inghilterra. Una qualità di marmo, buono per lavoro di quadro e qualche poco per figure. Un marmo di finissima grana, e grandissimo di mole, il quale si cava nella Grecia. Questa è quella sorta di pietra, della quale gli antichi fecero le grandissime statue tanto note, fra le quali si ammirano in Roma, il Gigante di Monte Cavallo, ed il Nilo di Belvedere. Lavorasi questo marmo con gran facilità. Anno i marmi bianchi un tale sdegno verso ogni cosa, la qual bianca non sia, che tocchi da calcina, perdono la loro bianchezza, e si tingono di macchie sanguinolenti; da olio, diventano pallidi; da vino rosso, si fanno paonazzi, e se a sorte son bagnati dall'umido, che esce dal castagno, diventano neri fino al di dentro; e non vi è forza di scarpello, che basti a tor via quella bruttura. Una sorta di marmo, che si cava in Toscana, con la quale, insieme con marmorosso, e marmo bianco, è incrostato per di fuori tutto l'edifizio del Tempio maggiore di Firenze, detto il Duomo.Vas. Introd. alcuna, che tira al bigio; altra mischiata di rosso; ed altra con vene bige, le quali si veggono sopra la superficie de' marmibianchi: pigliano quel colore, quando sono offesi dall'aria e dall'acqua. Una sorta di marmo, che si cava in Toscana, con la quale, insieme con marmonero, e marmobianco, è incrostato per di fuori tutto il Tempio del Duomo di Firenze. Vas. Introd. Una sorta di pietra che si cava nella Grecia, e in tutte le parti Orientali: di color bianco gialliccio;
e fu adoperato dagli Antichi, per edifizi di bagni, e stufe, e per que'
luoghi, dove avessero potuto gli abitatori essere offesi dal vento.
Veggonsene nella Tribuna di S. Miniato a Monte, vicino a Firenze,
soppannate le finestre di essa, per il qual soppanno traspare la luce,
particularmente quando sono battute dal Sole; trovasene ancora in opera
in altri luoghi di Toscana. add. Voce Latina. Di marmo. Lat. Marmoreus. f. Strumento di ferro noto, con cui si maneggia la calcina alla Cola, e quando si vuol mescolare con la rena, che diciamo far la calcina: è fatto questo strumento a foggia di marra d'agricoltura, (con suo manico di legno) ma nell'estremità ritondo. Perquotere col martello. Lat. Malleare, malleo percutere. f. Una sorta di martello d'acciaio, che da una parte à la bocca, cioè il piano da picchiare, e dall'altra il taglio; ed è proprio strumento de' Muratori. ¶
E martellina è un'altra sorta di martello, col taglio dall'una e
l'altra parte, intaccato e diviso in più punte a diamante, la quale
serve a' Maestri di scarpello, per lavorar le pietre dure; perchè macera la superficie smossa dalla subbia,
che per altro sarebbe difficile a tagliarsi.
m. Strumento per uso di battere e di picchiare; ed è di più sorte: le
sue parti son tre, l'occhio che è un foro o apertura per lo più nel
mezzo di esso, dove si ferma il manico di legno;
la bocca, che è una delle parti con la quale si batte per piano; e la
penna, che è di diverse figure e forme, secondo l'uso, a che sarà
destinato il martello. Il martello di cui si servono coloro che lavorano figure e vasi di metallo,
per istender la piastra di esso; sono tali martelli di più forme, cioè
martello da tasso che batte per piano, ed altri che battono con penna
mezza tonda. Una sorta di martello di ferro
non molto grande, di forma quadrangolare, da una parte con la bocca
piana da picchiare, e dall'altra col granchio per mettere a lieva, e
cavar chiodi; ed è questo granchio la penna del martello stiacciata e
augnata, divisa per lo mezzo, e piegata alquanto allo 'ngiù. Una sorta di martello di ferro,
grosso in mezzo, e nell'estremità delle due penne sottile, e di figura
mezza tonda; strumento proprio degli Argentieri, ed altri Maestri di metallo, che lavorano figure e vasi, per lavorare le di loro parti concave. Una sorta di martello di ferro usato dagli stessi Artefici di metallo: è egli di figura tonda, e nelle facce delle due penne interamente piano; e serve per istiacciar la piastra di metallo, e renderla piana,
Una sorta di martello grosso e gagliardo, con bocca tonda e spianata in
fronte, e penna mezza tonda; e serve per istiacciare la piastra del metallo (che debbono gli Artefici lavorare) sopra l'incudine detta tasso, che è un'incudine grossa, e per lo più quadrangolare o tonda, e in superficie piana e liscia. Una sorta di martello di ferro, colla penna schiacciata, e nella estremità mezza tonda, usato da coloro, che lavorano figure ed altre cose d'argento, per allungare e dilatare le verghe o fasce di metallo, o altro che sia. m. Strumento di legno a guisa di piccola colonnetta portatile, e cerchiata di ferro;
ed à dentro di sè accomodata una vite lunga, quasi per la lunghezza
dello strumento; questa vite à dalla parte superiore una gruccia pure
di ferro, la quale nel girarsi, a forza di leve messe in certi anelli, si va a poco a poco alzando fuori del legno
allo 'nsù, con tanta violenza, che sottomessa ad eccedentissimi pesi,
gli alza facilmente: à ancora nel fondo appiccata una staffa di ferro, come una zappa, destinata pure ad uso d'alzar pesi. f. detta dagli Anatomisti, mandibula. Quell'osso della bocca nel quale son fitti i denti. V. In Scheletro Mandibula. f. Faccia o testa finta: fassene di più sorte, come di cartapesta, di cartone, di velluto, e d'altre simili materie. m. Accrescitivo di maschera, vale maschera grande. ¶
E mascherone dicesi ad una sorta di scultura, che rappresenti un volto o
faccia, che abbia del maccianghero, simile a quella, che fingonsi avere
i Satiri, i Bacchi, i Venti: e per lo più si suole mettere alle
fontane, per finger che dalla lor bocca n'esca l'acqua, ed in altri luoghi per ornamento, come mensole. m. Diminutivo di mascherone, scultura. add. Che à dell'essere del masso; e si piglia ancora per, grosso, solido, forte. m. Sasso grandissimo radicato in terra. add. Atticciato, fatticcio, maccianghero. f. | f. | m |Ragia di Lentisco, di cui fa menzione Dioscoride. ¶ Per una certa colla, che fanno i Legnainoli, con cacio, acqua, e calcina viva: servivansene già, per unire i legni insieme, sebbene al presente è molto dismessa, adoprandosi in quella vece, colla che si dice da Legnaiuoli.V. Vite. e f. Scienza intorno alla quantità. f. Soggetto, o principio di qualunque
componimento, o sensibile, o intelligibile. add. Attenente a materia. ¶ Per semplice, rozzo; e dicesi di tutte le cose che non sono raggentilite, e ripulite dall'arte. m. Sotto questa voce intendonsi tutte le materie, con cui si fabbrica, come bronzi, marmi, ferramenti, legnami, calcina, mattoni, rena, e simili. f. Lo esser materiale. f. Sorta di pietra tenera per uso ai nostri Artefici di disegnare. Vien dalla Voce Greca Hoematites, dall'aver color del sangue che dicono Hoema. V. Lapis Amatita. Una sorta di pietra tenera, che ci viene a noi in pezzetti, la quale segata con sega di fil di ferro, e ridotta in punte, serve per disegnare sopra cartebianche e colorate. La migliore viene d'Alemagna. Una sorta di pietranera
che viene a noi in pezzi assai grandicelli, e si riduce in punte,
tagliandola con la punta d'un coltello; serve per disegnare sopra carta bianca, e colorata. Cavasi questa ne' monti di Francia, ed in diverse altre parti; ma la migliore viene di Spagna. Oltre al servire ciascuna di esse da per sè, per uso di disegnare disegni, o rossi, o neri, serve ancora adoprandosi l'una e l'altra insieme da intendenti e pratici pittori, o sia in carte colorate (lumeggiandole col gesso) o sia in cartebianche,
per condurre a perfezzione, teste al naturale, e figure tanto vaghe,
che paiono colorite. Singulari in simili facultà sono stati Cristofano Allori, e Andrea Commodi, celebri Pittori Fiorentini; e di Cristofano Roncalli dalle Pomarance, luogo del Volterrano, Pittore di chiaro nome, veggonsi disegni in matita rossa e nera, di tanto rilievo, e così ben maneggiati, che paiono veramente dipinti. m. Strumento di metallo lungo quasi mezzo palmo, e grosso quanto una penna da scrivere, accomodato per modo da potere nell'estremità fermarvi il gesso e la matita ridotta in punte, a fine di servirsene a disegnare. o m. Una sorta di lavoro di terra, fatto con proporzionata misura, di forma quadrangolare, e cotto in fornace. Lat. Lateres.
Con queste si alzano smisurate moli di fabbriche d'ogni sorte. L'uso
suo è antichissimo; essendo che di questi fu fabbricata la famosa torre di Babelle, e le maravigliose Piramidi d'Egitto: e ci è stato, fra gli antichi, chi se n'è servito per edificazione di regij palazzi, e Tempi. In Toscana i migliori formansi di terra che tien di creta, e che biancheggia, ed anche di sabbione maschio, che è una qualità di terra, la quale pende in rosso. Non è atta a buon lavoro la terra pietrosa, sabbionosa, e renosa; è però ottima la terra Samia, l'Autina, e la Modanese; in Ispagna la Sagundea, e nell'Asia la Pergamea.Dicesi un muro sottilissimo fatto di mattoni, che non ecceda in grossezza, quella di un di essi mattoni. f. Tassa, che gli Artefici pagano al Comune, per potere esercitare la loro Arte.
Far'altrui pagare la matricola, col qual pagamento viensi ad esser
dichiarato maestro di quell'Arte di cui si paga la matricola. f. Bastone. Lat. Baculus. E mazza dicono gli Stampatori quel ferro lungo da due braccia, col quale muovono la vite del torcolo. ¶ E mazza sorta d'arme, ch'è un bastone noderuto, e grosso, e ferrato, che si porta in battaglia, detta più comunemente mazza ferrata.¶ E mazza dicesi ad un, grosso martello di ferro, che da una parte è piano, e dall'altra grossamente appuntato, fatto per lo più a spezzar massi e pietroni; e dicesi ancora mazza di ferro. m. Sorta d'arme così descritta dal volgarizzatore di Vegezio. Mazzafrusto è asta lunga braccia quattro, e legatovi una fonda di cuoio, gitta la pietra a due mani, a modo di manganella. Questa è una sorta d'arme della milizia Antica. m. Martello di legno. Lat. Malleus ligneus.¶ E mazzapicchio, detto pillone, è un martello di legno a più usi di fabbriche; il quale viene anche adoperato dai
Gettatori di metalli, per assodare e condensare la terra,
con la quale cuoprono nella fossa le forme de' lor getti; e serve
ancora per far lo stesso nell'alzare argini, o far terrapieni. m. Fascetto di fiori, erbaggi, o simili cose legate insieme. ¶ Per mazzapicchio e maglio grosso. ¶ E mazzi degli Stampatori di lettere, e di figure intagliate in legno. Strumento fimile ad un mezzo pallone, composto di un legno tornito con manico, e di pelle confittavi e ripiena di lana, ed è doppio col quale distendono l'inchiostro loro sopra le lettere e figure, per poterle poi imprimere. ¶ Gli Stampatori di figure intagliare in rame,
soglion fare un palloncino di cenci avvolti insieme, e cuciti, alla
grandezza d'una ben grossa mela, sopra del quale ponendo del loro inchiostro, vanno con esso distendendolo sopra del rame
intagliato; e sebbene altri lo distende con la palma della mano, meglio
è questo strumento, ch'essi chiamano mazzo, perchè non affatica tanto
il rame, quanto la mano, sebbene logora più inchiostro. m. Diminutivo di mazzo, piccolo mazzo. ¶ E con tal nome chiamano li Scultori e Scarpellini, quel martello di ferro senza tempera, col quale essi lavorano. Lat. Malleolus. f. Spezie di moneta antica, che due valevano un denaio. ¶ E medaglia dicesi di quell'impronta, o impresa, o d'oro, o d'argento, o di bronzo, o di altro metallo,
che si fa a memoria d'uomini illustri, di forma simile alle monete; la
parte dove è il ritratto della persona, in onor della quale fatta,
chiamasi il ritto; e l'altra parte, ove è Impresa, Ieroglifico, o Emblema, dicesi il rovescio di essa.| | | f. Terra, che è nel fondo de' paduli, fossi, o fiumi. m. Spezie di Diaspro. Vedi Diaspro detto Melochite. m. Parte del corpo, come braccio, gamba, e simili. ¶ Assolutamente detto significa quello, che è destinato nell'uomo alla generazione.V. Muscoli.Sotto questo termine, gli Architetti comprendono generalmente i nomi delle principali, e secondarie parti (da essi dette membri)
degli ornamenti della Architettura. Per principali s'intende il
Piedestallo, la Base, la Colonna il Capitello, l'Architrave, il Fregio, e
la Cornice, ciascheduno de' quali è composto d'altri minori, o
secondarij membri, quando più quando meno, secondo il gusto di chi opera
e la natura degli Ordini che si vogliono usare.Il Piedestallo o Piedestilo, che dicesi anche con voce Greca Acroterio, si compone di basamento, tronco, e cimasa.Il Basamento è quella parte del piedestallo, che immediatamente s'alza dal piano dell'edifizio fino al tronco.Il Tronco è la parte maggiore del piedestallo, ed è posta in mezzo fra 'l basamento e la cimasa.La Cimasa, da altri detta cornice,
è la parte superiore e terminativa d'ogni principal membro, e per
conseguenza anche di esso piedestallo. E questi membri si suddividono;
cioè, in dado, in tondino, in gola, in regolo, ed in uovolo.Il Dado, detto anche zoccolo, e da altri orlo, dicesi con Greco nome Plinto, che significa quadrello, ovvero mattone, ed è una tavola ad angolo retto.Il Tondino è così detto per la sua rotondità, nella quale s'assomiglia a un bastoncino; dicesi ancora, bottaccino, e astragalo.La Gola da alcuni detta intavolato, ed onda, ed anche sima e scima,
quasi cima e sommità; è un membro che da un'aggetto tondo sotto, si
riduce ad un'incavato di sopra, a somiglianza della lettera S posta a
rovescio così, e questa dicesi gola diritta, ed anche da alcuni goletta,
per la somiglianza che tiene col gorgozzule dell'uomo veduto in
profilo. Usarono gli Antichi d'intagliarla a foglie, ma oggi forse più
per fuggire spesa, che per altro, non s'intaglia se non in legname. La gola si pone alcuna volta a rovescio; allora si dice onda o gola rovescia, o gola torta; e si descrive il suo profilo a somiglianza della lettera S posta diritto. Così Leon Batista Alberti.Il Regolo, o regoletto, lista, o listella, è un membro di superficie piana.L'Uovolo, detto Echinus, è di superficie convessa.La Base, o basa,
che è il piede della colonna, può comporsi dello zoccolo o dado, del
toro, della cinta, della listella o regoletto, della gola diritta o
rovescia, de' cavetti o gusci, del tondino.Il Toro è detto da' Greci Stibas, che vuol
dire letto, e perciò da' Latini è detto Thorus, per esser gonfio a
guisa di guanciale stiacciato; e da' Toscani, per la sua tondezza,
chiamasi anche bastone: descrivesi circolarmente terminato con superficie convessa intorno al vivo della base.La Cinta, o cembra, detta da Vitruvio Apophygi, è il termine superiore della base.I Cavetti o gusci (detti con voce Greca Trochili) per essere di figura incavata, anno tal nome.La Colonna è quel fusto, o fuso, o corpo, che
posando su la base, arriva fino al capitello; questa pure à le sue
parti, che sono l'imoscapo, il ventre, il sommoscapo, e 'l collarino.L'Imoscapo, detto anche ratta da piedi, o di sotto, è la parte inferiore della colonna, dove è la cinta.Il Ventre chiamasi la parte di mezzo, ove è l'Entasi ovvero gonfiezza della colonna.Il Sommoscapo, o ratta di sopra, dicesi la parte superiore, dove è la restremazione o ristrignimento della colonna, che termina nel collarino.Il Collarino è quel pianuzzo sportante in fuori, posto in cima al fuso della colonna.Il Capitello secondo la natura degli Ordini, come sopra si è detto, si compone, di collo,
di regolo, d'uovolo, di campana, d'ornamenti, e di abaco.Il Collo è quello, che sopra la colonna si
tira alla linea del vivo della stessa colonna, che è la parte di sopra
più sottile della medesima.L'Abaco o Cimasa, è una tavola, la quale, a guisa di coperchio, risaglie sopra l'uovolo, e sporta in fuori.La Campana o fusto,
nella parte inferiore, che posa sopra il collarino della colonna, non
eccede la grossezza del sommoscapo, o vivo della medesima, risaltando a
foggia di vaso verso la parte superiore, dove s'allarga.Gli Ornamenti consistono in foglie, in cartocci, in volute, in fiori, e altre cose, secondo gli Ordini.Le Foglie si dividono in tre ordini, cioè in prime, seconde, e terze; dette altrimenti foglie di sotto, foglie di mezzo, e foglie di sopra.
Quelle di sopra, dette anche minori, nascon dalle foglie di mezzo;
quelle di mezzo dall'ordine delle prime foglie, chiamate anche foglie di
sotto. Nell'Ordine Composito fannosi alcuna volta, in luogo, di foglie,
diverse altre bizzarrie.I Cartocci, o viticci, detti capreuoli, o caulicoli, e per lo più cavicoli,
anno luogo sopra l'ultimo ordine di foglie, e nell'Ordine Corinto
arrivano alla cimasa; alcuni di questi sotto le cantonate di essa si
accartocciano; e gli altri, che restano fra l'una e l'altra cantonata,
pur'anch'essi accartocciandosi, congiungonsi insieme in fronte del
capitello.Le Volute sono ornamento proprio dell'Ordine
Ionico, e del Composito, e sotto l'abaco per tre volte, fino alla
tangenza dell'occhio (il quale è nel mezzo della loro fronte) rigirano
involte in alcuni cartocci, che risaltano di fianco di sotto l'abaco
nella pendenza dello strato, o della scorza del capitello, o in altro modo, secondo la natura dell'Ordine.Il Fiore è quello, che adorna il mezzo fra
l'uno e l'altro braccio dell'abaco o cimasa, il quale veramente è un
fiore, o cosa fatta a foggia di fiore.L'Architrave, detto da' Greci Epistilio, da altri sopraccolonnio, è quella parte che seguita immediatamente sopra il capitello delle colonne. Questo insieme col fregio e cornice, secondo Vitruvio,
ebbe suo principio dalle travature e impalcamenti, che anticamente si
facevano, per arrivare al termine dell'edificio, cioè fino alle
coverture, o tetti, e corrisponde alla trave principale, che prima
d'ogni altra si posava sopra i capitelli delle colonne. À pure anche
esso i suoi membri, secondo gli Ordini, che sono le fasce, la cimasa, e
le gocciole.Le Fasce sono di superficie piana.La Cimasa, o lista, è la parte superiore, e la fanno di diversa figura.Le Gocciole pendono di sotto alla cimasa, al
diritto de' triglifi, che anno luogo nel fregio sotto 'l regoletto, come
si dirà appresso. Queste gocciole anno forma piramidale, di superficie
piana e quadrangolare, le quali, a foggia di vere gocciole d'acqua cadente da triglifi, sportano in fuora, benchè da alcuni sieno anche dette chiodi.Il Fregio detto da' Greci Zoforo,
il cui profilo è una linea retta, secondo la natura degli Ordini,
talora si trova puro, ed è proprio luogo dell'inscrizione; altre volte
ancora adornasi con rabeschi, di teste di tori, foglie, animali ed altre
cose; ma particolarmente de' triglifi.I Triglifi, trisolchi, per esser solcati con tre canali, son così detti: Diconsi anche correnti.Gli spazij fra l'uno, e l'altro triglifo, e lor capitelli si chiamano metope.La Cornice, o il cornicione
(poichè nell'una e nell'altra maniera si denomina) contiene diversi
membri ed ornamenti, che sono, corona, gole, sottogole, gusci o cavetti,
gocciolatoio, uovolo, canteri, sottogrondali, dentelli, fusaiuole,
capitelli de' triglifi, modiglioni, e quasi ogn'altro membro
soprannotato.La Corona si dice quel piano, che a guisa di dado sporge in fuori, e serve per cimasa.Le Sottogole si dicono così, a differenza
dell'altre gole rovesce della cornice; e perchè stanno sotto il
dentello, o altri membri.Il Gocciolatoio è così detto dal suo ufizio, che è di far cadere in terra a piombo l'acqua cadente sopra le membra superiori, che però sporge in fuori assai, e nella parte di sotto s'incava, acciocchè le gocciole dell'acqua
non possano assecondare la superficie di esso, e cader sopra le membra
inferiori; ma subito si spicchino, e cadano. Si fa questo membro, o più o
meno aggettato, o maggiore o minore, secondo la natura degli Ordini, e
il gusto di chi opra.Il Sottogrondale è la parte di sotto del gocciolatoio, dove si fa l'incavo, perchè le gocciole dell'acqua si spicchino, come sopra s'è detto.I Dentelli così son chiamati, per la simiglianza che anno con la dentatura dell'animale.I Capitelli de' triglifi son composti di liste, o altri membretti simili.Le Fusaiuole sono alcuni bastoncini intagliati
di figure simili o a piccoli globetti, o baccelletti, o girellette; che
si frappongono per ornamento fra altri membri.I Modiglioni, detti anche mutili,
sono spezie di mensole, di varie forme, e con diversi membri; si pongon
questi secondo la natura degli Ordini, sotto il gocciolatoio, e fanno
ufficio di reggere essa cornice. add. Di grosse membra. Fune che si fa passare attorno a' raggi delle taglie per tirare pesi.f.
Sostegno, o reggimento di trave, di cornice, o d'altro aggetto. Fassene
di più sorte, tra le quali s'annoverano i modiglioni o mutili: talora
figuravisi qualche imagine, che mostri di sostenere quell'aggetto, il
che descrisse il divino Poeta nel canto decimo del Purgatorio.
Come per sostentare solaio, o tetto
Per mensola talvolta una figura
Si vede giugner le ginocchia al petto
Viene anche chiamata con diversi nomi, secondo che mostra messer Francesco da Buti nel suo comento sopra gli accennati versi così. Mensola:
questo vocabolo significa lo piumacciolo, o lo capitello, o scedone, o
lo leoncello, che si chiama, che sostien qualche trave. m. Accrescitivo di mensola; mensola grande. m. Parte del viso sotto la bocca. Fare i merli. Lat. Pinnas construere. add. da merlare, che à merli. Lat. Pinnis munitus. m. Ornamento delle muraglie, che è una figura quadrata di muro, posto per termine del medesimo. Lat. Pinna. e
La parte superiore delle muraglie non continovata, ma interrotta con
egual distanza: e questi merli usavano gli Antichi fare sopra le mura
della Città, o sopra la parte più alta delle Torri, e Palazzi, non tanto
per ornamento, quanto per fortificazione, onde a taluno de' detti merli
solevano farvi la feritoia. Confondere, mettere insieme cose diverse. Lat. Miscere, confundere. m. Confusione, e mescolamento di cose. f. Composto di diverse terre,
e colori macinati con olio di noce, o di lino; serve per dare alle tele
o tavole, che si vogliono dipignere; e dicesi anche dagli Artefici imprimitura. Dar la mestica alle tele, o tavole, per potervi poi sopra dipignere. add. da mesticare, che à avuta la mestica. m. Piccolo strumento di tutto acciaio,
fatto a foggia di coltello, per ogni parte flessibile, del quale si
servono i Pittori, per portare i colori sopra la tavolozza, e quelli
mescolare a lor bisogno. f. V. Cazzuola. add. Di metallo. Lat. Metallicus. m. Qualunque materia cavata dalle viscere della terra, ed atta a fondersi; e questo è metallo naturale, come è l'Oro, l'Argento, il Rame, l'Acciaio, e 'l Ferro etc. Altro è Artificiale, come il Bronzo, e l'Ottone; onde il Villani chiamò le porte di Bronzo del nostro bel San Giovanni, porte di metallo. Un composto di due terzi di rame, e un terzo d'argento; ed è il più fine; e serve per getti di statue ed altro. Un composto di quattro quinti di rame e un quinto di stagno. Un composto di nove decimi di rame, e un decimo di stagno, volendolo crudo assai; ma per ordinario di ll' 93. per cento di rame e ll' 7 di stagno. Un composto di due terzi di rame e un terzo d'ottone, che si fa secondo l'ordine e modo d'Italia; perchè trovasi, che gli Egizj il facevano con due terzi d'ottone, e d'un terzo di rame. f. V. Membri degli ornamenti. V. Triglifi. Porre dentro, inchiudere, collocare. Lat. Ponere, includere, collocare. e m. Artefice che dora con la foglia dell'oro. V. Oro in foglia. f. Una sorta di mattone con la quale s'ammattona i pavimenti, ed è di grossezza fra il mattone, e la pianella, onde à preso il nome di mezzana. Ma di larghezza, è simile alla pianella, e per conseguenza più larga del mattone. Una sorta di mezzane, che è la migliore, si fabbricano a Campi (luogo discosto a Firenze per la parte occidentale da cinque miglia) onde anno preso il nome di campigiane; della medesima qualità ancora se ne fanno a Signa, e ritengono il nome
di campigiane, perchè sono in tutto simiglianti a quelle nella bontà, e
nella misura. Queste campigiane sono ottime per archi, e volte, e per
far pavimenti, ma per quest'ultimo lavoro vanno arrotate. f. Spezie di misura antica.
f. Termine pittoresco, ed è quel colore, sia pur di qualsivoglia sorta,
ch' è fra 'l chiaro, e lo scuro; mediante il quale l'Artefice, dopo il
sommoscuro e mezzoscuro, si va accostando al chiaro, per quindi portarsi
al sommo chiaro. f. Vaso da tenere e portare acqua, e fassi di terra cotta, o di rame. add. Che appartiene alla metà. Lat. Medius. m. La parte mezza, la metà. Lat. Medietas.¶ E per quel termine, che è ugualmente distante da' suoi estremi. Lat. Medium.¶ E per mezzanità, o mediocrità. Lat. Mediocritas, modus. m. Figura contenuta dal diametro, e dalla metà della circonferenza, la quale con voce Latina dicesi semicircolo.
m. Quella sorta di scultura che non contiene alcuna figura interamente
tonda; ma in qualche parte solamente; rimanendo il restante appiccato al
piano, sul quale essa è intagliata; ed è un certo che di mezzo fra 'l
bassorilievo, e le figure tonde che si dicono di tutto rilievo. m. Spezie di vivanda, simile alla torta, fatta del sangue del Porco, o d'altro animale ben disfatto e fritto in padella. ¶ Di quì migliaccio, e far migliaccio, dicono i Gettatori di metallo, quando per inavvertenza di chi opera, il metallo già fuso viensi a raffreddare, e si rappiglia, per la similitudine, che allora egli à con tal vivanda. m. Quasi minimo. Nome del minor dito sì de' piedi come delle mani. m. Materia di miniera; sotto 'l qual nome si comprende, non solo qualunque sorta di metallo naturale, ma qualunque altra materia fossile, come lo zolfo, l'allume, il sale e sì fatti. Dipignere, con acquerelli, cose piccole in su la cartapecora, servendosi del bianco della carta, in vece di bianco
per i lumi della pittura; col qual mezzo, arriva 'l perfetto Artefice,
con sottilissimi, e replicati punti di colore, a rappresentare al vivo
così isquisite minutezze, che noi usiamo dire per modo di proverbio,
parlando di ritratto imitato eccellentemente; egli tanto simile, che e' par miniato, o come più volgarmente si dice, maniato. add. da miniare, lavorato di minio, o di miniatura. m. Che minia, cioè Artefice, che fa miniature. f. L'Arte del miniare. ¶ La pittura miniata. f. Materia della quale s'estraggono i metalli, e i fossili. m. L'artifizio del miniare. Sorta di color rosso,
per dipignere a olio; ed quello stesso, del quale gli Antichi si
servivano, per tignere, nel giorno delle feste, il viso della statua di
Giove; del quale anche si dipignevano il corpo i Trionfanti. Fu usato
ancora da' nobili d'Etiopia: Teofrasto afferma, che questo color fosse trovato negli anni ventinove dopo l'edificazione di Roma: e Plinio ed altri, scrivono il il modo di farlo. ¶ Vi è un'altro minio più comune, che si fa con piombo e biacca, a forza di fuoco, del quale i Pittori ordinariamente si servono. add. Piccolissimo. Lat. Minutus.
m. Termine Astrologico, ed è la sessantesima parte del grado, siccome
ancora la sessantesima parte dell'ora, nel misurare il tempo. Lat. Minutum. Quantità di minuzzoli, e piccoli pezzuoli; ed è termine proprio degli Artefici del ferro, come Fabbri e Magnani, che i ritagli del ferro chiamano minuzzame, e lo vendono per rifondere. f. Parte minuta, e cosa di poca importanza. ¶ E appresso gli Arimmetici per minuzzia si'intende il numero rotto. Mescolare. Lat. Immiscere. commiscere. m. Pietra così detta dalla mescolanza di più pietre, che si fa per la crudezza dell'acque in gran tempo. Trovasene in molti luoghi di Toscana, nelle montagne di
Carrara, ed a Verona. Serve per far porte pavimenti, colonne, ed altri belli ornamenti. La sua macchia è fra 'l rosso, e 'l paonazzo, con diverse vene bianche:
sene servirono gli Antichi, e l'usano continuamente i Moderni, per
adornamenti di lor fabbriche e palagi, ricevendo ella bellissimo
pulimento, ed essendo assai forte. Veggonsene anche di di diversi altri colori, cioè gialletti, rossetti, e che tirano al bianco, al bigio, e al nero; pezzati di bianco, e rosso, e di più colori venati. Avvene de' verdi, neri, e bianchi,
e tutti quantunque sieno di differente durezza, altri più altri meno, e
non ostante sieno assai duri, si lavorano con facilità co' soliti
strumenti. Una sorta di pietra ritrovata dal Granduca Cosimo I. l'anno 1563. vicino ad una Villa detta Stazzema ne' Monti vicini a Pietrasanta, luogo dello Stato di Pisa in Toscana, dove sorge una Montagna altissima di due miglia di circuito, la superficie della quale è d'un finissimo marmo bianco, atto a fare statue; sotto a questo si trova un mischio rosso e gialliccio, il quale à sotto, a guisa di fondamento, un'altro mischio verdenerorosso e giallo,
con mescolanza d'altri colori, che son quegli de' quali si parla, tutti
durissimi: se ne cavan pezzi per colonne di quindici, e venti braccia
per ciascuna. L'essersi trovata questa cava di pietra, fu cagione che lo stesso Granduca Cosimo I. facesse levare le colonne di marmo, che erano attorno al Coro del Duomo di Firenze, facendovi riporre in quella vece altre di mischio: e quelle di marmo furon mandate al Monasterio nuovo delle Monache Cavaliere di Pisa in via della scala di Firenze, e quivi messe in opera.f. Mescuglio, mescolamento, e propriamente, quello, che i Fisici chiamano composto. Lat. Mistura, permistio. f. Distinguimento determinato di quantità. ¶ Per lo strumento col quale si fa tal distinzione. Lat. Mensura.
Le misure sono di varie sorte, le quali si riducono a tre capi: cioè
delle lunghezze, come sono il dito, il palmo, il cubito, il braccio o
passetto, la canna; il piede, il passo il miglio: e de' Vasi, e questi
si dividono in misure delle cose liquide, come il bicchiere, il
quartuccio, la mezzetta, il boccale, il fiasco, il barile, la soma: ed
in misure delle cose aride, come il pizzicotto, il pugno, il quartuccio,
la mezzetta, la metadella, il quarto, la mina, lo staio il sacco, il
moggio. Distinguere la quantità in deter minate porzioni. ¶ Adoperare per tal distinzione lo strumento della misura. Lat. Metiri. add. Atto a muoversi. Lat. Mobilis. Per volubile, incostante, leggiero. Lat. Varius, mutabilis.
m. Facultà, avere, che si può muovere, come sono tutte le cose, che
cadono sotto l'appellazione d'arnesi, di suppellettili, o di
masserizzie. Lat. Suppellex, bona mobilia. f. Lo esser mobile, il poter esser mosso. Lat. Mobilitas. m. Modello. Voce dalla Latina un poco variata. Lat. Modulus.¶ Nome di strumento diverso, secondo le diverse professioni.
f. Termine degli Architetti, che generalmente comprende la foggia e 'l
componimento per lo più de' membri minori, come cornici, base, cimase, e
simili altre. Far modelli di che che sia, tanto di pittura, che di scultura, o d'architettura.
m. Quella cosa, che fa lo Scultore, o Architetto, per esemplare o
mostra di cio che dee porsi in opera, di varia proporzione all'opera da
farsi; poichè il modello alcuna volta è minore, alcuna altra della
stessa grandezza. Fannosi i modelli di varie materie, a gusto de'
Professori, e secondo il bisogno; cioè di legname, di cera, di terra, di stucco,
o d'altro. È il modello prima, e principal fatica di tutta l'opera,
essendo che in essa guastando, e raccomodando, arriva l'Artefice al più
bello ed al più perfetto. Serve agli Architetti per istabilire le
lunghezze, larghezze, altezze, e grossezze: il numero, l'ampiezza, la
specie, e la qualità di tutte le cose, come debbano essere; acciò la
fabbrica sia perfetta: ed ancora per deliberare sopra le maestranze
diverse, delle quali si dee valere, nel condurre l'edificio, siccome per
ritrovare la spesa, che debba farsi in esso. ¶ Modello dicesi anche propriamente a uomo, o donna, che nell'Accademia del disegno nudo, o vestito stà fermo per esser da' giovani studenti, o da' Maestri dell'arte per loro studio ritratto al naturale. add. Nuovo, novello, contrario d'antico. o
m. Spezie di mensole di varie forme, che gli Architetti pongono sotto
il gocciolatoio de' cornicioni; secondo la natura degli Ordini, e fanno
uficio di reggerli.
m. Una misura colla quale si regolano, e misuransi tutti gli Ordini
d'architettura; e si cava dalla grossezza della colonna, misurata nel
vivo dell'Imoscapo, ratta da piede pigliandone la metà, e questa metà
sarà il modulo. m. V. Mulinello. m. Parte carnosa, che agevolmente cede al tatto; ed è propriamente quella, che è sopra 'l fianco. Allentare, finare, restare. Lat. Desinere, desistere. add. Figura moltilatera, quella figura ch'è contenuta da molti lati. m. Strumento triangolare di ferro, che si pone agli usci, ad effetto che sopra di esso vi salga il saliscendo nel serrar l'uscio. m. V. Cavalletto. e m. Abituro di Monaci e Monache. add. Senza mano, o con mano storpiata. ¶ Per Manchevole. Levare la buccia, o la scorza, a che che sia.¶ Per purgare, e nettare. Lat. Purgare, mundare, detergere. add. Netto, puro. f. metallo coniato per autorità del pubblico, ad uso di spendere. Lat. Moneta. m. Che batte la moneta. m. Voce che vien dal Greco. V. Chiaroscuro. add. Nero a guisa di mora. Lat. Nigerrimus.
m. Un composto di diversi colori, o altre materie, col quale si coprono
quelle cose, che si voglion dorare, senza brunitura o lustro. V. Dorare a mordente. o f. L'esser morbido, o pastoso. o add. Delicato, trattabile contrario a zotico, e a ruvido.¶
Pittori si servono di questo termine, per lodare quella sorta di
colorito, che è lontano da ogni crudezza, o durezza, quale chiamano colorito morbido, ed anche pastoso, e carnoso. m. Sorta d'arme difensiva, che ricuopre il capo, simigliante in tutto alla celata; ma il morione à di più la cresta. Lat. Galea. Suolsi dipignere sopra le Armi gentilizie di coloro che sono stati Uomini d'arme. o m. Gemma per ordinario molto nera e trasparente, e questa è detta Prannio; alcuna volta si vede pendere in color di Carboncolo, e questa dicono morione, che chiamano Alessandrino. Trovasene ancora simile alla Sarda; e alla Corniola; e questo dicesi di Cipri: altro ancora s'assomiglia al Giacinto. m. Albero, che produce la mora frutto, delle foglie del quale si nutriscono i bachi da seta. Il legname suo serve agli edifizj, ed è di grandissima durata, ed in processo di tempo acquista sempre nerezza, e bellezza maggiore. add. Nero di carnagione, come sono gli Etiopi e gli altri popoli, abitatori dell'Affrica, detti altrimenti i Neri. f. Alcune pietre,
o pezzi di muro sportanti in fuori di quella muraglia, alla quale dee
congiugnersi altra muraglia, acciocchè servano di legamento, e di più
forte appiccatura dell'uno coll'altro muro. Strumento di ferro a guisa di tanaglia con sua vite da serrare. Serve per istrignere fortissimamente metallo, o altra qualsisia cosa, che si debba lavorare con lima. m. Vaso cupo nel quale per lo più si pestano materie secondo il bisogno: fassene di più sorte materiali, come di pietra, di marmo, di piombo, di bronzo. Lat. Mortarium. Sorta di fornello composto di più fasce di ferro schietto, in cui si fondono i metalli.V. Arco composto.V. Muso. m. Il trasferirsi dall'un termine, verso l'altro. Lat. Motus.
Varie sono le sorte de' moti, che vengono annoverate da' filosofi cioè
di generazione, e corruzione, di rarefazione, e condensazione,
d'alterazione, e lazione; di tensione, e compressione ed ltri assai, che
i medesimi considerano. f. V. Grazia di movenza. m. Moto, e dicesi tanto delle cose corporee, quanto dell'incorporee. Distingue Vitruvio
il muoversi delle macchine in due sorte, cioè in diritto, che da' Greci
è chiamato Cuthia, e circolare detto da' medesimi Cyclothis; l'uno, e
l'altro de' quali (benchè non sia fra di loro alcuna simiglianza) è
necessario al movimento de' pesi; perchè, le taglie, stanghe, e
molinelli, raggi, e simili co' loro giri corrispondono al movimento
circolare; là dove le funi, le medesime stanghe, e i perni, al diritto. Tagliare in tronco, dividendo la parte interamente dal tutto. Lat. Truncare, amputare. e add. da mozzare, troncato, diviso. Lat. Truncus, truncatus m. Quello, che rimane della cosa stata troncata. o m. Sorta di macchina di ferro, con ruote, e viti, per isbarrare, e rompere serrature, e cose simili. m. Macchina composto di varj ordinghi per uso di macinare. Lat. Moletrina, pistrinum. Sono i mulini di varie sorte, cioè a mano, da bestie, a vento, e più comunemente da acqua,
e sebben tutti fanno con le macini il medesimo effetto, per la
diversità degli strumenti, che muovon le macini, secondo il mezzo
adoprato per dare loro il moto, si vengono come abbiam detto a
distinguere. ¶ Mulino ancora significa il luogo, dove per le sopraddette macchine si macina. f. Fabbrica di muro, in cui ancora vi si lavori. ¶ E per muro semplicemente. Dicono i Professori a quella, nella quale le pietre
riquadrate, o mezzane, o più presto minute, si pongono non a giacere
sopra un lato; ma stando sopra un canto, espongono la fronte, secondo 'l
regolo, e 'l piombino. Dicesi quella, nella quale le pietre
rozze si congiungono in modo, che qualunque de' lati (per quanto sia
possibile) si accosti a' lati dell'altre pietre, che gli sono a canto; e
tale accostamento di lati usasi anche nel lastricare. Chiamano gli Autori (a distinzione della muraglia ammandorlata) quella nella quale le pietre
riquadrate, o le mezzane, o le molto grandi, si murano in modo che
sieno poste con la faccia per ordine, secondo il regolo, l'archipenzolo,
e 'l piombino; che è la più ferma muraglia di tutte l'altre. m. Il murare, e la cosa che si mura. Commettere insieme sassi o mattoni con la calcina, per far muri o edifizi. Lat. dificare, struere.
Un modo di murare usato dagli antichi, alzando da due lati alcune
tavole per coltello, in tanta distanza, quanto volevan che fusse grosso
il muro, in tanta altezza, quanto volevan che alzasse il primo ordine di
esso muro, e riempiendole poi di calcina e ghiaia, o di calcina
frombole e cementi alla rinfusa; e sopra il primo ordine alzavan poi 'l
secondo, seguitando fino all'ultima altezza della fabbrica. Molte sene
vedono a Sirmione sopra il Lago di Garda, e a Napoli. Queste per sono, nell'esteriori parti, armate di grosse pietre, e colle medesime, in certe proporzionate distanze, internamente
collegate. Dicesi del murare senza calcina:
questa sorta di muraglia, come che poco durabile, si fa solo per
reggere il terreno in luogo di ciglioni, non mai per fabbriche. add. da murare, circondato di muro. m. Colui che esercita l'Arte del murare. Lat. Cæmentarius, structor. Diminutivo di muro, piccol muro. Massa di sassi, altrimenti detta macìa. m. Quel piccol muro fatto a piè della facciata della casa, non tanto per uso di sedere, quanto per fortezza della parete. m. Quella parte della fabbrica, che è composta di sassi o mattoni, commessi con calcina l'un sopra l'altro ordinatamente. Lat. Murus, paries.
Usansi fare i muri in modo che nell'alzar diminuiscano a proporzione in
grossezza; e quella parte che immediatamente esce del terreno, per
ordinario si fa più sottile del fondamento la metà; si va assottigliando
ordine per ordine, avvertendo che il mezzo del muro nella più alta
parte batta à piombo col mezzo del muro di sotto.
m. Sorta di pittura la più durevole che si trovi; essendo che, dove
quella fatta di colori, col tempo si consuma, questa divien sempre più
bella. Lavorasi con alcuni pezzetti di vetro riquadrati, di colori diversi; e pe' campi e altri luoghi, dove va l'oro, usasi di dorare i medesimi vetri a fuoco. Si commettono sopra stucco forte, composto di misture diverse, le quali col tempo lo fanno tanto indurire, che l'opera, per così dire, non à mai fine.V. Tarsa. Un'accomodato componimento di vetri, pietre, e nicchi di varie sorte, col quale per lo più s'adornano grotte e fontane. Scrivono che Nerone fosse il primo, che facesse segare le conche delle perle, per accomodarle in lavoro di sì fatto Mosaico. Alber. Una sorta di pittura che si fa, mettendo insieme vetri di più colori, unendogli fra di loro con piombi accanalati da ogni banda. Servono per finestre da Chiese, e Palagi. Usasi dagli Architetti, per adornamento delle fontane di Giardini: ed è un lavoro fatto di piccoli pezzi di colature di mattoni disfatti, per essere stati troppo cotti nella fornace; e delle colature di vetro,
che si fanno, quando accade che nel fondersi scoppia alcuno de' vasi
che lo tengono. Questi si commetton con bell'ordine nello stucco, e fannosene figure, animali, e altro. ¶ Si fa ancora un'altro musaico rustico con pezzetti di marmi
di più colori, appropriati alle cose, che si voglion rappresentare; o
d'alcune piccole frombolette di più colori, simigliantissime alla ghiaia. Termine di pittura e scultura, e vale far muscoli.
m. Parte organica del corpo dell'animale, composta di carne fibrosa,
vene, arterie, nervi, e membrana propria, immediato istrumento del moto
volontario. La cognizione de' muscoli, e loro effetti nel corpo
d'ogn'animale, e spezialmente dell'uomo è necessarissima al Pittore e
allo Scultore: poichè per la diversità dell'attitudini e positure di
esso corpo (secondo l'elezione presa dall'Artefice) nasceranno in lui
diversità notabile nell'esprimerlo; onde i più valenti uomini stimano
necessarissima a' nostri Professori la cognizione dell'Anatoma del corpo
umano; e però in questa parte non ò voluto mancare, per benefizio
comune dell'Arte del disegno, di metterci le cognizioni anatomiche, come
dall'infrascritto catalogo de' muscoli, e da quello degli ossi, nella
voce Scheletro si può vedere. Adunque circa al numero de' muscoli del
corpo umano, dico che diversissime sono le opinioni; ma pare che la più
probabile (secondo il sentimento del celebratissimo Dottor Medico e
singulare Anatomista Giuseppe Zamboni, dal
quale sono assistito, nel dar fuori le cognizioni anatomiche poste in
questo Libro) si ristringa al susseguente. E noti il Lettore, che nel
far menzione de' muscoli, non andremo con l'ordine solito tenersi nelle
dottrine anatomiche, nelle quali per l'ordinario incominciasi dal ventre
inferiore,
poichè per isfuggire l'occasione della corruzione delle parti nel
medesimo contenute, gli Anatomisti prima d'ogn'altro lo preparano: ma
noi avuto riguardo alla parte più eminente della figura umana,
cominceremo dal capo.
