VOCABOLARIO TOSCANO DELL’ARTE DEL DISEGNO

A

Abaco
m. Vedi Membra degli ornamenti.
Abbachista
m. Arimmetico, perito nella professione dell'Abbaco.
Abbaco
m. Arimmetica, Arte di far le ragioni e i conti.
Abbaino
m. Finestra sopra tetto, la quale si fa con una certa alzata di muro coperto, per dar lume a stanze, le quali per altro modo non lo possono avere, ed anche per uscire sopra i medesimi tetti. Questo è quadrilungo sì in pianta come in fronte, formando i lati un triangolo acuto.
Abbarcare.
Far le barche, ammassare.
Abbarrare.
Mettere sbarra per impedire il passo.
Abbassamento
m. L'abbassare.
Abbassare.
Chinare. Lat. Deprimere, demittere. ¶ Per diminuire, scemare. Lat. Imminuere. ¶ Per declinare, calare. Lat. Deficere, imminui, ad occasum tendere.
Abbattere
Mandare a terra. Lat. Prosternere. ¶ Per mandar giù.
Abbattimento
m. L'abbattere.
Abbellimento
m. L'abbellirie.
Abbellire.
Far bello, adornare.
Abbeveratoio
m. Ogni sorta di vaso, ove beono le bestie.
Abbigliamento
m. L'abbigliare.
Abbigliare.
Acconciare, ridurre a buon'essere, mettere in sesto, e in buon termine. ¶ I Pittori però usano questa voce, per esprimere gli abbellimenti di panni, e altre cose da ornare, con le quali arricchiscono le loro figure: che vale quanto, Vestire con adornamento.
Abbozzare,
altrimenti
Imporre.
Dicesi a quella prima fatica, che fanno i Pittori sopra le tele o tavole, cominciando a colorire così alla grossa le figure, per poi tornarvi sopra con altri colori.
Abbrunare,
e
Abbrunire.
Far bruno, far nero.
Abetella
f. Dicesi ad un' Abeto reciso dal suolo, e rimondo, e intero; che serve alle fabbriche, per formar ponti, e per attaccarvi le taglie ad alzar pesi: altrimenti detto Stile.
Abeto
m. Albero, il cui legname serve molto alle fabbriche d'edificj e navilj. Questo per la sua gran lunghezza e grossezza, con difficoltà si piega sotto i pesi, e col proprio non aggrava le muraglie; si difende qualche poco dal tarlo, ed è dispostissimo al fuoco; che però usano gli Architetti di situarlo per lo più in luoghi lontani da' pericoli d'incendj. Se ne trovano in gran copia nelle montagne della Falteronanegli Appennini, e in altre montagne di Toscana. I più lontani dalla Città di Firenze son quelli che nascono nel Casentino, e nella Falterona, che ci son dati da' PP. Eremiti di Camaldoli, e dall'Opera di S. Maria del Fiore. Quei di Camaldoli si stimano da' Professori più gentili, e per conseguenza servon bene a far lavoro di legname segato; là dove quei dell'Opera, per nascere in luogo più alpestre, e meno esposto al Sole, riescono più duri; e però usano di valersene per lo più per lavori interi di travi, e simili. Trovasene anche nelmonte Senario luogo de' PP. Eremiti dell'Ordine de' Servi, nel Mugello, e ne' monti della Contea di Vernio, tutti di buone grossezze e qualità; ma non essendovi il comodo della vicinanza dell'acqua d'Arno, come negli altri nominati luoghi, anno una grave spesa per condursi alla Città. Leombatista Albertiscrive, che ne' tempi de' suoi Padri, il monte Morello presso a Firenze sei miglia, era coperto di questi Alberi, e che per essere il monte assai ripido, con le dilavazioni dell'acque ne rimase del tutto spogliato; e ne' tempi nostri altro non si vede nella superficie di esso monte se non pietre, e nella cima si scorgono tuttavìa i residui delle buche, donde furono diradicati gli Abeti.
A Capanna,
avverbialmente posto. Così diconsi le coperture degli edificj alzate ad angolo sotto squadra o sopra squadra, le quali pendono da due lati. Leombat. Alb.
A capriccio,
posto avverbial.V. Aggrottescato.
Acate
V. Agata.
Accanalato
o
Scanalato
add. Dicesi quel lavoro o colonna che è intagliato a canali, i quali sono alcuni solchi fatti, con dovuta regola e proporzione, a mezzo cerchio (tramezzati da un pianuzzo) alcuna volta diritti per lo fuso della colonna, e alcuna volta torti attorno alla medesima; la parte da basso de' quali usano riempiere di cannelli, acciocchè il lavoro in quel luogo rimanga più forte. Trovansi questi canali appresso alcuni Autori chiamati Strie; donde anno i Botanici moderni cavato il dire alle piante accanalate, piante Striate.
Accantonato
add. Dicono gli Architetti quello edificio, che interiormente o esteriormente à angoli in squadra sopra squadra, o sotto squadra; come per esempio, edificj quadri, esagonati, ottanâgonati, e simili.
Accetta
f. Piccola scure; serve per tagliare legnami dal suolo, spezzargli, o dividergli.
Acciaio
m. Ferro che doma ogni altro metallo.
Acciarpare.
V. Ciarpone.
Acciottolare.
V. Lastrico.
Accomodare.
V. Acconciare.
Acconciamente
avv. Molto bene, con ordine, ordinatamente.
Acconciamento
m. L'ancconciare.
Acconciare.
Ridurre a ben'essere, mettere in sesto, e in buon termine: il che diciamo anche accomodare, contrario di guastare. Lat. Concinnare, Aptare. ¶ Per adornare. Lat. Comere. ¶ Per apprestare, preparare, mettere in punto.
Acconciatura
f. L'acconciare. Lat. Concinnatio. ¶ Per gli ornamenti che si pongono le donne in capo intorno a' capelli.¶ Per lo 'ntrecciamento d'essi capelli. Lat. Redimiculum in crines.
Acconcime
m. Acconciamento, raccomodamento, riduzione a ben'essere di case, e altre fabbriche.
Acconcio
add. Assettato, accomodato. Lat. Aptus, concinnatus. ¶ Per disposto, apparecchiato. Lat. Promptus, paratus.
Accoppiare.
Far coppie, cioè accompagnare, o congiugnere insieme le cose a due a due. Lat. Iungere, componere, copulare.
Accoppiato
add. Accompagnato, unito in coppia di altra cosa. Lat. Iunctus, compositus.
Accorciare.
Sminuire, accortare.
Accordare.
V. Accordato.
Accordato
o
Accordamento
m. Una qualità necessaria alla buona Pittura; ed è quando tutte le cose dipinte in una tela o tavola, saranno talmente disposte, che da tutte insieme resulti una concordanza e unione armoniosa; onde il colorito delle prime figure, non solo non infruschi o confonda l'una con l'altra, ma lasci fare il suo effetto a quelle della prima seconda e terza distanza; in quella maniera che veggiamo adivenire nelle cose naturali e vere, il color delle quali non mai toglie il conoscerle con piena distinzione l'una dall'altra, e nella loro vera distanza, senza che la vicina apparisca lontana, e la lontana vicina.
Accostamento
m. L'accostare.
Accostante
add. Che accosta bene. Lat. Cohærens. ¶ Per conforme, che si confa. Lat. Congruens, aptus.
Accostare.
Far vicino, avvicinare. Lat. Admovere.
Accostatura
f. Accostamento. Lat. Connexio, Cohærentia.
Accostevole
add. Che accosta, atto ad accostarsi.
Accrescenza
f. Accrescimento.
Accrescere.
Aumentare, far maggiore, porgere accrescimento. Lat. Augere, augmentare.
Accrescimento
m. L'accrescere, aumento, aggiunta. Lat. Auctus, augmentum, incrementum.
Accrescitore
m. Che accresce. Lat. Auctor.
Acero
m. Albero il di cui legname serve per gli edifizj, per lavori di tornio, e d'intaglio. Lat. Acer.
A coda di rondine,
posto avverb. Dicesi d'alcune intaccature, o incavi angolari, fatte da' Legnaiuoli e Scarpellini a simiglianza della coda della rondine, cioè larghe da una parte, e strette dall'altra; ad effetto che non possano esser cavate le cose commesse con tale intaccatura da veruna altra parte. Useremmo anche dire, a conio, per la similitudine che à l'intaccatura a coda di rondine col conio, largo in cima e stretto in fondo.
A conio,
posto avverb. V. A coda di rondine.
A corda
avverb. V. cordeggiare.
Acqua
f. Uno de' quattro elementi.
Acqua forte da partire.
L'acqua che adoperano i Partitori di metalli. Di questa si servono talvolta gli Intagliatori in rame ad acqua forte, mescolandola con un terzo d'acqua pura, o vero con altr'acqua forte che già abbia servito all'uso del partire.
Acqua forte da intagliare in rame.
Un'acqua di più materie composta, che serve per intagliare in rame vernicato con vernice dura, e anche con vernice tenera; e si fa in questo modo. Pigliasi aceto bianco fortissimo, once sei di sale armoniaco bianco trasparente puro e netto, altre once sei sal comune della stessa qualità e perfezzione, e once quattro verderame netto senza alcuna rastiatura di rame, e fatto il tutto bollire in pentola ben'invetriata e ben coperta, si mescola con un bastone, fredda che sia s'infonde in una caraffa, e se dopo due giorni in circa, si conoscerà che sia riuscita troppo forte, onde venga ad allargar troppo l'intaglio, s'allunga con infondervi altro aceto a discrezione.
Acque di Solimato e d'Arsenico.
Servono per dar colore a' legnami da far commessi e tarsìe.
Acquerello
m. Una sorta di colore che serve per colorir disegni; e si fa mettendo due gocciole d'inchiostro in tant'acqua quanta starebbe in un guscio di noce, e più a proporzione. Fannosi anche altri acquerelli neri e coloriti, nel modo detto.
Acquidoccio
Acquidotto
m. Canale murato per lo quale si conduce l'acqua da luogo a luogo.
Acquidoso
add. Che à in se dell'acqua, umido. Lat. Udus, umidus, aqueus.
Acroterio
m. Lat. Acroterium. Voce usata da Vitruvio Lib. 3. cap. 3. e lib. 5. cap. 10, in diversi significati; per lo più intendesi per piedestallo o piedestilo; non già ogni piedestallo, ma quello che si pone in luoghi eminenti dell'edificio, come frontespizj o simili, per collocarvi statue o altro. V. Membra degli ornamenti.
Acuto
e
Aguto
addiettivo. Appuntato, aguzzo, pungente. Lat. Acutus.
Adattare.
Accomodare una cosa ad un'altra mediante la convenienza, e proporzione. Lat. Applicare.
Addirizzamento
m. L'addirizzare. Lat. Directio.
Addirizzare.
Dirizzare, far tornare diritto il torto, o il piegato.
Addirizzato
add. da addirizzare. Diritto, per linea retta, che non piega da niuna banda o non torce.
Addizione
f. Giunta, aggiunta. Lat. Additio.
Addoppiare.
Crescere una cosa altrettanto ch'ella non è. Lat. Adduplicare, duplicare, geminare.
Addoppiato.
add. da addoppiare. Cresciuto il doppio.
Adentro
avver. Internamente, profondamente, a fondo.
A dente,
posto avverbial. Diciamo ferma dente il fermar che si fa un legno per ritto sopra un'altro che posi in piano, in quella guisa che il dente è fermato nella mascella: e ciò si fà con intaccare il legno che si deve fermare per ritto, da tutti i suoi lati in forma angolare o tonda, ficcando quella parte così intaccata in una apertura della medesima forma per appunto, che si fa dentro al legno, nel quale dee fermarsi il ritto per lo più trapanandolo fino nel fondo, acciocchè in esso fondo possa inmbiettarsi, per renderlo più forte e calzante nella fatta apertura.
A diritto,
posto avverbial. Per linea retta.
A due a due,
posto avverbial. A coppia a coppia, due doppo due, due per volta, o una coppia per volta.
Adunco
add. Torto in punta a similitudine di rostro d'uccel rapace.
Ad uno ad uno
e
A uno a uno
Posto avverbial. Un per volta, successivamente, l'un doppo l'altro.
Afferrare.
Pigliare, e tenere con forza; detto dagli strumenti di ferro, che fanno simile effetto.
Affisso
add. Congiunto.
Affocalistiare
Apocalistiare
Vale quasi offuscare. Parola usata tra' Pittori, per esplicazione d'un certo macchiare, che fanno i poco pratici con matita o colori, disegno o pittura, nelle parti e dintorni più difficili a circonscriversi in disegno; acciò poco o non punto apparisca esso dintorno, e rimanga più occulto l'errore, e coperta la difficoltà che non seppe l'Artefice in quel luogo superare: e dicesi quella parte o dintorno affocalistiato o apocalistiato.
Affocalistiato
add. V. Affocalistiare.
Affondare.
Far più affondo.
Affondo
add. Profondo.
Affortificare.
Fortificare.
Affossare.
Far fosse a un luogo, cigner di fosse. Lat. Fossa circumdare.
Affossato
add. da affossare. Cinto di fosse. Lat. Fossa circumdatus.
Affricano
m. Una pietra di gran durezza con diverse macchie rosse, bianche, e paonazze, che si lavora con sega, ruota, e spianatoio, e riceve bel pulimento.
Agata
f. Una pietra chiamata dagli Antichi Acate, perchè la prima fu trovata in Sicilia appresso 'l fiume Acate. Se ne trova di diversi colori e macchie, come a suo luogo si dirà, che però è stata chiamata con diversi nomi, come per esempio Phassacate, Ceracate, Demtracate, Leucacate, Hemacate, Corallacate, ed altri secondo, i colori de' quali la vedevano macchiata. Serve questa pietra per far bellissimi lavori di commesso; e Plinio afferma ch'ell'abbia ammirabil virtù contro il morso de' Serpenti, e però in quella parte di Sicilia, ove l'Agate si trovano, non sien velenosi gli Scorpioni. Ora perchè non è noto a noi il modo d'applicare i sopraccitati suoi nomi, o altri, che dagli Autori fossero dati a questa pietra, ci serviremo di quei, che già per gran serie d'anni sono stati dati, e dannosi tuttavía a diversi colori e qualità di Agate da ottimi Maestri della real Gallería del Serenissimo Granduca, la quale per la quantità innumebile, che tanto di questa, quanto d'ogni altra preziosa pietra conserva, pare che possa chiamarsi una miniera universale, atta a condire tutto il Mondo: e similmente per quello che appartiene alle particolari qualità e grandezze de' pezzi della medesima e d'ogni altra pietra preziosa, della quale siamo per far memoria, intendiamo sempre di parlare, secondo quello che fin quì s'è osservato in essa real Galleria; potendo essere che in altre parti del Mondo per lo passato o per l'avvenire, alcuna volta si sia veduto, o sia per vedersi, alcun pezzo maggiore delle grandezze che siamo noi per notare, ed anche diverso in altre qualità.
Agata Orientale.
Pietra prezziosa durissima lineata di linee lattee, ed alcune azzurricce più e meno grosse, le quali inegualmente si raggirano intorno ad occhietti piccolissimi, raddoppiandosi sottilmente, per così dire, in infinito a foggia d'una matassetta di sottilissime fila, e alcune volte intorno alla madre, che è uno spazzio in tutto e per tutto simile al ghiaccio. È in ogni parte trasparente, ma nel ghiaccio molto più ed è opinione de' pratici, che questa si trovi nella Persia. Riceve acceso pulimento; si lavora con sega, ruota, e spianatoio; e serve per lavori di commesso.
Agata sardoniata.
Pietra prezziosa Orientale, durissima, trasparente, che in ogni sua parte riceve lucidissimo pulimento. À in sè alcune macchie bislunghe a similitudine degli occhi degli uomini, grandi alcuna volta quanto una mano, e alcuna volta più lunghe, e anche di forme diverse lunghe e torte a righe, tutte di color nero, che dolcemente sfumano in alcune onde o vene di color capellino, a similitudine delle macchie del legno. Seguono poi sopra esse alcune altre simili vene o righe lattate, con qualche righetta di bianco sudicio terminante in campo capellino e nero. Trovasene per ordinario pezzi quanto una mano al più e serve per opera di commesso: si lavora con sega, ruota, e spianatoio.
Agata di Siena bianca e nera.
Pietra prezziosa dura quanto i Diaspri, che si trova nelle Campagne di Siena: è macchiata, o vogliamo dire più propiamente marezzata d'un marezzo nero bianco giallo, e di moltissime altre mezzetinte sudice, cioè di colore fra 'l giallo bianco e nero, e nelle vene, che à bianche, è trasparente; à però qualche pelo intorno alla scorza. Serve per opere di commesso; si lavora con sega, ruote, e spianatoi: se ne trova di mezzo braccio in circa, e riceve bellissimo pulimento.
Agata di Siena col fondo nero.
Pietra prezziosa durissima, le sue macchie sono alcune fila bianche livide, che annodandosi, e risegandosi fra di loro inegualmente formano diversi spazzj neri più e meno grandi. Riceve lucidissimo pulimento; lavorasi con sega ruota e spianatoio. I maggiori pezzi che si trovino, arrivano alla misura del braccio Toscano; serve per lavori di forme e commesso. Di questa pietra è fatto il fondo dell'imbasamento del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo, e le colonnette dello stesso.
Agata di Siena colori diversi.
Pietra, preziosa dura quanto i Diaspri, che si trova nelle Campagne di Siena: è lineata di diverse linee in gran numero, seguite l'una appresso all'altra, ondeggianti a similitudine del legname dell'Olivo; ma di color bigio, nericcio, capellino, bianco, e azzurigno sfumato. È tutta trasparente; ma nelle parti chiare, e molto più vedonsene alcune, che dopo le nominate linee, ne anno delle paonazze simili all'Amatista. Riceve lucido pulimento; e serve per operar di commesso; lavorasi con sega, ruota, e spianatoio; e le maggiori che si trovino, per ordinario non eccedono la misura di due terzi di braccio.
Agate diverse
: siccome diversi sono i nomi dell'Agate, come aviamo a principio accennato, così anche diverse qualità d'Agate si trovano. Quella che dicesi Corallacate; contiene in sè alcune macchie a foggia di gocciole d'oro, come il Saffiro ed è chiamata sacra, dicono trovarsi molte di queste nella Candia. Ne vengono anche dall'India, le quali si vedono con diverse macchie, maravigliosamente dipinte dalla Natura; altre in sembianza di statue, altre d'animali, di fiumi, d'alberi, e simili: e dicono, che queste abbiano virtù di spegnere la sete tenute in bocca. Ne vengono ancora dalla Persia (e queste abbruciate rendono odore di mirra) d'Arabia, di Cipri, e d'altre molte parti, alle quali attribuiscono gli Autori varie virtù, che non è nostro intento il descrivere; bastandoci solo l'aver dato qualche notizia particolare de' colori e macchie delle più principali, che servono alle nostre Arti.
Aggettare.
Sportare in fuora; ed è proprio delle cornici, bozze, o altre parti, e membri di lavori quadri, e tondi, intagli, o altro, e di qualunque altra parte, che nello sportare esca fuor della dirittura e piombo o sodo.
Aggetto
m. L'aggettare.
Aggiugnere.
Arrogere, accrescere. Lat. Addere.
Aggiugnimento
m. L'aggiugnere. Lat. Adiunctio.
Aggiunta
e
Aggiunzione
f. Aggiugnimento. Lat. Additamentum, adiunctio.
Aggiustare.
Ridurre le cose al giusto e debito termine, pareggiare. Lat. Exæquare, ad iustam mensuram redigere.
Aggrandire.
Accrescere, far grande.
Aggravamento
m. L'aggravare. Lat. Onus, oppressio.
Aggravare.
Propriamente, mandare in giù con peso, o con violenza. Lat. Premere, aggravare.
Aggrinzato
add. Pieno di grinze o crespe, grinzoso, cresposo.
Aggroppare
Aggruppare.
Raccorsi insieme, far groppo. Lat. Implicare, intricare. ¶ Per raunare, ammassare. Lat. Congregare, congerere.
Aggroppato
Aggruppato.
add. Intrigato. Lat. Inplicatus, intricatus,
Aggrottescato
add. Dicesi a quella pittura, scultura, o disegno, che discostandosi dall'imitazione del Naturale, par più tosto opera fatta a grottesche, che ricavata dal vero, e anzi a capriccio dell'Artefice, che altrimenti. V. Grottesche.
Agguagliamento
m. L'agguagliare, Lat. Comparatio.
Agguaglianza
f. Egualità, parità, aggiustamento. Lat. Æqualitas, adæquatio,
Agguagliare.
Fare eguale, pareggiare, aggiustatre.
Agguaglio
m. Paragone, Lat. Æquiparatio, comparatio.
Agiato
add. Dicesi a casamento copioso di stanze; termine usato dal Boccaccio nov. 96. 4. dove disse: Sopra la quale un bel casamento, e agiato fece.
Aguglia
f. V. Obelisco.
Ago per intagliare in rame ad acqua forte.
Piccolo strumento a somiglianza dell'ago da cucire, fassi di finissimo acciaio talmente temperato, che l'ago si rompa con veemenza. S'accomodano quest'aghi in certe verghette o manichetti di legno, lunghe circa mezzo piede, e grosse quanto la penna dell'oca, facendo uscir fuori della verghetta o manico tanta parte dell'ago quanto è la grossezza di due piastre Fiorentine. Fannosi di due sorte, alcuni che terminano in punta acuta, ed altri tagliati a sbieco nel fondo, in forma, d'una ciappola tonda; i primi servono per tirare i tratti sottili, i secondi per ingrossargli occorrendo, e talvolta per far tratti di grossezze ineguali, coll'usare essa ciappola tonda girando la mano: gli uni e gli altri si fanno di grossezze diverse, secondo il bisogno dell'Artefice, e tanto la lor punta, che il taglio, si fa arrotandogli sopra una pietra da olio, che è quella pietra che usiamo per dare il filo a' rasoi, e altri coltelli di finissimo taglio.
Agutello
Agutetto
m. Diminutivo d'aguto, significa piccolo aguto. Lat. Claviculus.
Aguti
|
Chiavelli
|
Chiodi
| m. Ferri acuti, co' quali si fermano legnami con legnami, e altre materie con altre, per servizio degli edificij, o d'altri lavori.
Aguzzamento
m. L'aguzzare.
Aguzzare.
Fare aguzzo, appuntare, far la punta.
Aguzzato
Aguzzo
add. Acuto, appuntato.
Ala
e
Alia
f. Membro col quale volano gli Uccelli e altri animali. ¶ Per lato di muro che si distenda a guisa d'ala, come leggesi in Matteo Villani 3. 96. Fece fare una larga via coperta con due alie di grosso muro: oggi dicesi Cortina.
Alabastro
m. Spezie di Marmo finissimo e trasparente, più tenero assai del Marmo.
Alabastro di Montalcino.
Pietra tenera ma vaghissima, che riceve ogni sorte di pulimento; è di color bianco livido, venato, o ondato: serve per lavori di commesso, e per ogni altro lavoro tondo e quadro, ed anche per pavimenti. Si cava nello stato di Siena presso alla Città di Montalcino, donde prende il nome.
Alabastro di Montalto.
Pietra dura quanto il Giallo orientale, di color capellino più chiaro e più scuro, tutta venata con vene alquanto più chiare e scure, ma sempre però fra 'l giallo, bianco livido, e capellino. Cavasi in Montalto luogo del territorio di Roma (donde prende il nome) d'ogni grandezza: si lavora con sega e scarpello, per lavoro di quadro e tondo, per commessi e pavimenti.
Alabastro di Sicilia.
Pietra dura quanto il Mistio di Saravezza nodoso; è di color rosso, con macchie giuggioline, dorate, verdi, bianche, e nella parte rossa assai tenero, nelle bianche arriva quasi alla durezza dell'Agata, ed in queste non ammette se non con difficoltà lo scarpello: si lavora con sega, ruota, e spianatoio; e riceve pulimento acceso. Di questa pietra fannosi le Colonne ed altri lavori della Cappella di S. María Maddalena de' Pazzi nella Chiesa del Monastero di S. Maria degli Angioli.
Alabastro di Volterra.
Pietra bianca tenera e alquanto trasparente. Vale a più usi, e particularmente per far piccole figure: si lavora con coltelli con molta facilità e cotta fa quella sorta di gesso, che i Professori dicono gesso da oro, il qual serve per dorare, e fare imprimitura a tele o tavole per dipignervi sopra.
Alari
m. Son due ferri o sassi che si tengono nel focolare per tener sospese le legne, acciò più facilmente ardano. Il Dottor Paolo Minucci nelle sue belle note al Poema di Lorenzo Lippi, dice così. Voce rimasta dal Latino Lires che spesso era preso per il fuoco, come si può dedurre da Ovidio I. Past. 18. che dice. Omnis habet geminas hinc atque hinc ianua frontes, E quibus hæc populum spectat et illa larem. Columella l. II. C. I. de Villico. Consuescat rusticus circa larem Domini, focumque familiarem epulari. Il Sipontino. Lares Dij erant apud Gentiles et colebantur domi, focusque illi sacer erat, unde vulgus focum foculare appellat, quasi laris focum. Fannosi gli alari di ferro, e si adornano bene spesso con bei lavori o figure di ottone, bronzo, e altre materie, purchè non siano combustibili.
Alberello
m. Vaso piccolo di terra, o di vetro, per ripor colori o altro: detto così, quasi piccolo albero, perchè a principio si faceva a tornio di legname detto Albero.
Alberese
m. Sorta di pietra di colore che tende al bianco.
Alberese del Ponte a Rignano,
detto altrimenti
Pietra fiorita.
Pietra di grandezza di mezzo braccio in circa, e di color bianco, che à dentro di sè alcune macchie o vene a simiglianza d'Alberi, con piede, rami, e frondi così belli, che paion dipinti; sono di durezza quasi quanto il Marmo bianco: vengon portati dal fiume di Rignano nel Valdarno disopra, dieci miglia lontano dalla Città di Firenze.
Albero
m. Nome generico d'ogni pianta che à legno, e spande i suoi rami ad alto. ¶ Spezialmente una sorta di pianta di legname dolce, che serve ad uso di fabbriche, e intagli: ed è quella che da' Latini vien detta Populus alba; perchè quella che da medesimi è nominata Populus nigra, dicesi da noi Pioppo.
Alchimia
f. voce Arabica. Arte di raffinare e mescolare i metalli.
Alchimista
m. Artefice d'Alchimia.
Al diritto,
posto avverbial. Dirittamente, a dirittura.
Ale,
o
Alie
di quadri, o tavole. V. Portelli.
Alga,
o
Aliga
f. Erba che nasce intorno 'l mare, la quale secca serve agli Architetti per molte cose, e particolarmente per riempier i vani delle graticciate, che si fanno intorno alle pile de' Ponti. Usasi ancora per incassare statue, ed ogni sorta di vetro o cristallo, per condurlo sicuro in paesi lontani; atteso, che questa erba lo serri, e stringa forte, ma con una certa morbidezza e pieghevolezza, senza sforzarlo o affaticarlo punto, e così lo salva dal pericolo di spezzarsi.
Allacciare.
Legare e strignere con laccio.
Alla prima,
posto avverbial. Diconsi quelle pitture esser fatte alla prima, le quali à l'Artefice perfezzionate nella prima impastatura de' colori, senza punto o poco tornarvi sopra, e queste per ordinario non anno lunga vita. Uno di coloro che à tenuto tal modo di colorire a olio, è stato il per altro celebratissimo Pittore Domenico Passignani Fiorentino, a cagione di che, non solo à perduto il Mondo in pochi anni le belle gioie dell'opere sue, ma egli ancora con quelle l'eternità del nome. Dissi che per lo più sono tali pitture fatte alla prima di poca durata, intendendo di quelle che si fanno alla prima, con poco colore, e liquido; perchè per altro vi sono stati gran Maestri che anno operato alla prima, e fatte eterne le loro pitture; mercè l'aver dato anche ne' primi colpi, colore in abbondanza, e sodo.
Allargamento
m. L'allargare.
Allargare.
Contrario di Ristrignere.
Allargato
add. Spazioso, contrario di ristretto.
Alleggerimento
m. L'alleggerire.
Alleggerire.
Sgravare, render leggieri: Lat. Levare, imminuere, exonerare.
Alleggerito
add. Sgravato, reso leggieri.
Allentamento
m. L'allentare.
Allentare.
Render lente, ammollare, contrario di tirare. Lat. Remittere, laxare, relaxare.
Allentato
add. Reso lente.
Allevare.
Nutrire, e alimentare piccole creature ¶ Ammaestrare, costumare. Lat. Instruere, erudire.
Allievo
m. Colui che si allieva, e s'ammaestra. Lat. Alumnus.
Allume
m. Spezie di miniera di colore simile al Cristallo; ed enne di più maniere, come di rocca, di piuma, scagliuolo. Lat. Allumen.
Allungare
far più lungo, contrario di scortare.
Altaleno
m. Lat. Tollenon. Questa voce si trova nel volgarizzamento di Vegezio citato dal Vocabolario della nobilissima Accademia della Crusca; e vi si spiega così: Altaleno è detto quando una trave alta si ficca in terra, alla quale nel capo di sopra un altra trave più lunga per lo traverso, e nel mezzo misurata si commette in tal modo, che l'un capo si china, e l'altro in alto si leva.
Altare
m. Mensa sopra la quale si offerisce a Dio il sacrifizio Lat. Ara, altare.
Alterello
Altetto
add. Alquanto alto.
Altezza
f. Distanza da basso ad alto.
Altissimo.
Superlativo d'alto.
Alto
add. Contrario di basso; ¶ Aggiunto al luogo, edifizio, pianta, monte, e simili, significa elevato dal piano, sublime, eccelso, eminente. Lat. Altus
Alto
avver. Altamente, a luogo alto. Lat. Altè.
Altura
f. Altezza.
Alzamento
m. L'alzare. Lat. Subblimatio, elevatio.
Alzare.
Levare, o sollevare che che sia, da basso, e mandarlo, o porlo in alto. Lat. Tollere elevare. ¶ Per aggrandire.
Alzata dell'edifizio
f. V. Proffilo.
Alzato
add. Sollevato in alto Lat. Sublimatus elevatus.
Amatista
f. Gioia di non molto valore, del colore del fior del Pesco, e per lo più di color paonazzo, o del color dell'uva, con le macchie granellose dello stesso colore, mà più chiare, o bianche sudice sfumanti. Poca se ne trova, che saldissima sia; perchè quei granelletti tengono non so che del sale, che però ne' lavori piccoli facilmente si sverzano, e stritolano. A noi viene del tenitorio di Roma cavata da frammenti di antichi edificj. È di durezza simile a' Diaspri; si lavora con sega, ruota, e spianatoio, e riceve pulimento acceso. Di questa pietra è fatto tutto l'imbasamento delle colonne grandi del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo. A nostra notizia non è che se ne trovino pezzi maggiori di due terzi di braccio. Trovasi secondo Plinio Lib. 37. Cap. nell'India, e questa è la migliore, e tiene color porporino, e alcuna volta pende al color giallo. Ne à l'Arabia, l'Armenia minore, e l'Egitto; in Tarso, in Cipri, in Francia, nelle Spagne si trovavo ancora l'Amatiste, ma di non bella qualità. Molti Autori scrivono di questa pietra, alla quale attribuiscono molte virtu; l'Accademico Ardente dice essere opinione, che questa gioia fosse nell'Anello, col quale S. Giuseppo sposò María sempre Vergine.
Amatita
f. Pietra tenera come gesso, con la quale si disegna; e ne è della nera, e della rossa. V. Lapis Amatite, e Matita.
Ambra
f. Moltissimi Autori scrissero dell'Ambra, e molto diversamente quanto a ciò che appartiene all'esser suo. Tennero alcuni ch'ella fosse una gomma, altri un bitume, un'escremento della terra, un frutto d'Albero, che nasce nel mare; altri lo sperma della Balena, una ragia d'Albero, o lagrima che dir vogliamo. L'approvata opinione de' più, co' quali il Padre Chircher Lib. 3 Artis Magnet. Cap. 3. è ch'ella sia una spezie di bitume. Nel tanto rinomato Museo di Manfredi Settala in Milano, è un pezzo d'ambra di due once, mandatogli di Danzica, nel quale si vede inviluppato un ragno; un'altro con entro due ranocchie; in un'altro v'è un grillo; ed un'altro à un ragno con una formica, un'ape, alcune mosche, una pulce con un ragno, in un'altro pezzo una gocciola d'acqua; ed in altri ancora altri piccoli animaletti di maraviglia a vedersi. È l'ambra del color dell'Oro, trasparente, e lucentissima; à una mirabil virtù di attrarre a sè la paglia; serve a bellisimi lavori ed ornamenti, potendovisi intagliare dentro sin le figure.
A mezza botte,
posto avverbial. Diconsi le coperture degli edificj, che formano la metà d'un cerchio.
Ammaccare.
Alquanto manco che infragnere.
Ammaccatura
f. Termine usato dalli Scultori, e tal ora da' Pittori, per esplicare certe pieghe di panni, e anche delle stesse carni, dolcissimamente piegate in superficie, che non posson dirsi, nè solchi, nè pieghe, nè grinze; perchè a pena appariscono all'occhio di chi bene intende il rilievo, nelle quali bene spesso consiste la grazia della cosa scolpita o dipinta.
Ammandorlato.
Vedi Mandorla.
Ammanierato.
Vedi Maniera.
Ammassare.
Far massa, mettere insieme, adunare.
Ammattonare.
Far pavimento di mattoni.
Ammattonato
m. Quell'incrostatura di mattoni che si fa sopra il terreno; pavimento di mattoni.
Ammezzare.
Dividere, e partire per mezzo. Lat. Dimidiare, dividere.
Ammollare.
Allentare, render lente. Lat. Laxare.
Ammontare.
Far monte, mettere insieme.
Aammorbidare
Mollificare, render morbido; il che si fa togliendo via la durezza.
Ammottare.
V. Scoscendere.
Ammuricciare.
Far muriccio, ammassare o ammontar sassi intorno a che che sia.
Ampiamente
avv. Largamente, copiosamente. Lat. Copiosè.
Ampiezza
f. Larghezza e grandezza per ogni verso, spaziosità. Lat. Amplitudo, latitudo.
Ampio
add. Largo e grande per ogni verso, spazioso. Lat. Amplus, spaciosus.
Ampissimamente
avv. Superlat. di ampiamente.
Ampissimo
add. Superlat. d'ampio.
Ampliare.
Accrescere, dilatare, render ampio.
Amplissimo
add. Ampissimo.
Ampolla
f. Vasetto di vetro di varie fogge, per uso di tener liquori.
Anca
f. L'osso che è tra il fianco, e la cintura.
Ancudine
ed
Iacudine
f. Strumento di ferro sopra 'l quale gli Fabbri battono il ferro caldo per lavorarlo. Lat. Incus.
Andirivieni
m. Anditi in riscontro con rivolte, e giravolte.
Andito
m. Tragetto stretto e lungo, che unisce le stanze disgiunte.
Androne
m. Voce usata da buoni Scrittori per significare una sala di mezzo a uso di ricever forestieri, o trattar negozj, a distinzione delle gran sale, le quali essi dicono esser destinate alle danze, nozze, e conviti. ¶ Dicesi anche da' Toscani Androne, quell'andito a terreno per lo quale dall'uscio da via s'arriva al cortile delle case.
Angolare
add. Che à angoli.
Angolo
m. Quella inclinazione, che fanno due linee, o rette o curve, poste fuori di dirittura concorrendo in un medesimo punto. Lat. Angulus.
Angolo acuto.
Quello ch'è minore del retto, e dicesi dagli Architetti sotto squadra.
Angolo della proporzione del cerchio.
Quello che si comprende dalla linea retta che suttende l'arco della porzione e dal medesimo arco di essa porzione.
Angolo ottuso.
Quello che è maggiore del retto, e dicesi sopra squadra.
Angolo piano.
Quella inclinazion che fanno due linee, o rette o curve, che sien poste in un medesimo piano, che si tocchino fra loro in un punto, e dicesi dagli Architetti a squadra.
Angolo piano piramidale.
Si trova questa voce detta a quell'angolo solido della cima d'una piramide; e talvolta viene inteso da' Prospettivi per quel contenuto da tutti i raggi visivi, che dal punto dell'occhio vanno a trovare i termini d'un'oggetto.
Angolo rettilineo.
Quella scambievole inclinazione o apertura di due linee rette correnti in un medesimo punto, che non sien poste per diritto frà di loro: ed è di tre sorte, retto, ottuso, e acuto; il retto è uno de' quattro angoli, che da due rette linee poste in croce sì fattamente si circonscrive, che qualsivoglia degli altri li resti eguale; l'ottuso è quello, che è maggiore del retto; e l'acuto è quello ch'è minore.
Angolo retto
altrimenti detto a squadra. V. Angolo rettilineo.
Anguinaia
f. Quella parte del corpo umano, che è tra la coscia e 'l corpo, allato alle parti vergognose.
Angusto
add. Stretto. Lat. Angustus.
Anima
f. Spirito. ¶ Pigliasi questa voce da' nostri Artefici per quello spirito, che rende le figure dipinte quasi vive, e animate; la quale, come lasciò scritto Giovambatista Paggi nella sua dotta Tavola, apparisce in esse introdotta, ogni volta che l'azzione o operazione di qualunque figura sia dal Pittore tanto naturalmente, propriamente, e chiaramente espressa, che non lasci luogo a dubitare se operino o non operino quello che egli à voluto rappresentate; ma ognuno prontamente, e senza difficoltà conosca tali operazioni nel dipinto, come nelle persone vive le conoscerebbe; e si conseguisce questa importantissima perfezzione con l'avvertire alle movenze, agli occhi, agli affetti; alle quali cose appartengono poi altre considerazioni intorno alla grazia nelle movenze, prontezza, vivacità, leggiadría bravura, tenerezza, gravità, e simili.
Anima.
Termine usato da' Gettatori di metallo, i quali doppo aver fatto il modello della statua, tale appunto quale ella deve essere in opera, lo formano con gesso da far presa, tanto che la forma incavata viene in ogni sua parte ad improntarsi nel gesso come era appunto nel modello: poi sopra un palo di ferro più lungo di tutta la figura, fanno quella che noi diciamo Anima, mescolando terra con sterco di Cavallo e cimatura, le danno la medesima forma del modello tanto più scarsa di grossezza quanto vogliono che sia grosso il metallo, gettata che sarà la statua; e per cavare l'umidità della taerra la vanno ingrossando a suolo a suolo, e cuocendola; poi l'accomodano nella forma con buone armature di ferro attraversate con perni di rame, e con altre diligenze. Finalmente doppo aver gettata nella forma di gesso cera liquefatta alla grossezza vogliono sia il metallo, e fatta comparire in essa cera la forma propria del modello della medesima cosa così improntata, la qual forma di cera resta attacata all'anima sopraddetta, sopra di quella fanno, con terra cimatura e sterco di Cavallo l'ultima forma, nella quale deve gettarsi il metallo. Da questa cavano a forza di fuoco la cera, tanto che fra l'anima e la forma, resti il vacuo per la grossezza del getto, il quale poi fanno a loro piacimento.
Animella
f. Ordigno accomodato dentro alla tromba da tirare acqua. Vedi Tromba.
Anisocicli
m. Sono i circoli della vite o coclea, per che son fatti a simiglianza de' capelli delle donne, che sospesi formano alcune anella, dette da Vitruvio anisocicli così il Barbaro; i nostri Artefici gli chiamano Pani della vite.
Annerare
e
Annerire
in significato attivo, vale far nero. Lat. Nigrefacere, nigrare. ¶ In significato Neutro passivo, vale farsi nero. Lat. Nigrescere, nigrefieri. ¶ In significato neutro, vale divenir nero. Lat. Nigrefieri.
Annerato
add. Fatto nero. Lat. Denigratus.
Annodare.
Fare il nodo, legare, e strignere con nodo Lat. Nodare.
Annodato
add. Legato con nodo. Lat. Nodatus.
Ano
m. Voce del tutto latina; significa l'orifizio di quella parte, donde l'animale getta fuori gli escrementi; è termine usato per onestà dagli Anatomisti. Lat. Anus, Podex.
Ano, muscoli dell'ano.
V. Muscoli.
Antarie
f. Funi che si legano di quà e di là alla testa delle macchine, che s'innalzano per tirar pesi; e diconsi anche Prontoni, e Sartíe.
Anticaglia
f. Edificio antico, o rimasuglio o framento d'edifizio, o statua antica.
Anticamera
f. Nelle case private è una stanza ritirata dietro alla camera. ¶ Nelle case pubbliche anticamera è la stanza avanti a quella dell'udienza, dove si fermano, e si trattengono i concorrenti: e nelle gran Corti de' Principi sogliono essere molte le anticamere, nelle quali si scompartiscono i concorrenti secondo la diversità de' loro stati, e dignità.
Anticorte
f. Luogo avanti la corte.
Antiporto
m. e
Antiporta
f. Androne, andito, il quale è tra l'una porta, e l'altra di Città, o di case; cioè un conveniente spazio che si lascia frà la porta esteriore, e l'altra porta opposta o interiore, che mette immediatamente in casa, o nella città.
A ovato.
Vedi Ovato
A pendio,
posto avverbial. Fuor di dirittura, e fuor di piombo.
Aperta
Apertura
f. Luogo aperto per dove si possa entrare. Lat. Hiatus.
A piombo,
posto avverbial. A dirittura, perpendicolarmente; detto così dal piombo strumento de' Muratori. V. Piombare.
Apocalistiare.
V. Affocalistiare.
Apocalistiato
add. da apocalistiare. V. Affocalistiare.
Appianare.
Spianare, far piano.
Appiccare.
Unire e congiugnere l'una cosa all'altra.
Appiccato
add. da appicare. Unito congiunto. Lat Inhærens, Adhærens.
Appoggiamenti
m. Un certo lavoro o di pietra, o di legno che assai più negli anni addietro che al presente, usavasi porre da' lati delle scale, per appoggio della mano di chi sale
Appoggiare.
Accostare una cosa all'altra.
Appoggio
m. Accostamento. E nelle fabriche è quell'unire una fabbrica all'altra che abbiano diversi Padroni, il quale appoggio dal nuovo fabbricatore si deve fare con buona grazia del Padrone dell'altra fabbrica, e con pagarlielo conforme ordinano le leggi.
Appuntare.
Congiugnere, o attaccare con punti, o con spilletti, quasi cucir leggiermente. ¶ Per far la punta a che che sia, altrimenti detto Aguzzare.
Appuntatamente
avv. Appunto, con misura ed ordine giusto.
Aappuntato
add. da appuntare. Attaccato con punti, e con spilletti, cucito leggiermente. ¶ Aguzzato.
A Quartabuono,
posto avverbial. Dicesi tagliato a quartabuono ciò che si taglia in guisa che 'l taglio faccia angolo acuto, o ottuso, il che talvolta direbbesi augnato.
Aquidoccio.
V. Acquidoccio.
Aquidotto.
V. Acquidoccio.
Arabesco
add. Arabico, di Arabia; e dicesi di cosa fatta alla fazione, foggia, o uso dell'Arabia: Da questo
Arabesco
e
Rabesco
m. Dicesi da' nostri Artefici quel lavoro, che si figura tanto nella pittura che nello intaglio, a foggia di foglie accartocciate di viticci e d'altre simili cose; forse perchè tali lavori, o furono inventati dagli Arabi, o si assomigliano al modo d'ornare usato da essi.
Arazzo
m. Panno tessuto a figure, da parare stanze, detto così dal farsi particolarmente nella Città d'Araz in Fiandra.
Arcale
m. L'arco della porta. ¶ Quella parte d'una volta, che partendosi di su le sue base, o beccatelli, fa un mezzo arco. ¶ Alcuna volta si piglia per la Centina. V. Centina.
Archeggiare.
Torcere e piegare che che sia a guisa d'arco.
Archetto
e
Arconcello
m. Diminutivo d'arco, arco piccolo.
Archi de' ponti.
V. Volte.
Archipenzolo
m. Quello strumento col quale i Muratori, o altri Artefici, aggiustano il piano o il piombo di loro lavori.
Architetto
e
Architettore
m. Leombatista Alberti chiama Architettore colui, che sà con certa maravigliosa ragione e regola, si con la mente e con l'animo divisare, sì coll'opera recare à fine tutte quelle cose, le quali, mediante movimenti di pesi, congiugnimenti e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodar benissimo all'uso degli uomini.
Architettura
f. Arte o professione dell'Architetto, la quale vien detta da Vitruvio, una scienza adornata di varie erudizioni e discipline, a giudizio di cui vengono approvate tutte le cose, che dall'Arte si perfezionano, e nasce dalla fabbrica e raziocinazione. Questa voce Architettura, da due parole greche è derivata, la prima che significa principale e capo, la seconda, che vale Fabbro o Artefice; onde avverasi nell'Architetto, il dire di Platone, ch'egli non faccia alcun mestiere, ma solo soprantenda a coloro che lo fanno. Il fine di questa scienza, è il bene edificare (che secondo lo stesso Vitruvio) consiste in ordine, in disposizione, in bel numero, in compartimento, in decoro, e in distribuzione.
Architrave
m. Un sodo che si pone dall'una all'altra colonna o pilastro sopra alcun vano, o vero o finto, per alzarvi sù, o muro, o volta a mezza botte, o altro edificio, e talvolta vi si posano sopra le cornici, le quali allora si dicono cornici architravate. Questo sodo, secondo la natura dell'Ordine, si compone di varie parti e membri; intorno a che V. Membra degli ornamenti.
Arcipresso
o
Ancipresso
o
Cipresso
m. Albero il cui legname è attissimo agli edifizi, massimamente per far porte, e altre simili cose: non è soggetto a tarli, ed è odorosissimo. Di tanta durata sono i lavori che si fanno di tal legname, che dicono, le porte del Tempio di Diana in Efeso, fatte d'Arcipresso, esser bastate quattrocento anni, in fine de' quali parevan nuove: e Leombatista Alberti afferma, aver veduto, nel rassettar che fece Papa Eugenio le porte di S. Pietro in Roma, che erano di questo legno, e già coperte d'argento, in quei luoghi dove i barbari non l'avevano di esso argento spogliate, esse si mantenute salde, e intere dal tempo d'Adriano III. che le fece, fino allora, cioè cinquececento anni.
Arco
m. Una linea curva che alcuna volta è una parte d'un cerchio; e quando l'arco è di mezzo cerchio, si dice arco di tutto sesto, e quando è meno, arco scemo.
Arco.
Si dice ancora alla covertura de' vani, definita da Leombatista Alberti per una trave piegata, o colonna torta, posta a traverso.
Arco acuto
o
Arco composto
Quello che si fa di due archi scemi; e però nel congiugnersi i due archi scemi intersecandosi insieme, fanno nella sommita un'angolo, cosa che non segue all'arco intero o di tutto sesto, e allo scemo. Questi archi si fanno dagli Architetti mediante il congiugnimento di più conij insieme, alcuni de' quali stanno da basso con la testa sotto l'arco, e questi si chiamano mosse degli archi; altri stanno sopra nel mezzo, e si chiamano il serraglio; altri da' fianchi per custodia dell'arco. Albert.
Arco intero.
Quello che è composto della metà d'un cerchio, cioè che à per corda il diametro del cerchio intero, e si dice arco di tutto sesto.
Arco scemo.
Quello che à la sua corda minore di un diametro di cerchio intero, cioè che è una parte del mezzo cerchio.
Arco trionfale.
Un suntuoso edifizio usato dagli Antichi a capo delle vie, per farle apparir più belle; e all'entrare delle piazze, per quelle fare apparir maggiori, sotto i quali passavano i trionfanti.
Argano
m. Strumento di legname per uso di muovere, tirare in alto, calare a basso, materie d'eccedente peso.
Argentato
add. Che à la superficie d'argento.
Argentiere
Argentaio
m. Artefice che lavora d'argento.
Argentino
add. Di colore d'argento. Lat. Argenteus.
Argento
m. Metallo noto. Lat. Argentum.
Argilla,
e
Argiglia
f. Nome di terra tegnente e densa, della quale si fanno stoviglie, e altro.
Argine
m. Rialto di terra posticcia, fatto sopra le rive de' fiumi, per tener l'acqua a segno.
Aria
f. Uno de' quattro elementi caldo e umido. Lat. Aer.
Aria.
Per quella apparenza della fronte che nel primo aspetto mostra il genio e l'inclinazione dell'uomo: onde aria bella, nobile, etc. ¶. Di quì di buon aria; onde Bonario.
Aria di testa.
Termine usato da' nostri Professori, per esprimere l'aspetto de' volti; e dicesi bell'aria di testa, la più leggiadra, maestosa, o simile; e quella, che in asprezza, terribilità, o in altra qualsisia apparenza alla cosa che vuole l'Artefice rappresentare, è più e meglio appropriata; benchè più propriamente s'intenda fra gli Artefici, per bell'aria di testa, quella che à bellezza, maestà, e decoro.
Arimetica
f. Arte d'adoperare i numeri; è quella professione che si adopera intorno alla quantità discreta, una delle scienze subordinate alla Matematica. Lat. Aritmetica.
Arimmetico
m. Professore di arimmetica, abbachista. Lat. Aritmeticus.
Armadura
ed
Armatura
f. Guarnimento d'arme, che si porta per difesa della persona. ¶ E armadura chiamano alcuni Artefici tutte quelle cose, ch'e' pongono per sostegno, fortezza, o difesa delle loro opere; come l'armadura delle volte, de' pozzi, de' fondamenti, o simili; che son quei legnami, che si metton per sostegno della fabbrica.
Armato
add. Lo stesso che fornito, guarnito, munito, e simili.
Arme
f. Tutto quello del quale armasi chi che sia tanto a difesa, che ad offesa. ¶ Per impresa o insegna di Città, Comunità, e Famiglie, detta così perchè si delineava nelle armi difensive, come scudi, targhe, palvesi, e simili. Non tengono l'armi fra le cose difficili in materia d'Architettura ne' nostri templi l'ultimo luogo; non tanto per se medesime, quanto per essersene fin quì fatte tante e tante, che si rende quasi impossibile il far cosa, in tutto e per tutto bella e nuova. Le parti dell'arme per lo più son tre: cioè lo scudo, l'ornamento, e il segno d'onore, nobiltà, dignità, o simili. Lo scudo, che è lo spazio del mezzo, parte principalissima, è quello dove si figurano l'imprese, dette da Giovan Villani Intrasegne: l'ornamento intorno ad esso fassi dall'Artefice secondo il suo buon gusto; ed è quello nel quale consiste il concetto ed invenzione del medesimo Artefice; perchè negli antichi tempi, ed oggi ancora in molte parti d'Europa, si veggono senza ornamento. I segni di Nobiltà, Cavallería, Dignità, o simili; cioè nell'Ecclesiastico i Regni Pontificj, i Cappelli Cardinalizj, le Mitre e' Pastorali; nel Secolare l'Imperiali o Reali Corone, gli Elmi, i Bastoni, o altri, debbon farsi a simiglianza del vero, ne più nè meno. Circa all'origine dell'armi, pare ch'e' si possa affermare, col Cassaneo de Gloria Mundi, che avendo gli Antichi in tre qualità distinte le condizioni degli uomini, cioè rispetto all'Agnazione, Gentilità, e Stirpe; a quella della Famiglia attribuivano solamente la Nobiltà. Questa era di coloro, come anche afferma Cicerone, che potevan mostrare l'immagine degli Antenati loro, a distinzione di quelli che ciò non potevan fare, i quali eran chiamati figliuoli della terra, e al tutto ignobili, e bassi: e fu costume appresso i Romani antichi, il portar ne' funerali esse immagini per testimonio di Nobiltà, come dice lo stesso Cicerone nel suo Oratore: onde è che l'immagini bene spesso soglion pigliarsi per segno di Nobiltà. Da queste immagini incominciarono poi secondo il Budeo, quei contrassegni di Nobiltà, che noi chiamiamo Armi, le quali si davano agli Eroi in premio delle loro virtuose azzioni. Nè ciò è punto inverisimile, perchè sappiamo che volendo Alessandro eternar le glorie degli Atleti, e de' gran Soldati, per rendergli più animosi alle conquiste, deliberò col consiglio d'Aristippo di far sì, che fossero tanto nell'onore, quanto nel guadagno ricompensati. Onde usò donar loro l'insegne, i vessilli, e altre simili spoglie. Queste arme dunque sono di due sorte, una di singular dignità, della quale si servono i Principi e' Signori, e l'altra de' Privati Nobili, o Popolari; nè possono questi appropriarsi l'armi de' propri Principi, senza delitto di lesa Maestà, nè lecitamente usurpare quelle d'altri Privati.
Arnese
m. Nome generico di tutte le masserizie, abiti, fornimenti, guarnimenti, materiali, strumenti per lavoro, e simili e dicesi anche Arredo.
Arpese
m. Pezzo di rame, o ferro, con cui nelli edifici si tengono uniti insieme pietre con pietre.
Arpione
m. Quel ferro ingessato, o impiombato nel muro, sopra 'l quale si girano l'imposte delle porte, e finestre. Lat. Cardo.
Arrandellare.
Strigner con randello, il quale è un baston corto piegato in arco, che serve per strignere e serrar bene le funi, con le quali si legano le some, o cose simili.
Arredo
m. Arnese.
Arrendevole
add. Che si piega e volge agevolmente per ogni verso. Lat. Flexibilis, flexilis, lentus.
Arrendersi.
Dicesi di legno, asse, o altro, che agevolmente, e senza spezzarsi, si pieghi o volga: che anche si potrebbe dire imbarcare, parlandosi d'asse o legni non molto grossi.
Arricciare.
V. Rinzaffare.
Arricciato
m. Quella seconda incalcinatura rubida, che si dà alle muraglie, alla quale s'aggiugne l'intonaco per dipignervi sopra a fresco. V. Rinzaffare.
Arricciato per dipigner sopra le mura a olio.
Un certo stucco di marmo e matton pesto sottilissimo, incorporato con olio di linseme, pescegreca, mastico, e vernice grossa: un'altro se ne fa di matton pesto, e rena, schiuma di ferro, chiare d'uovo, e olio di linseme per lo stesso effetto.
Arrivare.
Varchi lez. a 170. Questo verbo è proprio Toscano, e come ne mostra la sua composizione dal nome di Riva, e la proposizione A non significa altro, che Giugnere a riva. ¶ Ma da' nostri Artefici si piglia più largamente, cioè per dimostrar cosa che giunga alla misura o al segno d'altra cosa; verbigrazia, la scala non arriva a' ponti della fabbrica: la corda non arriva alla taglia, all'argano etc.
Arrugginire.
Divenir rugginoso, ed è proprio del ferro. Lat. Rubiginari, rubiginem contrahere.
Arsenale
m. Stanza grande a diversi usi di fabbriche: ma proprio è dove si lavorano le navi, che Dante chiamò Arzanà in rima.
Arte
f. Un'abito intellettivo, che si fa con certa e vera ragione, di quelle cose che non sono necessarie, il principio delle quali non è nelle cose che si fanno, ma in colui che le fa.
Arte dell'Architettura.
V. Architettura, e Architetto.
Arte della Pittura.
Un'arte con la quale l'Artefice aggiugnendo materia a materia, fa apparire ciò che è nella mente sua, imitando le cose naturali, le artificiali, e le possibili.
Arte della Scultura.
Arte con la quale l'Artefice levando materia da materia, fa apparire ciò che è nella mente sua, imitando le cose naturali, e artificiali, e che possono essere.
Arte Plastica.
V. Plastica.
Artefice
Artiere
Artigiano
Artista
m. Esercitatore d'Arte Lat. Artifex.
Arzica
f. V. Giallo detto Arzica.
A scarpa.
posto avverbial. Dicesi di muraglia, o altra cosa, fatta o tagliata a foggia tale, che nella parte più bassa occupi molto spazio, e nel procedere in alto vada sempre ristrignendosi, finchè si riduca al punto del piombo nella parte superiore; detto così per essere a somiglianza della scarpa, la quale nel calzare il piede, sporge molto avanti la pianta, e nell'alzare si riduce al piombo della gamba; ed è proprio di baluardi e muraglie di fortezze, di barbacani per reggere edifizi etc.
Ascella
f. Concavo dell'appiccatura del braccio con la spalla.
A schisa
posto avverbial. Attraverso a schiancío.
Ascialone
m. Legno in foggia d'una mensola, che si conficca negli stili accomodati alle fabbriche, a fin di posarvi sopra altri legni per far palchi, e altro.
Ascia,
o
Asce
f. Strumento di ferro da tagliare fatto in forma di zappa, ma più largo, e più corto, proprio de' Legnaiuoli. Lat. Ascia.
Asciare.
Lavorare coll'asce. Lat. Asciare.
Asciugare.
Consumare e levare l'umidità alle cose molli, diseccare. Lat. Abstergere, siccare.
Asciutto
add. da asciugare. Contrario di molle. Lat. Siccus.
Asciutto
m. Aridità. Lat. Siccitas, ariditas.
A secco,
posto avverbial. V. Murare a secco, ritoccare a secco.
Asinello
m. Asino di mediocre grandezza, e di poco pregio. ¶ E per similitudine dicesi Asinello quella pietra che nel fondo delle fosse fognate, sostenta l'altre pietre della fogna. ¶ E Asinello dicesi anche quella trave, che regge l'altre travi del tetto, che piove a un'acqua sola.
Aspetto
m. Quel segno o apparenza nella faccia umana, onde s'argumenta in parte gli affetti dell'animo: ,volto sembiante. Lat. Aspectus, vultus, facies.
Aspo
m. Strumento da ammatassare l'accia, o che che sia, ed è di più sorte. ¶ E Aspo diciamo ad instrumento posto a diacere sopra due trespoli, o vogliamo dire piedi di legno: à due leve, colle quali si gira per avvolgervi sopra grossi canapi, co' quali si sollevano pietre per servizio degli edificj.
A squadra
|
A sopra squadra
|
A sotto squadra
| posto avverbialmente. V. Angolo acuto, ottuso, piano, e retto.
Asse
f. Parte dell'Albero segato per lo lungo, di grossezza di tre dita al più, perchè di grossezza maggiore si chiama Pancone.
Asse
m. Termine Astronomico e Mattematico, Lat. Axis, che è quella linea che noi immaginiamo avere l'un capo nel Cielo settentrionale, e l'altro nell'australe. Agli Architetti serve per termine espressivo di linea immaginata passare per i centri delle Basi opposte delle Colonne, Capitelli, e altre a queste simiglianti cose cilindriche prismatiche, siccome nelle figure piramidali quella linea che congiugne la cima loro col centro della base, la qual linea talvolta da qualche Architetto si trova chiamata Catetto.
Assettare.
Mettere in assetto, riordinare.
Assettatamente
avv. Acconciamente con bell'ordine.
Assetto
m. Accomodamento
Assicella
f. Piccola asse.
Assiculo
o
Pernuzzo
m. V. Pernuzzo.
Assito
m. Tramezzo d'asse commesse insieme, fatto alle stanze in cambio di muro.
Assodare.
Far sodo, duro, denso.
Assottigliare.
Far sottile; ridurre a sottigliezza.
Asta
f. Legno sottile lungo e pulito, per diversi usi.
Asteria
f. o
Occhio di Gatta
m. Una gemma assai dura, e difficilissima ad intagliarsi, che fra le gioie bianche non tiene l'ultimo luogo.À in sè una certa luce a guisa delle pupille degli occhi, la quale getta fuori i suoi splendori, quando da una, quando da un'altra parte. Trovasi in Caramania, e nell'Indie. È detta occhio di Gatta per lo trasparire che fa la sua luce, a guisa dell'occhio del Gatto: i moderni la chiamano bell'occhio. Trovansi anche altre Gioie che tutte si chiamano col nome d'Occhio di animali diversi, che lunga cosa sarebbe il descriverle; e tutte anno un non so che dell'Agata e del Sardonico.
Asticciuola
f. Diminutivo d'asta. ¶ Dicesi asticciuola al manico de' pennelli. ¶ A quel legno de' cavalletti delle tettoie, che stà in fondo per piano, altrimenti chiamata trave maestra.
Astragalo
m. Uno de' membri di Architettura, detto per altro nome Tondino, per esser di figura tonda.
A traverso,
posto avverbial. Traversalmente, nella parte traversale.
A tribuna,
posto avverbial. Dicesi fatte a tribuna le coperture degli edifizi, che si forman in figura di sesto acuto.
Attaccamento
m. Lo attacare.
Attaccare.
Appiccare, unire una cosa ad un'altra.
Attaccatura
f. Questa parola contiene in sè quasi tutta la perfezzione del disegno; e prima di parlare del suo significato, è necessario il dire, che la Natura gran Maestra delle cose, nella formazione di tutti i corpi umani, e di molti degli animali, à unita insieme gran copia di membri e di muscoli, fra di loro diversi, quelli abilitando e destinando ad una, per così dire, infinità di moti e d'azzioni; dando a essi una tal forma, o alla superficie di ciascuno una figura tutta dolcezza, senza che alcuna sia nè interamente piana, nè interamente tonda, nè ovata, nè quadra, nè triangolare, nè altra simile; ma à voluto che quasi ogni superficie in qualche veduta partecipi di molte figure, le quali poi in essa superficie veggonsi tanto variate, quanti sono gli infiniti moti che fanno essi muscoli: tantochè non è mai stato, non è, e non sarà mai, fino alla fine del Mondo, alcuno così perfetto Geometra, che possa ridurre a regola, o descrivere, nè meno intellettualmente, l'infinite figure ch'essi muscoli in tante loro movenze, o vedute, compressioni, stiramenti, e simili, posson fare. Di più è da sapere, che la stessa Madre Natura, nel passaggio che fa fare ad esse membra e muscoli, dall'uno all'altro nell'unirsi fra di loro, è proceduta con tanta grazia, e dolcezza, e morbidezza, che è veramente un miracolo; onde fra tanta diversità di parti, vedesi così bell'accordamento ed uniformità, che fa risultare dal tutto una mirabil vaghezza. Questi passaggi adunque, che si fanno da muscolo a muscolo, e da membra a membra, son quelli che i nostri Artefici chiamano attaccature, le quali ancor'esse mai, non si trovano in superficie, nè perfettamente rette, nè angolate, o quadrate, nè tonde, nè di qualsisia altra figura regolare; mà sì bene partecipano di molte figure, le quali ancora, tante e tante volte si mostrano all'occhio de' riguardanti diverse, quanti sono gli aspetti, ne' quali son vedute, o all'insù, o all'ingiù, o da' lati; e tante volte ancora, quante sono le movenze delle membra in universale ed in particulare; perchè alcuna volta per cagion d'esempio un moto della testa farà mutare quasi tutte le parti del corpo, ciò che ancora adiviene al moto d'un braccio, d'una gamba, e simili; e tanto basti per dichiarazione di questa voce attaccatura. Ora è da sapere, che questi passaggi, o legature, o intervalli, o altro che si vogliano chiamare, quali gli Artefici dicono attaccature, son quelli, ne' quali consiste la perfezzione del disegno, e pochi sono stati que' Maestri, che oltre al divino Michelagnolo Buonarruoti, le abbiano sapute imitare tutte in ogni veduta e moto di muscoli con perfezzione; massimamente negli scorci; e quegli, che ciò anno fatto, anno dato all'opere loro mirabile sveltezza, grazia, e verità, siccome per lo contrario etc.
Atteggiare.
Dare l'attitudine, o il gesto alle figure, acciocchè elle esprimano gli affetti che si vogliono rappresentare. Lat. Ad vivum exprimere.
Atteggiato
add. da atteggiare.
Atterrare.
Abbattere, gettare a terra, abbassare, chinare. Lat. Deijcere.
Atticciato
add. V. Tozzo.
Attignere.
Tirar l'acqua del pozzo con secchie, o simili vasi. Lat. Haurire.
Attitudine
f. L'atto, o l'azzione, o il gesto che fa la figura, cioè, di star ferma, chinarsi, alzarsi, o altrimenti muoversi in qualunque modo, per esprimere gli affetti, che si vogliono rappresentare.
Attorcere.
Avvolgere una cosa in sè stessa, o più cose insieme, il che direbbesi ancora avviticchiare. Lat. Torquere.
Attorcigliare.
Leggiermente attorcere.
Attorcigliato
add. da attorcigliare. Lat. Vinctus.
Attorniare.
Circondare, girare attorno.
A tornio
posto avverbial. Che è fatto col tornio.
Attorno
avv. In giro, in cerchio, in circonferenza. Lat. Circum, in gyrum.
Attorno attorno
avv. In giro per tutto.
Attorto
add. da attorcere, avvolto.
Attraversare.
Porre a traverso.
A vantaggio,
posto avverbial. Dicesi di cosa situata in posto superiore a quello d'altra cosa.
Avanti.
Preposizione che serve al terzo e al quarto caso, vale lo stesso, che innanzi dalla parte anteriore. Lat. Ante.
Avanzamento
m. L'avanzarsi, aggrandimento.
Avanzante
add. Che avanza. Lat. Superans.
Avanzare.
Aggrandire, accrescere. Lat. Extollere, augere. ¶ Trapassare, superare, vincere. Lat. Superare, vincere. ¶ In significato neutro passivo, venire innanzi acquistando, profittare, approdare, aggrandirsi. Lat. Proficere. ¶ In significato neutro assoluto, soprabbondare, aver più che a sufficienza. Lat. Redundare. Superabundare.
Avanzevole
add. Soprabbondante. Lat. Redundans, affluens.
Avanzo
m. Il rimanente, tutto quello che resta, che però dicesi ancora il restante. Lat. Reliquum.
Avello
m. V. Sepolcro.
Augnare.
Tagliare, o mozzare qualsivoglia cosa, come mazza, trave, tavola, o pietra, in modo che nel principio del taglio si faccia angolo ottuso, e nel fine angolo acuto; e dicesi augnare per una certa similitudine che à la forma della cosa così tagliata con l'ugna delle fiere, cioè dal principio larga, e grossa: direbbesi ancora tagliare, a schisa, o in tralice, o vero a quartabuono. V. Quartabuono.
Augnato
add. da augnare, tagliato in tralice, o a quartabuono.
Avorio
m. Dente d'Elefante, atto a molte cose; e fannosene anco figure d'ogni rilievo, e tarsie.
Avornio,
o
Avorniello
m. Un'albero di spezie di Frassino, atto a più lavori. È albero piccolo, e nasce nell'Alpi, la cui corteccia data in cibo, o in beveraggio, muove mirabilmente il ventre.
Aurato
add. V. Dorato.
Aureo,
o
Aurino
add. D'oro, simile all'oro.
Autore
m. Inventore di che che sia, o quelli dal quale trae la cosa la sua prima origine.
Avvallare.
Far'ire a valle, cioè a basso, abbassare, spignere in giù. ¶ In significato neutro, calare, scendere a basso. Lat. Descendere.
Avviare.
Cominciare, dar principio. Lat. Incipere, aggredi.
Avvistato
add. Di bella apparenza.
Avviticchiare.
Cignere intorno alla guisa che fanno i viticci. Lat. Nectere.
Avvivare.
Termine de' Doratori a fuoco. V. Dorare a fuoco.
Avvivatoio
m. Strumento fatto d'una verghetta di rame, di grossezza e lunghezza simile ad una forchetta da tavola o ad un matitatoio; questo fitto in un manico di legno, serve a' Doratori a fuoco, per distender l'argento vivo in su la figura, o altra cosa, che voglion dorare. V. Dorare a fuoco.
Avvolgere.
Porre una cosa intorno ad un altra in giro.
Avvolticchiare.
V. Attorcere.
Avvolto
add. da avvolgere. Lat. Convolutus.
Azzione
f.
Fatto
m.
Operazione
f.
Artificiazione
f. Dicono i nostri Artefici, Un'attributo della Pittura, che bene espresso dall'Artefice è 'l fondamento di quella ch'essi dicono anima, o spirito dell'arte.
Azzurrino,
o
Azzurriccio
add. Di colore, che tende all'azzurro, cioè tra bianco, e azzurro.
Azzurro
m. Color cilestro, che anche dicesi turchino.
Azzurro d'Alemagna.
Serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera.
Azzurro di biadetti.
Serve a dipignere a olio, e a tempera. Si fa delle lavature di miniera di Spagna.
Azzurro di smalto fatto con vetro;
e serve a dipignere a fuoco, a tempera, e a olio.
Azzurro di vena naturale;
serve a dipignere a fresco, a olio, e a tempera.
Azzurro oltramarino.
Il più bello fra tutti gli azzurri, e serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera. Si fa di pietra detta Lapislazzulo, fine scura, che sia netta di marmo, e da ogni sorte d'altro colore.
Azzurri composti.
Quelli che artificiosamente si fanno con diverse materie.
Azzurrognolo
add. Azzurrino, azzurriccio.