2 Splenij.
2 Complessi.
2 Retti maggiori.
2 Retti minori.
2 Obliqui superiori.
2 Obliqui inferiori.
2 Mastoidei.
2 Temporali, ovvero crotafiti.
2 Masseterij.
2 Pterigoidei interni.
2 Pterigoidei esterni.
2 Buccinatori.
2 Digastrici, ovvero biventri.
2 Lati, o quadrati di Galeno.
2 Frontali.
2 Dell'occipite.
6 Dell'orecchio esterno, secondo alcuni.
2 Motori dell'incudine
2 Motori del malleolo propri dell'orecchio interno.2 Elevatorj della palpebra superiore.
2 Sfincteri.
2 Superbi.
2 Umili.
2 Bibitorij.
2 Indignatorij.
4 Amatorij, cioè due trocleari, e due rotatori, ovvero obliquatori.
2 Elevatorj delle pinne del naso.
2 Dilatatorj del naso.
2 Constrittori.
3 Elevatorj del labbro superiore.
2 Depressorj dell'inferiore.
2 Motori laterali.
1 Sfinctere.
2 Stiloglossi.
2 Miloglossi.
2 Basioglossi.
2 Ceratoglossi.
2 Sternotiroidei.
2 Cricotiroidei.
2 Hiotiroidei.
2 Aritnoidei.
2 Hioaritnoidei.
2 Cricoaritnoidei postici.
2 Cricoaritnoidei laterali.
2 Sternohioidei.
2 Coracohioidei.
2 Stiloceratohioidei.
2 Geniohioidei esterni.
2 Geniohioidei interni.
2 Stilofaringei.
2 Sfenofaringei.
2 Faringei.
1 Esofageo.
2 Pettorali.
2 Serrati maggiori antici, coperti dal muscolo pettorale.
2 Serrati minori antici, sotto il muscolo pettorale.
2 Subclavij, sotto le clavicole.
44 Intercostali, secondo la comune; ma secondo l'oppinione del nominato Zamboni,
solamente 22. come egli mostrerà concludentemente in un suo Trattato.
2 Sospensorj, e motorj del mediastino, altrimenti triangolari, situati interiormente nella sommità dello sterno.
2 Trapezzj, ovvero cucullari, che i Pittori chiamano la capperuccia.
2 Muscoli patienti, ovvero elevatorj della scapula.
2 Romboidi, ovvero quadrati sotto i trapezzj.
2 Latissimi del dorso, ovvero aniscaltori.
2 Serrati maggiori postici sotto i latissimi del dorso.
2 Serrati minori postici, sotto i trapezz'j, o cucullari.
2 Longissimi del dorso.
2 Sacrolumbj | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso.
2 Semispinati | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso.
2 Sacri | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso.
2 Quadrati sopra l'osso sacro.
2 Sfincteri del ventricolo, uno dello stomaco, e l'altro del piloro.
1 Septotransverso, ovvero diafragma, che divide il ventre medio dall'inferiore.
2 Obliqui descendenti.
2 Obliqui ascendenti.
2 Retti.
2 Transversi.
2 Piramidali.
2 Elevatorj dell'ano.
1 Sfinctere dell'ano.
1 Sfinctere della vescica.
2 Elevatorj del membro.
2 Dilatatorj dell'uretra, ovvero del canale orinario.
2 Cremasteri, o sospensorj de' testicoli.
2 Erettori della clitoride.
2 Soprascapulari, nella sommità della scapula.
2 Infrascapulari, nella parte inferiore della medesima.
2 Rotondi maggiori.
2 Rotondi minori.
2 Deltoidi, così detti per esser di figura della lettera Delta grande de' Greci.
2 Bicipiti, altrimenti detti i pesci del braccio.
2 Bracchiei interni.
2 Longiori.
2 Breviori.
2 Anconei.
2 Quadrati.
2 Tereti.
2 Longi.
2 Brevi.
4 Estensorj del carpo
4 Flessorj
2 Obliquatorj
2 Palmari.
8 Estensorj delle 4. dita.
16 Flessorj, cioè 8. perforati, e 8. perforanti.
12 Proprij de' due pollici.
2 Indicatorij.
2 Adduttori dell'indice.
2 Abduttori dell'annulare.
8 Lumbricali.
8 Interossei.
4 Psoas, due maggiori, e due minori.
2 Iliaci interni.
2 Tricipiti.
2 Lividi.
6 Glutei delle natiche.
2 Piriformi.
2 Obturatorj esterni.
2 Obturatorj interni, o bursali.
2 Innominati, ovvero quadrati.
2 Retti.
2 Vasti esterni.
2 Vasti interni.
2 Crurei.
2 Membranosi.
2 Semimembranosi.
2 Sartorij.
2 Seminervosi.
2 Gracili.
2 Tricipiti.
2 Poplitei.
2 Tibiali antici.
2 Peronei secondi.
2 Tibiali postici.
2 Peronei primi.
2 Gastrocnemij.
2 Solei. 2 Plantari.
16 Flessorj, cioè 8. perforati, e 8. perforanti.
8 Estensorj.
2 Flessorj de' Pollici.
2 Estensorj.
2 Adduttorj.
2 Abduttorj del minimo.
8 Lumbricali.
8 Interossei.
Avvertasi, che nella numerazione de' muscoli, in moltissimi luoghi si
sono essi muscoli raddoppiati, per comprendere il numero loro preciso,
tanto dell'una parte che dell'altra; come per esempio si dice due
Deltoidi, s'intende l'uno del braccio destro, l'altro del sinistro. Termine molto espressivo, ed usato assai dal Tintoretto (portato da Luigi Scaramuccia Pittor Perugino nel suo Libro delle finezze de' Pennelli Italiani)
divenuto poi detto familiare de' nostri Artefici per dispregio di
coloro, che non considerando, come la Natura è sempre la stessa,
ardiscono muscoleggiare le lor figure più a seconda d'un certo lor nuovo
gusto e capriccio, che secondo quello ne dimostra essa Natura. add. Pieno di muscoli. Lat. Musculosus, torosus. m. Propriamente la testa del cane dagli occhi all'estremità delle labbra. Lat. Rictus.¶ Pigliasi anche più largamente, per il viso degli uomini, ma ciò per ischerno o in scherzo, come si dice, ceffo, grifo, grugno, e mostaccio. Variare, cangiare. Lat. Mutare. m. V. Modiglioni, e V. Membra degli Ornamenti.
V. Olio di sasso. add. Aggiunto, che si da ad Uomo, o a Donna mostruosi per picciolezza. ¶
E trasferiscesi ad ogni artifizio, e spezialmente di edifizio, o di
membra di grossezza eccedente sproporzionatamente alla propria altezza.
m. Quel membro del viso, che sopra la bocca posto, divide l'uno e
l'altro occhio, destinato dalla Natura per l'organo dell'odorato, e
sfogatoio delle superfluità escrementizie del cervello. Lat. Nasus.V. Muscoli.V. Scheletro. f. Parte deretana del corpo' con la quale si siede. add. Di natura, secondo natura. Lat. Naturalis. m. Chiamano i Pittori quell'Uomo, che ignudo o vestito, sta fermo, per esser ritratto; chiamanlo anche modello, propriamente per colui, che per tale effetto è pagato dal pubblico dell'Accademia del Disegno.
¶ E lo star fermo di colui per tale effetto d'esser ritratto, dicono stare al naturale.¶ E fatto dal naturale; per esempio uomo, albero, mano, aria, etc. fatta al naturale, vale rappresentato in disegno, in pittura, o in scultura, con aver tenuto il modello, o naturale, per ricavarlo. ¶ E fatto al naturale vale rappresentato in disegno, pittura, o scultura, simigliante assai alla natura della cosa rappresentata. o Di Chiese, o Portici
f. Vale ordine, o numero di portici, o logge, che si fanno ne' Tempij,
nelle Basiliche, ne' cortili, e simiglianti edifizj, quando più quando
meno. ¶ Talora per quella parte o andito di Chiesa, o d'altro, che è tra 'l muro, e pilastri o colonne; e tra pilastro, e pilastro. m. Una gemma modernamente ritrovata, di color paonazzo scuro, non molto dissimile a quel del Porfido; e contiene in sè, per quanto ne lasciò scritto l'Aldovrando, alcune macchie, a guisa d'erbe, fiori, e animali; e talvolta come caratteri simili a quegli degli Arabi, tutti di color giallo; e veggonvisi alcune annodature dello stesso colore. Ve ne à delle più paonazze, e più e meno rosseggianti, e secondo la varietà di questi accidenti, son varie le virtù medicinali di questa pietra, delle quali scrivono essere state fatte sin quì molte esperienze. À proprietà di muoversi messa dentro all'aceto. f. Lo essere di color nero, cioè bruno. Lat. Nigredo, nigritia. add. Che à nerezza. Lat. Niger. m. Colore opposto al bianco, ed uno di quegli che è chiamato estremo de' medesimi colori. Lat. Niger color. Molte sono le maniere appresso i Pittori di fare il color nero, stante le diverse materie a ciò adoprate. Sorta di colore nero, fatto d'avorio arso, che fa un nero profondissimo: serve per dipignere a olio. Trovasi, che questo nero fu messo in uso da Apelle. Plin. 35. 6. 10. Sorta di color nero,
fatto del fumo d'olio di linseme: mettesi questo in una lucerna, la
quale, mentre arde, tramanda il fumo alla volta d'un testo, o sia piatto
di terra cotta, che se le pone sopra ad una certa distanza, dove lascia una certa polvere nera sottilissima, che serve per dipignere particolarmente a olio, e per fare inchiostro da Stampatori di lettere, e di figure intagliate in legno. detto comunemente nero di noccioli; poichè il nocciolo della pesca, per una certa propietà, chiamasi assolutamente il nocciolo. Sorta di color nero per dipignere a olio, che si cava dal nocciolo della pesca arso. Lo stesso che nero di noccioli di pesca. Sorta di color nero, fatto di ossa di vitella, per lo più abbruciate non interamente; ma tanto che possa cavarsene il nero. Fa un bellissimo nero, che pende in giallognolo, e anche serve per velare. Sorta di color nero per dipignere a fresco, fatto della schiuma di ferro, mescolata con terraverde, e sottilissimamente macinata. o Che è un bitume o grassezza, la quale nuota sopra l'acque del mar morto, altrimenti detto Lago Sodomeo, o Asfaltite: questa portata a ripa s'indura. Trovasi in altri luoghi della Giudea, ed anche nel territorio d'Agrigento in Sicilia; e questo è liquido, e chiamasi da alcuni olio di Sicilia, perchè se ne vagliono per le lucerne. Di questo bitume o olio, fassene una sorta di color nero, per dipignere a olio, il quale fa un bellissimo nero pendente in giallognolo; ma col tempo guasta le pitture. Una sorta di color nero grosso e naturale, che serve a' Pittori per colorire a olio, a fresco, e a tempera. Una sorta di color nero
fatto, d'una certa scorza della forma, con cui si gettano le campane e
artiglierie. Serve per dipignere a olio, ed a fresco: ma ne' lavori a
fresco, ove sia aria, in breve tempo svanisce e lascia guaste le
pitture. come nero di carbone, fatto
di sermenti di vite, di quercia, e anche di carta abbruciata; con le quali materie fansi diversi colori neri per dipignere. m. Sorta di pietra di color nero, come il Paragon di Fiandra,
ma più tenero di esso in circa a un quarto; serve ad ogni lavoro di
sega o scarpello, e trovansene d'ogni grandezza nelle montagne di Carrara in Toscana. e
m. I primi strumenti nel corpo dell'animale, del senso, e del moto,
nascenti dal cervello, e dalla midolla della spina, conferendo a' membri
di tutto il corpo la forza del muoversi, e del sentire.V. in fine Vene, Arterie, e Nervi. add. Pieno di nervi. Lat. Nervosus.¶ Per forte e gagliardo. Lat. Fortis, validus. Ripulire, levar via le macchie e le brutture. Lat. Purgare, mundare. f. Meteora generata di freddo non eccessivo, e d'umido. Metter neve.
f. Una parte di muro incavata in figura di mezzo cerchio, in fondo
piana, e nella parte di sopra circolare, atta a collocarvi statue, per
ornamento delle fabbriche. Lat. dicula. m. Conchiglia, guscio di pesce marino. Lat. Ostrea, ostreum. o m. Gemma della spezie del Sardonico, secondo alcuni, e fra essi Giorgio Agricola. In quella parte di questa pietra, la quale è di color bianco, e chiamasi Onice,
s'intagliano, a forza di ruote, belle figure d'uomini, e d'animali, le
quali restano rilevate sopra 'l fondo che di diverso colore, o di
Sarda, o di Corniola, o d'altro. V. Cammeo. V. Onice. m. V. Onice. Lavorar di Niello. m. Lavoro, che è come un disegno tratteggiato, che si fa sopra oro, argento, o altro metallo, in quella forma, che si disegna, o tratteggia con la penna; e si fa con un certo piccolo strumento d'acciaio detto bulino, i cui tratti si lasciano voti, o pure si riempiono d'una certa mestura, d'argento, rame, e piombo,
a piacimento dell'Artefice: lavoro usato dagli antichi, e rinnovato poi
da' moderni, il quale diede occasione che si ritrovasse, ne' secoli
trascorsi, l'uso delle stampe in rame. Primo scopritore (benchè da lungi) di tale invenzione, fu Tommaso Finiguerri Fiorentino, circa l'anno 1450. f. Congiuntura delle dita delle mani e de' piedi, detta altrimenti articolo. Lat. Articulus. m. Quella parte più dura del fusto dell'albero, indurita, e gonfiata per la pullulazione de' rami. m. Osso,
che si genera in alcuna sorta di frutte, come sono le pesche, le
susine, le ciliege, e simili. Quello della pesca arso, vale à far color
nero per dipingnere a olio. m. Sorta d'Albero fruttifero (il cui frutto chiamasi noce) legname il quale è molto atto a far'ornamenti intagliati di figure, fogliami, e rabeschi d'ogni sorta. Serve ancora agli edificj; e Teofrasto scrive, questo legname
esser molto a proposito per far travi, e correnti; atteso che abbia una
certa proprietà di dar cenno prima di rompersi con un certo rumore, che
fa; ed esservene l'esempio di ciò, che avvenne nel bagno d'Andro, che
rompendosi le travi, e rovinando i tetti da tal legname
sostenuti, niuno fu di coloro, che stavano sotto, che ricevesse
nocumento, per esser prima della rovina stati avvisati dal suono, o
scoppietti, che fecero le travi antecedentemente di rompersi. I Periti
di tal legname nelle nostre parti di Toscana distinguono due sorte di noci; uno, che chiamano gentile, ed un'altro, che dicono malescio,
e tutti due ne' lavori ricevono bel pulimento, e lustro: è però fra
di loro questa differenza, che 'l malescio non lo riceve così morato
come il gentile, ed il suo frutto non punto godibile;
mercè l'esser il midollo delle sue noci così fortemente fitto e serrato
nella sua cassa con tramezzi sì forti e stretti, che quindi non può
cavarsi, senza romper la noce in minutissimi pezzi. f. Frutto dell'albero noce.V. Piede. f. Diminutivo di noce, ed è lo stesso, che nocciuola, chiamata così in alcuni luoghi di Toscana. Una palla per lo più d'ottone,
la qual contiene in sè un'altra simil palla, che facilmente si muove, e
mediante una vite si ferma per ogni verso. Serve per abbassare, alzare,
e fermare le tavolette, che s'adoprano per levar di pianta. m. Diminutivo di nodo. ¶ E per la noce del piede. Lat. Astragalus.V. Piede.
m. Legamento, e aggruppamento delle cose arrendevoli in sè medesime,
come nastro, funi, e simili, fatto per istrignere, e per fermare. Lat. Nodus. La congiuntura delle dita delle mani e de' piedi, che anche si dice nocca, e articolo. Lat. Articulus. La congiuntura del capo col collo. Un certo lavoro a guisa di nodo, di cui non apparisce nè il capo nè il fine.
Quegli ornamenti di fuori, nelle facciate delle medesime torri,
corrispondenti all'impalcature, presa la similitudine da' nodi della canna, la quale essendo lunga e sottile, ad ogni poco della sua lunghezza intraversata col nodo, che la rende più forte. add. Pien di nodi. Lat. Nodosus. f. Lo schienale delle reni, che aggiugnesi nella collottola col cervello, detto altrimenti spina. add. Ignudo. Lat. Nudus. e m Vapore umido attratto nella parte superiore dell'aria. Lat. Nubes
E uno strignimento dell'aere raunato per attrazzione di vapori, e di
fumosità di terra, e di mare, per la larghezza dell'aere e per lo
cacciamento de' venti, e per lo calore interchiuso nella sustanza della
nuvola, di quà e di là si muove, e dimena. Sono i nugoli difficilissimi
ad imitar bene in pittura, per la varietà de' colori, che ricevono dalle
diverse opposizioni di luce, o d'altri nugoli, e per esser contornati
con tanta dolcezza, che quasi è impossibile imitar quelli bene, senza
dar nel crudo, ed accomodar'il campo d'aria e con le figure in modo
naturale e grazioso. e add. Pieno di nugoli. m. Raccolto di più unità. Lat. Numerus. Il numero è la materia considerata dall'Arimmetico o Abbachista. E dividesi il numero appresso di esso in numero sano o intero, e numero rotto, il quale dagli Arimmetici dicesi anche minuzia. Registrar per numero. Lat. Numerare.
Torcere, andare indirettamente. Lat. Obbliquè progredi. f. L'obbliquare, l'andare indirettamente. add. Torto, non retto, indiretto, pendente; termine matematico, ed è opposto a retto. Lat. Obliquus. m. | f., o | f. | Mole di pietra,
fatta tutta d'un pezzo, nella base quadra, ma di forma bislunga molto,
con una punta a piramide smussata; inventata dagli Egizij, per
simboleggiare il raggio del Sole, entro la quale scolpivano i loro
Ieroglifici. Maravigliosa fu quella che Sisto V. per opera di Domenico Fontana celebre Architetto, rizzò su la Piazza di San Pietro in Roma. A' tempi nostri ne à Innocenzio X. eretta un'altra sopra la fonte da lui fatta in Piazza Navona. Nella Real Galleria de' Serenissimi di Toscana vi è un'obelisco piccolo sì, ma copiosissimo
di ieroglifici. Delle Guglie o obelischi, e loro interpetrazion, anno scritto eruditamente Mons. Michele Mercati, ed il Padre Kircker della Compagna di Giesù. m. Occidente; quella parte, dove tramonta il Sole. Lat. Occasus. Termine astrologico, e poetico. f. Luogo dove stanno gli occhi, altrimenti detta cassa dell'occhio.¶ E occhiaia pigliasi per un certo lividore formato sotto l'occhio. add. Attenente a occhio; donde dicesi dente occhiale quello, che à corrispondenza con l'occhio. o
m. Strumento fatto per vedere le cose lontane, alle quali la vista
naturale non arriva, inventato l'anno 1609. dal non mai a bastanza
celebrato Galileo Galilei Fiorentino. Questo vien composto di due cristalli,
un minore, e questo è incavato sfericamente, o da una sola parte e
dall'altra piano, o incavato da tutte e due le parti. L'altro maggiore
di superficie convessa, o da amendue le parti che si chiama lente, o da una sola e dall'altra piano, che si chiama meza lente. Il primo incavato si dice l'oculare, perchè è quello che si tiene all'occhio; il secondo convesso si dice obbiettivo, o oggettivo, perchè riceve le specie che si partono dagli oggetti; e si pongono questi due cristalli nell'estremità d'una canna, composta di più pezzi, in distanza proporzionata alla forma de' detti cristalli. Lat. Thelescopium. m. Strumento da occhi per aiuto della vista; i moderni lo dicono Latinamente Conspicilia. È composto questo strumento di due cristalli o vetri legati in un filo d'ottoneargento o altro metallo, o incastrati in cerchietti d'osso o di quoio:
tiensi sul naso davanti agli occhi, sicchè il raggio visivo, ch'è tra
gli oggietti e gli occhi, trapassi per essi. Un così utile artifizio è
di quei che non conosciuti dall'antichità, s'annovera fra' ritovati di
nuovo. Guido Panciroli, De novis repertis tit. XV. de Conspicilijs. Dice. Multi dubitant, utrum veteres conspicilia habuerint nec ne; quoniam Plinius rerum omnium Scriptor diligentissimus, nullum de his verbum faciat. Contra verò mentio horum apud Plautum
fiat, cum ait: Vitrum cedo, necesse est conspicilia uti. Id quod nulla
alia de re, quam despecillis, quæ vulgo ocularia dicuntur, potesti
intelligi. Testimonia Fra Giordano da Rivalto dell'Ordine di San Domenico, famoso Predicatore in Toscana
da 300. e più anni addietro, essere invenzione ritrovata a' suoi tempi;
le sue parole cavate da una sua Predica, e citate dal famosissimo Vocabolario della Crusca, sono le seguenti. Non
è ancora venti anni, che si trovò l'Arte di fare gli occhiali, che
fanno veder bene, che è una delle migliori Arti, e delle più
necessarie, che 'l mondo abbia. Il Dottor Francesco Redi, nobile Aretino, Protomedico dell'AA. SS. di Toscana,
celebre scrittore, poeta, e filosofo, ed in questo nostro Secolo pregio
della Fiorentina eloquenza, in una sua eruditissima Lettera scritta al
virtuosissimo e nobilissimo Paolo Falconieri, già primo Gentiluomo della Camera del Sereniss. Granduca, prova ad evidenza, che questa utilissima invenzione fu trovata in Toscana d'intorno agli anni 1280. e 1310. da Fra Alessandro Spina
Pisano dell'Ordine de' Predicatori, che di questa vita mancò del 1313.
Il che egli va confermando con molte buone ragioni, e a maraviglia
sciogliendo le difficultà che si potessero opporre in contrario. Fannosi
gli occhiali di diversa manifattura, proporzionata a diversi usi, per i
quali ce ne serviamo. E primieramente si à riguardo, se anno da
aiutare la vista corta, ovvero la debilitata; se anno da servire, per
veder da lontano, o pure da presso. Per la vista corta, ad effetto di
veder da lontano, fansi gli occhiali incavati o concavi, i quali
mostrano gli oggetti anche vicini ridotti minore assai del loro essere
naturale. Per l'altra fabbricansi occhiali convessi detti anche lenti,
i quali fanno apparir gli oggetti ancorchè lontani maggiori assai di
quello sono: ed alla proporzione della maggiore o minore sfera, a cui
risponde la centina, su la quale sono lavorati, ricevono la virtù di
ringrandire più e meno gli oggetti sopra l'esser loro naturale: che per
altri sono detti occhiali di prima, altri di
seconda vista: e tanto i concavi che i convessi si fabbricano di cristallo o vetro
non colorato, ma tersissimo, e senza alcuna macchia. Fannosi occhiali
ancora per confortar la vista, la quale non venga disgregata o
affaticata dalla bianchezza della carta nello studiare, e questi si fabbricano di vetro
piano colorito, più e meno carico di colore; servono in oltre per
viaggio, affinchè la virtù visiva, o l'occhio, nè dal riflesso del Sole,
nè dalla polvere, riceva nocumento; ed a questo effetto sono loro
aggiunte certe strisce di quoio, che
serrandogli alle tempie e alla testa fermangli agli orecchi. Per
conservazione degli occhiali di materia cotanto fragile, fannosi casse
di avorio e di diversi legnami, e di variate fogge, siccome ancora di cartone foderato di quoio, alla usanza delle guaine de' coltelli e delle custodie da oriuoli. m. Parte nobilissima dell'animale destinata dalla natura per l'organo della vista. Lat. Oculus.¶ Talora per la vista medesima, o per lo sguardo. ¶ Ed occhi diconsi quelle belle macchie rotonde, che à nella coda il Pavone. ¶ De le cose che sono in vendita dicesi avere, o non avere occhio, per lo stesso, che avere, o non avere apparenza.V. Scheletro.V. Muscoli.
Spezie di finestra rotonda, o ovata, che per lo più si suol porre nelle
facciate delle Chiese, e nelle parti più alte di quelle, o sopra le
porte, o nella più alta parte della facciata delle case.V. Martellina, e Martello. Gioia così detta. V. Asteria, ed ivi similmente altre gioie nominate per occhi d'altri animali. add. Pieno d'occhi. m. La parte del Cielo, dove il Sol va sotto. Lat. Occidens, occasus.V. Giallo di terra.V. Pietra serpentina.
m. Nome generico d'ogni liquore grasso, e untuoso, come quello che si
cava dall'uliva. Varie spezie d'olij adoprano i nostri Artefici, che quì
sotto si registreranno. L'olio che si cava dal seme del lino, che però si chiama ancora olio di linseme. Serve a' Pittori, per macinare i colori, per dipignere a olio.
L'olio cavato dalle noci, il quale serve a' Pittori per dipignere,
macinando, e stemperando con esso i colori. Invenzione trovata da Giovanni Eick da Bruggia, Pittor Fiammingo, circa gli anni 1410. non ostante quanto ne disse il Vasari in contrario. detto altrimenti nafta (Plinio libro 2. cap. 18.) o pure olio petroleo. Serve a far vernice per pitture, e per lavar le figure di cera colorata, quando per lo tempo son divenute gialle. Trovasi quest'olio nello stato di Modana, ed in altri luoghi di Lombarda; ed è mirabilmente attrattivo del fuoco. Lo stesso che lo Spalto di Sicilia. V. Nero di Spalto. L'Olio di noce, o di lino, fatto bollire al fuoco talvolta solo, talvolta con litargirio d'oro, e talvolta con vetro sottilissimamente macinato con acqua. Adoprano l'olio cotto i Pittori con litargirio o con vetro, per temmperar con esso quei colori, i quali in gran lunghezza di tempo, e con difficultà seccherebbono, come sono la lacca, la terra nera, il nero d'osso, il nero di fumo, e altri: imperocchè tanto il litargirio, quanto il vetro sottilissimamente macinato, anno facultà di seccar prestissimamente. Adoprano l'olio cotto solo senza mescolanza di vetro o litargirio, con quei colori, che da per loro stessi prestamente seccano, come la biacca, il minio, la terra verde, la terra d'ombra, il cinabro, gli smalti, il nero di brace, ed altri, perchè secchino prestissimo; ma avvertasi, che l'usarlo nella biacca sarebbe dannoso, perchè farebbe divenir la pittura di color giallo. L'olio cotto puro, quando è fatto con olio ben chiaro; serve anche a' medesimi Pittori
qualche volta incambio di vernice, negli
scuri più profondi, o dove la pittura fosse assai prosciugata. E notisi
che l'olio di noce, e di lino crudo, per sua natura sempre secca; ma non
così presto di gran lunga, quanto e' fa cotto solo, e tanto più
mescolato col vetro macinato o litargirio.V. Olio di sasso. m. Albero, il cui legname
serve agli edifizi, tanto per istare al coperto, che per istare allo
scoperto, perchè vie più s'assoda. Vale ancora a far manovelle, con cui
s'aiutano a muovere i gran pesi; ed in somma serve ad ogni sorta di
lavori di fabbriche, come sono i carretti dell'artigliere, i carri, e
ruote delle carrozze, i remi delle galere, e simili, e per questo è di
quella sorte legnami, che non si può tagliare dal suolo, senza licenza del pubblico. Lat. Ulmus. f. L'oscurità che fanno i corpi opachi, alla parte opposta a quella, cheè illuminata. Lat. Umbra.
Termine de' Pittori, per il quale generalmente intendono quel colore
più e meno scuro, che degradando verso il chiaro, serve nella pittura
per dar rilievo alla cosa rappresentata. Dividesi in tre gradi, detti,
ombra, mezz'ombra, e sbattimento. Ombra dicesi quella che fa un corpo in
sè medesimo, come per esempio una palla che à 'l lume da una parte,
viene ad esser mezza luminosa, e mezza scura, e quella parte oscura
dicesi ombra. Mezzombra diciamo quello spazio, che è tra 'l
lume, e l'ombra, mediante il quale l'uno passa nell'altro, come aviamo
detto, digradando a poco a poco, secondo la rotondità del corpo. Sbattimento
è l'ombra che vien cagionata sul piano, o altrove dalla cosa dipinta, e
corrisponde a quell'oscurità, che gettano fuori di sè i corpi nella
parte opposta a quella, ch'è illuminata, e che dicesi ombra. V. Sbattimento. f. m. L'adombrare, il fare ombra. Lat. Obumbratio.¶ E per l'ombra stessa. Lat. Umbra. Fare ombra. Lat. Inumbrare.¶ Appresso i Pittori dicesi ombrare, per far quel lavoro, che essi chiamano ombre, cioè colori più e meno oscuri, per dare alle loro pitture il dovuto rilievo. add. Oscurato, adombrato, auggiato, ricoperto d'ombre. m. Lavoro di pittura con ombre. Fare ombra. Lat. Inumbrare.¶ E per fare l'ombre de' Pittori, e talora anche dipignere, o abbozzare. f. Grande oscurità d'ombra. add. Pieno d'ombra. ¶ Oscuro. m. Spalla.Lat. Humerus.V. Muscoli.V. Scheletro. f. Parte dell'acqua, che ondeggia. Lat. Unda, fluctus. o che si divide in dritta, e rovescia. Sorta d'ornamento d'Architettura V. Membra degli ornamenti. Fare onde, ed è proprio dell'acque agitate, le quali per forza del movimento si perquotono insieme. Lat. Undare, fluctuare. add. Pieno d'onde. m. Gemma, secondo Plinio, quasi simile al Grisolito, alla Sarda, e al Diaspro. Trovasene nell'India, nell'Arabia, e in Germania: e vi è Autore che afferma nascere ella nel fiume Fisone, che viene dal Paradiso terrestre, e lo cava dal Genesi al secondo; dove parlandosi di quel fiume si dice nascervi l'oro, e trovarvisi la pietra
Onichino. Distinguono questa gioia in cinque diverse sorte, secondo i
diversi suoi colori. La prima (nella quale concorrono buoni Autori, come
il Cardano, Dionisio, e altri) è di colore dell'ugna dell'uomo; la seconda profondamente nera; la terza che vien dall'Indianera pendente in giallo; la quarta alquanto gialla con vene bianche; e la quinta che vien d'Arabia, nera con vene e cerchi bianchi: quella di Germania è chiamata Calcedonio,
che à le varietà di colori e forme d'occhio umano, da Plinio
attribuite all'Onice. Di questa gemma si parla molto nella Sacra
Scrittura, cioè nella Genesi, nell'Esodo, e altrove. I Naturali le
assegnano diverse facoltà, come si può riconoscere da' loro scritti: a'
nostri Artefici serve, come ogn'altra gioia, per varj e prezziosi
ornamenti, e fatture. Nè voglio lasciar di dire, trovarsi l'Onice alcuna
volta con la superior corteccia d'un sol colore, e l'inferiore d'un
altro, ed allora chiamasi Camehuia, e forsi Cameo, dal color che tiene di Cammello, o perchè abbia non sò che di simile alla cama; così l'Aldovrando Lib. 4. Mus. Metal. cap. 74. In questa gemma s'intagliano figure, e vedonsene delle così ben fatte, che non anno prezzo, che le adegui. V. Cammeo, e V. Niccolo. Sorta d'albero, il cui legname serve agli edifizi, per essere attissimo a far palefitte, quando s'anno a far fondamenti nell'acque. Lat. Alnus. Questo, perchè posto all'aria, ed al Sole non indura, è inutile per travi, travicelli, e asse da impalcare. m. Gemma, risplentissima, che si trova nell'India, di colore che pende in azzurro chiaro, non lungi in simiglianza dal fuoco del zolfo. È stata chiamata Perderota,
parola derivata dal Greco, per l'amor che a questa gemma si porta da
chi la possiede, per la bella grazia, che tiene in sè stessa; perchè
contiene il purpurino dell'Ametisto, e 'l verde dello Smeraldo,
e sparge i suoi raggi fra le mani con modo mirabile; e secondo, che si
volge intorno alla luce, va cangiando il suo bel colore.
f. Nome generico di qualsivoglia cosa che si faccia, onde le fabbriche,
le pitture, le statue, e ogn'altro lavoro de' nostri Artefici, chiamasi
opera. m. f. L'essere opposto. Essere opposto, essere posto all'incontro. Lat. Opponere. add. Contrapposto, posto all'incontro. Lat. Oppositus. f. Una delle ventiquattro parti, in che è diviso il giorno. V. Minuto. m. Artista, che lavora d'oreficeria. Lat. Aurifex. add. Indorato. m. Edifizio, o stanza destinata a fare orazione. Lat. Sacrarium. Di due sorte sono gli oratorj, pubblici, e privati. Gli oratorj privati,
che si concedono a persone insigni per nobiltà dal Sommo Pontefice,
possonsi fabbricare in qualsivoglia luogo, ancorchè contiguo o
incorporato con gli appartamenti, dove si abita: ma l'oratorio pubblico,
che si concede la facultà di fabbricarlo dall'Ordinario del luogo, deve
essere talmente separato dall'altra abitazione, che in alcun modo con
essa non comunichi, e dee avere l'ingresso o porta lungo la via comune, o
in su prato non chiuso. m. V. Taglia. m. Osso della faccia V. Scheletro. m. Nome generale di strumento artificiosamente composto per diverse operazioni. Lat. Machina. Disporre le cose distintamente a suo luogo, preparare, apprestare. Lat. Ordinare, parare, constituere. avv. Con ordine, distintamente. Lat. Ordinatim. add. da ordinare, che à ordine, temperato, regolato, moderato. m. Disposizione, collocamento di ciascuna cosa al suo luogo, regola, modo. Lat. Ordo, modus, dispositio.
Quella proporzionata disposizione, che dà l'Artefice alle parti
dell'edificio, mediante la quale ciascheduna ritiene il suo sito in
quella grandezza, che si ricerca, conforme al fine, che si prescrive il
medesimo Artefice. Dicesi anche simetría,
che è quanto dire disposizione a misura: e benchè sotto questo
termine Ordine, s'intendano le disposizoni delle particulari stanze, che
alla natura di qualsivoglia abitazione si convengono; contuttociò pare,
che in pratica, per non sò qual proprietà
o eccellenza, solo agli ornamenti di essi edifizi s'appropri questa
voce: ed in questo modo presa pare si possa dire, che l'Ordine
d'Architettura è un concerto o componimento di varie parti
proporzionate fra di loro; le quali annesse, a guisa di membra, formano
un corpo intero, in cui si vede leggiadría e bellezza, atta a soddisfare
l'occhio di chi le mira. Gli Ordini adunque (così presi)
dell'Architettura son diversi, e la loro differenza consiste nella
diversità delle proporzioni, che possono con ottima regola trovarsi
nelle loro parti principali, e nel numero, e diversità delle medesime
parti. De' molti Ordini d'Architettura, che dagli antichi furono
ritrovati, e posti in uso, solo cinque sono dagli ottimi Artefici stati
approvati, cioè il Toscano, il Dorico, lo Ionico, il Corinto, e 'l
Composito, de' quali a suo luogo; avvertendo, che anno preso tali
denominazioni da' popoli, che o ne furono gli inventori, o ne
frequentarono l'uso. Usano in valersi gli Architetti di questi Ordini
nella struttura degli edifizij (come dice un moderno Autore) secondo la
qualità di ciascuno, nel modo, che tiene la Natura nella produzione
degli alberi, la quale gli fa rozzi, e grossi nel piede, nelle parti più
alte più sottili, e nella sommità più ornati; che però servonsi prima
del Toscano, o del Dorico, come più massicci e robusti degli altri,
sopra questi alzano lo Ionico, e finalmente il Corinto, o 'l Composito,
che sono i più delicati, ed ornati di tutti gli altri. altrimenti dicesi Ordine Bastardo, che non segue la proporzione degli altri Ordini: usasi per lo più nelle parti superiori degli edifizi.V. Ordine Attico. detto da alcuni ancora Italico, o Latino. Uno de' cinque ordini dell'Architettura, del quale Vitruvio
non fece particolar menzione: è un composto degli altri quattr'Ordini,
cioè Dorico, Ionico, Corinto, e Toscano; onde sortisce il nome di
composito, o composto. Fu alcuna volta usato dagli antichi, e si adopera
molto fra' moderni: è, siccome il Corinto, al quanto più gracile degli
altri tre. La sua colonna, con la base e capitello, è per dieci volte
la sua grossezza.V. Ordine Composito.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, che fu molto in pregio appresso i
Romani, essendosene valuti per lasciar nelle fabbriche alcuna memoria
di loro stessi, come mostrano l'arco di Pola, le spoglie del Tempio della Pace, e 'l Panteon.
Questo, conforme ancora si è detto del Composito, è alquanto più
gracile degli altri tre: ed è la sua colonna, con la base e capitello,
per dieci volte la sua grossezza.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura il più massiccio e più forte, che
avessero i Greci, e meglio collegato degli altri Ordini; e se ne
servirono i Romani ne' Templi de' loro falsi Dei, con più o meno
intaglio o lavoro, secondo la qualità del Dio a cui era dedicato. Con
quest'Ordine fecesi in Firenze la fabbrica de' Magistrati, detta degli Uffizij
con architravi spianati sopra le colonne. In quest'Ordine la lunghezza
della colonna è otto volte la sua grossezza: ed usasi ancora alcuna
volta insieme col Corinto, e Composito, in uno stesso edificio.
Dicesi quel modo di lavorare tenuto nel tempo de' Goti, di maniera
Tedesca, di proporzione in niuna cosa simile a' cinque buoni Ordini
d'Architettura antichi; ma di fazzione in tutto barbara, con
sottilissime colonne, e smisuratamente lunghe, avvolte, e in più modi
snervate, e poste l'una sopra l'altra, con un'infinità di piccoli
tabernacoli, e piramidi, risalti, rotture, mensoline, fogliami, animali,
e viticci, ponendo sempre cosa sopra cosa, senza alcuna regola, ordine,
e misura, che vedersi possa con gusto.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, alquanto più svelto del Dorico,
fatto dagli antichi ad imitazione degli uomini, che son fra 'l tenero e
'l robusto, però messonlo in opera in fabbriche dedicate ad Apolline, a Diana, e a Bacco, e talora a quelle di Venere.
È Ordine leggiadrissimo, come mostrano le fabbriche fatte con esso
dagli antichi, e da' moderni. Questo, insieme col Dorico, è alquanto
più robusto del Corinto, e del Composito, ma non quanto il Toscano. La
lunghezza della sua colonna, con la base e capitello, per nove volte la
sua grossezza.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, più nano, e di maggior grossezza
degli altri Ordini, e più semplice nelle modanature, ne'capitelli, e
nelle base, e altri suoi membri. Chiamasi Toscano, perchè mentre dalla Grecia s'introdusse l'Architettura in Italia (come dice Daniel Barbaro Lib. 4. cap. 70.) ebbe il suo primo stato nell'Etruria,
da i Rè della quale fu usato nelle loro fabbriche. Se ne valsero ancora
i nostri antichi, per far porte, finestre, ponti, castelli, e torri da
Città, e da campagna, porti di Mare, fortezze: e perchè il più robusto,
anche fra tutti gli altri il più durevole. In quest'Ordine la lunghezza
della colonna, con la base e suo capitello, è per sette volte la sua
grossezza, misurata nel vivo dell'imoscapo, o ratta da piede.
m. Uno de' membri del corpo dell'animale, che è strumento dell'udito;
che però dicesi organo delle discipline, senza il quale è impossibile
all'uomo il farsi erudito. Dividesi in esterno, ed in interno; riceve
quello le spezie udibili, ovvero il suono, e questo le giudica. V. Scheletro. . Vedi Muscoli. m. Artefice che lavora d'oro, altrimenti detto Orafo. Dividesi in Grossiere, e Minutiere. Grossiere dicesi quello, che fa lavori grandi, come sono vasi, bacini, candellieri, statue, e altri sì fatti. Minutiere quello che fa lavori gentili, quali sono tutte le legature d'oro
delle gemme, come sono per esempio le anella, gli orecchini o pendenti,
i polsetti, i picchiapetti, e tutte l'altre sorte di gioielli. E
sebbene Orefice vuol dire, strettamente preso, colui che lavora d'oro, siccome Argentiere, chi lavora d'argento, contuttociò molto spesso sotto questa denominazione d'Orefice, vengono compresi ancora gli Argentieri.
f. L'arte dell'orefice. Questa à otto modi di lavorare, che sono,
gioiellare, lavorar di niello, lavorar di filo, lavorar di cesello,
lavorar di cavo, lavorar d'intaglio, stampar ne' conj per far medaglie,
monete, e sigilli; e lavorar di grosseríe, che sono statue, vasi, e
simili. A' tempi nostri sorta un'altra bella invenzion di lavoro, che
chiamano di filo in grana,
col quale si fanno, non solo tazze, pomi, e manichi di spade, ed altre
simili belle cose, ma ancora ornamenti di spere, e di cassette, che
paiono quelli scorniciamenti lavorati a punta d'ago, con animali, e
fiori, che non si può desiderar di vantaggio. m. V. Ottone. ed m. Apertura, adito. Lat. Orificium.
m. Così chiamano i nostri Artefici quella pittura, scultura, o altra
simil cosa, che è la prima a essere stata fatta, e dalla quale ne sono
state cavate le copie. m. L'estremità de' panni cucita con alquanto rimesso. ¶ E prendesi ancora generalmente per qualsivoglia estremità. Membro degli ornamenti d'Architettura. V. Plinto.
m. Una mestura alquanto liquida e viscosa, che serve per dorare cosa,
che non vada brunita. Serve in cambio di mordente per mettere oro da non
brunirsi sopra drappi, corami, legnami, ed altro. m. Abbellimento, e dicesi propriamente di cose materiali, che si aggiungono intorno a che che sia, per farlo vago e bello.
Nome generale, sotto di cui si comprendono tutte le parti principali
degli Ordini, come colonne, piedestalli, architravi, fregi, e cornici,
ed archi, e tutte l'altre cose accomodate, con giusta regola e
proporzione, all'abbellimento degli edifizj, le quali come minori, e
parti delle soprascritte, non tanto si chiamano ornamenti, quanto anche
membra degli stessi ornamenti. ¶ È anche nome particulare d'alcuni membri d'Architettura, come foglie, cartocci, volute, fiori, ed altre sì fatte cose. ¶
Di questi Ornamenti adunque, tanto in generale che in particulare, e
delle loro parti o membra, avendone parlato a sufficienza al suo luogo,
ivi rimettiamo il discreto Lettore. V. Membra degli Ornamenti. Adornare, abbellire una cosa con ornamenti. Lat. Ornare. add. da ornare, adornato, abbellito, vago, adorno. m. V. Ornamento. m. metallo il più nobile di tutti gli altri. Lat. Aurum.Oro di ventiquattro carati, battuto tanto sottilmente, che ridotto in in
foglie larghe un'ottavo di braccio per ogni verso, non arriva a valer
più, che scudi sei per ogni migliaio di foglie, compresa in esso prezzo
l'opera del manifattore. Questo è quello del quale si servon gli
Architetti, per far dorar soffitte, ed ogni altro ornamento di
fabbriche, quadri, e suppellettili. Serve ancora a' Pittori per dorare, a
mordente e a orminiaco, cose che vadan dipinte, sopra drappi, corami,
ed altro. Riducesi ancora l'Argento a
questa guisa in foglia, e serve per inargentare, o per metter sotto come
fondo a quei colori, che per non aver corpo traspariscono, ed il
colorire con essi l'argento dicesi velare. Quell'Artefice, che riduce tanto l'oro, che l'argento in foglia, chiamasi Battiloro, e quell'altro il quale se ne serve per dorare, e inargentare, chiamasi Mettidoro. Una sorta d'oro,
del quale si vagliono i Miniatori, e i Pittori, per lumeggiare i loro
disegni, e talvolta le loro pitture. Questo non è altro che oro in foglia macinato, in una tazza di cristallo, con mele e gomma, e riposto in nicchi a conservarsi; ed adoprasi non tanto col pennello, quanto ancora con la penna, per iscrivere lettere d'oro, ma dopo che gli è rasciugato bisogna brunirlo, perchè riceva il suo splendore. m. V. Giallo detto Orpimento. m. Quantità d'ossa. Trovasi questa voce appresso Leon Batista Alberti,
per significar le cantonate, pilastrate, o colonnate, o altra simil
cosa, che in cambio di quelle si metta, per regger le travature e gli
archi delle volte; siccome ancora le coperture de' vani, e gli stipiti. f. L'osservare, cioè il mantenere. Qualità, dalla quale risulta (dice il Paggi nella sua Tavola)
quasi tutta la ragionevolezza dell'Artefice nel suo operare: e consiste
nel guardarsi da mettere in opera cosa alcuna contro il verisimile, sì
della materia che si rappresenta, come del luogo, del tempo, e d'altri
rispetti necessarj. Vero è che di certe cose, le quali ordinariamente
son grate e dilettevoli all'occhio, come figure ignude, capellature, ed
acconciature ricche, celate, pennacchi, armature, colori vaghi, drappi a
opera, calzaretti, colonne, piedestalli, cortinaggi, vasi trasparenti,
figure sbattimentate in ombra, si permette al Pittore uscendo alquanto
del rigore, esserne onestamente liberale; ma non già prodigo, mettendole
a sproposito con evidente offesa del verisimile, e del decoro. m. Parte solidissima del corpo dell'animale, congiunta e collegata a' nervi.V. Scheletro. m. Figura di otto lati. m. Figura d'otto angoli. m. V. Ottone. m. Rame alchimiato ch'à il color simile all'oro; dicesi anche oricalco dalla voce Greca, imperocchè si fa di rame, detto da' Greci chalco; ed a forza di fuoco, e con molti ingredienti si conduce al color dell'oro, benchè tuttavía ritenga la durezza del bronzo. Ugut. in Lib. Derivatorum dice, che chiamasi oricalco ab auro et chaco, quasi malum aurum; perchè à solo il colore, ma non il valore dell'oro.