B

Baccelletti
m. Membri degli ornamenti d'Architettura, fatti in forma de' baccelli delle fave, o altri simili.
Bacchetta
o
Mazza
f. Una verghetta o bastoncino di legno sottile, con in cima un bottone di panno, o altra materia morbida, che appoggiato alla tavola, o tela, è sostenuto dalla mano dove stà la tavolozza, serve a' Pittori per appoggio della mano che dipigne.
Badìa
f. Edifizio per abitazione de' Monaci.
Bagnare.
Sparger materia liquida sopra che che sia; ed è più che d'altro, proprio dell'acqua.
Bagnato
add. da bagnare, asperso di materia liquida.
Balaustrata
f. V. Balaustri.
Balaustri
m. Ornamento di parapetti, di ballatoi, e terrazzi. Sono alcune pietre lavorate in varie forme, con un proporzionato vano fra l'una e l'altra; e usansi fortificare gli ordini de' balaustri, con alcuni pilastrini posti dopo un conveniente spazio, o nel termine di essi ordini: e tutto questo ornamento, che dicesi Balaustrata, à in fondo il suo basamento, e sopra la cimasa, con che tanto i balaustri che i pilastrini vengono collegati.
Balco
m. L'ultime e più alte stanze della muraglia. ¶ Per il legname che regge il pavimento delle stanze. ¶ Per tutto il pavimento insieme. V. Palco.
Balcone
m. Finestra.
Balista
f. Macchina per tirar pesi: muovonsi queste, con molinelli, con stanghe, con molte taglie, e con molti raggi, con argani, con ruote o timpani, secondo quello a che è indirizzata loro operazione.
Ballatoio
m. È come una strada alta situata o fuori delle facciate degli edificj, o nella parte di dentro annesso al muro de' Cortili, con sponde attorno. E serve per passare dalla parte di fuori, da una ad un'altra abitazione, o per girare attorno al medesimo edifizio, o per dar luogo agli abitatori di ricrearsi all'aria aperta, e goder la veduta delle strade o piazze.
Baluardo
m. Bastione, riparo; spezie di fortificazione moderna.
Bamboccio
Fantoccio
m. Figura piccola umana fatta di cencio o d'altro. ¶ Per bambino, fanciullino, ed à dello schernevole. ¶ Per uomo semplice, e che à più del bambino nel suo procedere, che dell'uomo. ¶ Fra i nostri Artefici, diconsi bambocci o fantocci, quei disegni, pitture, o simili, che son fatti da chi non sa punto di disegno, o pittura, o scultura; ovvero da Artefice poco intendente.
Bambola
f. Bamboccio, fantoccio, cioè figura piccola umana, fatta di cencio o d'altro, che serve per balocco de' fanciulli.
Banco
m. Strumento di legno con quattro piedi fermi in un pancone di figura tonda, sopra 'l quale è un'altro pancone quadro che gira sur un bilico (fermo sopra il pancon tondo) bucato da quattro lati; e serve agli Scultori per porvi sopra il marmo nel quale debbono scolpire la statua per comodo di voltarla a tutti i lumi; e ciò fanno con alcune stanghe, che ficcano nelle buche de' lati del pancon quadro, in forma di leva.
Banco da lavorare pietre a ruota.
Strumento di legname, nel quale mediante una girella mossa dall'Artefice, si fa girare una ruota di piombo, stagno, o rame, sopra la quale dal medesimo Artefice con ismeriglio si consuma ogni sorte di pietra dura, e tenera, per ridurla alla forma che se le vol dare, per servizio di commessi, ed altri lavori.
Banda
f. Una delle parti, o destra, o sinistra, o dinanzi, o di dietro.
Bandella
f. Spranga di lama di ferro da conficcare nell'imposte d'usci, o finestre, la quale à in una dell'estremità un'anello, per mettersi nell'arpione che à da regger l'imposta.
Banderuola
f. Strumento di ferro mobile, che volta a tutti i venti: si pone sopra le torri, e i campanili, o altre parti più alte dell'edifizio, sì per ornamento di esse, come ancora principalmente per riconoscere da qual parte venga il vento. Questa à dato luogo di chiamarsi proverbialmente, Banderuola di campanile a chi è mutabile di volontà e di parere, per ogni minima cagione.
Barba
f. I peli che à l'uomo nelle guancie e nel mento. Lat. Barba: Quelli però, che sono sopra le labbra, diconsi Basette, e Mostacci. ¶ E Barba dicesi alla radice delle piante, come loro fondamento e principio. Lat. Radix.
Barbacane
m. Muraglia fatta a scarpa, per sostegno d'altre mura, nella parte da basso.
Barca
f. Quantità di materia ammassata, massa.
Bardellone
m. Un filare di mattoni, che si mura sopra gli archi.
Barella
f. Strumento di legno, retto da due stanghe, per portarsi a braccia da due persone, a uso di trasportar sassi, terra, calcina, e simili; detta così, quasi piccola Bara, per essere fatta a quella foggia. Lat. Thensa.
Bargiglio
m. Pietra di durezza simile al Paragone, di color cilestro, razzata di certe vene, che pendono in bianco, e tramezzata d'alcune altre di bianco vivo. Viene a noi da Saravezza; riceve bellissimo pulimento, e trovasene d'ogni grossezza e lunghezza.
Bariglione
m. Vaso di legno a doghe, cerchiato, di forma ritonda e lunga.
Barile
m. Vaso di legno da cose liquide, fatto a doghe, e cerchiato, di forma lunga bistonda, ne' fondi piano, con bocca di sopra nel mezzo rilevata.
Barletto
m. Strumento di ferro ben grosso in forma di lettera L. del quale si servono gli Intagliatori di figure di legname, per tener fermo sul banco il legno che voglion lavorare.
Barletto
|
Barlotto
e |
Barlione
| m. Vaso di legno in forma di Barile, ma assai più piccolo, e serve a varj usi.
Barra
f. Sbarra. Lat. Septum.
Barrato
add. Serrato con isbarra, circondato, accerchiato. Lat. Septus.
Basa
e
Base
f. Sostegno, o quasi piede, sul quale si posa Colonna, o cosa sì fatta.
Basamento
m. Membro del piedistallo della Colonna, composto di più membra.
Basette
f. V. Barba.
Basilica
f. Era anticamente un grande edifizio, per uso di ragunarvi i Magistrati a tener ragione, il quale in processo di tempo accresciuto, fu circondato di portici in guisa che la Nave di mezzo, detta Causidica, nella quale i Curiali si ragunavano, veniva ad esser fatta a simiglianza della lettera T. Usarono adornarle d'architetture, simili a quelle de' Templi; che però molte di esse da' Cristiani, son poi state con facilità convertite in chiese consecrate al vero Dio, e fino a' nostri tempi conservano il nome di Basilica: anzi ogni Chiesa con crociata e portici interiori, dicesi Basilica, per esser fatta a quella similitudine; sebbene oggi più comunemente si dà questo nome a Tempio, o Chiesa principale.
Bassamente
avv. Contrario di altamente.
Bassare.
Abbassare. Lat. Demittere.
Bassetto
add. Diminutivo di basso, un poco basso.
Bassezza
f. L'abbassare, ed il luogo basso, bassamento. Lat. Humilitas.
Bassissimo.
Superlat. di basso, profondissimo. Lat. Humillimus.
Basso
add. Piccolo, infimo, chino, chinato, piegato, umile, profondo.
Basso
m. Profondità, parte inferiore.
Basso rilevo.
Una sorta di Scultura, che non contiene alcuna figura tonda (cioè che veder si possa, girandola attorno, in tutte le sue parti) ma che poco si sollieva dal piano dov'è scolpita, mostrando una sola parte alquanto rilevata, ed è una cosa mezzana fra il mezzo rilievo, e il basso stiacciato rilievo.
Basso stiacciato rilievo.
Una sorta di basso rilievo, che non contiene se non il disegno della figura con un rilievo stiacciato ed ammaccato. Et è un certo che di mezzo fra 'l disegno e 'l basso rilievo: e per condurlo è necessario gran disegno, ed invenzione. Veggonsene molti degli antichi, in vasi, cammei, monete, e medaglie. Eccellentissimo in simil facultà ne' secoli trascorsi, è stato Donatello Fiorentino, imitato poi da molti: e ne' tempi nostri veggonsi tuttavia di simil lavoro opere maravigliose e singulari di Maestri diversi.
Bastìa
f. o
Bastione
m Steccato, trincea, riparo fatto intorno alla Città o Eserciti, composto di legname, di terra, o di simili materie.
Bastoncino,
e
Bastone
m. Vedi Membra degli ornamenti..
Bastone
m. Pialla col taglio a mezzo cerchio, per uso di fare scorniciamenti tondi; detta così, perchè con essa spezialmente si fa quel membro degli ornamenti detto bastone.
Battente,
e
Battitoio
m. Quella parte della imposta d'uscio o finestra, che batte nello stipito, o nell'altra parte della imposta, quando si serra. ¶ Pigliasi anche per quella parte dello stipito, che è battuta da essa imposta.
Battere.
Lavorare percotendo col martello; ed è proprio di tutti gli Artefici che maneggiano metalli.
Battere a mazzetta.
Il battere, che fanno coloro che lavorano figure, vasi, o altro lavoro di piastra d'argento, che si fa con tre martelli, l'uno detto martello da tasso, che batte per piano, e due, che battono con penna mezza tonda.
Battiloro
m. V. Oro in foglia.
Battinzecca
m. V. Coniatore.
Battuto
m. Suolo, o pavimento di terrazzo, o di luogo scoperto. Lat. Solarium, solium, tabulatum.
Bave
f. Dicono gli Scultori, e' Gettatori di metalli, quelle superfluità, che anno i loro getti, cavati che sono dalla forma, cagionate da qualche scabrosità, riga, fessura o cavità, che in essa forma fosse stata oltre al dovere, o fuori del suo luogo; nella quale entrando il metallo, ne riporta quell' impronta: onde è poi necessario, che l'Artefice, rinetti e pulisca il suo lavoro, con ciappole, ceselli, ed altri strumenti a ciò destinati.
Beccatello
m. |
Mensola
f. |
Peduccio
m | Sodo che si pone per sostegno sotto i capi delle travi, fitte nel muro, sotto i Terrazzini, Ballatoi, Corridoi e Sporti.
Bellezza
f. Beltà Lat. Pulchritudo, formositas. Comunemente, proporzione delle parti, e de' colori.
Bellico
m. Quella parte del corpo, d'onde prima è preso nostro alimento. Lat. Umbilicus.
Bellissimo
add. Superlat. di bello. Lat. Pulcherrimus.
Bello
add. Ben proporzionato, che à in ogni sua parte la debita corrispondenza, Lat. Pulcher, formosus.
Bello
avv. Graziosamente, ornatamente. Lat. Pulchrè.
Bellocchio
m. Una gioia. V. Asteria, o Occhio di gatta.
Beninsieme
avv. Contrario di malinsieme. V. Insieme.
Beninteso
add. Dicesi quel lavoro, fabbrica, scultura, o pittura, nella quale, sì nel tutto come nelle sue parti, si riconoscono le dovute proprietà, osservate non così superficialmente, ma quali debbono essere, secondo che 'l naturale dimostra, e non per forza di sola imitazione, come di chi vada copiando ciò che vede, e non intende; ma d'una tal maestrìa, che è nell'Artefice, colla quale potrà assegnare la ragione del suo operato.
Benlavorato
add. V. Lavorato.
Berillo
m. Gemma che à qualche similitudine collo Smeraldo, la quale Plinio afferma avere avuto principio nell'India, dove per lo più si trova. Anno i Berilli splendor grosso, onde usano gli Artefici lavorargli in figura esagona, acciò pigliando da molte parti il lume, diano più splendore. Trovasene di diverse qualità, altri che pendono in verde e ceruleo; altri che tramandano un certo splendore, che pende in color d'oro, piu chiari, e più foschi; altri di color simile al Giacinto; altri di color gialliccio; alcuni di color dell'olio; ed altri in tutto e per tutto simili al Cristallo, e questi son quelli che ne' nostri tempi son chiamati più propriamente di tutti gli altri col nome di Berilli, simili al Diamante; ma non anno però quell'oscurità, che nel suo risplender lucidissimo, mostra il Diamante. Molti Autori ne scrivono, e danno a' Berilli diversi nomi, de' quali non fa a nostro proposito il parlare, tanto più che è fra di loro non poca controversia; e non tutti gli Artefici tengono una sola opinione circa il distinguere questa gemma da altre, per le diverse sue qualità.
Biacca
f. Color bianchissimo cavato dal piombo a forza d'aceto, che serve per dipignere a olio, e a tempera, e non a fresco: ma dato a tempera in su i muri dove sia aria scoperta diventa nero e guasta le Pitture, il che è seguito nell'opere di principalissimi Maestri, come si vede in alcune nugole nel Chiostrino della Nunziata, fatte da Andrea del Sarto; e in alcune Architetture, e particolarmente mensole di Iacopo da Pontormo, in una volta della real Villa di Castello; l'une e l'altre delle quali furono a secco lumeggiate di biacca; a cagion di che vedonsi oggi i maggior chiari, esser diventati neri affatto.
Biadetto
m. V. Azzurro di biadetto.
Bianchimento
m. Il bianchire. ¶ E Bianchimento ancora è il composto delle materie, che servono per bianchire, che sono, acqua pura, gromma di botte, e sale bollito insieme.
Bianchire.
Far divenir bianco, imbiancare; termine proprio degli Argentieri, i quali rendono bianche le figure, ed altri lavori d'argento; con quel composto che essi chiamano bianchimento. V. Dorare a fuoco.
Bianco
m. color simile alla neve. Contrario di nero.
Bianco da Imbiancatori.
Quella materia di color bianco, fatto d'una spezie di calcina della quale ci serviamo a imbiancare la superficie delle mura. V. Gesso da Imbiancatori.
Bianco di guscia.
Spezie di color bianco fatto delle guscia dell'uovo sottilissimamente macinate, vale per dipignere a fresco.
Bianco e nero di Portovenere
m. Pietra dura quanto il Paragone, è di color nero tramezzata di vene bianche: si lavora con sega, e scarpello; riceve bellissimo pulimento, e se ne trova d'ogni grossezza e lunghezza. Viene di Portovenere nel Genovesato, onde prende il nome.
Bianco sangiovanni.
Spezie di color bianco fatto di fior di calcina bianca; serve per dipignere a fresco.
Bianco
add. Di color bianco Lat. Albus, candidus.
Bicornia
f. Spezie d'ancudine grande, e piccola con due corni, che serve per lavorar figure, e vasi d'argento.
Biecamente
avv. Stortamente, stravoltamente.
Bieco
add. Storto stravolto.
Bietta
f. Pezzetto di legno, o d'altra materia soda, tagliata a guisa di conio, che s'adopera talora per serrare, o strignere insieme legni o altro; e talora per separare, dividere, e fendere i medesimi, mettendola nella spaccatura; onde venne il detto di mala bietta a colui, che commette male fra gli amici, operando a guisa di bietta per disunirli. ¶ E Bietta dicono ancora a quel legno, o sasso, che si ficca per forza in terra, per fermarvi gli stili, fittoni, o cavicchi, per uso delle fabbriche.
Bigio
m. Colore simile a cenerognolo. Lat. Leucopæus, cineraceus.
Bigoncia
f.
Bigonciuolo
m. Vaso di legno, composto di doghe; serve a' Manovali e a Muratori, per portare acqua alle fabbriche.
Bilicare.
Mettere in bilico, accomodare per l'appunto. Lat. Librare.
Bilico
m. Positura d'un corpo sopra un'altro, che toccandolo quasi in un punto, non pende più da una parte, che da un'altra; onde mettere in bilico, e stare in bilico.
Bilico.
È anche un pezzetto di ferro o bronzo o altro, che si ferma sotto e sopra gli angoli delle imposte delle porte, massimamente se saranno molto gravi, per muoverle con grandissima facilità, senza affaticar'i cardinali e stipiti di esse porte; e si fa con sottoporre al bilico di sotto una palla di bronzo e stagno, incavata dove entri il bilico di sotto, e con impiombare e fermare nello stipito dalla parte di sopra una spranga di ferro, con un'anello molto liscio e pulito, nel quale entri e giri il bilico di sopra. Usansi questi bilichi ad altri molti servigj delle fabbriche e macchine.
Bitume giudaico
m. V. Nero di spalto.
Biscanto
m. V. Canto.
Bislungo
add. Che tende al lungo.
Bistondo
add. Che à alquanto del tondo.
Bistorto
add. Torto per ogni verso. Lat. Tortuosus, indirectus.
Bocca
f. La parte del corpo dell'Animale per la quale si prende il cibo, ove sono le fauci parti interiori di essa, ove si congiugne l'estremità della gola, e del gorgozzule. ¶ E Bocca l'apertura per disopra di ciascun vaso, donde vi si può mettere o cavare, ciò ch'egli contiene.
Bolarmenico
m. Colore rossigno scuro che serve per metter d'oro, ed è anche medicinale: questo si vede esser quella rùbrica Sinopica ch'usarono gli antichi, che veniva portata da Sinope, Città di Cappadocia, donde fu detta Sinopica. À miniera propria, e trovasene in quelle dell'oro, dell'argento, del rame, e del ferro; e a noi vien portato dall'Elba, e d'altr'onde.
Bomberaca
f. Sorta di gomma di alberi, simile all'orichicco; ma è bianca, dove l'orichicco è giallo o rosso.
Boncinello
m. Quel ferro forato in punta, che si pone nel manico di chiavistelli, atto a ricevere la stanghetta della toppa.
Borchia
f. Uno scudetto colmo, che per lo più non eccede la grandezza del nostro fiorino d'argento, e serve a varj usi sempre per ornamento.
Borghetto
m. Diminut. di borgo; piccolo borgo.
Borgo
m. Strada, o raccolta di più case senza ricinto di mura particolari; e propriamente gli accrescimenti di case, fuor delle mura delle terre murate.
Borra
f. Cimatura, o tosatura di pelo di pannilani, che serve agli Scultori, per mescolare colla terra, quando voglion fare i modelli dell'opere loro, acciocchè nel seccarsi non si fenda.
Borrace
f. Lat. Chrisocolla, et Auriglutinum. Un liquore, col quale, e con la saldatura, s'uniscono insieme pezzi con pezzi di figure, o altri lavori d'argento. Questo liquore secondo Plinio lib. 33. cap. 5. si trova nelle cave delle miniere risudante fuori dalla vena dell'oro, dell'argento, del rame, e del piombo; fassi ancora artificiosamente, bagnando per tutto il verno, e fino al mese di Giugno, esse vene; venuto poi il caldo vi si sa una certa condensazione che è la Crisocolla. Ancora secondo Galeno (lib. 9. delle facultà de' semplici) si fa con orina di fanciullo menata lungamente al Sole in mortaio col pestello, l'uno e l'altro di rame, finchè sia fatta. Di quella naturale trovasene della verde, e della nera, e questa viene dalla vena del piombo; della bianca, da quella dell'argento; e della gialla, da quella dell'oro, che è la migliore per saldare, benchè la verde abbia più perfette qualità medicinali. È facilissima ad essere falsificata; onde alcuni anno creduto, che poca se ne trovi della vera.
Bossolo
m. Albero di perpetua verdura, il cui legname è terso molto, e però atto a scolpire in esso piccolissime figure, e fare intagli per la stampa: e serve ancora per qualche uso delli edefizi, essendo di lunghissima durata.
Bottaccio,
e
Bottaccino
o
Uovolo
m. V. Membra delli ornamenti.
Bottega
f. Stanza dove gli Artefici lavorano.
Bottino
m. V. Fogna.
Bove
m. Spezie di catena, e di legame.
Bozza
f. Si dice ad alcuni piccoli modelli, o quadri, che conducono gli Artefici, per poi farli maggiori nell'opera, quasi principio di lavoro, o sia di pittura, di scultura, o altro. ¶ E dicesi bozza a enfiato, o enfiatura Lat. Tumor, tuberculum. ¶ Di quì bozze chiamansi quelle pietre, le quali, con maggiore o minore aggetto, sportano fuori delle fabbriche con varie sorte di spartimenti, e fannosi alcuna volta piane, acciochè non si faccia con esse scala alle muraglie; altre volte più rilevate; ed usansi per lo più con l'Ordine rustico.
Bozzare.
Abbozzare,
Braccio
m. Membro dell'uomo, che deriva dalla spalla, e termina alla mano. ¶ E braccio una sorta di misura altrimenti detta passetto, contiene venti soldi, ed è la quarta parte della canna.
Braccio, muscoli del braccio.
V. Cubito in Muscoli.
Braccio ossa del braccio.
V. Scheletro.
Brace,
e
Bracia
f. Fuoco senza fiamma che resta dalle legne abbruciate. ¶ E brace ancora diciamo i carboni di legne minute spenti. ¶ E da brace Sbraciare, che vale allargar la brace, perchè ella renda maggior calore.
Braciaiuola
f. La fossa che fanno i Gettatori di metallo sotto la graticola del fornello della fornace, per la qual si cavano le braci cadute dalla graticola, nel fondersi i metalli.
Bravura
f. Una certa fierezza, o furia di movimento veemente in ogni operazione della figura, alla quale non disdice alle volte un poco di durezza.
Breccia
f. Pietra, della quale si veggono essere state fatte dagli antichi assai figure, benchè essa pareggi in durezza l'Agate, e i Calcedonj. Si perdette poi il modo di lavorarla in figure per la sua durezza, e restò solo la maniera d'appianarla con piombo e smeriglio, per servizio de' pavimenti. A' tempi nostri se n'è trovata una cava nelle montagne di Volterra in gran quantità di pezzi, o ciottoli, di grossezza alquanto minori d'un capo d'uomo. Questa sorta di pietra sottilmente segata traspare.
Breccia tenera.
Pietra poco dura, che si lavora con sega, e scarpello; è di color giallo con macchie tonde, bianchicce e rossicce; serve per colonne, e per ogni lavoro quadro. Trovasene d'ogni grandezza nello Stato di Siena, donde pure se ne cava dello stesso colore e macchie, ma più chiare e più scure. Sono in Toscana diversi fiumi che ne portano gran quantità in piccoli pezzetti, ma però assai più tenere delle soprannotate.
Brillare.
Forse da Berillo; tremolare, scintillare. Lat. Emicare.
Brocca
f. Vaso di terra cotta da portare acqua.
Broccatello di Spagna
m. Pietra di durezza pel doppio del marmo, di color rosso mischiato di finissima macchia gialla con un poco di bianco, a foggia di quella drapperìa detta Broccato e Broccatello.
Brocco
m. Piccolo risalto, o monticello, in superficie d'un corpo, che lo rende ruvido.
Broccuto
add. Pieno di brocchi.
Brolo
m. Ghirlanda, corona. Lat. Corona.
Broncone
m. Ramo o pollone tagliato dal suo ceppo, ma non rimondo, ed à altri significati.
Bronzino
add. da Bronzo, di color di bronzo. ¶ Fra gli Artefici si chiama carnagion bronzina, quella degli uomini di Campagna, che in un tempo stesso è rossa e bruna.
Bronzo
m. Composto di diversi metalli, con che fannosi diversi lavori di Scultura, e altro. Questo è nimicissimo dell'oro, e mescolato con esso, l'incrudelisce in modo, che non più regge al martello. Color di bronzo dicesi quello, che è tra rosso e bruno. ¶ Di quì Abbronzare, cioè quasi abbruciando far divenir di color di bronzo; e dicesi anche avvampare: e segue ciò particularmente della carta, effetto descritto mirabilmente da Dante Inf. can. 25. Come procede innanzi dall'ardore Per lo papiro suso un color bruno, Che non è nero ancora, e 'l bianco muore.
Bruciare.
Abbruciare Lat. Comburere.
Brunazzo
add. Alquanto bruno.
Brunezza
f. Nerezza.
Brunire.
Far lustro il metallo.
Brunito
add. Fatto lustro.
Brunitoio
m. Strumento d'acciaio col quale si bruniscono le figure, e altri lavori di metallo.
Bruno
add. Di color nereggiante. ¶ Per nero.
Bruno d'Inghilterra
m. Un color rosso che serve a' Pittori per ombrare i rossi a fresco.
Bruttare.
Imbrattare, intridere, e macchiare la nettezza, e la pulizìa. Lat. Turpare, foedare, deturpare,
Bruttezza
f. L'esser brutto, contrario di bellezza.
Bruttissimo
add. Superlat. di brutto.
Brutto
add. Che manca della proporzione convenevole, deforme, sproporzionato, malfatto Lat. Turpis, deformis. ¶ Per lordo, imbrattato, e sporco. Lat. Foedus.
Bruttura
f. Schifezza, sporcizia, lordura.
Buca
f. Luogo cavato, o apertura in che che sia, comunemente più profonda, che larga, o lunga. Lat. Cavernulæ scrobs.
Bucare.
Far buchi, pertugiare, forare.
Bucato
add. Pertugiato, forato.
Buccia
f. Parte superficiale delle piante e delli alberi e frutti, che serve loro quasi per vesta, e dicesi anche scorza Lat. Cortex.
Bucciolina
f. Diminut. di buccia. Lat. Pellicula, corticula.
Buco
m. Pertugio, foro non troppo grande e per lo più tondo Lat. Foramen.
Buffa
f. Berretta che cuopre capo, collo, gola, e viso, eccetto gli occhi. Serve a' Doratori a fuoco per difendersi dalle male evaporazioni e fumi, che tramanda l'Argento vivo nell'esercitar che fanno quella maestranza, della quale V. Dorare a fuoco; la miglior cautela però che possino usar costoro, è operar'all'aria aperta, e dove spiri vento, con stare da quella parte donde il vento spira, che direbbono i Marinari, stare sopra vento.
Bugio
add, Bucato, forato. Lat. Perforatus.
Bulino
m. Piccolo strumento d'acciaio a foggia d'uno scarpelletto, augnato da un'angolo all'altro per isbieco; e serve a diversi lavori, cioè niellare, intagliare in rame, rinettare getti di metallo, e altro.
Burrone
m. Luogo scosceso, dirupato, e profondo, che si dice anche buscione.
Buongusto
m. Qualità che si ricerca nell'Artefice. Quello dicesi aver buon gusto nell'Arte a cui piace ciò ch'è ottimo, e che sà con retta, e ben fondata ragione distinguere, o eleggere le cose più belle e migliori, e rifiutare quelle che non son tali.
Buono
add. Contrario di malvagio, e di reo; aggiunto di varj significati, che sempre denota eccellenza e perfezzione; e s'attribuisce a diverse qualità di cose.
Bussola
f. Strumento che serve all'uso del navigare, e l'adoperano anche gli Architetti e Ingegneri nel levar di pianta, per segnare i Venti, e pigliare i gradi degli angoli.
Busto,
o
Torso
m. Corpo dell'Animale, ma più comunemente dell'uomo, non comprendendovi, nè testa, nè braccia, nè gambe.