Serve a' nostri Artefici per varie opere, come vasi, o piedi di vasi,
candellieri, e talvolta anche statue: fondesi come gli altri metalli;
ma per essere di sua natura un pò più crudo, si liquefà assai più
facilmente degli altri. E l'Artefice, che fa professione di lavorar d'ottone, dicesi Ottonaio. add. Grossolano, materiale, spuntato; contrario d'acuto e appuntato. | ed | | add. Tondo bislungo; figura detta ovata o aovata o ovale, quella figura che è fatta alla somiglianza o forma dell'uovo, e fassi in diversi modi, e in diverse proporzioni. m. Figura ovata.
m. Regione, provincia.
Appresso i Pittori sono quella forta di pittura, che rappresentano
campagne aperte, con alberi, fiumi, monti, e piani, ed altre cose da
campagna, e villaggio. Nome proprio d'alcune pietre, che si cavano nella campagna nostra, sopra la villa di Rimaggio, vicino a Firenze
a tre miglia. Sono di durezza quanto il paragone; e mostrano
naturalmente nelle macchie loro, aria, nuvoli, onde, casamenti,
campanili, torri, ed altri edifizj, così belli, che alcuna volta paiono
dipinti. Fannosene quadretti di grandezza fino ad un braccio in circa;
se ne adornano stipetti, aggiugnendovi talvolta qualche figura d'uomini,
d'animali, d'alberi, o d'altra simil cosa appropriata alla macchia
naturale: il primo che incominciasse a dipignere sì fatte pietre con altre più preziose fu Francesco Bianchi Buonavita Cittadin Fiorentino, che stava al servizio del Serenissimo Granduca nella sua real Gallería, e ciò fu dopo il 1620. con volontà della Serenissima Arciduchessa Mariemaddalena, dalla quale riconobbe quel tempo il godimento di sì bella invenzione, e fin d'allora dalla nostra Città di Firenze, se ne cominciarono a mandare così fatti lavori per tutto il Mondo, e mandansene tuttavía. f. Strumento noto di varie forme e materie. Serve per diversi usi, come per caricar rena, e calcina, e per aiuto del mescolarla con essa rena; e queste appresso di noi anno acquistato il nome di pale bresciane; forse perchè ci vengono dalla Città di Brescia, più che d'altronde. f. Lavoro o ordine di più pali ficcati in terra, per riparare all'impeto del corso de' fiumi. Lat. Palatio festucatio.
Servono anche le palafitte per stabilire e assicurare fondamenti degli
edifizj, da farsi in quei luoghi, ove si dubitasse della fermezza del
suolo. Far palafitta. f. Lavoro di palafitte.m. Colui che opera con la pala, colui che spala, che più comunemente dicesi spalatore. f. Palo diviso per lo lungo: serve a far palancato.
m. Lavoro o opera di palanche, che suole esser comunemente una chiusa
fatta di pali divisi in cambio di muro, e per altro nome dicesi steccato, per esser composto di stecche come sono i pali divisi. Lat. Vallum. Ficcare pali in terra a sostegno di che che sia particolarmente de' frutti. Lat. Palare, pedare.¶ Per far palafitta, che dicesi anche palafittare. add. da palare, armato di palo per sostegno. m. Parte superiore di dentro della bocca, nella quale è riposto il senso del gusto. Lat. Palatum. e m. Casa grande, e per lo più isolata, e comunemente s'intende per tal voce ogni grand'abituro. Lat. Palati. m. Diminutivo di palco, palco piccolo.
m. Quella copertura della fabbrica, che è di superficie piana, e non
serve a stare nella parte più alta dell'edifizio per ricever le piogge;
ma stando sopra il capo degli abitatori nella parte di esso edifizio,
sostiene il pavimento e solaio nella parte superiore. Chiamasi il palco
dagli Architettori col nome di Cielo.
f. Edifizio spazioso e capace di gran gente, con molte aperture per
introdurvi luce, adorno di logge e prati, usato dagli antichi per
servizio di coloro, che attendevano agli esercizj della lotta, e del
disco. Lat. Palestra. f. Corpo di figura rotonda. L. Globus. f. Albero fruttifero, che fa i datteri. ¶ Prendesi per la foglia sua, e per il fusto di esse foglie. Lat. Palma. Il legname
della palma dicono esser molto adattato alle fabbriche degli edifizj;
anzi che abbia una tal qualità, di far violenza sopra il peso che se li
pone, piegandosi allo 'n su. Il concavo della mano. Lat. Palma, vola. m. Edifizio, che contiene la macine, e gli altri ordigni da macinare. m. Spazio della distenditura della mano dall'estremità del dito grosso a quella del mignolo, altrimenti detto spanna. Appresso gli antichi Romani, il palmo (per testimonio di Vitruvio Lib. 3.) era la misura di quattro dita attraverso serrate, ed era la quarta parte del lor piede. Il qual piede, giusta la misura del Villalpando (Tomo 3. in Ezzecchielle)
comprende circa a soldi dieci e un terzo del nostro braccio mercantile,
per il che il palmo sarà soldi due e danari sette del medesimo braccio.
E sebbene comunemente si piglia in Italia
al dì d'oggi il palmo per la medesima misura, che la spanna, conforme
l'abbiamo descritto nel primo significato, contuttociò qual sia la
giusta misura di esso palmo è difficile al fermare, variando quasi per
tutte le Città. In Roma il palmo
architettonico moderno è la decima parte della lor canna, e
corrisponde (secondo le prove che eruditissimamente ne fa Bernardo Benvenuti Sacerdote Fiorentino, dignissimo Priore dell'antica e nobil Chiesa di S. Felicita di questa Città, nel suo dotto Trattato delle misure) quasi a 23. quattrini del nostro braccio. m. legno ritondo e lungo, di varie grossezze. Serve per sostegno de' frutti, e per far palafitte. Lat. Palus. m. Strumento di ferro
a simiglianza di palo, in fondo sottile, e in cima più grosso, con
alquanto di testa augnata: serve alle fabbriche a varj usi, come sarebbe
forare il terreno, percuoter massi, muover pesi, far'andare i curri, ed
altri molti. f. La pelle che copre l'occhio. f. Sorta di sedere fatto di legno, sul quale possono stare più persone insieme. Lat. Subsellium.¶ E di quì son chiamate panche, certe grandi e grosse pietre piane, che si murano sopra muricciuoli, per sedervi sopra. m. Parte del corpo dalla bocca dello stomaco al pettignone, detta dagli Anatomisti ventre inferiore. Lat. Venter. m. Asse sottile assai, con la quale copronsi l'impalcature, e fannosi altri lavori. m. Asse di legname assai grossa. Sorta di terreno. V. Sodo del terreno.V. Anisocioli, e Vite di Strettoio. m. Il panneggiare.
Termine della Pittura e Scultura, col quale si esprime una delle
principali azzioni di quell'Arte, e vale far panni, cioè coprire di
vestimenti le figure. E perchè nel far ciò bene, s'incontrano non poche
difficultà; di quì è che si dice bene o male panneggiare:
imperocchè deve il vestito esser proporzionato alla persona
rappresentata, graziosamente adattato alla figura, sicchè non paia,
esserle stato gettato a dosso dal balcone. Le pieghe debbon esser
talmente accomodate, che non tolgano in tutto e per tutto la forma a
quella parte che vestono, o impediscano il veder l'attitudine, o posare
della figura; nè tanto profonde che eccedano la superficie delle membra
vestite, quasi che le sfondino o tronchino. Secondo la diversità de'
panni o drappi, diverse anche sono le piegature o increspature loro;
poichè gran divario si scorge nell'increspare o piegare del panno lino o
lano; e nella drappería di seta, vi corre una gran differenza fra 'l dommasco velluto, o zendado;
siccome differentissime sono quelle del bisso dall'altre sorte dei
panni lini, e così discorrete degli altri. Da ciò ne viene in
conseguenza, che in qualsivoglia di questi dee essere diverso il
lumeggiare e il riflessare; il che tutto riesce di non poco pensiero al
buono Artefice. m. Tela di lana o di lino, o d'altro che sia. Lat. Pannus.¶ E panni comunemente vagliono lo stesso che vestimenti. m. Luogo pien d'acqua ferma, e di fango. Lat. Palus. add. Pieno d'acqua e di fango. f. Animale silvestre, la cui pelle è macchiata di piccole macchie bianche e nere. Lat. Panthera, pardus. f. Sorta d'arme difensiva, ed è quella parte dell'usbergo che arma la pancia. m. Sorta di colore tra azzurro e nero, detto dal colore delle penne del Paone. Lat. Color violaceus, ianthinus. Sorta di colore paonazzo, che serve a fresco, e a tempera.Pietra di mediocre durezza di colore paonazzo, ondata di bianche vene al quanto rade, che viene de' contorni di Liege. Serve per ornamenti, palle, o colonne, ed anche per qualche rilievo. È molto vaga e riceve bellissimo pulimento. e m. Animale volatile, di color biadetto la maggior parte, ed è semplice e molto bello, con testa serpentina, voce rauca, petto di zaffiro e molto ricca coda, le cui macchie, lumeggiate del colore simile all'oro, chiamansi occhi. Lat. Pavo. f. La femmina del paone. Lat. Pava. m. Sorta d'animale volatile, per lo più verde,
col becco torto a modo di Sparviere, che à maggior lingua, e più
grossa d'ogni altro uccello, onde facilmente impara ad articolar le
parole. Lat. Psictacus. m. Sorta di pietranera, che si cava nell'Egitto, e in alcuni luoghi della Grecia. Serve per saggiar l'oro e l'argento sfregandovisi sopra. Trovasene d'una qualità al quanto meno nera, che serviva agli antichi per istatue, come mostra la figura dell'Ermafrodito in Roma. È pietra durissima, e piglia un bellissimo lustro. Trovasene in Toscana e nelle montagne di Carrara, e ne' monti vicino alla Città di Prato. Una pietra dura per il doppio del marmo, che riceve bellissimo pulimento. È di color nero
affatto: lavorasi con sega, e scarpello facilmente; trovasene di
grandezza fino a sei e sette braccia, e d'ogni grossezza. Affermano i
pratici, trovarsi il migliore nella Fiandra, e ne' contorni di Liege. Una sorta di Pietra Paragone assai inferiore dell'altro, che si trova ne' contorni della Città di Verona. avv. Continuamente, ma con egual distanza. Lat. Æquidistanter.V. Linea paralella. add. Equidistante. m. Quella figura di quattro lati, de' quali gli opposti sieno paralelli. Quel paralellogrammo, che à in sè gli angoli retti e i lati eguali. È quel paralellogrammo equiangolo, e non equilatero. m. f. Quella
muraglia per lo più meno alta della statura dell'uomo, che si fa lungo
l'alveo de' fiumi, dall'uno e l'altro lato di ponti, a' terrazzi, a'
ballatoi, e simili: e dicesi così, perchè sù la sponda s'appoggia il
petto. Far pari, adeguare. Lat. Æquiparare. f. Muro. Lat. Paries. add. Eguale. Lat. Æqualis. ¶ Aggiunto di numero, significa quello che si può dividere in due parti eguali. avv. Al pari. In vece del superlativo parissimo, il quale non diremmo. Lat. Omninò æqualis. f. Quello di che è composto il tutto, e nel quale il tutto si può dividere. Lat. Pars, portio.¶ Per lato, banda. Lat. Latus, pars.¶ Per luogo o regione. Lat. Locus, regio.
Termine di Prospettiva: ed è quella che con giusta regola è ridotta
in prospettiva; cioè quella parte di superficie o di corpo, che dal suo
perfetto grado, ed essere, è ridotta al diminuito, secondo che
dall'occhio è vista in minore o maggior distanza. m. Divisione. Lat. Divisio. Far parti, separare, dividere, distinguere una parte dall'altra, e tanto dicesi delle cose materiali, quanto delle non meateriali. Lat. Partiri, dividere.¶ E partire termine de' Fonditori di metalli, che vale quanto separare l'un metallo dall'altro; e quello che opera dicesi Partitore. avv. A parte a parte, a un per uno, distintamente, particolarmente. Lat. Sigillatim, particulatim. m. V. Partire. Il partire, divisione. Lat. Partitio. m. Pietra o sasso che serve a passar fossi o rigagnoli. f. Patimento, pena, travaglio.¶ Per affetto d'animo, per compassione.¶
In quella che' nostri Artefici chiamano passione, consiste non meno
che nell'azzione, l'anima, o spirito dell'Arte; ed è l'affetto passivo
dell'azzione, così del ricevere che del fare: questa è di due sorte,
cioè dell'animo, come adirarsi, sdegnarsi, aver pensieri, aver'affanni,
sospirare, stare in ansietà, piagnere, e simili; del corpo, come patire
caldo, freddo, tormenti, martirj, percosse, carceri, persecuzioni, morti
violenti, e simili. m. La distanza dall'un piede all'altro in andando. Lat. Passus, gradus, gressus.¶ Per misura di lunghezza. Lat. Passus.¶ Per luogo, dove si passa: onde concedere il passo, o dare il passo. f. Quasi palefitte; con questa differenza, che le passonate, che son proprie di fondamenti di fabbriche, non ricecevon
leghe, là dove per le palefitte, che sono proprie di ripari di fiumi, e
servono all'Architettura militare, ricercano esse leghe. m. Diversi colori di terre e altro, macinati e mescolati insieme, e con gomma e zucchero
candito condensati e assodati in forma di tenere pietruzze appuntate;
de' quali servonsi i Pittori a disegnare e colorire figure sopra carta, senza adoprar materia liquida; lavoro che molto s'assomiglia al colorito a tempera e a fresco. f. V. Morbidezza. add. V. Morbido. o f. V. Scheletro. Voce usata da' Pittori, e diconla altrimenti pelle, ed è quella universale scurità che il tempo fa apparire sopra le pitture, che anche talvolta le favorisce. m. Una coperta, o crostatura piana, che si fa sopra 'l terreno, o sopra i palchi o volte per potervi camminar comodamente. che dagli antichi fu chiamato di musaico. È un composto di pezzetti di più sorte marmi ridotti in piccole figure di quadrati, di tondi, e di altre, fermati sopra un piano di forte stucco fresco; onde possono resistere all'uso del camminarvi sopra, e all'acqua; ed è opinione, che da cotal maestría traessero origine i musaici di marmi
più fini, pe' bagni e stufe, e dopo questi gli altri musaici, che
fecero allora, e si son fatti dipoi, per ornamento delle pareti, e delle
volte de' templi. f. Ragia di pino tratta dal suo legname col fuoco; è materia nera, e tenace. Lat. Pix. Eccene d'una altra sorta che si chiama pecegreca, che è di color capellino. m. Il tronco dell'albero, altrimenti detto ceppo, o stipite. f. Una gemma, che si trova nell'India, e nell'Egitto, nell'Arabia, in Ponto, nell'Asia, Tracia, e Cipro. Questa gioia unisce in sè un lucido cristallo, benchè l'aria del suo naturar color sia porporina, con un certo aureo splendore; è di molto conforto alla vista, e la migliore è quella dell'India, la quale chiamano argento. Quelle dell'altre regioni anno fra di loro alquanta diversità. Di questa gioia scrive Plinio ed altri, che la mettono per la principale fra le gioie bianche. m. Diminutivo di piede, piccolo piede. quasi piedi delle medesime volte. Cioè quelle piccole pietre,
sopra le quali si posano gli spigoli delle volte; benchè
impropriamente si dicano peducci delle volte i medesimi spigoli; e que'
luoghi, e spazi di essi che talvolta si dipingono di ritratti, armi,
imprese, e altra cosa. Sbarbare, svegliere i peli e le penni, e spilluzzicare levare agli uccelli quella minutissima piuma, o peluria, ch'è rimasa loro dopo aver levate le penne. Termine de' Maestri di fabbriche, vale far pelo, e dicesi de' marmi, delle pietre, e delle muraglie. V. Pelo. add. da pelare per isbarbare, vale senza pelo, senza penne. ¶ E da pelare per far pelo dicesi di marmo o pietra, nella quale vi si scoprano sottilissime crepature. f. Spoglia degli animali con la quale si difende la carne viva delle membra. Lat. Pellis.¶
E pelle dicono i nostri Artefici a certo ornamento, che fassi alcuna
volta attorno alli scudi dell'arme, e cartelle con varie piegature, che
acconciamente adornano essi scudi, quasi che fossero pelli di animali accomodate loro attorno.¶
E anche chiamano pelle, un certo colore, che dà il tempo alle pitture,
con che favorisce assai le carnagioni, e falle apparire più naturali. m. Parte escrementale radicata nella pelle degli animali, la quale da' Medici è detta cute;
esce il pelo fuora de' pori derivato dagli escrementi dell'ultima
cozione, che manda la Natura dalle parti interiori, all'esterne. ¶
I nostri Artefici danno il nome di pelo ad alcune crepature
sottilissime a segno, che alcuna volta sono appena visibili, le quali
naturalmente o accidentalmente si trovano fatte nelle pietre, marmi,
e muraglie, a cagion delle quali in processo di tempo si rompono le
figure, colonne, o lavori d'Architettura, s'aprono le muraglie. ¶ E pelare dicono alla pietra o marmo che comincia a scoprir peli; ma della muraglia dicesi far pelo. add. Che pende. Lat. Pendens. m. Luogo pendente. Stare sospeso o appiccato a che che sia, che sostenga. Lat. Pendere.¶ E pendere assolutamente di quelle cose, che non stanno diritte, ma inclinano più da una parte che dall'altra. f. Falda, o fianco di monte. m. Declivo, pendenza. ¶ Onde stare a pendío. f. Quella di che sono coperti gli uccelli, e di che si servono per volare. Lat. Penna, pinna. Parte del martello. V. Martello. Lavorar di pennello, dipignere. Lat. Pingere. m. Strumento, che adoprano i Dipintori per dipignere. Lat. Penniculus, et penniculum.
Fannosi a foggia di piccole spazzolette legando insieme pelo d'animali:
I maggiori, e più gagliardi col pelo del porco; i minori con quello
della pelle di vaio, o di puzzola, ed
altri col pelo d'altri animali, come di tasso, di cane, di capretto,
secondo gli ufficij che debbon fare. A' maggioretti si aggiugne l'asta
di leggierissimo legno; ma i piccoli, e minuti si fermano in una penna d'oca, di cigno, e talora d'altri uccelli minori, secondo la grossezza o sottigliezza loro, ficcandosi l'asta in quella penna. m. Figura di cinque angoli. m. Luogo rilevato, fatto di legname o di pietre, dove si sta a far diceríe. Lat. Pulpitum.V. Timpano. f. Gioia nota e stimatissima, che nasce nelle conchiglie d'alcune ostriche marine ne' mari dell'India dal promontorio di Comorìfino all'Isola di Zeilan: queste per sono assai piccole. Nel mare di Persia nascono le perle di molta grossezza e bianchezza, che sono dette da noi orientali. Trovasene anche nella China
in gran quantità. Questa gioia nella conchiglia è tenera, e poi
all'aria indurisce; e questa dicono esser la ragione assegnata da'
periti dell'invecchiar che fanno le perle, col tempo divenendo gialle,
e rugose; onde fa dimestiere di fregarle con riso non del tutto cotto, e
con sale per ridurle alla prima bellezza. Fra le maravigliose perle
venute a mia notizia, maravigliosissima è quella, che si mostra nella
tribuna della real Gallería, della quale è formato un vaso della grandezza d'una noce. avverbial. Per lo verso della lunghezza. add. Stabile, durabile. Lat. Durabilis. m. Strumento di legno o di ferro o di metallo,
ritondo e lungo, sopra il quale si reggono le cose che si volgono in
giro, come imposte di porte, edifizi di macchine, e simili. ¶ E perno dicesi quello, che fatto di materie simili, ficcano gli Scultori fra
l'una, e l'altra parte delle membra rotte delle statue per unirle
insieme: di questi anche si servono gli Architettori per più fermamente
stabilire il posamento d'alcune membra d'Architettura; e i migliori
perni per tale effetto sono quegli di rame, perchè molto durano. Veggonsene in antichissime muraglie ancora di legno. Poco sicuri son quei di ferro; perchè la ruggine col tempo rompe la pietra attorno, e dilatando la propria incassatura, fa che il perno non serva più al bisogno. o m. Piccolo perno; ed è propriamente quello, attorno al quale si aggira la girella delle taglie. m. Una sorta d'albero fruttifero, il di cui frutto chiamasi pera. Il suo legname
detto anch'egli pero, riceve, per esser molto denso, bellissimo
pulimento, e lustro; onde vale a far bei lavori di quadro, per ornamenti
di pitture, che poi tinti di nero molto si assomigliano all'Ebano. Di questo stesso legname
si servono gli Intagliatori di figure da stampa, per intagliarvi i loro
disegni, in cambio di bossolo, essendo che sia esso di minore spesa di
quello, e sene trovan pezzi d'assai maggior larghezza. add. Che cade diritto, a piombo. avv. Con retta linea, con modo perpendicolare, a perpendicolo, a piombo.
m. Quel piombo o pietruzza, che attaccato ad un filo, pende dall'angolo
dell'archipenzolo, col quale strumento i Muratori e Maestri di pietre, aggiustano il piano e 'l piombo de' loro lavori. o avverbial. Per lo verso dritto, opposto al verso pendente; e vale ancora a perpendicolo, onde diciamo fermare per ritto un legno sopra un piano, o muover per ritto, che vuol dire fermare o muovere quella tal cosa perpendicolarmente. f. Nome generico che comprende tanto l'uomo, che la donna. ¶ Molte volte pigliasi per lo corpo umano. f. Bastone lungo. Lat. Pertica.¶ E pertica strumento d'Agrimensura, ed è una misura di terreno. avverbial. Lo stesso che a traverso. Lat. Obliquè. Far pertugio, bucare, forare. m. Buco, foro. add. Che pesa, grave. Lat. Gravis, ponderosus. f. Riparo che si fa ne' fiumi, per ritenere il corso dell'acque. m. Gravezza. Lat. Pondus.¶ Per la cosa stessa che pesa, carico, fascio, soma. Lat. Fascina, onus. add. Pien di pietre, sassoso. Lat. Petrosus, lapidosus. m. Quella parte del corpo, che è tra la pancia e le parti vergognose. m. La parte dinanzi dell'animale, dalla fontanella della gola, alla bocca dello stomaco.V. Muscoli.V. Torace in Scheletro. add. Alto di petto. Lat. Pectorosus. m. Diminutivo di pezzo, piccolo pezzo. m. Parte di cosa solida, come di legno, o d'altro. m. Diminutivo di pezzuolo. Lat. Frustulum. m. Diminutivo di pezzo, pezzetto, piccolo pezzo. f. Strumento de' Legnaiuoli, col quale puliscono e fanno lisci i legnami. Lat. Runcina. Sono le pialle di diverse grandezze e forme, ed atte a diversi lavori, e sortiscono diversi nomi. Lavorar di pialla, pulire e far lisci i legnami con la pialla. Lat. Dolare, levigare. add. da piallare, lavorato con la pialla. Lat. Dolatus. m. Piccola pialla di varie forme, secondo i lavori, che debbon farsi, o di pulire, o di far cornici, che si dice scorniciare. f. o m. legnami riquadrati fatti
di travi segate, i quali come piccole travette ricorrono ne' vani delle coperture, tra l'una e l'altra trave, per reggiere, e spianare i palchi, e' tetti. f. Spezzie di lavoro di terra
simile alle mezzane, ma più sottili assai, con le quali s'impianellano i
tetti (facendo posar le lor teste sopra i correnti) acciò vi si possano
posar sopra gli embrici
m. Termine di Matematica e Prospettiva; dicesi piano ogni piana
superficie, sopra la quale si adatti una linea retta in qualunque modo
che se gli applichi sopra. f. Tutta la parte inferiore del piede. Lat. Planta. Nome generico d'ogni sorte d'alberi ed erbe. Lat. Stirps¶ E pianta chiamasi quel ramicello tolto dall'albero, o dal cesto dell'erba per trapiantarlo. Quella parte del suolo, sopra la quale posar debbono tutte le fondamenta, e sopra di cui le muraglie s'innalzano. ¶ E pianta dicesi anche propriamente quel disegno, che si fa dagli Architetti sopra carta o altro, della pianta dell'edificio. m. V. Membra degli ornamenti. altrimenti f. Ferro ridotto a sottigliezza per farne armatura di dosso. ¶ E piastra dicesi anche d'ogn'altro metallo ridotto a simil sottigliezza, per farne qualunque lavoro, con aggiugnervi la denominazione del metallo, di cui è fatta la piastra, come piastra di piombo, piastra d'argento etc. ¶ E piastra assolutamente dicesi una nostra moneta d'argento di valuta di sette lire di nostra moneta, che sono dieci paoli e mezzo di moneta Romana. ¶ Lavoro di piastra, termine degli argentieri, ed è opposto al lavoro di getto: fassi questo lavoro (non solo di basso rilievo, ma ancora di mezzo rilievo) per via di ceselli, piegando la piastra d'argento a ricevere l'impressione, che le si vuol dare. add. Spianato, schiaccato. f. Luogo spazzioso. Lat. Platea. Perquotere. add. Da picchiare, percosso. Termine de' Professori del lavorar pietre dure. E vale di più colori, cioè macchiato a guisa dell'uccello picchio; il che dicesi anche picchiettato, e macchiato di piccole macchie. m. Martello d'acciaio con due punte, una per parte, appuntate a foggia di subbia; e questa sorta di martello serve per lavorar nel Porfido. Perquotere leggermente. add. Macchiato di piccole macchie. add. Di poca quantità contrario a grande. Lat. Parvus. m. Strumento di ferro, con punte quadre a guisa di subbia, col quale si rompono i sassi, e fassi altri lavori di pietra. f. Sorta d'albero simile al Larice, che sempre verdeggia. Serve per uso di fabbriche, e sotterrato dura eternamente. Dioscor. m. Membro del corpo dell'animale, sul quale si posa, e col quale cammina. Lat. Pes. Il pie dell'uomo è composto, di collo, di noci dette nodelli, di talloni, di calcagno, di dita, d'ugne, e di pianta.V. Scheletro.V. Muscoli.V. Scheletro. e m. Quella pietra
che è sotto al dado, sul quale posa la colonna, da alcuni detto
piedestilo, dalla voce Greca stylos; e dall'Italiana piede, cioè piede
della colonna; e dicesi anche dado. Egli
è la prima parte principale nell'esecuzione dell'ordine architettonico.
È composto di più parti, che sono, il basamento, il corpo o tronco del
piedestallo, la cornice o cimasa, che lo copre; le quali pure ancora
sono d'altri più piccoli membri composte. Sotto la colonna d'Ordine
Toscano non sempre si vede essere stato usato il piedistallo, benchè
questo convenga molto bene con ciascheduno Ordine. e f. Que' raddoppiamenti di panni, drappi, carta, o simili, che si ripiegano. Lat. Plica. Far pieghe. parlando d'un torso, o d'altro membro d'una figura, dicesi di quell'atto, che fa una parte di essa, pendendo o allo 'nsù,
o allo 'ngiù, o verso i lati, in qualsisía attitudine, o, gesto che debba rappresentare. add. Contrario di voto; e dicesi propriamente del continente occupato dal contenuto, in maniera che non v'entri più cosa alcuna. Lat. Plenus, refertus. m. Pienezza. o f. Strumento di legname
composto di due piane o travette, che da una testa sono unite insieme a
foggia di seste, per potersi allargare e stringere, con alcuni buchi da
imo a sommo. Queste (con l'aiuto d'una altra piana o travetta, nominata
il canteo, la quale si posa loro sopra a
traverso, retta da certi pivuoli fitti ne' nominati buchi) servono per
tener ferme e salde le travi o panconi, mentre si segano. ¶ Da queste, che per esser faticose a muoversi, anno per lor'uficio lo star sempre ferme, e a gambe larghe, nacque in Firenze quel rimprovero, che fassi a chi, nel camminare, soverchiamente lento, e poco grazioso, chiamandolo pietica. f. Terra
indurita per l'evaporazioni dell'umido, e per costrignimento di esso; e
trovasene di varie e diverse spezie, secondo la disposizione della loro
materia, quando elle si generano.Pietra attissima agli edificj, che si cava ne' poggi di Fiesole e Maiano; serve per fare statue, e colonne; vuolle esser però cavata nel torlo, altrimenti detto cerro del masso,
che è la parte più a dentro; poichè se non fosse di quella parte
sarebbe di poca durata, si fenderebbe, e sfalderebbe. Ed a questo
proposito è da sapere, che nelle cave de' nominati luoghi, trovasi
primieramente la pietrabigia di poco buona qualità, che sempre va migliorando quanto più si va a dentro: dopo il masso della bigia, si trova il sereno, che pure è sempre migliore, quanto più va a dentro. Terminato il sereno cioè nella fine, si trova altra pietrabigia, e poi altro sereno. Di questa pietrabigia è fatto l'ornato esteriore della casa de Giacomini da S. Michelino dagli Antinori, la facciata del palazzo di Giovan Batista Strozzi da S. Trinita, e quella di Pier Capponi in via larga, ed altre molte. Una pietra di durezza simile al Giallo orientale, della quale fannosi figure, che debbon parere del color della carne. Non è a notizia degli Artefici il luogo donde si cavi. Nelle stanze contigue alla real Cappella di S. Lorenzo, trovasi fatta di questa pietra una testa per tre volte il naturale, ritratto del Granduca Cosimo I. lavorata con mirabile artifizio. Una pietra di bellissimo colore azzurrigno, di maggior durata della pietra serena; si cava presso a Firenze: riceve un maraviglioso pulimento. Di questa fece Michelagnolo la Librería, e Sagrestia di S. Lorenzo, e di poi fecionsi le colonne di Mercato nuovo con l'ornato di quella loggia, e la fabbrica de' Magistrati, detta comunemente gli Uffizj, e le cappelle di S. Croce; regge mirabilmente all'acqua, e al diaccio, ed è dura quanto il marmo. Una pietrabianca livida,
che tira all'alberese, che agevolmente si schianta; onde lavorasi per
lo più con certe martelline, andando secondo la falda della pietra. È stata usata molto per tutta la Romagna, e nella Città di Venezia e commettendovisi Porfido, ed altro Mischio, fa bellissimo vedere.Pietra,
che si cava da diversi luoghi, e resiste ad ogni ingiuria del tempo. Fu
adoperata da' Goti, e poi da' moderni nelle più belle fabbriche, che si
veggano in Toscana: di questa pietra è fra l'altre il ripieno di due archi, che fanno le porte principali dell'Oratorio d'Orsammichele, il palazzo del Granduca, la loggia de' Lanzi, il palazzo vecchio, e quello degli Strozzi; e parte della Fortezza da basso con l'armi, e statue, che vi si veggono. È questa pietra di color pendente in giallo, con alcune sottilissime vene bianche; serve ancora per lavorare statue, che debbano stare intorno ad acque,
e fontane; e per far lastrichi, e bozzi. Nel valersene per gli edifizi,
si deve aver'avvertenza di posarla sopra la muraglia per lo piano
naturale della falda; altrimenti col tempo si sfalda e fende, siccome
vediamo esser seguito nell'incrostatura del palazzo degli Antinori su la piazza di S. Michelino, dove dagli Artefici per risparmio di
doppia fatica a lavorarla, fu posata per ritto. Una pietra che pende in giallo molto tenera, che serve solamente per forni e fuocolari, e con essa fanno i Gettatori di metallo il primo fondo delle fornaci, nelle quali esso metallo, deve fondersi. È ella di pochissima durata; cavasi ne' monti di Fiesole, in superficie delle cave della pietrabigia, ed in diversi altri luoghi. Una pietra, che pende in azzurrigno o bigio. Cavasi in Arezzo, Cortona, Volterra, e ne' monti di Fiesole, e per tutti gli Appennini. Trovasene in grandissimi pezzi. Di questa sono i bellissimi edifizj delle Chiese di S. Lorenzo e di S. Spirito, ed altri molti, nella Città di Firenze. Stando al coperto è di eterna durata, ma esposta all'acque, si consuma, e si sfalda. Una pietra più rubida, più dura, e men colorita dell'altra, che tiene della specie de' nodi della pietra; fannosene figure, ed altri intagli, perchè è molto forte, e resiste all'acqua, e diaccio. Di questa pietra che si cava presso a Firenze, è fatta la statua della dovizia di mano di Donatello, che è sopra la colonna di Mercato vecchio. Una pietra diversa da quella, che chiamano Serpentino. Questa pietra è detta ancora Ofite, e si trova di più spezie. Alcune se ne veggono nere, altre di color di cenere, macchiate con certi punti; altre divise con alcune linee bianche, e non sono molto dure. Servono per far piccole colonne, e altri ornamenti.V. Smeriglio.pietre lavorate in forma quadrangolare, con cui gli antichi fecero bellissime fabbriche: collegando gli ordini delle pietre minori con altri ordini di pietre maggiori: sene vedono in Roma, ove è la piazza e 'l Tempio d'Augusto e nella Città di Firenze, e altrove. add. Pieno di pietre. Lat. Petrosus, petricosus. m. V. Squadra zoppa. Calcare, aggravare cosa sopra cosa. mandare avanti con forza, con violenza. Lat. Impellere. f. Pilastro de' ponti, sul quale posano i fianchi dell'arco. o Sorta di pietra. V. Piperno. Strumento di ferro da coniare le monete. È un pezzo di schietto ferro in forma d'ancudinetta, sopra la testa del quale è appiccato finissimo acciaio per la grossezza d'un dito (il quale acciaio si addolcisce di poi con certo loto
fatto a posta per tale effetto) e sopra col punzone o madre, vi
s'intagliano le fegure o altro, che debba improntarsi nelle monete; e
questa pila è quel ferro che sta di fotto, e che impronta una faccia
della moneta. Evvene, un'altro cinque dita alto, il quale sta di sopra, e
dicesi torsello, ed è nella sua testa armato d'acciaio,
come s'è detto della pila; ed è della grossezza, che deve esser larga
la moneta, e nel rimanente verso la sua fine và con bella grazia e
forma, diminuendo. Vaso di marmo, pietra, o metallo, di più grandezze e forme, che contiene l'acqua santa. ¶ E anche diciamo pila a certi vasi di pietra, per lo più di figura, quadrangolare che servono per abbeverare le bestie.
m. Parte dell'edifizio, sul quale posano i fianchi dell'arco siccome
gli architravi in su le colonne. Il pilastro comunemente è una colonna
quadra. Lat. Columna structilis, pila, stela. m. Diminutivo di pilastro, piccolo pilastro. m. Pila, pilastro da ponti. m. V. Mazzapicchio. f. Sasso o ciottolo tondo di fiume.
m. Spezie di pilastro; si dice propriamente quella sorte di pilastro
grande, che à smussi, che formano figura ottangolare, sotto le cupole; e
dicesi pilone a distinzione del pilastro che è di forma quadrata. Dipignere; ma è voce poetica. m. Sorta d'albero, che produce ragia il cui legname è buono a molti lavori, per fabbriche d'edifizj e navilj. add. da pingere, dipinto. m. Pittore. Lat. Pictor. f. Dipintura, pittura. Lat. Pictura. Sono per tutt'ae trè voci poetiche. Corrispondere col di sopra al
disotto, cadere a linea retta perpendicolare; tolto da quel piombo
legato ad un filo, col quale i Muratori aggiustano le diritture. Lat. Ad perpendiculum respondere.¶ E piombare vale anche, far corrispondere il di sopra col di sotto, e far'andare che che sia a linea retta o perpendicolare. ¶
E piombare principalmente significa, adoperare il piombo, per
aggiustare le diritture dell'alzate, acciocchè tornino a linea retta; ed
è termine de' Muratori. add. Che à in alcun modo a sè aggiunto del piombo. ¶ Vale ancora grave (tolto il significato dalla qualità del piombo) piomboso. m. V. Sporti. m. Strumento di piombo, il quale s'appicca a una cordicella, per trovar l'altezza de' fondi, o le diritture. Lat. Bolis. Chiamasi anche scandaglio. m. metallo noto. Lat. Plumbum. À questo metallo una proprietà, che prima si fonde che si accenda. Trovasene di tre sorte, bianco, cenerino e nero: il bianco è il migliore, il cenerino à bontà fra l'uno e l'altro, il peggiore è il nero; che dicesi nero, perchè à qualche oscurità maggiore del cenerino:
è obbediente al martello, onde molto si dilata, ed è più grave
dell'altro. Cavasi in gran pezzi, e anche con vene attaccate a sassi e marmi. A fuochi di gran fornaci non resiste, perchè si converte in litargirio, e altra materia. Strumento de' Muratori, per piombare le alzate; ed è un pezzetto di piombo legato ad un filo, o cordicella. Lat. Perpendiculum. Gettar con piombo medaglie di cera, ovvero altri modelli di cera, in basso rilievo. Pigliasi gesso soprafine per li due quinti, e per tre quinti polvere di mattone finissima; stemperasi il tutto con acqua all'uso dei Formatori, e tal mestura chiamano loto. m. Pianta simile all'Albero, il cui legname serve per lavori, essendo assai dolce. Lat. Populus nigra. f. Pianta del piede. Lat. Planta.¶ E piota dicesi zolla di terra, che abbia seco l'erba. o m. Una certa pietra nericcia, e spugnosa come il travertino. Si cava per la campagna di Roma; usasi molto in Napoli, e nella stessa Roma
per far porte, e finestre. Di questa ancora si vagliono i Pittori,
facendola battere con ferro, finchè abbia una certa spianatura rubida,
sopra la quale data la mestica, fanno pitture a olio. Questa pietra è detta ancora, pila e torsello.
f. Un corpo bislungo, che à per base una figura piana, e va da questa a
terminare rettamente in un punto, che ne sia fuori. A questa foggia
furono fabbricati in Egitto i Sepolcri de' Rè, annoverati fra le maraviglie del Mondo. ¶ Piramide prendesi talora per guglia o obelisco, sebbene diversissima. add. Fatto a piramide. avv. A piramide. m. o f. Spezie di stanghe, dette da VitruvioVectes, le quali entrano nelle teste de' mulinelli, che servono per tirar pesi. m. Spezie di pietra preziosa, del colore del fuoco, o rosso lucente, onde prende in Greco questo suo nome. Lat. Pyropus. m. Dipintore.
Quello, che dipigne ogni sorta di cosa, come storie, ritratti, paesi,
marine, animali, frutte, fiori, prospettive, e simili; a fresco, a olio,
a guazzo. Dicesi per dispregio di Pittore grossolano e che non punto sa disegnare; direbbesi anche Pittore da mazzocchi: perchè a chi dipigne sgabelli, come a chi dà di bianco
al muro, d'ordinario servono per disegno l'estremità della superficie
dipinta, nè si vale di chiari o scuri, o di mescolanza di colori, ma
or'in un luogo, or'in un altro, và coprendo di tinte schiette, o al più
vi farà sopra qualche rabesco così alla grossa: ciò che adiviene anche
al Pittore di mazzocchi o candele: e ciò
s'intenda di quel che segue per ordinario; perchè per altro non vi è
dubbio, che anche gli sgabelli e candele, ed ogn'altra cosa più umile,
sono state talvolta dipinte da dotta mano, come ne fanno testimonio
molte antiche e moderne; perchè talora per scherzo sonosi i più celebri
Artefici posti a fare opere simili, con che alle disprezzevoli cose,
colla sola forza dell'arte loro anno dato gran pregio. f. Arte della Pittura. V. Arte della Pittura.¶
Dicesi anche pittura alla cosa dipinta; e questo termine vien descritto
da alcuni Autori in questo modo, cioè; un piano coperto di varj colori,
in superficie di muro, di tavola, di tela, o d'altro; il quale per
virtù di linee, d'ombre, di lumi, e d'un buon disegno, mostra le figure
tonde, spiccacate, e rilevate. o m. Una gemma di color verde (alcuna volta più alcuna volta meno intenso) che si trova intorno al lido del mare Adriatico, lasciatavi dall'acque dopo la tempesta. Si vedono per lo più macchiate di certi punti, e talora gocciole o nere o bianche o rosse.