C

Caccianfuori
f. Una sorta d'ancudine con alcune corna lunghe, delle quali si servono coloro, che fanno figure, o altro lavoro di cesello, per gonfiare il metallo, e fare apparire nella piastra, la prima bozza, o vogliamo dire il primo rilievo del lavoro.
Cacciatoia
f. Strumento di ferro a guisa di scarpello, di grandezza per ordinario d'un dito d'uomo, e più grosso da capo che da piede. Serve per cacciar bene a dentro i chiodi nel legno, talmente che la testa del chiodo ancor'essa entri nel legno; il che si fa appoggiando la parte disotto del ferro al capo del chiodo confitto, e percotendo col martello la testa di esso strumento; e il voto, che lascia nella superficie del legno la testa del chiodo, si riempie e si salda con stucco. Conficcansi anche in tal maniera da' Legnaiuoli sopra la panca, quei legni sopra i quali deve passar la pialla per pulirgli, acciò il chiodo così nascoso, non impedisca in superficie il passaggio di essa pialla, e non gli guasti il ferro.
Cacume
m. Voce Latina. Sommità. Lat. Cacumen.
Cadere.
Cascare, e venir da alto a basso senza ritegno. Lat. Cadere.
Cadevole
add. Atto a cadere, labile, caduco, e non durabile. Lat. Caducus; e dicesi anche caduco.
Cadimento
m. Il cadere, caduta. Lat. Casus, casura.
Caduta
f. Cadimento.
Caino
m. V. Turchina.
Calamaio
m. da calamo, cioè penna, quasi pennaio. Vaso ove si tiene l'inchiostro e le penne per iscrivere.
Calamento
m. Il calare. Lat. Descensio.
Calare.
Mandar giù da alto a basso, per via di corda, o altrimenti. ¶ Di quì calare vale scemare, e calo scemamento.
Calcagno
m. La parte diretana del piè. Lat. Calcaneus.
Calcagnuolo,
o
Dente di cane
m. Una sorta di ferro corto, spezie di scarpello, con una tacca in mezzo, che serve agli Scultori per lavorare il marmo, dopo averlo digrossato con la subbia.
Calcare.
Aggravare colla punta d'uno stile d'avorio o di legno duro, i dintorni d'alcun disegno, fatto sopra carta ordinaria o trasparente, a effetto di far comparire sopra altra carta, o tela, o muro, esso dintorno, per poi farne altro disegno, o pittura. ¶ E vale propriamente aggravar co' piedi. ¶ E per traslazione, tener sotto, conculcare, opprimere, oppressare.
Calcatura
f. Calcamento, il calcare. Lat. Pressura.
Calcedonio
m. Gemma del color della carne fra 'l bianco e 'l rosso, detta così per essersi le prime trovate nel Paese della Calcedonia.
Calcedonio di Volterra.
Pietra dura quanto il Diaspro, che si trova a Monte Rufoli nel Volterrano. Ve n'è del bianco, granito d'alcune piccolissime macchie di color capellino o bigiccio, tramezzato di macchie sfumate di color paonazzo. À una scorza, o stummia, macchiata di giallo e rosso profondo. Piglia pulimento grasso, cioè non acceso. Trovasene ancora nello stesso luogo di color nuvolato, cioè fra 'l cilestro, paonazzo, e bianco, con macchie gialle, e qualche vena o riga paonazza, le quali secondo le cave, variano in maggiore o minore oscurità. Altro ve n'è d'una certa macchia, picchiettata di sfumanti macchie pavonazze: e questo non è molto netto, contenendo in sè varie magagne, che dove sono, non lascian pigliar pulimento. Tutte queste pietre, nella parte bianca, son più dure di quello sieno nelle parti gialle; e fannoseve bellissimi lavori di commessi.
Calcedonio Orientale.
Pietra bianca durissima, che vale per lavori di commesso di gran pregio. Di questa pietra sono molti maravigliosi ornamenti, nella real Cappella del Serenissimo di Toscana, e fra questi le lettere degli Epitaffi sotto i Sepolcri de' Granduchi, commesse in Porfido con mirabile artifizio.
Calcese
m. Taglia con una sola puleggia; serve a molti usi, ed in particulare per far'angolo a' canapi che tirano i pesi.
Calcina
f. Materia per murare; una pietra cotta in fornace (per lo più d'Alaberese, benchè si faccia anche di marmo, e d'altra pietra) lievitata poi a poco a poco con acqua, e mescolata con rena a proporzione, come è notissimo: serve a collegare ogni sorta di pietra, sasso, e lavoro negli edifizj. La migliore si fa con pietre di cava, nelle parti marittime degli Edui in Francia; e fassi ancora d'ostriche, e di conchiglie.
Calcina maghera.
Quella che è mescolata con troppa più rena del convenevole.
Calcina grassa.
Quella che è mescolata con manco rena del convenevole.
Calcinaccio
m. Pezzo di calcina rasciutta e secca nelle rovine delle muraglie.
Calcinare.
Termine alchimico, e vale fare a' metalli nel fornello, quel medesimo che si fa a' sassi nella fornace, per farne calcina. Questo stesso si fa a diverse pietre e terre; donde si cavano bellissimi colori per dipignere.
Calcinazione
f. Il calcinare.
Calcistruzzo
m. Una materia, che serve per lo più per murar condotti d'acque, ed è un certo che di mezzo, fra la calcina pura e 'l getto. In Roma la compongono di cocci del Monte Testaccio ben pesti, e di calcina ben colata. Questi cocci, come è noto, sono alcuni rottami di vasi di terra cotta, o laterizi che vogliamo chiamargli.
Calco
m. Quel delineamento, che vien fatto sopra la carta, tela, o muro, nel calcare. ¶ Fra' Pittori propriamente si dice calco, quell'impressione che vien fatta per avere il rovescio d'un disegno di matita, ponendogli sopra carta bianca, zannando di maniera che resti nella medesima carta impresso.
Caldaia
f. Vaso di rame da scaldarvi e bollirvi entro che che sia.
Calderone
m. Caldaia grande.
Calderotto
m. Quasi caldaiotto, vaso fatto a guisa di Caldaia piccola.
Calice
m. Vaso da bere non arrovesciato, altrimenti detto a ferraiuolo. ¶ E per una certa eccellenza, per calice s'intende quel sacro vaso, dentro il quale si consacra il vino nella santa Messa. ¶ E calice si chiama un pezzo di durissimo legno, che s'imperna per base della ruota di piombo, stagno, o rame, colla quale si lavorano le gioie, e pietre dure.
Calo
m. Il calare, calata, scesa. Lat. Descensus, descensio. ¶ E calo vale ancora scemamento.
Calzare.
Vestire il piede o la gamba, di scarpa o calza. ¶ Vale ancora puntellare con biette (dette calzatoie) che che sia, perchè non isquota.
Calzare
m. Scarpa, o stivaletto. Lat. Calceus, caliga.
Calzato
add. da calzare, vestito di calza o scarpa, ed è proprio del piede. ¶ Puntellato con calzatoie.
Calzatoia
f. V. Calzare, per puntellare.
Camera
f. Stanza fatta per dormirvi.
Cammeo
m. Una pietra dura faldata, cioè che sopra è d'un colore, e sotto d'un altro; nella quale, a forza di ruote, s'intagliano di basso stiacciato relievo, o basso rilievo, bellissime teste, figure, e animali; levando tanto del primo colore, quanto bisogna per far restare sotto il campo di color diverso. Gli antichi fecero in questa sorta di lavoro opere mirabili, che a' tempi nostri non anno prezzo; moltissime delle quali si trovano nella real Gallerìa de' Serenissimi Granduchi di Toscana. V. Niccolo.
Cammino
m. Apertura, o vano, che per entro le muraglie della casa si lascia sopra i luoghi, dove si fa il fuoco, acciocchè il fumo per ella portandosi alla sommità della casa se n'esca fuori: la strada dove va esso fumo ch'è a guisa di tromba, dicesi gola del cammino.
Camosciare.
Termine usato da coloro, che fanno figure di cesello; ed è, perquotere la figura, che voglion finire nel suo panneggiamento, con un martelletto che pesi per lo più per due scudi sopra un ferro sottilissimo a tutta tempera, dopo averlo spezzato in mezzo, perche così impronta una grana sottile. Cellin. Orefic.
Campana
f. Strumento di metallo fatto a guisa di vaso arrovesciato, il quale, con un battaglio di ferro sospesovi entro, si suona a diversi effetti.
Campana del capitello
V. Membra degli Ornamenti.
Campanelle,
o
Gocciole
f. Membra degli ornamenti, che si fanno sotto i Triglifi.
Campanile
m. Torre dove si tengono le campane sospese.
Campanini
m. marmi che si cavano a Pietrasanta in Toscana; così detti, perchè nel lavorargli acutamente suonano. Sono molto duri, ma schiantano con facilità.
Campate in aria,
Diconsi quelle Pietre, che negli ornamenti delle fabbriche sono intagliate, e trasforate molto, e svelte assai (a distinzione di quelle che servono all'Ordine rustico) e però sono più facili a cedere all'ingiurie de' tempi.
Campeggiare.
Ben campeggiare, o vagamente campeggiare, dicesi di cosa ben'accomodata sopra un'altra, che faccia di sè sopra quella vaga mostra. Boccaccio Filoc. Lib. 2. 279. Tutto risplendente di fino oro, nel quale sei rosette vermiglie campeggiavano.
Campire.
Termine pittoresco; e vale, colorire i campi delle pitture.
Campo
m. Dicesi da' Pittori quello spazio, che circoscrive tutte l'estremità della cosa dipinta; ed è parte di giudizioso Artefice il campire con tal colore, che aiuti a rilevare assai la sua pittura: perchè nel campo scuro più spicca il chiaro, avute però le debite considerazioni. E quello che si dice delli spazi, intendesi anche delle parti della cosa dipinta, che potrebbon tal volta servir di campi all'altre parti; come per esempio, una mano veduta a lume chiaro col suo color di carne avrà poco rilievo e non campeggerà bene, se poserà sopra 'l vestito della figura, che sia dello stesso colore; e così vadasi discorrendo.
Canale
m. Luogo per dove corre l'acqua ristretta insieme, a similitudine d'una conca divisa; e prendesi largamente per ogni luogo dove corre acqua.
Canali.
Que' truogoli, che già in cambio di tini, servivan per pigiarvi l'uva e bollirvi il mosto.
Canali
m. o
Strie
f. V. Accanalato.
Canaletto,
o
Guscio.
m. V. Membra delli Ornamenti.
Canapo
m. Fune grossa fatta di canapa (che dicesi anche Cavo) serve a tirar pesi per mezzo delle taglie, e de' calcesi.
Cancellare.
Cassar la scrittura fregandola Lat. Delere, cancellare. ¶ Cancellare dicono i Pittori per cassare le linee e contorni fatti con matita, fregando sopra di essi con midolla di pane.
Cancello
m. Porta di legno, o ferro, fatta per lo più di stecconi commessi lontano l'uno dall'altro almeno quattro dita.
Candelliere
m. Strumento nel quale siccandosi le candele, per tenerle accese, serve a varj usi per far lume, spezialmente adoprandosi ne' sacri Templi. È composto di base tonda o triangolare, di fuso con vasi strozzati nel collo, messi l'uno sopra l'altro. Usavano gli antichi sopra questi candellieri porre alcune bacinelle, sopra le quali ponevan gomme, balsamo, e preziosi legni, ne' quali accendevano fiamme odorifere.
Candidezza
f. Candore.
Candido
add. Bianco in supremo grado, che dicesi anche Canido.
Candore
m. Bianchezza, fulgidezza. Lat. Candor.
Cannella
f. Strumento di rame, e tal volta di ferro, di più grandezze, con cui si fanno buchi nella pietra coll'aiuto dello strumento detto Castelletto, o del trapano, della guida, e dello smeriglio: quelle di rame fanno più presto il lavoro, perchè il rame à una qualità di accostarsi, ed attaccarsi alla pietra; onde piu presto la rode, là dove il ferro la sfugge.
Canteo
m. V. Pietiche.
Canto
m. Angolo interiore o esteriore, di stanza, o capo di strada; e dicesi anche Biscanto, e Cantone. ¶ Vale anche per banda, lato, parte.
Cantone
m. Lo stesso che canto per angolo.
Cantuccio.
Diminut. di canto per angolo; piccolo canto.
Capace
add. Che capisce, che è atto a capire, o contenere che che sia.
Capacità;
f. Facultà di capire o contenere, tenuta. Lat. Capacitas.
Capellatura
f. Tutti i capelli del capo insieme. ¶ E qualità o sorta di capelli: onde dicesi capellatura del tal colore.
Capelliera
f. Capellatura. Lat. Capillamentum.
Capello
m. Pelo del capo. Lat. Capillus.
Capire.
Esser capace, aver luogo da contenere che che sia.
Capitello
m. Ornamento e quasi capo della colonna: e se crediamo a ciò che fu scritto, che le colonne fossero dagli antichi ritrovate, e rappresentate a principio in forma d'uomini o donne, in atto di sostenere i pesi delli edifizi (donde poi son derivate le colonne tonde, e i pilastri) non sarà lontano dal proprio, chiamare il capitello, che è la più alta e più ornata parte di quella, il capo stesso della colonna. Sopra questo posano, e leggiadramente si congiungono gli architravi. Furono i capitelli da principio fatti e da i Popoli Dorici della Grecia nell'Acaia e nel Peloponneso, e dalli antichi Toscani, in forma di tazza, sopra di cui posato fosse un coperchio quadro: gli Ionici Popoli della Grecia condotti in Asia in tredici Colonie all'abitazione di tredici Città, nelle sontuose e nobili fabbriche che fecero, v'aggiunsero le scorze. I Corinti, inventore Gallimaco, le foglie; e i Toscani lo composero del Dorico, Ionico, e Corinto, aggiugnendovi le volute, che dicon pure essere state ritrovate dagli Ionici
Capo
m. La parte del corpo dell'Animale dal collo in sù.
Capo, Muscoli del Capo
V. Muscoli.
Capo. Ossa del capo
V. Scheletro.
Capomaestro
m. Composto da capo, che vale primo e principale, e da Maestro cioè Artefice che à sotto di sè lavoranti; e vale soprintendente di fabbriche: ed è quello, che ricevuti gli ordini dall'Architetto, gli mette, per mezzo degli uomini a lui sottoposti, in esecuzione.
Cappella
f. Luogo, o stanza nelle Chiese dove si pone l'altare. Lat. Sacellum, ædicula, Sacrarium. ¶ E Cappella dicesi anche una piccola Chiesina, la quale si chiama ancora Oratorio.
Capra
f. Travetta piana o, travicello posato per lo piano, o pendìo, sopra tre, e talvolta quattro piedi, a uso di regger ponti o palchi posticci, che si fanno a chi dipigne mura, o fa altro lavoro intorno alli edifizi; e servono anche ad altri usi.
Capreuoli
f. Cartocci de' capitelli. V. Membra degli ornamenti.
Capriccio
m. Proprio pensiero e invenzione. ¶ Quindi, fatto a capriccio o di fantasìa, cioè di proprio pensiero e invenzione. ¶ E dicesi anche capriccio talvolta alla cosa stessa fatta, cioè questo, o pittura, o scultura, o altro che sia, è un mio capriccio.
Carato
m. Peso che è il ventiquattresimo dell'oncia, siccome il danaio, ed è proprio dell'oro.
Carattere
m. Segno di che che sia impresso o segnato, come per esempio sono le lettere dell'abbiccì, o altro simile. Lat. Character.
Carbonchio
m. Gemma del colore del carbone acceso. V. Rubino.
Carbone da fuoco
m. legname di cerro o quercia arso, che acceso fa un fuoco ferventissimo, atto a liquefare ogni sorta di metallo. Fu opinione degli antichi, che giovassero mirabilmente i carboni posti ne' fondamenti degli edifizi, per quegli liberare da' pericoli de' tremoti, ciò che si legge essere stato fatto al Tempio di Diana Efesina.
Carboni per disegnare.
Piccoli ramicelli di salcio cotti in forno dentro una pentola nuova lutata con luto sapientie, buoni per disegnare in carta e cartone.
Cardinale
|
Cardinali,
o |
Stipiti
| m. Pietre quadrangolari le quali si pongon da' lati delle porte, che reggon l'architrave, la quale è una pietra simile, posta per terminare il vano dalla parte di sopra.
Cardine
m. Arpione.
Caricare.
Mettere il carico, aggravare di peso che che sia. Lat. Onerare. ¶ E caricare dicesi anche da' Pittori o Scultori, un modo tenuto da essi in far ritratti, quanto si può somiglianti al tutto della persona ritratta; ma per giuoco, e talora per ischerno, aggravando o crescendo i difetti delle parti imitate sproporzionatamente, talmente che nel tutto appariscano essere essi, e nelle parti sieno variati.
Caricato
add. da caricare. Lat. Oneratus.
Carico
m. Peso che si pone addosso, o sopra ciò che si carica.
Caricatura
f. Il caricare.
Carniccio
m. V. Colla di limbellucci.
Carnoso
add. V. Morbido.
Carpine
m. Albero utile a più lavori.
Carrata
f. Quanto può in una volta portare un carro,
Carreggiare.
Guidare il carro. Lat. Currum ducere. ¶ Vettureggiare col carro.
Carreggiata
f. Strada battuta, e frequentata da carri.
Carreggio
e
Carriaggio
m. Moltitudine di carri.
Carretta
f. Specie di carro a più usi, e particolarmente a portar legname.
Carrettone
m. Spezie di carro per lo più a due ruote, destinato propriamente al servizio di fabbriche, e dicesi anche carruccio.
Carro
m. Strumento noto con due ruote, tirato da cavalli o buoi; serve a portar robe attorno a vari usi, ma particolarmente di fabbriche. ¶ Carro talvolta si piglia per carrata.
Carruccio
m. V. Carrettone.
Carrucola
f. Strumento di legno o di ferro, nel quale è una girella scanalata, sopra di cui adattasi fune o canapo, per tirar sù pesi.
Carta
f. Composto di cenci lini macerati ridotto in foglia sottilissima, per uso di scrivervi, e serve ancora per disegnarvi sopra.
Cartapecora,
o
Carta pecorina
f La pelle dell'agnello e di pecora, conciata e ridotta sottilissima, bianca e trasparente, sopra la quale si scrive, si disegna, si minia, e si dipigne.
Cartapesta
f. Ogni sorte di rottami di carta, tenuti per più giorni in macero in acqua chiara; poi benissimo pesti in mortaio, tanto che la macera carta sia ridotta quasi come un'unguento. Con questa si fanno le maschere che s'adoperano il Carnevale, e ogni sorta di figure, d'intero e non intero rilievo, di che si abbi la forma di gesso, coprendo con essa cartapesta ben tenera e molle, la superficie incavata della forma, poi comprimendola con una spugna delicata per trarne l'acqua, lasciando la cartapesta in grossezza di quattro fogli o più, secondo la proporzion della cosa da formarsi; come sia secca si soppanna essa cartapesta con rottami di panno lino, i quali con l'aiuto d'un pennello di setola s'appiccano con pasta, mettendola a seccare al sole o al fuoco; poi si cava della forma, se ne tolgono con cesoie le superfluità, si commetton le parti con pasta o colla, per formarne il tutto; poi se le dà sopra una mano di pesce greca, che alla fiamma del fuoco si fa penetrar dentro alla cosa formata, per renderla soda; si pulisce, e poi come se fusse di legno o d'altra materia, s'ingessa, si dipigne, s'indora, o altro si fa, che si voglia.
Cartella
f. Una sorta d'ornamento, del quale si vagliono gli Architetti, per situarlo ne' finimenti, frontespizj, basamenti, piedestalli, pilastrini, e altri, per farvi inscrizioni. Fannosi a foggia d'una carta, parte avvolta, e parte svolta. ¶ Donde poi anno preso il nome di cartelle, certi scudi per ordinario di forma più larga che alta, ornati attorno di cartocci, pelle, e altro, a guisa dell'armi o insegne delle famiglie; di cui si servono gli Architetti pure per l'inscrizioni, e anche talvolta per solo ornamento dell'Architetture. ¶ E cartella si dice a due cartoni grossi coperti di cartapecora, uniti insieme in forma di libro, dentro i quali i principianti dell'Arte del Disegno, tengono i loro fogli e disegni, servendosene in cambio di tavolozza, per sostegno delle braccia e della carta nel disegnare.
Cartiera
f. Fabbrica della carta, cioè edifizio dove si fabbrica la carta.
Cartocci
m. Alcune membra degli ornamenti avvolte, propri di cartelle, armi, e simili, e si fanno a' Capitelli Compositi, e Ionici. V. Membra degli ornamenti.
Cartoni per far disegni d'opere
m. Più fogli squadrati, appiccati insieme, e fattone un sol foglio. Servono a' Pittori per disegnarvi l'opere che voglion fare, dopo averne fatti disegni e studj in piccole carte. Di poi accomodano essi cartoni sopra la tavola o muro, dove la pittura deve farsi, calcando i dintorni sopra la mestica, o intonaco, con istile d'avorio, o legno duro, cui cede la calcina, per esser fresca, e riceve in se tutte le linee. E volendo segnare sopra mestica, o imprimitura di gesso, forano minutamente i dintorni di essi cartoni, e sopra quelli fanno passare, o biacca, o gesso, o brace polverizzata, che arrivando alla tela, o tavola, lascia in essa il contorno dell'opera; e questo dicono spolverizzare; e chiamano spolvero lo strumento, che adoperano per introdurre la polvere; che è un pannicello rado fatto in foggia di bottone, e ripieno di essa.
Casamento
m. Casa, ma per lo più grande.
Casa
f. Edifizio da abitare.
Cascare.
Cadere.
Casolare
m. Casa scoperta e rovinata di palchi, che si direbbe anche Casalone.
Cassare.
Cancellare, annullare.
Cassero
m. Recinto di mura, che dicesi anche casso.
Casso
m. La parte concava del corpo, circondata dalle costole. V. Scheletro.
Castagno
m. L'Albero delle castagne, il cui legname serve agli edifizi massimamente sotterranei, perchè nell'acqua non si corrompe; ma esposto all'aria si fende facilmente.
Castelletto
m. Strumento di legno che tiene ferma la canna di ferro, la quale girata a forza d'una gran ruota, buca ogni sorta di pietra dura adoperata con ismeriglio. ¶ E castelletto diciamo ad instrumento di ferro di più grandezze, che fitto in un banco, sostiene le ruote di rame, con che si lavoran pietre dure. ¶ E castelletto anche si dice a strumento di ferro, con una ruota d'acciaio, che serve per lo più per bucar pietre, coll'aiuto d'altri strumenti come cannelle, saettuzze, e simili. ¶ Dicesi castelletto ad uno strumento di ferro in forma di strettoio, col quale si da l'onda alle cornici di metallo; e talvolta vi si accomoda la filiera per tirar filo tondo; e tutto si fa sopra un banco piano per mezzo d'una forte tanaglia, le cui gambe vengono fortemente strette da una campanella, che chiamano maniglia, che vien forte tirata da un'argano.
Castello
m. Quantità di case circondate di mura a guisa di piccola Città. ¶ E castello vale anche Fortezza, Rocca, Cittadella.
Castello.
Strumento di legno, che serve a ficcare i pali detti palefitte, per saldezza de' fondamenti degli edifizi, e per riparo de' fiumi. È composto di alcune travette ritte, ed altre spianate in fondo, ed incrocicchiate fra di loro. À una ruota pure di legno, coll'aiuto della quale si tira in alto un maglio, che è un grosso tronco di figura tonda, armato di ferro in più luoghi, e particularmente nella parte più bassa; il quale poi cadendo precipitosamente a piombo sopra il capo del palo, sì lo percuote, che in non molti colpi lo ficca nel terreno.
Castello.
Macchina da tirar sù pesi.
Catena
f. Legame di ferro, fatto d'anelletti commessi e concatenati l'uno coll'altro. ¶ E catena per similitudine, dicesi ancora a certi ferri grossi posti nelle muraglie per tenerle più salde. V. Incatenare.
Catenaccio,
o
Chiavistello
m. Strumento di ferro lungo e tondo, così detto dal concatenare che fa l'una imposta dell'uscio coll'altra, fitto in certi anelli di ferro in esse imposte confitti.
Cateratta
f. Apertura a guisa di finestra fatta per pigliar l'acqua, e per mandarla via a sua posta, e si chiude ed apre con l'imposta di legno, che s'alza e s'abbassa per due canali.
Cateto
m. Lat. Cathetus. Linea a perpendicolo.
Cava
f. Buca, fossa che si fa cavando. ¶ E cava dicesi anche a que' luoghi, donde si cavano i metalli e le pietre. Lat. Fodina.
Cavalcavía
m. Arco fatto a similitudine di ponte da una casa all'altra sopra la via.
Cavalletta
f. Macchina di grosse e alte travi, per uso di tirar cose d'eccedente peso; le quali cose Vitruvio chiamò Collossicotera, siccome diconsi Colossi le gradissime Statue.
Cavalletto
m. Dicesi quel composto di tre travi a triangolo, che sostiene il tetto pendente da due parti; la maggiore delle travi, che è in fondo, e posa in piano, dicesi asticciuola; le due che da i lati vanno ad unirsi nel mezzo, formando angolo ottuso, si chiamano puntoni: la travetta corta di mezzo, che passando fra gli detti puntoni, piomba sopra all'asticciuola, si dice monaco, e li due corti legni, che puntano nel monaco e ne'puntoni, si chiamano razze.
Cavedio
m. Voce latina V. Cortile.
Cavetti
m. V. Membra degli ornamenti.
Cavicchio
m. Piccolo legnetto a guisa di chiodo.
Cavicoli
e
Cauliculi
m. V. Viticci, e cartocci. in Membra degli Ornamenti.
Cavo
m. V. Forma.
Cazzuola,
|
Cucchiara,
o |
Mestola
| f. Strumento di piastra di ferro torto con suo manico da tenere in mano, che serve a' Muratori per maneggiare la calcina nel murare, arricciare, e intonacare.
Ceffo
m. Viso per lo più d'Animale bruto. ¶ E da ceffo, ceffata, ceffatone, ceffone, colpo di mano nel ceffo, come guanciata e guancione da guancia, musone da muso, grifone da grifo.
Celeste,
o
Cilestro
add. V. Turchino
Cella
f. Celliere m. Stanza terrena o sotterranea, per uso di tenervi il vino. ¶ E cella chiamano i Regolari la loro camera, o sia a terreno, o sia in palco.
Cembra
f. V. Cinta ne' Membri degli Ornamenti.
Cemento
m. V. Frombola.
Cenere
f. Quella polvere, nella quale si risolve la materia che abbrucia.
Cenere d'Azzurro.
Un'Azzurro di Lapislazzulo di cattivo colore, il quale si cava dopo il buono, quando la pietra, con la quale si fece l'Azzurro, fu venosa e mescolata con marmo o marcasita V. Lapislazzulo.
Cenere di Biadetto.
Un color che vale assai per a tempera e tigne.
Cenerognolo
add. Color simile alla cenere.
Centina
f. Armadura di legname, sopra la quale si fabbricano gli archi e le volte, coprendo prima le centine d'una pelle di graticci, o canne, o simili altre cose vili; ed usansi ad ogni sorte di archi, e volte, eccettochè alle tribune tonde, le quali non essendo fatte solamente d'archi, ma di andari, come cornici, non anno bisogno d'armadura.
Centro
m. Punto nel mezzo del cerchio V. Cerchio.
Centro della Colonna.
Il punto di mezzo del suo asse.
Centro dell'involta linea.
Termine d'Architettura, il punto nelle volute dove termina la linea composta eccentrica, spirale, o avvolta, dopo essersi raggirata in varj involgimenti.
Centro dell'occhio.
Termine di Prospettiva, è quel punto dove la perfetta visione si forma.
Ceppo
m. Base, e piede dell'Albero.
Cera
f. Quella materia della quale l'Api compongono i loro fiali. ¶ Per sembianza e aria di volto, e volto semplicemente, presa la similitudine dalle figure di cera, che facevano quei Professori, che i nostri Antichi chiamavano Ceraiuoli, il qual mestiero adesso è estinto. Lat. Vultus. ¶ E di più, aver buona cera o mala cera, dicesi di chi à buono o cattivo colore in viso, che nasce dalla buona, o cattiva abitudine.
Cera da far modelli, di medaglie; monete o sigilli.
Un composto di cera bianca finissima e pura, e di biacca ben macinata, per la metà della cera, aggiuntovi un poco di chiarissima trementina, secondo il maggiore o minore caldo della stagione; con questa sopra un tondo di pietra o d'osso, o di vetro nero, ben piano, per via d'alcuni stecchi, si conducono essi modelli: e perchè ella traspare, cioè ne' luoghi ove ella resta sottile, facendo apparire un poco di color del fondo, vi è il rimedio d'aggiugnervi alquanto d'amido sottilissimamente macinato.
Cera da modellare.
Cera bianca o gialla con sego, trementina, farina sottile, e cinabro; serve per far modelli di figure grandi e piccole.
Ceraiuoli
m. Coloro che nelli addietro secoli lavoravano voti di cera. V. Statua, e Cera.
Cere colorate.
Bella invenzione ritrovata da' moderni, di dare alla cera ogni colore; onde con essa fanno figure di basso e intero rilievo, e ritratti così belli, che non manca loro se non lo spirito. In tal facoltà, tanto nel passato che nel presente secolo, sono stati, e sono Uomini di gran valore; di che fanno fede molte opere di proporzioni diverse, state raccolte dalla gloriosa memoria del Serenissimo Cardinale Leopoldo di Toscana nella sua Galleria: dissi invenzione ritrovata dai moderni; perchè trovasi ch'ella fu usata dall'antichità; fece di cera figure al naturale Panfilo in Sicione, ed il suo dignissimo discepolo Apelle, come par che concluda Stazio in quel verso, Lib. I. Selv. I.
Cerchiare.
Circuire, cignere, circondare attorniare, mettere in cerchio.
Cerchiato
add. da cerchiare, attorniato di cerchi.
Cerchietto,
e
Cerchiello
m. Piccol cerchio.
Cerchio
m.
Cerchia
f Quel materiale che cigne, circonda, e attornia qualsivoglia cosa. Lat, Circus. ¶ I Professori delle Mattematiche si vagliono di questo termine Cerchio per significare la superficie piana di quella figura contenuta da una sola linea, che chiamano circonferenza, dentro la quale è un punto chiamato centro) equidistante da tutti i punti della detta circonferenza, la qual figura chiamano ancora circulo.
Cerro
m. Albero ghiandifero, simile alla Quercia, del quale si fanno molti lavori, e spezialmente i cerchi quadri da tina, ed il carbone buono per i Fonditori, e Gettatori.
Cervice
f. Parte diretana del capo, detta anche coppa.
Cervice ossa
V. Scheletro.
Cesellare.
Lavorar con ceselli. Questo è un modo di lavorar figure d'argento, d'oro, o altri metalli, con cesello; il che si fa ponendo la piastra del metallo sopra il modello dell'opera, che vorrai lavorare; questo modello si fa di bronzo ad usanza di Caradosso da Milano, uno de' migliori Artefici che vivessero nel passato Secolo, seguitato poi dal Cellino, e da altri gran Maestri; ovvero si fa di legno ben duro, o di stucco composto di pescegreca, cera gialla, e matton pesto.
Ceselli
m. Strumenti da cesellare, i quali sono come scarpelletti, qualche volta di legno duro, ma per lo più di ferro, o d'acciaio; e sono di varie sorte, cioè grossi, mezzani, e piccoli, i quali cominciando da una tal grossezza, vanno sempre scemando, riducendosi in fondo a diverse grossezze, larghezze, e forme: per lo più sono d'altezza d'un dito, e di grossezza d'una penna d'Oca, e vanno ingrossando pel doppio. Alcuni in fondo anno la forma della lettera C ovvero d'un semicircolo, cominciando da un piccolo, fino ad un grande, alcuni più, alcuni meno volti, finchè si viene a quelli che sono diritti appunto. Fannosene ancora de' più piccoli, tutti però senza taglio veruno, dovendo servire per infragnere, e non per levare. Con questi, e con un piccolo martelletto, si va a poco a poco facendo gonfiare la prima abbozzatura delle figure fatte di piastra di metallo, e poi si dà loro compimento; e questo dicesi cesellare.
Cesoie
f. Strumento d'acciaio di più grandezze, atto a tagliare che che sia, e fino alle lamine, e piastre di metalli, dette dal Latino Cædere quasi Cæsoriæ.
Cesso
m.
Agiamento
m.
Cameretta
f.
Destro
m.
Necessario
m. Luogo nel quale si gettano gli escrementi del Corpo. Lat. Latrina, foricæ.
Chiappa
f. Natica, parte deretana del corpo, colla quale si siede.
Chiara d'uovo
f. Quello umore che sta dentro all'uovo attorno al torlo, col quale resta pieno il guscio; serve a varj usi degli Artefici nostri, per temperare colori, e mesture, per dorare, e talora per dare sopra i quadri dipinti a olio in cambio di vernice.
Chiarezza
f. Splendore. Lat. Claritas splendor.
Chiaro
add. Puro, limpido, contrario di torbido. Lat. Clarus, limpidus, purus.
Chiaro
m. Dicesi da' nostri Professori quella parte che nella pittura viene illuminata, contrario di quella che per essere ombreggiata, chiamanla l'oscuro. Lat. Nitidum, lucidum.
Chiaroscuro.
Pittura d'un color solo, al quale si dà rilievo con chiari e con iscuri del color medesimo. Secondo quello che ne lasciò scritto l'erudito Carlo Dati nelle sue Vite, chiaroscuro è lo stesso che Monocromato, una sorta di pittura degli antichi, così detta, perchè era d'un sol colore. Del Monocromato scrive Plinio nel Libro 35. cap. 3. ma però e da avvertire, che egli quì parla di quella sorta di Monocromato, che usarono i primi inventori dell'Arte, colorendo le figure d'un sol colore, col quale riempievano il dintorno di esse, senza alcun rilevo, per non v'esser, nè ombre, nè lumi. Il qual modo di dipignere viene attribuito a Igienonte, e Dina; perchè trovasi ancora che Zeusi ed Apelle attesero a' Monocromati; ma questi dobbiamo credere che fossero i nostri artificiosi chiariscuri, i quali veramente sono tutti d'un sol colore, o bianco, o giallo, o verde, o altro; perchè il chiaro, lo scuro, e la mezza tinta, o più chiari, o più scuri che sieno, non lasciano d'essere di quello stesso colore, del quale la pittura a chiaroscuro si fa. Lodovico Mongioioso (nel suo Gal. Romæ Hosp.) à tenuta opinione, che sotto nome di Monocromato s'intenda anche quella pittura, che contiene in sè varj colori, ma non mescolati fra di loro: come sono alcuni panni di Turchìa, parendogli che tale sia il sentimento delle parole dello stesso Plinio nel suddetto Lib. 35. cap. II. ove tratta d'alcuni simili panni d'Egitto, e come (diremmo oggi) sono i colori delle carte da giuocare, nelle quali ogni colore è schietto senza mescolanza dell'altro. A questo nome di Monocromato il citato Autore è di parere ancora, che possano ridursi i disegni fatti sopra carta, servendosi della stessa carta per chiaro o per iscuro; onde il soprannominato Carlo Dati stimò, potersi anche dire Monocromati, i disegni di matita nera, o rossa, o di gesso, sopra carta azzurra; i famosi cartoni di Michelagnolo, e d'altri eccellentissimi Pittori; quel ritratto che Apelle principiò col carbone sul muro alla presenza di Tolomeo, e tutte le stampe intagliate in legno o in rame; perchè dice egli (e così è veramente) che quello scuro e chiaro, che da il rilievo, non fa esser la pittura di colori diversi, ma d'un solo, ove più, ove meno profondo. Fra' più celebri Pittori che abbiano operato a chiaroscuro, si contano Andrea del Sarto, Fra Bartolommeo di S. Marco, Fiorentini; Polidoro da Caravaggio, ed altri di lui imitatori, usciti dalla squola di Raffaello.
Chiariscuri di commessi.
V. Mosaico di marmi commessi.
Chiarore
m. Splendore. Lat. Splendor.
Chiasso
m. Viuzza stretta.
Chiave
f. Strumento di ferro, col quale voltandolo dentro alla toppa, s'apre e serra usci, casse, e simili.
Chiavelli
m. V. Aguti.
Chiavica
f. Fogna.
Chiavistello
m. V. Catenaccio.
Chinare.
Piegare a basso.
Chiocciola della vite
f. V. Vite.
Chiocciole.
V. Gongole.¶ E chiocciole per similitudine diciamo alle scale che si volgono in giro, che anche diciamo scale a chiocciola o a lumaca.
Chiodo,
o
Chiovo
m. V. Aguti.
Chiodi.
Membri degli ornamenti d'Architettura, che i Dorici facevano pendere dal regoletto sotto i correnti; per altro nome diconsi Gocciole. V. Membra degli ornamenti.
Chiostra
f.
Chiostro
m. Cortile de' Monasterj e Conventi, cinto di logge; detto così dal Latino Claustrum, per essere chiuso da tutte le parti.
Ciappola
f. Piccolo strumentino d'acciaio a foggia di scarpelletto quadrato, con punta, o tonda, o mezza tonda, o quadra; il quale serve per lavorar metalli, che debbonsi smaltare, per rinettar figure di metallo, e per altri usi.
Ciarpone,
o
Impigliatore
m. Dicesi quell'Artefice, che impiglia molto, e opera senza debita providenza, che si direbbe anche, imbroglione, e imbrogliatore. ¶ Da ciarpone ne viene acciarpare, che è operare senza diligenza, e senza distinzione.
Ciborio
m. Quel vaso che sta sopra del principale Altare delle Chiese, dove si tiene l'Ostia consacrata.
Cielo
m. La parte superiore del Mondo, che è sopra gli Elementi. Lat. Coelum. Vogliono gli Astrologi, che tutta la regione celeste in dieci Cieli si divida; ne assegnano uno per Pianeto, alle sette Stelle Erranti, ciò sono, Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno; l'ottavo Cielo è lo Stellato, dove sono le Stelle fisse, il nono Cielo è quello, a cui attribuiscono il moto della trepidazione, che ogni cento anni fa un grado; il decimo Cielo e quello che è chiamato primo mobile, che à il suo moto diurno, e rapisce con esso tutti gli altri Cieli inferiori. Sopra questi ne sono da' Teologi costituiti due altri, cioè il Cielo Cristallino, e 'l Firmamento. ¶ E Cielo dicesi la parte superiore di molte cose; onde Cielo per Palco (V. Palco) e Cielo del forno, e Cielo di Carrozza etc.
Ciglio
m. Quella parte del viso, che sta sopra l'occhio, quasi a difesa con un piccolo arco di peli.
Ciglione
m. Quel terreno rilevato sopra la fossa, che sovrasta al campo, o che serve per dispartire un campo dall'altro.
Cignere.
Circondare.
Cilestro
add. Di Cielo; ma sempre si piglia per colore. Lat. Coeruleus.
Cilindro
Cilindrico
m. Figura lunga e tonda.
Cima
f. Sommità. Lat. Vertex, apex.
Cimasa
f. Quel lineamento, o membro, che sta sopra qualsivoglia membro degli ornamenti d'Architettura per finimento, il quale pure si compone di varj membri.
Cimatura di panni
f. Un certo peluzzo, il quale con alcuni strumenti a ciò adattati, si leva da' panni lani per alcuni Artefici chiamati Cimatori, e serve agli Scultori, e Gettatori di metallo, per mescolare con terra da fare i modelli dell'opere loro, e l'anime per lo getto, acciocchè essa terra nel seccarsi non si fenda. V. Borra.
Cimazzio,
o
Uovolo
m. Voce usata dagli Architetti, ed è un membro della cornice intagliata.
Cimitero
m. Luogo allato alla Chiesa, dove si seppelliscono i morti. Lat. Sepulchretum. Viene dalla parola greca &kgr;&ogr;&igr;&mgr;&eegr;&tgr;&eeacugr;&rgr;&igr;&ogr;&ngr; Coemeterium, che vuol dire dormentorio, luogo dove si riposa, adattato poi dagli antichi Cristiani, al luogo della sepoltura, per la certa aspettazzione del risorger de' corpi nell'ultimo giorno ch'ora si dicono riposare.
Cinabrese
m. Un color rosso chiaro, buono per a fresco: servonsene molto i Pittori nelle carni, e ne' panni. È composto questo colore di Sinopia chiara, e Bianco sangiovanni.
Cinabro
m. Bellissimo color rosso chiaro, il qual color rosso chiaro i moderni con voce nuova chiamano ponsò. Fassi con zolfo ed ariento vivo, a forza di fuoco il cinabro; e serve per dipignere a olio.
Cinabro minerale.
V. Lapis amatita.
Cincistio
m. Taglio malfatto, e diseguale, che si fa con forbici, o altro strumento mal tagliente, o male affilato.
Cinta
f. Circuito, cerchio, circondamento. Lat. Ambitus, circuitus.
Cinta.
Membro dell'imoscapo della colonna appartenente (secondo alcuni buoni Autori) alle parti della medesima colonna; ma secondo altri, e con questi i moderni, appartenente alla base.
Cinto
add. Da cignere, accerchiato, circondato.
Ciondolare.
Pendere, star spenzoloni.
Ciottolare
V. Ciottolo.
Ciottolo
m. Sasso bislungo, col quale si ciottolano le strade. ¶ Ed il ciottolare dicesi ancora insiniciare.
Cipolaccio
m. Pietra di color verde acerbo, e gialletto, che à in sè alcune macchie nere grandi, e piccole, di quadrata figura. È poco men duro del Porfido; e non serve per far figure, ma si ben colonne, porte pavimenti, e simili: trovasene pezzi di non ordinaria grandezza.
Cipollini
m. marmi che si cavano nelle montagne di Carrara, e altrove. Son pieni di vene, e servono a ogni altro lavoro, fuor che per figure.
Cipresso
m. V. Arcipresso.
Circolare,
e
Circulare
Verbo; Volgersi intorno, girare attorno. Lat. Circuire, ambire.
Circolare
add. Che va in cerchio.
Circolo
m. V. Cerchio.
Circondamento
m. Il circondare. Lat. Circuitus, circuitio.
Circondare.
Chiudere intorno, accerchiare. Lat. Circumdare, ambire.
Circondato,
e
Circundato
add. Cinto. Lat. Circumdatus.
Circonferenza
f. Linea che termina la figura detta cerchio e circulo.
Circonscritto
add. da circonscrivere, limitato, terminato. Lat. Circumscriptus
Circonscrivere.
Limitare, terminare, prescrivere. Lat. Circumscribere.
Circonscrizione
f. Circonscrivimento m. Il circonscrivere Lat. Circumscriptio.
Circonvicino
add. Vicino intorno intorno. Lat. Finitimus.
Circuire.
Circondare.
Circuito
add. da circuire, circondato.
Circuito
m. Spazzio di luogo. Lat. Circuitus.
Circularmento
avv. In cerchio. Lat. In girum. I Matematici Latini dicono Circulariter.
Circulato
add. da circulare, pieno di circoli. ¶ Circondato. Lat. Circumdatus.
Circulato
m. Intorniamento. Lat. Circulus, corona.
Circulazione
f. Rigiramento in circolo. Lat. Circuitio.
Cisale
m. Ciglione, che spartisce, o chiude i campi.
Cisterna,
o
Citerna
f. Ricetto a guisa di pozzo, nel quale si raccoglie e conserva l'acqua piovana.
Città;
f. Luogo murato, dove abita adunanza d'uomini, che vivono politicamente sotto le medesime leggi.
Claustro
m. Voce Latina. Chiostro. Lat. Claustrum.
Clivo
m. Voce Latina. Monticello, collinetta,
Clivo
add. Pendente, posto a pendìo. Lat. Declivis.
Coccio
m. Rottame di vasi di terra cotta. Lat. Testa, fictilium vasorum fragmentum.
Coclea
f. Voce Latina. Chiocciola della vite, detta anche femmina, e madrevite.
Cocuzzolo
m. Il mezzo della zucca del capo, intorno al quale si vanno rigirando i capelli. ¶ Dicesi ancora d'ogni altra sommità, che abbia dell'acuto, come di monti, di campanili, e simili.
Coda
f. Quella parte del corpo de' Bruti, che stà opposta al capo, ed è congiunta alla spina della schiena. Lat. Cauda.
Codione,
e
Codrione
m. Quella parte del corpo degli animali pennuti, dove stanno le penne della coda. ¶ E parlandosi delli uomini, significa la parte ultima della spina della schiena, dove s'incominciano a dividere le chiappe.
Coglia
f. pronunziato con l'o stretto. La borsa de' testicoli delli animali.
Cola
f. pronunziata con l'o stretto. Strumento di legno in foggia di cassa, con quattro piedi, aperta di sopra, e con una grattugia di piastra di ferro posta nel fondo, che sia minore di esso, per colare la calcina, la quale si dimena con la marra.
Colare.
Separare le parti liquide dalle solide, o vogliamo dire fecce, per mezzo di qualche colatoio o cola che sia fatta apposta, o vero per qualche panno rado. Lat. Colare. ¶ In significato neutro, cader gocciolando. ¶ E colare vale ancora fondere.
Colativo
add. Atto a colare. Lat. Fluidus.
Colato
add. da colare. Lat. Colatus.
Colatoio
m. Strumento per lo quale si cola. ¶ Per lo vasetto di terra cotta, ove si fondono i metalli detto coreggiuolo, o crogiuolo.
Colatura
f. Materia colata, e s'intende per lo più delle fecce, o parti solide, separate dalle liquide.
Colature d'acque.
Una certa gruma, tartaro, o pietra, che vogliamo dire, le quali in forma di radici son generate da alcune sorgenti d'acque molto crude, e grosse, come a Tigoli intorno al fiume Teverone, al Lago di piè di lupo, ed al fiume d'Elsa in Toscana, e altrove. Servono agli Architetti per adornar grotte, e fontane.
Colla
f. pronunziato con l'o largo. Materia tenace, e viscosa; serve a diversi usi per attaccare, e unire, principalmente i legnami.
Colla di limbellucci.
Si fa con acqua, bollitovi dentro ritagli di carta pecorina; e dicesi di limbellucci, perchè per lo più s'adoprano quelle legature di carte pecorine, che fanno i Conciatori all'estremità di esse pelli, per tirarle, e assottigliarle, dentro d'alcuni cerchi, le quali estremità, diconsi volgarmente limbellucci, o carniccio, e per non esser molto tocche dal coltello del Conciatore, sono più grasse, e perciò più atte a far colla, la quale serve per dipignere a tempera, e indorare.
Colla di rosso d'uovo.
Si fa battendo il rosso dell'uovo col tritare in esso un ramicello di fico tenero. Serve per temperare i colori da darsi sopra muro secco, o tavole a tempera; e si possono con essa temperare tutti i colori, eccetto che il bianco di calcina, per esser questo troppo forte.
Collarino della Colonna
m. Un membretto piano sportante in fuori, che si fa in cima al fuso della colonna.
Collo
m. Quella parte del corpo che sostenta il capo tra le spalle, e la nuca. Lat. Collum. ¶ E dicesi collo alla più alta parte del fiasco, o della guastada, o d'altro vaso simile. ¶ E collo dicesi quella parte del piede dove s'affibbia la scarpa.
Collo del capitello.
La parte più bassa del capitello, sempre della grossezza del capo della colonna.
Collo del piede
V. Collo.
Collo: muscoli del collo
V. Muscoli della Laringe, e della Deglutizione.
Collo, ossa del collo.
V. Scheletro.
Collocare.
Porre al suo luogo, dar luogo a che che sia, allogare, accomodare. Lat. Locare, collocare.
Collocazione
f. Termine pittoresco, che significa quello spartimento, e accomodamento di figure, che si fa sopra un piano in tal modo, che gli spazi sieno concordi al giudizio dell'occhio; cioè che il campo sia in un luogo pieno, e nell'altro voto; ed a questa pratica si conducono gli Artefici con lo studio d'opere eccellenti di gran Maestri. Leggonsi bellissime regole di prospettiva per tale effetto nel Libro intitolato, L'inganno dell'occhio di Pietro Accolti Fiorentino.
Collottola
f. La parte concava deretana tra' l collo, e la zucca del capo.
Colombaia
f.
Colombaio
m. Stanza dove stanno i colombi, e dove covano.
Colonna
f. È detta una certa ferma, e perpetua parte di muro ritto a piombo dal piano del terreno all'alto, atto a reggere le coperture, Leon Batista Alberti. E gli ordini di Colonne chiama egli un muro aperto ed in più luoghi fesso. È la Colonna composta di diverse parti, ciascheduna delle quali à i suoi membri; la base, il fusto, fuso, o corpo, e 'l capitello. La base è quella, che immediatamente sorge sopra l'ultimo finimento della cimasa del piedestallo; il fusto o fuso, o corpo, è il restante della colonna sino al collarino; ed à pure le sue parti, tali sono l'imoscapo, overo ratta di sotto, nel quale è la cinta o cimbra; il ventre, ove è l'entasi, ovvero gonfiezza; il sommoscapo, o ratta di sopra, ove è il collarino: il capitello è quella parte, che si posa sopra la Colonna quasi capo di essa colonna, le cui principali membra sono, il collo, il fusto, e campana, l'abaco, o cimasa. Sono le Colonne principalissimo adornamento dell'Architettura, perchè apportano comodo e vagezza. Con questo s'adornano, Tempj, Palagi, Portici, Teatri, e Piazze, ed ogni altro sontuosissimo edifizio. Dee la Colonna esser liscia, e ben tonda. Si considerano in essa due linee, una giù per lo fuso, che si chiama asse, o centro del fuso, e l'altra in superficie, detta centina, ed alcune linee corte per lo traverso, che sono i varj diametri di que' cerchi, che in diversi luoghi la cingono. Debbono le Colonne esser posate perpendicolarmente; il che però riesce agli Artefici di molta difficultà e Cicerone era solito dire, essere opinione degli Architetti, che non fosse possibile il piantare Colonna, che fosse perfettamente a piombo. Le proporzioni di esse Colonne di lunghezza, grossezza, e corpo, sono diverse, secondo la natura degli Ordini.
Colonnati
m. Ordini di colonne, portici e logge.
Colorare,
e
Colorire
Dar di colore, o tigner con colore.
Colorato,
e
Colorito
add. Che à colore, che à preso colore.
Colore
m. Secondo alcuni antichi Filosofi è una qualità nella superficie, o nell'estremità de' corpi sodi e terminati, la quale gli rende visibili. Di questi è principio formale il lume, e la trasparenza principio materiale. Alcuni colori sono, e si dicono principali; ed altri mezzani, o secondi colori. Aristotile tenne opinione che due solamente fossero i colori principali, cioè il bianco, e 'l nero; e tutti gli altri disse esser colori mezzani, come participanti di quei due. Altri sono stati di parere, che i principali sieno sette, cioè il bianco, il nero, il giallo, il rosso, il verde, la porpora, e l'azzurro, chiamando mezzani tutti gli altri, come che da questi derivino. Di questi colori, o per meglio dire, di quegli de' quali i Pittori si servono, alcuni sono naturali (e questi sono per lo più terre) ed alcuni si fanno artificiosamente; e gli uni, e gli altri mescolati fra di loro, quando più, quando meno, cagionano un numero infinito di colori secondi, co' quali giugne il perfetto Artefice ad imitare tutte le cose naturali, ed artificiali, e a dare all'opere sue rilievo e vivacità.
Colori di miniera
: Diconsi quelli, che o si trovano nelle cave, o son fatti artificiosamente dagli Alchimisti.
Colori naturali
: Diconsi i colori di terre, e pietre, i quali come si trovano, e sì adoperansi; senza fargli passare per fuoco, o per alcuna maestranza.
Colorito
m. Il colorire: fra i Pittori dicesi buon colorito, e cattivo colorito del tal Maestro ; ed il tale à buon colorito, o cattivo colorito.
Colorito frescho.
V. Freschezza.
Colosso
m. Statua d'eccedente grandezza, o sia scolpita, o di getto.
Colpo.
V. Di colpi.
Combaciare.
Unire perfettamente, e dicesi di due corpi che nella lor superficie si tocchino fra di loro talmente, che se è possibile, fra le parti tangenti dell'uno e dell'altro, nè meno l'aria abbia luogo, e non v'apparisca convento.
Comignolo
m. La più alta parte de' tetti, che piovono da più d'una banda.
Commensurare.
Misurare insieme, agguagliare, paragonare l'uno coll'altro. Lat. Commetiri.
Commesso
add. da commettere, congiunto, incastrato.
Commesso
m. Lavoro di commesso, e lavorar di commesso, dicesi di quella sorte di pittura; o vogliamo dire di Musaico di pietre, che chiamasi ancora chiaroscuro di commesso. ¶ Propriamente è quel bellissimo lavoro, che si fa commettendo insieme, con industrioso artificio, pietre durissime e gioie, per fare apparire figure, animali, frutti, fiori, ed ogni altra cosa, in tavole, in stipetti, e in simiglianti opere. La perfezzione di tal lavoro ebbe suo principio nel passato Secolo, sotto la protezzione de' Serenissimi di Toscana, nella loro real Gallerìa, dove del continovo si fanno di tale artificio, opere maravigliose, e di prezzo impareggiabile. ¶ Dicesi ancora lavoro di commesso, una certa sorta di Pittura, che circa il 1470. fu da Sandro Filipepi, detto il Botticello, ritrovata, e da altri Pittori messa in uso in Firenze, per fare stendardi, e bandiere, commettendo insieme pezzi di drappi di varj colori, e formando con quei pezzi figure, o altro, facendo apparire il color del drappo dall'una, e l'altra parte.
Commessura,
e
Commettitura
f. Incastratura, congiuntura. Lat. Compages, compago.
Commestione,
e
Commistione
f. Il comischiare, mescolamento. Lat. Commistio.
Commettere.
Mettere insieme, unire strettissimamente che che sia, congiugnere, incastrare, far combaciare, intendendosi di pietre, legnami, e simili; il che anche diremmo, congegnare.
Commettitore
m. Quei che commette, l'Artefice di lavori di commesso.
Compasso
m. Strumento Geometrico, che forma il cerchio, detto volgarmente le seste; perchè la distanza dall'una all'altra punta, ch'è l'intervallo della circunferanza al centro del cerchio, si adatta sei volte appunto dentro la detta circonferenza, formando la figura detta esagono equilatero ed equiangolo.
Composizione
f. Accozzamento, e mescolanza di cose.
Compresso
add. Membruto, grosso, atticciato di membra Lat. Habitior.
Conca
f. Vaso di terra cotta, di gran concavità, e di larghissima bocca. ¶ E conca è una sorta di nicchio de' maggiori che si trovino; ma le si suol sempre dare l'aggiunto di marino, dicendosi Conca marina.
Concatenato
add. Insieme incatenato, congiunto, collegato.
Concavità;
f. Profondità, profondo.
Concavo
add. Incavato, profondo, cupo, opposto di convesso.
Concavo
m. Concavità, ed è il piegamento della linea circolare, dalla parte di dentro, a simiglianza della Lettera C.
Conchiglia
f. Nicchio Marino, quasi piccola conca. Lat. Conchilium, conchile.
Condotto
m. Canale chiuso per varj usi, e spezialmente per condurre acque; e secondo ch'e' si vuol fare, o stretto, o largo, s'adoprano minori, o maggiori canne di piombo, o cannelle di terra cotta, detta anche doccini, e doccioni.
Conficcare.
Ficcar chiodi per unir cose insieme, e per altro effetto.
Confitto
add. Ficcato, in muro, in legno, o altra cosa simile, a forza di colpi di martello. Lat. Cofixus, confictus.
Confondere.
Mescolare insieme varie materie, sensa distinzione, e senz'ordine, per istruggere, liquefare, e fondere.
Conforme
add. Di simil forma, somigliante.
Conformità;
f. Simiglianza di forma. Lat. Similitudo.
Confuso
add. da confondere, mescolato in maniera, che più non si riconosca.
Congegnare
V. Commettere.
Congiugnere.
Mettere insieme due cose, unire o accostare una cosa all'altra.
Congiugnimento
m. Il congiugnere.
Congiuntura,
o
Congiugnitura
f. Il termine, o la parte estrema, dove si collegano e congiungono le cose.
Congiunzione
f. Congiugnimento, unione; quella, che si fa di pietre con pietre, e di mattoni con mattoni, serrando nelle fabbriche gli uni, agli altri, in quella maniera che si farebbe, se alcuno con le dita della mano destra intraprendendo quelle della sinistra, le strignesse. Alberti.
Coniare.
Improntare le monete, o le medaglie, col conio.
Coniare a staffa.
Improntare le monete, o medaglie, per via di getto; il che si fa dentro ad uno strumento di ferro proprio de Gettatori, detto staffa, per la somiglianza che à con le staffe da cavalcare.
Coniare a vite.
Dicesi quando per improntare il conio nelle medaglie, o monete, s'adopra lo strumento di ferro detto vite.
Coniato
add. da Coniare, impresso, effigiato
Coniatore
m. Chi conia, l'Artefice, che lavora di conio, monete, o medaglie, altrimenti detto Battinzecca, coniandosi per lo più nella Zecca (ch'è il luogo pubblico dove si fanno le monete) battendo col martello sopra del conio sopraposto alla moneta o medaglia.
Conio
m. Stromento di metallo, o di legno, da una testa tagliente, e verso l'altra talmente ingrossando, che pigli forma piramidale; onde percosso à forza di penetrare, e fendere. Lat. Cuneus.
Conio
, si chiama ancora quel ferro colquale si coniano le monete, o medaglie, essendo in esso intagliata la figura che s'à da imprimere in quelle: e dicesi altresì, Torsello, e Punzone. ¶ E Conio ancora significa l'impronta coniata nelle medaglie, e monete ¶ E talora pigliasi per la stessa moneta. Lat. Æs, pecunia.
Conquassare.
Mettere in rovina, fracassare, sbattere. Lat. Conquassare.
Construire.
Ordinare, fabbricare.
Contenere.
Tenere, e racchiudere dentro di sè. Lat. Continere.
Contenimento
m. Il contenere.
Contiguo
add. Vicino, accostato, rasente, posto in maniera che tocchi che che sia.
Contorcere.
Ricorcere, rivolgere. Lat. Contorquere, convertere.
Contorni,
o
Dintorni
m. Lineamenti delle figure, ed altre cose, che si fanno in disegno. V. Lineamenti.
Contraffare.
Imitare, fingere, far come un'altro, e per lo più ne' gesti, e nel favellare. ¶ I nostri Artefici se ne vagliano alcuna volta per lo stesso, che ritrarre.
Contrappeso
m. Cosa che adequi un'altra nel peso, e per lo più serve di strumento a muover le macchine, sorreggendole che non precipitino, ma si muovano col moto che vuole l'Artefice di esse macchine.
Contrapponimento
m. Il contrapporre. Lat. Appositio.
Contrapporre.
Porre contra, opporre. Lat. Opponere obijcere.
Contrapposto
add. da contrapporre, opposto. Lat. Oppositus.
Convento
m. Raunamento, raccozzamento, congregazione, adunanza. ¶ E convento significa anche l'abitazione de' Regolari, perchè ivi si ragunano, e convengono molti ad abitare. Lat. Coenobium.
Convento.
Termine de' nostri Professori e significa quella poca d'apertura, o fesso, che rimane fra due pietre, mattoni, o altre cose, che si voglia insieme congiugnere, ancorchè strettissima si faccia la congiunzione di esse: onde fa di mestieri riempierla di stucco, o d'altra simil materia, per fare apparire il continovo dove non è, massimamente se saranno braccia, o gambe, o altre membra di statua.
Convesso
add. Incavato.
Convesso
m. Il rilevamento della linea circolare nella parte esteriore, opposto di concavo.
Copertura,
o
Coperta
f. Secondo l'Alberti, Una delle sei parti degli edificj, e dicesi quella, che nella più alta parte di essi sta esposta a ricever le pioggie. ¶ E dicesi ancora quella, che in lungo, e largo, s'estende sopra il capo di chi sta dentro, come sono palchi, volte, ed altro.
Copia
f. Dovizia, abbondanza. Lat. Copia.
Copia.
Fra' nostri Artefici, dicesi quella opera che non si fa di propria invenzione, ma si ricava per l'appunto da un'altra, o sia maggiore, o minore, o eguale dell'originale.
Copiare.
Far copia, ricavare dall'originale, far cosa simigliante a cosa fatta.
Copiatore
m. Colui che copia dall'altrui originale; cioè quei che non fa d'invenzione, ma con esemplo.
Copiosamente
avv. In copia, abbondantemente, doviziosamente. Lat. Copiosè abundanter.
Copiosità;
f. Abbondanza. Lat. Copia, ubertas.
Copioso
add. Abbondevole, abbondante. Lat. Copiosus, affluens.
Coppa
f. La parte di dietro del capo che i Latini dicono Occiput. ¶ Donde accoppare, percuotere con bastone, o altro, nella coppa per uccidere, essendo colpo mortale la percossa grave nella coppa.
Coppa.
Vaso d'oro o d'argento col coperchio, per uso di bere.
Corallina.
V. Diaspro di Sicilia detto Corallina.
Corallo
m. Sorta di pianta, che nasce nel mare, fatta a figura d'un'Alberetto con ramicelli in gran numero, ma però senza foglie o frutto, e senza barba: è di color verde, ed alcuna volta cenerino per di fuori, ma rosso per di dentro. Il Cesalpino afferma, questa pianta avere in sè un certo lattificcio, che cascando, fa rinascere altro corallo. Si pesca in gran numero con reti, presso la Corsica e Sardigna; e cavato dall'acqua s'indurisce al pari del marmo. Servonsene gli Architetti, per adornamento di grotte, e fontane: e non son mancati eccellenti Scultori, che in esso abbiano intagliate belle figure. Dioscoride fa menzione di un certo corallo nero, ch'egli chiama Antipate, il quale brunito è similissimo all'Ebano: à radice poco men grossa d'un braccio l'altezza di tutta la pianta. Trovasi ancora un'altra sorta di corallo bianco come l'avorio, con ramicelli pieni di nodi, pieni di buchi, ed è di durezza simile al marmo: ma dove e' nasca, o si pruduca, ancora non è venuto a nostra cognizione.
Corda
f. Fila di canapa, di lino, d'erba, di seta, e simili, rattorte insieme, per uso di legare.
Cordeggiare.
Stare a corda; e dicesi di quelle muraglie, ornamenti, o altre cose, la superficie o faccia delle quali è situata in posto tanto pari, e a retta linea a quella di altra corrispondente, che tirando una corda, la quale tocchi la superficie o faccia della prima, tocchi altresì per tutto egualmente quella della seconda, senza che nè punto, nè poco essa corda verso alcuna parte si torca, o pieghi; e allora si dice cordeggiare l'una coll'altra, o stare a corda.
Cordella
f. Corda piccola.
Cordone
m. Sorta d'ornamento fatto a foggia di corda.¶ E cordone è un'ornamento d'edificio per lo più di pietra, mezzo tondo, fatto a foggia di bastone o di corda sportante in fuori, col quale si adornano, e cingono per ordinario i bastioni e baluardi, facendolo posare sopra l'estremità della scarpa, quasi per divisa fra essa e 'l muro che le sorge sopra a piombo.
Coreggiulo
o
Crogiuolo
m. V. Colatoio.
Corinto.
V.Ordine Corinto.
Cornice
f.V.Membra degli ornamenti.
Cornice architravata.
Cornice con architrave senza fregio.
Cornicione
m. Membro principale d'Architettura, che si pone sopra 'l fregio. V. Cornice in Membra degli ornamenti.
Corniola
f. Gioia che da ogni buon'Autore è riposta fra le spezie della Sarda; e anch'ella di color rosso, sebbene non tanto pieno, ma quasi simile al color della carne. L'Orientale è trasparente, e rossa: trovasene nel Reno, e questa è di color tanto rosso, che quasi arriva a quello del minio: à varie virtù, particolarmente di stagnare il sangnue del naso, de' mestrui, e delle morici. A' nostri Artefici serve, come s'è detto dell'altre gioie per fare bei lavori, e ricchi ornamenti. V. Sarda.
Corno
m. Quell'osso lungo e acuto, che anno alcuni animali quadrupedi in testa. Lat. Cornu.
Cornuto
add. Che à corna. Lat. Cornutus.
Coro
m. Luogo dove si cantano i divini ufici. À anche altri significati.
Corona
f. Ghirlanda, ornamento da portarsi in capo. Lat. Corona. ¶ E per quel Regio ornamento di varie materie, e fogge, di che si cingon la testa i Monarchi, ed altri uomini illustri, e che per ragione de' titoli si pone ancora sopra l'armi o insegne.
Corona.Membro del cornicione.
V. Membra degli Ornamenti.
Coronato
add. Ornato di corona Lat. Coronatus.
Corpacciuto,
o
Corputo
add. Grosso di corpo. Lat. Corpulentus.
Corpicciuolo,
e
Corpicello
m. Diminutivo di corpo, corpo piccolo o debole.
Corpo
m. Materia tangibile, e visibile. Lat. Corpus. ¶ Per la parte corporea del composto dell'animale, e per pancia, e casso.
Corpo,
o
Tronco
del piedistallo, o piedestilo V. Piedistallo.
Corpo della Colonna
V. Colonna.
Corpulento
add. Grave di corpo per grassezza o per grandezza di mole; grosso denso, e pieno.
Correnti
m. o
Piane
f. legni lunghi quadrangolati; servono a più e diversi usi, ma particularmente per far palchi, e coperture d'edifizi.
Correnti.
Con questo termine si trovano denominati alcuni, ornamenti Dorici detti Triglifi, le teste de' quali facevano uscir fuori delle tavole o fregi, a piombo, intagliando le lor fronti, per lo lungo con tre solchi equidistanti incavati con angoli in squadra e scantonati ne' canti vivi; fra l'uno e l'altro corrente intagliavano teste di Tori, vasi, ed altri strumenti, che servivano a' sacrifizi, e sotto i correnti ponevano un regolo, del quale pendevano i chiodi, o gocciole, di cui si parlerà a suo luogo sotto la voce Membra degli ornamenti.
Corridoio,
e |
Corritoio,
e |
Corridore
| m. Andito sopra le fabbriche per andare dall'una parte all'altra. Lat.Pergula.
Corte
f. Luogo puro senz'edifizi: quello spazio che è compreso dall'atrio, o cortile, detto da' Latini Area, o perchè essendo scoperto, e senza edifizio, sia dagli ardori del sole fatto arido, o per altra qualsisìa cagione.
Corteccia
f. Scorza, pelle, o crosta degli alberi, ed ogni altra cosa, che abbia la parte esteriore dura.
Corteccia della muraglia.
Dicesi l'una e l'altra parte di fuori, che rimane a vista dell'occhio, cioè nell'interiore, o esteriore parte della fabbrica, a distinzione del ripieno della medesima muraglia; che è quello che è fra le due cortecce, e l'una e l'altra chiamasi ancorafinimenti , massimamente se saranno incrostati di marmi, pietre, o simile.
Cortezza
f. Lo esser corto. Lat. Brevitas.
Corticella,
e
Corticina
f. Diminutivo di corte, corte piccola.
Cortile
|
Cavedio,
o |
Atrio
| m. Luogo spazioso e aperto, adornato di logge, o cinto d'alte mura, sopra 'l quale corrispondono tutte l'altre membra minori della casa. Viene questo chiamato da Leon Batista Alberti, la parte principale, e quasi un pubblico mercato dell'edifizio, servendo comodamente all'entrare, ed uscire, ed a dare i lumi alle stanze: ed è quello che contiene la corte, la quale riceve le piogge raccolte da ogni tetto della casa.
Cortina
f.Vedi Alia.
Corto
add. Di poca, o piccola lunghezza.
Coscia
f. Quella parte del corpo dell'animale dall'anguinaia al ginocchio: la parte superiore che si unisce al Codione dicesi Fianco, dagli Anatomisti Femore.
Coscia. Muscoli della coscia.
V. Muscoli.
Coscia. Ossa della Coscia.
V. Femore in Scheletro.
Costa,
e
Costola
f. L'ossa torte in giro, che si partono dalla spina, e vengono al petto, e che danno forma al torso dell'animale.
Costato
m. Il luogo, ove sono le costole, e spezialmente la parte dinanzi, e da' lati, del torso dell'animale.
Cotenna
f. La pelle del capo dell'Uomo.
Cotto
add. da cuocere, stagionato al fuoco.
Craneo
m. V.Scheletro.
Crescente
add. Che cresce.
Crescenza
f.
Crescimento
m. Il crescere. Lat. Incrementum, augumentum, accretio, accrementum.
Crescere.
Accrescere. Lat. Augere. ¶ E per farsi maggiore, prendere augumento; e dicesi non tanto del corpo, quanto ancora dell'altre cose inanimate.
Crescevole
add. Atto a crescere.
Crespa
f. Grinza, e particularmente quella della pelle.
Crespo
add. Che à crespe, contrario di disteso.
Cresta
f. Quella carne rossa, che anno sopra il capo i Galli, e qualche altro uccello. ¶ Per similitudine dicesi la cima del Morione, e della Celata. ¶ E per sommità, e cima semplicemente. ¶ E cresta del muro dicesi quel termine a scarpa, fatto in cima de' muri divisorij d'orti e corti, dalla qual cresta si viene in cognizione del padronato dello stesso muro.
Creta
f. Terra tenace.
Cretoso
add. Di qualità di Creta, pieno di creta. Lat. Cretosus.
Crine
m. Pelo lungo che pende al Cavallo dal filo del collo. Lat. Iuba.
Crinito
add. Che à crini. Lat. Crinitus.
Cristallo
m. Dalla voce greca &khgr;&rgr;&uragr;&sgr;&tgr;&agr;&lgr;&lgr;&ogr;&sfgr; Chrystallus che significa Diaccio. Gemma lucida, e chiara, che dicono esser ghiaccio petrificato, come si cava da Plinio. Non si trova, se non dove continuamente giace la Neve. Cavasi in certe Montagne così aspre che non potendole camminare gli uomini in ogni lato, vi si fanno calare con funi. Mattioli. Serve a varj usi e vi sono stati anticamente, e modernamente uomini eccellenti, che anno in esso Cristallo intagliati vasi, e bellissime figure d'incavo, e di basso stiacciato rilievo.
Cristallo fusile.
Vetro purgato (così detto per assomigliarsi al Cristallo gemma) di cui si fanno diversi, e varj lavori. V. Vetro.
Croceo
add. Del colore di Zafferano, o del Grogo, cioè del colore tra giallo, e rosso.
Crollare.
Muovere dimenando in quà e 'n là.
Crosta della Muraglia.
V. Corteccia.
Cubito
m. Gombito, gomito, la piegatura che è al mezzo il braccio dell'uomo. Lat. Cubitus ¶ Sorta di misura antica. Lat. Cubitus.
Cubito.Muscoli del Cubito.
V. Muscoli.
Cubito.Ossa del Cubito.
V. Scheletro.
Cucchiara
f. Cazzuola, o mestola da Muratori. ¶ E cucchiara altresì è uno strumento di ferro fatto a mezzo cilindro con manico lungo, del quale i Bombardieri si servono per metter ne' pezzi dell'artiglierie la polvere da caricargli.
Culiseo
m. Nome dell'Anfiteatro di Roma, quasi Colosseo.
Culo
m. La parte di dietro del corpo dell'animale, colla quale si evaquano gli escrementi.
Cuniculo
m. Strada sotterranea per iscalzar mura di nemici, e per opporsi allo scalzamento, detta più communemente, mina, e contrammina.
Cuocere.
Tenere al fuoco che che sia, tanto che per lo riverbero del calore si alteri, o muti da quello ch'era prima, senz'alterarne la figura o sembianza; ed è assai più che scaldare, e molto meno che abbruciare. Fassi in più e diverse maniere, e per diversi fini ed effetti, secondo il bisogno.
Cuoio
m. Pelle d'animale conciata; serve a più usi; adopranlo gli Scultori per dare il lustro alle statue; ed i Pittori anche, come Paolo Veronese e altri, fecero sopra 'l cuoio belle pitture.
Cupo
add. Concavo, profondo.
Cupo
m. Concavità, profondità.
Cupola
f. Volta, che rigirandosi intorno ad un medesimo centro, si regge in se medesima. Usasi per lo più per coperchio di sacri edificj. Lat. Fornix, testudo.
Curro
m. Pezzo tondo di trave, che adoprano gli Architetti in occasione di condurre cose d'eccedente peso, e grandezza, sottoponendo per traverso i curri alle medesime, per rendere il terreno lubrico; perchè il curro altro non è, che un composto di molti cerchi insieme congiunti: e siccome i Matematici affermano, che il cerchio non tocca una linea retta, se non in un punto, così con una sola pinta, siasi pure quanto si voglia aggravato il curro, facilmente si muove. Debbono però i curri esser fatti di legname molto sodo, acciocchè aggravati dal peso non s'ammacchino, e cessino di fare l'ufizio loro. Usano anche valersi di curri cerchiati di ferro nelle testate, facendo in essi cerchi quattro buchi, che arrivino quasi al centro del legno, perchè quando il peso sia eccedentissimo, si possa per entro di essi buchi far passare le punte de' pali di ferro, co' quali facilmente sien fatti girare sul suolo.
Curvo
add. Piegato, arcato. Lat. Curvus.
Cusella
f. V.Taglia.
Cuticagna
f. Collottola, la parte di dietro del collo.

D

Da capo,
posto avverbial. Dalla più alta parte, dalla sommità, contrario di da piè.
Dado
m. V. Zoccolo.
Da lato,
posto avverbial. Per fianco.
Dal naturale,
posto avverbial. Dicesi del disegnare, dipignere, modellare, o scolpire, con aver davanti il naturale, quello imitantando; e la cosa così fatta dicesi fatta dal naturale.
Da piè,
posto avverbial. Da basso, dalla parte più bassa. Lat. Ab ima parte.
Da presso,
posto avverbial. Dal luogo vicino.
Dar l'acqua forte sopra il rame vernicato per intagliarlo.
Il gettar che si fa l'acqua forte sopra rame coperto di vernice, che si fa in questo modo. Prima si unterà la parte di dietro del rame che è scoperta, si come ancora le grossezze dello stesso, con sego da acqua forte; poi fermato il rame a pendìo sopra una tavola, con un vasetto si va gettando sopra esso l'acqua forte egualmente per tutto, rivolgendo perciò il rame; l'acqua forte si fa cadere in un recipiente per poterla ripigliare caduta, e seguitare a darla sopra esso rame, finchè sia finita l'opera, osservando bene la maggiore o minore impressione che l'acqua forte vada facendo, per accertarsi ch'ella non roda oltre al bisogno, dove non vorrà l'Artefice aggravare l'intaglio.
Dar la vernice sul rame.
Quel lavoro che fa l'Intagliatore ad acqua forte, coprendo il suo rame colla vernice; e si fa in questo modo. Dopo che il rame sarà ben netto, si ponga sopra il fuoco; e quando è alquanto caldo si levi, e piglisi della vernice, posandola con le dita sul rame, e con le medesime distendendola con dolcezza, acciò venga il rame coperto per tutto egualmente, guardandosi bene in quell'atto dalla polvere: poi con la palma della mano ben netta si vada battendo, e poi lisciando essa vernice, finchè il rame sia egualmente coperto; e dipoi, perchè la vernice e alquanto sbiadata di colore, per annerirla, acciò sopra di essa campeggi maggiormente il taglio, si pigli una candela di sego accesa, che non scoppietti punto; e tenendola sotto al rame vernicato, si vada essa vernice facendo nera col fumo della candela. Per farla poi seccare, s'accenda quantità di carboni, in modo che sien tutti infocati, e non scoppiettino, e di essi si formi come una siepe della grossezza di quattro dita, lasciando tanto vacuo nel mezzo quanto e la grandezza e la forma del rame, il quale si posi sopra qualche ordigno di ferro accomodato sopra il vacuo per lo spazio d'un'ottavo d'ora in circa; e quando il rame cesserà di fumare, allora si leverà, tentando la vernice con una punta, per riconoscere, se fusse troppo o poco asciutta, perchè essendo asciutta tanto che la screpoli, sarà necessario levarla e darne altra; volendola freddar presto, massimamente s'ella mostrerà d'inclinare al troppo duro, si getterà dietro al rame acqua fredda.
Dattorno
avv. Da ogni parte. Lat. Circumcirca.
Davanzale
m. Quella cornice di pietra, o altro, sopra la quale si posano gli stipiti delle finestre, detta così per l'avanzare che fa, ed uscir fuora della facciata della parete
Debole,
e
Debile
add. Di poca forza, fiacco, fievole,
Debolezza,
e
Debilezza
f. Lo esser debole, fiacchezza, fievolezza. Lat. Debilitas, imbecillitas.
Debolmente,
e
Debilmente
avv. Con debolezza. Lat. Debiliter, imbecilliter.
Decagono
m. Figura di dieci lati ed angoli
Declinare.
Abbassare, calare.
Declivo
m. Scesa.
Decoro
m. V. Osservanza del decoro.
Deforme
add. Che non à la debita forma, sproporzionato. Lat. Deformis.
Deformità;
f. Bruttezza, lo esser deforme.
Densità;
f. L'esser denso. Lat. Densitas, spissitudo.
Denso
add. Aggiunto che si dà a corpo unito, e ristretto insieme, come metallo, marmo, e simili, contrario di raro, e poroso. Lat. Densus.
Dentato
add. Che à denti, e dicesi di strumento, come lima, sega, ruota, e simili, che anno intaccature dette denti.
Dente
m. Uno di quei piccoli ossi, che sono in bocca fitti nelle gengìe, co' quali si mastica il cibo. Lat. Dens. ¶ Per quella tacca, che anno alcuni strumenti di ferro, come lima, sega, ruota, e simili, per aver qualche similitudine col dente dell'Animale.
Dente di Cane.
V. Calcagnuoli.
Denti. Tutti i denti, e loro nomi.
Vedi Scheletro.
Dentello
m. Ornamento a guisa di denti, che va sotto la cornice, detto da Vitruvio Denticulus. V. Membra degli ornamenti.
Dentro
avv. di luogo, e significa internità, cioè nella parte interna, o interiore. Lat. Intrò.
Destra
f. Nome della mano detta altrimenti, ritta. Lat. Dextera.
Deturpare,
Voce Latina. Sozzare, far divenir brutto. Lat. Deturpare.
Diadema
m. L'insegna o corona imperiale o reale, che appresso gli Antichi era una fasciuola di tela bianca, come un nastro, che portavano avvolta al capo i Rè e gli Imperatori, per contrassegno della loro sovranità oggi largamente si piglia per ogni corona reale di qualunque fatta ella sia.
Diadema
f. Quell'ornamento circolare, e luminoso, che si dipigne sopra il capo dell'Immagini del Salvatore, o de' Santi.
Diamante
m. Dalla voce Greca. &agr;&dgr;&iacugr;&mgr;&agr;&sfgr;Adamas. che vol dire indomabile. Gioia preziosa, nobilissima d'impareggabil durezza, e splendore, onde il Cardano di Subtilit. la stima la più nobile di tutte l'altre. I Greci la chiamarono Adamas, che significa indomabile, attesochè con difficultà si franga, anzi riporta vittoria fin del fuoco, non lasciandosi sopraffare dal di lui calore. Plinio (Lib. 37. C. 4.) distingue il Diamante in cinque spezie; cioè. Quello d'Arabia, che nasce in oro perfettissimo, benchè ritenga alquanto di pallore: quel dell'Indie, che non nasce nell'oro, ma poco differisce dal primo, ed è da due lati appuntato: quello di Macedonia al quanto grande: quello di Cipri, ed il Siderite, che è alquanto più, grave delli altri, ed è frangibile a forza di gagliardi colpi, ciò che non addiviene alle altre, spezie delle quali si servono i nostri Artefici, per intagliare ogni durissima materia, in questo modo. Infondono il Diamante in caldo sangue di Becco, poi lo perquotono gagliardamente, ed in tal modo lo spezzano in minutissime parti, che artificiosamente incastrano in ferri, co' quali poi conducono i nominati loro lavori.
Diametro
m. Quella linea, che toccando ambedue le bande della circonferenza, o giro d'uno cerchio, passa per lo centro di quello, dividendolo per lo mezzo.
Diaspro
m. Pietra dura, che si annovera fra le Gioie di minor pregio, e trovasene di diversi colori, e di varie spezie
Diaspro detto Granito rosso, o Granito Orientale.
Pietra durissima di color rosso alquanto macchiato con piccole macchie di forme diverse, tutte diacciate, altre rosse: sbiadate, altre bianche sudice, altre bige, altre nere; ma le più rosse sbiadate. Serve solamente per lavori di quadro, perchè quel diacciato, che à in sè, impedisce il poterne far lavori di commesso gentile, schiantando con facilità. Si lavora con sega, ruote, e spianatoi; e riceve pulimento assai buono, ma non quanto i Diaspri Orientali: se ne trovano pezzi di ragionevole grandezza.
Diaspro detto Melochite.
Una spezie di Diaspro, che nasce in Arabia, in Persia, e in Cipri; à colore simile alla malva, e senza trasparenza. L'usano in Germania assai, per tenere appeso al collo di piccoli Fanciulli.
Diaspro di Barga detto Bianco e rosso.
Una pietra dura di color rosso scuro; tramezzata di macchie: bianche, che si lavora a forza di sega, spianatoio, e smeriglio. Trovasi a Barga nello stato Fiorentino, in lunghezza di braccia cinque, larghezza di due e mezzo, il maggior pezzo: serve per ornamenti e lavori di commesso.
Diaspro di Boemia avvinato, di varj colori.
Pietra durissima con diverse righe a similitudine, quanto alla forma, del legname dell'ulivo segato; ma di diversi colori, cioè rosse scure, nericce, bianchicce, e azzurrigne, pendenti in giallo, più chiare e più scure, e avvinate: altre larghe per la grossezza d'una penna dà scrivere, altre più strette, ed altre sottili, quanto fila minutissime, o capelli, alterate da qualche macchia bianca livida, o azzurrigna, con qualche magagna, ma senza peli: nelle macchie, che più s'assomigliano all'Agata, riceve bellissimo pulimento. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota: serve per lavori di commesso, e forme; e trovansi pezzi di grandezza fino a due terzi di braccio.
Diaspro di Boemia chiaroscuro.
Pierra durissima di color nero, contenente in sè alcune nuvole sfumate, fra il bianco, il nero, e l'azzurro, e attorno à macchie fra 'l rosso e 'l giallo, e 'l bianco sudicio, le quali pure anno in sè alcune macchie tonde nere, granite di qualche piccolissima macchia gialliccia; riceve pulimento acceso; si lavora con sega, ruote, e spianatoi: serve per lavori di commesso; trovansene di grandezza d'un palmo, e queste son le maggiori; à qualche pelo.
Diaspro di Boemia color di Rose.
Pietra durissima del color della Rosa, con macchie a foggia delle vene del legname, ma più sfumate; alcune delle quali di color di Rosa, strette a principio, nel raggirarsi poi fra loro si dilatano alquanto; altre di colore fra 'l bianco, e 'l rosato; ed altre fra 'l bianco, e 'l verde, rigirate da una macchia di giallo dorato con altre macchie capelline, ed alcune rosse rosate più accese nell'estremità. Trovasene di grandezza di mezzo braccio: serve per lavori di commesso, perchè riceve pulimento acceso acuto; ma nelle macchie che pendono in verde, riceve pulimento grasso. À qualche magagna, o tarlo; ed alcune, ma rarissime e piccolissime macchie in forma tonda, e queste sono trasparenti: lavorasi con sega, ruota e spianatoio.
Diaspro di Boemia colori diversi.
Pietra durissima, tutta lineata per lungo con vene capelline e nere ondeggianti, e qualcheduna bianca sudicia sottilissima. È del color proprio della noce d'India; e vogliono alcuni, che sia veramente legno, che in quelle, parti si petrifichi. Si lavora come gli altri diaspri, con sega, ruote, e spianatoi; serve per lavori di commesso, e se ne trovano pezzi assai piccoli.
Diaspro di Boemia, detto Verde di Boemia.
Pietra durissima, che per essere alquanto ruspa, e grassa, riceve ordinario pulimento. À fondo verde, ed è abbagliata di macchie paonazze, più o meno scure, picchiettata o granita da altre piccolissime macchie, bianche e gialle: à gran quantità di peli, e alcune vene bianche sottilissime. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota: e di Boemia ci vien portata in pezzi non maggiori d'un braccio. Serve per lavori di forme, di commesso, e d'altro.
Diaspro di Boemia giallo e rosso.
Pietra durissima, macchiata con macchie gialle dorate vivissime ed accese, che si raggirano intorno ad altre macchie rosse focate, più o meno scure, sfilate a foggia d'una nappa di seta con le fila dilatate o sparse, più corte e più lunghe, ed alcune che si raggiran fra di loro a foggia d'onde, e queste più larghe; e fra esse appariscono alcune macchiette violate di diverse forme di color giallo sudicio, e giallo chiaro, abbagliate o velate sopra di un certo avvinato più chiaro, e più scuro, tramezzate; ed anche alcune di esse circondate da alcune righette, o venuzze nere; e dove le macchie pendono fra 'l giallo chiaro, e 'l bianco, si vede la pietra trasparente. Serve per lavori di commesso; e si lavora con sega, spianatoi, e ruote, ricevendo lucidissimo pulimento: se ne trovano pezzi di grandezza di mezzo braccio in circa; anno qualche magagna, che chiamano tarlo, per esser simile al legno tarlato; ma però sono alquanto rare.
Diaspro di Boemia giallo scuro, prima sorta.
Pietra durissima d'ottimo pulimento, di color giallo scuro, attorniata di righe di giallo acceso, e altre di giallo sudicio sfumate: ed à in se qualche vena bianca e paonazza. Portancela di Boemia in pezzi di mezzo braccio al più, si lavora con sega, spianatoio, e ruota; serve per lavori di commesso, e forme.
Diaspro di Boemia giallo scuro, seconda sorta.
Pietra durissima, che di quel luogo c'è portata in piccoli pezzi; è di colore tutto giallo scuro: à contuttociò alcune magagne, rotture, e peli, ed alcune sottilissime venuzze come capelli; ma però molto lontane l'una dall'altra. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; serve per lavori di commessi.
Diaspro di Boemia più colori scuri.
Una pietra durissima, che altro non è (secondo i Periti) che legno della quercia impietrito. Di questa pietra veramente maravigliosa, nella real Gallerìa del Serenissimo Granduca, è un tronco o ramo, lungo circa un braccio, che segato per testa, mostra tutto il lineamento della parte interiore di tal legno; e non è a notizia nostra, che se ne sieno veduti altri pezzi. Vale per lavori di commesso; tagliasi, e puliscesi come gli altri Diapri, con sega, ruote, e spianatoi. Riceverebbe bellissimo pulimento, se non avesse molte doppiezze, e falde, ed alcuni piccolissimi peli, grossi come capelli, che gli danno qualche impedimento.
Diaspro di Boemia rosso e giallo.
Pietra durissima di fondo rosso scuro, nel quale si raggirano alcune macchie gialle ondate, alcune più, alcune meno chiare; tiene ancora alcune macchie verdi sfumate, altre nericce, e rosse scure sudice, con qualche vena bianca sudicia, a somiglianza di quella dell'Agata, e queste son trasparenti. Il maggior pezzo non eccede la grandezza d'una mano: lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; riceve bel pulimento; e serve per lavori di commesso.
Diaspro di Boemia varj colori.
Pietra durissima fregiata di strisce verdi scure, che dolcemente terminano in righe verdi chiare, con altre righe rosse focate, assai strette. À altre strisce in mezzo gialle chiare accese, e gialle scure; e tra 'l verde veggonsi alcune gocciolette rosse focate, alcun'altre di color carnicino sudicio; e queste solamente son trasparenti. Riceve pulimento grasso, ed à qualche pelo, o vena. I pezzi che si veggono quà, sono d'una grandezza d'una mano al più. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; e serve per lavori di commesso.
Diaspro di Boemia verde e bigio.
Pietra durissima, che in alcuna parte è tutto verde acerbo, venato di verde più scuro; ed in altre parti è mischiato di macchie bige, tramezzate d'alcune macchiette verdi chiare sudice, e picchiettate d'altre piccole macchie bianche sudice. Riceve pulimento grasso, e non è punto trasparente. Serve per lavori di commesso, e forme. Lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; e non se ne à se non piccoli pezzi.
Diaspro di Boemia verde e rosso.
Pietra durissima circondata di tutto verde scuro, in qualche luogo sfumante in verde giallo; e dentro al verde à certe macchie rosse accese, a guisa di sangue che sia stato sparso in terra in gran copia; intorno alle quali veggonsi in qualche distanza altre piccole macchie di figura tonda del medesimo sangue. À molte rotture, e peli; nelle parti salde riceve pulimento acceso: la maggior grandezza, che si trovi, è di circa mezzo braccio, lavorasi con sega, spianatoio, e ruota. Serve per lavori di commesso, colonnette, e forme.
Diaspro di Boemia verde mischiato.
Pietra durissima mischiata di colori, verdi, gialli, rossi, carnati, bianchi, e neri, e fra di loro confusi, con un certo velamento che gli rende tutti uniti in una bella macchia. Piglia pulimento acceso. Nelle macchie carnate s'assomiglia all'Agata ed in queste è trasparente, e nell'altre nò. Trovansene pezzi di grandezza d'una mano al più. Altri verdi ve ne sono di simile durezza; ma con macchie in forma di strisce, sfumate di colori verdi scuri, verdi chiari, rossi focati, e rossi sudici; le quali strisce tutte son picchiettate de' medesimi colori, cioè di rosso nel verde e di verde nel rosso, e così vadisi discorrendo: nelle macchie rosse sudice è trasparente, e nelle altre nò. La maggior grandezza che si vegga fra noi è d'un terzo di braccio: lavorasi come tutti gli altri diaspri, con l'aiuto dello smeriglio, per mezzo di seghe, spianatoi, e ruote; serve per lavori di commesso, e forme.
Diaspro di Cipri.
Pietra durissima, e forse il più degno e prezioso diaspro che si trovi: è di color rosso focato; si lavora solamente a forza di ruota: trovasene in grandezza d'un braccio al più. Di questa gemma sono i Globi dell'Arme del Serenissimo di Toscana, e gli ornamenti de' guanciali sopra i sepolcri dell'Altezze, nella Real Cappella di San Lorenzo.
Diaspro di Corsica, altrimenti detto Verde di Corsica.
Pietra dura per la metà del Diaspro di Francia, di color verde chiaro, macchiato di macchie maggiori e minori, di color verde scuro, ed altre bianche. Vien dall'Isola di Corsica, trovandosene pezzi di grandezza di braccia tre al più. Serve per ogni lavoro di sega, o scarpello.
Diaspro di Francia rosso.
Pietra durissima di color rosso focato, tramezzato di macchie larghe di color giallo sudicio, e sparse di bianco livido, tutte trasparenti, che spargono dai lati, diversi rami, o punte terminate. La macchia rossa è lavorata attorno graziosamente da una certa vena, composta di minutissimi e quasi invisibili punti nericci. Serve per lavori di commesso, e riceve pulimento acceso. Trovansene di grandezza d'un palmo, e si lavora con sega, spianatoio, e ruota.
Diaspro Orientale.
Pietra dura sopra ogni altro diaspro, e quanto il Calcedonio, e da noi stimatissima. Veggonsene di color verde porro, che è macchiato di macchie verdi più scure; ed anche del giallo chiaro e scuro, mischiato di vene gialle più scure, anzi pendenti in rosso. Lavorasi solamente a forza di sega, spianatoio, e ruota; e l'maggior pezzo si trova di grandezza di mezzo braccio.
Diaspro Orientale verde, detto Elitropia.
Pietra durissima, e trasparente, di fondo verde scuro, sfregata di giallo, con certe macchiette piccole, fra di loro molto lontane, di diverse forme, le quali chiamano sangue, per essere del proprio color del sangue. Serve a lavori di commesso, colonnette, forme, ed altri simili. Trovasene di grandezza di mezzo braccio al più: riceve gran pulimento, benchè abbia qualche magagnuzza, rottura, o pelo; ma però assai distanti l'una dall'altra. Veggonsene ancora alcuni pezzi con fondo verde acerbo, ma alquanto più chiaro del primo, colle gocciole del sangue più minute, senza sfregi gialli, ma con qualche pelo; e riceve pulimento molto acceso, e bello, e non traspare. Serve per lavori di commesso come l'altro; e lavorasi con sega, spianatoio, e ruota; e si à in piccoli pezzi.
Diaspro di Sicilia detto Corallina.
Pietra dura di color giallo sudicio, mischiata di vene e macchie sottili, bianche livide, rosse vive, e capelline. Si lavora con sega, e spianatoio, e serve per ornamenti, e lavori di commessi.
Diaspro di Sicilia, detto Fiorito di Sicilia.
Pietra durissima, che riceve pulimento acceso: è di maravigliosa bellezza, contenendo in sè macchie molto vaghe, di diverse grandezze, e forme, che tirano più tosto al tondo, benchè in alcuni luoghi facciano qualche angoletto. Son le macchie di color rosso focato, tutte dintornate d'un sottilissimo profilo bianco lattato, con un fondo paonazzo, e sotto ove più, ove meno scure. Stimasi fra' Professori questa pietra esser la più bella e la più vaga, che tra' diaspri si trovi: a noi vien portata dall'Isola di Sicilia in pezzi di mezzo braccio al più serve per lavori di commesso, di forme, di piccole colonne, e pilastri, fregi, e simili; e si lavora con sega, ruota, e spianatoio, e smeriglio.
Diaspro di Sicilia giallo calcedoniato.
Pietra durissima tramezzata di vene di Calcedonio, bianche livide, o bianche avvinate, trasparenti; e nel resto è tinta di macchie avvolte gialle non molto grandi; lavorasi con sega, ruota, e spianatoio; e riceve pulimento acceso. Serve per lavori di commesso, trovandosene di grandezza d'un palmo, o poco più.
Diaspro, di Sicilia detto Giallo lionato di Sicilia.
Pietra durissima, che vien di Sicilia; ed è del colore della pelle del Lione, tutta rigata per lungo con righe interrotte gialle sudice, e gialle pendenti in rossiccio, con altre che pendono in giallo scuro, e in nero. Si trova in piccolissimi pezzi: lavorasi con sega, ruote, e spianatoi, ricevendo acceso pulimento: serve per lavori di quadro, e di forme; à però in sè minimissimo tarlo. Di questa Pietra è fatto il primo fregio, sopra il primo imbasamento del Ciborio della real Cappella di S. Lorenzo.
Diaspro di Sicilia più colori.
Una Pietra dura quanto gli altri Diaspri, e con falda simile al Fiorito di Sicilia; con questa differenza, che dove nel Fiorito il sottilissimo profilo bianco circonda alcune macchie di più forme piccole; in questo lo stesso profilo contorna macchie grandi; e dove in quello il profilo è scempio, in questo è doppio, e mette in mezzo una striscia picchiettata di diversi scuri colori; e tutta insieme detta striscia circonda le macchie sopra notate, grandi quanto una mezza mano, di color rosse di sangue, picchietate di piccoli granelletti ineguali, gialli dorati, con alcune minutissme venuzze nere, che circondano essi piccoli granelletti: è ancora attraversata in alcuni luoghi da qualche vena bianca livida serve per lavori di commesso, e sene trovano pezzi di mezzo braccio in circa, che si lavorano con sega, spianatoi, e ruote, ricevendo pulimento bellissimo.
Diaspro di Sicilia venato.
Pietra dura, che si lavora solamente a forza di sega, spianatoi, e smeriglio. È di color giallo lionato di righe pendenti in giallo, in verde, in nero. Si trova in piccoli pezzi, cioè di lunghezza di un braccio e mezzo, e d'altezza d'un terzo di braccio in circa. Cavasi ne' contorni della Città di Catania in Sicilia. Trovasene ancora del non rigato, ma con macchia tonda assai scura, e cruda, di color giallo chiaro, e sudicio, picchiettata di verde scuro assai, ma sfumato; questa però à qualche magagna e pelo. Servono l'uno, e l'altro per ornamenti, e lavori di commesso.
Di capriccio
posto avverbial. V. Fantasìa.
Di colpi.
Termine proprio di pittura: e dicesi, fatta di colpi quella pittura, la quale l'Artefice condusse, col posare con gran franchezza le tinte al luogo loro, o chiari, o scuri, o mezze tinte, o dintorni che si fussero, dando ad essa pittura un gran rilievo, e facendo in essa apparire una gran bravura e padronanza del pennello e de' colori; tutto il contrario di quelle pitture, che diremmo sfumate, o affaticate.
Di dentro
posto avverbial. Vale dalla parte interiore; il cui opposto è, di fuori, o di fuore, che vale dalla parte esteriore. ¶ L'uno, e l'altro si adoperano talora da' nostri Professori a modo di nomi sustantivi, dandosi loro l'articolo, il segno del caso, e le preposizioni, secondo il bisogno: dicendosi il di dentro, o 'l di fuori della tal cosa: nel di dentro o nel di fuori della tal cosa; per significare l'interno, o l'esterno di essa, o vogliamo dire la parte, o banda interiore, o esteriore della medesima.
Di dietro,
posto avverbial. Vale dalla parte, o banda deretana, o posteriore; opposto suo è, dinanzi, che vale dalla parte, o banda anteriore. ¶ L'uno, e l'altro altresì adopransi a modo di nomi sustantivi, come s'è detto del di dentro, e del di fuori; dicendosi il di dietro, e 'l dinanzi; pel dinanzi, e e pel di dietro, a significare il posto anteriore o posteriore di che che sia.
Di fantasìa,
posto avverbial. V. Fantasìa
Differente
add. Vario, dissimile. Lat. Varius, dissimilis.
Differenza
f. Diversità, varietà. Lat. Differentia, diversitas.
Differenziare.
Far differenza.
Differenziato
add. da differenziare, vale lo stesso che differente. Lat. Dissimilis, diversus.
Difformare.
Guastar la forma, tor la bellezza. Lat. Deformare, deturpare.
Difforme
add. Deforme, di brutta forma, brutto.
Difformità
f. Deformità;, bruttezza.
Di forza,
posto avverbial. Con forza, gagliardamente. ¶ Tra' Pittori si dice al dipignere di maniera forte. V. Maniera forte.
Di fuori,
posto avverbial. V. Di dentro.
Digradamento
m. Scendimento a grado per grado. Lat. Descensus.
Digradare.
Scendere a poco a poco, e di grado in grado. Lat. Descendere.
Digradato
add. da digradare. ¶ Noi diciamo digradato a un piano, o ad altra cosa tirata in prospettiva, per lo dichinare che fa.
Digrossamento
m. Il digrossare.
Digrossare.
Dar principio alla forma, per lo più dell'opere manuali. ¶ Fra gli Scultori propriamente per fare apparire il primo abbozzamento delle Statue.
Digrossato
add. da digrossare, assottigliato, grossamente, abbozzato.
Di gusto,
avverbial. posto. V. Gusto.
Dilatamento
m.
Dilatanza
f. Il dilatare.
Dilatare.
Allargare, ampliare. Lat. Dilatare, expandere.
Dilatato
add. da dilatare, allargato, ampliato. Lat. Dilatatus, expansus.
Dilavamento
m. Il dilavare. Dilutio.
Dilavare.
Quasi lavando consumare, e portar via. Lat. Diluere.
Dilavato
add. da dilavare. ¶ Fra i Pittori si dice dilavato a' colori, per significare una pittura di color languido, smorto, e senza forza, quasi che sia stata lavata, e portatone via il più vivace del medesimo colore. ¶ E di quì si trasporta al volto, e faccia degli uomini, chiamandosi dilavato, quando tende al pallido il color della di lui carnagione.
Dilettante,
propriamente chi diletta. Ma tra' Professori del disegno, si prende impropriamente per chi si diletta di quest'Arti, a distinzione de' Professori di esse; ed è termine delle medesime Arti.
Dilicatamente
avv. Con dilicatezza, pulitamente, gentilmente. Lat. Delicatè, molliter.
Dilicatezza
f. Morbidezza, pulitezza.
Dilicatissimo,
Superlat. di Dilicato.
Dilicato
add. Soave al tatto, morbido, liscio, contrario di rubido. Lat. Delicatus, mollis. ¶ Per netto, pulito. Lat. Nitidus. ¶ In vece di puro, purgato. Lat. Purus. ¶ Per di gentil complessione, contrario di robusto.
Diligente
add. Che opera con diligenza, che à in sè diligenza.
Diligentemente
avv. Con diligenza, accuratamente.
Diligentissimamente
avv. Supelat. di diligentemente.
Diligentissimo
add. Superlat. di diligente.
Diligenza
f. Squisita ed assidua cura.
Dimenamento
m. Il dimenare. Lat. Agitatio.
Dimenare.
Agitare, muovere in quà e 'n là e dicesi anche, tentennare. Lat. Agitare, commovere.
Dimenio
m. Lo spesso dimenare.
Dimensionato
add. Che à dimensione. Lat. Dimensionis particeps.
Dimensione
f. Misura. Lat. Dimensio.
Dimezzare.
Dividere, partir per mezzo.
Dimezzato
add. da dimezzare, diviso per lo mezzo. Lat. Dimidiatus.
Diminuimento
m. Il diminuire. Lat. Diminutio.
Diminuire.
Scemare, stremare, ridurre a meno. Lat. Diminuere, imminuere.
Diminuito
add. da diminuire, scemato, sminuito. Lat. Deminutus.
Diminuzione.
Il diminuire. Lat. Imminutio.
Dinanzi.
V. Didietro.
Dintorni
m. Lineamenti co' quali si fanno le figure, e altre cose in disegno; diconsi anche, contorni. V. Lineamenti.
Dintorno
avv. Di luogo, e significa in giro, e da ogni parte.
Dipignere.
Rappresentare per via di colori, la forma, o figura d'alcuna cosa. Lat. Pingere, depingere.
Dipignere a fresco.
Dicesi del fare le pitture sopra muro, stuoia, o altro, dove sia stata la superficie coperta da calcina, la qual copertura chiamasi intonaco; e però si dice a fresco, perchè per far buon lavoro, e perchè la pittura non venga macchiata, e per fuggire altri disordini, è necessario, che si faccia in tempo, che il detto intonaco sia fresco. Per ordinario non vi si adoperano altri colori, che di terre, stemperati con acqua pura; perchè i colori alterati, massimamente quelli, che posti al fuoco, fanno mutazione, desiderano cose asciuttissime, ed anno in odio la calcina, la Luna, e i venti australi, e così non servono. Il color bianco, che vi si adopera, è di travertino cotto; ed è modo di dipignere molto usato.
Dipignere a olio.
Invenzione trovata da Giovanni da Bruggia Pittor Fiammingo, son già due Secoli; e si fa mescolando i colori coll'olio, che si cava dalle noci, o dal seme di lino, i quali presto seccano. E questo modo di stemperare i colori con detti olj, si chiama macinare i colori, e l'Artefice il Macinatore. Il colorire a olio accende più i colori, e fa il colorito più morbido, e più dolce, e gli stessi colori nel lavorare s'uniscono, mescolano, e confondono fra di loro più facilmente, dal che ne nasce la sopraddetta morbidezza. Si dà anche alle pitture grazia maggiore, e maggior forza e rilievo, che nel colorire a fresco, o a tempera.
Dipignere a tempera, o a guazzo.
Un modo di stemperare i colori con colla di limbellucci, o gomma arabica, o altre simili cose viscose e tenaci. Usavasi ne' tempi di Cimabue, e de' Greci, che in quell'età dipignevano, un'altro modo di temperare essi colori, che dall'Italia fu portato oltre i monti, e particolarmente in Fiandra (come attesta Carlo Vanmander Pittor Fiammingo nel Libro delle Vite de' Pittori, ch'egli scrisse in quella Idioma) e si continuò fin tanto che non venne in uso comune il dipignere a olio, invenzione trovata da Giovanni da Bruggia; e fu il rosso dell'uovo battuto, al quale poi fu aggiunto il lattificcio del fico, pigliando un rametto tenero di quel frutto, e tagliandolo in più pezzi, per fargli mandar fuori quell'umore, il quale aggiunto all'uovo, fa una molto buona tempera per dipigner sopra tela o tavola, e anche sopra muro asciutto. A dipignere a tempera, usasi ogni colore, tanto di terre, quanto di miniera.
Dipignitore
|
Dipintore
|
Pittore
| m. L'Artefice che dipigne, e fa pitture.
Dipinto
add. da dipignere, colorito Lat. Pictus.
Dipinto
m. Dipintura, pittura. Lat. Pictura.
Dipintura
f. La cosa rappresentata per via di colori. Lat. Pictura. ¶ E pigliasi ancora per l'Arte del disegnare, detta però più comunemente, Pittura.
Dipresso
avv. Vicino, appresso.
Diradare.
Allargare, far rado. Lat. Rarefacere.
Diradicare.
Cavar di terra le piante colle radiche o radici, sbarbare.
Di rado,
posto avverbial. Con molto intervallo, contrario di spesso. Lat. Raro.
Diramare
Diramorare
Spiccare, troncar rami.
Dirancare.
Storcere, e guastare.
Dirimpetto
avv. Rincontro, dirincontro, dal lato opposto, a petto a petto.
Dirincontro
avv. Dirimpetto, rincontro
Di rilievo
V. Rilievo.
Dirittamente
avv. Per linea retta, a dirittura, per la retta.
Dirittezza
f. L'esser diritto.
Dirittissimamente
avv. Superlat. di dirittamente.
Dirittissimo
add. Superlat. di diritto.
Diritto,
e
Dritto
add. Che è per linea retta, che non piega, e non torce da niuna banda. Lat. Rectus, directus. ¶ Per ritto in piedi. Lat. Rectus. ¶ Vale anche nel mezzo appunto, che è quanto dire nel diritto mezzo, che altresì dicesi nel bel mezzo Lat. In medio, ad amussim.
Diritto
avv. Dirittamente. Lat. Directò Directè.
Dirizzamento
m. Il dirazzare Lat. Directio.
Dirizzare.
Addirizzare, far diritto. Lat Dirigere. ¶ Per volgere. Lat. Convertere, dirigere. ¶ Per istabilire, e fondare. Lat. Firmare.
Diroccare.
Disfare, e spiantare rocche. ¶ Per rovinare qualsisìa cosa e particularmente muraglia. Lat. Diruere, deijcre
Diroccato
add. da diroccare. Lat. Dirutus.
Dirompere.
Rendere arrendevole. Lat. Emollire. ¶ Per rompere, e guastare disordinare. Lat. Vastare, scindere.
Dirompimento
m. Il Dirompere.
Dirozzamento
m. Il Dirozzare.
Dirozzare.
Levar la rozzezza.
Dirozzato
add. da dirozzare.
Disagguaglianza
f. Disparità. Lat. Inæqualitas.
Disagguagliare.
Esser differente, diversificare. Lat. Differre, distare.
Disagguagliatamente
avv. Con disagguaglianza, differentemente.
Discarico
m. Il Discaricare. Lat. Exoneratio.
Discaricare.
Scaricare, levare il carico. Lat. Exonerare.
Discarnare.
Scarnare. Lat. Macrescere. ¶ E vale anche tra gli Artefici per assottigliare.
Discepolo
m. Quelli che impara qualsivoglia cosa da altri. Lat. Discipulus.
Discolorare
Discolorire
Torre, e levar via il colore.
Discolarato
Discolorito
add. Che à perduto il colore. Lat. Decoloratus.
Discolorazione
f. Mancanza o perdita di colore, pallidezza.
Discoperto
add. da discoprire, scoperto, che è senza coperta. Lat. Detectus, apertus.
Discoprimento
m. Il discoprire. Lat. Detectio.
Discoprire.
Scoprire. Lat. Detegere, aperire.
Discordanza
f. Il discordare.
Discordare.
Non esser concorde, non convenire.
Discorde
add. Che discorda, dissimile.
Discosceso
add. da discoscendere, scosceso. Lat. Praeruptus.
Discostare.
Rimuovere, e allontanare alquanto. Lat. Removere.
Discosto
add. Lontano. Lat. Remotus.
Diseccamento
m.
Diseccazzione
f. Il diseccare.
Diseccare.
Render secco. Lat. Exiccare, siccare, arescere.
Diseccativo
add. Atto e acconcio a diseccare.
Diseccato
add. da diseccare, reso secco. Lat. Exiccatus.
Diseccazzione.
V. Diseccamento.
Disegnamento
Disegno
m. Un'apparente dimostrazione con linee di quelle cose, che prima l'uomo coll'animo si aveva concepite, e nell'idea immaginate; al che s'avvezza la mano con lunga pratica, ad effetto di far con quello esse cose apparire. ¶ Vale ancora, figura, e componimento di linee e d'ombre, che dimostra quello che s'à da colorire, o in altro modo mettere in opera; e quello ancora che rappresenta l'opere fatte. Lat. Graphis, iconographia. ¶ E quello che rappresenta la figura di rilievo, è detto modello.Lat. Forma, modulus. ¶ Di quì aver disegno, termine de' Pittori, e vale sapere ordinatamente disporre la 'nvenzione, doppo aver bene, e aggiustatamente delineata e contornata ogni figura, o altra cosa che si voglia rappresentare.
Disegnare.
Rappresentare, e descrivere con segni, e lineamenti. Lat. Delineare, lineis describere.
Disegni
m. Quelli studi che sopra carte, o altro, fannosi da' Principianti, e anche da' Maestri delle nostre Arti, per istudio, o per dimostrazione de' concetti loro, prima di far l'opera.
Disegno.
V. Disegnamento.
Diseguale
add. Che à disagguaglianza, contrario d'eguale. Lat. Inæqualis.
Disegualmente
avv. Contrario d'egualmente, con disagguaglianza.
Disfacimento
m. Il disfare. Lat. Vastatio, depopulatio, destructio, exitio.
Disfacitore
m. Che disfà. Lat. Vastator, destructor, dilapidator.
Disfare.
Guastare l'essere e la forma delle cose. Lat. Destruere, diruere.
Disfatto
add. da disfare, guastato. Lat. Destructus, dirutus.
Disferenza
f. Differenza. Lat. Differentia.
Disferenziare.
Esser differente, variare. Lat. Differre, distare, interesse.
Disferrare.
Sferrare, cavare il ferro.
Disfigurare.
Guastar la figura, o la immagine.
Disfinire.
Diffinire. Lat. Definire.
Disformamento
m. Il disformare. Lat. Deformatio.
Disformare.
Difformare. Lat. Deformare, foedare.
Disformatissimo
add. Superlat. di disformato.
Disformato
add. da disformare, brutto, contraffatto, guasto di forma.
Disformazione,
e
Disformitade
f. Bruttezza. Lat. Deformitas.
Disgiugnere.
Separare, e segregare le cose congiunte. Lat. Disiungere, separare.
Disgiunto
add. da disgiugnere, separato. Lat. Disiunctus.
Disgiunzione
f. Separazione.
Disgravare.
Sgravare. Lat. Alleviare
Disguaglio
m. Disagguaglianza. Lat. Inæqualitas.
Dislogare.
Cavare del suo luogo. Lat Lussare.
Dismisura
f. Eccesso, superfluità.
Dimisurare.
Eccedere il termine convenevole della misura.
Dismisuratamente
avv. Fuor di misura, eccessivamente. Lat. Extra modum.
Dismisurato
add. da dismisurare, smoderato. Lat. Immensus.
Dismodato
add. Sregolato, senza modo.
Di sopra,
posto avverbial. Dalla parte più alta. Lat. Supra, super desuper. Contrario suo è, di sotto, che vale dalla parte più bassa Lat. Supter, suptus, desub. ¶ L'uno, e l'altro adopransi a modo di nomi sustantivi, come s'è detto del di fuori, e del di dentro, dicendosi il di sopra, ed il di sotto, al di sopra, ed al di sotto, nel di sopra, e nel di sotto, per di sopra, e per di sotto; a significare, il posto o luogo, superiore, o inferiore di che che sia
Disordinamento
m.
Disordinanza
f. Il disordinare. Lat. Inordinatio.
Disordinare.
Perturbare e confonder l'ordine.
Disordinatamente
avv. Senza ordine, sconsideratamente. Lat. Inordinatè.
Disordinatissimo
add Superlat. di disordinato. Lat. Inordinatissimus.
Disordinato
add. da disordinare, che è senza ordine, o regola. Lat. Inordinatus.
Disordinazione
f.
Disordine
m. Disordinamento.
Disotterrare.
Cavare di sotto terra; il suo contrario è, sotterrare.
Di sotto,
posto avverbial V. Di sopra.
Dispari
add. Diseguale, contrario di pari.
Disparimente
avv. Con disparità, disegualmente, differentemente.
Disparità;
f. L'esser dispari, disagguaglianza. Lat. Inæqualitas.
Dispartamente
avv. Spartamente. Lat. Sparsè.
Disparte
avv. che più communemente dicesi, in disparte. Da banda, separatamente, da per sè. Lat. Seorsum, separatim.
Dispartire.
Spartire. Lat. Dividere, disiungere, dirimere.
Dispartitamente
avv. Spartitamente, in disparte. Lat. Separatim.
Dispartitore
m. Che dispartisce. Lat. Diremptor.
Dispezzare.
Spezzare, troncare.
Dispiccare.
Spiccare.
Dispignere
da Dis privativo, e Pignere per Dipignere, vale scancellare.
Disponimento
m. Il disporre. Lat. Dispositio.
Disporre.
Ben'ordinare, accomodare con disposizione, mettere in assetto, preparare adattare.
Disposizione
f. Detta dagli Scrittori delle nostre Arti quella bella ordinanza, che si fa di più cose, verbigrazia, di figure, d'animali, di paesi, d'architetture; in modo che tutte quelle che sono in opera, appariscano ben compartite, e con gli abiti, e ne' luoghi a loro convenevoli poste, siccome ancora che gli atti, gesti, e movenze, sieno all'invenzione, al luogo, e alle figure, dicevoli. ¶ E dicesi, buona o cattiva disposizione d'edifizio, secondo ch'è bene, o male scompartito e acconcio all'uso a che è destinato.
Dispostamente
avv. Con disposizione, ordinatamente. Lat. Dispositè.
Disposto
add. da disporre, accomodato adattato, ordinato, preparato. L. Dispositus.
Disregolatamente
avv. Senza regola. LatTemerè.
Dissimigliante
add. Dissimile, differente.
Dissimiglianza
Dissimilitudine
f. Differenza, disegualità, il dissimile.
Dissimigliare.
Non aver simiglianza, essere dissimile e differente; contrario di simigliare.
Dissimigliato
add. da dissimigliare, dissimile, vario.
Dissimiglievole,
e
Dissimile
add. Che non à la medesima forma, o le medesime qualità, vario, diverso; contrario di simile.
Dissolvere.
Disfare, disciorre, disunire. Lat. Dissolvere.
Distante
add. Lontano, discosto. Lat. Distans.
Distanzia
f. Quello spazio che è fra un luogo e l'altro, e tra una cosa e un'altra. Lat. Distantia, intervallum, intercapedo.
Distemperare
V. Stemperare.
Distendere.
Allargare, o allungare una cosa ristretta. ¶ E anche posare in terra per lungo e largo che che sia.
Disteso
add. da distendere. Lat. Extensus.
Distintamente
avv. Con distinzione, partitamente.
Distinto
add. Separato, partito, e segregato da che che sia.
Distinzione
f. Partizione, separazione, segregazione d'una cosa dall'altra. Lat. Distintio.
Distorcere.
Storcere.
Distorto
add. da distorcere, storto, non diritto.
Distrignere.
Strettamente, strignere.
Disuguale
add. Diseguale. Lat. Inaequalis, dispar.
Disuguaglianza
f. Disagguaglianza. Lat. Inæqualitas.
Disunire.
Disgiugnere, separare.
Disvolgere.
Svolgere. Lat. Evolvere.
Dito
m. Uno de' cinque membri, che derivano dalla palma della mano, e dalla pianta del piede. Lat. Digitus.
Dito.Ossa delle dita.
V. Scheletro
Di tutto rilievo.
V. Figure tonde.
Dividere,
e
Dovidere
Separare, disunire, disgiugnere una parte dall'altra. Lat. Dividere, separare, disiungere.
Divisamento
m. Ordine, distinzione, scompartimento, il divisare. Lat. Distintio, ordo.
Divisare.
Dividere, distinguere, pensare, immaginare.
Divisamente
avv. Distintamente, ordinatamente.
Divisato
add. da divisare, distinto, disegnato, pensato.
Divisione
f. Il dividere, spartimento.
Diviso
add. da dividere, spartito, separato. Lat. Divisus.
Diviso
m. Ordine, distinzione. Lat. Ordo.
Doccia
f. Canaletto di terra cotta, di legno, o d'altra materia, per lo quale si fa correre unitamente l'acqua. Usasi per lo più a metter sotto le gronde de' tetti, per ricever l'acqua piovana, e tramandarla per una sola caduta.
Docce.
Diconsi alcuni strumenti, spezie di scarpelli, che dal principio sono alquanto larghi, e vanno tuttavìa ristrignendo, torti a guisa di doccia, coll'estremità de' lati tagliente. Di questi strumenti si servon coloro, che lavorano legname, per allargare i buchi, e' fori, girandogli per entro i medesimi allo stesso modo che si fa de' succhielli, ed insieme far divenire puliti e lisci gli stessi buchi, o fori.
Doccione
m. Strumento di terra cotta fatto a guisa di cannella, che se ne fa i condotti, per mandar via l'acqua. Lat. Tubus, Tubulus.
Doga
f. Una di quelle strisce di legno, di che si compongono i corpi delle botti, bigonciuoli, tina, e altri vasi da vino, e per varj usi delli edificj.
Dondolare.
Mandare in quà e in là il dondolo. ¶ E per dimenare che che sia.
Dondolo
m. Strumento matematico, esattissimo per misurare il tempo. È composto d'una corda sospesa in aria da un capo, fermata a che che sia; e nell'altro pendente, à un contrappeso di piombo, o d'altra materia grave. Dassi (per misurare il tempo) l'impulso al peso, verso una qualche parte, dove abbia più il tratto d'agitarsi, e si contano le vibrazioni che fa il detto contrappeso, dondolando da una parte all'altra; che o sieno grandi per il principio dell'impulso, o sieno piccole per la diminuzione del medesimo impulso, occupano il medesimo spazio di tempo, i primi per la velocità, i secondi per la tardità: basta per continuare la misura di esso tempo, di dar nuovo impulso al dondolo prima che resti affatto dal suo moto. ¶ Usasi anche di porre questo strumento negli oriuoli a ruota grandi, detti da camera, in vece del tempo, e opera maravigliosamente per fargli andare eguali.
Doppiare.
Addoppiare.
Doppio
add. Addoppiato, cresciuto la metà più. Lat. Duplus, duplex.
Doppio
m. Altrettanta somma più. Lat. Duplum.
Dorare
Indorare
Distendere, e appiccare l'oro in sù la superficie di che che sia.
Dorare a bolo.
Mettere a oro, adoperando per attaccarlo il bolo; e ciò si fa col coprir prima di gesso da oro la cosa da dorarsi, aggiugnendovi sopra il bolo macinato, e temperato con chiara d'uovo; il quale doppo ch'è secco si bagna leggiermente con acqua, e così bagnato vi si posa sopra la foglia dell'oro, la quale tenacemente appiccandosi ad esso, facilmente si brunisce, e lustra, dopo che sia lasciata bene asciugare. Questo modo di dorare, usasi comunemente sul legno.
Dorare a fuoco.
Mettere l'oro sopra la superficie delle figure, o altro lavoro di metallo ben lustro, e grattabugiato, il che fanno a forza di fuoco, e argento vivo in questa maniera. Pigliano il metallo, o sia argento, o rame, o bronzo, o ottone, e in un calderotto di rame lo fanno bollire, con acqua, sal comune, e gruma di botte, per quanto faccia di bisogno, secondo la qualità e grandezza del lavoro; qual bollitura con tali ingredienti à forza di levargli quella pelle di sudiciume, ch'e' potesse avere attorno; e questo lo chiaman bianchire. Lavanlo poi in una catinella con acqua chiara, servendosi d'un mazzetto, o sia pennello di setole di porco; poi con la grattabugia lo vanno stropicciando, e rilavando in acqua chiara, ed asciugandolo con panni bianchi, finchè si riduca ben lustro. Ciò fatto, pigliano acqua forte da partire, e con lo strumento detto avvivatoio, pigliano a vicenda gentilmente di essa acqua forte, e dell'argento vivo, e lo posano sopra il lavoro, spargendovelo con le setole; e questo dicono avvivare il lavoro, che è una disposizione necessaria, acciocch'e' pigli l'oro, che per altro non vi si attaccherebbe: e l'acqua forte, in questo caso serve, per far che l'argento vivo, con cui s'avviva, si distenda ed appicchi. Piglian poi oro fine, e battuto a gran sottigliezza, e fattone minutissimi pezzi, l'inquocono dentro una ferraccia: piglian poi un coreggiuolo di terra, e lo fanno rosso di fuoco, in esso infondon l'oro con argento vivo (per ogni danaro d'oro otto danari d'argento vivo) e lascianvelo stare finchè si liquefaccia; allora lo gettano in acqua fresca, in cui viene a fare un certo corpo, simile ad un'unguento: poi con le setole lo distendono in sul lavoro avvivato, finchè sia ben coperto per tutto, ponendolo a otta a otta sopra 'l fuoco, e stropicciandolo con le setole tante volte, quante bisognano, finchè l'argento vivo si consumi, ed il lavoro rimanga giallo. Usano in questa maestranza uno strumento che'e' chiamano taffería, che è un piatto di legno di più grandezze (e talvolta una cassetta che à lo stesso nome, e serve per lavori grandi) per posarvi il dorato, avendola prima coperta in fondo con frustagno o canavaccio, perchè il legno toccando esso dorato caldo lo macchia; e serve ancora tale strumento, per ricever quelle polveri d'oro che cadono nel setolare. Volendo poi fare, che l'oro dato sopra 'l metallo, pigli un profondo colore, fanno in questo modo. Pigliano cera gialla, matita rossa, fior di pietra, salgemma, e verderame, ne fanno al fuoco un composto, poi scaldato bene il lavoro, con un pennello di setole, velo distendon sopra; e doppo quattro o cinqu'ore, l'ardono al fuoco, e lo spengono in orina di maschio, o aceto, o vino, lo grattabugiano pulitamente, lo risciacquano in acqua fresca, l'asciugano e col fuoco e con panni caldi; e questo dicono il primo colore. Gli danno poi il secondo colore, pigliando verderame, salnitro, sale armoniaco, e fior di pietra; distendono questo secondo composto in sul dorato, l'ardono finchè questa materia cominci un poco a bollire, e diventi ben nera, lo spengon'in orina, e altro che sopra, e l'asciugano nel modo detto. Gli danno anche il terzo ed ultimo colore in questo modo: infondono in un calderotto di rame tant'acqua, quanta abbisogni, perchè il dorato rimanga coperto, con un terzo d'orina di maschio, sal comune, gruma di botte, e zolfo nuovo, e fannolo bollire finchè pigli il colore, lo cavano, e mettono in acqua fresca ben pulita, setolandolo bene, l'asciugano al fuoco, lo stropicciano con bianchi panni; e resta finito il lavoro, che rimane d'un color d'oro bellissimo ed acceso. Quest'operazioni, per lo maneggiar che ricercano dell'argento vivo, e per i fumi e male evaporazioni che' manda fuori, son dannosissime alla sanità degli Artefici; che però usano in lavorando tener guanti di frustagno foderati di canavaccio, e una sorte di berretta chiamata buffa, con cui resta loro coperto tutto il capo, il collo, la gola, il mento, le gote, e le narici, restando solo una certa apertura quanto fa lor di bisogno per l'uso degli occhi. Singulare in questa maestranza fu, nel Secolo passato, un certo Martino di Matteo Scjvente d'Augusta, che serviva il Sereniss. Granduca nella real Gallería di Firenze. Essendo poi l'Anno 1600. a' 27. di Gennaio alle 4. ore di notte, caduti, come si disse allora, quattro fulmini in un tempo stesso, sopra la gran Cupola di S. Marìa del Fiore, e fattane cadere, con quasi la metà della pergamena, la bella palla di metallo, la quale stiacciata come se fusse stata di cera, cadde nella pubblica via, rimpetto alla porta del fianco dalla parte de' Servi: ed essendo, dopo tale accidente, stata essa palla ridotta a ben'essere, a Martino fu dato l'ordine di dorarla. Questi avendo un Fratello alla Patria chiamato Tobbìa, anch'egli valoroso in simili materie, il chiamò a Firenze; e insieme con esso, dorò la gran palla: e ciò seguì dentro a quel serraglio appunto, che ancor'oggi si vede dietro alla Chiesa, al fianco della medesima, dirimpetto alla piazza delle pallottole e case de' Guadagni. Questo Tobbìa si fermò anch'esso in Firenze al servizio de' Serenissimi in Gallería, nella quale fu sempre impiegato ne' più degni lavori. Lasciò un Figliuolo chiamato Iona Scjvente, che oggi vive, nello stesso impiego, uomo che alla bontà della vita, ed esemplarità de' costumi, à congiunto in modo straordinario il talento in simil facoltà. Questi agli anni a dietro dorò il gran Vaso di metallo, alto circa sei braccia, che fu posto sopra il Campanile della Chiesa de' Padri Benedettini nella Città d'Arezzo.
Dorare a mordente.
Mettere a oro sopra mordente: e si fa a quel lavoro, che non si può, o non si vuol brunire, o lustrare, coprendo la cosa da dorarsi con mordente, in vece di bolo; il qual mordente, per esser di sua natura untuoso e viscoso, senza interposizione d'altra materia, riceve e tiene stabilmente la foglia d'oro. Questa doratura à un certo splendore grasso (e non acceso, come quella brunita) simile alla lucentezza del puro getto del metallo.
Dorare a orminiaco.
Mettere a oro cosa, che non s'abbia a brunire, sopra materia detta orminiaco. V. Orminiaco.
Dorato
add. da dorare, che à la superficie d'oro, che è messo a oro. Lat. Deauratus.
Doratura
Indoratura
f. L'opera del dorare, e l'oro acconcio sù la cosa dorata.
Dorico.
V. Ordine Dorico.
Dormentorio
m. Luogo dove si dorme, camera capace di molte letta; ed è proprio de' Conventi, e Munisterj de' Religiosi. Lat. Dormitorium.
Dorone
m. Chiodo di rame.
Dorso
m. Tutta la parte posteriore del corpo, dal collo fino a' fianchi. ¶ E talora si usa in vece di tutto il torso, ovvero busto, detto dagli Anatomisti, torace.
Dorso. Muscoli del dorso.
V. Muscoli.
Dorso. Ossa del dorso.
V. Torace in Scheletro.
Drappelloni
m. Alcuni pezzi di drappo, che si appiccano e fannosi pendere attorno al cielo de' baldacchini. Usarono i nostri Padri far dipigner questi da' migliori Maestri, con figure di Santi; e in occasione di Mortorj di nobili persone, appiccavangli attorno attorno ad una gran tavola, la quale facevan portare avanti al cataletto; e rimanevano alla Chiesa (servendo per paramenti di essa, e delle sue Cappelle) in memoria della persona defunta, l'arme di cui era nel loro fondo dipinta.
Duomo
m. La Chiesa Cattedrale. Lat. Maior ecclesia, summa ædes.
Duplicato
add. Doppio, addoppiato. Lat. Duplicatus, duplex, geminatus.
Duplicità;
f. Doppiezza.
Durabile
add. Atto a durare. Lat. Durabilis, perpetus.
Durabilità;
f. Il durare. Lat. Durabilitas. diuturnitas.
Durabilmente
avv. Con durabilità, con istabilità, sempre, eternamente. Lat. Perpetuò, firmiter.
Durante
add. Che dura. Lat. Durans, permanens.
Durare.
Occupare assai spazio di tempo, andare in lungo. Lat. Durare, permanere. ¶ Per bastare, mantenersi, conservarsi, continuare, perseverare. Lat. Durare, perseverare, persistere. ¶ Talora si prende a denotare lunghezza di spazio di luogo, spezialmente parlandosi di muraglie, di strade, e simili altre cose. Lat. Extendi.
Durativo
add. Durabile. Lat. Durabilis.
Durata
|
Durazione
f. |
Duramento
m. | Il durare. Lat. Permansio.
Durevole
add. Durabile.
Durezza
f. Lo esser duro. Lat. Duritia, firmitas.
Duro
add. Sodo, che resiste al tatto, contrario di tenero.
Duro
m. La parte dura, soda.

E

Ebano
m. Albero dell'India, il cui legno è dentro nero, e fuori del color del Bossolo, sodo, e di maniera pesante, che non galleggia nell'acqua. Vale a far bellissimi lavori di quadro, e ornamenti di disegni, e pitture; perchè è densissimo, e riceve pulimento lustro maravigliosamente. Il migliore dicono esser quello, che nasce in Etiopia, nero, liscio, e senza vene, e che rotto manda fuori grato odore; e non pochi sono stati coloro, che mal pratichi di queste qualità, si son provvisti, in vece d'Ebano, del Moro e della Spina d'India.
Ebure
m. Voce Latina. Avorio.
Eburneo
add. Fatto di Avorio.
Eccedere.
Passare i comuni e convenevoli termini.
Eccellente
add. Che nel suo essere è nel maggior grado di perfezzione. Lat. Excellens, egregius.
Eccentrico
add. Che è fuora del centro, che non à il medesimo centro dell'altre cose sue compagne.
Edificamento
m.
Edificazione
f. L'edificare, il fabbricare. Lat. Ædificatio.
Edificare
Fabbricare
Fare edificj o fabbriche. Lat. Ædificare, construere; ed è proprio delle fabbriche di muraglie; il che si fa, secondo Leon Batista Alberti, con disegno e ammassamento di materia. La perfezzione de' disegni delli edifizj depende dal sapere con buono e perfetto ordine, adattare e congiugnere insieme linee ed angoli (onde la faccia dell'edifizio si formi) e stabilire a questo ed alle sue parti, luogo atto, numero determinato, maniera bella, ed ordine grazioso. Consiste l'Arte dell'edificare in sei cose, che sono, regione, sito, scompartimento, mura, coperta, e vani; e ciascheduna di esse dee aver queste qualità, cioè che sia sana, comoda, intera, salda, e perpetua. Varj sono stati i pareri intorno a chi fosse il primo, che tale Arte cominciasse a mettere in uso: altri dissero Vesta figliuola di Saturno, altri i due Fratelli Eurialo, e Iperbio; altri il Ciclope Esinchio, ed altri furono d'altro parere: certo è esser'ella stata trovata per comodo della pubblica, e privata conversazione umana.
Edificatore
m. Chi edefica, chi fabbrica.
Edificatorio
add. Atto a edificare.
Edificazione
f. V. Edificamento.
Edificio,
ed
Edifizio
m. La cosa edificata, che anche comunemente dicesi, Fabbrica; ed è un certo corpo, fatto di disegno e di materia; il primo è prodotto dall'ingegno, il secondo dalla Natura; onde a quello si provvede con applicazione di mente e di pensiero, a questo con apparecchiamento e scelta: nè basta l'una e l'altro insieme, senza la mano d'esercitato Artefice, che sappia far componimento della materia con dovuto disegno. Così Leon Batista Alberti nel Proemio .
Effigiare.
Fare effigie. Lat. Effigiare.
Effigiato
add. da effigiare.
Effigie
f. Sembianza, imagine, aspetto. Lat. Effigies, imago.
Eguale
add. Del medesimo essere, che à le medesime qualità.
Egualissimo
add. Superlativo d'eguale.
Egualità;,
ed
Equalità
f. L'essere eguale, parità. Lat. Æqualitas.
Egualmente
avv. Con egualità, a un pari, a un modo. Lat. Æqualiter, æquabiliter.
Eleggere.
Scegliere, cioè pigliare fra più cose, che si giudica migliore, o che piace più. Lat. Eligere, deligere optare.
Eletto
add. da eleggere, scelto. Lat. Selectus.
Elezzione
f. Lo eleggere, scelta. Lat. Electio. Usano molto questa voce i Pittori in ciò che all'invenzione appartiene; e fanno gran capitale della buona elezzione, nell'attitudine delle Figure, nel modo di vestirle, nella situazione, e nel componimento tutto della storia: siccome anche nell'arie delle teste. E in vero la sperienza insegna non apparire nè belle nè dilettevoli molte pitture, per altro ben lavorate da ottimi Maestri, quando fra 'l molto, sia stato da loro eletto il men bello, e men proporzionato alla cosa rappresentata.
Elevamento
m.
Elevazione f.
L'Elevare, l'innalzare. Lat. Elevatio.
Elevare.
Levare in alto, inalzare.
Elitropia
f. Pietra preziosa di color verde simile a quello dello smeraldo, ma tempestato di gocciole rosse V. Diaspro Orientale verde, detto Elitropia. Serve a far lavori di commesso, come quivi è detto; e chi volesse sapere le altre sue virtù vegga Plinio, Solino, e Alberto Magno.
Embrici
m. Lastre di terra cotta, colle quali si cuoprono gli edifizi. Anno da' lati una piccola sponda, la quale appunto su la commettitura dell'uno coll'altro, si copre con altre lastre pure di terra cotta torte a doccia, che i Toscani i chiamano tegoli, e tegolini. Sono gli Embrici da una testa un poco più stretti, e dall'altra un poco più larghi, il che serve per poter sottoporre l'uno all'altro (il che si chiama imboccare) nel fare i filari, perchè scolino l'acqua piovana senza che possa penetrare per la copertura. E quelli Embrici, che si pongono nel fine del filare dalla parte più bassa, sono nelle teste eguali, per non aver bisogno di essere imboccati in altri, e questi così fatti diconsi Gronde per istare su 'l grondaio dello stesso tetto. Ed è questa antica e notissima invenzione di fare i tetti, stimata dagli Autori per la più utile di quante mai se ne sieno adoperate, e se n'adoprino in tutte le parti del Mondo: attesochè il piombo al Sol cocente si liquefà; il rame grosso è di spesa intollerabile, sottile è alterato da' Venti e dalla ruggine; gli smalti si fendono; l'assicelle in Alemagna, la pietra bianca, che per tale effetto segano in Fiandra e nella Piccardía, le lastre di pietre scagliose de' Genovesi e d'alcuni luoghi della Toscana, non arrivano a gran segno a tutto il bisognevole, per l'effetto di fare un'ottima, e sana coperta.
Eminente
add. Elevato, che apparisce sopra gli altri.
Eminenza
f. Rialto.
Empiere.
Mettere dentro a un recipiente voto quella materia, che vi cape.
Ennagono
m. Figura di nove lati ed angoli.
Entasi
f. Gonfiezza, ed è proprio della Colonna V. Colonna.
Entro
avv. Dentro. Lat. Intus.
Epistilio
m. Voce del tutto Greca: e significa quel membro principale dell'Architettura da noi detto Architrave. V. Membra degli Ornamenti.
Eptagono
m. V. Ettagono.
Equalità;
V. Egualità.
Equazione
f. Aggiustamento, pareggiamento.
Equidistante
add. Egualmente distante. Lat. Æquidistans.
Equidistanza
f. Eguale distanza.
Ereggere,
ed
Ergere
Inalzare, levare in alto, rizzare. Lat. Erigere, attollere.
Eretto
add. da ereggere, ritto, inalzato, elevato.
Erta
f. Strada, o salita ripida; contrario di scesa e china.
Erto
add. da ergere, ritto, ripido.
Ertezza
f. Lo essere erto.
Esagono,
o
Essagono
Figura di sei angoli; e se sarà di sei lati e di sei angoli eguali, si dirà esagono equilatero ed equiangolo, o esagono regolare; ed essendo di lati e angoli ineguali si dirà esagono irregolare.
Esemplare
m. Modello. Lat. Exemplar, forma.
Esemplo,
ed
Esempio
m. Esemplare, modello, che si dice anche lo Innanzi.
Esequie,
ed
Essequie
f. Pompa di mortorio. Lat. Exequiæ.
Espressamente
avv. Manifestamente, chiaramente, spezialmente.
Espressione
f. Dimostrazione, dichiarazione.
Espressione d'affetti.
Parte necessarissima dell'ottimo Pittore, o Scultore: ed è, quando egli ne' volti, moti, e gesti delle sue figure, sa fare apparire manifestamente gli affetti, d'ira, timore, dolore, mestizia, amore, allegrezza, vergogna, ed altri somiglianti. Maravigliosi in simili facultà, sono stati nella Pittura il gran Raffello da Urbino, e nella Scultura il divino Michelagnolo Buonarroti; mercè che in essi la forza dell'apprensione, la nobiltà de' concetti, e dell'idee, e la perizia della mano, camminarono sempre d'un medesimo passo.
Espresso
add. da esprimere, manifesto, chiaro.
Espresso
avv. Con espressione, espressamente.
Esprimere.
Manifestare il suo concetto con chiarezza, ed al vivo: e non solo si dice della manifestazione che si fa per parole; ma usasi da i nostri Artefici per denotare la manifestazione, non solo del proprio concetto ch'ebbe il Pittore, o Scultore; ma di quello ancora che si finge, dovere avere la figura da essi fatta.
Estendere.
Stendere, distendere, allungare. Lat. Extendere.
Estensivo
add. Atto a estendersi.
Esteriore
add. Estrinseco, che è di fuori.
Esterminare.
Guastare, distruggere, rovinare.
Esterminazione
f.
Esterminio
m. Distruggimento, ruina.
Estremità;
f.
Estremo
m. L'estrema parte. Lat. Extremitas, Extremum.
Estremo
add. Ultimo. Lat. Extremus.
Estrinseco
add. Che è dalla parte di fuora.
Ettagono
(che da alcuni si scrisse ancora alla Latina e Greca, Eptagono) m. Quella figura che à sette facce o lati; se sarà di lati e d'angoli eguali, si dirà ettagono regolare, o equilatero ed equiangolo; se di lati e angoli ineguali, si dirà ettagono inregolare: e così di tutte l'altre figure angolari, come a dire, ottagono, ennagono, decagono etc.
Evacuare.
Far vacuo, votare, cavare.
Evidente
add. Che si vede, chiaro, manifesto, apparente. Lat. Evidens, perspicuus.