Attribuisconle i Naturali molte virtù e particularmente, che opposta e
avvicinata a cosa velenosa si turbi. È trasparente, e molto
risplendente; e serve a' nostri Artefici, come l'altre gioie. f. L'Arte di fare figure di terra,
che si fa per via d'aggiugnere; onde non mancano buoni Autori, che per
questa ragone, la fanno la stessa cosa coll'Arte della Pittura. Far figure di terra. Lat. Plasticare. m. Colui, che esercita l'Arte plastica, che fa figure di terra. Lat. Plastes. Furono fin negli antichissimi tempi questi Artefici, fra' quali vennero molto lodati Demofilo, e Gorgaso. Plin. Lib. 35. cap. 12.¶ I Latini lo pigliano anche per colui, che fa vasi di terra. m. Zoccolo, detto anche da alcuni moderni, orlo o dado. Figura di forma quadrangolare, dove posano le colonne, piedistalli, e simili. V. Membra degli ornamenti. m. La carne della parte di dentro del dito dall'ultima giuntura in sù. f. Terra arida tanto minuta e sottile, ch'ell'è volatile. Lat. Pulvis. Riduconsi a polvere terre grosse, pietre, ed altre molte cose per uso del dipignere; il che si dice, polverizzare.V. Rapillo, e Pozzolana. Ridurre in polvere, Vedi Polvere. f. Un color verde giallo, fatto di semi d'una certa erba, della quale molta si trova in alcune montagne di Toscana; e per non aver corpo, non serve se non per lavorare a tempera. Una pietra dura tutta porosa con la quale si dà il lustro alle statue, ed altri lavori di marmo. Una pietra leggierissima, spugnosa e fragile, di color del calcinaccio, o più tosto bigia;
che vale a più usi, e particolarmente a' Pittori per lisciare e pianare
le tele e tavole mesticate, da potervi dipignere; agli Intagliatori di rame per pulire e lisciare la piastra del rame, per potervi intagliare. Appoggiare aggravando con forza a fine di spignere o ritenere. Lat. Urgere. m. Edifizio propriamente per lo più arcato che si fa sopra l'acque per poterle passare. Lat. Pons.¶
E ponte si dice anche a quelle bertesche, sopra le quali stanno i
Muratori a murare, i Pittori a dipignere a fresco le muraglie etc.m. Diminutivo di Ponte. f. Parte fungosa dell'animale, nella femmina ricettacolo del latte. Lat. Mamma, Uber. Parte deretana de' Navili. Lat. Puppis. m. Una sorta di pietrarossa con minutissimi schizzi bianchi, già dall'Egitto condotta in Italia: vien dalla voce Greca porphyrites, dalla Porpora, che dicono Porphyra. Comunemente si crede, che questa, siccome altre pietre,
nel cavarla sia più tenera, di quando ella è stata fuori della cava,
alla pioggia, al diaccio, al Sole; perchè tutte queste cose la fanno più
dura e più difficile a lavorarsi. Anno osservato alcuni, che questa pietra non solo non si quoce
col fuoco, ma stando nella fornace non lascia mai quocer bene i sassi,
che le sono attorno. È di tanta durezza, che dagli antichi tempi fino
all'anno 1555 nessuno si trovò, che potesse quella maneggiare, per non
esservi il modo di temperare scarpalli ed altri strumenti, da poterla
lavorare; e in questo tempo al Serenissimo Granduca di Toscana Cosimo I. fu dato un segreto d'un'acqua, con la quale si temperavano i ferri durissimamente: con questo Francesco del Tadda Intagliatore da Fiesole lavorò la bella tazza della bella fonte de' Pitti e suo piede; il Ritratto di esso Granduca, e della Sig. Leonora di Toledo sua Moglie, ed una testa di Giesù Cristo. Dopo il Tadda, venne il segreto in Raffaello Curradi Fiorentino, il quale di essa pietra condusse più opere in Firenze, e fra esse la testa del Granduca Cosimo II. che è nella real Gallería. Questo Raffaello vestì l'abito di Frate Cappuccino, lasciando il segreto a Cosimo Salvestrini, pure Scultor Fiorentino, il quale fra l'altre cose intagliò il gran colosso del Moisè, che è nella grotta del palazzo del Serenissimo Granduca, e sonosi poi fatte altre cose, e fannosi tuttavía. f. Una sorta di tinta rossa cavata dalle fauci d'un pesce di spezie di conchiglia. ¶ E porpora, per cosa di color porporino. f. Una sorta di colore rosso bellissimo, ma poco adoperato, fatto d'argento vivo, stagno in foglia, zolfo, e sale armoniaco, ridotti, a forza di fuoco, in un sol corpo. add. Di color di porpora. Lat. Purpureus. f. Pianta di castagno o di quercia, che si allievi, per far legname da lavoro.
f. L'apertura o vano, per donde s'entra ed esce negli edifizj, tanto di
palagi e Chiese, che delle muraglie delle Città o Terre murate. Gli
antichi Dorici, Ionici, e Corinti, usarono far le porte più strette da
capo, che da piede, la decima quarta parte. dicesi quella, gli stipiti e architrave della quale sono scorniciati. quella che à gli stipiti e architrave senza scorniciare.
m. Diconsi, quasi sportelli, propriamente tra' Pittori, gli sportelli
delle tavole e quadri, fatti per coprire esse tavole e quadri, ad
effetto di difender le pitture dalla polvere, e tanto più dall'arie
umide: che però furono sempre usati assai ne' Paesi bassi;
ornandogli con belle pitture, non solo di figure appartenenti alle
storie dipinte ne' quadri o tavole; ma ancora d'armi, d'imprese, e
simili. Il Vasari nella edizione seconda, P. 3. a c. 859. gli chiama anche alie, ed ale. m. Diminutivo di porto o porta; e vale apertura o porticella della fornace, corrispondente nel bagno, dove si fondono i metalli, per la quale s'introduce il metallo in esso bagno, ad effetto di fonderlo, e si stangona, e si rastrella, si pulisce, e si netta dalla stumia.
m. Un'abitazione aperta, solita a farsi avanti a Templi, a palagi
reali, e talvolta ad abitazioni private, e molto più ne' pubblici luoghi
della Città. Diodoro fu di parere, che 'l
portico fusse fatto solamente per comodità de' servitori; altri però
scrivono, e la sperienza à fatto conoscere, esser più tosto destinato a
pubblico uso, e servizio de' Cittadini.
m. Edifizio marittimo, fatto per ricevere le navi, e conservarle senza
pericolo delle tempeste, le cui parti sono gagliardissimi ed alti
fianchi, assai fondo, gran larghezza e capacità. Sono i porti alcuna
volta fatti dall'Arte, e altri dalla Natura medesima, e quegli sono i
migliori, i quali alle notate qualità anno aggiunto il sito verso quella
parte, dalla quale spirano i venti più benigni, e che avrà vicino alcun
monte, onde si possano comodamente scoprir da lontano le navi. Porre giuso il peso o la cosa, che l'uomo porta. Lat. Deponere.¶ Per riposare. Lat. Reficere, recreare.¶ Posarsi, lo stesso che riposarsi, e fermarsi. Lat. Quiescere, consistere.
m. Dicono i Pittori o Scultori a figura dipinta o scolpita, quando posa
tutt'e due i piedi sul piano del terreno, il che chiamano un posare, a differenza di quando la medesima tiene un sol piede fermo in sul piano,
mostra di sospendere alquanto il calcagno dell'altro piede, il che dicono un levare. f. Feccia, e parte più grossa de' liquori rimasi nel fondo del vaso, che dicesi anche fondigliuolo. Lat. Retrimentum, fex. f. Luogo concavo e piccolo, pien d'acqua ferma. m. Luogo cavato a fondo, finchè si trovi l'acqua viva per esso. Lat. Puteus. Il pozzo dell'acqua, a distinzione del pozzo nero. Il luogo dove si gettano gli escrementi del corpo; chiamato per proprio nome destro, cameretta, luogo comune, necessario, e dal volgo cesso.¶ E pozzo nero dicesi anche il bottino dell'acquaio.V. Fogna. f. Così detta da Vitruvio una polvere che si cava in Terra di Lavoro, nel tenitorio di Baia e di Cuma, la quale nell'acqua fa presa prestissimo, e fa ancora fortissimi gli edificj. Serve anche mirabilmente per fare stucchi. m. V. Plasma. f. V. Far presa. avv. Vicino appresso. Lat. Propè.
m. Nome del nono Cielo secondo gli Astrologi, il quale fa il suo corso
da Oriente in Occidente nello spazio di 24. ore; detto così, perchè egli
è la prima sfera del Cielo che si muova, e col suo moto rapisce e
muove tutte l'altre sfere minori, senza impedirle dal proprio moto. Ornare la parte estrema, o di sopra, o di sotto. m. Una delle parti che è dalle bande: onde per termine di Pittura dicesi ritrarre in proffilo, cioè da una sola parte del viso; e di tutto il viso si dice in faccia.¶
Appresso gli Architetti proffilo vale il disegno della grossezza e
proiecto dell'edificio sopra la sua pianta; che è una delle tre parti
fatte dall'Artefice per prima dimostrazione dell'opera. Le quali tre
parti sono, Pianta, Proffilo, e Faccia. f. Grande altezza da sommo ad imo, concavitaà. Lat. Profunditas. m. La profondità di qualunque cosa. add. Molto fondo, molto affondo, concavo. Lat. Profundus. avv. Profondamente. m. Quella parte dell'edifizio, o delle membra delli ornamenti, che sporta in fuori. f. Aggetto; voce usata dal Vignola. V. Aggetto. f. Una certa risoluzione, o disinvoltura, con la quale la figura muove il corpo, o le membra, alle sue operazione; è perproria
qualità degli animali, o persone veloci, ed è contraria alla tardità, o
pigrizia. Conviensi grandemente alla gioventù, e talora si richiede
anche nel rappresentar figure di vecchj, purchè sien validi, e robusti,
come era Ulisse, Sobrino, e simili. Così il Paggi nella sua Tavola. m. V. Antarie. add. Che à proporzione. Lat. Consentaneus. avv. Con proporzione, con modo proporzionato. Far proporzione, paragonare, comparare. Lat. Conferre, comparare. avv. Proporzionalmente. add. da proporzionare, fatto con proporzione. Lat. Consentaneus. f. Convenienza, che passa non solo fra le parti e 'l tutto, ma anche fra esse medesime parti. add. Proporzionato. avv. Proporzionalmente.
m. Ciò che si mette intorno a che che sia per sua difesa, e diconsi più
delle difese della Città che d'altro: spezie di propugnacoli sono, le
torri, i bastioni, gli steccati, i fossi, e simili altre cose, che
muniscono.
Rasciugare; ed è termine de' Pittori, per esplicare il rasciugar del
colorito a olio nelle pitture, il che facendo in essi perdere il lustro
fa anche che non si goda la vivacità de' chiari, e la profondità delli
scuri
l'uno, e l'altro ritorna poi alla vista dell'occhio, dandovi sopra vernice, o chiara d'uovo battuta. add. da prosciugare, rasciugato.
f. Scienza che dimostra le tre ragioni del vedere, la diritta, la
riflessa, e la rifranta; nella diritta si comprende la cagione degli
effetti, che fanno le cose visibili mediante i raggi posti per dritto;
la riflessa la ragione del risalimento, e riverbero de' raggi, che si
fa, come dalli specchi piani, concavi, ritorti, rovesci, ed altre
figure; la rifranta dà la ragione delle cose, che appariscono per mezzo
d'alcuna cosa lucida, e trasparente, come sotto l'acqua, per lo vetro, sopra le nuvole; e questa prospettiva si chiama prospettiva de' lumi naturali,
speculativa, e parte essenzialissima della filosofia, perchè il suo
soggetto e la luce giocondissima alla vista, e all'animo umano. Barbaro sopra il primo di Vitruvio. parte essenzialissima della Pittura. Questa (secondo ciò che ne scrive Pietro Accolti nel suo Libro intitolato l'Inganno dell'occhio)
è una rappresentativa sezione della piramide visiva. Questa
prospettiva è quella, secondo lo stesso Autore, e secondo ciò che noi
pure ne intendiamo, alla quale unitamente sta appoggiata la ragione del
disegno, e la maravigliosa operazione del pennello, nelle proporzionate
intensioni d'ombre, e di lumi. Leonardo da Vinci, nel suo Trattato di Pittura,
disse: che il Giovane che vuole alla Pittura applicare, dee prima
d'ogni altra cosa imparar Prospettiva, per le misure d'ogni cosa, Fra Ignazio Danti ne' suoi Comentarj sopra le due regole di Prospettiva del Vignoladisse:
l'Arte della Prospettiva esser quella che ci rappresenta in disegno in
qualsivoglia superficie tutte le cose nello stesso modo, che alla vista
ci appariscono; o veramente quella che si fa nella comune sezione della
piramide visuale, e del piano che la taglia. Add. Che sa prospettiva. f. Girella da taglie, e carrucolem. Il pulire. quel pulimento lucentissimo, che si dà a quella sorte di pietre
dure, che non solo son densissime, ma in superficie non scuoprono alcun
pelo, o minimo poretto, o apertura, che glielo possa impedire. La pulitura e lustro, che si dà ad alcune pietre dure con poca lucentezza, il qual pulimento grasso dicesi anche propriamente, dalli Artefici, non molto acceso; e ciò segue per cagion della qualità delle medesime pietre, le quali anno in superficie alcuni quasi invisibili poretti, che impediscono loro tal perfezzione. Nettare; ed è proprio del levare le macchie, e sordidezze. ¶ E pulire vale dare il lustro a' marmi, ed a' metalli; il che appresso a' Gettatori delli stessi metalli dicesi ancora rinettare. add. da pulire, netto, senza macchia, contrario di sporco. Lat. Purgatus elegans.¶ Per morbido, lustrante, e come più comunemente si dice, liscio.¶ Per leggiadro, squisito, bello. Lat. Venustus. f. Estremità acuta di qualsivoglia cosa. f. Quella punta di ferro con certe lamine stiacciate, le quali le stanno attaccate a guisa della boccia della rosa: questo strumento di ferro
serve, per armare l'estremità de' pali, che si ficcano nel terreno per
fondamenti, o ripari; poichè quelle lamine conficcandosi attorno a
quella estremità, l'abbracciano, e tengon la punta fortemente fermata
al suo luogo, perchè faccia bene l'ufizio suo. Metter puntelli. m. Armadura fatta di travi, o d'altro legname, che si pone a muraglia sfasciata, o che abbia patito, per ovviare a' pericoli imminenti d'improvvisa rovina delli edifizi. m. Secondo i Geometri, quello che non parte, ovvero che non à dimensione alcuna. Termine della Prospettiva, che più chiaramente dicesi, punto del concorso: questo è il principal punto, al quale scendono e concorrono
tutte le linee parallele al piano: e però da alcuni è assolutamente chiamato punto principale della Prospettiva, quale pongono a livello rimpetto all'occhio: e dicesi anche punto della distanza;
qual punto s'immagina il Prospettivo esser nel centro dell'occhio, che
stendendosi una linea parallela all'Orizzonte venga sino all'occhio suo.
Quì si deve avvertire, non essere in pratica il punto de' Prospettivi
lo stesso che definiscono i Geometri. Perchè considerando il Prospettivo
quelle cose solamente, che vede coll'occhio, e che appariscono al
senso, segue per necessità, che il punto sia di qualche grandezza,
affinchè possa esser veduto, e far fare alla piramide, che àla punta o
concorso nel fondo della retina, nell'occhio il suo effetto. m. Puntello.V. Cavalletto. m. o f. Un pezzo di finissimo acciaio, prima indolcito a fuoco, sul quale s'intagliano di rilievo quelle cose, che si vogliono scolpire in medaglie d'oro, d'argento, o di bronzo. Poi essi punzoni d'acciaio si temperano a fuoco, e con essi a forza di martello s'imprime quello, che vi si è scolpito sul conio d'acciaio senza tempera, che poi serve per forma della medaglia. o V. Conio, e V. Pila strumento. m. Uomo che cava l'unto da' panni lani prima che si tingano. ¶ E purgatore, dicono gli Architetti, un luogo murato, che fanno a posta per ricevere l'acque piovane, per tramandarle nelle citerne, dopo che in esso sien purgate dalle lordure, che le medesime portano da' tetti.
add. Che quattro angoli o canti: onde figura quadrangolare. m. Figura di quattro canti. m. Strumento Astronomico detto in Lat. Quadrans. Ridurre a forma quadra. add. Ridotto a forma quadra. Lat. Quadratus, quadrus.¶ Per ben complessionato, e complesso. m. Figura di quattro lati, che à gli angoli, e i lati eguali. f. Il ridurre in figura quadra, o in quadrato. ¶
E quadratura trovasi esser detto all'Arte del dipigner prospettive,
cioè dipignere di quadratura; che par voce non molto propria. m. V. Plinto in membra degli ornamenti. m. Diminutivo di quadro. add. Di quattro lati; onde figura quadrilatera quella che è contenuta da quattro lati. m. Propriamente figura quadrata, che à gli angoli, e le facce eguali. L.Quadratum.¶ Fra' Pittori è presa comunemente questa voce, per ogni sorte di pittura, fatta in tela, o legno,
o d'altra materia, che sia quadra o d'altra figura; e così far molti
quadri, intendono far molte pitture, in tele, tavole, o altre materie
quadre, o d'altra figura. e m. Piccola pittura in quadro come sopra. m. V. Mattone. m. Strumento di legno
di più grandezze, che à angolo retto, e due lati eguali, che lo
compongono, da' punti delle due linee rette è tirata la diagonale;
serve per lavorar di quadro. o f. Sorta d'albero ghiandifero, il cui legname saldissimo e
pesante, riesce attissimo a più usi negli edificj, il quale stando nell'acqua lungo tempo indurisce sì fattamente, che non à quasi mai morte. Dice Catone
che deesi quest'albero recidere dal suolo nel solstizio, e non in altri
tempi, come altri dicono, essendo però opinione universale che il
taglio sì di questo, come d'ogn'altro albero, che dee servire
all'edificare, dee farsi a Luna molto scema; attesochè in quel tempo
restano essi asciutti di quella flemmatica grassezza assai disposta alla
putrefazione, a cagion della quale vengon poi tarlati e guasti. Dicono
altri, e ne mostra la sperienza, esser la quercia attissima agli edificj
sotterranei, e valida per reggere ogni gran peso. Non si può forare se
non bagnata. Stando sopra terra si torce; e posta intorno all'acque del mare facile a corrompersi. e
Tenere a fuoco di calore mezzano qualunque cosa materiale, tanto che il
calore penetrato dentro a tutte le di lei parti l'abbia alterata; ed è
tra lo scaldare e l'abbrucciare, un'azzione di mezzo. Lat. Coquere. Più e diverse sorte si trovano di cotture; come, cuocere a lesso, cuocere a rosto, cuocere in frittura, le quali si dicono anche lessare, arrostire, friggere.¶ Tutti i lavori di terra, o sieno lavori da fabbrica, o di vasellamenti, e statue, perchè abbiano la loro durata, vanno cotti in fornace. Così de' sassi cotti pure a fuoco di fornace si fa la calcina. e m. V. Cuoio.
Rattoppare, aggiugner pezzi a cose rotte, o guaste. ¶ E fra' nostri Artefici vale propriamente, per racconciare una cosa malandata affatto, così come si può, e non del tutto. Far rabeschi. add. Fatto con rabeschi. m. V. Arabesco. Ridurre, e rimettere in buono essere le cose guaste accomodare, rassettare. m. Racconciamento. add. Rassettato. Raccorciare. Accrescer di nuovo. Di nuovo dirizzare. Addoppiare, crescere. f. Rarità. add. Contrario di fitto, di spesso, e denso. Adornare, pulire, e rassettar con diligenza. ¶ Appresso i nostri Artefici vale, raccomodare cosa molto guasta al meglio che si può lo stesso che rabberciare: E dicesi anche rinfronzire. Far più forte, fortificare, rinforzare. m. V. Linea torta, e V. Taglia. Pareggiare, ridurre al pari. Maggiormente allargare; contrario di ristrignere. Di nuovo, o maggiormente allungare. m. Spezie di metallo di color rosso. Lat. Æs.Rame
battuto, in piastra, denso, e senza falde, senza pori, o buchi, senza
mescolanza d'altra materia, e pastoso: qualità che si conoscono,
fregando col brunitoio; perchè se saranno tali, il rame non resisterà al tocco, ma il brunitoio vi camminerà sopra egualmente. Questo rame poi con pietra dolce, pomice, e carbone, si piana e pulisce, di poi vi si calca sopra il disegno dell'opera, e si fa l'intaglio; e se sarà ad acqua forte si terrà un foglio sotto quella parte della mano che posa sul rame vernicato, acciò non alteri la vernice; e intagliato che sarà, ad effetto che non resti nel taglio qualche porzioncella minuta della vernice rotta dal ferro, si spolvererà con pennello, o altra simil cosa.V. Saldare. Ammorbidire V. Ammorbidare.V. Arrandellare.f. Pezzetto di pietra,
col quale si risaldano, o turano i fori o buchi per introdurvi perni,
per fermarle a lor luoghi; che però s'adopera della stessa pietra forata, acciocchè non si scuopra la magagna; e servono ad altri usi di restaurazioni di pietre lavorate. m. Altrimenti detta, Polvere di Pozzuolo. Qualità di rena che serve per fare smalti. Trovasi in gran copia ne' campi che sono presso al Monte Vesuvio: questa mescolata con calcina, non solo dà fortezza agli edificj maestri, ma a quelli che si fanno sotto acqua. Racconciare una cosa rotta. Far piano, appianare, spianare.V. Appiccare. Termine di Scultura, e Architettura. Vale aggiugnere alcun pezzo di pietra o legno,
che manchi a quello, d'onde si cava la figura, o altro; modo usato però
da uomini di poco valore, o che anno troppa fretta nell'operare; perchè
i periti non mai ritondano, o forano il sasso da principio, per aver campo di tirarsi addietro, quando scuoprono alcuno errore; e fanno uscir la Statua dal sasso, in quella maniera che si caverebbe d'una pila d'acqua
una figura già finita a diacere; che prima uscirebbono le parti, che
vengono innanzi, cioè il volto, le ginocchia, e 'l corpo; e a poco a
poco tirandola in sù, s'anderebbe scoprendo, finchè scoperta che fosse
più là che 'l mezzo, apparirebbe la rotondità, delle parti di dietro:
modo usato dal gran Michelagnolo, come mostra la maravigliosa bozza dell'Apostolo, che si vede di sua mano nel Cortile dell'Opera di Santa Maria del Fiore. e Levare la superficie di che che sia, con ferro, o altra cosa tagliente. e Che gli è levata la superficie, con ferro, o altra cosa tagliente. e f. Quello che si leva in raschiando. ¶ E vale anco la cosa raschiata, o dove si è levata la raschiatura. Asciugare Lat. Siccare, arefacere add. Asciugato, asciutto, Lat. Siccus, arefactus. f. Spezzie di lima, che serve per levare i colpi dello scarpello, alle statue di legno e marmo. Adoperar la raspa, pulire con la raspa. Di nuovo assettare, rimettere in assetto, restaurare. Lat. Reparare, restaurare. Indurire, far sodo e duro, render forti le cose deboli per la loro tenerezza. Lat. Solidare, solidum reddere. Somigliare, esser simile, aver somiglianza. Di nuovo assottigliare. o m. Strumento di ferro, col quale i Gettatori di metallo puliscono il bronzo:
dopochè fuso nel bagno della fornace, ne cavano la stummia, lo
scacciano verso la spina della medesima fornace, acciocchè corra ad
fondersi nella forma; il che dicono rastrellare. Adoprare il rastrello. V. Rastione.V. Rastrello. m. Rastione, strumento de' Gettatori di metallo. V. Rastione.¶ Rastrello strumento dentato, sì di ferro come di legno, col quale si sceverano i sassi dalla terra, e la paglia dalle biade, ed è proprio degli Agricoltori. ¶ E rastrello si dice a quello strumento di legno dentato, dove i calzolai appiccano le scarpe. ¶
E rastrello nelle armi o imprese, vale la figura del rastrello, o sia
dentato da una parte, come quello delli Agricoltori; il che è proprio
contrassegno de' Cadetti, o Minori della real Casa di Francia; o sia dentato da ambedue a guisa di quello de' Calzolai, come portano le nobilissime Famiglie de' Salviati, degli Uguccioni, degli Aldobrandini, degli Asini, ed altre della Città di Firenze.¶ E rastrello dicesi a quei legni con mensole a viticcio, dove si posano l'armi in aste; il quale strumento dicesi anche rastrelliera.¶
E rastrello dicesi anche quello steccato, che si fa dinanzi alle porte
delle Fortezze, o d'altri luoghi, che stieno guardati, ed all'uscio
di esse porte fatto di stecconi. Lat. Cataracta. f. Ogni estremo della Colonna; l'imoscapo dicesi ratta di sotto, ed il sommoscapo ratta di sopra. V. Colonna. e f. Que' legni
delle ruote, carri, carretti, e carrozze, i quali dal mozzo, ove è il
centro, se ne vanno ad unirsi con la circonferenza o cerchio di essa
ruota.V. Cavalletto. m. | m | f. | Spezie di taglia con due girelle che si volgono ne' loro pernuzzi. add. Tagliato, mozzato, troncato. Riedificare, di nuovo edificare. f. Il riedificare. o Far reflesso alle pitture o
m. Ripercotimento, ribattimento; ed è proprio della luce o lume,
quando rotto da corpo denso torna indietro. Questi reflessi anno una
gran parte nella Pittura, servendo molto al farla rilevare; ed il
sapergli bene e aggiustatamente accomodare a' luoghi loro, non è cosa
da ogni Pittore,
Ribattere indietro, ripercuore, rimandare indietro; e dicesi
propriamente della luce, lumi, e raggi, quando percuotendo in un corpo
denso, ritornano indietro.
f. Voce usata per una delle sei qualità degli edificj; ed è quel luogo
amplio ed aperto per tutto, nel quale l'Architetto dee procurare
d'eleggere il sito, per alzar la sua fabbrica. Leon Batista Alberti. f. Norma, modo, ordine, e dimostramento della via dell'operare. m. Ordinamento con regola. m. Piccol regolo. ¶ E regoletto si dice anche a un membro degli ornamenti. V. Membra delli ornamenti. m. Strumento di legno, o metallo, col quale si tirano le linee diritto. o m. V. Membra degli ornamenti. f. Una moltitudine di minutissime pietruzze, che si fanno dal frangersi delle maggiori pietre, secondo alcuni Autori. Vitruvio fu di parere, ch'ella fosse una sorte di terra abbruciata, e fatta divenire non più soda della terra cotta, e più tenera del tufo, per forza de' fuochi racchiusi sotto i monti. Comunque sia la cosa, è la rena di più sorte; cioè di cava, di fiume, e di mare; e questa è di più colori, e qualità cioè, rossa, bianca, nera, incarbonchiata, e ghiaiosa. È notissimo il servigio della rena messa nella calcina
per murare. La più grossa e più tenace è quella di cava, ma facilmente
si fende; e però s'adopera ne' muri, e nelle volte continovate: e la ghiaiosa serve, per far quella calcina, colla quale si riempiono le fondamenta. La rena
di quei fiumi o fossati, che anno gran pendìo, serve ancora ella per
murare, purchè ne sia tolta via la prima scorza più grassa e fangosa;
che però sarà bene, pigliar quella, che si trova sotto la caduta dell'acqua, come più netta e purgata. Contrassegni dell'ottima qualità della rena sono, quando posta in un panno bianco,
non lascera alcuna macchia, ovvero stropicciata con la mano, striderà;
il che sarà segno, ch'ella sia di qualità pietrosa, e non terrosa. E dee
ancora esser cavata di fresco, perchè esposta all'aria si putrefa, e
quasi si riduce in terra. Vitruvio e Plinio dicono, che per ogni misura di calcina si dieno tre misure di rena di cava, e di quella di mare e di fiume solamente due. L'istesso Plinio dice, che gli antichi si servivano della rena d'Etiopia, d'India, e d'Egitto. Noi ci serviamo per lo più di quella de' fiumi. Non mancano buoni Autori, che scrivono, non doversi usare la rena
del mare nelle fabbriche; perchè, per lo falso umore, ch'è in essa, fa
dissolvere le coverture, o intonachi, delle muraglie; il quale
dissolvere dicesi propriamente, scanicare: contuttociò volendola usare, si pigli di quella, che nereggia e lustra come vetro, e di quella che è più vicino alla riva. | | | m. Terreno simile alla rena o ripieno di rena. f. Qualità renosa. add. Pien di rena, o di qualità di rena, che tien di rena. Restaurare. f. Restaurazione, rinnovazione. e
Rifare a una cosa le parti guaste, e quelle che mancano per vecchiezza,
o per altro accidente simile; il che diremmo anche, ma in modo basso, rabberciare, rinnovare. Lat. Restaurare, instaurare. add. da restaurare, rifatto, rassetto, rinnovato. f. Il ristaurare, rifacimento. Lat. Instauratio. f. Lo sfuggimento che fa la colonna sotto il collarino. Tirar la rete sopra disegni, o pitture. add. Si dice a disegno o pittura, sopra cui sia tirata la rete. V. Rete.
f. Dicono i Pittori tirar la rete, quando volendo da qualche piccolo
disegno fare un'opera grande, o copiare appunto una pittura o disegno
grande, tirano alcune linee per l'altezza e per la larghezza del disegno
o pittura, con distanze eguali, e così coll'intersecarsi delle linee,
viene a riempiersi il disegno o pittura, che essi vogliono copiare, di
perfetti quadrati, ciascun de' quali, cadendo sopra alcuna parte della
pittura, rende più facile l'imitare, e proporzionare la parte contenuta;
perchè all'incontro tirano anche i medesimi quadrati, tanto maggiori a
proporzione, quanto vogliono che sia l'opera, nel quadro da dipignersi, e
così in ogni quadrato ritraggono quella parte, che corrisponde nel
retato esemplare, con gran facilità, e danno la stessa proporzione al
tutto, che anno i quadrati dell'esemplare con quelli della copia. f. Dirittezza. add. Che à rette linee, formato di linee rette. V. Figura rettilinea. add. Diritto.
Ritorcere la punta del chiodo e ribatterla verso il suo capo nella
materia confitta, acciocchè non possa allentare, ma stringa più forte.
Risospignere in dietro per forza, dar la caccia, far fuggire. I
Pittori dicono ricacciare, in significato di caricare di scuri le fatte
pitture, per dare ad esse maggior rilievo, le quali perciò si dicono ricacciate. add. V. Ricacciare. e
add. Dicesi di chi abbi il naso indentro, a guisa del cagnuolo, e
simile al fagiuolo; ed è proprio epiteto del naso schiacciato, e del
viso che à tal naso. Tagliare, risegare, fendere. f. Fenditura, fessura. Cignere intorno. Lat. Circumcingere. add. da ricignere, cinto intorno. Lat. Circumcinctus.
m. Dicesi il girare de' fondamenti, e delle muraglie, e più
propriamente quella parete di muro, che si spicca dal piano della terra
fino a un'altezza proporzionata alla fabbrica, che si chiama il primo ricinto.¶ Si dicono ancora ricinti alcuni legamenti di pietre grandi, ovveramente di mattoni,
che si tirano per tutta la lunghezza del muro, per abbracciar le
cantonate, e fortificar tutta la fabbrica, e si fanno in più luoghi, in
maggiore o minor numero, secondo la qualità delle muraglie. ¶
E sotto nome di ricinto passano ancora generalmente le cornici, perchè
queste ancora cingono le muraglie con fermissima legatura. add. Mozzo, tagliato. Di nuovo congiugnere. Si dice al continuare, che fanno basamenti cornici o altri membri d'Architettura, cordeggiando attorno la muraglia. Di nuovo edificare. Di nuovo empiere. Far di nuovo. ¶
Dicono i Pittori, rifare; quando avendo già colorito una figura,
tornano di nuovo a colorirla, perchè resti più coperta di colore, e sia
più durabile. Propriamente, segar' asse, o pancone per lo lungo.
Quasi di nuovo fiorire; termine volgarissimo, con che usa la minuta
gente esprimere quella sua insopportabile sciocchezza, di far talvolta
ricoprir di nuovo colore, anche per mano di Maestro imperito, qualchèe
antica pittura, che in processo di tempo sia alquanto annerita, con che
toglie, non solo il bello della Pittura, ma eziandio l'apprezzabile
dell'antichità. Direbbesi restaurare, o resarcire, o ridurre a bene essere,
il raccomodare che si fa qualche volta alcuna piccola parte di pittura
anche d'eccellente Maestro, che in alcun luogo fusse scrostata o
altrimenti guasta, perchè riesce facile a maestra mano; e alla pittura
non pare che altro si tolga che quel difetto, che quantunque piccolo,
par che le dia molta disgrazia e discredito. Molti però non del tutto
imperiti dell'Arte, sono stati di parere, che l'ottime pitture nè punto
nè poco si ritocchino, anche da chi si sia; perchè essendo assai
difficile, che o poco o molto, o subito o in tempo, non si riconosca la
restaurazione per piccola che sia; è anche vero che la pittura, che non
schietta, va sempre accompagnata con gran discredito. ¶
Sotto questo termine rifiorire, intendono anche gl'ignoranti, il lavare
l'antiche pitture; il che fanno alcuna volta con tanta indiscretezza,
che più non farebbono nel dirozzare un marmo;
e non considerano, che non sapendosi bene spesso qual sia il composto
delle mestiche, o imprimiture, e quali siano i colori adoprati dagli
Artefici (perchè più assai sopportano il ranno, o altra materia men
forte le terre naturali, che i colori
artificiali) non solo mettono esse pitture in pericolo di mandar dietro
alla lavatura, i velamenti, le mezze tinte, e ancora i ritocchi, che
sono gli ultimi colpi, ove consiste gran parte di lor perfezzione; ma
anche di scrostarsi tutte a un tratto: ciò ch'io mi ricordo essere
avvenuto ad un bel ritratto di sè medesimo fatto da Giovani da S. Giovanni, di sua propria mano a olio sopra tela, che fu dato alla G. M. del Serenissimo Cardinale Leopoldo
per darle luogo fra gli altri ritratti de' famosi Pittori, e di lor
propria mano, di che quell'Altezza fece la tanto famosa raccolta. Questo
ritratto adunque venuto prima alle mani d'un ben pratico Doratore,
forse per accomodarlo nel suo ornamento, lo volle lavare, nel modo che
aveva fatto a' suoi giorni a molti altri quadri; e ciò fatto, quasi
subito si spiccò, e mestica, e colore, e quanto era sopra la tela
accartocciato in minuti pezzi andò in terra, senza che altro del bel
quadro rimanesse, chela tela, e 'l telaio.
Rifare, o accrescere i fondamenti delli edificj; quando per vizio del
suolo, o delli stessi fondamenti, la fabbrica minacciasse rovina; o
quando si volessero caricare di nuova e maggior fabbrica, o per altra
che si sia cagione. f. Regolo da tirar linee diritte. m. Piccolo rivo per la parte più bassa delle strade, dove corre l'acqua. Lat. Rivulus. Segnare linee, con riga, o regolo, o che che sia. Di nuovo lavare. Levare, e alzar di nuovo. Lat. Erigere, elevare.¶ Per levare, alzar sù. ¶ Per fare allievi, lo stesso che allevare. ¶ E rilevare significa anche rinnalzare, tondeggiare; ed è termine de' nostri Professori, e si dice a cosa che rinnalza sopra altra cosa. add. da rilevare, alzato, rinnalzato. m. Altezza soprastante. o m. Tuttociò che rilieva, rinnalza, o rigonfia. ¶ E di rilievo
per lo stesso che, tondeggiante, rinnalzante; ed è termine de' nostri
Professori, e dassi come per aggiunto a figure, dicendosi figura di rilievo. Termine di Pittura, e dicesi quella pittura aver rilievo, la quale, a forza di bene aggiustati lumi ed ombre, sembra esser rilevata dal piano.
Dicesi ad ogni cosa di rilievo, come sono l'opere di Scultura, di
getto, i lavori di cesello, e simili; ed è opposto a quello che si dice opera di pittura o dipinta.¶ Di quì basso rilievo, mezzo rilievo, bassostiacciato rilievo.¶ E si dice anche rilievo a figura di cera o gesso, della quale si servono i Pittori per immitare
quando fanno i lor disegni e pitture. avv. Dirimpetto. Di nuovo murare. Termine usato da' Gettatori di metallo,
ed è il ripulire che fanno con ciappole, strozzi, ceselli, e altri
simili strumenti a tale effetto ordinati, i lor lavori, dalle
superfluità, scabrosità, e bave, colle quali escono dalla forma. V. Pulire. Di nuovo fronzire, ed è proprio degli alberi quando si rivestono di nuove frondi. ¶ E rinfronzare usasi da' nostri Artefici, per rassettare, racconciare, e raccomodare, al meglio che si può, cosa molto guasta e scassinata. f. Luogo degli edifici, dove s'aringa, cioè si parla pubblicamente. Di nuovo ingrossare ricrescere, rinforzare. Grandemente alzare. Lat. Exstollere. riturare fessure di legnami, che si fa con alcuni pezzetti di legno per lunghezza, che diconsi sverze. Dare il primo intonaco di calcina,
sopra le muraglie; attesochè tre sieno gl'intonachi, che loro si danno,
per renderle piane, e lisce. Il primo è questo che noi diciamo
rinzaffare, che dee darsi alquanto aspro, con calcina, e rena di fosso, e mattoni
spezzati. Questo strettissimamente s'attacca, perchè riempie i vani, e
sottosquadri de' conventi; qual riempitura non potendo uscir dal muro,
tien ferma anche quella calcina che resta fuori di essi vani distesa. Il secondo intonaco si dice arricciare, che si fa con rena
di fiume, e serve per ovviare alle bruttezze, che facesse il primo, o
l'ultimo intonaco perchè riduce la superficie più piana, il terzo poi si
chiama propriamente intonaco o pulimento; ed è quello, che riduce la superficie al tutto pulita, e spianata. Questo conviene che si faccia con ottima calcina, e per quanto è possibile con renabianchissima, che però fu da molti usata, per questo lavoro, in cambio di rena, pietra pesta. Ordinar di nuovo, rimettere in assetto, rassettare Lat. In ordinem redigere.
m. Quella parte del muro, che è fra l'interiore ed esterior corteccia
del medesimo, il quale si fa alcune volte con riempiere il vano fra le
due cortecce di calcina, e pezzami alla rinfusa, ed altre riempiendolo di pietre rozze murandole in esso vano; e l'uno e l'altro segue, quando si à mancanza di pietre quadre, colle quali si possa tirare tutto il muro ad un medesimo modo, acciocchè sia d'eterna durata. Dicono gli Architetti que' pezzi di muraglia, che sono tra un vano, e l'altro. Di nuovo pulire. add. da ripulire, pulito di nuovo. Far risalto, ricrescere in fuori; termine d'Architettura.
m. Aggetto; termine d'Architettura, e si dice di que' membri
dell'edificio, che dalle bande, o nel mezzo della lor faccia ricrescono
in fuora, senza uscire del loro diritto, o modanatura. ¶ E risalto si dice a quella particella la quale fa tale effetto. m. Il risarcire. Ristaurare, racconciare. add. da risarcire, ristaurato, racconciato.V. Salcigno.V. Ricidere.V. Maniera risentita. Strignere maggiormente, o più forte. Lat. Coercere, restringere.¶ Per diminuire, scemare, e appiccinire, e particolarmente in larghezza. Lat. Coarctare. Di nuovo toccare. Lat. Iterum tangere.¶ E ritoccare un'opera, vale aggiugnervi qualche cosa di migliore, o lavorarvi sopra di nuovo, o ricorreggere gli errori. ¶ Onde ritoccare una pittura, una scultura, un disegno, e simili, vale darle l'ultima mano. Si dice a quel lavoro che fanno gl'Intagliatori in acqua forte, dopo aver data essa acqua forte sul rame verniciato, e intagliato, e levatane via la vernice; ed è il ripassar che fanno col bulino quei tratti dell'intaglio, che non fussero venuti perfetti. Quel che fanno i Pittori dopo aver finita la lor Pittura a fresco, e che già è secca la calcina, dando nuovo colore
a tempera, o più chiaro, o più scuro, o macchiando, o facendo tratti, o
punteggiando, ove veggano bisognare, per dar più vivezza o rilievo alle
figure, supplendo in questa parte al disordine della gran mutazione che
fanno i colori dati su la calcina fresca, nel seccarsi che fa essa calcina,
che bene spesso non non può interamente provedere l'Artefice benchè
peritissimo; che però quasi sempre gli occorre l'avere a ritoccare
alcuna cosa Dar forma ritonda, tondare. f. L'esser ritondo. add. Che è senza nessuno angolo, situato o composto in giro; e dicesi anche rotondo. Di nuovo trarre. ¶ Da' nostri Artefici si usa questa voce per lo dipignere dal naturale. Il ritrarre senza il naturale, a forza di memoria dell'Artefice. m. Figura cavata dal naturale.V. Maniera risentita. ad. Levato sù, che sta sopra se stesso. Lat. Erectus.¶ E in vece di in piedi, opposto a sedere, o diacere.¶ Per diritto contrario di torto. Lat. Rectus.¶ E ritto, dassi per aggiunto a mano, ed a piede, per lo stesso che destro, contrario di sinistro.
m. Delle cose che anno due facce, chiamasi il ritto la faccia
principale, e che sta di sopra; e rovescio, l'altra meno principale, e
che sta di sotto: onde nelle medaglie dicesi il ritto quella parte, ove è l'effigie del personaggio rappresentato nella stessa medaglia. Levar su, ergere. Lat. Erigere. Per dirizzare, contrario di torcere. Lat. Dirigere. f. coll'o largo. Vale Cittadella, Fontezza, cioè luogo forte murato.
coll'o largo. Si dice alla parte superiore del medesimo, donde
immediatamente esce il fumo. La parte disotto ad essa rocca fino al
posare che fa il cammino sopra il tetto, si dice gola;
e gola anche diciamo alla parte di esso cammino; che passa per le
stanze della casa fino alla capanna, che è quella parte, che
immediatamente dal focolare riceve il fumo. Dico però di cammini grandi
da cucina, perchè ne' moderni tempi, fuori delle cucine, o fucine di metallo, non sono più in uso esse capanne; ma cominciano i cammini con la gola, e terminano con la rocca. con l'o largo. Balza scoscesa, rupe. Lat. Rupes.¶ E rocca pigliasi per la cava delle gioie; onde diconsi di rocca vecchia, o di rocca nuova, sendo le prime in maggior credito delle seconde. f. V. Gromma. m. Quel paralellogrammo equilatero e non equiangolo; ma con due angoli ottusi e due acuti; volgarmente direbbesi, figura fatta a mandorla. f. Quel paralellogrammo, che non è nè equilatero nè equiangolo. Far più parti d'una cosa intera.
m. Ornamenti d'Architettura, fatti in foggia di fiori; anno luogo per
lo più nelle soffitte, e sotto i gocciolatoi delle cornici. Che rosseggia. Lat. Rubens, candens. Tendere al color rosso. Lat. Rubere. add. Diminutivo di rosso, e vale alquanto rosso, o che tira, e pende a quel colore. Lat. Subrufus. f. L'essere rosso. Lat. Rubor. add. Alquanto rosso. Lat. Subrufus. add. Che tende al rosso. add. Di color rosso. Lat. Rubeus. m. Colore simile a quello del sangue, o di porpora. Lat. Color rubeus. Sorta di color naturale, che serve a' Pittori per dipignere a olio, a fresco, e a tempera. Una pietra tenera di color rosso scuro, simile al rosso di Cipri, e ancora di color rosso chiaro.
Questa riceve bel pulimento, e quella molto abbagliato. Serve per
lavorare di commesso e di quadro, pavimenti, e simili. Viene dello Stato di Siena verso Montalcino, dove si trova di piccoli pezzi d'un braccio in circa. Una pietra di color rosso scuro. Una pietra non molto
dura di color rosso sudicio più e meno chiaro, (con molte macchie in forma d'onde) composto di venuzze nere, mescolate d'alcune piccole macchiuzze bianche, ed'altre rosse. Serve per fare stipiti di porte, e pavimenti. Riceve ordinario pulimento. Si cava nel Genovese. Una pietra dura pel doppio del marmo, cioè quanto il Paragone, tinta d'un color rosso molto vivo, con macchie bianche alquanto livide; vale a far colonne, ed altri ornamenti. Trovasi in gran pezzi e riceve maraviglioso pulimento. Una pietra, dura quanto il Paragone, di color rosso focato, che piglia bellissimo pulimento. Trovasene mescolata con vene, con macchie turchine, e qualcheduna gialla, nel nominato luogo di Caldana.m. Rossezza.Lat. Rubor. o Del ginocchio f. V. Scheletro. add. V. Ritondo. Infuocare, far divenire come di fuoco. add. Infuocato. Lat. Candens. f. L'essere rovente, infocamento. Superl. di rovente, infocatissimo. Lat. Candentissimus. f. V. Quercia.
m. Un membro d'ornamento d'Architettura per lo più membro di cornice
de' quadri. Quale è fatto a foggia di bastone da una sola parte
rotondo, cioè di sopra, e disotto incavato, e come a dire arrovesciato
all'indietro. ¶ E rovescio diciamo
assai propriamente quella parte della medaglia che è dietro a quella
dove è l'effigie del personaggio rappresentato nella medaglia. e f. Il rovinare, e la materia rovinata. Lat. Ruina.¶ In vece di precipizio. m. Il rovinare, rovina. e Cadere precipitosamente e con impeto d'alto in basso. Lat. Ruere, concidere m. Rovina. avv. Con gran rovina furiosamente, precipitosamente, impetuosamente. Lat. Furiose, impetuose. add. Non ripulito, rubido, che non à avuta la sua perfezzione. add. Rozzo che non à la superficie pulita, e liscia. o m. Gemma, così chiamata per la simiglianza che tiene col fuoco. Trovasi in India, in Etiopia, ed anche in Germania, e questi si chiamano di rocca nuova.
Sono di diverse spezie, e qualità, tutti per tirano al colore di
viola, quali più quali meno risplendenti. Si distinguono in maschi, e
femmine. I primi contengono in se un molto acceso ardore: i secondi
spandono il loro splendore più al difuori. Veggonsene alcuni
attraversati di bianche macchie. Quelli di Germania
non sono di così sottile splendore. La differenza che è fra 'l Rubino,
e 'l Carbonchio, da altro non depende, che dall'eccellenza, e
perfezzione di questa pietra, la quale,
quando arriva agli ultimi carati, si dice Carbonchio. È sua qualità
particulare il risplendere maravigliosamente. E a' nostri Artefici serve
per varj ornamenti. f. Grinza della pelle. f. Quella materia di color giuggiolino, che si genera sul ferro, e che lo consuma. Lat. Rubigo. add. Che à ruggine; proprio del ferro. f. V. Rovina.V. Rovinare. m. Un pezzo di legno tondo, sopra del quale si posano le gran pietre o travi, per muoverle più facilmente col ruotolare esso rullo. f. Strumento ritondo, di più e varie sorte e materie, e a diversi usi, per andar girando, o volgendosi in giro. Ruota di piombo, stagno, o rame schietto, di diametro per lo più d'un terzo di braccio la maggiore, che impernata in ferro sopra un legno durissimo tornito detto calice, coll'aiuto dello
smeriglio, serve per lavorar durissime pietre
e gemme. Adoprasi spianata, e per lo ritto; a piano, quando si spiana,
dintorna o consuma; per lo ritto quando si fende, o divide.V. Timpano. f. Altezza scoscesa e diroccata. Lat. Rupes.
add. Rozzo: Dassi da' nostri Artefici, per aggiunto a quell'Ordine
d'Architettura, che è più nano, di maggior grossezza degli altri Ordini,
e più semplice negli ornamenti. V. Ordine rustico.
f. rena mescolata con terra. m. rena, o terra renosa. Lat. Sabulum.V. Mattoni. o ad. Di qualità di sabbione, o pien di sabbione. f. Freccia.¶ Per lo folgore. Lat. Fulmen.¶ Per lo raggio del Sole. Pialla col taglio a angolo acuto.V. Linea torta. f. Diminutivo di saetta, piccola saetta. f. Le punte de' trapani, co' quali si fora, o pietra, o metallo, o legno. V. Trapani. e m. Gemma, che si trova alcuna volta di color purpurino, altre volte turchino.
Questa dicono maschio, e quella femmina. È molto densa; secondo Beda,
migliore è stimata quella, che meno traspare, benchè altri sieno di
diverso parere. Tiene alcuna volta qualche mescolanza col Rubino, e
quando è più simile al Cielo sereno, allora è più stimata. Il Cardano dice, non esservi pietra,
che in durezza sia più simile al Diamante che 'l Saffiro. È di molto
diletto all'occhio. L'ottimo è quello che à in se alcune nugole scure,
che declinano al rosso. È difficile a
lavorarsi, non tanto per la sua durezza, quanto perchè à in se certi
punti cristallini, che danno impedimento. Trovasi nella Media,
e altrove. À molte virtù e agli Artefici nostri serve per varj
ornamenti. Pronuziasi comunemente questa voce con l'accento sù la
penultima sillaba, e così da' Poeti vien posta ne' versi endecasillabi
in fine di verso: ma i Gioiellieri usano di pronunziar la detta
penultima sillaba disaccentata, e far tutta la voce di suono sdrucciolo. f. Luogo nel quale si ripongono, e guardano le cose sacre, e gli arredi della Chiesa.
f. La più spaziosa stanza del palazzo o casa. È chiamata sala, secondo,
alcuni, dal saltar che si fa in quella, nell'occasione di celebrare
l'allegrezza delle nozze, e conviti. add. Una qualità di alcuni legnami,
come Gattice o Gattero, che non così facilmente si pulisce; perchè il
suo filo non cammina sempre per lo verso diritto; che però intoppa il
ferro in varj riscontri, e in vece di levarne pulita la superficie, alza
in esso alcune fila, che s'alzano, e dividono dal piano a foggia del
salcio. Questa parola salcigno è presa da alcuni per lo stesso che
riscontroso, da quelli intoppi, o riscontri, che trova il ferro per
tutti versi in esso legno. e m. Sorta d'albero, che fa nei luoghi umidi e paludosi, detto altrimenti Salicone. Lat. Salix. altrimenti Unire aperture, o schianti de' lavori di getto, cesello, e altri; e anche appiccare pezzo con pezzo di metallo, che si fa con saldatura di terzo, o altra più tenera, secondo la qualità e sottigliezza de' lavori. Cellini. f. Il saldare. Lat. Ferruginatio.¶ Per il luogo saldato. Lat. Cicatrix.¶ Per la materia con la quale si salda. Lat. Ferrumen. dagli Artefici detta lega. Un composto di sei carati d'oro fine, e un carato e mezzo di rame e argento; serve per risaldar figure, lavori di cesello, e altro. Cellini. Una saldatura per figure di metalli, però debole assai, e di poca durata; e adoperata a saldare in argento,
guasta il lavoro, perchè vi lascia una certa qualità di non ammettere in quel luogo dove è stato il rame arso, saldatura d'altra sorte. Un composto di due once d'argento e una di rame; serve per saldare, sopra piastre d'argento, ogni sorte di lavoro di filo, e per rammarginare. Cellini. Composto d'un'oncia d'argento coll'ottava parte d'un'oncia di rame, con cui si saldano i pezzi delle figure, e vasi d'argento, fatti di cesello. Cellini. f. Stabilità, fermezza. add. Intero, senza rottura. m. Sorta d'albero di legname dolce, che vale ad alcun servigio degli edificj. Lat. Salix. m. Una qualità di marmo, che si cava nelle montagne di Carrara, che tiene alquanto di congelazione di pietra,
e à in sè que' lustri che si veggono nel Sale. È alquanto trasparente;
e perchè ne' tempi umidi continuamente suda, con gran fatica s'intaglia
in figure. Andare ad alto, montare. Lat. Ascendere, scandere. m. Regolo di ferro di più grandezze per uso di tener chiuse l'imposte di porta e finestra, con l'aiuto d'un ferro triangolare, che si chiama monaco, sopra il quale cade nel serrare, si alza nell'aprire. m. Un color rosso, che serve per lavorar di minio. o
f. Dente grande; ed è proprio quel dente curvo, una parte del quale
esce fuora delle labbra d'alcuni animali, come di Porco, d'Elefante, e
altri. Di quì zannare, che è lustrare. V. Zannare. m. Mestura composta comunemente d'olio, calcina,
e cenere, che s'adopra in lavando, e purgando i panni; e serve a'
Pittori a varj usi, come di lavar'i pennelli e le tavolozze, dopo aver
servito al colorire a olio; acciocchè, seccandosi l'olio e 'l color di
che restan bagnati, non si guastino. Alcuni anche sene servono a lavare e
pulire alcuna pittura a olio, che col tempo abbia contratto macchia o
sudiciume, in ciò poco bene avveduti; perchè questa materia levandole
per ordinario le mezze tinte, e i ritocchi, che sono la miglior parte
dell'opera, bene spesso le guasta. f. Una sorta di serratura a chiave, per usci o porte, fatta con molla. o f. Gemma nobile, e antica, così detta, secondo Plinio, per essere stata prima ritrovata in Sardo, Provincia dell'Asia. Da questa voce è detto il Sardonico. Trovansene in Babilonia, nell'aprir che si fanno alcune cave di sassi, tra le quali nascono esse gemme. Ne à l'Epiro, e l'India di color rosso, di color di minio, e questa assai grossa, e altra ancora di color rosso che par foderato d'argento. Altre sene trovan' in Arabia; nell'Albanía sene vedono alcune che paion foderate d'oro. Ancora nella Persia, nell'Armenia, nell'Egitto, ed ancora in Germania presso al Reno,
ma tutte diversificano fra di loro alquanto di colore. Si distinguono
in maschi, e femmine; i maschi tengono maggiore splendore delle femmine.
Questa Gemma non s'imbratta per lo molto maneggiarla, che facciano gli
Artefici. Il color suo naturalmente è rosso scuro
nella superficie, ma la trasparenza, e la sua luce lo dimostran più
chiaro, massimamente se non è molto grossa; sebbene ancora sene trovano
delle gialle, o pendenti in giallo, alcune bianche,
ed ancora delle mescolate di tutti questi colori. Oltre a i varj
servigi d'abbellimenti, che da esse ricevono le nostre Arti, si dice
abbiano varie virtù, come di ristagnare il sangue del naso, e vena del
petto, e rallegrare il cuore. Si chiamano anche tra' Professori di
gioie, Corniole; perchè poco differiscono le Corniole dalle Sarde, anzi
secondo buoni Autori sono una specie di quelle. m. Gioia che si trova in gran quantità nell'Indie, e ancora nell'Arabia, e in Armenia, portata da diversi torrenti. Si dice Sardonico, nome composto dall'altra gemma detta Sarda, e dall'Onice; così la descrive S. Isidoro Lib. 16. cap. 28.Giorgio Agricola Lib. 7. de' Minerali, e Plinio, la chiamano anche Cameo. Cammillo Leonardo tiene che questa gioia sia composta di tre pietre, cioè della Sarda, dell'Onice e del
Calcedonio. Vedonsene di diversi colori; quelle dell'India son simili alla Sarda, e d'un colore simile a quello dell'ugna posta sopra la carne rossa dell'uomo. Quelle d'Arabia non tengono tal similitudine. Sonvene ancora di diversi altri colori, alcune con un circolo bianchissimo sopra nero colore, o un iride celeste. Sonvene ancora delle mescolate con diversi colori, che guardandole in superficie paion nere, ma nella trasparenza dimostran rosse; altre se ne son vedute con radice nera, e pendenti in verde assai scuro, ed il bianco pendente in porporino; altre se ne vedono di o giallo scuro, o con una certa giallezza fosca; altre mischiate di nero, e bianco, con un cerchio bianco; alcune di giallo scuro, ed azzurro, il quale apparisce nella superficie, e nella trasparenza il giallo.
Fra queste, vene sono delle più lucide e meno, e più e meno
trasparenti. Gli Antichi Romani fecero non ordinaria stima di questa pietra, che fu portata loro la prima volta da Scipione Affricano il Maggiore. Intagliasi mirabilmente in piccole figure, e sigilli, avendo qualità particulare, massimamente quelle dell'India di non ritenere la cera. o f. V. Antarie. m. Pietra comunemente di grandezza da poterla trarre, o maneggiar con con mano Una sorte di sasso con iscorza bianca, e dentro pure pende in bianco, colla grana alquanto grossa, vergato d'alcune righe azzurricce, e venato di marmo. Serve per far muraglie, e calcina, laquale però non riesce così forte, come quella di sasso porcino. Trovasi in molti luoghi di Toscana in cave, e particularmente nel Chianti, e trovasene anche in ciottoli. Si rompe in iscaglie come l'alberese, che però non riceve pulimento. Una sorta di pietra dura, di fuori gialliccia, e dentro azzurra, tanto soda anche quando esce della cava, e de' filaretti, che è impossibile lavorarla per conci; serve per murare solamente. Una sorte di sasso, che serve per fabbricare, più tenero dell'alberese; à una scorza alquanto gialliccia, e il didentro ancora pende in giallo. Nel cuocersi si spezza in falde sottilissime e taglienti, che paiono coltelli, donde à avuto il nome di sasso Coltellino. Non è buono a far calcina, nè lavoro di scarpello. Trovasene molto in Toscana in ciottoli. Una sorta di sasso, la scorza del quale è alquanto sbiancata, e dentro pende in azzurriccio chiaro. È molto forte, attissimo per fabbricare, e fassene buona calcina.
Si rompe facilmante col martello, e la rottura viene inegualmente
scagliosa, che però non riceve pulimento, ne meno si può lavorar con
ferro. Sene trova per tutta la Toscana parte in cave, e parte in ciottoli.
Questi son mescolati fra la terra; che però ne vien portati da diversi
fiumi. Ve n'è di quello che dentro è più e meno chiaro; il più scuro per
far la calcina è migliore, essendo assai più forte. Una qualità di sassi tondi, che si trovano ne' fiumi, e tengono di selice e di vetrina. Questi appena usciti dell'acqua si seccano, e dove sotto gli ammattonati si faranno alcuni suoli di questo sasso,
non potrà mai l'umidità che esce dalla terra giugnere all'ammattonato;
usansi per molto questi suoli nelle stanze umide, e son quelli che noi
diciamo vespai. Una sorta di sasso, che nella scorza è sbiancato, e dentro pende in azzurro, ma però più acceso dell'alberese, al quale per altro è similissimo. È attissimo a murare, e la calcina che si fa di questo sasso
è stimata ottima, perchè fortissimo. Si rompe a scaglie col martello
con facilità; non riceve pulimento, nè se ne posson fare lavori di
scarpello. Trovasene in Toscana in molti luoghi, in cava, e in ciottoli. Quel di cava à una certa scorza sottilissima che pende in rossiccio, l'altro l'à alquanto sbiancata. Si trovano in Toscana in varj luoghi alcuni sassi in ciottoli, simili a quelli dell'alberese, ma con iscorza gialla, e dentro sono in parte alberese, e in parte nò. Dico che si vede la parte più intima del sasso
di qualità, colore, e durezza dell'alberese, la quale va
insensibilmente degradando in altro colore, nel modo che fa il granello
dell'uva nel cominciare a mutarsi, il verde del quale
si vede a poco a poco mutarsi in rosso, finchè si conduce ad esser da una parte interamente rosso. Nè fa pel nostro assunto il disputare, se questa sia la qualità di tal pietra, o se pure essa col tempo si riduca da una qualità ad un altra. add. Pieno di sassi. Lat. Saxsosus.
f. Tramezzo che si mette per separare, per impedire il passo, e
qualunque ritegno messo a traverso, acciocchè una cosa non rovini, o non
si richiugga. Tramezzare con isbarra. m. Lo sbattere, percotimento. ¶
Tra' Pittori dicesi sbattimento per lo stesso che ombra, cioè quella
oscurità che fanno i corpi opachi sopra il piano, ove son posati, o
sopra qualsivoglia altro corpo. V. Ombra. add. Di color cilestro, o azzurro, altri azzuolo. Lat. Coeruleus. Divenire bianco d'una bianchezza livida e smorta, simile al pallore. add. da sbiancare, pallido, smorto. Divenir bieco, storcere, stravolgere. Gettar fuor le bullette; e dicesi propriamente ad un certo gettar che fanno gl'intonachi di calcina
(dopo esser ben secchi anche dopo molto tempo) d'una porzioncella di
lor superficie per lo più di figura tonda, simile alla testa o cappello
di una bulletta, lasciando un buco, simile a quello che fa la bulletta o
chiodo nella muraglia nel cavarnelo fuori, con che si guasta ogni
bellezza di bianco, o pittura, che sia sopra essa superficie. Questo male deriva da alcuni minuti pezzi di calcina non bene spenti, che sono particelle di alcuni sassi, che nella fornace son venuti eccessivamente cotti (che i fornaciai dicono sferruzzati) i quali sassi
per tale loro troppa cottura, rilevano, cioè si formentano, o vogliamo
dire si spengono assai più tardi che gli altri, e sempre ve ne resta
qualche parte de' non spenti. Devesi però avvertire da chi vorrà fare
intonachi, di elegger calcina dolce, e molto stagionata, e rena ben lavorata, e di non pigliar la calcina che cade sotto la cola, ma quella che scorre per lo rimanente del trogolo, ove essa calcina si cola; perchè quei pezzetti cadendo a piombo, non essendo ben liquidi non si muovon di luogo, là dove la calcina liquida si porta e si sparge, libera da quell'imperfezzione, nelle parti più lontane. Ottima per tale effetto proviamo noi la calcina di Settimello, villa poco lontana da Firenze,
che si fa d'un alberese, che non portato da fiumi, ma d'una cava dello
stesso luogo, che nel calcinarsi si fa delicata, e morbida, e fa gran
presa. f. Propriamente la scoglia dura e scabbiosa che à il serpente, e 'l pesce, sopra le spalle. Lat. Squamma. Una certa superficie del ferro, che insieme con una ruggine, la quale si trova alle cave di esso ferro, serve per far colore da velare le finestre o vetriate di vetri colorati. Dicesi quel piccolo pezzuolo, che si leva da marmi, o da altre pietre, in lavorando con lo scarpello. m. Diminutivo di scaglione, piccolo scaglione. m. Grado di scala. add. Che à scaglie. f. Strumento per salire, composto di scaglioni, o di gradi; alcuna stabile che è di pietra, o di legno; alcuna portatile di legno, e chiamasi a pivuoli, o di corda, o di seta.
Quel vano dell'edificio per mezzo del quale dall'abitazioni inferiori
s'ascende alle superiori: e sono di due sorte, alcune che non anno
gradi, o vogliamo dire scaglioni, servendo in luogo di quelli uno
sdrucciolo, o pendo, sopra 'l quale si va salendo; altre anno scaglioni,
o gradi, che servono al piede per salire. È opinione delli Architetti
che la situazzione delle scale sia la più difficil cosa, che si faccia
nell'edificio; attesochè in una scala son necessarj tre vani, ognun de'
quali per lo più impedisce i loro disegni; il primo la porta per la
quale s'entra a salire la scala, il secondo la finestra, che le deve
dare il lume, acciocchè chi sale
e scende, veda quel che fa; il terzo quello che vien nel palco, per lo
quale si perviene al piano superiore, che però usano, affinchè le scale
non guastino il luogo a' loro edifici, di non guastare essi il luogo
alle medesime scale; che però assegnano loro luogo proprio distinto
dall'altre abitazioni fino al tetto e coperta dell'edificio. o
Scala fatta in giro, a somiglianza della parte interiore d'alcune
chioccolette marine: fannosi scale a lumaca di varie sorte, alcune con
colonna in mezzo e gradi attorno diritti; altre con colonna in mezzo e
gradi torti; alcune nel mezzo vote con gradi torti; altre ovate con
colonna in mezzo, e senza colonna; altre finalmente diritte con muro
dentro, altre diritte senza muro. Levar la calcina da' muri. add. da scalcinare, e dicesi propriamente di muro, a cui sia stata tolta via la covertura di calcina. f. V. Scalinata. m. Lo stesso che scala: tra' Pittori si dice propriamente scaleo ad una scala di legno
portatile, fatta a foggia di treppiede, con un pianetto in cima, che
serve di ponte al Pittore, per dipigner tavole di grand'altezza. f. V. Scalinata. e f. Diminutivo di scala. e | o | | f. Ordine di gradi avanti a Chiese, o altro edificio. Trarre i calzari di gamba, o di piede altrui. Lat. Discalceare.¶ Per levar la terra intorno alle barbe degli alberi e delle piante; contrario di rincalzare. Lat. Ablaqueare; e dicesi d'ogn'altra cosa che per simil modo, se gli levai attorno materia, come a muraglie, fondamenti, e simili. add da scalzare, e dicesi di muro, a cui sia tolto per di sotto l'appoggio, o la materia, che attorno attorno lo rincalzava. Incavare legno o pietra o simil cosa, e ridurla a guisa di canale. add. da scanalare. V. Accanalato. e Adoperar lo scandaglio. ¶ E per cercar bene, e minutamente delle misure, e de' pesi di che che sia. m. Piombino. Dissolvere; ed è proprio degl'intonachi e coverture delle muraglie. Levare i canti a che che sia. f. Voce del tutto Latina; vale spalla, omero. Lat. Scapula.¶
Gli Anatomisti però pare che nell'annoverare gli ossi, prendano scapula
per la paletta della spalla, la quale con l'omero o spalla è legata al
braccio. V. Muscoli, e V. Scheletro. Fare scarabocchi. add. da scarabocchiare, imbrattato di scarabocchi. Imbratto che fassi su' fogli da chi impara a scrivere o disegnare.
m. Luogo destinato a portarvi le some della terra scavata dal suolo in
occorrenza di scavar fosse per fondamenti, e di calcinacci dalle
fabbriche. f. Il calzare del piede, fatto per lo più, di cuoio. Lat. Calceus: dicesi anche scarpetta. Quel pendo delle mura, che le fa sporgere in fuora più da più, che da capo: onde muro a scarpa. Vedi. A scarpa. Lavorare con iscarpello. add. da scarpellare, lavorato con iscarpello. m. Maestro di scarpello: colui che lavora pietre con lo scarpello. m. Strumento d'acciaio di varie forme per tagliare, e lavorar pietralegno, metallo, o altra materia. Dicesi per scarpello propriamente fra tutti gli altri scarpelli quello, di cui si servono gli Scultori in pietra doppo avere adoperato la gradina, che è un'altra sorta di scarpello dentato; e quello che adoprano gli Scultori in legname per pulire. Cavare il canapo della carrucola. add. Alquanto manchevole. Quasi sotto cavare, affondare, far buca. add. da scavare, affondato. Lat. Effossus. Separare, o metter da per sè, cose di qualità diverse, per distinguerle, o per eleggere il migliore. Lat. Seligere, secernere.¶ E talvolta vale eleggere semplicemente. Lat. Eligere. f. Lo scegliere, elezzione. Lat. Electio. Per distinzione. ¶ E per la parte più squisita, e più eccellente di che che sia. ¶
E per quella facultà dell'animo, appartenente al giudizio, per la quale
fra 'l buono ravvisasi il migliore, e si mette in opera, la qual
facultà dicesi da' nostri Artefici più comunemente elezzione. V. Elezzione. add. Eletto, separato dagli altri, messo da per sè, buono, migliore. Lat. Electus, selectus. Ridurre a meno, diminuire. add. Che manca in qualche parte della pienezza, e grandezza di prima; ed è proprio de' vasi. contrario d'addoppiare, disfare l'addoppiato, e ridurlo ad esser scempio, scemare lo addoppiato della metà. add. Contrario di doppio. f. Propriamente capanne di frasche, fatte per fare ombra; dalla qual voce furono dette scenopegia quelle
Feste fatte dalli Ebrei, nelle quali sotto simili capanne di fronde
rinnovano la memoria di quel tempo nel quale furono liberati dalla
servitù delli Egizj. Più largamente intendosi le scene (secondo Labeone citato da Ulpiano in leg: 2. §.. Ait Prætor. ff. de his qui not. infam.) per un luogo fatto apposta per ispettacoli in pubblico, o in privato. Furono le scene prima in Ateneappresso i Greci, e in Roma appresso i Latini. Varie furono negli antichi tempi; alcune si chiamavano tragiche, quali ornavano d'altissime colonne, palazzi reali, fabbriche, ed apparati; altre dicevano comiche, che facevan vedere con edificj privati, e apparati di mediocre ornamento e magnificenza; altre poi che satiriche
appellavano, non d'altro si componevano, che d'alberi, monti, e
spelonche. Erano le scene mobili, che in un subito con artificiose
macchine si voltavano, e mutavano in altre; alcune col levarsi di certe
tavole facevan rimanere alla vista de' circostanti nuove apparenze. E
quelli che sopra tali scene operavano eran chiamati Istrioni, e Buffoni. Ancora ne' tempi nostri, come è notissimo usansi le scene di maraviglioso artificio; e molti sono stati gli Architetti in Toscana eccellentissimi nell'inventarle. Uno di questi f il celebre Bernardo Buontalenti Fiorentino,
che morì l'anno 1608. Il quale in occasione di feste, apparati,
commedie, ed altre pubbliche allegrezze, fattesi da' Senerissimi, fece
cose di tanto stupore, che più non si può dire, aprendo la strada agli
altri Maestri, che anno poi operato per l'Italia, di fare le maravigliose invenzioni, che à veduto il presente secolo, in Firenze, Roma, Venezia, ed altre Città. add. Di scena, attenente a scena. m. Errore solenne, commesso nel parlare, o nell'operare. o f. Luogo a pendo per lo quale si cala da alto a basso, contrario d'erta. Lat. Descensus. f. Quel pezzo di legno, che viene spiccato nel tagliare, o lavorare, i legnami. Schiantare, levare le schegge. Lat. Scindere, diffindere. m. Scheggia grande.
m. Tutta la compagine degli ossi connessi insieme si chiama da' Greci
Sceletos, cioè Scheletro. Si divide questo comunemente in capo, tronco,
ed articoli: da Ipocrate (al Lib. de Ossium natura) in capo, collo, spina, lombi, mani, e piedi: da Galeno de Ossibus, in capo, spina, torace, mani, e piedi.
Il Capo è quella parte, che è posta sopra il
collo, domicilio del cervello; si divide in
craneo, e faccia, la qual comprende le due mascelle.
Il Craneo è una cavità inegualmente ritonda,
composta d'otto ossa, uno della fronte,
due del sincipite, uno dell'occipite, due petrosi
uno sfenoide, l'ultimo etmoide, insieme congiunti per mezzo di varie suture; cioè, coronale,
sagittale, lamdoide, squammosa, sfenoidea, etmoidea.
La faccia è 'altra parte del capo, composta
delle due mascelle, ovvero mandibule
(così dette a mandendo) superiore, ed inferiore.
La mandibula superiore è composta d'undici
ossa, cinque per parte, ed uno nel mezzo
senza pari; cioè, zigomatici, lacrimali,
massimi, proprj, e comuni del naso, e l'undecimo
interposto al palato, sotto delle narici, chiamato vomere.
La mandibula inferiore costa di due ossa,
che negli adulti s'uniscono, e però viene comunemente
costituita d'un solo, il mezzo della quale si chiama mento.
I denti, così detti quasi edentes, sono ossi particolari
impiantati nelle mascelle a guisa di
chiodi per isminuire il cibo, e formar la voce.
Si distinguono in tre ordini, incisorj,
canini, e molari ovvero mascellari, i quali
sebbene non anno determinato tempo della
loro nascita (in riguardo delle qualità individuali
del feto e nutrice) nulla di meno sogliono
ordinariamente nascere verso il settimo mese;
essendo rarissimo quello che si racconta di
Cneo Papirio, e Marco Curzio, che nacquero
dentati. Tra' molari l'ultimo, perchè per
lo più nasce da' 25. a' 30. anni, viene da Ipocrate
chiamato dente della sapienza. Non
mancarono però di quelli a' quali spuntò il
medesimo dente solo nell'età decrepita.
L'orbita nella mandibula superiore, è quella
cavità che contiene l'occhio, chiamata orbita
dalla figura orbiculare, composta di sei
ossa, cinque comuni dal concorso degli ossi
del craneo e faccia, e uno proprio che è il
lacrimale soprannominato.
L'occhio è l'organo della vista, composto
di membrane, umori, vasi, e muscoli. Le
membrane sono, secondo i più, l'adnata o
congiuntiva dal pericraneo, l'innominata
dalla membrana de' muscoli, la nervea o albuginea
o sclerote dalla dura madre, la cornea,
l'uvea dalla pia madre, la retina o retiforme
dalla sustanza midollare del nervo ottico,
a' quali s'aggiungono comunemente
la vitrea, e cristallina. Gli umori sono tre;
aqueo, vitreo, e cristallino, ovvero pupilla,
sede della facultà visiva, legato a guisa di
pietra anulare dall'estremità della tunica
uvea, che oltre l'iride costituisce il legamento
ciliare. Sono i vasi vene copiose dalle
iugulari esterne, e interne, arterie dalle carotidi,
nervi dalla prima e seconda coniugazione,
de' quali i primi si chiamano ottici,
che, ostrutti, producono la gotta serena.
I muscoli sono sei; superbo, umile, indignatorio,
bibitorio, e due amatorij; a' quali,
negli animali bruti, s'aggiugne il settimo,
suspensorio.
L'orecchio è l'organo delle discipline, senza
il quale è impossibile diventare uomo erudito.
Si divide in esterno, ed interno; riceve
quello le specie audibili, ovvero il suono,
e questo le giudica.
Il naso è l'instrumento dell'odorato, e acquitrino
delle superfluità escrementizie del cervello.
Riceve la parte esterna le specie odorabili;
l'interna le giudica.
Il collo è la parte che unisce il capo col torace,
anteriormente si chiama gola, posteriormente
cervice. La gola largamente così detta (perchè propriamente è l'esofago)
viene composta da varie cartilagini, oltre i muscoli
(de' quali al suo proprio luogo si è detto)
che insieme coll'osso ioide, colla varietà
de' lor moti, dependenti dagli accennati muscoli,
servono alla varia formazione della voce.
Sono queste cinque, cioè tiroide, cricoide,
due aritnoidi, ed epiglottide; delle
quali, particularmente l'aritnoidi, che costituiscono
la rimula, da' Greci chiamata Glottis,
colla loro varia dilatazione, e restrizione,
fanno la varietà delle voci.
Il tronco comprende la spina, il torace, e
l'ossa, al medesimo aderenti.
La spina è il canale osseo, recettacolo della
spinale midolla, esteso dal capo al coccige.
È composta di 24. vertebre, e osso sacro, in
tal modo articolati, che s'accomodano quasi
ad ogni varietà di moto. Si divide in cervice,
dorso, lombi, e osso sacro. La cervice
costa di sette vertebre superiori, il dorso di
dodici, i lombi di cinque, l'osso sacro negli
adulti unico, e trifido, ne' bambini si divide
in cinque e sei parti; al quale nell'estremità si congiugne il coccige, osso cartilaginoso
per lo più trifido, rare volte quadrifido.
Il torace è l'ambito ovvero ricettacolo delle
parti vitali, formato anteriormente dallo
sterno, e mucronata cartilagine; lateralmente
da dodici coste per banda, sette legittime
superiori, e cinque spurie inferiori; e posteriormente
da dodici vertebre: stabilito superiormente
dalle clavicole, e difeso posteriormente
dalle scapule, ancorchè queste realmente
appartengano al braccio.
La mano, o per meglio dire, la gran mano, è
l'organo appreensorio; e si divide in
omero, cubito, e mano estrema.
L'omero è un solo osso grande e robusto,
articolato alla scapula, e cubito.
Il cubito costa di due ossi, radio ed ulna.
La mano estrema si divide in carpo, metacarpo,
e falange delle dita. Il carpo costa di
otto ossa piccole, connesse fra di loro per armoniam,
e col metacarpo per sinartrosim.
Il metacarpo di quattro; perchè il quinto appartiene
al dito pollice, e col medesimo manifestamente
si muove. Le dita, cioè pollice,
indice, medio, anulare, e auriculare, sono composte
di tre ossa articolate per ginglimon,
che costituiscono, primo, secondo, e
terzo internodio.
Il piede, o' per meglio dire, il gran piede,
l'orgnano
ambulatorio; si divide, come la
mano, in tre parti, femore, gamba, e piede
estremo.
Il femore, osso grandissimo fra tutti quei
del corpo, congiunto con l'ischio per diartrosim,
e colla tibia per ginglimon. À superiormente
due estruberanze, necessarie all'inserzione
de' muscoli rotatorij, chiamate
trochanter maior, ed minor.
Il ginocchio è la parte anteriore dell'articolazione
del femore colla tibia, e poplite
parte posteriore di detta articolazione. o
La rotella o patella, eè un'osso rotondo, che
stabilisce l'articolazione del femore colla tibia.
La gamba è composta di due ossi, tibia, e
fibula, che costituiscono nella parte inferiore
due estuberanze o malleoli, l'uno interno
corrispondente alla tibia, l'altro esterno alla
fibula.
Il piede estremo si divide in tarso, metatarso,
e falange delle dita. Il tarso costa di
sette ossa, talo, calcagno, scafoide, cubiforme,
e tre innominati.
Il metatarso è composto di cinque ossa:
non corrisponde al metacarpo della mano;
perchè il quinto non appartiene al pollice.
Le dita son composte di tre ossa, come quelle
della mano; eccetto il pollice, il quale
è composto di due solamente.
L'ossa, che realmente concorrono alla costituzione
perfetta dello Scheletro umano
(ancorchè diversissimo sia, con la varietà dell'opinioni,
il numero) si riducono per la più sicura, seguendo anche io in ciò il parere dell'eruditissimo
Dottor Medico, e singolare
Anatomista, nella Città di Firenze, Giuseppe
Zamboni, dal quale io sono assistito
nell'esposizione delle materie Anatomiche
appartenenti a questo Trattato; si riducono
dico, al numero di dugento cinquanta sette,
tra' quali, per procedere ordinatamente; sono
i primi;
8 del Craneo.
11 della Mandibula superiore.
2 della Mandibula inferiore.
3 dell'Osso Ioide.
32 Denti.
24 della Spina.
3 dell'Osso sacro.
3 del Coccige.
2 Clavicole.
24 Coste.
3 dello Sterno.
2 Scapule.
2 Omeri.
2 Radij.
2 Ulne.
16 del Carpo, 8. per parte.
8 del Metacarpo, 4. per parte.
30 delle Dita della mano, 15. per parte
2 Ilij.
2 Ischij.
2 della Pube.
2 Femori.
2 Tibie.
2 Fibule.
2 Rotelle.
14 del Tarso, 7. per parte.
10 del Metatarso, 5. per parte.
28 delle Dita, 14. per parte.
8 Sesamoidei de' pollici del piede, 4. per parte,
6 Negli orecchi, 3. per parte.
------------
num. 257. in tutto. Rompere, infragnere. Rompere con violenza, fendere. m. Apertura, fessura, rottura. Proprio imbrattare fogli nello imparare a scrivere, o disegnare, che anche diciamo scarabocchiare. Lat. Conscribillare. add. Quasi dipinto, screzziato.
f. Nell'uomo la parte deretana dalle spalle alla cintura nel
quadrupede dalle spalle alla groppa, e ne' pesci, e simili tutta la
parte di sopra tra il capo, e la coda. Lat. Dorsum. f. Escremento umido, e ventoso, il quale si separa dal suo soggetto per virtù di
calore, o per agitazione veemente. Lat. Spuma.V. Schizzo, o schizzi. f. Una gola o condotto, che è nelle fornaci da fondere metalli sopra la braciaiuola, per la quale esce la fiamma, per portarsi nel forno del metallo, per fonderlo. o
m. Dicono i Pittori quei leggierissimi tocchi di penna o matita, con i
quali accennano i lor concetti senza dar perfezzione alle parti; il che
dicono schizzare. f.V. Gola ne' Membri degl'ornamenti. f. Fessura, fenditura. Lat. Scissura. f. Vasetto cupo a più usi, e a' Pittori serve per temperarvi colori. m. Diminutivo di scodella, e serve a più usi, ed a' Pittori per temperarvi colori. verbo. Dicesi di liquori, quando sgorgati, o versatane la maggior parte n'esce a poco, a poco il residuo. Lat. Guttatim effluere. m. Discepolo, allievo che impara. Lat. Scholaris. Spiccar cosa da cosa appiccata con la colla. Torre il colore. Lat. Decolorare.¶ Per perdere il colorere Lat. Decolorari. Perdere il colore. Lat. Decolorari. add. Ch'è senza colore. Lat. Decolor. Fabbricare immagini, o formar figure in materia solida per via d'intaglio, Lat. Exculpere. add. da scolpire, intagliato, formato di rilievo. Lat. Exculpius. f. V. Scultura. Contrario di commettere, e vale propriamente disfare opere di legname, e d'altro, che fussero commesse insieme.
m. Una delle sei parti necessarie all'edificio; ed è quella, che
divisa tutto il sito d'esso in siti minori. Bello dicesi quello
scompartimento, che non è intertotto, confuso, sciolto, e di parti
sconvenevoli composto, che non averà troppe membra, nè troppo grandi, nè
troppo piccole, deformi, discordanti, e quasi separate dal restante del
corpo. Dividere in aggiustate parti. Scommettere le cose confitte, schiodare. Lat. Refigere. add. Contraffatto, brutto, deforme. Lat. Turpis Contrario di coprire, levar la coperta. ¶ È proprio termine scultoresco, per esprimere il levar terra, o altra materia in superficie delle cave de' marmi e pietre, finchè s'arrivi al masso saldo, che fanno fare alli Scarpellini: eè
quello, che fanno gli stessi Scultori sopra una statua abbozzata
all'ingrosso in un masso, finchè compariscano le membra della figura; e
dicono scoprire, termine proprissimo adattato al nobil pensiero del gran
Michelagnolo Buonarruoti, allorchè poetando disse:
Non à l'ottimo Artista alcun concetto,
C'un marmo solo in sè non circonscriva,
Col suo soverchio; e solo a quello arriva
La man, che obbedisce all'intelletto. Fare scorci. V. Scorcio.
m. Termine di Pittura, o di Prospettiva; ed è quell'operazione, che
mostra la superficie esser renduta capace della terza dimensione,
mediante essa prospettiva. ¶Essere, o stare in iscorcio si dice a figura dipinta sù la superficie, che mediante la prospettiva vien capace della terza dimensione del corpo. ¶
Direi anche scorcio esser quello, che fa apparir le figure di più
quantità ch'elle non sono; cioè, una cosa disegnata in faccia corta, che
non à l'altezza, o lunghezza ch'ella dimostra, tuttavía la grossezza, i
dintorni, l'ombre, e i lumi, fanno parere ch'ella venga innanzi, o si
tiri indietro. Questi scorci sono il flagello degli Artefici ignoranti, i
quali si studiano a tutto potere di tenergli lontani dall'opere loro, e
quando per necessità s'incontrano in essi, coprono con panni, svolazzi,
e simili, il lor lavoro in quella parte che non sanno rappresentare; e
così con tal finto ornamento tolgono alla pittura il più bello, e 'l più
maestrevole.V. Pialletto. Contrario d'allungare, rappiccinire, abbreviare, accorciare. Lat. Minuere decurtare. Levar la corteccia. add. da scortecciare, cheà levata la corteccia, che non corteccia. Tor via la pelle. Lat. Pellem detrahere.
Spaccarsi, aprirsi, fendersi; ed è proprio de' rami dell'albero,
quando si dividono dal ceppo, senza spiccarsi; e de' massi delle pietre, e delle montagne, lo scoscender delle quali dicesi ancora ammottare. Lat. Prærumpi. o Fare screpolo, ovvero crepature. Lat. Findi. E si dice fra' nostri Artefici ad un vizio di certa calcina,
con le quale si fanno intonachi per dipignere a fresco, o per coprire
facce, e mura d'edifizi; poichè cotale intonaco s'apre e fende in
diverse parti, talvolta forse a cagione di non essere stata ben lavorata
l'arricciatura, nè ben rasciutta o stagionata, e talora da altri
accidenti: ciò che fanno anche le mestiche, o imprimiture di tele, o
tavole, o mura per dipignere, a cagione de i composti non adattati a
tale effetto. f. V. Lima, Raspa.Scolpire: leggesi questa voce nel Morgante del Pulci. 11. 127. add. Scolpito. Lat. Scultus: è voce Poetica. f. L'Arte dello scolpire, e la cosa scolpita. Lat. Sculptura.V. Arte della Scultura. e f. Strumento noto di ferro da tagliar legname. Lat. Securis. add. Che è senza luca Lat. Obscurus.¶ Per pallido, senza colore.m. Scurità. Lat. Obscuritas.¶ Appresso i nostri Artefici prendesi per l'opposto di chiaro. V. Chiaro m. add. Propriamente privo d'umore. Tra gli Artefici anche si trova in molti altri significati. V. Maniera secca.
m. Quei luoghi dove gli Architetti fanno posare le teste e gli spigoli
delli archi. Diconsi ancora sedili alcuni pilastri, che poco fuori del
terreno si murano nelle cantine e tinaie, fra di loro distanti, con
travi di legno sopra dall'uno all'altro a foggia d'architrave, sopra i quali posano le botti, e' tini. f. Strumento di ferro dentato, fermo in un telaio di legno, con cui si tira: con tale strumento si dividono i legni, per lungo, o vogliamo dire, per lo diritto, o per lo traverso ancora, quando essi legni non eccedon in larghezza, quella del telaio, nel qual caso, per non poter passare esso telaio; vi si adopera il segone. Strumento simile alla sega da legno ma senza denti, fatto di lamiera di ferro, grossa, sottile, lunga, e corta, a proporzione delle pietre che debbono segarsi. Si fabbricano in Brescia, e nelle fabbriche del ferro de' Serenissimi di Toscana. Alle pietre dure s'adoperano con ismeriglio, e alle tenere con rena. Sega stretta la quale con facilità segando si volta in giro, o altrimenti. Adoprar la sega. f. Il fesso, che fa la sega nel legno segando. ¶ E per quella parte del legno che ridotta quasi in polvere, casca in terra in segando. Lat, Scobs. Questa segatura è ottima per ripulire i pavimenti di marmo dalla polvere e sudiciume. Contrassegnare, far qualche legno. ¶ In termine di nostre Arti si piglia propriamente per fare quel disegno, o segno, o lineamento, col gesso in sù la tela, o tavola, accennando la figura che 'l Pittore vuol dipignere; e quello che fa lo Scultore con carbone, o matita su 'l marmo
per dimostrare la quantità che ne dee levare; e l'Architetto per
esprimere il suo pensiero con facllità e brevità, e quasi accennandolo. Una sorta di sego, per dare sopra i rami vernicati per l'acqua forte; ed è una mescolanza di sego e d'olio, fatta in questo modo: pigliano una scodella di terra piombata, e messovi alquanto d'olio d'uliva, la mettono al fuoco, e
quando l'olio è ben caldo vi gettan dentro certa quantità di sego; e quando è strutto ne fanno cadere una gocciola sopra rame, o marmo,
o altra cosa fredda, e se si rappiglia è fatto, essendo troppo liquido
infondono altro sego. Di questo si servono gl'Intagliatori a acqua forte per dare in que' luoghi del rame vernicato e intagliato, ove voglion che l'acqua forte non roda, o cessi di rodere, dove già fosse stata fatta tanta impressione nel rame,
quanto basta all'Artefice, per rappresentar quella parte più o meno
chiara; onde particolarmente sene servono, per dar alle parti, che devon
rappresentare cose lontane, acciò vengano nell'opera più chiare,
rasciugando per prima bene il rame bagnato dall'acqua forte. m. Sega senza telaio, in luogo del quale à due manichetti; serve per recidere a traverso il legname intero, per farne toppi, o rocchi, come altri dicono. o f. Pietra, con che si fa scaturire il fuoco; e talora si piglia genericamente per ogni marmo, o pietra dura. m. Aspetto, faccia, volto. m. Mezzo cerchio. Lat. Semicirculus. m. Mezzo diametro, che è quella linea che partendosi dal punto del cerchio arriva alla circonferenza; e si dice anche raggio. m. Pronunziato coll'e stretta. Quella parte curva dell'Uomo tra la fontanella dello stomaco, e 'l bellico. Disgiugnere, partire, disunire. m; o | f. e | m. | Luogo dove si seppelliscono i morti. Lat. Sepulchrum. m. Pietra diversa da quella che chiamano pietra serpentina. Questo è di color verde, alquanto scuro, à in sè alcune crocette pendenti in giallo per la lunghezza di tutta la pietra. È duro più del Porfido, ma più facile a lavorare. Cavasi nella Grecia;
serve per lo più a far colonne, e pavimenti, base, maschere, e altri
simili ornati; E perchè con tutta la sua durezza ad ogni modo facilmente
schianta, non serve a far figure. m. Una pietra tagliata a conio, o come altri dicono a coda di rondine, che si mette nella parte più alta, cioè nel mezzo, delli archi de' ponti. add. D'una volta e mezzo. add. D'una volta e un quarto. add. D'una volta e un terzo. m. Lo essere proprio del maschio e della femmina, che distingue l'un dall'altro. Lat. Sexus.¶
E sesso dicesi l'una e l'altra parte vergognosa, sì dell'uomo, che
della donna; onde lo spazio che fra l'una e l'altra di esse parti
vergognose dicesi infra i due sessi.V. Muscoli. f. V. Compasso.
m. Qualità d'arco; si dice a distinzione di quelli archi, che sono a
punto fermo di tutto sesto, cioè di mezzo cerchio; o di meno che tutto
sesto, cioè minore di mezzo cerchio: là dove il sesto acuto è un arco
composto, di due archi, che nel colmo fanno angolo acuto
Termine d'Orefici, e più propriamente di Doratori a fuoco; e vale
stropicciare lavando i lavori dorati, o da dorarsi, e fare altri simili
servigi col mazzetto o pennello di setole di porco. f. Tagliamento: Accolti. Dicesi anche, intersezione. Lat. Sectio. f. Figura geometrica la più capace, perchè rotonda. Lat. Sphera, orbis. Per globo e palla. Lat. Globus. add. Di sfera. add. Sferale.V. Fendere. add. da sfendere. V. Fesso. m. Lo sfiatare. Lat. Evaporare.
Lasciare andare il fiato; e si dice di quella cosa, che è piena di
fiato; e non lo ritiene; svaporare, mandar fuori il fiato. Lat. Evaporare, vaporem emittere. m. Alcune aperture, che lasciano
i Gettatori di metallo nelle forme, affinchè nel gettare in esse o cera o metallo, possa uscirne l'aria, e così restino le cavità di esse forme del tutto piene, e la statua non venga spezzata, o bucata. ¶ Lo stesso fanno gli Architetti a' condotti dell'acque; acciocchè l'aria non faccia a' medesimi nocumento.
Alcuni vacui, che lasciano gli Architetti nelle grossezze de'
fondamenti, e muri da imo a sommo, quando son grossi assai, affinchè per
essi possano traspirare i vapori che si generano sotto il terreno,
senza nuocere alla muraglia. Rompere il fondo. add. da sfondare, che à rotto il fondo, che è senza fondo. m. Una veduta di prospettiva, che dimostri gran lontananza. add. Deforme, di brutta forma. Scansare, schifare. Lat. Evitare, effugere. Termine di Prospettiva e Pittura. EÈ
quell'allontanarsi che par che facciano dall'occhio i casamenti e
fabbriche tirate in prospettiva col punto; e le figure dal Pittore
rappresentate in lontananza, che a proporzione diminuiscono, seguendo la
proporzione dello sfuggire de' piani, e delle medesime prospettive, il
che si fa dall'Artefice non tanto col diminuire della grandezza che con
la degradazione del colorito. Vedi. Scorcio.
Unire i colori; ed è quello che fanno i Pittori, doppo aver posato,
il colore a suo luogo nella tela o tavola, per levare tutte le crudezze
de' colpi, confondendo dolcemente fra di loro chiaro con mezza tinta, o
mezza tinta con lo scuro, a fine che il passaggio dall'uno all'altro
venga fatto con un tale digradamento, che la pittura anche a vista
vicina apparisca morbida e delicata senza colpi di pennello. Lo stesso
che segue nel dipignere, occorre ancora nel disegnare, quando colui che
disegna strofinando con carta, con esca, o altro, i colpi della matita così bene gli unisce fra di loro, e col bianco della carta
che fa apparire il termine della macchia non altrimenti che un fumo,
che, nell'aria si dilegua; e così fatte pitture, e disegni, diconsi sfumati. add. da sfumare, che à unito i colori. f. Scarpello fatto a doccia, serve a intagliare in legno. f. Piccola sgorbia. Voce usata da coloro, che lavorano figure di metallo;
cioè, il graffiare per lo traverso con una ciappoletta sottile e bene
arrotata i campi delle piccole figurine per quelle far maggiormente
spiccare sopra il campo. ¶ Usanla ancora i Pittori per lo dipignere di sgraffio, o sgraffito. V. Sgraffio, o sgraffito. o
m. Una sorta di pittura che è disegno, e pittura insieme; serve per
lo più per ornamenti di facciate di case, palazzi, e cortili; ed è
sicurissimo all'acque, perchè tutti i dintorni son tratteggiati con un ferro incavando lo 'ntonaco prima tinto di color nero, e poi coperto di bianco fatto di calcina di travertino; e così con que' tratteggini, levato il bianco, e scoperto il nero rimane una pittura, o disegno, che vogliamo dire, co' suoi chiari e scuri, che avitata con alcuni acquerelli scuretti à un bel rilievo, e fa bellissima vista. f. V. Gola ne' Membri degli ornamenti. f. Proporzione: Landin. in Apolog. Disposizione, o misura. Osio. add. Che à simiglianza. Lat. Similis. f. Sembianza conformità. Lat. Similitudo. Aver simiglianza. Lat. Similare, referre. add. Simigliante. Lat. Similis. Aver sito, cioè malo odore. m. Postura; positura di luogo. Lat. Situs.¶ E per odore. Lat. Situs. Una delle sei parti necessarie all edificio; ed è quello spazzio, che elegge l'Architettore, per farvi sopra la sua fabbrica:
e sotto questo nome si comprende non solo quella quantità di
luogo, che verrà circondata di muraglie, per uso d'abitare; ma ancora
ogni spazio di esso edificio, quale si premerà, passeggiando, con le
piante de' piedi. o Dice il Paggi nella sua Tavola,
essere il sito una delle cose necessarie da osservarsi dal buon
Pittore, nella rapprestazione delle cose animate; cioè stando ritte, a
sedere, a giacere, supine, bocconi, per lato, inginocchioni, comode,
scomode, e simili attitudini, e dell'inanimate, o naturali, o
artificiali, molte delle quali anno proprio sito o positura immobile,
come la terra che sta a giacere, i monti sollevati, colonne d'edifici
ritte, architravi e cornici a giacere, tetti pendenti, e simili; e
molt'altre che sono mobili le possono mutare ad ogn'ora, come sono
arnesi, stromenti etc. Inoltre deve il Pittore considerar questo sito,
come sede delle parti e particelle di qualunque corpo, fuori del qual
sito o sede propria, non possono esser collocate senz'errore; siccome
per contrario quando ogni cosa è per l'appunto nella sua sede, ne
risulta il beninsieme, che è una delle principali parti della buona
pittura, anzi una delle due origini del disegno; per questo al Pittore
sta bene il farsi pratico della Notomía, per saper collocare, ossa,
nervi, muscoli, vene, e ogni altra parte e particella del corpo umano,
dove va: imperocchè essendo l'uomo la più bella fabbrica del Mondo, da
lui piglia norma ogni altra cosa. Questo sito o sede propria delle
parti, à molta convenienza con la forma o fattezza delle cose, nel
concorrere alla creazione del disegno. Porre in sito Lat. Statuere, collocare.V. Fogna. m. V. Lavoro di smalto. Lavoro di smaltorosso e trasparente, il più bello fra tutti i lavori di smalto. Cellini. Un composto di calcina con diverse materie, serve per gettare nelle fondamenta, per far pavimenti, e talora per volte, e coperture. m. Gemma lucidissima, e trasparente di color verde. Si trova in Soría, in Egitto, e in Etiopia, e in questo luogo è durissima. Trovasene ancora in altre parti. L'Egiziane, e quelle di Cipro, sono le migliori; quelle d'Etiopia anno un verde più profondo, ma bene spesso ineguale; e non sono del tutto nette. Ne sono anche in Armenia, e in Persia; ma non trasparenti. Nella Media
ne cavano con diverse macchie, talvolta a foggia d'onde di mare, e
talvolta ancora d'animali, d'erbe, e simili. Altre ancora sene trovano
in altre regioni con altre diverse qualità e sono bene spesso
falsificate. È questa gioia assai sdegnosa, e patisce per ogni 'ngiuria
di fuoco, o di ferro, o d'altri metalli.