F

Fabbrica
V. Edificio.
Fabbricare.
V. Edificare.
Fabbricatore
m. Chi fabbrica.
Fabbrile
add. Di fabbro, appartenente a fabbro.
Fabbro
m. Chi lavora a fabbrica. ¶ Propriamente colui che lavora di ferramenti in digrosso.
Faccia
f. La parte anteriore dell'uomo dalla sommità della fronte all'estremità del mento; e dicesi anche, viso, e volto. Lat. Facies, vultus.
Faccia.Ossa della faccia
V. Scheletro.
Faccia d'edificio
V. Facciata.
Facciata
f.
Prospetto
m. L'aspetto primo, e per così dire la fronte o faccia di qualsivoglia fabbrica, o sia Tempio, o sia Palazzo, o altro; ed è quella che in esse fa l'ufizio, che fa il viso tra le molte membra del corpo: onde si sforzano gli Artefici di dare a quelle gran maestà e decoro, compartendole a similitudine della faccia dell'uomo, con situare da basso la porta, ed alte le finestre, posandole con bell'ordine, ed egualità, una da questa, e una dall'altra parte; e con la stessa disponendo ogni adornamento di colonne, nicchie, e altri membri; in quella guisa, che la Natura à disposto le belle parti della faccia umana.
Facilità;
f. Prontezza nell'opoerare Una prerogativa dell'Artefice, la quale da' buoni intelligenti delle nostre Arti si riconosce apertamente nell'opere, tuttochè non siasi veduto il Maestro operare, e tanto nel dintorno, quanto nel girar de' muscoli, o diminuir negli scorti. Il suo opposto o contrario dicesi stento, che è operar con fatica, facendo, disfacendo, e rifacendo.
Faggio
m. Albero alpestre il cui legname serve alle fabbriche, e massimamente ne' sotterranei, che non riceve nocumento dall'acque; per lo più nasce nell'alpi. Lat. Fagus. Del Faggio fannosi bellissimi lavori per uso di masserizie, e di strumenti; ecci fra l'altre un modo di farne assi senza segarlo, ed è spaccarlo per via di conij, per lo verso delle sue vene; e tali assi così cavate anno l'intero lor tiglio; e da queste fra gli altri lavori, se ne cavano le aste, che diconsi picche.
Falda
f. Materia dilatata in figura piana, che agevolmente ad altra si soprappone.
Faldata
f. Quantità di falde; ed è proprio di molte pietre, come della lavagna, e d'altre, le quali paion composte di sottilissime lastre messe l'una sopra l'altra.
Fantasìa
f. La potenza immaginativa dell'anima. Lat. Phantasia, imaginatio. ¶ I nostri Artefici dicono far di fantasìa, o di capriccio, quando, senza esemplo, vanno operando di propria invenzione; ed opponesi al ricavare o fare dal Naturale.
Fantasticare.
Andar vagando coll'immaginazione, per ritrovare, ed inventare; ed in così fatto significato è in uso appresso i nostri Artefici.
Fantoccio
m. V. Bambola.
Fare,
Operare, voce generalissima, che tanto s'applica all'operare dell'intelletto, quanto a quello della mano.
Fare dal Naturale
|
Fare di capriccio
|
Fare di fantasìa
|V. Fantasia.
Far di terra.
Modellare, cioè far figure, o altro, di belletta non renosa: l'usano i principianti per istudio, ed i Maestri per prima fatica, ed esemplo dell'opere che debbono scolpire ne' marmi; e in questo caso, massimamente nell'opere grandi, fanno un'ossatura di legno, e con belletta alquanto renosa mescolano cimatura di panni.
Far la calcina.
Mescolar la calcina spenta con la rena, per murare.
Far presa.
Rappigliarsi, assodare: e dicesi propriamente, della calcina, del gesso, dello stucco, della colla, e d'altre materie, che si adoprano liquide, e poi nell'asciugarsi, o seccarsi, si consolidano.
Fasce
f. Membra dell'Architrave. V. Membra degli Ornamenti.
Fattezza
f. Forma, figura, fazzione delle membra. Discorrendo secondo le nostre Arti, dalla forma, o fattezza, delle cose deriva la varietà de' lumi primarj, e secondarj, o riflessi, o rifratti, o sia ripiegati da superficie di cosa lustra, come acqua, specchio, e simili; parimente dell'ombre, mezz'ombre, e sbattimenti de' quali. V. Ombre.
Fatticcio
add. Atticciato, tozzo, sproporzionato di fattezze.
Fazzione
f. Statura, effigie, fattezza, cera, aria, maniera.
Femore
m. Voce Latina, usata dagli Anatomisti; e vale lo stesso che fianco.
Femore. Muscoli del Femore.
V. Muscoli.
Femore
m. Osso del corpo dell'animale. V. Scheletro.
Fendere.
Dividere per lo lungo, spaccare.
Fendimento
m.
Fenditura f.
Fessura, crepatura.
Feritoia
f. Buca fatta maestrevolmente nelle muraglie di Rocche, Cittadelle, Torri, ed altre simili fabbriche da difesa; questa è larga di dentro, e stretta di fuori, per uso di veder da lontano, e trarre in occasione di guerra.
Fermaglio
m. Borchia che tien fermi, e affibbiati i vestimenti. Quello de' Piviali si dice anche bottone: e da varj eccellentissimi Artefici ne sono stati fatti molti di nobili metalli con maravigliose figure e preziose gioie; fra' quali fu stimato singularmente nel passato Secolo, quello che fu fatto per lo Piviale della S. M. di Papa Clemente Settimo dal nostro Benvenuto Cellini.
Fermo
add. Che non si muove.
Ferraccia
f. Strumento di lamiera di ferro, tirata quasi a foggia d'uno scatolino senza coperchio. Serve a' doratori a fuoco, per porvi dentro l'oro, con che si deve dorare, per inquocerlo, prima di mettterlo nel coreggiuolo insieme col mercurio.
Ferramenti
m. Moltitudine di strumenti di ferro da lavorare, e mettere in opera.
Ferrare.
Munire di ferro.
Ferrata
f. Ferri intraversati a forma di graticola, i quali si pongono a quelle finestre per le quali in qualunque modo, e per qualsivoglia cagione, sono destinate a dar lume alle stanze, acciocchè per esse non si possa nè uscire, nè entrare.
Ferro
m. Il più duro d'ogni metallo:
Fesso
m. Piccola spaccatura, o crepatura.
Fessura
f. Fesso.
Festone
m. Ornamento da feste: ed è propriamente un fascio di ben'ordinati rami, frutti, e fiori, o veri, o finti, col quale s'adornano le mura, e i vani degli archi, o porte, in occasione di feste, e apparati. ¶ Usano gli Architetti fare intagliar festoni, per ornamento di architetture; e vedonsene anche de' fatti alcuna volta ne' Capitelli Compositi in cambio di foglie.
Fiaccare.
Rompere, spezzare, fracassare con violenza e con impeto.
Fianco
m. Quella parte del corpo, che è fra le cosce, e le costole. Lat. Latus, femur.
Fianco.Muscoli del Fianco.
V. Muscoli del Femore.
Fianco.Ossa del Fianco.
V. Femore in Scheletro.
Fianchi degli edificj, e muraglie.
Le pareti laterali, ovvero quelle che formano gli angoli de' medesimi edifizi.
Fianchi delle ripe de' ponti.
Le parti estreme, o vogliamo dire, termini de' medesimi ponti; loro ufizio è di sostenere il peso degli archi, che vi si posano sopra.
Fico
m. Albero fruttifero, il cui legname serve per far figure. ¶ I rametti freschi di quest'Albero buttano fuori un certo latte, il quale chiamasi lattificcio, usato da' Pittori per temperare i colori a guazzo.
Figura
f. Forma, aspetto, sembianza, immagine; una certa qualità intorno alla superficie del corpo, procedente da concorso di lineamenti. ¶ Per impronta, o immagine di qualunque cosa, o scolpita, o dipinta.
Figura
in termine Matematico, o è superficiale, o è solida: Se superficiale è quella superficie, che è contenuta da uno o da più termini lineari: Se solida, è quel corpo, che è contenuto da uno, o da più termini superficiali.
Figura detta Cerchio.
Una figura piana contenuta da una linea, che si chiama circonferenza, alla quale quante linee rette pervengono, tirate da un punto, che è dentro alla stessa figura, e chiamasi centro, tutte fra di loro sono eguali.
Figura rettilinea.
Quella che è contenuta da linee rette.
Figura tonda.
Chiamano gli Scultori quella, che è di tutto rilievo, le parti della quale si possono vedere tutte finite, come si veggono nell'uomo, girandolo attorno attorno.
Filiggine
e
Fuligine
f. Quella materia nera, che lascia il fumo su pe' cammini. Lat. Fuligo. Questa serve a' nostri Artefici, per macchiar disegni d'acquerello, e per tigner fogli da disegnarvi sopra.
Finestra
f. Apertura che si fa nella parete della muraglia, per dar lume alle stanze.
Fingere.
Inventare, ritrovare di fantasìa, comporre.
Fingere antichità nel marmo.
Lavoro che si fa con filiggine cotta in orina, o aceto, o con cannella, e garofani allo stesso modo cotti, tignendo con tal mistura il marmo nuovo. Fassi ancora adoprando colori a olio più chiari e più scuri, secondo il bisogno.
Finimento
m. Il finire. ¶ I nostri Artefiici usano questa voce, per espressione di quelle parti, che terminano, ed insieme adornano l'estremità dell'opere loro. ¶ Trovasi ancora usato, finimento, e finimenti, per significar quelle cose, le quali comunicano con tutto il muro, cioè cortecce, o incrostature.
Finire,
e
Fornire
Condurre a fine, dar compimento o perfezzione, terminare, dare l'ultima mano. ¶ Usano i Pittori questo termine, per significare, che l'opere loro, o di disegni, o di pittura, sieno state condotte, o lavorate, con estrema delicatezza e diligenza, senza che nè punto nè poco si possan vedere i colpi del pennello, o della matita. Vedi Fornito.
Fiore
m. Quel germoglio, che ogn'anno vien prodotto dalle piante, come principio o segno di frutto o seme. Lat. Flos.
Fiore del Capitello.
Un'intaglio a foggia di fiore, col qual si adorna il mezzo dell'abaco, o cimazio de' Capitelli delle Colonne, secondo la natura degli Ordini.
Fiorito di Sicilia
m. V. Diaspro di Sicilia detto Fiorito di Sicilia.
Fisonomía
f. Arte per la quale dalle fattezze del corpo, e da' lineamenti, e aria del volto, si conosce la natura degli uomini. Lat. Physiognomia. ¶ Ed eziandìo la figura e la statura, da' quali principj procede la Fisonomìa. ¶ L'uso la piglia ancora per la stessa aria ed effigie degli uomini.
Fisso
add. Ficcato. Lat. Fixus. ¶ In vece di fermo, e stabile. Lat. Immotus, firmus, fixus.
Fitta
f. Terreno che sfonda, e non regge al piede.
Fitto
add. Ficcato. Lat. Fixus.
Flettere.
Verbo Latino, e vale piegare. Lat. Flectere.
Focolare
m. Luogo nelle case sotto il cammino, per uso di farvi fuoco; della cui derivazione V. Alari.
Foderatore
m. Guida de' foderi di legname.
Fodero
m. legnami o travi collegate insieme, per poter condurle pe' fiumi, dove altri vuole.
Foglia
f. Parte escrementosa, e quasi chioma delle piante. Lat. Folium.
Foglie de' Capitelli.
V. Membra degli Ornamenti.
Foglie
m. Adornamenti, o sieno di pittura, o di scultura, fatti a guisa difoglie, per rabeschi, per fregi, capitelli, o altre cose d'architettura.
Foglio
m. Carta da scrivere, della quale i nostri Artefici se ne vagliono per disegnare.
Fogli tinti o colorati.
Alcune carte, che tingono i Pittori, e le persone studiose dell'Arte del disegno, di varie maniere di colori, cioè, o bigi, o verdi, o paonazzi, o rossigni, o d'altra fatta che meglio loro torni, per potere sopra di esse, fare i loro disegni lumeggiati con biacca, o con oro, o con altro chiaro colore, acciocchè per mezzo dell'oscurità del campo, e chiarezza de' lumi appariscano di maggior rilievo.
Fogna
f. Strada, o cavità sotterranea, la quale coperta con archi e volte, serve per dare esito all'acque. Giovano mirabilmente le fogne alla pulitezza delle strade, alla sicurezza degli edificj, e alla sanità dall'aria. Non pare che gli antichi Romani nell'edificare ponessero studio maggiore, di quello facessero nelle fogne; tantochè queste tra le loro più maravigliose cose si contano. Sotto questo nome di fogne, pongono gli Autori non solo quelle che portano l'acque immonde al fiume e al mare; ma quelle ancora che si fanno, a guisa d'un fondo pozzo, ad effetto di ricevere in se l'acque putride, ed ogni altra immondezza per ismaltirle nel terreno; e però chiamansi volgarmente ancora, smaltitoi, pozzi smaltitoi, pozzi neri, e bottini.
Fondamento
m. Terreno sodo detto pancone, sopra al quale si fondano gli edifizj. Gli Artefici nostri però, chiamano in universale, fondamento ogni luogo sopra del quale si dee porre ed alzare la muraglia, ed il quale dicono non esser parte della stessa muraglia; attesochè molti sono i luoghi, e siti di tutta pietra, o di tufo molto ben fondato, che servon per murarvi sopra senz'altro fondamento, che quello che à fatto la Natura. Fra 'l fondamento e 'l muro schietto dicono esservi questa differenza, cioè che quello aiutato da' lati delle fosse può esser fatto di solo ripieno, o getto; e quest'altro si compone di molte parti. Il più proporzionato tempo per far le fosse da gettare i fondamenti vogliono sia, quando il Sole è in Leone; perchè allora, stante l'esser l'acque bassissime, il terreno è più asciutto. Fannosi i fondamenti per ordinario grossi per il doppio del muro che deve alzarvisi sopra, e più, secondo la sodezza del terreno, e grandezza dell'edificio. Il piano della fossa dee essere uguale, acciò il carico del muro, premendo con diseguaglianza, non faccia calare una parte di esso muro: e si è osservato, che per tal cagione, gli antichi usarono lastricare essi piani con trevertini.
Fondare.
Cavare la fossa sino al sodo, per gettare i fondamenti.
Fondere.
Struggere, e liquefare i metalli, mediante il fuoco; e dicesi ancora d'ogni altra cosa che si liquefaccia col fuoco.
Fondere a mortaio.
È fornder metallo ad un fornello, composto di più fascie di ferro schietto, che si chiama mortaio.
Fondere a tazza.
Un modo di fondere, ritrovato da Benvenuto Cellini, Scultor Fiorentino, in Castel Sant'Agnolo, nel tempo del sacco di Roma, come egli stesso racconta nel Lib. I. ac. 33.
Fondere a vento.
Il fondere oro, argento, o altro metallo, a forza del vento che fa il mantice.
Fondo
m. Profondità, la parte inferiore delle cose concave.
Fondo
add. Profondo, che à profondità.
Fonduto
add. da fondere, strutto, liquefatto.
Fontana
f.
Fonte
f. e m. Luogo dove scaturiscono l'acque.
Forare.
Bucare, far fori o buchi con che che sia, pertugiare.
Forbice
Tanaglia
f. Uno strumento di ferro fatto a somiglianza della lettera X, con rampi di ferro volti all'indietro, di cui si servivano gli antichi per pigliare i pesi, massimamente di pietra, che dovevano tirare o alzare; perchè i rampi di sopra di tale strumento mordevano i pesi, e quegli tenacemente strignevano a forza d'una certa fune, la quale strettamente legata a' rampi di sotto, strigneva fortemente il tratto di essa forbice.
Forcella
f. Pialla col taglio a simiglianza della lettera C.
Forcone
m. Asta in cima alla quale è posto un ferro con tre rebbi.
Forma
f. Termine Filosofico, ed è quel principio intrinseco, dal quale le cose ricevono l'esser loro. Lat. Forma. La forma è una delle due parti essenziali del corpo fisico o naturale, e l'altra parte è la materia.
Forma.
È la fazione esteriore di che che sia. ¶ E per ciò significa bene spesso, imagine, faccia, figura, sembianza, aspetto.
Forma,
ovvero
Cavo
m. Dicono i nostri Artefici à quella cosa, o sia di gesso, o di terra, o di cera, o d'altra materia, nella quale si gettano, o metalli, o gesso, o cera, o altra cosa, per fare Statue o altro lavoro di rilievo.
Forma,
e
Forme
Termine de' Commettitori di pietre dure. Quelle pietre di diverse fazioni, o tonde, o angolari, che essi incastrano per ornamento ne' sodi de' marmi bianchi, e d'altre pietre; il che dicono essi lavoro di forme.
Formabile
add. Atto ad essere formato, atto a prender forma.
Formamento
m.
Formazione
f. Il formare.
Formare.
Dar la forma. ¶ Per ordinare, comporre. Lat. Parare, componere, constituere.
Formare.
Far forme; ed è proprio de' nostri Artefici: e fassi pigliando gesso da far presa, e ponendolo sopra alcuna cosa d'intero, o non intero rilievo, acciochè rimanga impressa la cosa formata nel medesimo gesto: e questo poi chiamano forma, o cavo; perchè le parti rilevate della cosa formata, vengono nel gesso incavate; onde ponendo in esso cavo altro gesso, o cera liquefatta (dopo avere con mistura d'olio, e sapone il detto cavo per tutto bene untato) fannosi poi altre cose simili, a quelle che si son formate.
Formatamente
avv. Perfettamente, con forma, e modo adequato.
Formativo
add. Che dà forma.
Formato
add. Che à forma, che à ricevuta forma
Formazione
V. Formamento.
Formosità;
f. Bellezza.
Formoso
add. Bello.
Fornace
f. Luogo dove si fa fuoco per fondere.
Fornace.
Edificio murato, o cavato a guisa di pozzo colla bocca da piede, a modo di forno, nel quale si quoquono calcina, e lavoro di terra. ¶ E fornace quell'edifizio murato dove i Pentolai, e Vasellieri, quoquono i loro lavori di terra. ¶ Similmente dove si fabbricano i lavori di vetro dicesi fornace.
Fornaciaio
m. Colui che fa, ed esercita l'Arte della fornace, per calcina, e lavoro di terra da fabbriche.
Fornello
m. Diminutivo di forno; e vale piccola fornacetta, dove si fondono i metalli in poca quantità.
Fornire
V. Finire.
Fornito,
e
Finito.
add. da fornire, terminato, che à avuta l'ultima mano, condotto a perfezione. Lat. Perfectus. Usano assai questo termine i nostri Artefici, chiamando fornito o finito, quel lavoro fatto con estrema delicatezza, e diligenza, senza che nè punto nè poco si possan vedere i colpi del pennello o della matita. ¶ E fornito dassi per aggiunto a palazzo o casamento, per significare esser quello, copioso e abbondante di tutte quelle masserizie d'arredi, e suppellettili, che si richieggono per abitarle.
Forno
m. Luogo di figura quasi ritonda, fatto in volta, e con apertura quadra della bocca, per uso di quocere il pane.
Foro
m. pronunziato col primo o stretto. Buco, apertura.
Foro
m. col primo o largo. Luogo dove si giudica, e si negozia. Lat. Forum. Usarono i Greci di fare il foro lungo, e quadrato con amplissimi, e doppj portici, e con spesse colonne, con architravi di marmo, o di pietra adornati: e di sopra ne i palchi, o tasselli, facevano i luoghi da passeggiare. Ma in Italia, perchè nel foro si davano i doni a' Gladiatori, però distribuivano più spaziosi intervalli, attorno allo spettatolo tra le colonne, e facevanli più ampli.
Foro delle Scene.
La parte di esse che è in faccia, e finge lontananza.
Forte
add. Gagliardo, possente di forza.
Forte
m.
Fortezza
f. Edifizio di fortificazione, altrimenti detto, rocca, cittadella, propugnacolo. Fassi con forte muraglia, per difendersi, e tener lontani i nemici.
Fortemente
avv. Con forza, gagliardamente.
Fortezza.
V. Forte.
Fortificare.
Afforzare, render forte, fare fortificazioni, cioè edifizj per difendersi da' nemici.
Fortificazione
f. Il fortificare. ¶ La cosa che fortefica, e spezialmente edifizio per difendersi, e tener lontani i nemici.
Fosco
add. Quasi nero, che tend'all'oscurità ed è aggiunto, che si dà a quel colore, che penda in nero.
Fossa
f. Spazio di terreno cavato in lunghezza.
Fossa per gettare statue di metallo.
Una fossa che fanno i Gettatori di metallo, a piè della fornace, ed in essa sotterran la forma per serrarla fortissimamente.
Fracassare.
Conquaffare, rovinare, rompere in molti pezzi in un tratto. Lat. Conquassare, vastare, confringere.
Fragile
add. Che agevolmente si rompe, che à poca resistenza. Lat. Fragilis, caducus.
Fragilezza
|
Fragilità
|
Fralezza
| L'esser frale.
Fragilmente
avv. Con fragilità.
Frammettere.
Mettere fra una cosa e l'altra. Lat. Interponere, interserere.
Francamente
avv. Con franchezza.
Franchezza
f. Ardimento, bravura, l'esser franco. Lat. Audentia, robur, virtus.
Franco
add. Ardito, bravo. ¶ E da' nostri Artefici si piglia per l'opposto di stentato.
Frangere.
Rompere, spezzare.
Frangibile
add. Agevole a frangere. Lat. Fragilis.
Frangimento
m. Il frangere. Lat. Fractio, fractura.
Frappare.
Tagliare.
Frappare,
e
Frappeggiare
Dicesi da' Pittori, il far frappe, cioè i rami fronzuti degli Alberi, in disegno o in pittura.
Frappe
f. Le foglie o frondi degli Alberi dipinte, o disegnate.
Frassinella
f. Sorta di pietra, che serve per dare il filo a' ferri co' quali si lavorano i metalli, ed altre cose: e per pulire i piani dipinti di smalto.
Frassino
m. Albero, il legname del quale serve per fabbriche. À questo per proprietà che l'ombra sua è nemicissima de' Serpenti; poichè la fuggono più che 'l fuoco. Lat. Fraxinus.
Fregio
m. Termine d'Architettura. Quello spazio, che è fra la cornice, e l'architrave. V. Zoforo, e Fregio fra' Membri degli Ornamenti.
Fregio.
Da' Pittori diconsi quelle pitture, con lequali si circondano l'estremità delle mura immediatamente sotto i palchi delle stanze, per adornamento delle medesime. Usansi molto ne' nostri tempi questi fregi per coprire, ed ornare quegli spazzi di quelle stanze, che sono più alte delle tappezzerie con le quali si parano esse stanze; acciocchè 'l tutto venga adornato, senza che restin voti li spazzi.
Freschezza
f. L'esser fresco. Lat. Frigiditas. ¶ Per l'esser nuovo, o lavorato di poco tempo.
Fresco
add. Che à temperata freddezza Lat. Frigidus. ¶ Per lo contrario di passo; ed è aggiunto proprio dell'erbe, delle piante, e de' fiori. ¶ Per nuovo, novello, di poco tempo. Lat. Recens. ¶ Fra i Pittori è un bell'attributo del buon colorito; e chiamasi colorito fresco, quello che fatto con grand'immitazione del vero, à congiunta una certa apparente facilità, ed una tal pulitezza, che le tinte, nell'esser poste (com'essi) dicono a' luoghi loro, l'una non à punto imbrattata l'altra: il che avviene, quando il Pittore nel volere imitare perfettamente un color naturale, s'è apposto, come si suol dire, alla prima, senza che abbia avuto necessità di replicarvi sopra un'altra tinta per giugnere all'intento suo.
Fresco
m. V. Dipignere a fresco.
Fronte
f. La parte anteriore della faccia, la quale è posta sopra le ciglia.
Frombola
f. Piccolo sasso o ciottoletto di diverse figure bistonde, portato da' fiumi e torrenti; serve per far ripieni di muri, ed altro; da alcuni Autori, queste frombole vengon prese sotto nome di cementi.
Frontespicio,
e
Frontespizio
m. Adornamento col quale si terminano le mura delle facciate. ¶ E dicesi ancora, quell'adornamento, e finimento, che talvolta si fa sopra la più alta parte della cornice di porta, finestra, quadro, altare, e simili.
Fucina
f. Luogo dove gli Artefici di metallo fanno fuoco per servizio del lor mestiere.
Fuligine.
V. Filiggine.
Fune
f. Corda per lo più di canapa.
Fuoco
m. Elemento di qualità calda, e secca. Lat. Ignis.
Fuocolare.
V. Focolare.
Fuora
|
Fuore
|
Fuori
| avv. Contrario di entro. Lat. Foris, foras.
Fuso della colonna
Fusto della colonna
V.Colonna.
Fusaiuole
f. V. Membra degli Ornamenti.
Fusolo
m. L'osso della gamba dal piede al ginocchio. Lat. Tibia.

G

Gamba
f. La parte dell'Animale dal ginocchio al piede. Lat. Tibia.
Gamba.Muscoli della gamba.
V.Muscoli.
Gamba.Osso della gamba.
V. Scheletro.
Gambo
m. Fusto, o sostegno, ed è proprio dell'erbe, de' fiori, e frutte. Lat. Caulis.
Ganascia,
e
Mascella
f. V. Scheletro.
Gangherato
add. Messo ne' gangheri. Lat. Cardini aptatus.
Ganghero
m. Strumento di ferro fatto di due ferri infilati in un'ago per potersi piegare. Altra sorte di ganghero si fa di due ferri sottili con piegatura a foggia d'anello simile al calcagno delle forbici, nella quale innanellati insieme, servono per congiugnere quegli arnesi che devono esser'atti a piegarsi, o alzarsi, come sono per esempio, li sportelli dell'impannate.
Gattaiuola
f. Buca che si fa nella parte da basso della imposta dell'uscio, acciocchè la gatta possa passare.
Gattice
o
Gattero
m. Sorta d'Albero, il cui legname è buono per fabbriche: ed è quello che i Latini chiamano popolo bianco. Davanzati nella Coltiv. À un legname dolce simile a quello che noi chiamiamo Albero, o Pioppo, sebbene alquanto più riscontroso, e salcigno.
Gattuccio
m. Spezie di sega per lo più stretta, e senza quel telaio di legno, con cui la sega si tira e maneggia, ma con un manico, come quello degli scarpelli da legno: questo s'introduce per punta in un buco fatto a posta col succhiello in quella parte dell'asse o legno, in cui devon dintornarsi con la sega, rabeschi o altre cose, che per altro non vi si potrebbe la sega introdurre, senza fender l'asse nell'esteriori parti.
Gelso
m. Sorta d'Albero. V. Moro.
Gemma
f. Nome generale di tutte le pietre preziose. Lat. Gemma. ¶ E gemma dicesi la seconda scorza delle corna del castrato, della quale si fa la coppella, in che si raffina l'ariento.
Gemmato
add. Tempestato di gemme.
Gena
f. Voce Latina. Gota, Guancia.
Genitale
add. Aggiunto del membro col quale si genera. Lat. Genitalis.
Geometra
m. Professore di Geometrìa. Lat. Geometra, geometres.
Geometrìa
f. L'Arte del misurar la terra. ¶ E quella professione che misura le figure continove ed immobili. Lat. Geometria; ed è una delle scienze sottoposte alla Matematica.
Geometrico
add. Attenente a Geometrìa. Lat. Geometricus.
Geria
f. Sorta di terra, che serve a fare una sorta di Giallo. V. Giallo di terra.
Gesso
m. Materia simile alla calcina, fatta per lo più di pietra cotta. Serve ai nostri Artefici non solo per far forme o cavi; ma per gettare ne' medesimi cavi opere di rilievo e di basso rilievo: impastasi questo con acqua chiara ben dimenato che incorpori per tutto, osservandosi che nell'adoperare, nè sia tanto liquido che non s'attenga insieme, nè tanto sodo che già faccia presa; ma in stato maneggiabile come una delicata pasta. Dipoi fatta che averà presa, essendo già divenuto sodo, si può cavare dalle forme o dalle cose formate respettivamente.
Gesso da far presa,
detto altrimenti,
gesso da Mutatori.
Serve agli Scultori, e Gettatori di metalli, per formare i modelli dell'opere che debbon gettare, e per formare cose di rilievo artificiali, e naturali, nel modo che abbiamo detto di sopra. Questo gesso si fa di certa pietra bianca, che si cava a Volterra e la chiaman spugnoni, che ridotti in piccoli pezzi si cuocon dentro a forni ben caldi.
Gesso da Imbiancatori,
altrimenti detto
Bianco.
Una sorte di gesso che serve per imbiancar le muraglie. Si fa di certa pietra, che chiamano spugnononi bianchi, che si cavano nel Pisano. Cuoconsi in fornaci come la calcina. Serve anche questo gesso per far calcina, la quale però non e buona per lavori che devano esser esposti all'umido; perchè riman sempre tenera, e con poca presa; che però l'usano per lavori di dentro la casa, come matton sopra mattone e simili, e fa lavoro gentile e pulito; a noi è di minor costo assai dell'altra calcina, e spento nel trogolo si conserva buono a mettere in opera molti mesi, purchè vi sia sempre tenuta acqua sopra, là dove l'altra calcina spenta basta poco.
Gesso da oro.
Una sorta di gesso sottilissimo e delicato, fatto d'Alabastro cotto; e chiamasi anche gesso di Volterra, perchè quivi se ne fa in abbondanza. Serve per dorare, e dipignere, stendendolo prima sopra la tavola, o altra superficie, che dovrà esser dorata o dipinta; dipoi asciutto che sia, va stropicciato con pelle di pesce, o pomice, finchè si riduca interamente pulito e liscio. La sua tempera per lo più è colla di libellucci.
Gesso da Sarti prima sorta.
Una sorta di gesso assai bianco, ed in pezzi, non molto sodo, nè molto tenero. Dicesi da Sarti, per esser comunemente adoperato da tali Artefici, per disegnare su le pezze delle pannine i contorni de' vestimenti, che devono tagliare. ¶ Serve anche a' nostri Artefici per fare i chiari ne' disegni che fanno di matita rossa o nera, su' fogli colorati.
Gesso da Sarti seconda sorta.
Un certo gesso in foggia di pietre di color sudicio, che sfregato, lascia segni assai bianchi; di cui si servono i detti Artefici per lo medesimo fine notato di sopra. ¶ Si vagliono di questo medesimo gesso i Professori delle Mattematiche, a fine di disegnare, su la pietra Lavagna, le figure mattematiche, che vogliono dimostrare, essendo che facilmente si cancelli dalla medesima Lavagna.
Gesso di Tripoli.
Una sorta di gesso portatoci dalla Città di Tripoli di Barberia, il quale serve a' nostri Professori, per dare il lustro alle statue, ed ad altri lavori di marmo.
Gesso di Volterra.
Quella sorta di gesso, che è fatto d'Alabastro cotto; detto così, per fabbricarsi nella Città di Volterra in Toscana. V. Gesso da oro.
Gettare,
e
Gittare
Appresso i nostri Artefici vale improntare nella forma, o cavo, o metallo fonduto, o con gesso, o cera, o altra simile materia liquefatta.
Getto
m. Il gettare. ¶ E l'impronta che si fa nel gettare; onde, far di getto. Lat. Defundere.
Getto.
Termine de' Muratori, e vale smalto composto di ghiaia e calcina.
Ghiaia
f. rena grossa mescolativi dentro sassatelli; o come altri disse, la ghiaia non è altro se non certe pietre piccole, le quali son menate da' fiumi. Lat. Glarea.
Ghiaioso
add. Che abbia della ghiaia, di natura di ghiaia, aggiunto che si dà ad una sorta di terra. Lat. Glareosus.
Ghiera
f. Cerchietto di ferro, o d'altra materia, che si mette intorno all'estremità, o bocca d'alcuni strumenti, perchè non si aprano, o fendano.
Ghiera dell'arco;.
Termine d'Architettura, vale la grossezza del medesimo arco.
Giacinto
e
Iacinto
m. Gioia, che secondo Plinio, depende dall'Amatista, ma è da quella diversa, perchè il colore uveaceo di questa, è più pallido. Dicono trovarsene ancora di colore azzurro (ma assai difettosa) altra volta biancheggiante, tal'ora risplendente in porporino colore. Il Cardano la distingue in quattro sorte; altra simile al Grisolito, densamente gialla; altra gialla chiara, che nel bianco traspare come il Topazio; altra simile al Rubino, o Granato; altra al Sardo, e che nella sua trasparenza risplende in giallo; e molti affermano, che questa gioia, al variar dell'aria, muti la chiarezza, o torbidezza sua. Ne l'Etiopia, e l'India, donde vengono le migliori. Dicono aver virtù contro i fulmini, contro la peste, e che fattole toccare le carni d'un infetto di tal male, si turbi; in oltre che sia atta a fomentare l'allegrezza, scacciare i timori, e fortificare il cuore. L'Accademico Ardente afferma, trovarsi in Pollonia in una Droghería un'Iacinto grande quanto un'ugna, legato in argento, il quale prestano a' feriti, e per continova esperienza si vede, che avvicinato alla ferita la difende dalla putredine. Molt'altre belle virtù gli attribuiscono i Naturali, che per brevità io tralascio; ma a i nostri Artefici serve per vaghi e ricchi ornamenti, e lavori.
Giallo
add. Di colore simile al Sole e all'oro. Lat. Croceus, flavus.
Giallo
m. Color simile al Sole e all'oro, e n'è di più sorte.
Giallo detto Arzica.
Una sorta di color giallo, che serve per i Miniatori.
Giallo detto Orpimento.
Giallo fatto di miniera di zolfo; serve per dipignere a tempera, per far giallo, e color d'oro. Il migliore è il crostoso, che risplende di colore d'oro, e sia puro, e non mescolato con altre materie e che sfaldi facilmente; e questo fa nella Misia d'Elesponto, dove anche ne fa di quello che è di color pallido, e a forma di grillanda.
Giallo d'Orpimento arso.
Lo stesso orpimento abbruciato, che fa un giallo acceso pendente in rosso, altrimenti detto, rancio, giallo aurino, ò vero dorè.
Giallo di Spincervino.
Una sorta di colore giallo, che si cava dalle coccole dello spincervino tenendole in molle; serve per dipignere in carta.
Giallo di terra;
una terra che fa il color giallo altrimenti detta Ocria; serve a' Pittori per dipignere a olio, a fresco o a tempera. Trovasi ne le miniere del piombo da' vapori delle quali dicono, ch'ella riceva il colore.
Giallo di terra abbruciata;
Una sorta di color giallo che pende in giuggiolino, e serve a' Pittori per ombrar i gialli chiari.
Giallo di vetro;
Una sorta di color giallo, che si fa a forza di fuoco, che serve per a fresco.
Giallo di zafferano.
Una sorta di color giallo chiaro, si cava dallo zafferano, tenendolo in molle, serve per dipignere in carta.
Giallorino
m. Una sorta di colore giallo, che serve per a olio, e lo portano di Fiandra. ¶ Evvi un'altra sorta di giallorino, che viene di Venezia, composto del giallorino di Fiandra, e del giallo di vetro; e serve ancora esso allo stesso effetto.
Giallosanto.
Una sorta di color giallo artificiosamente fatto d'una certa erba. Serve per colorire a olio.
Giallo di Piombino.
Sorta di pietra alquanto più dura del marmo, di color giallo con qualche macchia lattata; così chiamano i Professori un certo giallo chiaro, che la macchia da per tutto (a guisa del giallo delle torte di latte) non però in modo, che in distanza non comparisca del tutto giallo.
Giallo di Siena.
Sorta di pietra di color giallo bellissimo, e vago quanto l'Orientale; è alquanto tenera; ma contuttociò riceve bel pulimento; à qualche macchia bianca, ed altre gialle molto chiare. Cavasi otto miglia di là dalla Città di Siena; e sene trova d'ogni lunghezza e grossezza. Si lavora con sega e scarpello, ma però in opere grandi, perchè nelle piccole non vale, per lo sfaldare che fa assai facilmente.
Giallo Orientale.
Una sorta di pietra gialla bellissima, che riceve pulimento quanto il Paragone, ed è di quello assai più dura. Ci vien portata dal tenitorio di Roma, e dicono trovarsi in pezzi di colonne, rimasti fra le rovine d'antichi edifizi.
Giardino
m. Orto delizioso. Lat. Pomarium, viridarium.
Ginepro
m. Sorta d'albero, che produce coccole, il fusto del quale dicono essere legname molto atto a far travi per edifizi. Plinio afferma esser'egli più duro del Cedro, ed esser della stessa natura di lui.
Ginocchio
m. La piegatura che fa la gamba e la coscia. Lat. Genu.
Ginocchio.Ossa del Ginocchio.
V. Scheletro.
Ginocchione
avv. Con le ginocchia posate in terra.
Gioia
f. Pietra preziosa. Lat. Gemma, lapis preciosus.
Giuggiolino
add. Aggiunto di color che è tra 'l giallo, e il rosso, conforme è il color del legno del Giuggiolo, e la buccia della giuggiola.
Giuggiolo
m. Sorta d'albero fruttifero, il legname del quale, per la sua sodezza, è atto per fabbricare strumenti, che abbian'a far forza, come balestre, e simili, ed è buono per intagliarvi figure da stampa.
Giunta
f. Aggiunta, crescimento. Lat. Additamentum, accessio.
Giuntura
f. Congiuntura, commessura, commettitura. Lat. Iunctura, compages.
Glifi
m. Triglifi. Una sorta di membra degli ornamenti. V. Triglifi.
Globo
m. Corpo tondo, palla, sfera. Lat. Globus.
Glutine
m. Cosa viscosa, come colla, o altra simile, atta a collegare un corpo con l'altro corpo. Galil. Meccan.
Gocciolatoio
m. Parte del Cornicione V. Membra degli Ornamenti.
Gocciole,
o
Campanelle
f. Membra degli Ornamenti Dorici che si pongono sotto i Triglifi. V. Membra degli Ornamenti.
Gola
f. La parte dinanzi del corpo tra 'l mento e 'l petto, per la quale passa il cibo allo stomaco.
Gola,
o
Goletta diritta, o rovescia.
V. Membra degli Ornamenti.
Gola del Cammino.
V. Rocca del Cammino.
Gomito
m. La congiuntura del braccio dalla parte di fuori. Lat. Cubitum. ¶ E gomito, vale ancora angolo di muraglia, e dicesi propriamente gomito, se la muraglia faccia angolo ottuso; perchè se lo fa retto, o acuto, dicesi cantonata.
Gomito.Muscoli del Gomito.
V. Muscoli del Cubito.
Gomito.Ossa del Gomito.
V. Cubito in Scheletro.
Gomma
f. Umore viscoso, che esce dagli alberi per la scorza, il quale per altro nome dicesi Orichicco, e serve a' Pittori, e Miniatori per temperare i colori. Trovasene di diverse qualità, e di differenti colori; quella che per lo più serve a' nostri Artefici è di colore bianco come quello del Zucchero candito, e chiamasi Gomma Arabica (e volgarmente Bomberaca) nome preso da quella gomma, che nella Arabia, Provincia vicina all'Egitto, esce dalla scorza dell'albero detto Acacia; benchè (secondo Dioscoride Lib. 1. Cap. 114.) questa non sia quella stessa.
Gonfiezza
f. Lo esser gonfio, pienezza.
Gongole
f. Telline, chiocciole marine, tartarughe terrestri e marittime. Servono agli Architetti per varj ornamenti di fontane, e di giardini.
Gora
f. Canale per lo quale si cava l'acque de' fiumi mediante le pescaie; o si riceve da fossati che scendon da' monti; per servizio de' Mulini, delle Gualchiere, delle Cartiere, delle Ramiere, e di qualsivoglia altra macchina, o fabbrica, guidata per forze d'acqua.
Gorgozzule
m. Parte della gola per la quale si respira.
Gota
f. Guancia, ciascuna delle due parti del viso, che mettono in mezzo la bocca e 'l naso. Lat. Gena.
Gottico Ordine.
V. Ordine Gottico.
Gradina
f. Un ferro piano, a foggia di scarpello, alquanto più sottile del calcagniuolo, o dente di Cane: à due tacche, e serve agli Scultori per andar lavorando con gentilezza le loro statue, dopo avere adoperata la subbia e 'l calcagnuolo; e con essa gradina vanno tratteggiando i muscoli, e le piegature de' panni, finchè poi con un ferro pulito levati i segni della gradina, ripuliscono con lime torte e sottili, e danno morbidezza e perfezzione all'opere loro.
Grado
|
Scaglione
|
Scaglioni
| m. Quei membri delle scale, scalee, seggi, e simili, che fatti di materia solida, di fuora piana, si pongono immediatamente l'uno sopra l'altro, e di tanta altezza, che per essi si possa salire e scendere comodamente.
Grado
m. Termine astrologico, ed è la novantesima parte del Quadrante, o la trecentesima parte del maggior cerchio della sfera.
Graffietto
m. Strumento di legno di lunghezza per lo più di mezzo braccio, trapassato da un regoletto di forma quadra, nel quale è fermo un ferro a simiglianza d'un chiodo, ed il regolletto dalla parte del chiodo si fa sportare in fuori, quando più, quando meno, e serve per segnare le grossezze tanto ne' legni, che nelle pietre, metalli, ed altro che si voglia lavorare.
Grana
f. V. Granire.
Granaio
m. Stanza e luogo dove si ripone il grano e le biade. Lat. Horreum.
Granata
f.
Granato
m. Gioia che si trova nell'Etiopia, ed anche in Germania. Dicono esser questa pietra della spezie del Carbonchio; è di rosso scuro colore trasparente, ed il suo rosso è più denso di quello del Carbonchio. Dicono aver virtù di rallegrare il quore, ed Alberto Magno afferma, valere per difender dalle punture delle mosche, e delle vespe; serve a' nostri Artefici, come ogn'altra gioia, per varj ornamenti.
Granchio
m. Strumento da Legnaiuoli, fatto di ferro piegato forcuto e dentato, il gambo del quale si ficca nella panca da piallar legnami, e serve per tener fermo il legno che si deve piallare; perchè questo, puntando forte per fronte ne' denti di esso ferro, si ferma, e stabilisce per modo che non puole esser sospinto all'innanzi da' colpi della pialla. Si dice granchio, perchè tiene nella sua piegatura qualche similitudine con la bocca del Granchio. ¶ E Granchio dicesi la penna del martello, che essi adoprano. V. Martello da Legnaiuoli.
Grande
add. Che à grandezza. Lat. Magnus, grandis.
Grandezza
f. Altezza, contrario di piccolezza. Lat. Amplitudo, magnitudo, granditas
Grandicello
add. Diminutivo di grande. Lat. Grandiusculus.
Grandissimo
add. Superlativo di grande. Lat. Maximus.
Granire.
Far grana, dare la grana: termine usato da coloro, che lavorano figure di cesello; ed è quell'andar perquotendo i panni di esse figure, ed altre parti de' loro lavori, le quali voglion, che appariscano più grosse, con un piccolo martellino, ed un ceselletto sottile in punta, facendovi una certa rozzezza, che essi chiamano grana, forse perchè ritiene la figura di piccolissimi granelletti. ¶ Usasi ancora questo lavoro da quegli che indorano, per fare apparire nelle parti molto larghe, e piane della superficie indorata, minutissime e spesse ammaccaturine; nel che fare si servono d'un punteruoletto d'osso, o d'avorio dolcemente appuntato, perquotendolo bellamente con un piccolo martello o legno.
Granitella di Corsica
f. Una pietra mediocremente dura tinta di minutissime macchie bianche, livide, e nere smorte: vale a fare colonne, e ornamenti di quadro.
Granito
m. Una pietra durissima, e rubida, picchiata di nero e bianco, e talvolta di rosso. Questa si trova in pezzi di smisurata grandezza in Egitto, e sene veggon fatte Colonne, e Obelischi grandissimi. Soncene alcune delle bige, che tirano alquanto al verde: e tutte ricevono bellissimo pulimento. Vien detta ancora marmo Tebaico, quella particolarmente, che è picchiata di rosso; perchè si cava da' Monti di Tebe in Egitto. Di questo marmo è il maraviglioso Obelisco, che da Sisto V. per opera di Domenico Fontana da Mili celebre Architetto, fu trasportato sopra la piazza della Basilica di San Pietro, alto palmi 107. senza la punta, che pure è alta palmi sei, largo in fondo palmi 12. o meglio d'8. in sommità.
Granito di Corsica;
Pietra molto dura picchiettata di minute macchie bianche e nere di color nero profondo; serve per Colonne, e per ogni lavoro di quadro. Di questa pietra nella Città di Firenze sopra la Piazza di Santa Trinita una gran Colonna di grossezza per diametro braccia tre, per altezza braccia. E della stessa pietra è fatto il Cornicione del primo ordine sopra i pilastri della real Cappella. Viene dall'Isola di Corsica.
Granito Orientale,
o
Granito rosso.
V. Diaspro detto Granito rosso, o Granito Orientale.
Grattabugia
f. Strumento composto di fila d'ottone, quando più, quando meno grosse, accomodate insieme a guisa d'un pennelletto. Serve questo a pulire e nettare le figure o altro lavoro di metallo, che si vuol dorare a fuoco, o che abbia col tempo perduto il primo colore.
Grattabugiare.
Adoperare la grattabugia, pulire con la grattabugia i lavori di metallo, per lo detto fine.
Grattugia
f. Strumento di ferro traforato con un chiodo. Serve a più usi, e particolarmente per mettere in fondo alla cola della calcina V. Cola.
Gravante
Grave
add. Pesante, che à gravezza. Lat. Gravis, gravans, ponderosus.
Gravezza
f. Lo essere grave. Lat. Gravitas, pondus.
Gravità;
f. Maestevole ed Autorevole presenza, che dagli Artefici s'esprime nelle figure coll'atteggiarle poco, conservando un certo che di freddezza; conviensi a gran Principi, a Vecchi, a sacerdoti, e a Matrone oneste.
Grazia di movenza
f. Secondo il Paggi nella Tavola, è quella piacevolezza di movimento, la quale accresce la bellezza, ed alle volte è più gradita: si considera nel soave moto di tutto il viso, ed anche degli occhi, e della bocca nel favellare e nel ridere; nel moto delle mani e d'altre membra, e finalmente della persona tutta, che soavemente atteggi senza stiracchiamento, o affettazione. Aiutano questa grazia alcune regole del moto, come per esempio: se la gamba destra viene innanzi, il braccio destro vada indietro: se, il braccio tutto con la spalla s'abbassa, il fianco tutto con la gamba s'innalzi: se un braccio s'innalza sopra il capo, la sua gamba si distenda: la testa giri sempre verso quel braccio che viene innanzi. Non si faccia mai calare, nè alzare la figura tutta da un lato; ma sempre le membra contrastino fra di loro; e simili avvertenze, che bene annosi da chi possiede l'arte, che sa ancora quand'è tempo d'osservarle, e quando nò.
Grifo
m. La parte superiore del capo del Porco, dagli occhi in giù. Lat. Rostrum.
Grifone
m. Animale biforme, la cui parte anteriore è d'Aquila con le ale, e la posteriore è di Leone con quattro piedi. Lat. Gryps Griphus.
Grigio
add. Di colore bigio nero, che tra esso vi sia mescolato bianco; e dicesi per lo più di pelo, e di penne.
Grillo
m. Una spezie di ponte da Muratori fatto di legno, dal piano del quale pendono due piedi che nell'attaccatura fanno angolo piano, e si distendono per all'ingiù. Di questo si servono i Muratori per calarlo a forza di braccia con canapi sopra le cupole, dove non posson farsi buche per stabilirvi i ponti ne' bisogni loro. Sopra di esso stanno uno o più uomini, e son tirati ora in alto, or da' lati, or calati a basso, secondo che 'l bisogno richiegga, di ripulire o di acconciare esse cupole. Questo strumento, sporgendo i piedi all'ingiù, e toccando per di sotto, coll'estremità di essi, il più gonfio della cupola, e con la sua faccia per di sopra la parte men gonfia della stessa, viene a rimanere in piano; onde gli uomini vi possono star comodamente sopra ad operare.
Grinza
f. Crespa, piega mal fatta ed a caso. Lat. Ruga.
Grinzo
add. Rugoso, pieno di crespe o grinze. Lat. Rugosus.
Grisatoio,
o
Topo
m. Strumento di ferro, col quale si vanno rodendo i vetri, per ridurgli a' destinati contorni, volendone comporre figure nelle finestre vetriate.
Grisolito
m. Lat Crysolitus. Grec. &khgr;&rgr;&ugr;&sgr;&oacugr; &lgr;&igr;&thgr;&ogr;&sfgr;da &khgr;&rgr;&ugr;&sgr;&ogragr;&sfgr;, che significa Oro, &lgr;&iacugr;&thgr;&ogr;&sfgr;, che significa Pietra. Una gemma, che si trova in Etiopia, nell'Arabia, e nell'India, simile al Giacinto, che (secondo Plinio) non è lo stesso Giacinto, vien però da' Professori di gioie chiamato Giacinto. Sant'Epifanio in quel luogo dell'Esodo, dove si parla del pettorale del Sacerdote ornato di pietre preziose, nel quale al settimo luogo era il Lingurio, tien ferma opinione, che questo Lingurio fusse il Giacinto, perchè allora con tal nome il Giacinto si chiamava. È questa gemma di colore pendente in rosso, rilucente in aureo colore, alcuna volta qualche poco del ceruleo, o marittimo, e contiene in se alcune gocciole d'oro. Il Cardano (Libro 7. de Subtilitate) vuole che il Grisolito sia di color d'oro lucentissimo, e lo cava da Plinio; la dove i moderni Gioiellieri questo così fatto chiamano Topazio, e 'l nome di Grisolito danno ad una pietra verde, perchè tale la facevano gli Antichi. Dicesi essere il migliore quel Grisolito, che posto appresso all'oro, pare che quasi l'ammortisca, e faccialo apparir biancheggiante, cioè pendente all'argenteo colore, e questo dicono esser di Tarso. Vi sono altre gemme, che gli Autori chiamano spezie di Grisolito, come sono, Grisopazzio, Grisolampo, Sandastro, Elettro, Grisoleo, e altre simili, che differiscon fra di loro nel colore più o meno rosso, più e meno aurato, ed in altre particularità di esso colore. Attribuiscono i Naturali al Grisolito varie virtù ed a' nostri Artefici serve, siccome l'altre preziose pietre, per varj ornamenti, e ricchi lavori.
Gromma
f. Quella crosta che fa il vino dentro alla botte, la quale e detta anco tartaro. ¶ E dicesi anche così quella roccia che fa l'acqua ne' condotti, e in altri luoghi, dove ella corra di continovo. ¶ Della gromma o gruma di botte si servono gli Artefici per più usi; e particularmente gli Argentieri l'adoprano per bianchire i loro lavori.
Grommato
add. Incrostato, impastato, impiastrato di gromma, o d'altra materia viscosa, a guisa della gromma.
Gronda
f. L'estremità della più bassa parte delle coperture, o tetti degli edifizi, dalla quale cadono l'acque delle piogge da essi ricevute: si pone questa in proporzionata distanza dal muro, acciocchè venga meglio difeso da' danni delle medesime acque. Lat. Subgrundia. ¶ E gronda dicesi altresì quella sorta d'Embrici, che à le teste eguali, e si pone nelle dette estremità più basse delle coperture.
Grondaia
f. Quell'acqua che gronda, e cade dalla gronda, ed al luogo dov'ella cade. Lat. Stillicidium.
Grondare.
Cadere dalla gronda, ed è proprio dell'acqua piovana che cade dal tetto, e fa la grondaia. ¶ E dicesi ancora di tuttte le cose liquide, che nel cadere abbiano somiglianza all'acqua delle grondaie.
Grondatoio
m. Una cimasa con un'onda grossa, usata da i Dorici ne' frontespizj sopra le cornici.
Groppa
f. La parte dell'animal quadrupede a piè della schiena sopra i fianchi; e dicesi più propriamente degli animali da cavalcare. Lat. Clunes.
Groppo,
e
Gruppo
m. Viluppo, mucchio. ¶ I nostri Artefici chiamano gruppo una quantità di figure, d'animali, o d'altro, unite insieme.
Groppone
m. Groppa; ma dicesi di tutti gli altri animali, così quadrupedi, come bipedi, eccetto che di quelli da cavalcare. Lat. Orropygium.
Grossa
f. Quantità. Lat. Copia.
Grossamente
avv. In gran quantità, assai. Lat. Multum, valde.
Grossetto
add. Diminutivo di grosso.
Grossezza
f. Lo esser grosso. Lat. Crassities, crassitudo.
Grossissimo
add. Superlativo di grosso.
Grosso
add. Materiale, che nella dimensione à molta profondità.
Grosso
m. La parte maggiore, e migliore di qualsivoglia cosa.
Grossolano
add. Di grossa qualità, materiale, rozzo.
Grugno
m. Il griso del Porco con la mascella di sotto. ¶ Vale ancora per lo stesso, che muso, e dicesi dell'uomo quando fa viso adirato.
Gruppo
V. Groppo.
Gualchiera
f. Edifizio fatto nell'acqua per sodare i panni lani.
Guancia.
V. Gota.
Guastare.
Tor la forma, e la proporzione delle cose, sconciare, rovinare. Lat. Vastare, corrumpere.
Guastatore
m. Chi guasta. Lat. Vastator, corruptor.
Guastamento
Guasto
m. Il guastare. Lat. Corruptio.
Guasto
add. da guastare. Lat. Corruptus.
Guglia
f. V. Piramide, ed Obelisco.
Guida
f. Un pezzetto di rame schiacciato di più grandezze, con un buco tondo in mezzo; si appicca con certo stucco, che chiamano anche colla, sopra pietra che debbasi bucare con lo strumento detto cannella, acciò tenga fermo tale strumento nel posto, ove deve operare, girando finchè 'l buco sia fatto. ¶ Dicesi guida a quel succhiello grande, che fa l'ufizio di forare i legnami grossi, come piane. ¶ Guida diciamo ancora ad uno strumento di finissimo acciaio, come una striscia, in superficie da una parte addentata, o più tosto diremmo, solcata per traverso, alla quale s'accosta la cornice di metallo, che si deve far passare per lo strumento detto castelletto, per darle l'onda. Gli Ebanisti, che lavorano materie più tenere, fanno esse guide di legno.
Gumina
f. Canapo, o cavo assai grosso
Guscio,
o
Canaletto
m. V. Membra degli Ornamenti.
Gusto
m. Uno de' cinque sentimenti; ed è quello, per mezzo del quale si comprendono i sapori, ed à la sua sede nella lingua. Lat. Gustus, gustatus. ¶ Prendesi ancora per diletto, piacere, appetito, voglia intensa. ¶ Traportasi anche alla parte intellettiva; ed è quella facultà, che prendendo piacere dell'ottimo, lo sa riconoscere, e scegliere in tutte le cose. ¶ Di quì i nostri Artefici dicono, di gusto, o di buon gusto fatta quella pittura, disegno, o simile, la quale, non solo non apparisca fatta con istento e fatica; ma che accompagnata con una facilità, e franchezza d'operare, dimostri avere in sè tutte quelle leggiadrìe, e tutte quelle qualità più belle, che le à voluto dar l'Artefice; il che allora avviene, quando egli s'è apposto (come noi sogliamo dire) alla prima, ed alla bella idea a genio di cui la mano fervorosa à con gran facilità obbedito. ¶ Diciamo anche fatta di buon gusto quell'Opera, che più esprime delle buone leggi e regole dell'Arte, siccome al contrario diciamo di cattivo gusto. ¶ Usasi ancora dire la tal pittura è fatta del gusto di Raffaello, o di Tiziano etc. a pittura nella quale l'Artefice s'è sforzato all'imitazione del modo d'operare di quel Maestro. ¶ E fatta senza gusto, usiamo di chiamar quell'Opera, nella quale poco o nulla si riconosce de' buoni precetti dell'Arte.