À virtù di ricreare mirabilmente la vista, che sia stanca per lungo
fissarsi e dicono anche, che non mai si muti, nè al Sole o altro lume,
nè all'ombra; ma sempre tenga vivi i medesimi raggi, senza accrescergli,
o diminuirgli. Serve a' nostri Artefici per varj e ricchi ornamenti. Dare smeriglio, per lo più a pulire metallo. m. Una pietra, che ridotta in polvere, usata con acqua, serve a spianare, segare, e pulire, ogni sorta di pietra; a noi vien portata di Smirne: trovasi ancora chiamata pietra Smiri. Serve lo smeriglio anche a pulire i metalli. Guastare, e disfar le mura. Dar lo smusso, levare il canto vivo. m. Taglio del canto vivo. f. Lo esser sodo. ¶
E sodezza si dice per lode di quel lavoro di Pittura, e Scultura, e più
propriamente d'Architettura, che non à le parti o membra
soverchiamente variate in troppa quantità, e assai minute; che si
direbbe lavoro trito, o tritume. add. Duro, che non cede al tatto e non è arrendevole. m. Dicono generalmente gli Architetti
ad ogni sorta d'imbasamento, o fondamento, dove posino edificj, o membra d'ornamenti, e simili.
Luogo dove posano gli Architetti le fondamenta delli edificj. Per
intelligenza di che, è da sapersi, che la terra tiene sotto alcuni
filoni doppi, de' quali altri son sabbiosi, altri renosi, altri sassosi;
sotto i quali, con ordine vario, trovasi un terreno, detto pancone,
molto denso, che è quello ch'è bastante a reggere ogni edificio; e
questo chiamano sodo del terreno, quantunque non sempre si trovi della
medesima sodezza, anzi in alcuni luoghi padulosi trovasi così debole,
che è necessario usare pali di cerro di castagno o d'altro legname,
fitti per rovescio nel terreno, in altezza almeno dell'ottava parte
dell'altezza, che deve avere il muro, e tanto fra di loro vicini, che
non resti luogo, ove piantarne altri. m. Strumento da soffiare. Lat. Follis. f. o
m. Palco, che si fa sotto l'ultima copertura o tetto degli edificj, o
sotto altro palco, per abbellimento, e talvolta per comodo di abitare. La parte di sotto della cornice tra l'uno e l'altro modiglione, nella quale sogliono intagliarsi rosoni, e simili altre cose. f. Quella pietra, che sta per piano in fondo della porta, dove posano i cardinali o stipiti. Lat. Limes.
Quella, che à nella più alta parte, un bastone, che sporta in fuori,
che alcuna volta rigira con parte della modanatura dello stipito. Quella che torna a piano del mattonato. Allenare, alleggerire. Lat. Levare, linire. m. Il sollevare. Lat. Levatio. Levar sù, inalzare. Lat. Elevare. f. Il sollevare, alzamento. Lat. Elevatio. add. Non assodato, soffice; contrario di pigiato e calcato. Lat. Mollis.V. Simigliare. m. Parte alta della colonna dove è il collarino. Preposizione. V. Sotto. m. Architrave. V. Membra degli ornamenti. Por sopra. Lat. Superponere. Pignere; ma à più di forza. add. Magro, che à poca grossezza Lat. Subtilis. Preposizione che denota inferiorità di sito, opposta a sopra, di cui è anche correlativa. Lat. Sub. f. V. Membra degli ornamenti. m. La parte del gocciolatoio della cornice per la banda di sotto, che si fa incavata, affinchè l'acqua non si appicchi alle membra della cornice, o altre; ma necessariamente si spicchi, e cada. f. Quella cosa, che si pone sotto la leva, per mettere a lieva. Lat. Præssio, e fu detta da' Greci, Hyppomoclion.
m. Si dice a pittura che è figurata stare in alto, e che sia veduta
allo 'nsù, e non per linea orizontale e piana, e che per vederla è
necessario alzar la testa, della quale, scorgendosi prima le piante de'
piedi, le parti più alte scortano, e sfuggono allo 'nsù. Queste quando
sono ben fatte anno tanta forza, che pare, che sfondino i piani delle
soffitte, e i concavi delle volte. Fra gli Artefici, che gli anno
singularmente fatti, è stato ne' tempi nostri il celebre Pittore Pietro da Cortona, come mostrano l'opere sue fatte in Roma, e nelle regie camere del Serenis. Granduca in Firenze; e fra quelli: che pure ne anno fatti eccellentemente, e fannogli tuttavía, deesi degno luogo a Baldassarre Franceschini Volterrano, di che non lasciano dubitare le bellissime volte e cupole, da lui dipinte a fresco nella Città di Firenze. Tali sono la volta della Cappella degli Orlandini, e altre ne' Servi, e la maravigliosa cupola della Cappella de Niccolini in Santa Croce; oltre a quanto à già incominciato a vedere il Mondo negli ottimi studi e principio della cupola della Santissima Nunziata: e quello, che è più degno d'ammirazione, è l'avere egli in simil veduta, fatta tanta pratica, che quello che a' Maestri
costa per ordinario molto studio dal naturale o modelli situati a posta
in luogo alto, si rende a lui tanto facile, che fa disegni di figure e
storie di tutta invenzione, che potrebbono servire a lui, siccome
servono ad altri, a' quali egli talvolta le da, per mettere in opera. e m. Spezie di cuoio, che si adopera a più cose.V. Pala: m. Colui, che opera con la pala. f. Quella parte del busto, dalla legatura del fianco, al collo. Lat. Humerus. scapula.¶ E spalla del fiume,
si dice una proporzionata quantità di terreno, dall'una e l'altra
parte, nella quale non è lecito ad alcuno, sotto gravi pene, il
lavorare.V. Muscoli della Scapula, e dell'Omero.V. Omero in Scheletro.
f. Spezie di sponda, o parapetto, ma bassa molto, che si fa da' lati
di qualche piccolo ponte o strada, che abbia da alcuna parte profondi
fossi o dirupi, e ciò per maggior sicurezza del camminare. Fannosi
ancora intorno a' tre lati sopra i tetti delle colombaie, acciocchè
difesi da' venti, possano i colombi, starsene sopra i tetti all'aria, e
al Sole, e usansi ancora in altri edificj. m. V. Nero di spalto. f. V. Palmo. m. Lo spartire, separazione. Dividere, sceverare, separare. m. Quel tempo e luogo, che è di mezzo fra' due termini.
m. Abitazione o ricetto di poveri, detto dalla virtù dell'ospitalità,
che vi si esercita. Sono di più sorte; di fanciulli esposti, com'è lo spedale nominatissimo di Firenze, detto degli Innocenti, e dicesi in latino con voce Greca Brephotophium: de' pellegrini o romei, come sono in Firenze lo spedale della Congregazione di S. Tommaso d'Aquino; e dicesi questo Grecamente Xenodochium: degli infermi, com'è a Firenze il famosissimo spedale di santa Marianuova; e dicesi Nosocomium: degli abbandonati, ovvero orfani, com'è quello di S. Caterina, lungo le mura della Città di Firenze:
de' poveri mendicanti, de' quali molti sono in essa Città: de'
Sacerdoti, tenuto dalla Congrega Maggiore; ed è antichissimo, e fu
fondato in Firenze per divina revelazione: de' vecchi e inabili, come quello della Trinità di ponte Sisto a Roma, fondato da Sisto V. Nel nominatissimo spedale della scala di Siena, tre opere di carita si esercitano; si curano gli infermi, s'alloggiano i pellegrini, e si allevano i fanciulli esposti. Di spera. Lat. Spheralis. Ridurre in piano, pareggiare. Lat. Complanare, planum reddere. ¶ In significato neutro, si dice, spianare, e bene e male spianare,
a cosa, che col suo piano o bene o malamente posi, o si accosti sopra o
appresso ad altra cosa piana; cioè al bene o male toccare, che fanno
insieme, da per tutto, le due superficie piane. f. Pareggiatura, ed luogo spianato.
Usano i buoni Architetti far sì che i Muratori, nell'alzar che fanno
le mura, procedano con tal'ordine, che 'l muro venga alzato tutto
egualmente a suolo a suolo, ed ogni suolo cordeggi perfettamente in
piano, ad effetto che il sasso o lavoro,
posando sempre sopra superficie piana, venga a fare il muro più stabile,
conferendo anche ciò molto alla bellezza della faccia della stessa
muraglia; e questi suoli o ordini di muro chiaman'essi spianate delle
muraglie m. Strumento d'un quadro di legno, e due stanghe ferme per lungo, che formano quattro prese o maniche, che servono a muoverlo, e al quadro di legno è aggiunto un tagliere di legno spianato; largo tre quarti di braccio, e grosso due soldi, e serve per ispianare ogni sorte di pietra
dura e tenera, per poterla tirare a pulimento, e s'adopera con
ismeriglio. Fannosene ancora de' più stretti con un sol manico per pietre piccole. Contrario d'appiccare, staccare, levare la cosa del luogo ove è appiccata.V. Pelare. Lo stesso che pignere. Lat. Impellere. m. Canto vivo de' corpi solidi, detto così dagli Antichi, e con altro nome il primo membro.V. Peducci delle volte.f. Ossa dell'animale. V. Scheletro. Spezie d'incavatura, o canali. Galil. Meccan. L'orificio o foro delle fornaci, dove si fondono i metalli, per lo quale esce il metallo fuso, per cadere nella forma. Ridurre in polvere.¶
Termine di Pittura. Vale ricavar collo spolvero, che è un foglio
bucherato con ispilletto, nel quale è il disegno, che si ricava,
facendo per que' buchi passarvi polvere di carbone o di gesso legata in un cencio, che si chiama lo spolverizzo.m. V. Spolverizzare. m. V. Spolverizzare. V. Cartoni per far disegni d'opere. f. Parapetto fatto a ponti, pozzi, fonti, terrazzi, e simili. ¶ E si piglia anche per estremità semplicemente. f. Pialla non molto larga, col taglio a angoli retti. Porgere in fuora, fare avanti. Lat. Exporrigere, extrahere.V. Aggettare. o
m. Alcuni aggetti di muraglia, usati farsi dagli Antichi, alla parte
più alta delle mura delle Città, fortezze, o torri, facendogli uscire
fuori della dirittura, e piombo delle muraglie; e ciò non solo per
dilatare la testa delle medesime, per potervi più comodameente camminar la soldatesca; ma anche per potere, per alcune buche, che lasciavano nelle volticciuole de' medesimi, piombar sassi,
e impedir le scalate de' nemici. Servono questi sporti, per dilatare
ancora le abitazioni, nelle case private, oltre i recinti, e fondamenti
delle medesime. Eranne in Firenze in grandissima copia, che furon fatti levare dal Granduca Cosimo I.
e fu questo un de' più singulari e utili abbellimenti, ch'e' fece a
questa Città perchè rendevano le contrade uggiose: e con quell'occasione
si fecero bellissime facciate di sgraffi e di pitture alle medesime
case. f. legno o ferro che si conficca a traverso, per tenere insieme e unire le commessure. Lat. Suscus.¶ Volendosene servire per pietre (tanto in muraglia che in statue rotte, che si vogliono ricommettere) saranno le migliori quelle di metallo; perchè il ferro
col tempo facendo ruggine, dilata i fori dove esse spranghe si fermano,
e così non fanno più l'ufizio loro di reggere, che è il fine per lo
quale si adoperano. Mettere spranghe. add. da sprangare, che à spranghe, armato di spranghe. f. Diminutivo di spranga, piccola spranga. ¶ D'onde spranghetta dicesi a dolore di testa, o empiezza di vapori ascesi al capo, per troppo vino, o per altro. Bagnare, gettando e spargendo minutissime gocciole. Lat. Leviter, aspergere. add. da sprazzare, leggiermente bagnato. Lat. Leviter aspersus. ¶ E si piglia anche, da' Professori di lavorar pietre, dure per quella macchia di pietra, fatta di minutissimi punti di che che si sia colore. m. Spargimento di liquore in minutissime gocciole. Lat. Aspersus.¶ E anche per la macchia di pietra di minutissimi punti di che che si sia colore. m. Strumento col quale si pugne il cavallo, acciocchè affretti il cammino, adattato al calcagno del piede del cavalcatore. Lat. Calcar.¶
E sprone si piglia per quei sprocchetti che sono nell'albero, a
similitudine fatti dell'ugnone che il gallo, e talora il cane, à sopra
il piè. ¶ E sprone la punta della prua de' navili da remo. Lat. Rostrum. Alcune muraglie per traverso, che fannosi talvolta per fortificare esse mura, e fondamenta.
f. Un certo vegetabile che nasce su' lidi del mare, attaccato agli
scogli; è di materia arido e poroso, talmente che è per tutto pieno di
buchi. Lat. Spongia. Serve a' nostri Artefici per vari usi. Una sorta di sasso prodotto dalla natura, bucherato a foggia della spugna, altrimenti detto pomice dura. f. Lo essere spugnoso, rarità, o rarezza, a similitudine di quella della spugna. add. Di qualità di spugna, raro; contrario di denso. f. Stumia. Lat. Spuma. Levar via, guastar la punta. f. Lo strumento col quale si squadra, che son due regoli commessi ad angolo retto. Lat. Norma. volgarmente Un'istrumento degli Architetti e Agrimensori, che serve a pigliare gli angoli. Render quadro, o ad angoli retti che che sia. ¶
Guardare una cosa dal capo al piede minutamente considerandola con la
squadra, e dicesi a quell'operazione, che fanno gli Scarpellini o
Squadratori, per mettere in piano i sassi che voglion lavorare. m. Scarpellino che lavora pietre, e marmi di quadro. m. Lo squadrare, cioè il misurar con la squadra. Rompere, spezzare, stracciare sbranando. Lat. Discindere, rescindere, diffringere. add. Fermo, durabile, permanente. Lat. Stabilis.¶ Dicesi, da' nostri Professori, lavoro stabile, muraglia stabile, per fatti con ogni perfezzione dell'Arte. Rendere stabile. Lo essere stabile, fermezza. add. da stabilire, reso stabile.V. Spiccare. f. Strumento da pesare. L. Statera. f. Strumento per lo più di ferro, che si attacca alla sella per aiuto del piede di chi cavalca. Lat. Stapes.¶ Per uno strumento da sonare con certi campanelli, fatto a guisa di staffa. Alcuni strumenti di ferro, fatti a somiglianza della staffa da cavalcare, nei quali si strigne la terra, in cui si gettano medaglie, e cose diverse di metallo. Un ferro confitto nelle imposte degli usci, per reggere il saliscendo. f. Stanza dove si tengono le bestie. f. Impressione, o imprimitura di che che sia, che lasci il segno. ¶ E stampa la cosa o strumento, che imprime, e segna ¶ E stampa per la cosa stampata in qualunque materia che sia.
Strumento simile alla stampa da drappi, e per il medesimo effetto, e
l'adoprano tanto i calzolai per far loro lavori su 'l tomaio delle
scarpe, quanto i Maestri di cuoio d'oro, per dar l'ombre alle figure, e rabeschi de' loro lavori. ¶ Ci sono alcuni altri strumenti detti stampe da cuoio, per far buchi tondi nel medesimo cuoio,
e sono di diverse grandezze. Quelli che fanno il buco minore l'adoprano
i Calzolai a traforare le scarpe in que' luoghi, dove à da passare la
legatura; gli altri che fanno buchi maggiori si adoprano da' Brigliai, e
Valigiai, per fare i buchi, dove anno a passare gli ardiglioni delle
fibbie, che si pongono alle briglie, ed a i cignoni de' cavalli, e
carrozze. Strumento di ferro
di più lunghezze e grossezze, in cima del quale vi è rabesco, mandorla,
o altro lavoro da imprimersi ne' drappi: il che si fa in questa
maniera; tiensi il drappo disteso sopra una grossa, e bene spianata
tavola d'asse, e posandovi sopra con la mano mancina il detto strumento
di ferro, con la man ritta gli si dà sopra un colpetto leggieri con una mazza quadra di legno, tanto che venga impresso ciò ch'è disegnato nello strumento. ¶ Per una sorta di scarpello con taglio col quale si fanno trinci, o frappe ne' medesimi drappi.
L'impressione de' libri. Arte ritrovata dugento anni sono in circa; si
fa con lettere di getto, formate a rovescio, e rilevate sù la cima di
certi punzoncini quadri, fatti di stagno e d'altra mistura che lo stagno
consolida, e rendelo atto a reggere le stretture del torcolo. Di queste
lettere (messe insieme ad una ad una, a guisa di chi scrive, in uno
strumento, che dà la giustezza del verso, e perciò chiamato compositoio) sene formano pagine, telaretti, e forme, della grandezza che si vuole sia il foglio da imprimere:
serransi poi dentro un telaio di ferro; e messe in uno strumento mobile detto il carro, toccate d'una mistura detta inchiostro,
si fanno andare sotto il torcolo, ove a forza delle strette, che si dan
loro con la vite del medesimo torcolo, s'imprime nel foglio bagnato. Strumento d'acciaio
di più grossezze e lunghezze, con testa quadrata, la superficie della
quale è spartita in punte a diamante. Serve agli Scultori, per lavorare
ne' luoghi fondi delle statue, e dove non arriva la luce: e in que'
luoghi, che per la loro profondità e angustia, non ammettono lavoro di ferro da taglio; e talora se ne servono, per far buchi profondi ne' marmi, percuotendo leggiermenre il ferro col mazzuolo con replicati colpi, coll'aiuto dell'acqua, che in piccol trogoletto di terra, che fanno attorno al luogo da forarsi, finchè sia fatta tanta apertura, che possa tener l'acqua da per sè stessa; e così vanno infragnendo a poco a poco il marmo, e con tale instrumento forano ogni grossezza di esso. Alcuni legni di bossolo, pero, o altro legname duro, ne' quali s'intagliano figure ed altro, a modo contrario alle stampe in rame; perchè in queste serve l'incavatura per ricevere in sè il colore, e imprimerlo nella carta, facendolo uscir fuora dell'incavatura, per forza d'un torcolo, composto di due cilindri detti curri, o rulli, o subbi, con restare i piani puliti; ma in quelle di legno,
il colore è ricevuto dal piano all'usanza della stampa da libri, e
perciò deve restare incavato tutto quello che non à da ricever colore,
nè fare impressione nella carta. Ugo da Carpi, Artefice del passato secolo, inventò un modo di fare stampe di legno di tre pezzi, con le quali fannosi carte, che paion disegnate, per avere in sè tre colori, col primo pezzo s'imprimono gli intorni e 'l lume, che è il bianco del foglio, con il secondo la mezza tinta, e con il terzo lo scuro. Alcuni pezzi di piastra di rame
bene spianati, e fatti (dalla banda dove s'à da lavorare) lisci, ne'
quali s'intagliano figure per istamparsi nel modo che si èè detto di
sopra nella stampa di legno. L'intaglio nel rame si fa di due maniere; una è con lo strumento detto bulino; l'altro è ad acqua forte, per la quale bisogna che il rame sia prima inverniciato d'una vernice fatta apposta (che si descriverà a suo luogo trattandosi delle vernici) sopra la quale si calca il disegno fatto di matita rossa, andando con un'ago sopra i dintorni, come farebbe chi lucidasse: sopra le calcature si sgraffia la vernice tanto che si scopra il rame, non solo ne' dintorni, ma in tutte le linee che anno da fare l'ombra, la tinta, e la mezza tinta. Sopra di questo rame così sgraffiato si dà l'acqua forte, la quale penetra in quelli sgraffi, e gli affonda. L'acqua forte si dà egualmente a tutto il rame
per tre spazzi di tempo: finito il primo spazzio si dà di sego, con un
pennelletto, alle mezze tinte; acciocchè, passandovi sopra l'acqua forte,
non possa profondarle; dopo il secondo spazzio, si dà di sego alle
tinte per poter, senza loro nocumento, profondar con la medesima acqua forte; nel terzo spazzio l'ombre, e gli scuri. Lavorar di stampa, imprimere, e segnare colle stampe.V. Pila, e Torsello.V. Pila, e Torsello. f. Strumento di legno lungo serve a più usi di muover pesi, e altro.
f. Sorta di serrame a chiave, per usci e porte, e particolarmente per
serrare a chiave il chiavistello, facendo passare la stanghetta per il
di lui boncinello.V. Stangone. m. Strumento di legno a foggia d'un palo, col quale i Gettatori di metallo tramenano il bronzo,
mentre è nel bagno della fornace per fondersi, acciocchè si fonda più
presto, e le diverse materie più facilmente si mescolino fra di loro; il
che dicono stangonare. m. Appartenenza della tromba da tirare acqua. V. Tromba. f. Nome generico d'ogni parte della casa ove si possa abitare.V. Naturale. f. Figura di rilievo, o sia scolpita o di getto. Fannosi statue di diverse materie,
cioè d'avorio, legno, terra, gesso, pietra, e metallo;
e coloro che le fanno possono dirsi tutti Statuarj, quantunque i Greci
ai fabbricatori di statue di ciascheduna delle dette materie
assegnassero nomi particolari, quali nomi nota Pomponio Gaulico Napoletano in Dialog.
Anche noi Toscani aviamo usata una certa distinzione di nomi fra i
fabbricatori di esse statue; come a dire, Scultori a quelli che fanno
statue di pietra, che rappresentan figure
d'uomini o animali: e Intagliatori a chi lavora altre cose; siccome
anche Intagliatori a color che fanno figure di legname: Gettatori a quei che le conducon di metallo: Formatori a coloro che le fanno di gesso, o cartapesta, o d'altra materia, che si metta nelle forme spezzate: Modellatori a que' che lavoran di terra e cera: Stuccatori a quelli che le lavoran di stucco. Et eran nel secolo del 1400. in Firenze alcuni buonissimi Maestri di figure, che chiamansi Ceraiuoli, perchè facevan le statue di cera, che si esponevano nelle Chiese presso alle sacre imagini in segno di ricevute grazie, quelle figure che noi diciamo boti: dove è da sapere, che avanti a quei tempi s'era usato offerire alcune piccole immaginette di cera; avendo poi Andrea del Verrocchio,
Pittore Scultore e Architetto Fiorentino, trovato o ritrovato, e
incominciato a praticare la invenzione di far ritratti de' defunti,
formando i loro volti di gesso, fu nuovamente incominciato ad usarsi il far di cera o di stucchi
e altre materie, figure al naturale grandi quanto il vivo, per esporsi
in voto nelle Chiese; ed il primo che offerse simili voti grandi fù il Mag. Lorenzo de' Medici, che uno alla Santissima Nonziata di Firenze, uno al miracoloso Crocifisso delle Monache di Chiarito in via S. Gallo, ed uno alla Chiesa di S. Marìa degli Angeli
ne mandò in testimonio d'una segnalata grazia ottenuta, e tutte
rappresentanti la propria persona sua: e si dilatò per modo quest'uso
che se ne empirono le Chiese, e vi furono molti Maestri che non si
esercitavano in altro; e questi si dicevano Ceraiuoli. La grandezza delle statue dal citato Pomponio Gaulico
si distingue in quattro proporzioni, cioè quanto il naturale, grandi,
maggiori, e grandissime; le prime son degli uomini savj; le seconde si
dicono auguste, e sono degli Imperadori,
e Rè; le maggiori si danno agli Eroi; e le grandissime, che son tre
volte il doppio del corpo umano, chiamansi Colossi, quali usarono gli Antichi a' loro falsi Dei. m. Fabbtricator di statue. f. Appresso gli Orefici è un piccolo strumento di legno, fatto a tornio, con un manichetto, che serve per empiere di pece, e fermarvi sopra la piastra d'argento, rame, o altro metallo, col quale debbono improntarsi sigilli, e fare intagli per ismalti. Serve a' Pittori, che voglion dipignere a tempera, per istendere, sopra le tavole o altre superficie, il gesso volterrano, per dipignervi sopra. o m. Alcuni pezzetti di legno di bossolo, noce, osso, avorio,
o altro simile, lavorati a foggia di fusi, con le cocche simili alle
lime, però alquanto torte, ed alcuni simili agli scarpelli; de' quali si
vagliono gli Scultori, per lavorar figure di terra, o cera, in quelle parti principalmente dove non possono comodamente arrivar colle dita. o | o | | Mescolar polveri, o cose ben trite e sminuzzate, con acqua, o altra materia liquida.
m. Il tronco o fusto dell'abeto, o altro qualsisía albero lungo, e
rimondo, di cui si servono gli Architetti per fare i ponti in luoghi
eminenti dell'edificio, e a più altri usi, di alzare, tirare, e condurre
cose d'eccedente peso. Dicesi più comunemente, abetella. Una verghetta sottile, che si fa di due terzi di piombo, e un terzo di stagno, e serve per tirar le prime linee a chi vuol disegnar con penna; fannosene anche con argento;
ed il segno che si fa con tale strumento, con midolla di pane
facilmente si cancella, per rifar poi altri segni, senza che il foglio
rimanga imbrattato, calcando più o meno, o più o meno, o più o meno
tignendo la carta. Questa voce è proprissima di tale strumento, e usata ne' più antichi tempi, leggendosi nella 6. Giorn. Nov. 5. di Gio. Bocc. là dove parla
di Giotto le seguenti parole. Ebbe
un'ingegno di tanta eccellenza, che niuna cosa della natura fu, che
egli con lo stile, o con la penna, o col pennello, non dipignesse sì
simile a quella, che non simile, anzi più tosto dessa paresse. e m. Una pietra degli usci e delle finestre, sopra la quale posa l'architrave. o Guastar le membra. ¶
D'onde i Pittori e Scultori dicono, storpiate o stroppiate quelle
figure, le membra delle quali dall'Artefice sono state mal dipinte. o add. Che à membra guaste. f. Spazzio di terreno destinato dal pubblico, per andare da luogo a luogo. add. da strignere, serrato. m. Strettezza di luogo. f. o m V. Accanalato. Accostar con violenza e con forza le parti insieme, ovvero l'una coll'altra. Fregar con mano, strofinare. f. Canna della gola, gorgozzule. Spezzie di scarpelletti, per rinettare metalli.
Una certa quantità di paglia di grano, legata insieme in piccoli
mazzetti, che servono per dare il lustro alle statue, e altri lavori di marmo. Liquefare. add. da struggere, liquefatto. Dare stucco, propriamente ristuccare collo stucco. m. Che lavora di stucchi. add. da stuccare, lavorato di stucco.
m. Composto di diverse materie tegnenti per uso propriamente
d'appiccare insieme, o di riturar fessure. Serve anche per lavori di
Musaico, per fare statue, e modanature, cesellare, e altre cose, secondo
le materie delle quali è composto. Uno stucco col quale si riturano i convenenti, o commettiture delle statue rotte. È una mestura di mastico da denti, masticato e fuso al fuoco con cerabianca, e polvere di marmo sottile. Un composto di pecegreca, ceragialla, e matton pesto, con che si riempiono quelle cose, che debbon'esser cesellate. Una mestura di scaglia di marmo ben macinata, e calcina di scaglia di marmo,
o trevertino; serve per far colonne, cornici, e altri ornamenti
d'Architettura, e figure: ed è durevolissimo; perchè in processo di
tempo si fa duro quasi quanto lo stesso marmo. Una mestura, che per ordinario si fa di trevertino, calcina, matton pesto, dragante, e chiara d'uovo; che fa una presa tanto forte, che quasi non à mai fine il lavoro, che con essa si fa. Fassi di gesso stemperato con colla; e gli si dà vari colori (secondo a che sorte di legname si adopera) per turar fessure. Una mestura di pecegreca, ceragialla, e trementina con polvere di marmo, con la quale si ricongiungono i pezzi delle statue rotte, impernando prima interiormente i pezzi con perni di bronzo o di rame, e non di ferro; perchè la ruggine di esso col tempo dilata i fori ne'marmi.
Dare opera a qualsivoglia cosa con industria, diligenza, e gusto; e
dicesi propriamente dello attendere, e affaticarsi in così fatta maniera
intorno alle materie delle Scienze, e delle Arti liberali. Lat. Studere laborare, quærere, operam dare, operam navare. m. Lo studiare. Lat. Studium¶ Per diligenza, industria, fatica. Lat. Studium, diligentia, industria.
Termine de' Pittori, e Scultori, col quale denominano tutti i disegni o
modelli, cavati dal naturale, co' quali si preparano a far le loro
opere; poichè mediante questi, che essi chiamano studj, vengono a
determinare, e perfezionare l'Idea di quella cosa, che vogliono, o con
pennello, o con scarpello, rappresentare in pittura o scultura. Qualità necessarissima al buono Artefice; ed è quello studio, che
debbono aver fatto gli Scultori e Pittori, ritraendo uomini e animali
scorticati, per intendere il rigirar de' muscoli come essi stanno sotto
la pelle, e l'ossa sotto a' muscoli, per poter più aggiustatamente
situar le membra in ogni attitudine e veduta, ponendo i muscoli a'
luoghi loro. Il primo Artefice, che da Cimabue in quà, desse principio a tale studio, fu Antonio del Pollaiuolo Fiorentino, con che megliorò molto il modo di dipigner gl'ignudi. f. Spezie di coperta tessuta o di giunchi, o dell'erba sala, o canne palustri; fannosi però le stuoie, che devon' servire per coperta delle centine, sopra le quali di devon posar le volte, con le canne terrestri. f. Specie di scarpello, ed è un ferro appuntato e grosso, che serve agli Scultori, per abbozzare le lor figure di marmo e pietre, con che vanno dirozzando grossamente il sasso, prima d'adoperare altri ferri. Lavorar di subbia. m. legno rotondo che serve a molti usi. m. Diminut. di succhio, piccolo succhio. Strumento da bucare il legname. m. Strumento di ferro fatto a vite, per uso di bucare. o Add. Imbrattato, sporco. ¶ Quando parliamo del colore delle macchie delle pietre dure, o simili altre cose, per similitudine diciamo, color sucido o sudicio, un colore qual sia più o men chiaro, ma affumicato, e che pende al nericcio; e più propriamente, che è privo di quella vivacità che sogliono avere tutti i colori schietti, ciascheduno per se stesso.
add. Si dice a quella figura o fabbrica, che tanto nel tutto quanto
nelle parti, con bella maestrìa e senza vizio, è fatta, sì che più
tosto pende in sottile e lungo, che in grosso e corto, o come altri
dicono in tozzo o atticciato. f. Piccol pezzo di legno o pietra, con che si raccomodano fessure di legno, pietra, o muraglie. Mettere sverze. Usano coloro, che alzano muraglie di sassi, il calzare ognuno di que' sassi, che stanno nella parte esteriore del muro, con isverze de' medesimi sassi;
perchè avendo questi per ordinario più tosto del tondo, malamente si
posano sopra le spianate de' muri; che però senza tale industria
verrebbe la muraglia debolissima. Alcuni ne' nostri tempi sono stati
ingannati da' Capimaestri e Muratori, per soverchio desìo di risparmiar
briga e spesa, avendo convenuto con essi prezzo determinato per la
fattura della muraglia a tanto il braccio, con somministrar loro i
materiali; donde è avvenuto poi, che i lavoratori, per fare coll'avanzo
del tempo guadagno, anno lasciato di sverzare i lor muri; e così a
cagione della rotondità del sasso, sono rimasti, fra l'uno e l'altro, gran buche e convente: a questo anche aggiugnendo essi il non ispianare col martello i sassi, che debbono stare a filo del muro, anno poi riempito, e pareggiato esso muro, con gran quantità di calcina; e così conducendo una muraglia brutta, debole, e ineguale, anno apportato a' Padroni spesa di gran lunga maggiore. Si dice anche certa sorta di legname, il quale con facilità sverza; cioè schianta nella superficie, sollevandosi da essa alcuni pezzetti di legno acuti, a foggia di sverze. m. Strumento di metallo, nel quale è incavata la impronta, che s'effigia nella materia, colla quale si suggella. Il modo di lavorargli dicesi lavorare d'incavo. V. Lavoro d'incavo. Lautizio Perugino, che lavorò in Roma
nel 1528. operò di suggelli maravigliosamente; e quelli, che faceva per
le Bolle da Cardinali non punto maggiori d'una mano di bambino, gli
erano pagati per lo meno 100. scudi l'uno. Scommettere le cose serrate o strette a vite. Si dice a quel moto, che fa il panno, velo, o altro, a cagion dell'aria, o moto violente, in atto di cadere da alto.
m. Dicesi ad un panno, velo, o simile, che finge l'Artefice esser mosso
dal vento, o dal moto veloce d'alcuna figura, che ne sia coperta,
ovvero che stia in atto di cadere,
onde venga agitato dall'aria. add. Che supera diparti. Che supera due delle cinque parti.
f. Il di fuori di ciascuna cosa, quasi il disopra della faccia; quella
estensione che à solamente lunghezza e larghezza, senza alcuna
profondità, i cui fini sono di linee. A quattro sorte si riducono le
superficie; piana o uniforme; convessa o colma o gonfia; incavata o
concava; ed altre si dicono composte. La superficie piana è definita da Euclide
così, quella che giace eguamente fra le sue linee, che praticamente
direbbono i nostri Artefici, sopra la quale posto un regolo toccherebbe
ugualmente per tutto ciascheduna parte di essa; la convessa è quella,
sopra la quale il regolo toccherebbe in un sol punto, posto fra' suoi
estremi; l'incavata o concava è quella, nella quale il regolo
toccherebbe co' suoi estremi, e non ne' punti di mezzo; la composta
finalmente è quella, che à una parte di sè stessa piana, e l'altra o è
convessa, o concava. f. Funi grosse fatte di giunchi, con le quali si tirano i gran pesi. Galil. Mecc.
m. Piccola cappelletta, nella quale si dipingono, o conservano, immagini di Dio, e de' Santi. f. Piccolo taglio. ¶ E tacca vale ancora piccola macchia. L.Macula. add. Pieno di tacche, pieno di macchie, screzziato, brizzolato, indanaiato, chiazzato, vaiolato. Lat. Maculosus, varius. f. Piatto di legno,
del quale si servono i Doratori a fuoco; e tale anche è il nome d'una
cassetta che ne' lavori grandi serve per lo stesso effetto. f. Quella carrucola di metallo, con la quale si tiran sù, o si calano i pesi, chiamata da Vitruvio, troclea, e recamo, e cusella, e orbicolo, e diciamola anche raggio, e puleggia;
che nel taglio al diritto di sua circonferenza à un canale, nel quale
s'investe la fune, e nel mezzo un buco, dove entra il pernuzzo, detto
altrimenti asticulo, che passando per lo raggio, posto fra un legno tagliato cavato, sopra quello si volge. m. Il tagliare. Lat. Incisio, sectio. Dividere, separare, dar taglio. f. Il tagliare. ¶ La divisione fatta dal taglio. Lat. Incisur. add. Che taglia. ¶
Si dice ad un vizio, che forte imbratta le pitture; ed è quando
l'Artefice, nel colorire non osserva la dovuta degradazione,
diminuzione, o insensibile accrescimento di lumi, e d'ombre, talmente
che si passi dal sommo chiaro allo scuro profondo, senza le mezze tinte;
che si dice ancora maniera cruda,
propria de' Pittori, che non intendono il rilievo: questo però non à
tanto luogo in quelle pitture, nelle quali si rappresentano lumi
violentissimi, o di fuochi o di Luna, in tempo notturno, e simili.
¶ Nella Scultura e Pittura si usa ancora questo termine, parlando di
alcune crudissime piegature, o di braccia o di gambe, di muscoli, o di
panni, fatte senza esprimere quella morbidezza, e pastosità, che mostra
il naturale, come si è detto alla parola Attaccature. m. Parte tagliente di spada, o strumento simile da tagliare. Lat. Acies.¶ E taglio vale la squarciatura, e la ferita che si fa nel tagliare.V. Piede. f. Strumento noto di ferro, per uso di strignere, e di sconficcare. Lat. Forceps. o V. Forbice. Una sorta di tanaglia così detta da Fondatori di metallo, per essere fatta in forma di potere abbracciare i coreggiuoli, ne' quali esso metallo si fonde. f. Paramento da stanze. Lat. Peripetasma, attalica. m. Vermicello che si genera nel legno, e lo rode . ¶ Il generar tarli si dice intarlare, più proprio di quei legnami che sono tagliati secchi in sul suolo o a cattiva luna. f. Una sotta di musaico fatto di
legname, col commettersi in tavole di noce diversi pezzetti di legni colorati, co' quali si formano figure, e storie, prospettive, e altro. m. V. Gomma.V.Gongole. m. Pezzo quadrato, o che tiri a detta figura, di qualunque materia (Dati nelle postille a Zeusi) e serve a più usi, e spezialmente per commettersi in luogo, dove sia guastamento o rottura, per risarcirla. Strumenti di tutto acciaio
finissimo, che dopo essere a forza di fuoco addolciti, servono per
intagliarvi dentro i ritti e' rovesci delle medaglie; il che, a
differenza delle monete, si fa prima col punzone, o madre, e poi con
ciappole, ceselli, e bulini; là dove volendo far forme per monete, che
deono essere di molto minor rilievo delle medaglie, si adoperano
solamente le madri e punzoni, e con quelli si fanno per ordinario i
ritti e' rovesci di esse monete, sopra altri strumenti detti pile, e torselli. V. Pile. m. Ancudine grossa per battervi sopra i metalli. V. Martello da tasso. Detto altrimenti lavoro alla damaschina, perchè eè molto usato in Damasco, e per tutto il Levante; e si fa commettendo ne' metalli intagliati, argento, o oro, formandosi piani, bassi rilievi, e mezzi rilievi; il che si usa anche fare nell'acciaio,
cioè nelli scudi, armadure, e ancora nell'armi, e ne fornimenti delle
medesime, cavandosi il ferro o altro in sottosquadra, con battervi poi
sopra con martelli, o oro, o argento, che si vuol lavorare in fogliami figure o altro. f. legno di qualsisía figura appianato per vari usi, e per dipignervi sopra. ¶ Donde nè è venuto il dire tavola anche a qualsisía quadro fatto di tela, per esser dipinto. f. Srumento, che serve agli Architetti per levar di pianta. Alcune tavolette di legno, bossolo, o di fico, impastate di polvere d'ossa di pollo o castrato, e servono a disegnarvi sopra. f. Sorta di vaso da bere di forma piatta, col più di diverse maniere, e per diversi usi. ¶ E tazze diconsi, per la somiglianza della forma, quei gran vasi tondi di Porfido, marmo, o altra pietra, che mettono gli Architetti per recipienti dell'acque, che fanno salire in alto, nelle fontane de' Giardini o d'altri luoghi. m. Edificio rotondo dove si rappresentano gli spettacoli. Lat. Theatrum. m. Quel tegolo stretto, e concavo, che cuopre gli orli degli embrici. m. Tutto quel lavoro di terra cotta, che cuopre il tetto, e comprende tanto gli embrici che i tegolini. Lat. Tegula.
f. Quella quantità di panno, drappo, o simil materia, che si tessa,
così intera e compiuta, come ella si leva dal telaio; più propriamente
per panno lino o canapino.¶ E perchè di questo panno lino o canapino
si fanno i quadri per dipignere, perciò fra' Pittori si piglia bene
spesso questa voce tela per lo stesso quadro; invenzione trovata dagli
Artefici da centottanta anni in quà in circa (benchè nelle nostre parti
più modernamente) per lo grand'utile, che quindi deriva all'Arte,
perchè poco pesa, e puole avvoltarsi, e portarsi attorno con facilità,
con poco o niun pericolo; e quello che più rilieva si è, che arrivano le
tele ad ogni grandezza, e così possonsi con esse fare opere
grandissime; il che non avviene delle tavole. m. Strumento di legname, nel quale si tesse la tela. Fra' Pittori dicesi propriamente quel legname commesso in quadro, ottangolo, o altra forma, sopra il quale si tirano, e si conficcano le tele, per dipignervi sopra. Strumento quadro di ferro degli Stampatori di libri, nel quale serrano, con alcune viti, le forme, per metterle in torcolo, e poter'imprimere. f. V. Gongole. f. Termine della Professione de' Pittori, e vale, ogni liquore, o sia colla, o chiara d'uovo, con che si liquefanno i colori. ¶ Donde ne viene, la denominazione, di pittura a tempera, del dipignere a tempera. Qualità che si dà agli strumenti di ferro; ed è una proporzionata durezza
o crudezza, che si dà al ferro, a forza di fuoco; donde si dicono temperati. add. Che à tempera; e dicesi degli strumenti di ferro. V. Tempera qualità.. f. Parte della faccia, posta tra l'occhio, e l'orecchio. m. Edificio sacro dedicato a Dio, e a Santi.
m. Misura del moto. Stimerassi forse cosa impropria, ch'io mi ponga quì
a dichiarar questa voce, la quale par che poco si confaccia col mio
assunto, che fu principalmente di esplicar parole e termini, che più
frequentemente occorrono nel parlare o legger materie appartenenti a
disegno. Ma sebbene si porrà mente, si troverà essere anche stato mio
fine, l'erudire, per quanto mi sia possibile, la mente di chiunque
voglia applicarsi a quest'Arte, acciocchè meglio quelle possa
professare; e perchè le varie cognizioni che si posson portare sotto
questa parola Tempo, possono non poco giovare a colui, che vorrà
inventare in Pittura, particolarmente, dove si parlerà dell'Età del
Mondo e dell'uomo: io non voglio lasciare di metterle in questo luogo.
Le parti dunque del tempo, sono, l'ore, i giorni, le settimane, i mesi, e
gli anni: dell'ore si compone il giorno, di giorni la settimana, di
settimane i mesi, di mesi l'anno, di anni si compongono diversi periodi,
fra' quali si numerano principalmente, i Lustri, l'Eta, i Secoli. e
Il Secolo è un periodo decorso di cent'anni,
il lustro di cinque.L'Età non à periodo fermo, o si abbia riguardo
all'età del Mondo, o all'età dell'uomo;
perchè nell'uomoL'infanzia, che è la prima età, è lo spazio
della nascita del fantolino, fino a ch'ei
non comincia a parlare, onde è detto con
voce Latina infante, cioè non parlante.Segue la puerizia o fanciullezza, che dura
fin che non apparisce l'uso della ragione,
atto a distinguere il bene dal male, che suol'essere fra 'l primo e 'l secondo settenio.Dipoi ne viene l'adolescenza, detta così dal crescere ed impor vita notabilmente, che
si estende intorno al ventiduesimo anno.A questa succede la gioventù, che dura fino
al trentacinquesimo in circa.Dipoi la virilità, che arriva fino al cinquantesimo. e
Dopo la vecchiaia, e dal settantesimo
in là succede la decrepitezza: e tutti questi
periodi dell'umana età si pigliano non
istrettamente, ma con qualche latitudine,
di più e di meno, secondo la robustezza o debolezza delle complessioni.L'Età del Mondo sono altresì sette. La
prima ebbe suo cominciamento dalla creazione
del Mondo, e durò fino al diluvio universale.
La seconda principiò dalla fine del diluvio,
e pervenne al termine dell'uscita degli
Ebrei dall'Egitto, per andare alla terra
promessa. La terza dalla detta uscita d'Egitto
fino alla fondazione del Tempio di Salomone.
La quarta dalla fondazione di esso
Tempio, fino alla di lui distruzione fatta dagli
Assirj, o come altri vogliono a tutta la cattività Babilonese. La quinta dal fine di detta
cattività de' Giudei, che fu nel principio
della Monarchía Persiana, per infino alla
venuta del Messía Figliuolo di Dio, incarnatosi
di María sempre Vergine. La sesta cominciò
dall'Incarnazione del Figliuol di
Dio, o vogliamo dire prima venuta o avvento
del Messía, per ricomprare il genere
umano; e durerà fin'alla seconda venuta,
ovvero avvento del medesimo, a giudicare il
Mondo nell'estremo ed universal giudizio.
La settima comincerà terminato il giudizio
universale, finito il Mondo, per durare per
tutta l'eternità. e Erano appresso gli Antichi in pregio altri
diversi periodi d'anni, e spezialmente appresso
i Greci furon famose le Tetraeteridi,
cioè i periodi di quattro, co' quali segnavano
le celebratissime loro Olimpiadi, dette
dal luogo dove si celebravano i corsi de' cavalli
in onore di Giove, che aveva suo Tempio
in Olimpia posta nella region Pisana in
Grecia. A noi però sono in pregio per lo
bisesto, inventore Giulio Cesare, per il quale
ogni quattr'anni si cresce un giorno di più; cioè dopo lo scorso di tre anni di 365. giorni
l'uno, viene il quarto che ne à 366. e ciò
si fa per uguagliare all'anno il corso del Sole,
che è qual cosa più di 365. periodi o revoluzioni:
dicesi bisesto, perchè il giorno 24. di Febbraio, che in Latino si dice Sexto
Kal. Martias, si replicava ancora il dì 25. dove s'inseriva il giorno aggiunto: dal
dirsi dunque nell'anno bisestile o intercalare,
due volte Sexto Kal. n'è avvenuto il dirsi l'anno
intercalare bisesto. ed
Avevano ancora la Ennea decaeteride, cioè
il decorso di 19. anni solari, del quale si serve
ancora la santa Chiesa Romana, e chiamalo
il ciclo decennovennale della luna, ovvero
il ciclo dell'aureo numero, e serve per
trovare il principio dell'epatta, la quale
è quel numero di giorni, del quale l'anno ordinario
di 365. giorni eccede l'anno lunare o
della luna, di 354. giorni; sicchè essendo questo
svario, fra li detti due anni, di giorni undici,
l'epatta cammina di undici in undici
anni moltiplicati, con questo che ogni volta
ch'e' si tocca del trentesimo, devesi ritenere
il numero che avanza sopra il 30. che
va gettato via; perchè allora l'anno è di
tredici lune, e fassi l'embolismo, cioè l'intercalare
d'un mese: e ciò si proseguisce
fino all'anno diciannovesimo dell'aureo
numero; perchè allora l'epatta deve costare
non più d'undici, ma di dodici
giorni; acciocchè nel principio del ciclo
dell'aureo numero, che succede, ritorni l'epatta
ad essere allo stesso numero, che fu a
principio dello stesso aureo numero: e ciò si
fa perchè le lunazioni, ed i novilunij, o vogliamo
dire il principio delle lune nuove,
non iscorrano verso la fine de' mesi; ma tornino
agli stessi giorni, ne' quali furono in
prima. e
Appresso gli Ebrei due erano i più notabili
periodi annuali, uno che si chiamava
settimana annuale, ed era un decorso di
sett'anni, l'ultimo de' quali chiamavasi anno
sabatico, nel quale la terra dovea riposare,
sendo loro da Dio comandato, che per
quell'anno ella non si lavorasse: l'altro era
detto giubbileo, ed era un periodo di 50. anni,
l'ultimo de' quali era del giubbileo; nel
quale, non solo si doveva far riposar la terra
dalle culture, ma di più si dovevano scancellare
le partite a' debitori, condonandogliele,
e dar la libertà a' servi: l'uno e l'altro periodo
cominciava all'entrare dell'Autunno.
Da quest'anno del giubbileo à preso il nome
il nostro giubbileo, nella visita de' luoghi
santi di Roma, per acquistar le sacre e plenarie
Indulgenze delle commesse colpe. Osservavasi
prima in esso il decorso del Secolo,
dipoi fu ridotto al periodo di 50. anni, e finalmente
alla revoluzione d'ogni venticinquesimo
anno, com'è al presente.L'Anno è la revoluzione di dodici Mesi, e
dividesi in lunare e solare; l'anno lunare
è quello spazio di tempo, che mette la Luna,
nel far dodici volte il corso del Cielo, o vogliamo
dire nel congiugnersi essa dodici volte
col Sole, consumandovi giorni 354. L'anno
solare, detto anche tropico, cioè di revoluzione,
è quello spazio di tempo, che il
Sole consuma, nello scorrere tutto il zodiaco
del Cielo, consumandovi giorni 365. et
una quarta parte scarsa. Consta l'anno di
quattro punti più notabili, due detti equinozzj,
e due soltizzj, con quest'ordine; l'equinozzio
vernale, il solstizzio estivo, l'equinozzio autunnale, il solstizzio iemale o vernereccio;
dalli quali punti incominciano le
stagioni dell'anno, primavera, state, autunno,
e verno: di questo non c'è differenza
niuna; solo nel principiar dell'anno, che secondo
le diverse nazioni, diverso prendesi
il principio di esso, come si pratica al presente
(per non dir degli antichi) che gli Ecclesiastici
seguendo l'uso degli antichi Romani
lo cominciano alle Calende di Gennaio; i
Toscani a' 25. di Marzo, quello dicesi a nativitate,
questo a conceptione; ma i Pisani
principiato, noi Fiorentini terminato lo computiamo.Il Mese è la duodecima parte dell'anno, e
sono i mesi lunari e solari; il mese lunare
è quello spazio di tempo, che è tra un novilunio
e l'altro, e consta di giorni 29. poco più o poco meno. Il mese solare è quello spazio
di tempo impiegato dal Sole, nello scorrere
ciascheduno de' dodici segni del zodiaco. Erano
appresso gli antichi, molto usati i mesi
lunari; noi presentemente ci serviamo de' solari:
e perchè il Sole scorre alcuni segni più presto, altri più tardi; per questo i mesi sono
ineguali, alcuni di giorni trenta, altri di giorni
trentuno, ed uno di giorni ventotto; quali
sieno gli uni e quali gli altri, l'indica questo
tetrastico, o quadernario.
Trenta dì è Novembre,
Aprile, Giugno, e Settembre;
Di ventotto cen'è uno;
Tutti gli altri son trentuno.
I nomi de' mesi sono, Gennaio 31. Febbraio 28. Marzo 31. Aprile 30. Maggio 31.
Giugno 30. Luglio 31. Agosto 31. Settembre30. Ottobre 31. Novembre 30. Dicembre 31. Appresso i Romani antichi dividevasi
il mese in kalende, none, e idi; ed i giorni
intermedij con la denominazione di primo,
secondo, terzo etc. avanti alle none, o
agli idi, o alle calende, si nominava.La Settimana, detta Grecamente eddomada,
è un decorso di sette giorni, che perpetuamente
ricorre in giro. I suoi giorni appresso
i Gentili si denominavano da' sette
pianeti così, giorno del Sole, della Luna,
di Marte, di Mercurio, di Giove, di Venere,
e di Saturno. Dagli Ebrei col nome di
Sabato, aggiuntovi primo, secondo, terzo etc.
siccome anche tutta la settimana chiamavano
sabato. S. Silvestro Papa, per levare l'uso
de' Gentili, fu quelli che ordinò si domandassero
i giorni della settimana col nome di
ferie, coll'aggiunto di prima, seconda terza etc
ma la prima feria, come giorno dedicato a
Dio N. S. dies Dominicus, ovvero dies Dominica,
e volgarmente Domenica, fu appellato;
e l'ultima feria con quello di Sabato;
e quest'uso si ritiene dagli Ecclesiastici: noi
però gli chiamamo così, Domenica, Lunedì,
Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì,
e Sabato.Il Giorno è la settima parte della settimana;
e dividesi in giorno naturale ed in giorno
civile, ovvero astronomico: il giorno civile
è dalla levata del Sole sopra del nostro
orizonte o piano, fino al tramontar di esso
sotto 'l medesimo piano: il cui opposto tempo
dicesi notte, che è lo spazio dal tramontar
del Sole, alla di lui levata o nascita. Il
giorno civile è quello che risulta da un'intera
revoluzione del Cielo, per il quale si comprende
un giorno naturale, insieme con la
sua notte: i giorni civili sono per tutto il
Mondo eguali, e costano di ventiquattr'ore;
i naturali sono ineguali, or maggiori, cioè
nella state, or minori, come nel verno; e
più e meno và di differenza, secondo che
più e meno il paese s'accosta verso l'equatore,
o linea equinoziale, sotto 'l quale i giorni
naturali e le notti sono eguali. I giorni naturali
a tutti cominciano col nascer del Sole,
terminano col di lui occaso, o tramontare;
non così i civili, perchè gli Ebrei gli
principiavano dal tramontar del Sole, e furono
in ciò seguitati dagli Ateniesi, e da altre
nazioni, siccome dagli Italiani, che in tal
foggia principiano il giorno, sebbene noi
Fiorentini lo principiamo
mezz'ora doppo
l'occaso: per lo contrario i Babilonesi lo
principiavano dalla levata del Sole, gli antichi
Umbri dal mezzo giorno, gli antichi
Romani dalla mezza notte, seguitati in ciò
dagli Astrologi, e dalla maggior parte di
Europa.L'ora è la ventiquattresima parte del giorno
civile, la prima delle quali, come sopra
s'è detto, diversamente si prende, secondo la
diversità delle nazioni. Gli Italiani moderni
la prima ora dopo l'occaso del Sole, e nello
stesso occaso la ventiquattresima, benchè
noi Fiorentini indugiamo mezz'ora dopo, e
diconsi quest'ore Italiane. Gli Spagnuoli,
i Franzesi, e' Tedeschi, con gli Astrologi, dividon
l'ore in due parti, cominciando da mezza
notte a mezzo giorno, e da mezzo giorno
a mezza notte. I Babilonij dalla prima ora
dopo la nascita del Sole, fino all'altro oriente:
per l'opposito degli Italiani. E da queste
tre diverse maniere di principiare a numerar
l'ore, ne nascono le tre diverse sorte
d'oriuoli solari, cioè Italiani, Astronomici,
e Babilonij. L'ora finalmente dividesi in
quattro parti, detti quarti, ovvero in 60.
minuti, 15. per quarto. f. Morbidezza, lo esser tenero lo acconsentire al tatto
È un tal piacevole piegamento delle parti del corpo nelle giunture
delle membra, non facendole ritte e intirizzate, se non dove richiede il
caso, come nelle gambe che reggono il corpo, le quali anno a star ritte
a guisa di colonne: il torso parimente non istia diritto, ma giri
sempre, e pieghi tanto o quanto, se già non ricercasse il contrario
altro più principal'obbligo: così il Paggi nella sua Tavola.
Diciamo a cosa, che non è stabilmente ferma, onde ad ogni leggier
colpo da ogni parte si muove; come per esempio, a uno stile che non stia
ben calzato in terra; ad una piana di ponte, che non sia bene ferma
alla muraglia, e simili. ¶ Di quì tentennone,
che diciamo ad uomo sempre dubbioso nelle sue deliberazioni, che quasi
del continovo sta tra il sì e 'l nò, e che per ogni leggiera cagione
muta pensiero; e così diciamo, che siccome non è possibile sopra cosa,
che tentenna, il far buono e stabil lavoro; così con uomini di tal fatta
è molto difficile il concludere cosa che vaglia. Porre termine, contrassegnare i confini fra l'una possessione, e l'altra. Lat.Terminare. ¶ Vale anche finire, ed aver fine. add. Da terminare, cheà i termini, cioè contrassegni de' confini di possessione. ¶
Ma fra' nostri Artefici s'usa questa voce per esprimere quel vizio di
pittura, che à l'Artefice fatto, con i contorni troppo crudi, duri, e
divisi troppo repentinamente dal color del campo, quasi fossero tagliati
attorno con forbici, o coltello; contro ciò che mostra il naturale, il
quale per cagion de' lumi, dell'ombre, e de' riflessi termina sempre con
morbidezza, e dolcezza. m. Parte estrema, stremità, confino. Lat. Terminus.¶ Dicesi anche termine a parola, e locuzion propria e particolare di Scienze, e d'Arti. ¶ E termini dicevansi anticamente quei, che erano adorati sotto il nome del Dio Termine, acciò protegessero i confini de' campi, ed erano alcune teste, o di Fauni, o di Giove, o d'Ermafrodito, o d'alcuno de' Filosofi. ¶
Da questi anno poi presi, i Pittori, Scultori, ed Architetti, per
ornamento de' portici, logge, o finestre, porte, sale, e altri edificj
quei, che chiamano termini, che sono alcune teste (con parte, e alcuna
volta con tutto il torso) di maschio, o femmina, alcune volte vestiti,
altre nò, facendoli posare (e come sorgenti da quelli) sopra certi
pilastri adattati a quelli ordini di Architettura, a quali essi termini
devono servire. f. Elemento di qualità fredda, e secca. Una terra di
certa rena di tufo, che si trova nel mezzo della Senna in Parigi in luogo detto l'Isola, altrimenti la Santa Cappella:Cellin. Lib. primo. È rena
sottilissima, ed à una proprietà in tutto diversa dall'altre;
imperciocchè, come scrive lo stesso Autore, adoprandola a tal'uso, come
l'altre terre, non occorre rasciugarla, quando si è con essa formato, ma vi si posson gettare oro, argento, e altri metalli. o La terra con che si fanno vasi di credenza, che mescolata con carbone macinato,
serve a' Pittori per fare i campi, e per dipignere i chiari scuri, e
anche per far mestiche, e per darla temperata con colla, sopra le tele, ove devonsi dipignere archi trionfali, prospettive, e simili. È mirabile, per modellare, sopra ogn'altra terra o mota,
che s'adoperi a tal lavoro; perchè à tutte le sue parti egualissime, e
minutissime; onde non solamente si posson far con essa i lavori puliti
fino all'ultimo segno, ma si posson lavorare cose minutissime. Cavasene
in Roma vicino a S. Pietro; e noi l'abbiamo in gran copia da' colli di Monte Spertoli, 13. miglia lontano da Firenze, dove si cava a suoli o falde, che vogliamo dire, a simiglianza della pietra. Una terra che a noi è portata diverso Pisa, la qual terra mescolata con cimatura, serve a' Gettatori di metalli, per intonacare la parte interiore della fornace, che contiene il metallo; e vale, acciocchè, per la veemenza del fuoco, i mattoni con che è fatta la fornace non colino. Un color naturalecapellino scuro,
che serve per dipignere, e per metter nelle mestiche, e imprimiture
delle tele e tavole. Questo però è stimato da' più pratici Pittori un color maligno;
à tanto in sè del diseccante, che nelle mestiche non fa buon lavoro, e
nell'a olio, per altre sue triste qualità, fa variare i coloriti; onde
à ingannato molti, che l'anno usato nelle lor tele, anche uomini di
gran valore nel colorire.V. Giallo di terra.V. Nero di terra.V. Verde di terra. add. Che è sù la piana terra, o fatto in terra, o che s'alza poco da terra. m. Parte più alta della casa fatta a foggia di torre, quasi torrazzo. Lat. Solarium. add. Di terra, che à qualità di terra. f. V. Terra di cava. add. Che è senza macchia, netto, pulito. Lat. Nitidus. add. Disteso, diritto. m. La parte superiore della testa detta dagli Anatomisti craneo. f. Capo, tutta la parte dell'animale dal collo in sù. Lat. Caput. ¶ E dicesi ancora testa all'estremità della lunghezza di qualunque si voglia cosa, come testa della camera, della tavola, della tela, e simili. ¶
E dicesi testa una misura universale delle figure presa dalla testa
dell'uomo, perchè alcune figure fannosi di altezza di nove teste, e
questa è la più comune; altre di otto, altre di dieci, secondo la
qualità della figura, che dee rappresentarsi, e l'altezza del luogo,
onde à da vedersi; perchè ne' luoghi eminenti pigliano le figure viste
da basso tanto scortamento, che è necessario crescere la loro
lunghezza. m. Parte genitale dell'animale, dove si perfezziona il seme, e alla generazione si fà atto. Lat. Testiculus, testis. m. Voce Greca, e vale quadrato, cioè d'ogn'intorno uguale, e per tutto simile. f. pronunziata con l'e chiusa. Poppa, mammella. Lat. Mamma. m. La coperta delle fabbriche. Lat. Tectum.V. Copertura. Quella copertura della fabbrica, sopra la quale è fabbricato un terrazzo scoperto; fassi questa per riguardo dell'acqua
piovana, la quale cadendo sopra 'l terrazzo, se per fortuna penetrasse
il di lui pavimento, non vada per l'altre stanze sortoposte, ma esca
nella strada per mezzo del tetto morto. f. Voce del tutto Latina, vale gamba, usata dagli Anatomisti a significar uno degli ossi della gamba.V. Muscoli. f. Sorta d'albero, del quale si trova molto nelle parti di Germania, il cui legname è il più atto che sia, per fare statue di legno, come quello che obbedisce mirabilmente alla lima, e allo scarpello, e à pori uguali per ogni verso. Lat. Tilia. Dar colore, colorare, far pigliare colore. m. Macchina atta a tirar'acqua in alto, e a macinare; si dice anche ruota, e da' Greci fu detto Ampheutesin, e dicesi anche peritochio. Appresso gli Stampatori di libri è quella parte del carro del torcolo, coperta di cartapecora, sopra la quale stanno appuntati i fogli da imprimersi, distesi sù buoni feltri, e serrati da un telaio di lama di ferro, detto la fraschetta. add. Colorito. Lat. Tinctus. m. Tintura. Lat. Tinctus. o Condurre, o fare accostare con violenza, strascinare. Lat. Trahere.V. Spianatoio. add. da tirare, disteso; contrario di grinzo. m. V. Membra degli ornamenti. add. Di figura rotonda. Lat. Rotundus. m. Figura di forma sferica, circolo, circonferenza. Lat. Circulus. avv. Con la preposizione a avanti, vale in giro, o in circonferenza. Lat. Circum. m. Sorta di gemma di color verde porro. È di due sorte, una che per la sua lucentezza tira al color dell'oro, l'altra al color dell'aria purissima. Lat. Topatius. À questo nome dall'isola Topazzio, posta nella Provincia detta Tebaide, dove si trova, come dice Plinio. À secondo i Naturali moltissime virtù ed a nostri Artefici serve per varj e belli ornamenti. Scrive Sant'Ambrogio, non potersi pulire il topazzio, perchè si guasterebbe, sendo di sua natura di bella forma e ben pulito. Si Topatium pulire vel levigare velis, asperabis magis, cum ipse, natura sua, sis euglyphus. o m. V. Grisatoio. f. Pezzo di lamina di ferro con diversi ordinghi, per serrare con l'aiuto della chiave. m. V. Scheletro. Levare che che sa dalla sua rettitudine, piegare; contrario di dirizzare. Lat. Flectere. m. Il torcere, tortuosità. m. Diminutivo di torcolo, piccolo strettoio o torcolo. Macchinetta composta di due toppetti di legno bene squadrati, infilzati da due regoli, con una vite di legno
nel mezzo, la quale à il manico che guida e regge tutta la macchina, e
per di sotto un ferro tagliente: serve a' Librai per tagliare, e
pareggiare le carte de' libri; perocchè
serrano, fra due stecche o regoli, entro a uno strettoio a due viti, il
libro fino al segno da doversi tagliare; dipoi con la detta macchinetta
infilata in una guida (che è un regolo fatto a coda di rondine, e fermo
sù lo strettoio) tirandola in sù e in giù, e facendo per via della vite
accostare al libro bel bello il ferro tagliente, pareggiano il medesimo
libro. m. Strumento da strigne o serrare fortemente con una, o più vite. Strumento di legname, che strigne per forza d'una vite di metallo, un piano sopra d'una macchinetta quadra detta il carro, entro la quale è la forma de' caratteri, e le figure d'intaglio in legno;
e quel piano, così fortemente stretto sopra del timpano, a forza di
buoni feltri fa accostare il foglio alla stampa già tinta d'inchiostro, e restarvi l'impronta. Strumento di legname, che strigne il rame intagliato sopra la carta, acciò vi lasci l'impressione, per mezzo di due
rulli, curri, o cilindri, posti per lo piano nel mezzo delle due cosce di esso torcolo: posasi il rame intagliato, già tinto (come s'è detto nella voce Stampa di legno)
e ben nettato sopra una tavola, la quale passa fra i due sopraddetti
rulli, coperto con buon feltro, perchè faccia accostare al medesimo rame
il foglio bagnato. Muovonsi i rulli per via d'una leva incastrata nella
testa d'uno di essi, la qual leva, per esser composta almeno di quattro
prese o manichi, chiamasi stella: e l'estremità del rullo di sotto, posano sopra due zoccoletti incavati a mezzo cerchio, che diconsi le lunette, inseriti nell'aperture delle cosce (delle quali è composto il torcolo) da potersi alzare e abbassare, secondo il bisogno. m. Il rosso dell'uovo. Vedi. Chiara d'uovo, e Colla di rosso d'uovo.V. Pietra bigia. e m. Che lavora al tornio, Maestro di tornio. e Lavorare a tornio, tondare. o m. Ordingo sul quale si fanno diversi lavori di figura rotonda, e che tendono a quella, sì di ligno sì d'osso, sì di metallo. Lat. Tornus m. Lat. Thorus. Uno de' membri d'Architettura. V. Membri degli Ornamenti.
f. Nobile edificio, il quale con poca pianta, e senza appoggio, molto
s'inalza dal piano della terra o fabbrica, dove è posato. Intorno a'
Porti serve per aiuto de' naviganti, e altrove anticamente per difesa
de' luoghi e delle Città. Fannosi torri quadre, tonde, e d'altre figure,
tramezzate per lo più di diverse impalcature, che si dicono nodi delle torri.
La più alta parte delle torri, termina alcuna volta, in loggia,
aguglie, merlature, e simili. I nostri Antichi le chiamavano col nome di
palazi. Negli antichi libri delle confiscazioni de' beni de' ribelli, che si conservano nel Magistrato della Parte, si legge indifferentissimamente Turris sivè Palatium. Nella portata di Giovanni Borromei, nel Catasto del 1457. si fa menzione del palazzo di M. Foglia degli Amieri, che è quello appunto, che è insù la piazza dietro a Mercato vecchio, fra la Chiesa di S. Andrea e pelliccería; dove anche in fronte di certi beccatelli di pietra
sportanti in fuori, si vedono intagliate alcune foglie di fico o
simili; il qual palazzo, quantunque per la grandezza dell'antica porta,
mostri un non sò che del palazzo, contuttociò pare che in antico
terminasse in una gran torre. Altre volte si trova posto distintamente
torre da palazzo, come mostra un'instrumento rogato Ser Arrigo di Gianni l'anno 1257. il dì primo di Maggio esistente nell'Archivio Fiorentino, del quale m'è stata data cognizione da Giovanni Renzi,
Dot: dell'una e l'altra Legge, e nelle antichità nostre eziandio così
perito, che ove di Toscani Antiquarij si ragioni, puole meritamente aver
luogo coi Migliori; le parole dello strumento assai curiose son queste.
Masus, Nellus, Palmerius, et Michael, filij
quondam Salvi, volentes pacem à domino Mangerio et filijs, iuraverunt,
tactis sacrosanctis Scripturis, præceptis parere publice dicendis per
Dom: Nicholaum quondam Andreæ iuris peritum etc. In primis, quod ipsi
filij quondam Salvì, debeant destruere de summitate turris decem
bracchia, salvis angulis. Item merulos et pectoralia de ipsorum palatio.
Item murare ostia omnia inferiora ipsius palatij ad mactones et
calcinam. Item quòd Masus etc. induant pannos nigros et fodera nigra, et
super barba eorum rasorio radi non faciant per decem annos ad minus. f. Diminutivo di torre, piccola torre.
m. Accrescitivo di torre, torre grande, propriamente quella, la cui
grandezza eccede in grossezza; e per lo più quelle che si fanno intorno
alle mura o porte delle Città. m. Diminutivo di torso, piccolo torso. ¶ Per balletta quadra, stretta e lunga, che rappresenta un torso di statuetta. o Strumento. V. Conio, e Pila. Sorta di pietra. V. Piperno, e Pila. m. Il gambo del cavolo. Lat. Tyrsus.¶ E torso il rimasuglio delle frutte
spezialmente pere o mele, cavatane attorno attorno la polpa, il qual torso dicesi anche naso. Termine degli Statuarj; dicesi alla statua, che non à capo, nè braccia, nè gambe. V. Busto. avv. Contrario di dirittamente. add. Torto in diverse parti. add. Piegato. Contrario di diritto. Lat. Distortus. f. Lo esser tortuoso. add. Pieno di torcimenti. o | | |
add. Si dice a quella figura o edificio, che tanto nel tutto, quanto
nelle sue parti, con goffa apparenza e proporzione, pende anzi in grosso
e corto, che in sottile e lungo; tutto contrario di svelto. m. Luogo fabbicato con insidie, dentro al quale si precipita. Lat. Decipula, ovvero, decipulum. Trapassare da un canto all'altro, ferendo e pugnendo. Lat. Transfigere, transverberare, transfodere.¶
Fra' nostri Artefici s'usa questa voce, per esprimere il difetto di
quelle figure di Scultura, che anno i termini de' muscoli troppo
ricercati o affondati, che dicono troppo trafitti, quasi che abbia
voluto l'Artefice, nel formargli, trapassare da una banda all'altra;
difetto non ordinario, e che sempre toglie simiglianza al vero. add. da trafiggere. V. Trafiggere. Forare, bucare.¶
E anche proprissimo termine di Scultura, e vale incavare; ed è quel
che fanno gli Scultori intorno a' muscoli e panni delle figure, o più o
meno, incavandogli secondo l'altezza del luogo, nel quale debbono essere
collocate e vedute esse figure: e fu costume degli antichi, seguitato
poi dagli ottimi Sculturi moderni, il traforare gagliardamente quelle
che devono esser poste in luoghi molto alti, affinchè, essendo il marmo bianco pigliasse tanta oscurità, quanta abbisognasse, per dare alla figura il suo rilievo, e non apparisse un'informe pezzo di marmo.
Adoperare il traguardo, ed è quell'operazione, che fanno gli
Scarpellini o Squadratori, con due regoli messi in piano, e fra di loro
opposti, per trovare il piano del masso, che vogliono lavorare.
m. Strumento o regolo, con due fermi o due mire, che serve agli
Architetti per levar di pianta in campagna, con cui si fermano gli
angoli. Tirare il traino, strascinar per terra. Lat. Trahere, raptare. m. Quel peso, che tirano in una volta gli animali, che trainano. ¶ E vale anche per treggia o strumento dove si mettono i traini, oggi detti treni. Trasmetter la luce, che è quel risplendere, che fa il corpo diafano e trasparente, percosso da luce. Lat. Interlucere, translucere. Metter tramezzo, o entrare tra l'una cosa e l'altra. m. Ciò che tra l'una cosa e l'altra è posta di mezzo, per dividere, e scompartire, e distinguere. Lat. Quod est inter medium. Mischiare, mescolare. Lat. Intermiscere.V. Trainare. Bucare, o forare col trapano. m. Strumento con punta d'acciaio, col quale si fora il ferro, pietra, legno, e simili. Lat. Terebra.
Usangli molto gli Scultori, e gli fanno per lo più di due sorte, grossi
e sottili; i grossi pure son di due sorte, alcuni che girano per virtù
d'un coreggiuolo, e d'un'asta a traverso buchata, e con questi conducono
ogni grandissima finezza di panni o capelli; gli altri chiamano trapani a petto, che si fanno d'un'asta di ferro grossa un dito e lunga mezzo braccio, nella quale si accomoda un rocchetto di legno,
che nell'asta sta lento, col quale si gira il trapano, doppo avere
accomodato a suo luogo le saettuzze, che son quelle che fanno il foro. altrimenti m. Certi canapi con oncini ben grandi di ferro, che servono a trainar pesi, aggiugnendosi al traino tanti
trapeli o proteli, quante paia di Buoi si vogliono aggiugnere a tirar il peso. m. Ogni figura quadrilatera, che per aver solamente due lati, oposti fra loro, paralelli, non si può chiamare paralellogrammo.
f. Si trova detta da qualche Autore, quella figura quadrilatera, che
non è paralellogrammo, nè trapezzo, perchè non à niun lato opposto paralello. add. Che traspare. add. Ch'è attraverso, obbliquo. Lat. Transversus, obliquus. f. Gli ordini delle travi nelle impalcature. f. legno
grosso e lungo, che si adatta negli edificj per reggere i palchi, e
tetti; servono anche le travi per forte ossatura; con cui i ricinti
degli edificj si collegano. Usansi per lo più d'abete, come legname
di grossezza e lunghezza straordinaria, dirittissimo, e non
eccessivamente grave. Deve esser la trave intera, molto pulita, senza
nodi, e che per lo mezzo di sua lunghezza non abbia difetto alcuno; e
quando sia tale o nò, si conoscerà dal porre, che si farà l'orecchio a
una della teste della medesima, percuotendo più volte l'altra testa, e
quando si sentirà il suono delle percosse sordo e ottuso, sarà segno che
la trave conterrà in sè alcun difetto; se chiaro e sonoro, sarà indizio
del contrario. f. Sbarra, ritegno messo a traverso, tramezzo posto per dividere o impedire il passo. add. Obliquo, non diritto. m. altrimenti | f. e | m. | Diminut. di trave, trave piccola. Volger sossopra, e per altro verso. Lat. Invertere. add. da travolgerere, volto sottosopra. Lat. Inversus. m. Canto e crocicchio, dove fanno capo tre strade. Lat. Trivium.Vedi. Trivio. m. o f. legno di tre o quattro piedi, che serve per far ponti, per fabbricare, e altro. V. Capra. m. Pietra che si cava in molti luoghi d'Italia, cioè in ItaliaSiena, in Pisa, in Lucca, e 'n sù 'l fiume del Teverone a Tivoli; ed è una congelazione d'acque e di terra, che per la crudezza e freddezza si fa; e non solo si congela e petrifica la terra, ma i ceppi e le medesime foglie degli alberi; e perchè nell'asciugarsi rimane alcuna quantità d'acqua dentro e fuori, resta questa pietra spugnosa, e bucherata. È servita questa pietra per fare le più nobili fabbriche antiche e moderne, e per le fondamenta delle medesime. m. Figura matematica, che è rinchiusa, e circonscritta da tre angoli, onde prende il nome. Quella figura che à tutti e tre gli angoli acuti. Figura di tre angoli, che à solamente due lati eguali, e dicesi anche isoscele. Figura che à tre lati eguali.V. Triangolo equicrure. Quella figura che à uno de' suoi angoli ottuso. Quella figura che in sè contiene un'angolo retto. Figura che à tutti e tre i lati diseguali. f.Una spezie di volta.
Una spezie di volta, la quale, non essendo fatta solamente di archi, ma
di andari, come cornici, per farsi non à bisogno di centina. quasi e m. Alcune pietre
quadrate con sopra un poco di capitello, usate per ornamento del fregio
Dorico, sfondate ad angolo retto, mediante tre solchi, che si dicono canaletti; e gli spazzj, che sono tra l'uno, e l'altro triglifo, si dicono metope. add. Che à tre lati. m. V. Triglifi. Ridurre in minutissime particelle. Lat. Dissecare, ccomminuere, in pulverem redigere. add. Minuto: onde maniera trita, quella che dà in tritume. m. Minuzzolo, piccolissima parte. m. Difetto d'ogni invenzione o
componimento di Pittura o Scultura, ma più propriamente d'Architettura;
ed è quando le parti o membra saranno soverchiamente variate, in troppa
quantità, e assai minute. Voce contraria a sodezza, che è propria dell'invenzione e componimento maestoso, grave, e fondato nelle buone regole.f. Il tritare. Lat. Tritura. m. Voce del tutto Latina. Lat. Trivium.¶
Trivij furono dette dagli Antichi le piazze, propriamente luoghi, che
sono in capo di tre strade; similmente trivij chiamarono anticamente
alcuni luoghi aperti e spaziosi, dove si radunavano molte persone d'una
contrada, che erano come una piccola piazza. f. V. Recamo.
m. Chiamano i nostri Artefici alcuni adornamenti di piedestalli,
basamenti, o altri membri d'Architettura, e anche di statue, composti di
spoglie campali, come spade, lance, insegne, targhe, e scudi, elmi, e
bastoni, e altri ordinghi appropriati alla guerra, posti con
bell'ordine, quasi in un mazzo o gruppo, per espressione dell'azzioni e
valore delle persone rappresentate. m. Ricetto di acqua in proporzionata quantità, per uso di lavare, e anche per spegnere calcina, e per altri usi.f. Strumento che serve per tirare acqua
da basso ad alto; alcuna volta per attrazzione, e queste son quelle,
che anno lo stantuffo, e animella sì alta; e altre per impulso, e son
quelle, che anno l'ordingo da basso. Galil. Mec. 13. Mozzare, spiccare, tagliare di netto. Lat. Truncare, amputare. e add. da troncare, mozzato, spiccato. m. Pedale d'albero.V. Scheletro.V. Piedistallo, e Membra degli ornamenti. m. Lo stesso che tronco, pedale d'albero. m. Spezie di terreno arido e sodo; serve alcune volte per metter nella calcina, in luogo di rena per murare. Nel tufo si cavano cantine, o come altri dice, celle, cellarj, o cellieri; perchè mantiene il fresco, come à bisogno il vino: e si cavano dentro nel tufo,
il quale si lascia in volta, perchè si regge da per sè stesso; non
solamente si fa questo in campagna, ma vedonsene nella Città di Siena, che è in poggio; non si trovando il tufo che in monte. m. Quello con che si turano i vasi, o cose simili. Lat. Obturamentum. m. Il turare. Chiudere o serrar l'apertura con turacciolo, zaffo, e simili. Lat. Obturare, obcludere. add. da turare, chiuso con turacciolo. Lat. Obturatus. f. Gemma di color turchino o cilestro non trasparente. Trovasi nella Scizia, o Tartaría, nella Media, in Cipro, ed in Egitto. È posta da Plinio nel numero de' Diaspri col nome di Caino, così per lo colore cilestro che à in sè. Chiamasi dagli Autori anche Turchese. Di questa gioia vogliono alcuni, come dice l'Arias Montano, sopra l'Esodo Cap. 18. che nella sacra Scrittura si parli nell'ottavo luogo delle pietre
poste nel pettorale del Sacerdote; perchè la parola Sabò presa da'
Greci e Latini per Acate, da' Caldei detta Turxala, che propriamente
significa Turchina, o Turchese. La distinguono in maschio, e femmina; e
quantunque alcuno, che à modernamente scritto di questa gemma, dica non
esser'ella atta all'intaglio, noi però veggiamo il contrario; perchè
nella stanza della real Gallería chiamata la tribuna, si à una testa d'un Giulio Cesare intagliata in una Turchina di grandezza quasi quanto l'uovo dell'oca con mirabile artificio, della quale anche fa menzione il Bocchi nelle sue Bellezze di Firenze. o add. Di colore ch'è simile al Ciel sereno. m. Color simile al Ciel sereno; ed è di più e diverse sorte, ce n'è del più pieno e del più chiaro: il più chiaro che tira veramente
al celeste, si dice celeste, e mavì.
f. Lo esser vacuo. add. Voto. f. Beltà attrattiva, che induce desiderio di contemplarla. Lat. Cupiditas.¶ Per desiderio, voglia. Lat. Voluntas.¶ Per diletto. Lat. Voluptas, delectatio. add. Superlativo di vago, bramosissimo, desiderosissimo. Lat. Maxime cupidus. add. Bramoso, desideroso. Lat. Cupidus.¶ Per grazioso, leggiadro. Lat. Venustus, elegans. add. Voto.
m. Una delle sei qualità dell'edificio. Onde vani si dicono quegli
aditi, che sono per tutto esso edifizio, donde possono entrare e uscire
tutte le cose, che fanno di bisogno a chi vi à da star dentro. De' vani
alcuni servono a' lumi, all'aria, e a' venti; ed altri all'entrata ed
uscita di quei che abitano, e delle cose a loro bisognevoli.
Il vano è naturalmente aperto: ma quello dicesi vano finto, che à
dietro a sè un muro. In due modi fannosi i vani finti; uno è quello,
dove le colonne o pilastri sono talmente vicini al muro, che esso ne
nasconde una certa parte, restando l'altra parte fuori del muro; l'altro
è quello, dove le colonne e' pilastri escono interamente fuori del
muro. add. Mutabile, instabile. avv. Con varietà, diversamente, in maniere diverse. Lat. Variè. m. Il variare. Lat. Varietas. Mutare. Lat. Variare, immutare.¶ Esser differente. Lat. Variare, dissimilem esse. avv. Con varietà, con modo variato. add. da variare, mutato, cambiato.
f. Bellissimo attributo delle Pitture, e d'ogn'altra cosa appartenente
al disegno; ed è quella piacevole discordanza, che apparisce fra l'una e
l'altra cosa rappresentata, in modo tale, che insieme col variar delle
parti, si scuopra una certa maravigliosa concordia nel tutto, a
simiglianza di quello, che nelle cose naturali si osserva. Questa
varietà si ricerca nell'arie delle teste, nell'attitudini delle figure,
ne' gesti e moti delle medesime, ne' panneggiamenti, nelle prospettive, e
nel colorito, secondo ciò che l'Artefice intende rappresentare; ed à
luogo ancora nelle membra dell'Architettura. e m. Facitor di vasi; ed è proprio di chi gli fa di terra. f. Ricetto murato dell'acqua delle fontane. o m. Quantità di vasi. m. Diminutivo di vasello, piccolo vaso.
m. Nome generale di tutti gli strumenti, fatti a fine di ricevere, e di
ritenere in sè qualche cosa, e particolarmente liquori. Lat. Vas, vasum. m. Strumento di legno,
di figura quadrangolare, e alquanto cupo, per uso di trasportare in
capo che che sia; e dicesi propriamente quello, con che i Manovali
portano la calcina, quando si mura. f. Il vedere, la vista. Lat. Visus. Dicono i nostri Artefici, talvolta veduta per lo stesso che prospettiva, o lontananza in prospettiva: onde bella veduta dicesi a paese vasto e ameno, che vero o dipinto molto dimostra all'occhio: e proprijssimamente dicesi disegnar vedute
a quello studio, che fanno i Pittori, particolarmente Paesanti, andando
attorno per diverse campagne, o in luoghi eminenti di Città, ritraendo o
con penna, o con stile, o con inchiostro della China, o con acquerelli, paesi, abitazioni boscherecce, Città, fiumi, e simili; costume stato in ogni tempo usatissimo da' Pittori Fiamminghi, che più di quegli di ogn'altra nazione furno inclinati a dipigner
paesi, invitati a ciò fare dall'amene vedute, che fanno in quelle parte le campagne, i villaggi, i fiumi, i mari. Coprir con velo. Lat. Velare.¶ Appresso i nostri Artefici, velare val tignere con poco colore e molta tempera (o come volgarmente si dice acquidoso o lungo)
il colorito in una tela o tavola, in modo che questo non si perda di
veduta, ma rimanga al quanto mortificato, e piacevolmente oscurato,
quasi che avesse sopra di sè un sottilissimo velo. V. Oro in foglia. add. da velare, coperto d'un velo.
f. Copia, abbondanza, nascenza spontanea di che che sia: e dicesi
particularmente di quelle cose, le quali, per occulta generazione
derivandosi per lo più non vengono meno. Lat. Vena, copia.¶ Onde vena dicesi quella sorgente d'acqua, che scorre per i maeati della terra. Lat. Fistula, vena.¶ E vena similmente quella nascenza de' metalli e pietre che si trova dentro le viscere della terra. ¶ E vena nella pietra dicesi quel filo d'altra pietra o metallo, che vi si trova mescolato, come nel Lapislazzuli la vena di color d'oro, nella pietra serena la vena di marmobianco, e simili. o Ne' legni, e nelle pietre diconsi que' segni, che vanno per entro serpeggiando a guisa d'onde, e col loro serpeggiamento cagionano il marezzo naturale.
Nel corpo dell'Animale dicesi quel canaletto dentro al quale scorre il
sangue. E perchè le Vene, le Arterie, ed i Nervi, concorrono alla
struttura e fabbrica de' muscoli (de' quali a suo luogo s'è parlato per
la necessità che della loro cognizione anno i nostri Artefici) non sarà
disdicevole, che quì brevemente si spieghi la cognizione anatomica di
tutte e tre queste parti, seguitando per sempre, come altrove s'è detto,
la dottrina del celebre Medico, e singular'Anatomista, il Dottor Giuseppe Zamboni.Vena. Secondo Galeno
è 'l ricettacolo del sangue mescolato con lo spirito naturale; o come
dicono gli Anatomisti, una parte similare spermatica dotata di semplice
tunica, recettacolo del sangue refluo nel moto circulatorio. Le vene
principali sono due, la prima detta Porta, l'altra nominata Cava, dalle quali scaturiscono tutte l'altre diramazioni.
La vena Porta è radicata nella parte concava
del Fegato, e produce le seguenti propaggini.
l'Umbilicale.
le Cistiche
la Pilorica
le Pancreatiche
il Ramo splenico
il Vaso breve
il Mesenterico con tutte le meseraiche, e intestinali
la Gastrica maggiorela Gastrica minore
la Coronaria stomatica
l'Epiploica destral'Epiploica sinistra
la Gastroepiploica destrala Gastroepiploica sinistra
l'Emorroidali interne.
La vena Cava, o magna, è radicata nella
parte convessa del Fegato, maggior'assai della
vena Porta (anzi commensurata alla dimensione
di tutto il corpo) e si divide in
tronco superiore, e inferiore
Dal tronco superiore, o ascendente nascono
le Freniche
la Mediastina
la Coronaria del Cuore
la Pulmonaria
l'Azigos, ovvero sine pari
l'Intercostali superioril'Intercostali inferiori
le Subclavie
le Mammarie
le Timiche
le Capsulari
le Cervicali
la Muscula superiore
le Iugulari esterne le Iugulari interne
la Frontale
la Temporale
le Glossice
le Assillari
la Cefalica
la Media
la Basilica
la Salvatella
Dal tronco inferiore nascono le seguenti
diramazioni di vene:
l'Adiposa
l'Emulgenti
le Lombari
le Spermatiche
le Muscule
le Sacre
le Epigastriche
le Hipogastriche
le Iliache esternele Iliache interne
l'Emorroidali esterne
le Pudende
le Crurali.
l'Ischiadica maggiorel'Ischiadica minore
la Muscula inferiore
la Poplitea
la Surale
la Saffena e
Sono vasi particulari per mezzo de quali si fa il moto circulatorio del
sangue dal destro ventricolo del cuore, al sinistro per i polmoni così nominate dalla bianchezza,
dall'ufficio, ovvero dall'Inventore; sono quelle, che succhiano il
chilo dagli intestini, e diffuse per il mesenterio, lo portano alla
parte sanguificante.
Arteria f. Una parte similare spermatica
dotata di duplicata tunica, recettacolo
del sangue e spirito vitale. Scaturisce dal sinistro
ventricolo del cuore (sette volte più grossa e robusta della vena) l'Arteria magna
ovvero Aorta, la quale a tutte le parti del
corpo, niuna eccettuata, abbondantemente
somministra il necessario alimento, riportandone
le vene, quanto è loro superfluo, con incessante
moto circulatorio al cuore, per ricever
nuova perfezione. Si divide l'Arteria
magna in tronco ascendente, e discendente:
provvedendo col primo a tutte le parti superiori,
e col secondo alle inferiori, quasi sempre
compagna inseparabile delle vene.
L'Arteria magna ascendente produce le susseguenti propaggini.
la Coronaria del Cuore
la Pulmonaria
le Intercostali superiori
le Subclavie
la Mammaria
la Mediastina
la Muscula
la Cervicale
le Carotidi esternele Carotidi interne
la Temporale
l'Assillare, laquale si diffonde sino alla mano estrema, senza sortir'altre denominazioni.
Dal tronco descendente dell'Aorta dependono le seguenti diramazioni.
l'Intercostali inferiori
le Freniche
la Celiaca
l'Epatica
la Splenica
la Mesenterica superiore
l'Emulgenti
le Spermatiche
la Mesenterica inferiore
le Lombari
la Muscula
l'Hipogastriche
le Pudende
l'Emorroidali
l'Iliache
le Crurali, le quali, a guisa dell'Assillari s'estendono sino all'estremità delle dita.
Nervo, e Nerbo m. Una parte del corpo, simile
a cordicella, primo strumento del senso
e del moto, conferendo a tutto 'l corpo
la forza del muoversi e del sentire; ovvero,
come dicono gli Anatomisti, una parte similare,
spermatica, veicolo dello spirito animale.
Riconoscono tutti i Nervi la sua origine
dal Cervello, alcuni immediatamente
dentro la Cavità del Craneo, altri mediatamente,
cioè dalla spinal midolla.
Dal di dentro della Cavità del Craneo scacuriscono
sette paia ovvero coniugazioni de'
Nervi, de' quali constituisce
Il I. gli Ottici, o gli Visorij Da' quali dependono anche tutte le principali membrane dell'occhio.
Il II. i Motori de' Muscoli dell'occhio.
Il III. si diffonde alla Palpebra superiore, al muscolo Trocleare
dell'occhio, al Naso, al Labbro superiore, a' muscoli della faccia, e
delle tempie.
Il IV. all'orecchio interno, a' denti dell'una e dell'altra mascella, alla lingua, al Labbro inferiore.