I

Iacinto
m. Giacinto, pietra preziosa. Lat. Hyacinthus. V. Giacinto. Iaspide m. Diaspro, pietra preziosa di varie sorte, e di varj colori. Lat.Iaspis. V. Diaspro.
Idea
f. Perfetta cognizione dell'obbietto intelligibile, acquistata e confermata per dottrina e per uso. ¶ Usano questa parola i nostri Artefici, quando vogliono esprimere opera di bel capriccio, e d'invenzione.
Ideale
add. Attenente all'Idea.
Idolo
m. Imagine di falsa deità.
Ieroglifico
m. V. Impresa.
Ignudo
m. Quello che non à niente intorno alla sua persona che gli ricuopra le carni.
Ignudo del Capitello
m. La campana del capitello, che allora si dice ignuda, quando si considera spogliata di foglie, o d'altri ornamenti.
Illustrare.
Dare lustro, luce, chiarezza, splendore. Lat. Illustrare. ¶ Per far chiaro, bello, celebre, dare onorata fama. Lat. Illustrare, illustrem reddere.
Imbarcare.
V. Arrendersi.
Imbasamento
m. Quel sodo degli edifizi, che ricorre immediatamente fuor del terreno, e serve per piedestallo, e base del medesimo edifizio.
Imbiancare.
Far bianco. Lat. Candefacere. ¶ Per divenir bianco. Lat. Albescere, candescere. ¶ Per pigliare splendore, e luce. Lat. Lucere, candere. ¶ Per discolorare, e far divenir pallido. Lat. Decolorare, pallefacere. ¶ Per dare il bianco su le muraglie.
Imbiancatore
m. Artefice che imbianca le muraglie, distendendo il bianco col pennello sopra il muro intonacato.
Imboccare.
Mettere in bocca che che sia. ¶ Appresso i nostri Artefici, dicesi di tutte quelle cose, le quali anno modo di ricevere facilmente altra cosa, o in tutto, o in parte, quasi che quelle abbiano la bocca, dentro la quale l'altra si metta.
Imboccatura
f. Apertura di che che sia, che per lo più suole essere smussata, fatta per ricevere un'altra cosa, che s'abbia da innestare a quella che à l'imboccatura.
Imboccatura de' ponti.
Quello spazio, o largura, che si fa di quà o di là da' ponti, per comodo di farvi passar sopra carri o carrozze, affinchè possano svoltare, ed uscir fuora della dirittura del medesimo ponte. ¶ E dicesi anche imboccatura, ad una certa largura che alcuna volta si lascia nell'alveo del fiume presso al ponte.
Imbotte
m. La superficie dell'arco del ponte, per quanto tiene la sua larghezza, e lunghezza dalla parte di sotto.
Imbrattare.
Quasi Imbruttare, intridere cioè mettere in su che che sia sporcizia, e lordura. Lat. Deturpare, polluere, inquinare.
Imbrattato
add. da imbrattare. Lat. Pollutus, deturpatus.
Imbruttire.
Divenir brutto. Lat. Deturpari, fedari.
Imbusto
m. Quella parte dell' uomo dal collo alla cintura.
Imitare.
Fare a simiglianza. Lat. Imitari
Imitatore
m. Che imita. Lat. Imitator.
Immaginativa
f. Potenza dell'Anima, la quale dalla rappresentazione dell'obbietto, con prestezza cognettura e cava molte considerazioni, oltre il rappresentato. Lat. Phantasia. E quanto questa sarà più valida nell'Artefice, tanto sarà egli più eccellente nell'immitare, o nel rappresentare delle cose.
Immagine
f. Figura tanto scolpita, che dipinta, ritratto. Lat. Imago.
Immarginato
add. Congiunto, e appiccato insieme. Lat. Coniunctus.
Immobile
add. Che è senza moto che non può muoversi.
Immobilità;
f. Lo esser senza moto, il non si poter muovere.
Immobilmente
avv. Con immobilità, saldamente, fermamente, senza muoversi.
Immollare.
Bagnare; ed è proprio effetto dell'acqua caduta o gettata sopra le cose. Lat. Madefacere.
Imo
m. La parte inferiore, il fondo; ed è contrario a sommo.
Imoscapo
m. La parte bassa della Colonna. V. Colonna.
Impallidire,
e
Impalidire
Divenir pallido. Lat. Pallescere.
Impari
add. Non pari, non eguale.
Impastare.
Intridere, o coprire con pasta, o altra cosa simile. ¶ Tra' Pittori usasi questo termine, per lo distender de' colori; e dicesi bene o male impastata la pittura; dove si scorge maggiore o minore stento, nel maneggiare essi colori, e dicesi anche buono o cattivo impasto
Impastato.
add. da impastare
Impasto
m. Lo impastare
Imperfetto
m.
Imperfezione
f. Difetto, mancamento, Lat. Vitium
Impianellare.
Mettere le pianelle, cioè mattoni i più sottili; e questo si fa a i tetti per lo più delle case murandosi sopra i correnti le dette pianelle, con le quali si fa il piano per distendervi gli embrici.
Impiastrare.
Porre, e distendere impiastro sopra che che sia. ¶ Fra i Pittori usasi questa voce in modo dispregevole, per significare la poca grazia di coloro, che nel dipignere non sanno maneggiare il colore, nè collocarlo ai suoi luoghi; per lo qual difetto, dicono esser poco migliore l'arte di costoro, da quella di coloro, che distendono gl'impiastri, il cui fine altro non è, che di coprire la tela, o pelle, con esso impiastro
Impiombare.
Fermare con piombo; e dicesi de' ferri che si fermano nelle pietre. Lat. Plumbare, applumbare. ¶ Et impiombare vale ancora dare il piombo
Impiombato
add. da impiombare. Lat. Plumbatus, e plumbo illitus
Impolverare.
Gettar della polvere sopra che che sia. Lat. Pulverulentum facere
Impomiciare.
Stropicciar con pomice, pulire con la pomice.
Impomiciato
add. da impomiciare. Lat. Pumicatus
Imporre.
Ordinare, avviare a far che che sia. Lat. Exordiri, aggredi. ¶ Ed i Pittori perciò sene vagliono in significato d'abbozzare. V. Abbozzare.
Imposta
f. legname d'uscio, e finestra. Lat. Postes.
Impostatura degli archi
f. Quel luogo appunto nella muraglia, dove posano gli archi
Impresa
f. Sorta di pittura, ordinata a significar qualche concetto, come l'Emblema, e 'l Ieroglifico. L'Impresa è una unione d'un corpo figurato, e d'un motto: L'Emblema à di più che vi si ammettono i corpi umani, che sono esclusi dall'Impresa; e 'l Ieroglifico è quel corpo figurato, del quale gli Egizj si servivano per scrivere, in vece di caratteri.
Impresso
add. da imprimere, effigiato. Lat. Impressus, effigiatus
Impressione
f. Lo imprimere
Imprimere.
V. Improntare.
Imprimitura.
V. Mestica.
Impronta
f. Imagine impressa in qualsivoglia cosa.
Improntare.
Fare impronta, effigiare.
Inabitabile
add. Non abitabile, che non si può abitare. Lat. Inhabitabilis.
Inaguaglianza
f. Disegualità, sconvenienza. Lat. Inæqualitas.
In alto,
posto avverbial. Altamente, ad alto, al'insù. Lat. In altum.
Inargentare.
Coprire che che sia con foglia d'argento, attaccatavi sopra, o con fuoco, o con materia tenace, come bolo, mordente, chiara d'uovo, o altro: il che si dice ancora, metter d'argento.
Inargentato
add. da inargentare, coperto con foglia d'argento.
Incarrucolare.
Mettere il canapo nella carrucola.
Incastrare.
Congegnare, commettere una cosa bene insieme per entro un'altra.
Incastrato
add. da incastrare, congegnato, commesso bene insieme.
Incatenare.
Mettere in catena, legare con catene. ¶ Gli Architetti dicono incatenare in significato di mettere le catene agli edifizi. Sono queste catene alcune lunghe o grosse verghe di ferro, le quali si mettono da una muraglia all'altra, per tenerle collegate insieme, e render saldi e fermi i loro recinti, e spezialmente le fiancate delle volte: si congegnano fortemente con alcuni pezzi di simigliante verga di ferro, chiamati paletti, che si fanno passare per un foro posto alle teste di esse catene.
Incavare.
Lavorar d'incavo.
Incavo.
V. Lavoro d'incavo.
Incensiere
m. Vaso per lo più di metallo, per uso d'ardervi l'incenso, altrimenti detto Turribole. Lat. Turribulum.
Inchiodare.
Fermar con chiodi, altrimenti conficcare.
Inchiodato
add. da inchiodare, confitto, o fermato con chiodi.
Inchiostro
m. Materia liquida e nera, per uso di disegnare, e formare le lettere, ed è di varie ragioni.
Inchiostro da scrivere.
Quello che s'adopra a scrivere con le penne dagli Scrittori a mano; Ci sono varj modi, e segreti di fare tale inchiostro, il quale deve esser liquidissimo, perchè facilmente scorra dalla penna su la carta; il corpo principale suol'esser galluzza, vetriolo, ed altri ingredienti soliti da adoperarsi da i Tintori di seta, nel fare la loro tinta nera.
Inchiostro da Stampatori.
Quello che adoprano li Stampatori di caratteri: costa di nero di fumo, e di vernice liquida. Ne fanno ancora di varj e diversi colori, come rosso, turchino, verde, giallo, e d'altri; ma per questi bisogna che la vernice sia di quella che è chiara bene, ed in luogo di essa si servono della trementina.
Inchiostro da Stampatori in rame.
Quello che adoprano coloro, che stampano i rami intagliati, o sia a bolino, o con acqua forte. È composto di una sorta di terra nera, che si chiama, terra da Stampatori, la quale si macina su la pietra come tutti i colori de' Pittori, e ridotta in polvere s'incorpora su la medesima pietra con olio di lino ben cotto. In Francia usano un'altra sorte d'inchiostro, che fanno con tartaro di botte arso con olio di noce cotto, con appiccarvi dentro la fiamma, tenendovela quanto occorre, secondo che l'inchiostro vorranno far liquido o sodo, dal qual'abbruciamento par che sia detto inchiosto, quasi &egr;&ngr;&kgr;&agr;&ugr;&sfgr;&tgr;&ogr;&ngr;, voce Greca, che è lo stesso che in Latino Inustum, che vuol dire arso. Poi lo macinano sopra pietra insieme coll'olio in tal modo abbruciato; e volendolo dare sopra il rame, mantengon sempre esso rame caldo. L'impressione fanno sopra carta bagnata; e bagnano la carta in questo modo, cioè: bagnano due fogli, e fra ogni due fogli bagnati ne pongono uno non bagnato, lasciandoli stare così ammassati per dodici ore in circa e ben caricati, e poi gli mettono in opera, nettando prima bene il rame inchiostrato con la palma della mano, o col mazzo piccolo.
Inchiostro della China.
Una qualità d'in chiostro, non liquido nè corrente, ma solido; composto di nero di fumo, infuso con gomma, e risecco in panellini lunghi un dito in circa, ben formati in figura quadrangolare. L'usano in quelle parti per iscrivere, fregandolo prima sopra una lastra di pietra dura, che sono i loro calamai, e con poche gocciole d'acqua dissolvendolo in quella quantità che a loro bisogna, v'intingono il pennello, col quale scrivono, non essendo appresso di essi l'uso delle penne. ¶ A' nostri Artefici serve mirabilmente per disegnare figure, o paesetti, i quali appariscono tocchi d'acquerello: l'adoperano in questo modo. Intingono il pennello nell'acqua, e poi con esso sfregano l'inchiostro più o meno, secondo che vogliono, che il tocco o la macchia venga più chiara o più scura.
Incidere.
Tagliare, mozzare. Lat. Incidere, truncare. ¶ Vale ancora intagliare, e scolpire, spezialmente per quegli intagli che si fanno in rame e in legno per stampare.
Incollare.
Appiccare insieme le cose con la colla.
Incorporamento
m. Lo incorporare.
Incorporare.
Mescolare o unire più corpi, infondendogli insieme.
In cottimo.
V. In somma.
Incretare.
Coprire di creta. Lat. Creta tegere.
Incrocicchiare.
Attraversare una cosa con l'altra a guisa di croce. Lat. In modum crucis aptare.
Incrostare.
V. Incrostatura.
Incrostato
add. da incrostare, coperto d'incrostatura.
Incrostatura
f. La superficie, o coperta di pietre, marmi, o stucchi, che si fa alle muraglie per loro adornamento.
Incudine
|
Incude
|
Ancudine
| f. Uno strumento di ferro sopra il quale i Fabbri, ed ogni Artefice di metallo, battono il ferro ed il metallo, per lavorarlo.
Indaco
m. Sugo d'erba, detta Guado, rappreso, del quale si servono i Pittori per fare un colore tra turchino, e azzurro. Dioscoride scrive, trovarsi una spezie d'indaco, che naturalmente esce a modo di schiuma da certe canne nell'Indie: questo però a' tempi nostri non si vede; e fino ne' tempi di Plinio, come si cava dalla sua Storia naturale, non sene aveva in Italia cognizione.
Indice
m. Il dito, che è allato al dito grosso della mano.
In dietro.
Posto avverbial. Nella banda o parte deretana, o posteriore; suo opposto è, innanzi, che vale nella parte, o banda anteriore, e per lo più si sogliono unire co' verbi significanti moto. ¶ E l'uno, e l'altro s'adoprano tal'ora da' nostri Professori, a modo di nomi sustantivi, come s'è detto in di dentro, ed in di dietro, dicendosi lo in dietro, e lo innanzi, per quasi lo stesso, che accordato, e accordamento. V. Accordamento.
Indigrosso
avv. Grossamente, senza minuta, o esatta investigazione.
Indistintamente
avv. Senza distinzione. Lat. Indistinctè.
Indistinzione
f.
Indistinto
m. Confusione, contrario di distinzione.
Indorareto
add. da indorare, dorato. V. Dorare.
Industria
f. Diligenza, ingegnosa.
Inequalità;
f. Disuguaglianza, contrario d'egualità.
In faccia.
V. Proffilo.
Inferiore
add. Di bassa condizione, o luogo, o tempo. Lat. Inferior.
Infilzare.
Forare che che sia, facendolo rimanere nella cosa, che 'l fora.
Infilzato
add. da infilzare.
Infimo
add. Basso, ultimo di luogo, o di condizione.
Infocare.
Far divenir di fuoco. Lat. Accendere, ignitum facere.
Infocato
add. da infocare, divenuto come di fuoco, appreso da fuoco. Lat. Ignitus, ardens.
Infondere.
Mettere che che sia dentro ad un liquore, acciocchè egli ne attragga le qualità. Infragnere. Ammaccare, e pigiare una cosa.
Inframmettere.
V. Intramettere.
Infranto
add. da infragnere, ammaccato, pigiato.
Infunare.
Legare con fune.
Infunato
add. da infunare.
Infuori
avv. Fuor della linea retta, o del piano principale.
Infusione
f. Lo infondere. Lat. Infusio. ¶ Per mescuglio di cose confuse insieme.
Infuso
add. da infondere. Lat. Infusus.
Ingangherare.
Mettere in gangheri.
Ingegnere
m. Ingegnoso ritrovator d'ingegni, e di macchine, lo stesso che Architetto. Lat. Machinator, architectus.
Ingegno.
Una certa forza da natura in noi inserta, per ritrovar tutto ciò, che si può con la ragione giudicare. ¶ E ingegno dicono i nostri Artefici quel pezzo di ferro, per lo più di forma quadra, intaccato o traforato, che appiccandosi alla chiave, e immediatamente passando per altri ferri (che sono appiccati alla toppa) che pure anche essi si dicono ingegni, fa l'uficio di aprire e serrare.
Ingemmare.
Adornar di gemme. Lat. Gemmis ornare.
Ingessare,
Dar di gesso, impiastrar con gesso. Lat. Gypso illinire.
Ingessato
add. da ingessare. Lat. Gypsatus.
Ingombrare.
Occupare. Dicesi propriamente del luogo, quando vi sia stata messa alcuna cosa, che ne impedisca l'uso di prima. Lat. Occupare, impedire.
Ingraticolare.
Chiudere un'apertura con cosa a guisa di graticola.
Ingraticolato
add. da ingraticolare, chiuso da graticola. Lat. Cancellatus.
Ingrossamento
m. Lo ingrossare, crescimento, gonfiamento. Lat. Crassamen, crassamentum.
Ingrossare.
Divenir grosso. ¶ Per far divenir grosso.
Ingrosso
avv. Indigrosso, grossamente. ¶ Per alla grossa, in generale, confusamente.
Innanzi
m. Esemplare di che che sia, che tengono gli scolari avanti per copiare.
Innanzi
avv. Opposto d'indietro V. In dietro.
Inordinatamente
avv. Senza ordine Lat. Confusè.
In palco,
posto avverbial. V. In volta.
Insaponare.
Ricroprir di sapone, lavare col sapone che che sia.
Inscrizione
f. Titolo, contrassegno, soprascritta. Lat. Inscriptio, titulus, nota.
Insegnare.
Dare altrui cognizione di che che sia. Lat. Docere. Quello che insegna dicesi maestro. Lat. Doctor, magister, E colui il quale apprende gl'insegnamenti dicesi discepolo ed allievo. Lat. Discipulus, alumnus.
Insieme
avv. Unitamente, di compagnia. Lat. Simul, una, parite
Insieme,
o
Ben'insieme
Dicesi da' nostri professori, per significare, l'essere ogni parte del tutto nel suo proprio sito, ò sede.
In somma
posto avverbial. Usato co' verbi, dare, torre, e fare; vale lo stesso che in cottimo; cioè a tutte proprie spese per un certo prezzo determinato; ed è termine proprio de' Muratori, i quali prendono a far talora qualche edifizio, non a giornate, ma sopra di sè, ed a tutte loro spese, per un tanto il braccio del muro, ovvero tutta la fabbrica in tronco, o come essi dicono, in somma, ovvero in cottimo Insudiciare. Far sudicio. Lat. Sordidare sordidum facere
Intaccare.
Far tacche, fare in superficie piccoli tagli.
Intaccature,
o
Tacche
f. Alcuni tagli, che si fanno nel legno o nella pietra, per collegarvi per entro altri legni, o pietre
Intagliare.
Scolpire, formare che che sia, in legno, o marmo, o altra materia col taglio degli scarpelli, subbie, sgorbie, ed altri proporzionati strumenti. Lat. Incidere, insculpere, celare
Intagliar a bulino.
V. Bulino.
Intagliare ad acqua forte.
V. Rame per intaglio
Intagliatore
m. Che intaglia (o in pietra, o in legno) fogliami, cornici, o simili, non figure; perchè quello che intaglia figure di rilevo, o di tutto rilevo, o di basso rilevo, dicesi Scultore. ¶ Intagliatore comunemente si prende per quel Professore, che lavora d'intaglio in legno, eziandío che faccia figure della stessa materia. ¶ Intagliatore dicesi ancora con termine proprio quel Professore, che intaglia nel rame qualunque lavoro, eziandío di figure, e ritratti, ad effetto di stampare, o sia con bolini, o con acqua forte. ¶ Anche Intagliatore si dice quel Professore, che intaglia in legno disegni, per istampargli.
Intaglio
m. Scultura. ¶ Et ogn'altro lavoro, ed opera di disegno, che intagliano o incidono i Professori, o in rame, o in legno, per la stampa.
Intarlare.
V. Tarlo.
Intarsiare.
V. Tarsía. Lavorar di tarsìa.
Intavolato
m. Sorta d'ornamento d'Architettura. V. Membra degli Ornamenti.
Intavolato.
Pialla col taglio, a somiglianza della gola rovescia, a uso di fare quell'ornamento d'Architettura detto intavolato.
Intero
add. Che à tutte le sue parti. Lat. Integer, perfectus, absolutus.
Intercolonnio
m. Voce Latina. Lo spazio che è fra l'una e l'altra colonna.
Interporre.
Tramezzare, inframmettere, porre fra l'una cosa e l'altra. Lat. Interponere.
Intersecare.
Incrocicchiare. Termine matematico.
Intersecazione
f. Lo intersecare. Lat. Intersecatio.
Interstizio
m. Spazio, distanzia, intervallo. Termine astrologico. Lat. Interstitium. Pongono gli Astrologi due interstizj solari, uno circa a' 20. di Dicembre, e chiamanlo interstizio iemale, o vernereccio, ovvero vernale; l'altro intorno a' 20. di Giugno, e diconlo interstizio estivo, ovvero estivale.
Intonicare
e
Intonacare
Dar l'intonaco; ed è termine de' Muratori. Lat. Truissare, tectorium inducere.
Intonicato
ed
Intonacato
add. Coperto d'intonaco.
Intonicato
ed
Intonacato
Intonaco
ed
Intonico
m. Coperta liscia e pulita, che si fa al muro arricciato. Lat. Tectorium, loricatio. V. Rinzaffare.
Intorniare.
Circondare Lat. Cingere, circumdare.
Intorniato
add. da intorniare, cinto, circondato. Lat. Circumdatus, cinctus.
Intrasegna
f. Insegna, impresa, e generalmente significa tutte quelle cose, che si rappresentano negli scudi dell'armi, o imprese di Città, famiglie etc.
Intraversare .
Porre a traverso. Lat. In transversum ponere. ¶ I Maestri di legname dicono intraversare, il maneggiar che fanno sopra il legno la pialla a traverso, per ispianarlo egualmente per tutto, massimamente se sarà di gran larghezza, per poi pulirlo per lo diritto.
Intraversato
add. da intraversare, posto a traverso. Lat. In transversum positus. ¶ Dicesi a legno piallato per lo traverso.
Intraverso
|
Per traverso
|
Attraverso
| avv. Nella parte traversale, traversalmente. Lat. Obliquè.
Intridere.
Stemperare, o ridurre in paniccia che che sia, con cosa liquida. Lat. Subigere, miscere.
Inventare.
Essere il primo Autore di che che sia, fare ritrovamenti.
Inventiva
f. Invenzione, ed è quello che noi diciamo propriamente, trovato. Lat. Inventum, inventio.
Inventore
m. Che inventa, che è Autore di cosa inventata. Lat. Inventor, author.
Invenzione
f. Ritrovamento, trovato. ¶ I nostri Artefici dicono invenzione non solo quella facultà, che è nell'ottimo Maestro, di rappresentare con chiarezza e proprietà, quella inventiva, o storia, o poetica, o mista che sia, in tal modo che, e nel tutto, e nelle parti, apparisca tale, quale egli stesso à voluto ch'ella sia; ma ancora dicono invenzione alla stessa cosa rappresentata, e dicono buona e cattiva invenzione la cosa stessa inventata; siccome buono, e cattivo inventore chiamano colui che l'inventò.
Invernicare,
e
Inverniciare
Dar la vernice, impiastrar sottilmente che che sia di vernice. Lat. Sandaraca illinire. Ed è termine de' Pittori, e Mettidori.
Invernicato
Inverniciato
add. da invernicare, e inverniciare, impiastrato sottilmente di vernice. Lat. Sandaraca illitus.
Invetriare.
Dare l'invetriatura; ed è proprio de' vasi di terra. Lat. Vitro illinire.
Inventriata
f. Quella coperta di vetri collegati insieme, che per lo più si fa a i vani delle finestre, ad effetto di proibir l'ingresso dell'aria alle stanze, ed insieme fare per entro le medesime apparir la luce.
Invetriato
add. da invetriare, che à l'invetriatura. Lat. Vitro illitus.
Invetriatura
f. Una sorta di vernice detta Vetrina, che adoprano i Vasellai, per dare a i vasi di terra, sì per renderli lustri, come ancora per renderli impenetrabili da i liquori: questa è fatta e cavata principalmente dal piombo strutto, conforme essi fanno, ridotta in forma d'acqua; e dassi a i vasellami di terra dopo la prima cottura.
Involgere.
Avvolgere, inviluppare. Lat. Involvere.
In volta.
Usato a modo d'addiettivo, ed aggiugnesi a quelle stanze, o edifizi, che in luogo di palchi di legname anno volte; suo opposto è in palco.
Ippogrifo
m. Animale biforme, la cui parte anteriore è di Aquila con l'ale, e la posteriore di Cavallo. Lat. Hyppogriphus.
Iride
f. Gioia che à angoli diseguali; è per lo più esagona, e rubida dalla parte di fuori. È chiamata Iride, forsi perchè posta in luogo ombroso, e fatta perquotere (o per via d'un foro che sia fatto nel legno d'una finestra chiusa, o per altra via) da' raggi del Sole, ribatte nell'opposte muraglie splendenti colori d'arco celeste.
Isoscele.
Figura isoscele. V. Triangolo equicrure.
Istoria
f. Appresso i nostri Artefici pigliasi per quella invenzione espressa in pittura, o in scoltura, la quale rappresenti qualche fatto, o vero, o finto, o storico, o poetico, o misto.
Istoriare.
Dipignere istorie.
Istoriato
add. da istoriare.

L

Labbro
m. Estremità della bocca, la quale copre i denti.
Labbro.Muscoli del labbro.
V. Muscoli.
Laberinto
m. Edifizio pieno di vie tanto dubbie e tanto intrigate, che chi v'entra non trova modo d'uscire. ¶ Fannosene per bizzarrìa di questi edifizi ne' giardini, spartendo le vie, in vece di muraglie, con piante.
Lacca fine
f. Una sorta di colore per dipignere a olio, che fa un rosso scuro maraviglioso: Cavasi questo artificiosamente dai panni chermisì con allume di rocca, e si conduce a diverse bontà e perfezzioni.
Lacca ordinaria.
Un color simile per dipignere a tempera, e si cava da' brucioli dal verzino, nel modo che si fa la lacca fine dalla cimatura dello scarlatto, e fa rosso scuro.
Lacca muffa.
Un color paonazzo.
Lacrimatoio
m. Voce usata da' Pittori e Scultori, a quella sostanza rosseggiante e incavata, che è nell'angolo interno dell'occhio detta dagli Anatomisti propriamente, caruncula lacrimale, perchè da essa restano espresse le lacrime, e tramandate per i punti lacrimali incavati in ambedue le palpebre superiore e inferiore, verso i confini del medesimo angolo, o come pure dicono gli Anatomisti, canto interno.
Lama
f. Pianura e campagna, ove corre acqua.
Lama
Piastra di ferro o di piombo. ¶ E lama dicesi la parte della spada fuor dell'elsa e del pomo.
Lamiera
f. Lama, o piastra, di ferro che a più usi s'adatta.
Lanterna
f. Strumento di varie sorte, e di varie materie, atto a conservar dentro di sè il lume dall'impeto de' venti, per illuminar le strade in tempo di notte, e i luoghi tenebrosi ed oscuri. Lat. Laterna. La parte superiore fatta a cartocci, e per la quale traspira il fumo, e dentro respira l'aria, dicesi il cammino della lanterna.
Lanterna.
Fabbrica della parte superiore delle cupole, fatta per ornamento, e per dar lume; detta così dalla similitudine d'una sorta di lanterna da far lume. La copertura della quale, che è fatta a piramide o a cartoccio, dicesi la pergamena della cupola, per la somiglianza, che à con la pergamena, strumento delle donne, usato per fermare il lino su le loro rocche da filare. Et il finimento di essa cupola, che posa su l'estremo della pergamena, è una palla colla croce.
Lanternone
m. Lanterna grande; strumento per lo più di ferro o di legno con vetri o altra materia trasparente, per uso di far la notte trasparire il lume ne i gran cortili, negli androni, e antiporti delle case, o palazzi, ¶ E lanternoni diconsi quei lumi, che nascosi in fogli dipinti, si mettono alle finestre, o in altre parti esteriori degli edifizi, in occasione di pubblici fuochi, e luminarie d'allegrezza.
Lapida
f. Pietra; ma dicesi più propriamente che d'altra, di quella che copre la sepoltura. Lat. Lapis.
Lapidario.
m. Gioielliere Lat. Gemmarius.
Lapis
m. |
Amatita
f. |
Matita
f. | altrimenti detto Cinabro minerale. Una pietra naturale molto dura, della quale si vagliono i Pittori, per fare i disegni su' fogli, lasciandovi il suo colore, che è rosso. Questa macinata, benchè con grande stento per la sua durezza, fa un rosso bellissimo, simile alla lacca, che serve per colorire a fresco, e molto tempo dura. L'adoperano ancora li spadai per metter l'oro a brunito.
Lapislazzolo
e
Lapislazzuli
m. Pietra dura circa un terzo meno de' diaspri, però si lavora più facilmente, ma co' medesimi strumenti, che ad essi diaspri s'adoprano. Viene a noi di Persia, ed è di colore azzurro bellissimo. Il più perfetto è quello, che à colore azzurro profondo, schietto, senza mescolanza di macchie, vene, marmo, e marcassita (così chiamano una certa vena, la quale pare spolverizzata d'oro.) Serve ad ogni lavoro di quadro, e di commesso. Di questa son fatti panni di bellissime figurette di rilievo, nel ciborio per la Cappella del Serenissimo Granduca in S. Lorenzo. Alcuni Armeni, i quali a noi lo portano, anno detto che nella Persia venga portato in pezzi dall'acque impetuose d'un fiume o torrente, i quali pezzi anno una scorza bianca. Fassene il colore azzurrro oltramarino, per dipignere a olio, a fresco, e a tempera, il quale quando si cava dall'azzurro di tutta perfezzione, non dà cenere, ma esce tutto perfetto; atteso che la cenere derivi dalla parte marmorea, e da altre mescolanze, che à alcune volte in sè questa pietra.
Lapis piombino.
Una spezie d'amatita fatta artificiosamente, che tigne di color di piombo, e serve per disegnare.
Larghezza
f. Spazio, seconda specie di dimensione. Lat. Latitudo.
Largo
add. Che à larghezza.
Largo
avv. Largamente. Lat. Largè, copiosè.
Largura
f. Grande spaziosità.
Larice
m. Albero computato fra le spezie degli Abeti, il cui legname durissimo serve alle fabbriche degli edifizj. Questo albero è di straordinaria grandezza, e coperto di grossissima corteccia, produce i suoi rami attorno attorno a tutto il tronco; à foglie più strette del Pino, e son pungenti; i suoi frutti sono simile alle coccole del Cipresso, e anno buono odore; i suoi fiori son di color di porpora, ed odorossissimi. Alcuni gravi Autori anno scritto, aver questo legname una certa qualità maravigliosa nel resistere al fuoco; e con tutto che li convenga cedere, vedesi per isperienza, che nell'ardere violenta talmente le fiamme, che per quanto può, da sè le discaccia, e molto ci vuole prima che egli del tutto abbruci; il che vien dal Mattioli reputato per falso, e per mera sciocchezza, per esser quest'albero bituminoso, e perciò prontissimo ad ardere: dall'acqua del mare riceve gran danno.
Larice femmina
m. Un'albero, il cui legname è di color simile al mele, serve per adornamento degli edifizj; e dicono esser'egli in un certo modo immortale, e che adoperandolo in tavole per dipignervi sopra, non mai si fende.
Lastra
f. Pietra non molto grossa, e di superficie piana. Lat. Lapis.
Lastrare.
Voce usata da quelli Orafi, che lavorano di smalto; e vale spianare essi lavori smaltati, prima di mettergli in fuoco; il che fanno con pietra detta frassinella, ed acqua fresca.
Lastricare.
Coprire il suolo della terra con lastre congegnate insieme. Lat. Lapidibus sternere.
Lastricato
add. da lastricare, coperto di lastre. Lat. Lapidibus stratus.
Lastricato
e
Lastrico
m. Una incrostatura, o vogliamo dire copertura di pietre dette lastre, poste a piano del terreno per comodità del camminare. Usasi nelle pubbliche vie, sopra i ponti, ne' cortili, e abitazioni sotterranee, ed altri luoghi. Gli antichi si servirono molto per fare i lastrichi delle selci o selici, volgarmente dette ciottoli; benchè molte sieno le pietre, che posson servire a tal lavoro, pur che sien dure, grosse, e piane. Quest'usanza di coprir le strade con selci o ciottoli, che noi diciamo acciottolare, e insiniciare (quasi inseliciare) tennesi nella Città di Firenze fino al 1260. in circa; nel qual tempo, Arnolfo di Lapo, celebre Architetto di que' tempi, introdusse il bel costume di coprirle di lastre di non ordinaria larghezza, lunghezza, e grossezza; il che dura fino al presente tempo: onde la nostra patria pregiasi fra ogn'altra Città d'Europa di godere in ogni stagione una singular nettezza.
Latitudine
f. Larghezza.
Lato
m. Fianco, parte destra o sinistra del corpo. Lat. Latus. ¶ Per banda, o parte di qualsivoglia cosa.
Lattificcio
m. Quell'umor viscoso, e bianco come latte, che esce da' rami teneri, dal gambo delle foglie verdi, e dal picciuolo del fico acerbo, colti dal suo albero. Serve a' Pittori, per temperare i colori, per dipignere a guazzo.
Lavagna
f. Una sorta di pietra nera, che si produce a suolo a suolo, ovvero a falde; si adopera a coprire i tetti; e commettendosi insieme con una certa maestrìa, serve per far pozzi da olio; se ne vagliono ancora gli Artefici di commesso, per fondo de' loro lavori. Riceve bel pulimento, e si adopera per disegnarvi sopra con gesso, ed anche per dipignervi; anzi che il colore dato sopra la lavagna non prosciuga tanto, quanto sopra la tela, o tavola. Trovasi questa pietra nella riviera di Genova, in un luogo detto Lavagna, dal quale ella piglia il nome.
Lavare.
Far pulita e netta una cosa, levandone la sporcizia con acqua, o altro liquore Lat. Lavare.
Lavato
add. da lavare. Lat. Lotus.
Lavatura
f.
Lavamento
m. Il lavare. ¶ E lavatura talora significa il liquore, nel quale si è alcuna cosa lavata, da alcuni detto in Latino Lotura.
Lavorare.
Manualmente oprerare ¶ E con l'aggiunto, o degli strumenti, o de' materiali adoprati nel lavoro viene a denotare quella particular sorta di lavoro, che altrimenti s'esplicherebbe co' proprj termini; come sarebbe lavorare di cesello, è lo stesso che cesellare; lavorar d'intaglio, o di smalto etc. è lo stesso che smaltare, o intagliare etc.
Lavorato
add. da lavorare.
Lavorato
Ben lavorato
m. Appresso gli Scultori e Intagliatori, significa quella maestrìa che si scorge nell'opere loro, derivata non tanto dall'intelletto di chi opera: il quale sa fare apparire la cosa conceputa, quanto dalla perizia, franchezza, e obbedienza della mano, in condurre la stessa opera pulita, diligente, e vaga. ¶ Fra' Pittori s'adopra alcuna volta questo termine in quella sorte di pitture, che son fatte e rifatte dall'Artefice, con molto colore, e non (come usano dire) alla prima, e con poco e liquido colore. Onde le medesime opere ben lavorate anno più lunga durata. ¶ Intendesi ancora, ma non tanto propriamente, per una certa diligenza, freschezza di colore, e pratica nel mescolare i colori, in modo che l'uno l'altro non imbratti.
Lavoro
m. Opera fatta, o che si fa. Lat. Opus. ¶ Significa talora artificio, e manifattura.
Lavoro.
Termine generale, sotto il quale si comprende tutte le sorte di terra cotta, fatte per murare come, mattoni, mezzane, pianelle, quadrucci, e simili.
Lavoro alla Dommaschina.
V. Taunà.
Lavoro di cesello.
V. Cesellare.
Lavoro di forme.
V. Forma e Forme, termine de Commettitori di pietre.
Lavoro di niello.
V. Niello.
Lavoro d'incavo.
Quello che si fa per via di ruote ne' Diaspri, Agate, Amatiste, Calcidoni, Sardoni, Lapislazzuli, Corniole, Grisoliti, Cammei, ed altre pietre Orientali e ne' Cristalli, facendo in esse comparire teste, o altre cose, non di rilievo, ma affondate talmente, che riempiendo que' voti di molle cera, rimanga improntata, di schiacciato o ammaccato rilievo, la figura: e serve ancora questo lavoro, a far suggelli, siccome madri per far medaglie e monete, incavando i punzoni d'acciaio, co' quali esse poi si coniano.
Lavoro d'intaglio.
Dicesi propriamente fra gli Artefici quello che si fa nel lavorare di quadro intorno a cornici, fregi, capitelli, e simili, con fogliami, uovoli, fusaiuoli, dentelli, gusci ed altre cose in que' membri, che s'eleggono per l'intaglio. E tale opera si dice di quadro intagliato.
Lavoro di smalto.
Una spezie di pittura mescolata con scultura; lavoro che si fa per ordinario in oro e argento, il quale è necessario sia di tutta finezza e perfezzione, ponendovi sopra smalti di vetro di diversi colori, co' quali si va componendo ciò che vi si vuol dipignere; il che fatto si pongono in fuoco, tanto che gli smalti facciano l'effetto loro.
Lavoro quadro,
o
Lavoro di quadro
Quella sorta di lavoro, nel quale s'adopera la squadra, e le seste, e che à angoli, o cantonate; e così ogn'ordine di cornice, o cosa che sia diritta, o risaltata; si dice lavoro quadro, o lavoro di quadro; e questo lavoro si fa alcune volte liscio, ed altre intagliato.
Leccio
m. Albero ghiandifero, il cui legname è terso e pesante, e molto, simile in durezza alla Quercia, e serve a varj usi; come il legname di quella, in questo però differente da lei, di non aver bisogno di macerarsi nell'acqua, prima di porsi in opera.
Lega
f. V. Saldatura; ed è termine proprio degli Orefici, Argentieri, Monetieri, ed altri Artefici di metallo.
Legamenti
m.
Leghe
f. Termine architettonico, col quale denominano alcune pietre di gran lunghezza, o larghezza, con le quali usano di fermare, ne' recinti e grossezze delle muraglie, le parti di fuori con quelle di dentro, e gli ossami con gli ossami, acciocchè le minori pietre di esse muraglie e ossami restino collegate, e tengano più forte, il che fanno alle cantonate, per legatura e fortezza degli angoli.
Legare.
Strignere, con fune o catena o altra sorta di legame che che sia, o per congiugnerlo insieme, o per rattenerlo; il cui opposto , sciorre. Lat. Ligare, vincire.
Legatura
f. Il legare. ¶ E quello spazio che è cinto dal legame. Lat. Ligatura, vinculum.
Leggiadrìa
f. Un certo portamento della persona rappresentata in pittura così leggiero ed agile, ch'e' pare ch'ella si muova, e quasi non abbia peso, ma leggierissimamente si sostenti; è propria della gioventù, e spezialmente di Ninfe, e simili.
Leggiere
|
Leggieri,
e |
Leggiero
| add. Di piccol peso, contrario di grave. Lat. Levis.
Leggìo
m. Strumento di legno, fatto per uso di tenervi su il libro aperto, per poterlo leggere comodamente.
Leggìo.
Strumento di legno, del quale si servono i Pittori, per regger le tele o tavole, che essi dipingono, fatto per modo di potersi rizzare a pendìo più e meno, secondo il bisogno del Pittore.
Legnaiuolo
m. Artefice che lavora il legname. Lat. Faber lignarius, abietarius.
legname
m. Nome universale de' legni da fabbrica.
legno
m. La materia solida degli alberi. Lat. Lignum.
legnoso
add. Che tien del legno. Lat. Lignosus.
Lente
Lento
add. Arrendevole, pieghevole, non disteso, contrario di tirato.
Lente
f. V. Occhiale.
Leva
f. Strumento di qualsisìa materia soda, fatto a foggia di stanga, un'estremità della quale si sottopone a' corpi di gran peso per alzarli o muovergli di luogo, o si ficca nelle buche degli argani per fargli girare; e vale ad altri usi; dicesi da' Greci Mochlion, da' Latini Vectis. ¶ Di quì mettere a leva, che è lo stesso che sollevare alquanto da terra.
Levare.
Alzare, mandare in su. Lat. Levare, tollere. ¶ Per tor via. Lat. Adimere, tollere. ¶ In significato neutro passivo vale, inalzarsi, elevarsi.
Levar la vernice dal rame.
È quell'operazione che fa l'Intagliatore in acqua forte, dopo che à dato ess'acqua sopra il rame già intagliato, e si fa usando carboni dolci di Nocciuolo o Castagno bianco, dolce, fregando egualmente per tutto, con osservar però che sopra il lavoro non cada, nè rame, nè terra, nè altra cosa simile, perchè si potrebbe guastare. Levata poi la vernice perchè il rame resta schifo, per imbiancarlo si piglia acqua forte da partire, allungata con acqua pura, e con essa con l'aiuto di un pennello si laverà il rame con gran prestezza, acciò l'acqua non lo roda, e poi con acqua pura si finirà di lavare.
Levare
m. I Pittori chiamano propriamente un levare, quando una figura ritta aggravandosi sopra un sol piede posato in sul piano, tiene alquanto sospeso l'altro, a distinzione di quelle che posano in su due piedi, che chiamano un posare.
Licciaiuola
f. Strumento di ferro largo circa due dita, e lungo circa mezzo palmo, fatto a foggia d'una bietta, sfesso da una delle testate. Serve a' Segatori di legnami, per torcere i denti della sega, cavandogli di lor dirittura verso l'una e l'altra parte, acciò si faccia più larga l'apertura, onde la sega possa facilmente uscir del legno, e n'esca anche la segatura, che però usano per lo più torcere alla sega due denti per ogni trè, uno verso una parte, ed uno verso una altra.
Licenza pittoresca
f. Quell'arbitrio che si piglia il giudizioso Artefice, a tempo e luogo, di esprimere cose talvolta inverisimili; perchè non è men lecito a lui nelle sue pitture, ciò che fa il Poeta nelle sue poesìe, conforme al detto d'Orazio: Pictoribus atque Poetis Quidlibet audendi semper fuit æqua potestas; per esempio, concedesi al Pittore di rappresentare nello stesso tempo più persone, che furono in varj tempi, facendo, per via di dire, che un S. Piero favelli con un S. Francesco, e questa trasposizione di tempi, chiamata da' Greci Anacronismo, è necessarissima al Pittore, per la quale gli è lecito anche fare un S. Giovan Batista Uomo fatto in compagnìa di Cristo fanciullo, e simili, che possono dirsi tutti Anacronismi apparenti, quasi che si voglia inferire che S. Giovan Batista, in ogni tempo dell'età sua, contemplava la puerizia di Cristo, per la memoria che teneva. Evvi anche un'altra licenza detta dai Greci Antitopeia, cioè rappresentazione di persona da luogo a luogo, la quale, come che non sia tanto necessaria come l'Anacronismo, alle volte si usa dal Pittore per maggiore intelligenza e perfezzione della sua storia, come per esempio, il fare Erode presente all'uccisione degli Innocenti; Nerone e Diocleziano alla morte di molti Martiri, in esecuzione de' loro editti, ancorchè in quel tempo que' Tiranni fossero altrove, e simili, molto ben notate dal Paggi nella sua Tavola.
Lima
f. Strumento d'acciaio intagliato o dentato, che serve per assottigliare e pulire, ferro, marmo, pietra, legno, ed altre materie solide. Lat. Lima, schobina.
Lima
|
Raspa
|
Scuffina
| f. Quella lima con la quale gli Scultori di marmo e legno puliscono le loro figure; sene fanno di più sorte, cioè a coltello, mezze tonde, e a foggia del dito grosso della mano; e di più grandezze; la maggiore per lo più larga quanto due dita, e vanno diminuendo a proporzione fino alla minore, che per l'ordinario è della grossezza d'una penna da scrivere. Cellini.
Lime torte fatte a foggia di lingua,
per levar ne' marmi i colpi degli scarpelli, nelle parti tonde e vote.
Limare.
Assottigliare o pulire con la lima. Lat. Limare.
Limato
add. da limare, assottigliato con la lima, pulito con la lima. Lat. Limatus.
Limatura
f. Quella polvere che cade dalla cosa che si lima. Lat. Limatura, scobs. ¶ Pigliasi anche per lo limare.
Limbelluccio
Carniccio
m. V. Colla di limbellucci.
Linea
f. Lunghezza senza larghezza. Lat. Linea. Dannosi due sorte di linee, una delle quali si dice retta, e l'altra piegata o curva. Archim. La linea retta è la più corta che si tiri tra due punti; la curva o piegata è quella che da un punto all'altro cammina, non per la via più breve, ma col fare di se stessa alcun seno o piegatura. Alberti in Trat. di Pit. È però d'avvertire (secondo Fra Ignazio Danti nelle due regole) che quando si parla in termini pratici di disegno o prospettiva, non si può dire questa linea se non una lunghezza con tanta poca larghezza, che non può sensatamente esser divisa, e ne adduce il testimonio d'Aristotile nel secondo della Fisica. ¶ Dicono anche gli Architetti, linea quell'ultimo disegno che chiude intorno lo 'ntero spazio del sito.
Linea centrica.
Una linea diritta, che tagliando in due luoghi la circonferenza del cerchio, passi per lo centro del medesimo cerchio; questa linea, secondo i Matematici, nel tagliar che fa essa circonferenza del cerchio, non può mai fare con essa angoli retti.
Linea circolare.
Quella che abbraccia e contiene in sè tutto lo spazio del cerchio.
Linea composta, eccentrica, convessa, e concava in diverse parti.
Si trova chiamata da alcuni Autori quella, le cui circulari porzioni riguardanti centri opposti, con facil piegatura la rendono nel sodo delle materie in parte concava, e in parte convessa, come segue per esempio in que' Membri degli Ornamenti, che gli Architetti chiamano onde, o gole diritte o rovesce.
Linea composta, eccentrica, spirale, o involta.
Quella che con varie porzioni circolari sopra diversi centri raggirando s'involge e termina in un punto, che si dice centro dell'involta linea.
Linea concludente.
Alcuni Scrittori di prospettiva dicono concludente quella linea, che tirata dalla fommità di quella dell'altezza, scorre sempre equidistante a quella del piano; fra l'una e l'altra delle quali è contenuto tutto ciò che il Prospettivo vuol disegnare.
Linea dell'altezza.
Quella, che cadendo sopra la linea del piano, fa con essa angoli retti. In questa linea il Disegnatore determina l'altezza della cosa ch'egli intende far vedere in disegno.
Linea del piano.
Appresso i Prospettivi è quella, che prima d'ogn'altra tira il Disegnatore, con la quale rappresentasi il piano Orizzontale, cioè quella pianezza che in superficie di terreno o d'altro sito al medesimo Orizzonte equidistante, e sopra la quale quello che opera, innalza ciò che egli vuol disegnare.
Linea diagonale.
Quella linea retta che nelle figure quadrangolari si distende da uno angolo all'altro degli opposti; ed è termine Geometrico. I Pratici volgarmente la chiamano, linea a schisa, in tralice, a sghembo, a sghimbesci. ¶ E in termine di prospettiva è quella che passa per gli angoli de' quadri digradati; e si dice diagonale, perchè camminando sempre al punto della distanza, passa per essi angoli de' quadri digradati.
Linea mista.
Quella che è composta di linea retta e di curva.
Linea orizzontale.
Termine di prospettiva: e dicesi quella linea, che stando al livello dell'occhio termina la vista nostra.
Linea perpendicolare.
Quella retta, che cadendo sopra un'altra retta, fa gli angoli fra loro eguali, chiamati retti.
Linea torta
L'Alberti chiama linea torta una parte di cerchio, la quale si dice altrimenti, arco: e quella linea, che va dall'uno all'altro punto della torta, chiama corda; e quella, che dal punto di mezzo della corda si parte, lasciandosi dalle bande angoli eguali, e va fino all'arco, chiama saetta. Quella che partendosi dal punto immobile o centro che è dentro al cerchio, va fino alla linea torta del cerchio, dice raggio; e quella linea, che arriva all'un e l'altra parte del cerchio, passando per lo centro, dicesi diametro.
Linee equidistanti.
Appresso a' Mattematici sono le stesse che le parallele. ¶ E linee parallele o equidistanti sono quelle, le quali essendo in un medesimo piano, e prolungate in infinito dall'una e dall'altra parte, non solo non si congiungono mai insieme, ma si conservano nella medesima lontananza fra di loro.
Linee parallele prospettive.
Quelle veramente paralelle che appariscono andarsi a congiugnere nel punto orizzontale; e sebbene queste di lor natura non si congiugnerebbon mai (come ferma Euclide alla definizione 35. del primo) contuttociò si dice che vanno a congiugnersi nel punto orizzontale, perchè il Prospettivista considera le cose, non come sono, ma come dall'occhio son vedute; ed essendo che tanto minori appariscano, quanto più da lontano l'occhio le vede, è necessario il dire, che le linee paralelle prospettive secondo quello apparisce all'occhio, vadano a congiugnersi nell'orizzontal punto. Fra Ignazio Danti.
Lineamento
m.
Lineazione
f. Disposizione di linee. Lat. Lineamentum.
Lineamenti
|
Contorni,
o |
Dintorni
| m. Un retto e prefisso portamento di adequate linee, ad effetto di dimostrare la specie di qualsivoglia cosa. Le linee altre sono estreme, quando abbracciano gli estremi; altre si dicono intermedie, quando noi vogliamo significare le cose di mezzo, o distinguer le congiunture delle membra. La maniera di condurre le linee ambienti, a cagione della varietà degli atti, è diversa, e quasi infinita. Pomp. Gaud. in Dial.
Lingua
f. Membro del corpo dell'animale, destinato a distinguere i sapori e formar la voce.
Lingua. Muscoli della lingua.
V. Muscoli.
Lingua di Vacca.
Sorta d'incudine, la quale adoprano coloro, che fanno figure o vasi, o altra che sia cosa di piastra di metallo.
Liquefare.
Struggere, far liquido. Lat. Liquefacere.
Liquefatto
add. da liquefare, strutto, liquido. Lat. Liquefactus.
Liquidare.
Far divenir liquido. Lat. Liquare, liquefacere.
Liquidire.
Divenir liquido. Lat. Liquescere.
Liquidità;
f. L'esser liquido.
Liquido
add. Flussibile, corrente, che à della natura del liquore. Lat. Liquidus, mollis.
Liquore
m. Termine generale di tutte quelle cose, che sono simili all'acqua, nello spargersi, e trascorrere.
Lista
f. Uno de' Membri dell'Architrave. V. Membra degli Ornamenti.
Lista,
o
Listella
f. V. Membra degli Ornamenti.
Litargilrio
m. Dalla voce greca Lithargyrion, che significa pietra d'argento. Spuma d'argento, generata da una terra chiamata piombaria che si fa ardere finchè s'infuochi. ¶ Fassi ancora il detto litargirio di lamine di piombo messe nel fuoco. À questo, oltre a varie virtù medicinali, tanto del diseccante, che fa sì, che l'olio di noce o di lino prestamente secchi; che però i Pittori usano metterlo nell'olio cotto, per macinar con esso quei colori che in lunghezza di tempo, e con difficoltà seccherebbono.
Lizza
f. Riparo o trincea.
Loggia
f. Edifizio aperto, la cui copertura si regge su gli architravi, e questi in su' pilastri, e colonne. Lat. Pergula, perystilium.
Lombo
m. Parte muscolosa del corpo dell'animale, che cuopre l'arnione, ed appartiene al ventre.
Longitudine
f. Lunghezza; ed è termine della Cosmografia. Lat. Longitudo.
Lontananza
f. Lunga distanza di luogo a luogo. Lat. Longinquitas.
Lontano
add. Remoto, distante per lungo spazio a luogo a luogo. Lat. Longinquus.
Lontano
avv. Lat. Longè, procul.
Loto
m. Fango. Lat. Lutum, coetum. ¶ E loto dicesi certa terra immorbidita con l'acqua, nella quale gli Scultori bagnano, o intridono panni lini, per vestir con essi i modelli delle figure, che debbono mettere in opera, acconciando essi panni intorno al modello, per modo che vengono, a far quelle pieghe le quali vogliono, che abbia il vestito della statua.
Luce
f. Ciò che illumina, splendore. Lat. Lux, splendor.
Lucente
add. Che luce, che à splendore, risplendente.
Lucentezza
f. Lo esser lucente.
Lucidare.
Copiare per via di luce. Termine proprio de' nostri Artefici; il che si fa in diverse maniere, o con l'aiuto di carte unte e trasparenti, o con carte fatte di colla di pesce, o con specchi, o con veli neri tirati sul telaio; prendesi uno de' soprannominati strumenti e ponendolo sopra la pittura o disegno, che si vuol copiare, acciocchè, trasparendo al disopra i contorni, vi si possan fare per l'appunto, senza la fatica dell'immitargli a forza del giudizio dell'occhio, e ubbidienza della mano; e si posson poi calcare sopra carta, o altro, dove si vorranno copiare. Del velo nero tirato sopra un telaio si vagliono nell'opere grandi in questa forma che postolo sopra la cosa da lucidarsi, d'intornano sopravi con gesso; di poi posano il velo sopra la tavola, o tela, dove vogliono operare, e battendolo, e strofinandolo leggiermente, fanno sopra esse cadere il contorno di gesso: invenzioni tutte, che da chi sa poco, si adoperano con poco frutto; perchè le più squisite minutezze de' dintorni, nelle quali consiste la perfezzione del disegno, con tali istrumenti non si pigliano mai in modo, che bene stieno. Dico da chi sa poco; perchè possono gli eccellenti Artefici valersene con utilità, pigliando dal lucido il dintorno d'un certo tutto, e poi riducendo le parti con maestra mano a stato perfetto.
Lucidezza
f. L'esser lucido.
Lucido
add. Terso, liscio, rilucente. Lat. Lucidus, clarus, perspicuus.
Lucido
m. Il lucidare; e lo strumento da lucidare.
Lumaca
f. V. Chiocciola.
Lume
m. Splendore illuminante nato dalle cose che rilucono. Lat. Lumen. ¶ Per luce, e per qualsivoglia cosa, che riluca. ¶ I Pittori chiamano lume quella chiarezza, che ridonda dal reflesso dello splendore o lume, sopra la cosa illuminata, cioè un color chiaro apparente nella cosa colorita a simiglianza del vero; questo digradando dolcemente verso lo scuro, o ombra, che vogliam dire, serve alla pittura, per far rilevare, e risaltare la cosa rappresentata; ed il dare quel color chiaro dicono lumeggiare. Questi lumi si fanno più e meno chiari secondo la digradazione del rilievo.
Lumeggiare.
V. Lume, ed Oro macinato.
Lumiera
f. Strumento atto a tener in sè molti lumi.
Luminaria
f. Festa di lumi, nella quale per lo più si sogliono adoperare lanternoni. Soglionsi far queste di notte tempo, in occorrenza di venute di Principi, o di nuove di grand'allegrezza.
Luminoso
add. Pien di lume, lucente risplendente. Lat. Luminosus.
Luna
f. Il pianeta più vicino alla terra. Lat. Luna.
Lunetta
f. Diminutivo di Luna; piccola Luna, e per lo più è un'ornamento d'oro per gli orecchi delle donne, fatto a mezzo cerchio a similitudine della Luna falcata.
Lunetta.
Termine d'Architettura. Ed è quello spazio a mezzo cerchio, o ad altra porzion di cerchio, fatto nella muraglia fra l'uno, e l'altro peduccio delle volte
Lunghezza
f. Prima spezie di dimensione, considerata in cosa materiale. Lat. Longitudo. ¶ Applicata a cose immateriali vale continuazione, o durazione. Lat. Prolixitas.
Lungo
add. Che à lunghezza, ed è contrario di corto.Lat. Longus.
Lungo
m. Lunghezza. Lat. Longitudo.
Luogo
m. Termine contenente i corpi. Lat. Locus.
Lustrare.
Pulire una cosa, e farla rilucente. Lat. Perpolire.
Lustro
m. Splendore, lume, tersezza. Lat. Lumen, splendor.