Il V. prodotto che à il Nervo Uditorio più molle, provvede alle fauci,
a' muscoli della mascella inferiore, ed all'orecchio esterno.
Il VI. doppo esser'uscito della Calvaria, in compagnía dell'arteria
Carotide, arrivato alle Clavicole, si divide in tre rami, Costale,
Recurrente, e Stomatico; quindi si diffonde mirabilmente a tutte le
parti del Ventre Medio, ed dell'Infimo, in propaggini innumerabili.
Il VII. finalmente tutto s'immerge nella lingua, eccettuati alcuni leggieri Surculi a' muscoli della Laringe.
Queste sette paia o coniugazioni de' Nervi,
furono brevemente adombrate ne' due seguenti versi.
Optica prima, oculos movet altera, tertia gustat,
Quartaque, quinta audit, vaga sexta est, septima linguæ.
Dal Cervello, e Cerebello allungati (a guisa
di coda, appendice, o apofise) propende
la Spinal Midolla, la quale, per la cavità formatale dalle Vertebre, ed osso sacro, vestita
delle stesse membrane del Cervello, e
d'un'altra nervosa robustissima (che nell'atto
della flessione la rende più assicurata dalla
rottura) e divisa pure, come il Cervello,
in parte destra e sinistra, sempre più attenuandosi,
diffonde di mano in mano trenta paia
di Nervi, co' quali abbondantemente somministra
a tutte le parti, sottoposte al Capo, lo
spirito animale, necessario al senso ed al moto.
Le prime sette propaggini de' Nervi prodotti
dalla Spinal Midolla si chiamano Cervicali,
perchè scaturiscono dalle Vertebre
della Cervice: e doppo aver trasmesso ordinatamente,
nel loro progresso, numerose
diramazioni a' muscoli del Capo, Cervice,
e Scapula, ristretti in un fascio si portano
sotto l'Ascella, al Braccio, e Mano estrema, con
diffonder rami innumerabili a tutti i loro muscoli;
portandosi finalmente, con duplicato
surculo, lateralmente a tutte le dita, sino alla
loro estremità.
Le dodici susseguenti si chiamano Intercostali;
perchè propagginate per gli orificij laterali
delle dodici Vertebre del Dorso, divise
in due rami, col maggiore si portano per la
parte inferiore delle coste internamente, insieme
con le Vene ed Arterie Intercostali; col minore
si reflettono nel Dorso, somministrando,
col medesimo ordine, lo spirito animale alla
Pleura, a tutti i muscoli Intercostali, del Torace,
e maggior parte de' Dorsali.
Le altre cinque diramazioni si chiamano
Lombari, le quali (doppo aver provveduto,
con numerosi ed intrecciati rami, a tutt'i muscoli
del Ventre inferiore, e circonvicini del
Dorso) unite con le sei propaggini dell'osso
sacro, discendono, per la parte tanto interna
quanto esterna, alla Coscia, Gamba, e Piede,
diffondendo a tutt'i muscoli delle medesime
parti, rami copiosi e robustissimi; terminando
finalmente all'estremità delle dita, coll'istess'ordine,
che fanno i Nervi del Braccio.add. Segnato di vene; aggiunto che si dà a pietra e legno che sia segnata con quei segni detti vene. Contrario di andare,
vale muoversi, e dicesi propriamente di persona, che partendosi d'altro
luogo, s'appressi alquanto al luogo ove noi siamo. Per esempio, Pietro eè venuto a casa mia o da mè, ovvero diciamo noi in Firenze, Pietro è venuto da Roma a Siena, e non diciamo Pietro è andato da Roma a Siena; siccome diremmo, Pietro è andato da Roma a Napolietc. Si applica ancora a cose inanimate, come per esempio il cattivo tempoè venuto di verso la Marina, la grandine è venuta da Tramontana etc. ¶
Fra' nostri Artefici questa voce è usatissima e non vale altrimenti
moto progressivo da luogo a luogo, ma è quanto a dire essere alcuna
pittura, scultura, o disegno etc. ricavata, o in altro modo condotta, da
pittura, scultura, o disegno di altro Maestro; e così diciamo la tal pittura vien da Tiziano, cioè è copiata dall'opere di Tiziano, o da disegno di Tiziano;
in somma, che non è invenzione del Maestro che l'à dipinta, ma
d'altri, che fece un'opera simile avanti a lui, dalla quale, o da altra
copia o disegno della quale, egli l'à ricopiata.add. Pieno di vene.f. Luogo nelle case da pigliare il vento; invenzione praticata nelle parti Orientali: di questa ne fa ricordanza Marcopolo nel suo Milione, le di cui parole, citate dal nobilissimo Vocabolario della Crusca sono le seguenti. In
questa Città à sì grandissimo caldo, che appena vi si può campare; se
non ch'egli anno ordinate ventiere, che fanno venire vento alle loro
case. Chiamansi in Persiano Bad-ghir, che vuol dire a punto Pigliavento, come racconta Pietro della Valle Romano nella sua Persia P. 2. Let. 16. n. 14.
dove anche descrive a lungo essa fabbrica, col modo d'usarla ne' nostri
Paesi: e per quanto dal suo racconto si ritrae, sono queste Ventiere,
ovvero Pigliavento, certe torricelle, fabbricate sopra i tetti della
casa, a guisa de' nostri cammini, ma però maggiori assai quasi come la
cima d'un campanile: son fondate sopra le sale, o su le camere migliori
delle case, sopra la volta di esse, o sopra il mezzo (come le lanterne
delle Cupole) ovvero in qualche canto delle sale, o delle camere, dove
sia più a proposito. L'artifizio per pigliare il Vento da qualunque
parte spiri consiste in questo, che il vano della torre, dal più alto
fino al più basso, è diviso nel mezzo per lo lungo da un sottil muro,
simile ad un matton sopra mattone:
e per lo largo à similmente altre divisioni con altri muricini della
stessa materia, i quali intersecano il divisorio della lunghezza in più
luoghi; e questi sono più o meno, secondo che il vano della torre è più o
meno grande, più o meno capace di tali divisioni: di modo che tutta la
torre vien divisa in più trombe quadre; e queste dal più alto di essa
cominciando vengono egualmente giù fino dove si vuole. Queste trombe non
saranno mai meno di quattro per torre; anzi e bene spesso sei, otto, ed
anche più se bisogna: e questa eè la struttura
della Ventiera dal tetto in giù. Ma sopra 'l tetto, dove s'à da pigliare
il Vento, la torre resta sfasciata del muro esteriore, che la circonda,
per lasciare aperti da ogni parte attorno attorno i vani di tutte le
trombe: e solo s'innalza con quei muricini esteriori, che per di dentro
la dividono; i quali (con l'aiuto di quattro, o colonnette, o pilastri,
posti su gli angoli) sostengono il tetto per riparo delle piogge. In
questa guisa ogni vento, che spira da qualsivoglia parte, dà subito e
percuote ne' muricini divisorij, e trovando quello impedimento, va
forzatamente giù per la tromba, che trova a sè più esposta, a dar fresco
alle camere.m. Agitazione d'aria, attorno alla
terra. Lat. Ventus.¶ Dipingonsi i venti da' Pittori in forma di facce umane, nascose nelle nugole in atto di soffiar gagliardamente.
Diconsi quelle funi, con le quali si legano le cime degli stili, che si
rizzano per servizio degli edificj, e poi si legano da più parti in più
luoghi ben tirate, ad effetto che essi stili stien fitti in terra
diritti, e non possano piegarsi verso alcuna parte. Dicono i Formatori di figure, e Gettatori di metallo,
alcuni vani, che vengono nella cosa formata o gettata, a cagione di non
aver così ben disposti nelle forme gli sfiatatoi, onde l'aria in esse
racchiusa, non avendo donde uscire, abbia in alcuni luoghi impedito il
passaggio al getto, e l'empiersi della forma. f. Quella parte del corpo, dove stà il ventre e gli altri intestini, altrimenti pancia, e dagli Anatomisti ventre o ventricolo inferiore. m. La pancia dell'animale. ¶ Gli Anatomisti dividono la parte interna dell'animale in tre parti dette da loro ventri o ventricoli; il primo chiamato infimo, che è quello dentro il quale sta il ventre e le budella; il secondo detto medio che è quello che racchiude il cuore; il terzo nominato supremo, che è il capo nel quale racchiudesi il cervello.V. Colonna, e V. Membra degli ornamenti.V. Muscoli. m. Ventre, Lat. Ventriculus. m. Una certa sorta di verde terra, della quale si servirono i Pittori ne' tempi di Cimabue e di Giotto,
per campire le lor pitture a fresco, passandovi poi sopra con poco
colore, quasi velandole, e così davano loro compimento; l'adoperano oggi
i Pittori, per dipigner chiari scuri. add. Di color verde, che à verdezza. Lat. Viridis; ed è proprio aggiunto dell'erbe, delle foglie delle piante ed alberi, quando sono nella loro freschezza. m. Spezie di colore, simile a quello, che anno l'erbe e le foglie, quando sono fresche, nel lor vigore. Lat. Viridis color.¶ E verde per verdura. Lat. Viretum.¶ E verde per vigore. Lat. Viriditas, vigor, Un verde non pieno,
cioè che non ancora è giunto alla sua perfezzione; e dicesi acerbo a
simiglianza delle frondi e frutte, che non anche dalla Natura
perfezzionate, non tengono il verde interamente pieno. Un color minerale, che ci portano di Spagna, che serve per a fresco e per a tempera. L'uno e l'altro colore mescolato insieme, serve per dipignere in muro, e in tavole temperato con rosso d'uovo esso verde d'azzurro oltramarino e orpimento; ed è buonissimo per a tempera.
Un color naturale e grosso, che agli Antichi serviva, per metter d'oro
in cambio del bolo; e serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera. Una sorta di color verde, fatto d'orpimento mescolato con indaco. Questo verde d'orpimento e indaco serve per tigner carte e legnami. Una sorta di color verde assai vivo, detto eterno, perchè non perde mai la sua vivezza, come fanno tutti gli altri colori verdi. Questo non è altro che una velatura fatta a fondo inargentato d'argento in foglia, d'un verderame ben purgato, e ridotto a guisa d'un'acquerello. Color verde che pende in giallo. Sorta di colore verde, la cui verdezza sbiancata è simile alla verdezza delle foglie de' porri, donde prende il nome. Un colore assai comune, che si fa nella vinaccia, con piastre di rame poste in aceto; e serve per a tempera, e a olio. Una pietra di durezza poco più del Paragone; à un verde più vago di quello di Corsica, e serve per lavorare a sega e a scarpello per ogni lavoro; ce lo portano di quel di Roma in colonne e altri pezzi d'ornamenti, trovati fra le rovine degli antichi edificj.Pietra dura non più del marmo, di color verde sbiadato, che più tosto biancheggia. Trovasi nelle montagne dell'Impruneta, vicino a Firenze sette miglia, può servire per far pavimenti; riceve buon pulimento, e se ne trova d'ogni grandezza.V. Diaspro di Boemia detto Verde di Boemia.V. Diaspro di Corsica Una pietra dura quanto il Paragone, di color verde acerbo con macchie nere, e bianche; vien di Porto Venere,
e trovasene di qualsivoglia macchia più chiara, e più scura, e d'ogni
grandezza, e grossezza; e si lavora facilmente con sega e scarpello.Pietra più tenera del marmo bianco, che piglia bel pulimento; è di color verde, acerbo mescolato di piccole macchie verdi scure; trovasene d'ogni grandezza nelle montage della Città di Prato in Toscana; e serve per pavimenti, e ornamenti di quadro. Una pietra dura quanto l'alberese, di color verde sudicio, o color di palma; trovasi presso alla real villa del Sereniss. Granduca detta Pratolino, in certi luoghi fra essa villa, e l'eremo di Montesenario; e per lo più cade con certe smotte cagionate dall'acque
di alcuni fossati, da' quali è traportato in pezzi, il maggiore di tre
quarti di braccio in circa, ed i più minuti pezzi porta anche il fiume di Mugnone. Lavorasi con sega ruota e spianatoio, e ammette pochissimo scarpello. Di questa pietra fannosi i gambi di alcuni gigli, che adornano la parte interiore del luogo, ove deve riposare il corpo di S. María Maddalena de' Pazzi Fiorentina, nella nuova Cappella, che le si fabbrica al presente, nella Chiesa di S. María degli Angeli in pinti. add. Che verdeggia. Lat. Viridans. Mostrarsi verde. Lat. Virere. m. Un color di miniera, che si trova ne' monti dell'Alemagna; serve per a olio, e per a tempera. f. Lo esser verde. Lat. Viriditas add. Simile al vero. m. Simiglianza del vero. ¶
I nostri Professori usan questo termine, per una osservazione
necessaria al buon'Artefice, per comporre le sue figure e storie, come
bene dice il Paggi nella sua Tavola; cioè,
che le figure tutte attendano al fatto, o almeno non attendano a cose
contrarie alla materia, al luogo, e al tempo, come chi cantasse, o
ballasse davanti a persone d'Autorità, mentre s'à da stare con
rispetto, ovvero in luogo dove bisognasse ascoltar con silenzio alcun
discorso. Che l'età sia conforme all'azzioni; il ballare sia della
gioventù, il combattere della virilità, il pensare della vecchiezza, e
simili; che secondo l'età e qualità delle persone si varij la
proporzione, quando tozza, quando mediocre, e quando svelta e sciolta;
che l'attitudine ne' vecchi siano ristrette, e ne' giovani aperte, più e
meno secondo l'età, e l'azzioni. Che secondo l'operazioni delle figure
si accompagni la complessione, il soldato si faccia collerico, il
goditore sanguigno, lo studente flemmatico etc. Che tutte le parti della
storia siano conformi alla materia che si rappresenta. Che gli abiti,
e' panni, siano grossi, mezzani, e leggieri, conforme alla stagione, che
si finge; che siano appropriati alle figure, e che siano naturali,
fuggendo certa odiosa soprabbondanza di ricami, fiocchi, svolazzetti,
collane, gioie, e tritumi, che tengono della maschera, e mostrano
affettazione, dalla quale il verisimile, e per conseguenza il decoro,
vien grandemente offeso. Che la corporatura sia conforme alla qualità
della persona, come il goloso grasso, l'avaro magro, il faticante
muscoloso, la fanciulla delicata, e simili. Che l'aria o fisonomía sia
conforme alla persona, nobile, plebea, da bene, viziosa, goffa,
ignorante etc. ed anche alla proffessione, meccanica, liberale etc. Che
gli strumenti si diano in mano alle persone, secondo la qualità. Che gli
ornamenti de' festoni, fregi, trofei etc. cartelli, termini,
grottesche, maschere, e simili, siano conformi a' luoghi, o sagri, o
profani, o aquatili, o ignei, e simili. Che tutte le cose mobili e per
sè stesso, e per violenza d'altro movente, non escano dalla proprietà
del moto loro. Che i lumi, l'ombre, e gli sbattimenti siano conforme al
luogo, e al tempo rappresentato, tali nelle stanze dove è lume
ristretto, tali in campagna dov'è dilatato, tali di mattina e sera, e
tali di mezzo giorno, tali di notte di tempo sereno, e di torbido e
scuro; e che l'ombre e gli sbattimenti de' corpi siano taglienti a lume
di Sole,
Luna, e fuoco; sfumati a lume di giorno aperto, a tal lume siano i
minori del corpo, a lume di Sole e Luna eguali al corpo, al lume di
candela maggiori, ma a lume di gran fuoco sminuiscano da' corpi, e si
sfumino. add. Di color rosso acceso. Lat. Ruberus, purpureus, rubicundus. o add. Che à avuto sopra la vernice, e dicesi anche invernicato, e inverniciato. f. Un composto d'olio d'abeto e olio di sasso o di noce, e mastico con olio di sasso o pure d'olio di spigo bollitovi polvere di sandaraca, o vero trementina di Venezia, e mastico con acquavite;
serve per dar sopra le pitture, acciò tutte le parti delle medesime,
anche quelle, che per la qualità, e natura del colore fossero
prosciugate, ripiglino il lustro, e scuoprano la profondità delli scuri. Vernice la quale si distende in sul rame per intagliarlo a acqua forte: si fa con once cinque di pece greca, once cinque di resina comune, fondute a fuoco lento in una pentola di terra
nuova netta e bene invetriata, aggiungnendo once quattro di buono olio
di noce, e facendola star mez'ora al fuoco; fredda che sia, se sarà
viscosa come la pania, allora si leverà, e si passerà per un panno
nuovo, facendola cadere in un vaso di maiolica bene invetriato, poi si
serrerà in una buccia, o caraffa di vetro ben grossa, o in altro vaso bene invetriato, e che si possa turare. Questa vernice basta così fatta molti anni, e sempre diventa migliore. Una vernice, che serve per intonacare per a olio. ¶ Et agli Stampatori per far lo 'nchiostro. Vernice che si distende in sul rame per intagliarlo a acqua forte: e si fa con once una cera vergine, bianca e netta, once una mastice in lacrima, once una e mezzo di aspalto, e macinati insieme la mastice e l'aspalto, e fatto poi fondere la cera in vaso bene invetriato, e spolverizzandovi a poco a poco la mastice e aspalto, e ben dimenandoli per un quarto d'ora al fuoco; poi si fa passare per un fazzoletto, e si vota in un piatto dove sia acqua pura, e se ne fa con le mani ben pulite un rocchietto. Questa vernice differisce dall'altra, che si dice vernice dura,
in questo, che essendo più tenera non si dà strutta, come l'altra, ma
si mette in un pannicello lino, quale si va fregando egualmente per
tutto il rame ben caldo, onde quella struggendosi a poco a poco al tocco del rame caldo, viene a coprir quanto basta; di poi con la piuma d'una penna
si và distedendola egualmente per tutto, poi s'annerisce col fumo della
candela di sego, come l'altra, con questo però che la candela stia
alquanto più lontana dal rame di quel ch'ella si terrebbe se la vernice fusse dura, perchè il calore non la strugga, e consumi: questa sorte di vernice tenera per lo più non è usata. m. Una spezie d'argano da tirar pesi.V. Panneggiare. m. V. Sasso maschio. f. V. Invetriata. f. Quella materia che si dà sopra le vasa, e figure di terra, che poi cotte in fornace ricevono da essa il lustro. m. Materia lucida, e trasparente composta di rena splendida, e d'alcune sorte d'erbe, per forza di fuoco. Il vetro
ridotto in polvere sottilissima, che mescolata con quei colori, che per
lor natura difficilmente seccano, gli fa seccare prestamente. V. Olio cotto. Sono vetri mescolati con colori cotti a fuoco, e servono per vetriate di finestre; e migliori, e più lucidi son quelli di Francia, Fiandra, ed Inghilterra, benchè ne vengano ancora di Venezia, ma questi son molto carichi di colore, onde assai impediscono la trasparenza, e conseguentemente diminuiscon la luce. f. Parte estrema di sopra, cima, sommità. f. Spezzie d'ossa posto nell'estremità della mano, e piede dell'uomo, e zampe di diversi animali.V. Piede. m. Strumento d'acciaio,
spezie di scarpello in punta schiacciato, a simiglianza dello scarpello
piano, ma più stretto; serve agli Sculturi per lavorare ne' fondi e
sottosquadri di marmi, e a' Gettatori di metallo per tagliare i condotti di esso metallo, doppo aver fatto il getto. add. Quello ch'è poco distante all'altro. m. Strada stretta. add. Di qualità di vischio, tenace. m. Faccia. Lat. Vultus, facies, aspectus. f. L'albero o vogliamo dire la pianta, che produce l'uva. Dicono Autori gravissimi esser'ottimo il legname della vite, per fare statue d'eterna durata; e si à , che ne' tempi di Cesare fusse nella Città di Populonia, oggi destrutta, una statua di Giove
fatta di vite, quale si fusse mantenuta senza alcun segno di
corruzzione, anni (per così dire) infiniti; nè si maravigli alcuno di
questo, perchè secondo che Strabone racconta, trovansi in Arriana Paese dell'India, viti così grosse, che il piede appena può essere abbracciato da due uomini.La
vite è un mirabile ordingo da muovere, tirare, infragnere ogni sorte
di materia; ed è composto quasi di anelli tagliati in modo, che il fine
del primo, è il principio dell'altro, e serve oltre a' narrati
servigj, a molti altri ancora; e all'edificare è utilissima. È la vite
composta di due parti essenziali, cioè del mastio e della chiocciola, detta anche femmina, madre, e madrevite. Il mastio è quello che passa per la chiocciola: le spire o anelli del mastio, diconsi pani; quei della femmina, diconsi vermi. m. Propriamente le vette de' tralci. ¶
Dagli Architetti e dagli Scultori diconsi viticci o caulicoli, alcuni
ornamenti de' capitelli Corinti, che escono delle foglie, e arrivano
alla cimasa, alcuni de' quali sotto le cantonate di essa
s'accartocciano, e altri, che restano fra l'una e l'altra cantonata in
fronte del capitello insieme si congiungono, e similmente
s'accartocciano. ¶ Ancora diconsi viticci certi strumenti di metallo o altro, che si appiccano alle muraglie, per uso di regger lumi. f. Qualità delle figure ben dipinte o scolpite, ed è un certo che di spiritoso, che consiste (secondo il Paggi,
ed altri) in tre parti della faccia, cioè negli occhi, che sieno desti,
e non addormentati, massimamente nel guardar fiso alcuna cosa, onde
paiono aver'abbondanza di spiriti; nelle narici assai aperte, come chi
nel respirare tira e manda fuori molta copia d'aria; e nell'aprir la
bocca sempre un poco più del bisogno, tutt'e' tre proprie degli adirati,
che però mostrano gran vivacità: conviensi alla gioventù, alla
virilità, ed alle femmine sfacciate. add. Che à vita. m. La parte viva.
Intendesi qualsivoglia linea retta, che partendosi da qualsisía punto
della circonferenza della grossezza da capo, piomba verso la massima
gonfiezza della medesima colonna.
Qualunque linea retta, che partendosi da qualsisía punto della
circonferenza della grossezza da piede, si solleva perpendicolarmente al
piano di detta circonferenze verso la massima gonfiezza della medesima
colonna. f. Un nobilissimo strumento di ferro, ritrovato dal grand'Architetto Filippo di Ser Brunellesco Fiorentino, nell'andar dottamente investigando sopra le rovine dell'antiche fabbriche di Roma; e serve per sollevare e tirare ad alto grandissimi marmi senza legature. È composto di tre conj di ferro infilzati in un pezzo pure di ferro tenuto da una campanella. L'uso di questo instrumento è il far prima nella pietra che vorrai alzare, una buca, la quale dalla bocca al fondo si vada sempre da tutte le
parti dilatando a sotrtosquadra a proporzione de' conj
suddetti; dipoi introdurre in essa i primi due conj da' lati, e
riempiere i fianchi della bocca, e finalmente con introdurre il conio
fra l'uno e l'altro, e così vien l'ulivella sì forte fermata nel masso,
che si può tirar ad ogni altezza, senz'alcuna legatura, salvo che quella
che si fa alla campanella dello stesso strumento, per tirare il peso. m. Albero fruttifero, che produce l'uliva, donde si cava l'olio; ed è domestico, e salvatico; il cui legname serve agli edificj, e non riceve nocumento dall'acque
del mare, nè è soggetto al tarlare, privilegio proprio di tutti quegli
alberi, che anno in sè sughi untuosi, gommosi, o amari, nè così
facilmente incorporano l'umidità. e
m. Quel buco nel mezzo del corpo dell'animale, fatto dalla natura, per
ritiramento in dentro del tronco del tralcio, a cui era congiunto,
quando stava in corpo alla madre, e donde allora prendeva l'alimento. Lat. Umbilicus. congiugnere.¶
Et unire termine de' Pittori; e dicesi de' colori, e del colorito,
quando si levano loro le crudezze, che appariscon fra l'uno e l'altro,
facendovi sia dovuta unione fra essi e le mezze tinte, o altri colori,
che stieno loro vicino, acciocchè venga la pittura più pastosa: questa
operazione si fa quando la stessa pittura è fresca, con pennelli grossi
e morbidi. f. Il voltare. Lat. Versatio. Alcune coperture d'edificj; sono di più sorte, altre che chiamano a mezza botte, altre a spigoli, e altre a cupola, le quali son tonde. Le volte a mezza botte, siano di che lunghezza o larghezza si vogliano, sempre si posano sopra piante di quattro angolio,
o sia ne' sotterranei, o pure sopra il terreno. Quelle a spigoli si
posano sopra a piante quadrate, e quelle a cupola per natura loro non
vanno posate, se non sopra piante che s'alzino in cerchio. Altre volte
si formano dalle parti di queste; come per esempio, quella volta, dove
concorrono insieme più pari di volte a mezza botte sopra piante di sei o
otto facce, chiamano gli Architetti tribune a spicchi, ed altre che chiamano cupole a vela,
e simili. Le volte in somma non sono altro, che un muro torto, e son
differenti dalle mura in questo; che dove nelle mura tutte le pietre,
e i filari si compongono dirittamente a filo con la squadra e
archipenzolo, nelle volte i filari si tirano con linea torta, e le
commettiture delle pietre si dirizzan
tutte al centro del loro arco. Usansi ancora le volte nelle terme, ne
teatri, ne' templi, ne' ponti, ed in ogni altro più nobile, e più
insigne edificio, e purchè siano forti, e stabilmente posate, con
diligenza, e di buona materia composte, sono fabbriche eterne. m. Il voltare. Lat. Volutatus. add. Che volta. e Torcere, o piegare verso altro luogo, o in altra parte, ¶ Per mutare, e rivolgere. Lat. Immutare.¶ Per far la volta agli edificij. Lat. Fornicem ædificare. coll'o stretto m. Viso, faccia. Lat. Vultus facies. f. Rivoluzione. add. Che agevolmente si volta instabile. Lat. Volubilis, instabilis. f. Lo essere volubile. f. V. Membra degli ornamenti. m. Animale ragionevole. Lat. Homo.V. Ignudo.V. Muscoli.V. Scheletro. m. Il votare. Lat. Evacuatio. Cavare il contenuto fuori del contenente, contrario d'empiere. Lat. Vacuare. pronuziato con l'o aperto, add. da votare per evacuare, che è senza cosa veruna
dentro di sè, contrario di pieno. Lat. Vacuus. pronunziato con l'o largo m. L'esser voto, il vano, la concavità vacua. Lat. Vacuitas, e pronunziato con l'o stretto m. Immagine che si attacca nelle Chiese da chi si è botato. Lat. Votiva imago¶
E voto, o boto, vale anche fantoccio, per esser le imagini votive per
lo più mal fatte. In far tali figure belle e simiglianti si esercitavano
alcuni Maestri detti Ceraiuoli, sopra di che V. Statue.¶ E voto, o boto, per persona non buona da niente, e come comunemente si dice dappoca. Lat. Iners, ineptus. A questi due ultimi significati alluse il Berni nel Sonetto sopra la sua Serva, quando disse di lei:
Fugge da' Ceraiuoli,
Accioch'e' non la piglin per un boto. voce bissillaba, dittongo la prima sillaba m. Parto degli uccelli e de' pesci, dal quale nascono i suoi figliuoli. Lat. Ovum. m. Un membro degli ornamenti d'Architettura. V. Membri delli ornamenti.
m. V. Saffiro. m. Un pezzo di legno, o di ferro,
o d'altra materia da una testa più sottile, che dall'altra, con la
quale si turano buchi o bocche, per le quali dovrebbe uscir acqua di vivaio, o vasi. ¶ E dicesi zaffo un turacciolo di ferro, che da' Gettatori di metalli si pone dalla parte di dentro nel buco della spina della fornace, per ritenere il fuso metallo, finchè si debba gettar nella forma.
f. Sorta di cesta ovata tessuta di verghe di nocciuolo, ridotte in
istrisce sottilissime come nastri, della quale si fa la culla a'
banbini.
f. Certi vani in forma circolare, lasciati dagli Architettori per
adornamento delle fabbriche, e per collocare in essi o tavole dipinte, o
statue. f. V. Gamba. f. V. Sanna.
Adroprar la zanna, lisciar con la zanna; ed è quell'aggravamento, che
si fa con forza, stropicciando con zanna o di lupo, o di cane, o d'altra
cosa lubrica e liscia, alcuna cosa, per appianarla, come carta
o altra materia; e usanla i Pittori per calcare i disegni per farne
due, uno de' quali viene al rovescio dell'altro, che si dice calco. V. Calco.f. Piè d'animale quadrupede. f. Strumento di ferro per lavorar la terra. m. Acrescitivo di zappa, e vale zappa grande; strumento di ferro per rompere il terreno, scalzando, o scavando.
f. Capellatura tenuta lunga, particolarmente dalla parte di dietro del
capo; e dicesi così se è naturale, ma se è posticcia dicesi parrucca. f. V. Coniatore. m. Termine Astrologico, altrimenti chiamato punto verticale, ed il suo contrario dicesi nadir. Lat. Zenit. f. V. Bietta. add. Pienissimo. Lat. Plenissimus. m. Calzare simile alla pianella, ma con la pianta di legno intaccata nel mezzo dalla parte che posa in terra, fatto per uso di tener il piede alto, e lontano dall'umido della terra. o | o | | m. Termine d'Architettura; quella pietra
di figura quadrata, dove posano le colonne, piedistalli, e simili.
Dicesi anche dado per esser per ogni parte quadro in forma d'un dado,
schiacciato. È stata opinione d'alcuno, che gli Antichi Toscani
facessero il dado, che deve stare sotto la colonna, di figura tonda, e
non schiacciata; ma non aviamo di ciò alcun riscontro certo. Usarono
bene gli Antichi, dovendo far portici, che accerchiassero templi tondi,
il
fare un sol dado, che girando attorno tutto d'un pezzo, ricevesse sopra
di sè tutte le colonne; la qual cosa per avventura fecero, perchè
paresse loro, che meglio accordasse il tondo col tondo, che il tondo col
quadrangolare. Usansi ancora questi zoccoli a' piedi delle statue,
urne, e altre a queste simiglianti cose.
m. Fascia circolare nell'ottava sfera, che l'abbraccia, a tralice,
dentro la quale son constituiti dagli Astrologi i dodici segni celesti
(corrispondenti a' dodici mesi dell'anno) e le vie de' Pianeti.
m. Voce Greca, significa portatore d'animali; ed è quello spazzio, che
è tra la cornice e l'architrave, chiamato dagli Architetti fregio, che rappresenta quello spazzio, che verrebbe occupato dalle teste delle travi, le quali anticamente attraversavano la trave maestra
(che era quella, dalla quale venne poi l'architrave) e si distendevan
sopra l'edificio; in questo zoforo o fregio solevano gli Antichi fare
ornamenti adattati alla natura degli Ordini, e secondo la qualità del
Dio, al quale essi Ordini eran dedicati, ora di triglifi, ora di vasi,
bacini, e tazze, e altri strumenti atti al sacrificio, or di leoni,
Ninfe, fanciulli, fogliami, e simili. f. Cintura. Lat. Zona,¶
E zona termine degli Astrologi, una delle cinque fasce, ch'essi
constituiscono in Cielo, dividendole in due frigide, una per polo di là
dal circolo polare; una calida, o come essi dicono torrida, che è per quanto tiene il zodiaco; due temperate dentro i tropici fino a' circoli polari. f. Frutto d'una pianta d'erba detta ancora essa zucca, il quale è il maggior frutto o d'erba, o di albero. ¶ E zucca dicesi il capo dell'uomo spogliato de i capelli. ¶ E di quì stare in zucca, stare col capo scoperto. m. Accrescitivo di zucca, vale zucca grande e sterminata. ¶ E zuccone per eccellenza si nomina una statua bellissima fatta di mano dell'eccellente Scultore Donatello, che è nelle nicchie del Campanil del Duomo verso S. Giovanni, detta così, perchè rappresenta un vecchio senza capelli, cioè calvo. Termine d'Architettura, lo stesso che palafittare; e dicesi zufolare i fondamenti, quando vi s'à da far la palafitta per fondamento o sodo.
Far che che sia alla grossa; abborracciare; da ciabatta, scarpaccia vecchia: e dicesi da' nostri Artefici di chi opera alla grossa, senza considerazione, e come noi diremmo, con animo di far presto e male. m. Luogo nelle case da smaltir l'acqua; fassi per ordinario d'una pila di pietra e d'un condotto, posto nelle stanze delle case per ricever l'acque, che si gettan via. Lat. Aquarium, urnarium.
Gli acquai si fanno di fogge diverse, nelle cucine si fanno d'una pila
molto grande, senza alcuno ornamento, per uso di lavar'i vasi, col suo
condotto ad effetto di dar l'esito alle lavature di essi: nelle sale poi
delle case e palazzi erano soliti i nostri Padri di fare gli acquai per
ornamento, e insieme per comodità, in luogo di bottiglieria, tenendovi
bicchieri, e vasi d'acqua, per uso della
tavola: ed erano questi certi vani nella testata di esse sale vagamente
ornati di pilastri, di cornici, ed altri membri d'Architettura; de'
quali molti sene veggono anche ne' tempi nostri; ma per lo più in case
piccole, o in palazzi non rimodernati. Ornare. Lat. Exornare. m. Colui, che fa professione di misurare terre, che per antico dicevasi Geometra;
perchè la Geometría è l'Arte di misurar la terra: ma oggi Geometra si
piglia in senso più largo. Un curioso esempio di quanto sopra s' è
detto, abbiamo in uno Istrumento del dì 17. Maggio 1327. rogato da Ser Lotto di Gianni Ricevuti Fiorentino, che si conserva appresso l'altre volte nominato Dottore Giovanni Renzi, dove si dice, come appresso:
Ubertinus olim Strozzæ de Strozzis et Techinus
olim Ser Rinaldi Florentini Cives Officiales deputati pro Communi
Florentiæ, ad vendendum certum terrenum, positum iuxta muros veteres
Civitatis Florentiæ, et pecuniam inde percipiendam convertendam in solutione quorundam Terrenorum et ædificiorum mittendorum in via nova de Panzano (oggi al canto al Mondragone)
quæ sumit initium in populo S. Mariæ Maioris, et protemditur usque in
platea nova S. Mariæ Novellæ etc. dederunt et concesserunt Rainerio Lapi
Bianciardi populi S. Petri in Gattolino, recipienti pro Domina Tora
eius Matre, quoddam terrenum cum solo et fundamento antiqui muri d.
Communis, positum in populo S. Laurentij de Florentia. Quod terrenum
repertum et mensuratum fuit, per Magistros Gherardum Chiari populi S.
Petri maioris, et Peruzzum Cini populi S. Donati de' Vecchis, Geometras
et Mensuratores, esse brachia quadra MCCCCXXX. vel quasi: et pro precio
fuerunt confessi dd. venditores habuisse d. Rainerio Emptore d. n. de
d. terreno mensurato, ad rationem solidorum quattuor, et denariorum
trium fl. p. pro quolibet brachio quadro, libras trecentas tres et
solidos decem et septem, et denarios sex fl. p. In quam summam intrarunt
floreni auri nonaginta un., libræ tres, solidi tres, et denarij undecim
fl. p. pro quolibet computato floreno libris tribus et solidis sex e
den. un. fl. p. de quibus vocaverunt dd. Venditores se bene pagatos etc. Propriamente far rocchi; e rocchio vale pezzo di legno, o di sasso,
o di simil materia di figura che tiri al cilindro, spiccato dal tronco,
senza eccedere una certa grandezza: e perchè tali rocchi si fanno, con
poca diligenza, e come si dice a occhio e croce,
arrocchiare si piglia per far con poca considerazione o arte che che
sia; e fra' nostri Artefici s'intenderebbe quasi nello stesso senso, che
acciabattare. m. La bocca degli Uccelli. Lat. Rostrum. Membro della cornice; così chiamato, per la somiglianza che à col becco, o vogliamo dir rostro della Civetta.V. Sorgozzone. f. Voce usata dal Vasari, Ragionamenti a 3.
per denominazione di certe buche, le quali facevano i nostri Antichi
negli sporti, ballatoi, e anche nelle volte in cima delle torri; per le
quali buche piombavan sassi a difesa di esse torri dalle invasioni de' nemici loro.f. L'Angolo esteriore, che fa l'edifizio.¶ E cantonata vale anche sassata, cioè colpo di cantone, che è sasso grande riquadrato, detto così, per esser messo per lo più nelle cantonate delle muraglie. m. Quella parte dell'anello dove è posta, e legata la gemma. Lat. Pala.m. Stanza dove si tiene lo strumento, col quale s'ammaccan l'ulive, per trarne l'olio: dalla voce Latina Factorium usata da' medesimi nello stesso sentimento. Palladio al tit. X. del Mese d'Ottobre. Ubi verò compleveris modum factorij, sales tritos vel non tritos, quod est melius, in olivam eandem mittes. m. Panno composto di lana compressa insieme per via di fuoco e acqua, e non tessuto con fila: serve agli Stampatori e Impressori di carte di stampa, o sieno di stampa in rame, o di stampa in legno, o di caratteri, per far accostare alle stampe, il foglio bagnato a ricevere l'impronta in tutte le sue parti egualmente.
f. Fabbrica di stanze, o terrazzi nobili, fatta per tenervi ogni sorta
di cose dilettevoli all'occhio; ma particularmente, statue, pitture, ed
altre cose spettanti all'Arti nostre, che sono degne di esser vedute con
gusto, e anche con maraviglia.add. Propriamente, di poco cuore, tapino, spilorcio; contrario di magnifico, amplio, liberale: dal Greco Glischros.¶ Appresso i nostri Artefici, dicesi lavoro gretto, o di maniera gretta,
a quel lavoro ch'è povero di invenzione, d'artifizio, d'abbigliamenti, o
d'alcun'altra di quelle parti che rendon l'opere ammirabili, e curiose. | e | | add. Di colore della carne, cioè misto tra rosso e bianco. Da Carne, perchè cotal colore è simile alla carne. Lo Scaligero contro 'l Cardano 125. 13. Nunc à carne incarnatum vocant, qui valde est dilutus.Menagio. m. Il Colore della carne, che un color misto di rosso e bianco, e come volgarmente si dice, di latte e sangue, apparendo un bianco ombreggiato di rosso, o un rosso ombreggiato di bianco, simile a quella sorta di rose, che diconsi perciò incarnate.add. Propriamente, secondo il Menagio, oscuro, forse da bruno. Bruni, bruniscus, bruscus, bruscatus, vruscatus, fruscatus, fruscato, infruscato.¶
Fra' nostri Artefici infruscato dicesi quel lavoro, le cui parti son
fra loro talmente confuse, che per la inordinata mescolanza, che anno
fra di loro, non lasciano discernersi l'una dall'altra in modo che bene
stia; preso forse per similitudine: perchè siccome il bruno manca di
chiarezza e splendore, così la cosa che à in sè tal difetto. m. Colore simile a quello del Lione; ed è di due ragioni, una che pende in giallo, e l'altra in oscuro, e questo propriamente chiamasi tanè. add. Pulito; contrario di rubido; dal Greco Liasòs, o dal Latino Leviscus, leviscius, lescius, liscius. f. Strada sotterranea. Lat. Cuniculus. f. Lama di ferro,
che ferma da una banda, si piega agevolmente dall'altra; e lasciata
libera ritorna nel suo primo essere donde ella fu mossa; dal Latino Mollis cioè pieghevole
m. Arnese fatto di pezzi di panno sgheronato, cioè tagliato a schisa, o
a sghimbescio, il quale strigne da capo, e da' piedi s'allarga, con chè
si fa capanna, o serraglio al letto, ove si dorme, appiccandolo al
palco, donde cala sopra 'l letto: ed usasi ne' Campi da guerra per
alloggiamento de' Soldati, sorreggendosi sopra uno stile dal quale
dependon molte corde, che raccomandate ad alcuni cavicchi fatti a posta e
ficcati in terra lo tengon disteso.¶
I nostri Artefici dicon padiglione a una certa sorta di scala a
bastoni, che sorgendo dal suolo in forma circolare con gran pianta,
insensibilmente sempre ristrignendosi, si va portando al suo termine,
tanto che il piede senza punto disagiarsi la puol salire. Una di queste
scale bellissima vedesi in Roma; nel bel mezzo delle scalinate davanti alla porta di mezzo della gran Basilica di S. Pietro. m. Pittore che fa Paesi, che dipigne vedute di campagne. f. Palafitta. f. V. Lanterna. e Usar la pomice sopra pietra, marmo, rame, e tele da dipignere. Vedi Pomice prima sorte, e Pomice seconda sorte, e Impomiciare. f. Erba nota, che dicesi in Lat. Portulaca. Sorta di terrabianca e lustra, della quale si fanno vasi preziosi; perchè si fa di porcellana, che è una spezie di conchiglia. Lo nota Giulio Scaligero, e il Bellonio nelle sue osservazioni Lib. 2. cap. 71. ed il Menagio. m. Terra divelta: dal Latino Pastinium, pastinicium, posticium. add. Chinato, basso. Far lavori con ago sopra drappi o panni; e potrebbesi dire, dipigner con seta a punta d'ago, vedendosi fatto di ricamo d'ogni sorta lavoro solito farsi da' Pittori, eziandio di figure umane. Lat. Acu pingere. La voce è Araba, ovvero Siriaca. Vedasi lo Scaligero sopra Varrone. m. Artefice che lavora di ricamo. Lat. Phrygio, acu pictor. m. Lavoro di pittura sopra drappo, o altro panno, fatto con seta a forza d'ago. ¶ E riparo era anche una sorta di fortificazione della milizia antica, come, si deduce da Gio. Villani Lib. 9. cap. 104. m. Luogo rimoto, o segreto, nelle case, da riporvi che che sia. Lat. Conditorium, repositorium.
m. Rompimento, rottura: E non solo dicesi delle sconfitte e
disfacimenti di eserciti campali; ma anche delle aperture fatte non
tanto negli argini e ripe de' fiumi dal corso impetuoso dell'acque,
quanto ancora di quelle, che si fanno nelle muraglie da' soldati, per
poter invader le Città assediate, che più comunemente si dicon brecce.
add. Tagliato a sgimbescio, o a schisa, o in tralice, largo di sotto e
stretto di sopra; e dicesi propriamente di tela, o panno. m. Pezzo di legno,
in forma di travicello o piana, che posando dalla parte inferiore sopra
mensola o beccatello, o in buca fatta in muro, e con la superiore
sportando in fuori, serve a reggere travi, che faccian ponte, o sporto,
terrazzo, ballatoio, o altra qualisisia simil cosa, ch'esca col
suo aggetto, fuori del piombo della muraglia: questo tale pezzo di legno quando si posasse per ritto a piombo direbbesi, puntello. Il Vasari Ragionamenti 3. parlando dell'antiche torri, che si facevano in Toscana, Lombardía, ed altre parti d'Italia, dice: Perchè allora le buche (vuol dir delle torri) eran piene di legnami grossi, ch'eran travi di quercia e castagno, le quali sostenute da certi sorgozzoni di legname
fitti nelle medesime buche, facevan puntello per reggerle (come è
rimasto questo modo ancora negli sporti, che noi veggiamo al presente in
Firenze) quali circondando in torno a dette travi per ispazio di braccia quattro, facevan palchi di legnami,
di che era copioso il paese, alcuni balconi, o terrazzi, o ballatoi,
che gli vogliam chiamare, da' quali egli giudicavano poter difendere
l'entrate principali delle torri; e combattendo con sassi,
per l'altezza di quelle facevano caditoie fuori e dentro nelle volte,
che col fuoco non potevano esser'arse: i quali luoghi per virtù di
queste difese si difendevano ogni dì dalle scorrere de' popoli della
Città; e dall'altezza di quelle vedevano di fuori chi veniva ad
offendergli, e sapevano tutto quello si faceva per la Città, per
contrassegni che da quelle altezze, con fuochi ed altri cenni,
mostravano. Fin quì il Vasari. Questa parola sorgozzone è detta forse per similitudine di quello che noi diciamo, dar'altrui un sorgozzone,
che è quell'atto che noi facciamo, quando col pugno serrato spignendo
per lo diritto il braccio all'insù fuori di piombo, fortemente il
percotiamo sotto il gozzo, o sotto il mento, a differenza d'altri moti
che fannosi nel percuoter con mano aperta, o pugno.
m. Piccolo uscetto in alcune porte grandi, e l'entrata delle botteghe
fra l'un muricciolo e l'altro. Da porta; portus, portellus, portellum,
exportellum, sportello. f. Stuoia. V. Stuoia. Traforare bucare da banda a banda. m. Sorta di colore lionato pieno; ed è quello che chiamasi per altro nome, lionato scuro.
m. Andito aperto per passare da stanza a stanza, e quasi corridore. Fra
gli uomini di campagna si dice Verone ad un piccolo terrazzo coperto,
nel quale termina la scala di fuori, e per il quale s'entra nel secondo
piano della casa. m. f. Orma, pedata, traccia, segno impresso nel suolo della terra da' piedi degli animali in andando. Lat.y Vestigium.¶
Ne' termini nostri, diciamo vestigio e vestigia a rimasuglio di
fabbrica rovinata e distrutta fino al suolo, e della quale (data la
parità) quasi altro non rimanga, che quel segno, che lasci il piedi di
chi passò sopra il terreno. Fu usata questa voce in simil senso da
molti: Il Vasari però l'à usata per nome generico di fabbriche non intere, ma non del tutto distrutte. Rag. a. 3.