M

Macchia
f. Segno che lasciano i liquori, i colori, e le sporcizie, nella superficie di quelle cose, ch'elle toccano, o sopra le quali cadono. Lat. Macula. ¶ I Pittori usano questa voce per esprimere la qualità d'alcuni disegni, ed alcuna volta anche pitture, fatte con istraordinaria facilità, e con un tale accordamento, e freschezza, senza molta matita o colore, e in tal modo che quasi pare, che ella non da mano d'Artefice, ma da per sè stessa sia apparita sul foglio o su la tela, e dicono; questa e una bella macchia. ¶ Macchia nelle pietre di varj colori, dicesi quel colore, che pare di sopra più a quello del fondo; e di quì chiamansi le stesse pietre macchiate, ed è una bella qualità di esse pietre, con la quale si rendono più vaghe. ¶ A simiglianza di queste chiamansi macchie quelle diverse sorte di colore con le quali artificiosamente son macchiati i fogli, che si dicono marezzati. ¶ E macchia significa bosco folto ed orrido, e tal'ora semplice siepe. Lat. Vepretum. ¶ E di quà, come che in tali macchie si nascondano, e fiere e ladroni a fare furtivamente loro malefizj, dicesi, fare che che sia alla macchia, per farlo nascosamente, furtivamente; così delli Stampatori, Monetieri, o Falsatori di monete, che senza alcuna Autorità del pubblico stampano o lavorano, dicesi stampare, o batter monete alla macchia. Anche appresso i Pittori usasi questo termine ne' ritratti ch'essi fanno, senza avere avanti l'oggetto, dicendo ritrarre alla macchia, ovvero questo ritratto è fatto alla macchia.
Macchiare.
Imbrattare. ¶ Prendesi dai nostri Artefici per colorire alla prima.
Macchiato
add. da macchiare, imbrattato. ¶ Aggiunto a' marmi naturalmente (e a' fogli artificiosamente) tinti di varj colori, e lo stesso, che aspersi, e mischiati di diversi colori.
Macchina
f. Nome generico d'ordingo mecanico, da Vitruvio vien definita così, essere una perpetua, e continuata cognizione di materia, che à grandissima forza a i movimenti de' pesi. Distinguonsi dal medesimo le macchine in tre sorte. Una che è per ascendere, chiamata da' Greci Acrovaticon, quasi andamento all'insù ed è quando sarà posta in modo, che dirizzati in piedi i ritti, e collegate le traverse, si ascenda senza pericolo a guardare l'apparato; fra questa sorta anno luogo principalmente le scale, le quali si appoggiano alle muraglie. L'altra sorta si dice Spirale, da' Greci Pneumaticon; ed è quando l'aria (o spirito) scacciata con le compressioni suona le percosse, e le voci espresse, come a lungo tratta Erone ne' suoi Spirali. L'altra si dice da' Greci Vanauson, e serve per tirare; ed quella con cui si tirano i pesi, o alzati si ripongono; e questa si dice esser più eccellente dell'altre, perchè apporta comodi maggiori, e opera cose magnifiche per uso degli uomini. Credesi per taluno, che sieno una stessa cosa, macchina e strumento; e pure v' gran differenza fra loro: Perchè le macchine con aiuto di più uomini si muovono, ovvero per aver maggior forza, fanno anche più maravigliosi effetti, come gli argani, baliste, e i torcoli; là dove gli strumenti con un tocco prudente fanno l'uficio loro.
Maccianghero
add. V. Tozzo.
Macigno
m. Sorta di pietra bigia, della quale si fanno conci per gli edifizi, e le macini da mulino. ¶ Pigliasi alcuna volta per pietra in universale.
Macinare.
Ridurre in polvere che che sia e particularmente il frumento e l'altre biade. Lat. Molere. ¶ Vale ancora minutissimamente tritare. Lat. Conterere. ¶ E macinare dicono i Pittori, per stritolare minutissimamente i colori sopra d'una pietra col macinello, e di poi incorporarli con acqua, o con olio di noce o di lino, per rendergli atti a poter dipignere.
Macina,
e
Macine
f. Macchina, che è composta di due pietre ritonde, per uso di macinare il grano, e l'altre biade, una delle quali muovensi con altri ordigni adattati, o da acqua, o da vento, o da giumenti, o da uomini.
Macinatore
Macinello
m. Strumento di legno, atto a muoversi con le mani per macinare i colori sopra d'una lastra di Porfido, o d'altra pietra dura; à questo dalla parte di sotto incastrato un pezzo di Porfido alquanto rotondo, col quale si stritolano, e ben s'impastano i colori.
Macinatore
m. Artefice, che macina i colori de' Pittori.
Madre
f. Fra gli strumenti s'intende quello, nel quale vi s'incastri, o vi si formi dentro che che sia, per esempio nella vite la chiocciola chiamasi la madre V. Punzone.
Madreperla
f. Conchiglia, o guscio di quel pesce di mare, nel quale si generano le perle. À la superficie esteriore ruvida, e scagliosa, e l'interiore liscia, del colore similissimo alla perla, e quasi dissi della qualità stessa: e questa e la ragione: per la quale il Cardano (de subtilitate) non approva l'oppinion di Plinio, che la perla si generi nell'ostrica marina, la quale aperta in superficie dell'acqua riceva in sè le rugiade cadenti dal Cielo, e poi profondandosi nel mare le converta in perle; poi che dice egli esser tale, e tanta la disposizione dell'ostrica alla generazione della perla, che la propria Conchiglia è, per così dire, la stessa perla; essendo che con la Madreperla si contraffanno alcune volte tanto bene le perle, che le fabbricate dalla Madreperla appena da buon Professore possono esser riconosciute e distinte dalle naturali. Comunque sia la cosa, servono queste Madreperle agli Artefici nostri per far bellissimi ornamenti di grotte, e fontane, pavimenti, mosaici, tarsíe, bassirilievi, ed anche figurette tonde. E qualche buon Pittore se n'è servito per dipignervi dentro capricci, e figure.
Maestro
m. Uomo ammaestrato e dotto in qualche arte o in qualche scienza. Lat. Magister. ¶ Per colui che insegna la propria professione, arte, o scienza. Lat. Magister, præceptor, doctor. ¶ Per titolo d'uomo perito in qualche professione. Lat. Magister. ¶ Per padrone di bottega.
Magagna
f. Difetto, mancamento. Lat. Vitium, menda.
Magagnato
add. Che à magagna. Lat. Corruptus, vitiatus, mendosus.
Magazzino
m. Stanza dove si ripongono ogni genere di grasce, o mercanzìe.
Maggiore
add. Più grande. Lat. Maior.
Maglio
m. Strumento di legno in forma di martello, ma di molto maggior grandezza. ¶ Maglio ancora è un'arnese appartenente alla macchina detta Castello, col quale si danno colpi per ficcare i pali nel fare le palafitte. ¶ E maglio un piccolo martelletto ritondo di legno, armato di ferro con asta assai lunga, per uso di giuocare a quel giuoco detto palla a maglio.
Magnano
m. Artefice di ferro di lavori minuti, ed è quello che fa i serrami per chiuder le porte degli edifizj.
Mammilla
f. Voce Latina; Poppa. Lat. Mammilla.
Mandorla
f. Frutto dell'albero detto mandorlo.Lat. Amigdalum. Questo frutto fatto di figura simile al rombo de' Matematici. ¶ È di quì lavoro a mandorla, altrimenti detto mandorlato o ammandorlato, quello che è fatto e composto di tal figura. ¶ Mandorla ancora è un'ornamento dell'Ordine Gottico, di figura ad angolo acuto, quale facevano sopra le porte, finestre, nicchie, tabernacoli, e simili.
Mandorlato,
e
Ammandorlato
add. V. Mandorla.
Mandorlo
m. Sorta di Albero fruttifero di scorza legnosa, il cui legname di quegli, che genera la gomma, o orichicco; ed è buono a molti lavori, particolarmente di tornio.
Mandriano
m. Strumento di ferro, del quale si servono i Gettatori di metallo, per percuoter la spina della fornace, affinchè il metallo fuso esca, e nell'uscire non vada con tanto impeto, che faccia pigliar vento nella bocca della forma.
Maniera
f. Modo, guisa, forma d'operare de' Pittori, Scultori, o Architetti. Intendesi per quel modo, che regolarmente tiene in particolare qualsivoglia Artefice nell'operar suo; onde rendesi assai difficile il trovare un'opra d'un maestro, tutto che diversa da altra dello stesso, che non dia alcun segno, nella maniera, di esser di sua mano, e non d'altri: Il che porta per necessità ancora ne' maestri singularissimi una non so qual lontananza dall'intesa imitazione del vero, e naturale, che tanta, quanto quello, che essi con la maniera vi pongono del proprio. Da questa radical parola, maniera, ne viene ammanierato, che dicesi di quell'opre, nelle quali l'Artefice discostandosi molto dal vero, tutto tira al proprio modo di fare, tanto nelle figure umane, quanto negli animali, nelle piante, ne' panni, e altre cose, le quali in tal caso potranno bene apparir facilmente; e francamente fatte; ma non saranno mai buone pitture, sculture, o architetture, nè avranno fra di loro intera varietà ed vizio questo tanto universale, che abbraccia, ove più ove meno, la maggior parte di tutti gli Artefici.
Maniera cruda.
Dicesi quella di quei Pittori, che non sapendo valersi delle mezze tinte, trapassano senza termine di mezzo, quasi da profondi scuri agli ultimi chiari; e così fanno le loro pitture con quasi niuna imitazione del vero, e senza rilievo. Dicesi ancora di coloro, che poco pratichi dell'accordamento delle tinte, nel passare da un colore ad un'altro, non osservano la dovuta proporzione; a guisa di chi sopra bianchissima carta, getta nerissimo inchiostro; e come per esempio quando lo scuro degli occhi, del ciglio, o delle narici, o il rosso della bocca, dall'Artefice sarà caricato tanto, che nè avra quello scuro, o quel rosso, alcuna proporzione col carnicino del viso.
Maniera dilavata,
quella di chi colorisce, senza forza o rilievo; le cui pitture, per la debolezza della tinta, tengono più del chiaroscuro, che del colorito dal naturale.
Maniera forte, o gagliarda;
di quel Pittore, che a forza di profondi scuri, e vivi chiari, con mezze tinte appropriate, fa spiccare, e molto rilevare le sue figure sopra il piano della tavola.
Maniera gretta.
Termine, che si oppone a quello, che noi diciamo manierona: ed è di quell'Artefice, che opera poveramente, e freddamente; cioè senza magnificenza, senza franchezza, con poco artifizio e invenzione, senza abbigliamenti, o alcuna altra di quelle parti, che rendono l'opera ammirabile, e curiosa.
Maniera ideale.
Termine usato da Luigi Scaramuccia Pittor Perugino, nel suo Libro intitolato, le finezze de' pennelli Italiani, per esprimere la maniere di quell'Artefice, che nell'operar suo non istà tanto avviticchiato al naturale, che si scordi del tutto, di ciò che à osservato nel più bello della natura, e nell'opere de' più subblimi Maestri.
Maniera languida:
Contrario di maniera risentita.
Maniera legnosa;
di quel Pittore, che quantunque abbia buon colorito, invenzione, e altre belle qualità contuttociò, per una certa infelicità del gusto suo nel fare sveltire le parti delle figure, e dare ad esse moto, e prontezza, con un certo colorir terminato, le fa apparir dure, quasi che fossero ritratte, non da persona viva, ma da una statua di legno dipinta. Questo vizio si riconosce più dal tutto, che dalle parti, le quali bene spesso possono apparire, ciascheduna da sè ben disegnate, ben colorite, e abbigliate; e con tuttociò esser cariche di questa bruttura, la quale si scorge in molti di coloro principalmente, che nel Secolo passato vollero imitare il divino Michelagnolo nel muscoleggiare, e abbigliare le figure; il che fa conoscere quanto sia la differenza da colui, che nell'operare và a seconda d'un'altro, benchè singulare nell'arte, a quello che seguita un chiaro lume del proprio intelletto, che le ragioni del ben fare alla mano somministra. Questo accidente fu dall'alto ingegno di quel subblime Artefice preveduto; quando ebbe a dire una volta: Questa mia maniera vuol fare di molti goffi Artefici
Maniera Lombarda.
Dicesi di quegli Artefici, che anno procurato d'immitare il bello e natural modo di colorire de' più celebri Pittori Lombardi.
Maniera risentita.
Contrario della Maniera languida. Di quell'Artefice, che nel ritrovar de' muscoli delle figure procede con molto ardire, e gagliardia; e nell'arie delle teste, negli scorci, ne' moti, e nell'espressione degli affetti, elegge sempre ciò che è più vivace, apparente, e che nel naturale rare volte si vede in uno stesso soggetto. ¶ Da questa radice forse derivarono gli Scultori, quel termine, che essi dicono Risentire, che è (dopo aver nella forma, fatta sopra testa d'uomo morto, messa la cera) andar con istecchi affondando più i fondi, e alzando le parte rilevate del getto, per levare così quelle languidezze cagionate nel cadavero dalla morte. Lo stesso fanno, dopo aver gettate figure pur di cera, dentro a forme talvolta, stracche e logore, riducendo il getto a freschezza con affondare ed inalzare, affine di ridurlo in quello stato, che sarebbe, se pure allora stato fosse modellato dall'Artefice. E questo risentire diconlo anche ritrovare.
Maniera secca.
Di quell'Artefice, che nell'opera sua procede in tal modo, che fa vedere più di quello, che la natura nel naturale, da esso rappresentato, solita di far vedere: ovvero di colui che dintorna seccamente, cioè senza alcuna morbidezza, l'opere sue: ed anche di colui, che per poca intelligenza di chiari, e scuri, di disegno, e d'invenzione, non dà loro, nè rilievo, nè abbigliamento, nè verità.
Maniera svelta,
Contrario di maniera tozza, atticciata, o maccianghera: e si dice a quel modo di fare in pittura, scultura, e architettura, che tanto nel tutto, quanto nelle parti, con bel garbo e senza vizio, fa apparire anzi sottigliezza e lunghezza, che grossezza e cortezza, qualità della maniera tozza, atticciata, e maccianghera.
Maniera tagliente.
V. Tagliente.
Maniera tozza, e atticciata.
V. Maniera svelta.
Maniera trita.
V. Trito, e Tritume.
Manierona
f. Termine col quale esprimono i nostri Artefici, il modo, la guisa, o la forma d'operare magnifico e franco contrario del tutto all'operar gretto e stentato.
Mano
f. Quel membro dell'uomo, in cui termina il braccio, e dal quale come da radice ne risultano le dita di essa mano. Lat. Manus.
Mano estrema.
V. Scheletro.
Mano. Muscoli della Mano.
Vedi. Muscoli.
Mano. Osso della mano.
V. Scheletro.
Manovale
m. Quegli, che serve al Muratore, a portargli le materie per murare.
Manovella
f. Stanga, con la quale si mettono a lieva, e s'aiutano a muovere cose pesanti, detta da' Greci Hypomochlion, quasi sottostanga.
Mantice
m. Strumento, che per una parte attrae l'aria nell'essere alzato, e la manda poi fuori per una canna nell'esser lasciato andare, e talora l'una e l'altra operazione si fa nel muovere i suoi estremi: Serve agli Artefici, che maneggiano fuoco, e particolarmente a quei che fondono metalli, e lavoran ferro: ma vale ancora per tutte quelle macchine, che per via d'aria fanno loro operazioni, come sono, per esempio, gli Organi da sonare.
Manuale
add. Fatto con mano. Lat. Manuarius.¶ Aggiugnesi ancora a professione e a Professore che opera con mano.
Marezzato
add. Lavorato di Marezzo
Marezzo
m. Lavoro fatto a onde, a similitudine del Mare, o sia naturalmente o artificiosamente fatto. fatto dalla natura si vede in alcune sorte di legnami, pieni di simili onde, sebbene tutte d'un medesimo colore; dall'Arte vengono tinti, quei fogli ripieni d'onde di varj colori, che perciò si dicono comunemente marezzati; ed a noi vengono di Francia, e di Fiandra.
Margarita,
e
Margherita
f. Voce Greca, la quale significa quella sorta di pietra preziosa, che noi più comunemente diciamo, perla. Lat. Unio, margarita.
Marmo
m. Pietra fine, e dura; di diverse spezie, e colori.
Marmo bianco del Monte a S. Giuliano,
montagna del territorio di Pisa in Toscana. Una qualità di marmo, che tiene al quanto dell'Alberese. Di questo è incrostato per di fuori il Duomo e il Campanile di quella Città.
Marmo bianco di Parigi.
Una Pietra descritta da Benvenuto Cellini: ed è di color bianco alquanto torbidiccio, e tanto dolce e gentile, che quando si cava si può lavorare co' ferri da legno; ma in processo di tempo piglia una durezza, particolarmente nella superficie, simile a quella degli altri marmi: e dicono ancora trovarsene in Inghilterra.
Marmo bianco di Seravezza e di Campiglia in Toscana.
Una qualità di marmo, buono per lavoro di quadro e qualche poco per figure.
Marmo bianco senza vene.
Un marmo di finissima grana, e grandissimo di mole, il quale si cava nella Grecia. Questa è quella sorta di pietra, della quale gli antichi fecero le grandissime statue tanto note, fra le quali si ammirano in Roma, il Gigante di Monte Cavallo, ed il Nilo di Belvedere. Lavorasi questo marmo con gran facilità.
Marmo bianco; sue qualità in universale.
Anno i marmi bianchi un tale sdegno verso ogni cosa, la qual bianca non sia, che tocchi da calcina, perdono la loro bianchezza, e si tingono di macchie sanguinolenti; da olio, diventano pallidi; da vino rosso, si fanno paonazzi, e se a sorte son bagnati dall'umido, che esce dal castagno, diventano neri fino al di dentro; e non vi è forza di scarpello, che basti a tor via quella bruttura.
Marmo nero.
Una sorta di marmo, che si cava in Toscana, con la quale, insieme con marmo rosso, e marmo bianco, è incrostato per di fuori tutto l'edifizio del Tempio maggiore di Firenze, detto il Duomo. Vas. Introd.
Marmo nero di Carrara di più sorte;
alcuna, che tira al bigio; altra mischiata di rosso; ed altra con vene bige, le quali si veggono sopra la superficie de' marmi bianchi: pigliano quel colore, quando sono offesi dall'aria e dall'acqua.
Marmo rosso.
Una sorta di marmo, che si cava in Toscana, con la quale, insieme con marmo nero, e marmo bianco, è incrostato per di fuori tutto il Tempio del Duomo di Firenze. Vas. Introd.
Marmo trasparente.
Una sorta di pietra che si cava nella Grecia, e in tutte le parti Orientali: di color bianco gialliccio; e fu adoperato dagli Antichi, per edifizi di bagni, e stufe, e per que' luoghi, dove avessero potuto gli abitatori essere offesi dal vento. Veggonsene nella Tribuna di S. Miniato a Monte, vicino a Firenze, soppannate le finestre di essa, per il qual soppanno traspare la luce, particularmente quando sono battute dal Sole; trovasene ancora in opera in altri luoghi di Toscana.
Marmoreo
add. Voce Latina. Di marmo. Lat. Marmoreus.
Marra da calcina
f. Strumento di ferro noto, con cui si maneggia la calcina alla Cola, e quando si vuol mescolare con la rena, che diciamo far la calcina: è fatto questo strumento a foggia di marra d'agricoltura, (con suo manico di legno) ma nell'estremità ritondo.
Martellare.
Perquotere col martello. Lat. Malleare, malleo percutere.
Martellina
f. Una sorta di martello d'acciaio, che da una parte à la bocca, cioè il piano da picchiare, e dall'altra il taglio; ed è proprio strumento de' Muratori. ¶ E martellina è un'altra sorta di martello, col taglio dall'una e l'altra parte, intaccato e diviso in più punte a diamante, la quale serve a' Maestri di scarpello, per lavorar le pietre dure; perchè macera la superficie smossa dalla subbia, che per altro sarebbe difficile a tagliarsi.
Martello
m. Strumento per uso di battere e di picchiare; ed è di più sorte: le sue parti son tre, l'occhio che è un foro o apertura per lo più nel mezzo di esso, dove si ferma il manico di legno; la bocca, che è una delle parti con la quale si batte per piano; e la penna, che è di diverse figure e forme, secondo l'uso, a che sarà destinato il martello.
Martello da battere a mazzetta.
Il martello di cui si servono coloro che lavorano figure e vasi di metallo, per istender la piastra di esso; sono tali martelli di più forme, cioè martello da tasso che batte per piano, ed altri che battono con penna mezza tonda.
Martello da Legnaiuoli.
Una sorta di martello di ferro non molto grande, di forma quadrangolare, da una parte con la bocca piana da picchiare, e dall'altra col granchio per mettere a lieva, e cavar chiodi; ed è questo granchio la penna del martello stiacciata e augnata, divisa per lo mezzo, e piegata alquanto allo 'ngiù.
Martello da mettere in fondo.
Una sorta di martello di ferro, grosso in mezzo, e nell'estremità delle due penne sottile, e di figura mezza tonda; strumento proprio degli Argentieri, ed altri Maestri di metallo, che lavorano figure e vasi, per lavorare le di loro parti concave.
Martello d'appianare.
Una sorta di martello di ferro usato dagli stessi Artefici di metallo: è egli di figura tonda, e nelle facce delle due penne interamente piano; e serve per istiacciar la piastra di metallo, e renderla piana,
Martello da tasso.
Una sorta di martello grosso e gagliardo, con bocca tonda e spianata in fronte, e penna mezza tonda; e serve per istiacciare la piastra del metallo (che debbono gli Artefici lavorare) sopra l'incudine detta tasso, che è un'incudine grossa, e per lo più quadrangolare o tonda, e in superficie piana e liscia.
Martello da tirare.
Una sorta di martello di ferro, colla penna schiacciata, e nella estremità mezza tonda, usato da coloro, che lavorano figure ed altre cose d'argento, per allungare e dilatare le verghe o fasce di metallo, o altro che sia.
Martinello
m. Strumento di legno a guisa di piccola colonnetta portatile, e cerchiata di ferro; ed à dentro di sè accomodata una vite lunga, quasi per la lunghezza dello strumento; questa vite à dalla parte superiore una gruccia pure di ferro, la quale nel girarsi, a forza di leve messe in certi anelli, si va a poco a poco alzando fuori del legno allo 'nsù, con tanta violenza, che sottomessa ad eccedentissimi pesi, gli alza facilmente: à ancora nel fondo appiccata una staffa di ferro, come una zappa, destinata pure ad uso d'alzar pesi.
Mascella
f. detta dagli Anatomisti, mandibula. Quell'osso della bocca nel quale son fitti i denti. V. In Scheletro Mandibula.
Maschera
f. Faccia o testa finta: fassene di più sorte, come di cartapesta, di cartone, di velluto, e d'altre simili materie.
Mascherone
m. Accrescitivo di maschera, vale maschera grande. ¶ E mascherone dicesi ad una sorta di scultura, che rappresenti un volto o faccia, che abbia del maccianghero, simile a quella, che fingonsi avere i Satiri, i Bacchi, i Venti: e per lo più si suole mettere alle fontane, per finger che dalla lor bocca n'esca l'acqua, ed in altri luoghi per ornamento, come mensole.
Mascheroncino
m. Diminutivo di mascherone, scultura.
Massiccio
add. Che à dell'essere del masso; e si piglia ancora per, grosso, solido, forte.
Masso
m. Sasso grandissimo radicato in terra.
Mastacco
add. Atticciato, fatticcio, maccianghero.
Mastica
f. |
Mastice
f. |
Mastico
m | Ragia di Lentisco, di cui fa menzione Dioscoride. ¶ Per una certa colla, che fanno i Legnainoli, con cacio, acqua, e calcina viva: servivansene già, per unire i legni insieme, sebbene al presente è molto dismessa, adoprandosi in quella vece, colla che si dice da Legnaiuoli.
Mastio della Vite.
V. Vite.
Matematica,
e
Mattematica
f. Scienza intorno alla quantità.
Materia
f. Soggetto, o principio di qualunque componimento, o sensibile, o intelligibile.
Materiale
add. Attenente a materia. ¶ Per semplice, rozzo; e dicesi di tutte le cose che non sono raggentilite, e ripulite dall'arte.
Materiale
m. Sotto questa voce intendonsi tutte le materie, con cui si fabbrica, come bronzi, marmi, ferramenti, legnami, calcina, mattoni, rena, e simili.
Materialità;
f. Lo esser materiale.
Matita
f. Sorta di pietra tenera per uso ai nostri Artefici di disegnare. Vien dalla Voce Greca Hoematites, dall'aver color del sangue che dicono Hoema. V. Lapis Amatita.
Matita rossa.
Una sorta di pietra tenera, che ci viene a noi in pezzetti, la quale segata con sega di fil di ferro, e ridotta in punte, serve per disegnare sopra carte bianche e colorate. La migliore viene d'Alemagna.
Matita nera.
Una sorta di pietra nera che viene a noi in pezzi assai grandicelli, e si riduce in punte, tagliandola con la punta d'un coltello; serve per disegnare sopra carta bianca, e colorata. Cavasi questa ne' monti di Francia, ed in diverse altre parti; ma la migliore viene di Spagna.
Matita rossa, e nera, e suo uso.
Oltre al servire ciascuna di esse da per sè, per uso di disegnare disegni, o rossi, o neri, serve ancora adoprandosi l'una e l'altra insieme da intendenti e pratici pittori, o sia in carte colorate (lumeggiandole col gesso) o sia in carte bianche, per condurre a perfezzione, teste al naturale, e figure tanto vaghe, che paiono colorite. Singulari in simili facultà sono stati Cristofano Allori, e Andrea Commodi, celebri Pittori Fiorentini; e di Cristofano Roncalli dalle Pomarance, luogo del Volterrano, Pittore di chiaro nome, veggonsi disegni in matita rossa e nera, di tanto rilievo, e così ben maneggiati, che paiono veramente dipinti.
Matitatoio
m. Strumento di metallo lungo quasi mezzo palmo, e grosso quanto una penna da scrivere, accomodato per modo da potere nell'estremità fermarvi il gesso e la matita ridotta in punte, a fine di servirsene a disegnare.
Mattoni,
o
Quadrucci
m. Una sorta di lavoro di terra, fatto con proporzionata misura, di forma quadrangolare, e cotto in fornace. Lat. Lateres. Con queste si alzano smisurate moli di fabbriche d'ogni sorte. L'uso suo è antichissimo; essendo che di questi fu fabbricata la famosa torre di Babelle, e le maravigliose Piramidi d'Egitto: e ci è stato, fra gli antichi, chi se n'è servito per edificazione di regij palazzi, e Tempi. In Toscana i migliori formansi di terra che tien di creta, e che biancheggia, ed anche di sabbione maschio, che è una qualità di terra, la quale pende in rosso. Non è atta a buon lavoro la terra pietrosa, sabbionosa, e renosa; è però ottima la terra Samia, l'Autina, e la Modanese; in Ispagna la Sagundea, e nell'Asia la Pergamea.
Matton sopra mattone.
Dicesi un muro sottilissimo fatto di mattoni, che non ecceda in grossezza, quella di un di essi mattoni.
Matricola
f. Tassa, che gli Artefici pagano al Comune, per potere esercitare la loro Arte.
Matricolare.
Far'altrui pagare la matricola, col qual pagamento viensi ad esser dichiarato maestro di quell'Arte di cui si paga la matricola.
Mazza
f. Bastone. Lat. Baculus. E mazza dicono gli Stampatori quel ferro lungo da due braccia, col quale muovono la vite del torcolo. ¶ E mazza sorta d'arme, ch'è un bastone noderuto, e grosso, e ferrato, che si porta in battaglia, detta più comunemente mazza ferrata.¶ E mazza dicesi ad un, grosso martello di ferro, che da una parte è piano, e dall'altra grossamente appuntato, fatto per lo più a spezzar massi e pietroni; e dicesi ancora mazza di ferro.
Mazzafrusto
m. Sorta d'arme così descritta dal volgarizzatore di Vegezio. Mazzafrusto è asta lunga braccia quattro, e legatovi una fonda di cuoio, gitta la pietra a due mani, a modo di manganella. Questa è una sorta d'arme della milizia Antica.
Mazzapicchio
m. Martello di legno. Lat. Malleus ligneus. ¶ E mazzapicchio, detto pillone, è un martello di legno a più usi di fabbriche; il quale viene anche adoperato dai Gettatori di metalli, per assodare e condensare la terra, con la quale cuoprono nella fossa le forme de' lor getti; e serve ancora per far lo stesso nell'alzare argini, o far terrapieni.
Mazzo
m. Fascetto di fiori, erbaggi, o simili cose legate insieme. ¶ Per mazzapicchio e maglio grosso. ¶ E mazzi degli Stampatori di lettere, e di figure intagliate in legno. Strumento fimile ad un mezzo pallone, composto di un legno tornito con manico, e di pelle confittavi e ripiena di lana, ed è doppio col quale distendono l'inchiostro loro sopra le lettere e figure, per poterle poi imprimere. ¶ Gli Stampatori di figure intagliare in rame, soglion fare un palloncino di cenci avvolti insieme, e cuciti, alla grandezza d'una ben grossa mela, sopra del quale ponendo del loro inchiostro, vanno con esso distendendolo sopra del rame intagliato; e sebbene altri lo distende con la palma della mano, meglio è questo strumento, ch'essi chiamano mazzo, perchè non affatica tanto il rame, quanto la mano, sebbene logora più inchiostro.
Mazzuolo
m. Diminutivo di mazzo, piccolo mazzo. ¶ E con tal nome chiamano li Scultori e Scarpellini, quel martello di ferro senza tempera, col quale essi lavorano. Lat. Malleolus.
Medaglia
f. Spezie di moneta antica, che due valevano un denaio. ¶ E medaglia dicesi di quell'impronta, o impresa, o d'oro, o d'argento, o di bronzo, o di altro metallo, che si fa a memoria d'uomini illustri, di forma simile alle monete; la parte dove è il ritratto della persona, in onor della quale fatta, chiamasi il ritto; e l'altra parte, ove è Impresa, Ieroglifico, o Emblema, dicesi il rovescio di essa.
Melma
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Malta
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Belletta
| f. Terra, che è nel fondo de' paduli, fossi, o fiumi.
Melochite
m. Spezie di Diaspro. Vedi Diaspro detto Melochite.
Membro
m. Parte del corpo, come braccio, gamba, e simili. ¶ Assolutamente detto significa quello, che è destinato nell'uomo alla generazione.
Membro. Muscoli del membro.
V. Muscoli.
Membra degli Ornamenti.
Sotto questo termine, gli Architetti comprendono generalmente i nomi delle principali, e secondarie parti (da essi dette membri) degli ornamenti della Architettura. Per principali s'intende il Piedestallo, la Base, la Colonna il Capitello, l'Architrave, il Fregio, e la Cornice, ciascheduno de' quali è composto d'altri minori, o secondarij membri, quando più quando meno, secondo il gusto di chi opera e la natura degli Ordini che si vogliono usare.
Piedestallo
Il Piedestallo o Piedestilo, che dicesi anche con voce Greca Acroterio, si compone di basamento, tronco, e cimasa.
Basamento
Il Basamento è quella parte del piedestallo, che immediatamente s'alza dal piano dell'edifizio fino al tronco.
Tronco
Il Tronco è la parte maggiore del piedestallo, ed è posta in mezzo fra 'l basamento e la cimasa.
Cimasa
La Cimasa, da altri detta cornice, è la parte superiore e terminativa d'ogni principal membro, e per conseguenza anche di esso piedestallo. E questi membri si suddividono; cioè, in dado, in tondino, in gola, in regolo, ed in uovolo.
Dado
Il Dado, detto anche zoccolo, e da altri orlo, dicesi con Greco nome Plinto, che significa quadrello, ovvero mattone, ed è una tavola ad angolo retto.
Tondino
Il Tondino è così detto per la sua rotondità, nella quale s'assomiglia a un bastoncino; dicesi ancora, bottaccino, e astragalo.
Gola
La Gola da alcuni detta intavolato, ed onda, ed anche sima e scima, quasi cima e sommità; è un membro che da un'aggetto tondo sotto, si riduce ad un'incavato di sopra, a somiglianza della lettera S posta a rovescio così, e questa dicesi gola diritta, ed anche da alcuni goletta, per la somiglianza che tiene col gorgozzule dell'uomo veduto in profilo. Usarono gli Antichi d'intagliarla a foglie, ma oggi forse più per fuggire spesa, che per altro, non s'intaglia se non in legname. La gola si pone alcuna volta a rovescio; allora si dice onda o gola rovescia, o gola torta; e si descrive il suo profilo a somiglianza della lettera S posta diritto. Così Leon Batista Alberti.
Regolo
Il Regolo, o regoletto, lista, o listella, è un membro di superficie piana.
Uovolo
L'Uovolo, detto Echinus, è di superficie convessa.
Base
La Base, o basa, che è il piede della colonna, può comporsi dello zoccolo o dado, del toro, della cinta, della listella o regoletto, della gola diritta o rovescia, de' cavetti o gusci, del tondino.
Toro
Il Toro è detto da' Greci Stibas, che vuol dire letto, e perciò da' Latini è detto Thorus, per esser gonfio a guisa di guanciale stiacciato; e da' Toscani, per la sua tondezza, chiamasi anche bastone: descrivesi circolarmente terminato con superficie convessa intorno al vivo della base.
Cinta
La Cinta, o cembra, detta da Vitruvio Apophygi, è il termine superiore della base.
Cavetti
I Cavetti o gusci (detti con voce Greca Trochili) per essere di figura incavata, anno tal nome.
Colonna
La Colonna è quel fusto, o fuso, o corpo, che posando su la base, arriva fino al capitello; questa pure à le sue parti, che sono l'imoscapo, il ventre, il sommoscapo, e 'l collarino.
Imoscapo
L'Imoscapo, detto anche ratta da piedi, o di sotto, è la parte inferiore della colonna, dove è la cinta.
Ventre
Il Ventre chiamasi la parte di mezzo, ove è l'Entasi ovvero gonfiezza della colonna.
Sommoscapo
Il Sommoscapo, o ratta di sopra, dicesi la parte superiore, dove è la restremazione o ristrignimento della colonna, che termina nel collarino.
Collarino
Il Collarino è quel pianuzzo sportante in fuori, posto in cima al fuso della colonna.
Capitello
Il Capitello secondo la natura degli Ordini, come sopra si è detto, si compone, di collo, di regolo, d'uovolo, di campana, d'ornamenti, e di abaco.
Collo
Il Collo è quello, che sopra la colonna si tira alla linea del vivo della stessa colonna, che è la parte di sopra più sottile della medesima.
Abaco
L'Abaco o Cimasa, è una tavola, la quale, a guisa di coperchio, risaglie sopra l'uovolo, e sporta in fuori.
Campana
La Campana o fusto, nella parte inferiore, che posa sopra il collarino della colonna, non eccede la grossezza del sommoscapo, o vivo della medesima, risaltando a foggia di vaso verso la parte superiore, dove s'allarga.
Ornamenti
Gli Ornamenti consistono in foglie, in cartocci, in volute, in fiori, e altre cose, secondo gli Ordini.
Foglie
Le Foglie si dividono in tre ordini, cioè in prime, seconde, e terze; dette altrimenti foglie di sotto, foglie di mezzo, e foglie di sopra. Quelle di sopra, dette anche minori, nascon dalle foglie di mezzo; quelle di mezzo dall'ordine delle prime foglie, chiamate anche foglie di sotto. Nell'Ordine Composito fannosi alcuna volta, in luogo, di foglie, diverse altre bizzarrie.
Cartocci
I Cartocci, o viticci, detti capreuoli, o caulicoli, e per lo più cavicoli, anno luogo sopra l'ultimo ordine di foglie, e nell'Ordine Corinto arrivano alla cimasa; alcuni di questi sotto le cantonate di essa si accartocciano; e gli altri, che restano fra l'una e l'altra cantonata, pur'anch'essi accartocciandosi, congiungonsi insieme in fronte del capitello.
Volute
Le Volute sono ornamento proprio dell'Ordine Ionico, e del Composito, e sotto l'abaco per tre volte, fino alla tangenza dell'occhio (il quale è nel mezzo della loro fronte) rigirano involte in alcuni cartocci, che risaltano di fianco di sotto l'abaco nella pendenza dello strato, o della scorza del capitello, o in altro modo, secondo la natura dell'Ordine.
Fiore
Il Fiore è quello, che adorna il mezzo fra l'uno e l'altro braccio dell'abaco o cimasa, il quale veramente è un fiore, o cosa fatta a foggia di fiore.
Architrave
L'Architrave, detto da' Greci Epistilio, da altri sopraccolonnio, è quella parte che seguita immediatamente sopra il capitello delle colonne. Questo insieme col fregio e cornice, secondo Vitruvio, ebbe suo principio dalle travature e impalcamenti, che anticamente si facevano, per arrivare al termine dell'edificio, cioè fino alle coverture, o tetti, e corrisponde alla trave principale, che prima d'ogni altra si posava sopra i capitelli delle colonne. À pure anche esso i suoi membri, secondo gli Ordini, che sono le fasce, la cimasa, e le gocciole.
Fasce
Le Fasce sono di superficie piana.
Cimasa
La Cimasa, o lista, è la parte superiore, e la fanno di diversa figura.
Gocciole
Le Gocciole pendono di sotto alla cimasa, al diritto de' triglifi, che anno luogo nel fregio sotto 'l regoletto, come si dirà appresso. Queste gocciole anno forma piramidale, di superficie piana e quadrangolare, le quali, a foggia di vere gocciole d'acqua cadente da triglifi, sportano in fuora, benchè da alcuni sieno anche dette chiodi.
Fregio
Il Fregio detto da' Greci Zoforo, il cui profilo è una linea retta, secondo la natura degli Ordini, talora si trova puro, ed è proprio luogo dell'inscrizione; altre volte ancora adornasi con rabeschi, di teste di tori, foglie, animali ed altre cose; ma particolarmente de' triglifi.
Triglifi
I Triglifi, trisolchi, per esser solcati con tre canali, son così detti: Diconsi anche correnti.
Metope
Gli spazij fra l'uno, e l'altro triglifo, e lor capitelli si chiamano metope.
Cornice
La Cornice, o il cornicione (poichè nell'una e nell'altra maniera si denomina) contiene diversi membri ed ornamenti, che sono, corona, gole, sottogole, gusci o cavetti, gocciolatoio, uovolo, canteri, sottogrondali, dentelli, fusaiuole, capitelli de' triglifi, modiglioni, e quasi ogn'altro membro soprannotato.
Corona
La Corona si dice quel piano, che a guisa di dado sporge in fuori, e serve per cimasa.
Sottogole
Le Sottogole si dicono così, a differenza dell'altre gole rovesce della cornice; e perchè stanno sotto il dentello, o altri membri.
Gocciolatoio
Il Gocciolatoio è così detto dal suo ufizio, che è di far cadere in terra a piombo l'acqua cadente sopra le membra superiori, che però sporge in fuori assai, e nella parte di sotto s'incava, acciocchè le gocciole dell'acqua non possano assecondare la superficie di esso, e cader sopra le membra inferiori; ma subito si spicchino, e cadano. Si fa questo membro, o più o meno aggettato, o maggiore o minore, secondo la natura degli Ordini, e il gusto di chi opra.
Sottogrondale
Il Sottogrondale è la parte di sotto del gocciolatoio, dove si fa l'incavo, perchè le gocciole dell'acqua si spicchino, come sopra s'è detto.
Dentelli
I Dentelli così son chiamati, per la simiglianza che anno con la dentatura dell'animale.
Capitelli de' Triglifi
I Capitelli de' triglifi son composti di liste, o altri membretti simili.
Fusaiuole
Le Fusaiuole sono alcuni bastoncini intagliati di figure simili o a piccoli globetti, o baccelletti, o girellette; che si frappongono per ornamento fra altri membri.
Modiglioni
I Modiglioni, detti anche mutili, sono spezie di mensole, di varie forme, e con diversi membri; si pongon questi secondo la natura degli Ordini, sotto il gocciolatoio, e fanno ufficio di reggere essa cornice.
Membruto
add. Di grosse membra.
Menale.
Fune che si fa passare attorno a' raggi delle taglie per tirare pesi.
Mensola
f. Sostegno, o reggimento di trave, di cornice, o d'altro aggetto. Fassene di più sorte, tra le quali s'annoverano i modiglioni o mutili: talora figuravisi qualche imagine, che mostri di sostenere quell'aggetto, il che descrisse il divino Poeta nel canto decimo del Purgatorio. Come per sostentare solaio, o tetto Per mensola talvolta una figura Si vede giugner le ginocchia al petto Viene anche chiamata con diversi nomi, secondo che mostra messer Francesco da Buti nel suo comento sopra gli accennati versi così. Mensola: questo vocabolo significa lo piumacciolo, o lo capitello, o scedone, o lo leoncello, che si chiama, che sostien qualche trave.
Mensolone
m. Accrescitivo di mensola; mensola grande.
Mento
m. Parte del viso sotto la bocca.
Merlare.
Fare i merli. Lat. Pinnas construere.
Merlato
add. da merlare, che à merli. Lat. Pinnis munitus.
Merlo
m. Ornamento delle muraglie, che è una figura quadrata di muro, posto per termine del medesimo. Lat. Pinna.
Merli,
e
Merlature
La parte superiore delle muraglie non continovata, ma interrotta con egual distanza: e questi merli usavano gli Antichi fare sopra le mura della Città, o sopra la parte più alta delle Torri, e Palazzi, non tanto per ornamento, quanto per fortificazione, onde a taluno de' detti merli solevano farvi la feritoia.
Mescolare.
Confondere, mettere insieme cose diverse. Lat. Miscere, confundere.
Mescuglio
m. Confusione, e mescolamento di cose.
Mestica
f. Composto di diverse terre, e colori macinati con olio di noce, o di lino; serve per dare alle tele o tavole, che si vogliono dipignere; e dicesi anche dagli Artefici imprimitura.
Mesticare.
Dar la mestica alle tele, o tavole, per potervi poi sopra dipignere.
Mesticato
add. da mesticare, che à avuta la mestica.
Mestichino
m. Piccolo strumento di tutto acciaio, fatto a foggia di coltello, per ogni parte flessibile, del quale si servono i Pittori, per portare i colori sopra la tavolozza, e quelli mescolare a lor bisogno.
Mestola
f. V. Cazzuola.
Metallino
add. Di metallo. Lat. Metallicus.
metallo
m. Qualunque materia cavata dalle viscere della terra, ed atta a fondersi; e questo è metallo naturale, come è l'Oro, l'Argento, il Rame, l'Acciaio, e 'l Ferro etc. Altro è Artificiale, come il Bronzo, e l'Ottone; onde il Villani chiamò le porte di Bronzo del nostro bel San Giovanni, porte di metallo.
metallo ellettro.
Un composto di due terzi di rame, e un terzo d'argento; ed è il più fine; e serve per getti di statue ed altro.
metallo per campane.
Un composto di quattro quinti di rame e un quinto di stagno.
metallo per artiglierie.
Un composto di nove decimi di rame, e un decimo di stagno, volendolo crudo assai; ma per ordinario di ll' 93. per cento di rame e ll' 7 di stagno.
metallo statuario.
Un composto di due terzi di rame e un terzo d'ottone, che si fa secondo l'ordine e modo d'Italia; perchè trovasi, che gli Egizj il facevano con due terzi d'ottone, e d'un terzo di rame.
Metopa
f. V. Membri degli ornamenti. V. Triglifi.
Mettere.
Porre dentro, inchiudere, collocare. Lat. Ponere, includere, collocare.
Mettidoro,
e
Mettiloro.
m. Artefice che dora con la foglia dell'oro. V. Oro in foglia.
Mezzana
f. Una sorta di mattone con la quale s'ammattona i pavimenti, ed è di grossezza fra il mattone, e la pianella, onde à preso il nome di mezzana. Ma di larghezza, è simile alla pianella, e per conseguenza più larga del mattone. Una sorta di mezzane, che è la migliore, si fabbricano a Campi (luogo discosto a Firenze per la parte occidentale da cinque miglia) onde anno preso il nome di campigiane; della medesima qualità ancora se ne fanno a Signa, e ritengono il nome di campigiane, perchè sono in tutto simiglianti a quelle nella bontà, e nella misura. Queste campigiane sono ottime per archi, e volte, e per far pavimenti, ma per quest'ultimo lavoro vanno arrotate.
Mezzaruola
f. Spezie di misura antica.
Mezzatinta
f. Termine pittoresco, ed è quel colore, sia pur di qualsivoglia sorta, ch' è fra 'l chiaro, e lo scuro; mediante il quale l'Artefice, dopo il sommoscuro e mezzoscuro, si va accostando al chiaro, per quindi portarsi al sommo chiaro.
Mezzina
f. Vaso da tenere e portare acqua, e fassi di terra cotta, o di rame.
Mezzo
add. Che appartiene alla metà. Lat. Medius.
Mezzo
m. La parte mezza, la metà. Lat. Medietas. ¶ E per quel termine, che è ugualmente distante da' suoi estremi. Lat. Medium. ¶ E per mezzanità, o mediocrità. Lat. Mediocritas, modus.
Mezzo cerchio
m. Figura contenuta dal diametro, e dalla metà della circonferenza, la quale con voce Latina dicesi semicircolo.
Mezzo rilievo
m. Quella sorta di scultura che non contiene alcuna figura interamente tonda; ma in qualche parte solamente; rimanendo il restante appiccato al piano, sul quale essa è intagliata; ed è un certo che di mezzo fra 'l bassorilievo, e le figure tonde che si dicono di tutto rilievo.
Migliaccio
m. Spezie di vivanda, simile alla torta, fatta del sangue del Porco, o d'altro animale ben disfatto e fritto in padella. ¶ Di quì migliaccio, e far migliaccio, dicono i Gettatori di metallo, quando per inavvertenza di chi opera, il metallo già fuso viensi a raffreddare, e si rappiglia, per la similitudine, che allora egli à con tal vivanda.
Mignolo
m. Quasi minimo. Nome del minor dito sì de' piedi come delle mani.
Minerale
m. Materia di miniera; sotto 'l qual nome si comprende, non solo qualunque sorta di metallo naturale, ma qualunque altra materia fossile, come lo zolfo, l'allume, il sale e sì fatti.
Miniare.
Dipignere, con acquerelli, cose piccole in su la cartapecora, servendosi del bianco della carta, in vece di bianco per i lumi della pittura; col qual mezzo, arriva 'l perfetto Artefice, con sottilissimi, e replicati punti di colore, a rappresentare al vivo così isquisite minutezze, che noi usiamo dire per modo di proverbio, parlando di ritratto imitato eccellentemente; egli tanto simile, che e' par miniato, o come più volgarmente si dice, maniato.
Miniato
add. da miniare, lavorato di minio, o di miniatura.
Miniatore
m. Che minia, cioè Artefice, che fa miniature.
Miniatura
f. L'Arte del miniare. ¶ La pittura miniata.
Miniera
f. Materia della quale s'estraggono i metalli, e i fossili.
Minio
m. L'artifizio del miniare.
Minio.
Sorta di color rosso, per dipignere a olio; ed quello stesso, del quale gli Antichi si servivano, per tignere, nel giorno delle feste, il viso della statua di Giove; del quale anche si dipignevano il corpo i Trionfanti. Fu usato ancora da' nobili d'Etiopia: Teofrasto afferma, che questo color fosse trovato negli anni ventinove dopo l'edificazione di Roma: e Plinio ed altri, scrivono il il modo di farlo. ¶ Vi è un'altro minio più comune, che si fa con piombo e biacca, a forza di fuoco, del quale i Pittori ordinariamente si servono.
Minuto
add. Piccolissimo. Lat. Minutus.
Minuto
m. Termine Astrologico, ed è la sessantesima parte del grado, siccome ancora la sessantesima parte dell'ora, nel misurare il tempo. Lat. Minutum.
Minuzzame.
Quantità di minuzzoli, e piccoli pezzuoli; ed è termine proprio degli Artefici del ferro, come Fabbri e Magnani, che i ritagli del ferro chiamano minuzzame, e lo vendono per rifondere.
Minuzzia
f. Parte minuta, e cosa di poca importanza. ¶ E appresso gli Arimmetici per minuzzia si'intende il numero rotto.
Mischiare.
Mescolare. Lat. Immiscere. commiscere.
Mischio
m. Pietra così detta dalla mescolanza di più pietre, che si fa per la crudezza dell'acque in gran tempo. Trovasene in molti luoghi di Toscana, nelle montagne di Carrara, ed a Verona. Serve per far porte pavimenti, colonne, ed altri belli ornamenti. La sua macchia è fra 'l rosso, e 'l paonazzo, con diverse vene bianche: sene servirono gli Antichi, e l'usano continuamente i Moderni, per adornamenti di lor fabbriche e palagi, ricevendo ella bellissimo pulimento, ed essendo assai forte. Veggonsene anche di di diversi altri colori, cioè gialletti, rossetti, e che tirano al bianco, al bigio, e al nero; pezzati di bianco, e rosso, e di più colori venati. Avvene de' verdi, neri, e bianchi, e tutti quantunque sieno di differente durezza, altri più altri meno, e non ostante sieno assai duri, si lavorano con facilità co' soliti strumenti.
Mischio di Pietrasanta.
Una sorta di pietra ritrovata dal Granduca Cosimo I. l'anno 1563. vicino ad una Villa detta Stazzema ne' Monti vicini a Pietrasanta, luogo dello Stato di Pisa in Toscana, dove sorge una Montagna altissima di due miglia di circuito, la superficie della quale è d'un finissimo marmo bianco, atto a fare statue; sotto a questo si trova un mischio rosso e gialliccio, il quale à sotto, a guisa di fondamento, un'altro mischio verde nero rosso e giallo, con mescolanza d'altri colori, che son quegli de' quali si parla, tutti durissimi: se ne cavan pezzi per colonne di quindici, e venti braccia per ciascuna. L'essersi trovata questa cava di pietra, fu cagione che lo stesso Granduca Cosimo I. facesse levare le colonne di marmo, che erano attorno al Coro del Duomo di Firenze, facendovi riporre in quella vece altre di mischio: e quelle di marmo furon mandate al Monasterio nuovo delle Monache Cavaliere di Pisa in via della scala di Firenze, e quivi messe in opera.
Mistura
f. Mescuglio, mescolamento, e propriamente, quello, che i Fisici chiamano composto. Lat. Mistura, permistio.
Misura
f. Distinguimento determinato di quantità. ¶ Per lo strumento col quale si fa tal distinzione. Lat. Mensura. Le misure sono di varie sorte, le quali si riducono a tre capi: cioè delle lunghezze, come sono il dito, il palmo, il cubito, il braccio o passetto, la canna; il piede, il passo il miglio: e de' Vasi, e questi si dividono in misure delle cose liquide, come il bicchiere, il quartuccio, la mezzetta, il boccale, il fiasco, il barile, la soma: ed in misure delle cose aride, come il pizzicotto, il pugno, il quartuccio, la mezzetta, la metadella, il quarto, la mina, lo staio il sacco, il moggio.
Misurare.
Distinguere la quantità in deter minate porzioni. ¶ Adoperare per tal distinzione lo strumento della misura. Lat. Metiri.
Mobile
add. Atto a muoversi. Lat. Mobilis. Per volubile, incostante, leggiero. Lat. Varius, mutabilis.
Mobile
m. Facultà, avere, che si può muovere, come sono tutte le cose, che cadono sotto l'appellazione d'arnesi, di suppellettili, o di masserizzie. Lat. Suppellex, bona mobilia.
Mobilità;
f. Lo esser mobile, il poter esser mosso. Lat. Mobilitas.
Modano
m. Modello. Voce dalla Latina un poco variata. Lat. Modulus. ¶ Nome di strumento diverso, secondo le diverse professioni.
Modanatura
f. Termine degli Architetti, che generalmente comprende la foggia e 'l componimento per lo più de' membri minori, come cornici, base, cimase, e simili altre.
Modellare.
Far modelli di che che sia, tanto di pittura, che di scultura, o d'architettura.
Modello
m. Quella cosa, che fa lo Scultore, o Architetto, per esemplare o mostra di cio che dee porsi in opera, di varia proporzione all'opera da farsi; poichè il modello alcuna volta è minore, alcuna altra della stessa grandezza. Fannosi i modelli di varie materie, a gusto de' Professori, e secondo il bisogno; cioè di legname, di cera, di terra, di stucco, o d'altro. È il modello prima, e principal fatica di tutta l'opera, essendo che in essa guastando, e raccomodando, arriva l'Artefice al più bello ed al più perfetto. Serve agli Architetti per istabilire le lunghezze, larghezze, altezze, e grossezze: il numero, l'ampiezza, la specie, e la qualità di tutte le cose, come debbano essere; acciò la fabbrica sia perfetta: ed ancora per deliberare sopra le maestranze diverse, delle quali si dee valere, nel condurre l'edificio, siccome per ritrovare la spesa, che debba farsi in esso. ¶ Modello dicesi anche propriamente a uomo, o donna, che nell'Accademia del disegno nudo, o vestito stà fermo per esser da' giovani studenti, o da' Maestri dell'arte per loro studio ritratto al naturale.
Moderno
add. Nuovo, novello, contrario d'antico.
Modiglioni,
o
Mutili
m. Spezie di mensole di varie forme, che gli Architetti pongono sotto il gocciolatoio de' cornicioni; secondo la natura degli Ordini, e fanno uficio di reggerli.
Modulo
m. Una misura colla quale si regolano, e misuransi tutti gli Ordini d'architettura; e si cava dalla grossezza della colonna, misurata nel vivo dell'Imoscapo, ratta da piede pigliandone la metà, e questa metà sarà il modulo.
Molinello
m. V. Mulinello.
Mollame
m. Parte carnosa, che agevolmente cede al tatto; ed è propriamente quella, che è sopra 'l fianco.
Mollare.
Allentare, finare, restare. Lat. Desinere, desistere.
Moltilatero
add. Figura moltilatera, quella figura ch'è contenuta da molti lati.
Monachetto
m. Strumento triangolare di ferro, che si pone agli usci, ad effetto che sopra di esso vi salga il saliscendo nel serrar l'uscio.
Monaco
m. V. Cavalletto.
Monastero,
e
Monasterio
m. Abituro di Monaci e Monache.
Monco
add. Senza mano, o con mano storpiata. ¶ Per Manchevole.
Mondare.
Levare la buccia, o la scorza, a che che sia.¶ Per purgare, e nettare. Lat. Purgare, mundare, detergere.
Mondo
add. Netto, puro.
Moneta
f. metallo coniato per autorità del pubblico, ad uso di spendere. Lat. Moneta.
Monetiere
m. Che batte la moneta.
Monocromato
m. Voce che vien dal Greco. V. Chiaroscuro.
Morato
add. Nero a guisa di mora. Lat. Nigerrimus.
Mordente
m. Un composto di diversi colori, o altre materie, col quale si coprono quelle cose, che si voglion dorare, senza brunitura o lustro. V. Dorare a mordente.
Morbidezza,
o
Pastosità
f. L'esser morbido, o pastoso.
Morbido,
o
Pastoso
add. Delicato, trattabile contrario a zotico, e a ruvido.¶ Pittori si servono di questo termine, per lodare quella sorta di colorito, che è lontano da ogni crudezza, o durezza, quale chiamano colorito morbido, ed anche pastoso, e carnoso.
Morione
m. Sorta d'arme difensiva, che ricuopre il capo, simigliante in tutto alla celata; ma il morione à di più la cresta. Lat. Galea. Suolsi dipignere sopra le Armi gentilizie di coloro che sono stati Uomini d'arme.
Morione,
o
Prannio
m. Gemma per ordinario molto nera e trasparente, e questa è detta Prannio; alcuna volta si vede pendere in color di Carboncolo, e questa dicono morione, che chiamano Alessandrino. Trovasene ancora simile alla Sarda; e alla Corniola; e questo dicesi di Cipri: altro ancora s'assomiglia al Giacinto.
Moro
m. Albero, che produce la mora frutto, delle foglie del quale si nutriscono i bachi da seta. Il legname suo serve agli edifizj, ed è di grandissima durata, ed in processo di tempo acquista sempre nerezza, e bellezza maggiore.
Moro
add. Nero di carnagione, come sono gli Etiopi e gli altri popoli, abitatori dell'Affrica, detti altrimenti i Neri.
Morse
f. Alcune pietre, o pezzi di muro sportanti in fuori di quella muraglia, alla quale dee congiugnersi altra muraglia, acciocchè servano di legamento, e di più forte appiccatura dell'uno coll'altro muro.
Morse.
Strumento di ferro a guisa di tanaglia con sua vite da serrare. Serve per istrignere fortissimamente metallo, o altra qualsisia cosa, che si debba lavorare con lima.
Mortaio
m. Vaso cupo nel quale per lo più si pestano materie secondo il bisogno: fassene di più sorte materiali, come di pietra, di marmo, di piombo, di bronzo. Lat. Mortarium.
Mortaio.
Sorta di fornello composto di più fasce di ferro schietto, in cui si fondono i metalli.
Mosse degli archi
V. Arco composto.
Mostaccio
V. Muso.
Moto
m. Il trasferirsi dall'un termine, verso l'altro. Lat. Motus. Varie sono le sorte de' moti, che vengono annoverate da' filosofi cioè di generazione, e corruzione, di rarefazione, e condensazione, d'alterazione, e lazione; di tensione, e compressione ed ltri assai, che i medesimi considerano.
Movenza
f. V. Grazia di movenza.
Movimento
m. Moto, e dicesi tanto delle cose corporee, quanto dell'incorporee.
Movimenti delle macchine.
Distingue Vitruvio il muoversi delle macchine in due sorte, cioè in diritto, che da' Greci è chiamato Cuthia, e circolare detto da' medesimi Cyclothis; l'uno, e l'altro de' quali (benchè non sia fra di loro alcuna simiglianza) è necessario al movimento de' pesi; perchè, le taglie, stanghe, e molinelli, raggi, e simili co' loro giri corrispondono al movimento circolare; là dove le funi, le medesime stanghe, e i perni, al diritto.
Mozzare.
Tagliare in tronco, dividendo la parte interamente dal tutto. Lat. Truncare, amputare.
Mozzato,
e
Mozzo
add. da mozzare, troncato, diviso. Lat. Truncus, truncatus
Mozzicone
m. Quello, che rimane della cosa stata troncata.
Mulinello,
o
Molinello
m. Sorta di macchina di ferro, con ruote, e viti, per isbarrare, e rompere serrature, e cose simili.
Mulino
m. Macchina composto di varj ordinghi per uso di macinare. Lat. Moletrina, pistrinum. Sono i mulini di varie sorte, cioè a mano, da bestie, a vento, e più comunemente da acqua, e sebben tutti fanno con le macini il medesimo effetto, per la diversità degli strumenti, che muovon le macini, secondo il mezzo adoprato per dare loro il moto, si vengono come abbiam detto a distinguere. ¶ Mulino ancora significa il luogo, dove per le sopraddette macchine si macina.
Muraglia
f. Fabbrica di muro, in cui ancora vi si lavori. ¶ E per muro semplicemente.
Muraglia ammandorlata.
Dicono i Professori a quella, nella quale le pietre riquadrate, o mezzane, o più presto minute, si pongono non a giacere sopra un lato; ma stando sopra un canto, espongono la fronte, secondo 'l regolo, e 'l piombino.
Muraglia incerta.
Dicesi quella, nella quale le pietre rozze si congiungono in modo, che qualunque de' lati (per quanto sia possibile) si accosti a' lati dell'altre pietre, che gli sono a canto; e tale accostamento di lati usasi anche nel lastricare.
Muraglia ordinaria.
Chiamano gli Autori (a distinzione della muraglia ammandorlata) quella nella quale le pietre riquadrate, o le mezzane, o le molto grandi, si murano in modo che sieno poste con la faccia per ordine, secondo il regolo, l'archipenzolo, e 'l piombino; che è la più ferma muraglia di tutte l'altre.
Muramento
m. Il murare, e la cosa che si mura.
Murare.
Commettere insieme sassi o mattoni con la calcina, per far muri o edifizi. Lat. dificare, struere.
Murare a cassa.
Un modo di murare usato dagli antichi, alzando da due lati alcune tavole per coltello, in tanta distanza, quanto volevan che fusse grosso il muro, in tanta altezza, quanto volevan che alzasse il primo ordine di esso muro, e riempiendole poi di calcina e ghiaia, o di calcina frombole e cementi alla rinfusa; e sopra il primo ordine alzavan poi 'l secondo, seguitando fino all'ultima altezza della fabbrica. Molte sene vedono a Sirmione sopra il Lago di Garda, e a Napoli. Queste per sono, nell'esteriori parti, armate di grosse pietre, e colle medesime, in certe proporzionate distanze, internamente collegate.
Murare a secco.
Dicesi del murare senza calcina: questa sorta di muraglia, come che poco durabile, si fa solo per reggere il terreno in luogo di ciglioni, non mai per fabbriche.
Murato
add. da murare, circondato di muro.
Muratore
m. Colui che esercita l'Arte del murare. Lat. Cæmentarius, structor.
Murello
Muretto
Diminutivo di muro, piccol muro.
Muriccia.
Massa di sassi, altrimenti detta macìa.
Muricciuolo
m. Quel piccol muro fatto a piè della facciata della casa, non tanto per uso di sedere, quanto per fortezza della parete.
Muro
m. Quella parte della fabbrica, che è composta di sassi o mattoni, commessi con calcina l'un sopra l'altro ordinatamente. Lat. Murus, paries. Usansi fare i muri in modo che nell'alzar diminuiscano a proporzione in grossezza; e quella parte che immediatamente esce del terreno, per ordinario si fa più sottile del fondamento la metà; si va assottigliando ordine per ordine, avvertendo che il mezzo del muro nella più alta parte batta à piombo col mezzo del muro di sotto.
Musaico
m. Sorta di pittura la più durevole che si trovi; essendo che, dove quella fatta di colori, col tempo si consuma, questa divien sempre più bella. Lavorasi con alcuni pezzetti di vetro riquadrati, di colori diversi; e pe' campi e altri luoghi, dove va l'oro, usasi di dorare i medesimi vetri a fuoco. Si commettono sopra stucco forte, composto di misture diverse, le quali col tempo lo fanno tanto indurire, che l'opera, per così dire, non à mai fine.
Musaico di legname.
V. Tarsa.
Musaico di rilievo.
Un'accomodato componimento di vetri, pietre, e nicchi di varie sorte, col quale per lo più s'adornano grotte e fontane. Scrivono che Nerone fosse il primo, che facesse segare le conche delle perle, per accomodarle in lavoro di sì fatto Mosaico. Alber.
Musaico di vetri colorati.
Una sorta di pittura che si fa, mettendo insieme vetri di più colori, unendogli fra di loro con piombi accanalati da ogni banda. Servono per finestre da Chiese, e Palagi.
Musaico rustico.
Usasi dagli Architetti, per adornamento delle fontane di Giardini: ed è un lavoro fatto di piccoli pezzi di colature di mattoni disfatti, per essere stati troppo cotti nella fornace; e delle colature di vetro, che si fanno, quando accade che nel fondersi scoppia alcuno de' vasi che lo tengono. Questi si commetton con bell'ordine nello stucco, e fannosene figure, animali, e altro. ¶ Si fa ancora un'altro musaico rustico con pezzetti di marmi di più colori, appropriati alle cose, che si voglion rappresentare; o d'alcune piccole frombolette di più colori, simigliantissime alla ghiaia.
Muscoleggiare.
Termine di pittura e scultura, e vale far muscoli.
Muscolo
m. Parte organica del corpo dell'animale, composta di carne fibrosa, vene, arterie, nervi, e membrana propria, immediato istrumento del moto volontario. La cognizione de' muscoli, e loro effetti nel corpo d'ogn'animale, e spezialmente dell'uomo è necessarissima al Pittore e allo Scultore: poichè per la diversità dell'attitudini e positure di esso corpo (secondo l'elezione presa dall'Artefice) nasceranno in lui diversità notabile nell'esprimerlo; onde i più valenti uomini stimano necessarissima a' nostri Professori la cognizione dell'Anatoma del corpo umano; e però in questa parte non ò voluto mancare, per benefizio comune dell'Arte del disegno, di metterci le cognizioni anatomiche, come dall'infrascritto catalogo de' muscoli, e da quello degli ossi, nella voce Scheletro si può vedere. Adunque circa al numero de' muscoli del corpo umano, dico che diversissime sono le opinioni; ma pare che la più probabile (secondo il sentimento del celebratissimo Dottor Medico e singulare Anatomista Giuseppe Zamboni, dal quale sono assistito, nel dar fuori le cognizioni anatomiche poste in questo Libro) si ristringa al susseguente. E noti il Lettore, che nel far menzione de' muscoli, non andremo con l'ordine solito tenersi nelle dottrine anatomiche, nelle quali per l'ordinario incominciasi dal ventre inferiore, poichè per isfuggire l'occasione della corruzione delle parti nel medesimo contenute, gli Anatomisti prima d'ogn'altro lo preparano: ma noi avuto riguardo alla parte più eminente della figura umana, cominceremo dal capo.
Del Capo, e sue parti
2 Splenij. 2 Complessi. 2 Retti maggiori. 2 Retti minori. 2 Obliqui superiori. 2 Obliqui inferiori. 2 Mastoidei. 2 Temporali, ovvero crotafiti. 2 Masseterij. 2 Pterigoidei interni. 2 Pterigoidei esterni. 2 Buccinatori. 2 Digastrici, ovvero biventri. 2 Lati, o quadrati di Galeno. 2 Frontali. 2 Dell'occipite.
Dell'Orecchio
6 Dell'orecchio esterno, secondo alcuni. 2 Motori dell'incudine 2 Motori del malleolo propri dell'orecchio interno.
Delle Palpebre
2 Elevatorj della palpebra superiore. 2 Sfincteri.
Dell'Occhio
2 Superbi. 2 Umili. 2 Bibitorij. 2 Indignatorij. 4 Amatorij, cioè due trocleari, e due rotatori, ovvero obliquatori.
Del Naso
2 Elevatorj delle pinne del naso. 2 Dilatatorj del naso. 2 Constrittori.
Delle Labbra
3 Elevatorj del labbro superiore. 2 Depressorj dell'inferiore. 2 Motori laterali. 1 Sfinctere.
Della Lingua
2 Stiloglossi. 2 Miloglossi. 2 Basioglossi. 2 Ceratoglossi.
Della Laringe sommità della Trachea, o aspera Arteria
2 Sternotiroidei. 2 Cricotiroidei. 2 Hiotiroidei. 2 Aritnoidei. 2 Hioaritnoidei. 2 Cricoaritnoidei postici. 2 Cricoaritnoidei laterali. 2 Sternohioidei. 2 Coracohioidei. 2 Stiloceratohioidei. 2 Geniohioidei esterni. 2 Geniohioidei interni.
Per la deglutizione
2 Stilofaringei. 2 Sfenofaringei. 2 Faringei. 1 Esofageo.
Del Petto
2 Pettorali. 2 Serrati maggiori antici, coperti dal muscolo pettorale. 2 Serrati minori antici, sotto il muscolo pettorale. 2 Subclavij, sotto le clavicole. 44 Intercostali, secondo la comune; ma secondo l'oppinione del nominato Zamboni, solamente 22. come egli mostrerà concludentemente in un suo Trattato. 2 Sospensorj, e motorj del mediastino, altrimenti triangolari, situati interiormente nella sommità dello sterno.
Della Scapula, e del Dorso
2 Trapezzj, ovvero cucullari, che i Pittori chiamano la capperuccia. 2 Muscoli patienti, ovvero elevatorj della scapula. 2 Romboidi, ovvero quadrati sotto i trapezzj. 2 Latissimi del dorso, ovvero aniscaltori. 2 Serrati maggiori postici sotto i latissimi del dorso. 2 Serrati minori postici, sotto i trapezz'j, o cucullari. 2 Longissimi del dorso. 2 Sacrolumbj | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso. 2 Semispinati | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso. 2 Sacri | coperti da i trapezzj, e da i latissimi del dorso. 2 Quadrati sopra l'osso sacro.
Propriij del Ventricolo
2 Sfincteri del ventricolo, uno dello stomaco, e l'altro del piloro. 1 Septotransverso, ovvero diafragma, che divide il ventre medio dall'inferiore.
Del Ventre Inferiore
2 Obliqui descendenti. 2 Obliqui ascendenti. 2 Retti. 2 Transversi. 2 Piramidali.
Proprij dell'intestino retto
2 Elevatorj dell'ano. 1 Sfinctere dell'ano.
Proprij delle parti genitali
1 Sfinctere della vescica. 2 Elevatorj del membro. 2 Dilatatorj dell'uretra, ovvero del canale orinario. 2 Cremasteri, o sospensorj de' testicoli. 2 Erettori della clitoride.
Tutti i propri dell'Omeri
2 Soprascapulari, nella sommità della scapula. 2 Infrascapulari, nella parte inferiore della medesima. 2 Rotondi maggiori. 2 Rotondi minori. 2 Deltoidi, così detti per esser di figura della lettera Delta grande de' Greci.
Del Cubito
2 Bicipiti, altrimenti detti i pesci del braccio. 2 Bracchiei interni. 2 Longiori. 2 Breviori. 2 Anconei. 2 Quadrati. 2 Tereti. 2 Longi. 2 Brevi.
Del Carpo della mano
4 Estensorj del carpo 4 Flessorj 2 Obliquatorj 2 Palmari.
Proprij delle dita della mano
8 Estensorj delle 4. dita. 16 Flessorj, cioè 8. perforati, e 8. perforanti. 12 Proprij de' due pollici. 2 Indicatorij. 2 Adduttori dell'indice. 2 Abduttori dell'annulare. 8 Lumbricali. 8 Interossei.
Del Femore
4 Psoas, due maggiori, e due minori. 2 Iliaci interni. 2 Tricipiti. 2 Lividi. 6 Glutei delle natiche. 2 Piriformi. 2 Obturatorj esterni. 2 Obturatorj interni, o bursali. 2 Innominati, ovvero quadrati.
Della Gamba, e Tibia
2 Retti. 2 Vasti esterni. 2 Vasti interni. 2 Crurei. 2 Membranosi. 2 Semimembranosi. 2 Sartorij. 2 Seminervosi. 2 Gracili. 2 Tricipiti. 2 Poplitei.
Del Tarso del piede
2 Tibiali antici. 2 Peronei secondi. 2 Tibiali postici. 2 Peronei primi. 2 Gastrocnemij. 2 Solei. 2 Plantari.
Proprij delle dita del piede
16 Flessorj, cioè 8. perforati, e 8. perforanti. 8 Estensorj. 2 Flessorj de' Pollici. 2 Estensorj. 2 Adduttorj. 2 Abduttorj del minimo. 8 Lumbricali. 8 Interossei. Avvertasi, che nella numerazione de' muscoli, in moltissimi luoghi si sono essi muscoli raddoppiati, per comprendere il numero loro preciso, tanto dell'una parte che dell'altra; come per esempio si dice due Deltoidi, s'intende l'uno del braccio destro, l'altro del sinistro.
Muscoli alla moda:
Termine molto espressivo, ed usato assai dal Tintoretto (portato da Luigi Scaramuccia Pittor Perugino nel suo Libro delle finezze de' Pennelli Italiani) divenuto poi detto familiare de' nostri Artefici per dispregio di coloro, che non considerando, come la Natura è sempre la stessa, ardiscono muscoleggiare le lor figure più a seconda d'un certo lor nuovo gusto e capriccio, che secondo quello ne dimostra essa Natura.
Muscoloso
add. Pieno di muscoli. Lat. Musculosus, torosus.
Muso
m. Propriamente la testa del cane dagli occhi all'estremità delle labbra. Lat. Rictus. ¶ Pigliasi anche più largamente, per il viso degli uomini, ma ciò per ischerno o in scherzo, come si dice, ceffo, grifo, grugno, e mostaccio.
Mutare.
Variare, cangiare. Lat. Mutare.
Mutili
m. V. Modiglioni, e V. Membra degli Ornamenti.

N

Nafta.
V. Olio di sasso.
Nano
add. Aggiunto, che si da ad Uomo, o a Donna mostruosi per picciolezza. ¶ E trasferiscesi ad ogni artifizio, e spezialmente di edifizio, o di membra di grossezza eccedente sproporzionatamente alla propria altezza.
Naso
m. Quel membro del viso, che sopra la bocca posto, divide l'uno e l'altro occhio, destinato dalla Natura per l'organo dell'odorato, e sfogatoio delle superfluità escrementizie del cervello. Lat. Nasus.
Naso.Muscoli del naso.
V. Muscoli.
Naso.Ossa del naso.
V. Scheletro.
Natica
Chiappa
f. Parte deretana del corpo' con la quale si siede.
Naturale
add. Di natura, secondo natura. Lat. Naturalis.
Naturale
m. Chiamano i Pittori quell'Uomo, che ignudo o vestito, sta fermo, per esser ritratto; chiamanlo anche modello, propriamente per colui, che per tale effetto è pagato dal pubblico dell'Accademia del Disegno. ¶ E lo star fermo di colui per tale effetto d'esser ritratto, dicono stare al naturale.¶ E fatto dal naturale; per esempio uomo, albero, mano, aria, etc. fatta al naturale, vale rappresentato in disegno, in pittura, o in scultura, con aver tenuto il modello, o naturale, per ricavarlo. ¶ E fatto al naturale vale rappresentato in disegno, pittura, o scultura, simigliante assai alla natura della cosa rappresentata.
Nave,
o
Navata
Di Chiese, o Portici f. Vale ordine, o numero di portici, o logge, che si fanno ne' Tempij, nelle Basiliche, ne' cortili, e simiglianti edifizj, quando più quando meno. ¶ Talora per quella parte o andito di Chiesa, o d'altro, che è tra 'l muro, e pilastri o colonne; e tra pilastro, e pilastro.
Nefite
m. Una gemma modernamente ritrovata, di color paonazzo scuro, non molto dissimile a quel del Porfido; e contiene in sè, per quanto ne lasciò scritto l'Aldovrando, alcune macchie, a guisa d'erbe, fiori, e animali; e talvolta come caratteri simili a quegli degli Arabi, tutti di color giallo; e veggonvisi alcune annodature dello stesso colore. Ve ne à delle più paonazze, e più e meno rosseggianti, e secondo la varietà di questi accidenti, son varie le virtù medicinali di questa pietra, delle quali scrivono essere state fatte sin quì molte esperienze. À proprietà di muoversi messa dentro all'aceto.
Nerezza
f. Lo essere di color nero, cioè bruno. Lat. Nigredo, nigritia.
Nero
add. Che à nerezza. Lat. Niger.
Nero
m. Colore opposto al bianco, ed uno di quegli che è chiamato estremo de' medesimi colori. Lat. Niger color. Molte sono le maniere appresso i Pittori di fare il color nero, stante le diverse materie a ciò adoprate.
Nero d'avorio.
Sorta di colore nero, fatto d'avorio arso, che fa un nero profondissimo: serve per dipignere a olio. Trovasi, che questo nero fu messo in uso da Apelle. Plin. 35. 6. 10.
Nero di fumo.
Sorta di color nero, fatto del fumo d'olio di linseme: mettesi questo in una lucerna, la quale, mentre arde, tramanda il fumo alla volta d'un testo, o sia piatto di terra cotta, che se le pone sopra ad una certa distanza, dove lascia una certa polvere nera sottilissima, che serve per dipignere particolarmente a olio, e per fare inchiostro da Stampatori di lettere, e di figure intagliate in legno.
Nero di noccioli di pesche,
detto comunemente nero di noccioli; poichè il nocciolo della pesca, per una certa propietà, chiamasi assolutamente il nocciolo. Sorta di color nero per dipignere a olio, che si cava dal nocciolo della pesca arso.
Nero di noccioli, o gusci di mandorle.
Lo stesso che nero di noccioli di pesca.
Nero d'osso.
Sorta di color nero, fatto di ossa di vitella, per lo più abbruciate non interamente; ma tanto che possa cavarsene il nero. Fa un bellissimo nero, che pende in giallognolo, e anche serve per velare.
Nero di schiuma di ferro.
Sorta di color nero per dipignere a fresco, fatto della schiuma di ferro, mescolata con terra verde, e sottilissimamente macinata.
Nero di spalto,
o
Bitume Giudaico
Che è un bitume o grassezza, la quale nuota sopra l'acque del mar morto, altrimenti detto Lago Sodomeo, o Asfaltite: questa portata a ripa s'indura. Trovasi in altri luoghi della Giudea, ed anche nel territorio d'Agrigento in Sicilia; e questo è liquido, e chiamasi da alcuni olio di Sicilia, perchè se ne vagliono per le lucerne. Di questo bitume o olio, fassene una sorta di color nero, per dipignere a olio, il quale fa un bellissimo nero pendente in giallognolo; ma col tempo guasta le pitture.
Nero di terra.
Una sorta di color nero grosso e naturale, che serve a' Pittori per colorire a olio, a fresco, e a tempera.
Nero di terra di campana.
Una sorta di color nero fatto, d'una certa scorza della forma, con cui si gettano le campane e artiglierie. Serve per dipignere a olio, ed a fresco: ma ne' lavori a fresco, ove sia aria, in breve tempo svanisce e lascia guaste le pitture.
Neri diversi;
come nero di carbone, fatto di sermenti di vite, di quercia, e anche di carta abbruciata; con le quali materie fansi diversi colori neri per dipignere.
Nero di Carrara
m. Sorta di pietra di color nero, come il Paragon di Fiandra, ma più tenero di esso in circa a un quarto; serve ad ogni lavoro di sega o scarpello, e trovansene d'ogni grandezza nelle montagne di Carrara in Toscana.
Nervo,
e
Nervi
m. I primi strumenti nel corpo dell'animale, del senso, e del moto, nascenti dal cervello, e dalla midolla della spina, conferendo a' membri di tutto il corpo la forza del muoversi, e del sentire.
Nervi, e loro nomi.
V. in fine Vene, Arterie, e Nervi.
Nervoso
add. Pieno di nervi. Lat. Nervosus. ¶ Per forte e gagliardo. Lat. Fortis, validus.
Nettare.
Ripulire, levar via le macchie e le brutture. Lat. Purgare, mundare.
Neve
f. Meteora generata di freddo non eccessivo, e d'umido.
Nevicare.
Metter neve.
Nicchia
f. Una parte di muro incavata in figura di mezzo cerchio, in fondo piana, e nella parte di sopra circolare, atta a collocarvi statue, per ornamento delle fabbriche. Lat. dicula.
Nicchio
m. Conchiglia, guscio di pesce marino. Lat. Ostrea, ostreum.
Niccolo,
o
Cammeo
m. Gemma della spezie del Sardonico, secondo alcuni, e fra essi Giorgio Agricola. In quella parte di questa pietra, la quale è di color bianco, e chiamasi Onice, s'intagliano, a forza di ruote, belle figure d'uomini, e d'animali, le quali restano rilevate sopra 'l fondo che di diverso colore, o di Sarda, o di Corniola, o d'altro. V. Cammeo. V. Onice.
Nichetto
m. V. Onice.
Niellare.
Lavorar di Niello.
Niello
m. Lavoro, che è come un disegno tratteggiato, che si fa sopra oro, argento, o altro metallo, in quella forma, che si disegna, o tratteggia con la penna; e si fa con un certo piccolo strumento d'acciaio detto bulino, i cui tratti si lasciano voti, o pure si riempiono d'una certa mestura, d'argento, rame, e piombo, a piacimento dell'Artefice: lavoro usato dagli antichi, e rinnovato poi da' moderni, il quale diede occasione che si ritrovasse, ne' secoli trascorsi, l'uso delle stampe in rame. Primo scopritore (benchè da lungi) di tale invenzione, fu Tommaso Finiguerri Fiorentino, circa l'anno 1450.
Nocca
f. Congiuntura delle dita delle mani e de' piedi, detta altrimenti articolo. Lat. Articulus.
Nocchio
m. Quella parte più dura del fusto dell'albero, indurita, e gonfiata per la pullulazione de' rami.
Nocciolo
m. Osso, che si genera in alcuna sorta di frutte, come sono le pesche, le susine, le ciliege, e simili. Quello della pesca arso, vale à far color nero per dipingnere a olio.
Noce
m. Sorta d'Albero fruttifero (il cui frutto chiamasi noce) legname il quale è molto atto a far'ornamenti intagliati di figure, fogliami, e rabeschi d'ogni sorta. Serve ancora agli edificj; e Teofrasto scrive, questo legname esser molto a proposito per far travi, e correnti; atteso che abbia una certa proprietà di dar cenno prima di rompersi con un certo rumore, che fa; ed esservene l'esempio di ciò, che avvenne nel bagno d'Andro, che rompendosi le travi, e rovinando i tetti da tal legname sostenuti, niuno fu di coloro, che stavano sotto, che ricevesse nocumento, per esser prima della rovina stati avvisati dal suono, o scoppietti, che fecero le travi antecedentemente di rompersi. I Periti di tal legname nelle nostre parti di Toscana distinguono due sorte di noci; uno, che chiamano gentile, ed un'altro, che dicono malescio, e tutti due ne' lavori ricevono bel pulimento, e lustro: è però fra di loro questa differenza, che 'l malescio non lo riceve così morato come il gentile, ed il suo frutto non punto godibile; mercè l'esser il midollo delle sue noci così fortemente fitto e serrato nella sua cassa con tramezzi sì forti e stretti, che quindi non può cavarsi, senza romper la noce in minutissimi pezzi.
Noce
f. Frutto dell'albero noce.
Noce del piede.
V. Piede.
Nocella
f. Diminutivo di noce, ed è lo stesso, che nocciuola, chiamata così in alcuni luoghi di Toscana.
Nocella strumento.
Una palla per lo più d'ottone, la qual contiene in sè un'altra simil palla, che facilmente si muove, e mediante una vite si ferma per ogni verso. Serve per abbassare, alzare, e fermare le tavolette, che s'adoprano per levar di pianta.
Nodello
m. Diminutivo di nodo. ¶ E per la noce del piede. Lat. Astragalus. V. Piede.
Nodo
m. Legamento, e aggruppamento delle cose arrendevoli in sè medesime, come nastro, funi, e simili, fatto per istrignere, e per fermare. Lat. Nodus.
Nodo.
La congiuntura delle dita delle mani e de' piedi, che anche si dice nocca, e articolo. Lat. Articulus.
Nodo del collo.
La congiuntura del capo col collo.
Nodo di Salamone.
Un certo lavoro a guisa di nodo, di cui non apparisce nè il capo nè il fine.
Nodi delle torri.
Quegli ornamenti di fuori, nelle facciate delle medesime torri, corrispondenti all'impalcature, presa la similitudine da' nodi della canna, la quale essendo lunga e sottile, ad ogni poco della sua lunghezza intraversata col nodo, che la rende più forte.
Nodoso
add. Pien di nodi. Lat. Nodosus.
Nuca
f. Lo schienale delle reni, che aggiugnesi nella collottola col cervello, detto altrimenti spina.
Nudo
add. Ignudo. Lat. Nudus.
Nugolo
e
Nuvolo
m Vapore umido attratto nella parte superiore dell'aria. Lat. Nubes E uno strignimento dell'aere raunato per attrazzione di vapori, e di fumosità di terra, e di mare, per la larghezza dell'aere e per lo cacciamento de' venti, e per lo calore interchiuso nella sustanza della nuvola, di quà e di là si muove, e dimena. Sono i nugoli difficilissimi ad imitar bene in pittura, per la varietà de' colori, che ricevono dalle diverse opposizioni di luce, o d'altri nugoli, e per esser contornati con tanta dolcezza, che quasi è impossibile imitar quelli bene, senza dar nel crudo, ed accomodar'il campo d'aria e con le figure in modo naturale e grazioso.
Nugoloso,
e
Nuvoloso
add. Pieno di nugoli.
Numero
m. Raccolto di più unità. Lat. Numerus. Il numero è la materia considerata dall'Arimmetico o Abbachista. E dividesi il numero appresso di esso in numero sano o intero, e numero rotto, il quale dagli Arimmetici dicesi anche minuzia.
Numerare.
Registrar per numero. Lat. Numerare.

O

Obbliquare.
Torcere, andare indirettamente. Lat. Obbliquè progredi.
Obbliquità;
f. L'obbliquare, l'andare indirettamente.
Obbliquo.
add. Torto, non retto, indiretto, pendente; termine matematico, ed è opposto a retto. Lat. Obliquus.
Obelisco
m. |
Aguglia
f., o |
Guglia
f. | Mole di pietra, fatta tutta d'un pezzo, nella base quadra, ma di forma bislunga molto, con una punta a piramide smussata; inventata dagli Egizij, per simboleggiare il raggio del Sole, entro la quale scolpivano i loro Ieroglifici. Maravigliosa fu quella che Sisto V. per opera di Domenico Fontana celebre Architetto, rizzò su la Piazza di San Pietro in Roma. A' tempi nostri ne à Innocenzio X. eretta un'altra sopra la fonte da lui fatta in Piazza Navona. Nella Real Galleria de' Serenissimi di Toscana vi è un'obelisco piccolo sì, ma copiosissimo di ieroglifici. Delle Guglie o obelischi, e loro interpetrazion, anno scritto eruditamente Mons. Michele Mercati, ed il Padre Kircker della Compagna di Giesù.
Occaso
m. Occidente; quella parte, dove tramonta il Sole. Lat. Occasus. Termine astrologico, e poetico.
Occhiaia
f. Luogo dove stanno gli occhi, altrimenti detta cassa dell'occhio.¶ E occhiaia pigliasi per un certo lividore formato sotto l'occhio.
Occhiale
add. Attenente a occhio; donde dicesi dente occhiale quello, che à corrispondenza con l'occhio.
Occhiale,
o
Cannocchiale
m. Strumento fatto per vedere le cose lontane, alle quali la vista naturale non arriva, inventato l'anno 1609. dal non mai a bastanza celebrato Galileo Galilei Fiorentino. Questo vien composto di due cristalli, un minore, e questo è incavato sfericamente, o da una sola parte e dall'altra piano, o incavato da tutte e due le parti. L'altro maggiore di superficie convessa, o da amendue le parti che si chiama lente, o da una sola e dall'altra piano, che si chiama meza lente. Il primo incavato si dice l'oculare, perchè è quello che si tiene all'occhio; il secondo convesso si dice obbiettivo, o oggettivo, perchè riceve le specie che si partono dagli oggetti; e si pongono questi due cristalli nell'estremità d'una canna, composta di più pezzi, in distanza proporzionata alla forma de' detti cristalli. Lat. Thelescopium.
Occhiali
m. Strumento da occhi per aiuto della vista; i moderni lo dicono Latinamente Conspicilia. È composto questo strumento di due cristalli o vetri legati in un filo d'ottone argento o altro metallo, o incastrati in cerchietti d'osso o di quoio: tiensi sul naso davanti agli occhi, sicchè il raggio visivo, ch'è tra gli oggietti e gli occhi, trapassi per essi. Un così utile artifizio è di quei che non conosciuti dall'antichità, s'annovera fra' ritovati di nuovo. Guido Panciroli, De novis repertis tit. XV. de Conspicilijs. Dice. Multi dubitant, utrum veteres conspicilia habuerint nec ne; quoniam Plinius rerum omnium Scriptor diligentissimus, nullum de his verbum faciat. Contra verò mentio horum apud Plautum fiat, cum ait: Vitrum cedo, necesse est conspicilia uti. Id quod nulla alia de re, quam despecillis, quæ vulgo ocularia dicuntur, potesti intelligi. Testimonia Fra Giordano da Rivalto dell'Ordine di San Domenico, famoso Predicatore in Toscana da 300. e più anni addietro, essere invenzione ritrovata a' suoi tempi; le sue parole cavate da una sua Predica, e citate dal famosissimo Vocabolario della Crusca, sono le seguenti. Non è ancora venti anni, che si trovò l'Arte di fare gli occhiali, che fanno veder bene, che è una delle migliori Arti, e delle più necessarie, che 'l mondo abbia. Il Dottor Francesco Redi, nobile Aretino, Protomedico dell'AA. SS. di Toscana, celebre scrittore, poeta, e filosofo, ed in questo nostro Secolo pregio della Fiorentina eloquenza, in una sua eruditissima Lettera scritta al virtuosissimo e nobilissimo Paolo Falconieri, già primo Gentiluomo della Camera del Sereniss. Granduca, prova ad evidenza, che questa utilissima invenzione fu trovata in Toscana d'intorno agli anni 1280. e 1310. da Fra Alessandro Spina Pisano dell'Ordine de' Predicatori, che di questa vita mancò del 1313. Il che egli va confermando con molte buone ragioni, e a maraviglia sciogliendo le difficultà che si potessero opporre in contrario. Fannosi gli occhiali di diversa manifattura, proporzionata a diversi usi, per i quali ce ne serviamo. E primieramente si à riguardo, se anno da aiutare la vista corta, ovvero la debilitata; se anno da servire, per veder da lontano, o pure da presso. Per la vista corta, ad effetto di veder da lontano, fansi gli occhiali incavati o concavi, i quali mostrano gli oggetti anche vicini ridotti minore assai del loro essere naturale. Per l'altra fabbricansi occhiali convessi detti anche lenti, i quali fanno apparir gli oggetti ancorchè lontani maggiori assai di quello sono: ed alla proporzione della maggiore o minore sfera, a cui risponde la centina, su la quale sono lavorati, ricevono la virtù di ringrandire più e meno gli oggetti sopra l'esser loro naturale: che per altri sono detti occhiali di prima, altri di seconda vista: e tanto i concavi che i convessi si fabbricano di cristallo o vetro non colorato, ma tersissimo, e senza alcuna macchia. Fannosi occhiali ancora per confortar la vista, la quale non venga disgregata o affaticata dalla bianchezza della carta nello studiare, e questi si fabbricano di vetro piano colorito, più e meno carico di colore; servono in oltre per viaggio, affinchè la virtù visiva, o l'occhio, nè dal riflesso del Sole, nè dalla polvere, riceva nocumento; ed a questo effetto sono loro aggiunte certe strisce di quoio, che serrandogli alle tempie e alla testa fermangli agli orecchi. Per conservazione degli occhiali di materia cotanto fragile, fannosi casse di avorio e di diversi legnami, e di variate fogge, siccome ancora di cartone foderato di quoio, alla usanza delle guaine de' coltelli e delle custodie da oriuoli.
Occhio
m. Parte nobilissima dell'animale destinata dalla natura per l'organo della vista. Lat. Oculus. ¶ Talora per la vista medesima, o per lo sguardo. ¶ Ed occhi diconsi quelle belle macchie rotonde, che à nella coda il Pavone. ¶ De le cose che sono in vendita dicesi avere, o non avere occhio, per lo stesso, che avere, o non avere apparenza.
Occhio e sue parti.
V. Scheletro.
Occhio. Muscoli dell'occhio.
V. Muscoli.
Occhio.
Spezie di finestra rotonda, o ovata, che per lo più si suol porre nelle facciate delle Chiese, e nelle parti più alte di quelle, o sopra le porte, o nella più alta parte della facciata delle case.
Occhio della martellina, o del martello.
V. Martellina, e Martello.
Occhio di Gatta.
Gioia così detta. V. Asteria, ed ivi similmente altre gioie nominate per occhi d'altri animali.
Occhiuto
add. Pieno d'occhi.
Occidente
m. La parte del Cielo, dove il Sol va sotto. Lat. Occidens, occasus.
Ocria
V. Giallo di terra.
Ofite.
V. Pietra serpentina.
Olio
m. Nome generico d'ogni liquore grasso, e untuoso, come quello che si cava dall'uliva. Varie spezie d'olij adoprano i nostri Artefici, che quì sotto si registreranno.
Olio di lino.
L'olio che si cava dal seme del lino, che però si chiama ancora olio di linseme. Serve a' Pittori, per macinare i colori, per dipignere a olio.
Olio di noce.
L'olio cavato dalle noci, il quale serve a' Pittori per dipignere, macinando, e stemperando con esso i colori. Invenzione trovata da Giovanni Eick da Bruggia, Pittor Fiammingo, circa gli anni 1410. non ostante quanto ne disse il Vasari in contrario.
Olio di sasso
detto altrimenti nafta (Plinio libro 2. cap. 18.) o pure olio petroleo. Serve a far vernice per pitture, e per lavar le figure di cera colorata, quando per lo tempo son divenute gialle. Trovasi quest'olio nello stato di Modana, ed in altri luoghi di Lombarda; ed è mirabilmente attrattivo del fuoco.
Olio di Sicilia.
Lo stesso che lo Spalto di Sicilia. V. Nero di Spalto.
Olio cotto.
L'Olio di noce, o di lino, fatto bollire al fuoco talvolta solo, talvolta con litargirio d'oro, e talvolta con vetro sottilissimamente macinato con acqua. Adoprano l'olio cotto i Pittori con litargirio o con vetro, per temmperar con esso quei colori, i quali in gran lunghezza di tempo, e con difficultà seccherebbono, come sono la lacca, la terra nera, il nero d'osso, il nero di fumo, e altri: imperocchè tanto il litargirio, quanto il vetro sottilissimamente macinato, anno facultà di seccar prestissimamente. Adoprano l'olio cotto solo senza mescolanza di vetro o litargirio, con quei colori, che da per loro stessi prestamente seccano, come la biacca, il minio, la terra verde, la terra d'ombra, il cinabro, gli smalti, il nero di brace, ed altri, perchè secchino prestissimo; ma avvertasi, che l'usarlo nella biacca sarebbe dannoso, perchè farebbe divenir la pittura di color giallo. L'olio cotto puro, quando è fatto con olio ben chiaro; serve anche a' medesimi Pittori qualche volta incambio di vernice, negli scuri più profondi, o dove la pittura fosse assai prosciugata. E notisi che l'olio di noce, e di lino crudo, per sua natura sempre secca; ma non così presto di gran lunga, quanto e' fa cotto solo, e tanto più mescolato col vetro macinato o litargirio.
Olio petroleo.
V. Olio di sasso.
Olmo
m. Albero, il cui legname serve agli edifizi, tanto per istare al coperto, che per istare allo scoperto, perchè vie più s'assoda. Vale ancora a far manovelle, con cui s'aiutano a muovere i gran pesi; ed in somma serve ad ogni sorta di lavori di fabbriche, come sono i carretti dell'artigliere, i carri, e ruote delle carrozze, i remi delle galere, e simili, e per questo è di quella sorte legnami, che non si può tagliare dal suolo, senza licenza del pubblico. Lat. Ulmus.
Ombra
f. L'oscurità che fanno i corpi opachi, alla parte opposta a quella, cheè illuminata. Lat. Umbra.
Ombra.
Termine de' Pittori, per il quale generalmente intendono quel colore più e meno scuro, che degradando verso il chiaro, serve nella pittura per dar rilievo alla cosa rappresentata. Dividesi in tre gradi, detti, ombra, mezz'ombra, e sbattimento. Ombra dicesi quella che fa un corpo in sè medesimo, come per esempio una palla che à 'l lume da una parte, viene ad esser mezza luminosa, e mezza scura, e quella parte oscura dicesi ombra. Mezzombra diciamo quello spazio, che è tra 'l lume, e l'ombra, mediante il quale l'uno passa nell'altro, come aviamo detto, digradando a poco a poco, secondo la rotondità del corpo. Sbattimento è l'ombra che vien cagionata sul piano, o altrove dalla cosa dipinta, e corrisponde a quell'oscurità, che gettano fuori di sè i corpi nella parte opposta a quella, ch'è illuminata, e che dicesi ombra. V. Sbattimento.
Ombragione
f.
Ombramento
m. L'adombrare, il fare ombra. Lat. Obumbratio. ¶ E per l'ombra stessa. Lat. Umbra.
Ombrare.
Fare ombra. Lat. Inumbrare. ¶ Appresso i Pittori dicesi ombrare, per far quel lavoro, che essi chiamano ombre, cioè colori più e meno oscuri, per dare alle loro pitture il dovuto rilievo.
Ombrato
add. Oscurato, adombrato, auggiato, ricoperto d'ombre.
Ombrato
m. Lavoro di pittura con ombre.
Ombreggiare.
Fare ombra. Lat. Inumbrare. ¶ E per fare l'ombre de' Pittori, e talora anche dipignere, o abbozzare.
Ombrosità;
f. Grande oscurità d'ombra.
Ombroso
add. Pieno d'ombra. ¶ Oscuro.
Omero
m. Spalla.Lat. Humerus.
Omero.Muscoli dell'Omero.
V. Muscoli.
Omero.Ossa dell'Omero.
V. Scheletro.
Onda
f. Parte dell'acqua, che ondeggia. Lat. Unda, fluctus.
Onda,
o
Gola
che si divide in dritta, e rovescia. Sorta d'ornamento d'Architettura V. Membra degli ornamenti.
Ondeggiare.
Fare onde, ed è proprio dell'acque agitate, le quali per forza del movimento si perquotono insieme. Lat. Undare, fluctuare.
Ondoso
add. Pieno d'onde.
Onice
Onichino
Nichetto
Niccolo
m. Gemma, secondo Plinio, quasi simile al Grisolito, alla Sarda, e al Diaspro. Trovasene nell'India, nell'Arabia, e in Germania: e vi è Autore che afferma nascere ella nel fiume Fisone, che viene dal Paradiso terrestre, e lo cava dal Genesi al secondo; dove parlandosi di quel fiume si dice nascervi l'oro, e trovarvisi la pietra Onichino. Distinguono questa gioia in cinque diverse sorte, secondo i diversi suoi colori. La prima (nella quale concorrono buoni Autori, come il Cardano, Dionisio, e altri) è di colore dell'ugna dell'uomo; la seconda profondamente nera; la terza che vien dall'India nera pendente in giallo; la quarta alquanto gialla con vene bianche; e la quinta che vien d'Arabia, nera con vene e cerchi bianchi: quella di Germania è chiamata Calcedonio, che à le varietà di colori e forme d'occhio umano, da Plinio attribuite all'Onice. Di questa gemma si parla molto nella Sacra Scrittura, cioè nella Genesi, nell'Esodo, e altrove. I Naturali le assegnano diverse facoltà, come si può riconoscere da' loro scritti: a' nostri Artefici serve, come ogn'altra gioia, per varj e prezziosi ornamenti, e fatture. Nè voglio lasciar di dire, trovarsi l'Onice alcuna volta con la superior corteccia d'un sol colore, e l'inferiore d'un altro, ed allora chiamasi Camehuia, e forsi Cameo, dal color che tiene di Cammello, o perchè abbia non sò che di simile alla cama; così l'Aldovrando Lib. 4. Mus. Metal. cap. 74. In questa gemma s'intagliano figure, e vedonsene delle così ben fatte, che non anno prezzo, che le adegui. V. Cammeo, e V. Niccolo.
Ontano.
Sorta d'albero, il cui legname serve agli edifizi, per essere attissimo a far palefitte, quando s'anno a far fondamenti nell'acque. Lat. Alnus. Questo, perchè posto all'aria, ed al Sole non indura, è inutile per travi, travicelli, e asse da impalcare.
Opalo
Perderotto
m. Gemma, risplentissima, che si trova nell'India, di colore che pende in azzurro chiaro, non lungi in simiglianza dal fuoco del zolfo. È stata chiamata Perderota, parola derivata dal Greco, per l'amor che a questa gemma si porta da chi la possiede, per la bella grazia, che tiene in sè stessa; perchè contiene il purpurino dell'Ametisto, e 'l verde dello Smeraldo, e sparge i suoi raggi fra le mani con modo mirabile; e secondo, che si volge intorno alla luce, va cangiando il suo bel colore.
Opera
f. Nome generico di qualsivoglia cosa che si faccia, onde le fabbriche, le pitture, le statue, e ogn'altro lavoro de' nostri Artefici, chiamasi opera.
Opponimento
m.
Opposizione
f. L'essere opposto.
Opporre.
Essere opposto, essere posto all'incontro. Lat. Opponere.
Opposto
add. Contrapposto, posto all'incontro. Lat. Oppositus.
Ora
f. Una delle ventiquattro parti, in che è diviso il giorno. V. Minuto.
Orafo
m. Artista, che lavora d'oreficeria. Lat. Aurifex.
Orato
add. Indorato.
Oratorio
m. Edifizio, o stanza destinata a fare orazione. Lat. Sacrarium. Di due sorte sono gli oratorj, pubblici, e privati. Gli oratorj privati, che si concedono a persone insigni per nobiltà dal Sommo Pontefice, possonsi fabbricare in qualsivoglia luogo, ancorchè contiguo o incorporato con gli appartamenti, dove si abita: ma l'oratorio pubblico, che si concede la facultà di fabbricarlo dall'Ordinario del luogo, deve essere talmente separato dall'altra abitazione, che in alcun modo con essa non comunichi, e dee avere l'ingresso o porta lungo la via comune, o in su prato non chiuso.
Orbiculo
m. V. Taglia.
Orbita
m. Osso della faccia V. Scheletro.
Ordigno
m. Nome generale di strumento artificiosamente composto per diverse operazioni. Lat. Machina.
Ordinare.
Disporre le cose distintamente a suo luogo, preparare, apprestare. Lat. Ordinare, parare, constituere.
Ordinatamente
avv. Con ordine, distintamente. Lat. Ordinatim.
Ordinato
add. da ordinare, che à ordine, temperato, regolato, moderato.
Ordine
m. Disposizione, collocamento di ciascuna cosa al suo luogo, regola, modo. Lat. Ordo, modus, dispositio.
Ordine d'Architettura.
Quella proporzionata disposizione, che dà l'Artefice alle parti dell'edificio, mediante la quale ciascheduna ritiene il suo sito in quella grandezza, che si ricerca, conforme al fine, che si prescrive il medesimo Artefice. Dicesi anche simetría, che è quanto dire disposizione a misura: e benchè sotto questo termine Ordine, s'intendano le disposizoni delle particulari stanze, che alla natura di qualsivoglia abitazione si convengono; contuttociò pare, che in pratica, per non sò qual proprietà o eccellenza, solo agli ornamenti di essi edifizi s'appropri questa voce: ed in questo modo presa pare si possa dire, che l'Ordine d'Architettura è un concerto o componimento di varie parti proporzionate fra di loro; le quali annesse, a guisa di membra, formano un corpo intero, in cui si vede leggiadría e bellezza, atta a soddisfare l'occhio di chi le mira. Gli Ordini adunque (così presi) dell'Architettura son diversi, e la loro differenza consiste nella diversità delle proporzioni, che possono con ottima regola trovarsi nelle loro parti principali, e nel numero, e diversità delle medesime parti. De' molti Ordini d'Architettura, che dagli antichi furono ritrovati, e posti in uso, solo cinque sono dagli ottimi Artefici stati approvati, cioè il Toscano, il Dorico, lo Ionico, il Corinto, e 'l Composito, de' quali a suo luogo; avvertendo, che anno preso tali denominazioni da' popoli, che o ne furono gli inventori, o ne frequentarono l'uso. Usano in valersi gli Architetti di questi Ordini nella struttura degli edifizij (come dice un moderno Autore) secondo la qualità di ciascuno, nel modo, che tiene la Natura nella produzione degli alberi, la quale gli fa rozzi, e grossi nel piede, nelle parti più alte più sottili, e nella sommità più ornati; che però servonsi prima del Toscano, o del Dorico, come più massicci e robusti degli altri, sopra questi alzano lo Ionico, e finalmente il Corinto, o 'l Composito, che sono i più delicati, ed ornati di tutti gli altri.
Ordine Attico,
altrimenti dicesi Ordine Bastardo, che non segue la proporzione degli altri Ordini: usasi per lo più nelle parti superiori degli edifizi.
Ordine Bastardo.
V. Ordine Attico.
Ordine Composito o Composto,
detto da alcuni ancora Italico, o Latino. Uno de' cinque ordini dell'Architettura, del quale Vitruvio non fece particolar menzione: è un composto degli altri quattr'Ordini, cioè Dorico, Ionico, Corinto, e Toscano; onde sortisce il nome di composito, o composto. Fu alcuna volta usato dagli antichi, e si adopera molto fra' moderni: è, siccome il Corinto, al quanto più gracile degli altri tre. La sua colonna, con la base e capitello, è per dieci volte la sua grossezza.
Ordine Composto.
V. Ordine Composito.
Ordine Corinto.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, che fu molto in pregio appresso i Romani, essendosene valuti per lasciar nelle fabbriche alcuna memoria di loro stessi, come mostrano l'arco di Pola, le spoglie del Tempio della Pace, e 'l Panteon. Questo, conforme ancora si è detto del Composito, è alquanto più gracile degli altri tre: ed è la sua colonna, con la base e capitello, per dieci volte la sua grossezza.
Ordine Dorico.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura il più massiccio e più forte, che avessero i Greci, e meglio collegato degli altri Ordini; e se ne servirono i Romani ne' Templi de' loro falsi Dei, con più o meno intaglio o lavoro, secondo la qualità del Dio a cui era dedicato. Con quest'Ordine fecesi in Firenze la fabbrica de' Magistrati, detta degli Uffizij con architravi spianati sopra le colonne. In quest'Ordine la lunghezza della colonna è otto volte la sua grossezza: ed usasi ancora alcuna volta insieme col Corinto, e Composito, in uno stesso edificio.
Ordine Gottico.
Dicesi quel modo di lavorare tenuto nel tempo de' Goti, di maniera Tedesca, di proporzione in niuna cosa simile a' cinque buoni Ordini d'Architettura antichi; ma di fazzione in tutto barbara, con sottilissime colonne, e smisuratamente lunghe, avvolte, e in più modi snervate, e poste l'una sopra l'altra, con un'infinità di piccoli tabernacoli, e piramidi, risalti, rotture, mensoline, fogliami, animali, e viticci, ponendo sempre cosa sopra cosa, senza alcuna regola, ordine, e misura, che vedersi possa con gusto.
Ordine Ionico.
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, alquanto più svelto del Dorico, fatto dagli antichi ad imitazione degli uomini, che son fra 'l tenero e 'l robusto, però messonlo in opera in fabbriche dedicate ad Apolline, a Diana, e a Bacco, e talora a quelle di Venere. È Ordine leggiadrissimo, come mostrano le fabbriche fatte con esso dagli antichi, e da' moderni. Questo, insieme col Dorico, è alquanto più robusto del Corinto, e del Composito, ma non quanto il Toscano. La lunghezza della sua colonna, con la base e capitello, per nove volte la sua grossezza.
Ordine Rustico
Ordine Toscano
Uno de' cinque Ordini d'Architettura, più nano, e di maggior grossezza degli altri Ordini, e più semplice nelle modanature, ne'capitelli, e nelle base, e altri suoi membri. Chiamasi Toscano, perchè mentre dalla Grecia s'introdusse l'Architettura in Italia (come dice Daniel Barbaro Lib. 4. cap. 70.) ebbe il suo primo stato nell'Etruria, da i Rè della quale fu usato nelle loro fabbriche. Se ne valsero ancora i nostri antichi, per far porte, finestre, ponti, castelli, e torri da Città, e da campagna, porti di Mare, fortezze: e perchè il più robusto, anche fra tutti gli altri il più durevole. In quest'Ordine la lunghezza della colonna, con la base e suo capitello, è per sette volte la sua grossezza, misurata nel vivo dell'imoscapo, o ratta da piede.
Orecchio
m. Uno de' membri del corpo dell'animale, che è strumento dell'udito; che però dicesi organo delle discipline, senza il quale è impossibile all'uomo il farsi erudito. Dividesi in esterno, ed in interno; riceve quello le spezie udibili, ovvero il suono, e questo le giudica. V. Scheletro.
Orecchio.Muscoli dell'Orecchio
. Vedi Muscoli.
Orefice
m. Artefice che lavora d'oro, altrimenti detto Orafo. Dividesi in Grossiere, e Minutiere. Grossiere dicesi quello, che fa lavori grandi, come sono vasi, bacini, candellieri, statue, e altri sì fatti. Minutiere quello che fa lavori gentili, quali sono tutte le legature d'oro delle gemme, come sono per esempio le anella, gli orecchini o pendenti, i polsetti, i picchiapetti, e tutte l'altre sorte di gioielli. E sebbene Orefice vuol dire, strettamente preso, colui che lavora d'oro, siccome Argentiere, chi lavora d'argento, contuttociò molto spesso sotto questa denominazione d'Orefice, vengono compresi ancora gli Argentieri.
Oreficería
f. L'arte dell'orefice. Questa à otto modi di lavorare, che sono, gioiellare, lavorar di niello, lavorar di filo, lavorar di cesello, lavorar di cavo, lavorar d'intaglio, stampar ne' conj per far medaglie, monete, e sigilli; e lavorar di grosseríe, che sono statue, vasi, e simili. A' tempi nostri sorta un'altra bella invenzion di lavoro, che chiamano di filo in grana, col quale si fanno, non solo tazze, pomi, e manichi di spade, ed altre simili belle cose, ma ancora ornamenti di spere, e di cassette, che paiono quelli scorniciamenti lavorati a punta d'ago, con animali, e fiori, che non si può desiderar di vantaggio.
Oricalco
m. V. Ottone.
Orificio,
ed
Orifizio
m. Apertura, adito. Lat. Orificium.
Originale
m. Così chiamano i nostri Artefici quella pittura, scultura, o altra simil cosa, che è la prima a essere stata fatta, e dalla quale ne sono state cavate le copie.
Orlo
m. L'estremità de' panni cucita con alquanto rimesso. ¶ E prendesi ancora generalmente per qualsivoglia estremità.
Orlo.
Membro degli ornamenti d'Architettura. V. Plinto.
Orminiaco
m. Una mestura alquanto liquida e viscosa, che serve per dorare cosa, che non vada brunita. Serve in cambio di mordente per mettere oro da non brunirsi sopra drappi, corami, legnami, ed altro.
Ornamento
Ornato
m. Abbellimento, e dicesi propriamente di cose materiali, che si aggiungono intorno a che che sia, per farlo vago e bello.
Ornamenti d'Architettura.
Nome generale, sotto di cui si comprendono tutte le parti principali degli Ordini, come colonne, piedestalli, architravi, fregi, e cornici, ed archi, e tutte l'altre cose accomodate, con giusta regola e proporzione, all'abbellimento degli edifizj, le quali come minori, e parti delle soprascritte, non tanto si chiamano ornamenti, quanto anche membra degli stessi ornamenti. ¶ È anche nome particulare d'alcuni membri d'Architettura, come foglie, cartocci, volute, fiori, ed altre sì fatte cose. ¶ Di questi Ornamenti adunque, tanto in generale che in particulare, e delle loro parti o membra, avendone parlato a sufficienza al suo luogo, ivi rimettiamo il discreto Lettore. V. Membra degli Ornamenti.
Ornare.
Adornare, abbellire una cosa con ornamenti. Lat. Ornare.
Ornato
add. da ornare, adornato, abbellito, vago, adorno.
Ornato
m. V. Ornamento.
Oro
m. metallo il più nobile di tutti gli altri. Lat. Aurum.
Oro in foglia.
Oro di ventiquattro carati, battuto tanto sottilmente, che ridotto in in foglie larghe un'ottavo di braccio per ogni verso, non arriva a valer più, che scudi sei per ogni migliaio di foglie, compresa in esso prezzo l'opera del manifattore. Questo è quello del quale si servon gli Architetti, per far dorar soffitte, ed ogni altro ornamento di fabbriche, quadri, e suppellettili. Serve ancora a' Pittori per dorare, a mordente e a orminiaco, cose che vadan dipinte, sopra drappi, corami, ed altro. Riducesi ancora l'Argento a questa guisa in foglia, e serve per inargentare, o per metter sotto come fondo a quei colori, che per non aver corpo traspariscono, ed il colorire con essi l'argento dicesi velare. Quell'Artefice, che riduce tanto l'oro, che l'argento in foglia, chiamasi Battiloro, e quell'altro il quale se ne serve per dorare, e inargentare, chiamasi Mettidoro.
Oro macinato.
Una sorta d'oro, del quale si vagliono i Miniatori, e i Pittori, per lumeggiare i loro disegni, e talvolta le loro pitture. Questo non è altro che oro in foglia macinato, in una tazza di cristallo, con mele e gomma, e riposto in nicchi a conservarsi; ed adoprasi non tanto col pennello, quanto ancora con la penna, per iscrivere lettere d'oro, ma dopo che gli è rasciugato bisogna brunirlo, perchè riceva il suo splendore.
Orpimento
m. V. Giallo detto Orpimento.
Ossame
m. Quantità d'ossa.
Ossami.
Trovasi questa voce appresso Leon Batista Alberti, per significar le cantonate, pilastrate, o colonnate, o altra simil cosa, che in cambio di quelle si metta, per regger le travature e gli archi delle volte; siccome ancora le coperture de' vani, e gli stipiti.
Osservanza
Osservazione
f. L'osservare, cioè il mantenere.
Osservanza del decoro.
Qualità, dalla quale risulta (dice il Paggi nella sua Tavola) quasi tutta la ragionevolezza dell'Artefice nel suo operare: e consiste nel guardarsi da mettere in opera cosa alcuna contro il verisimile, sì della materia che si rappresenta, come del luogo, del tempo, e d'altri rispetti necessarj. Vero è che di certe cose, le quali ordinariamente son grate e dilettevoli all'occhio, come figure ignude, capellature, ed acconciature ricche, celate, pennacchi, armature, colori vaghi, drappi a opera, calzaretti, colonne, piedestalli, cortinaggi, vasi trasparenti, figure sbattimentate in ombra, si permette al Pittore uscendo alquanto del rigore, esserne onestamente liberale; ma non già prodigo, mettendole a sproposito con evidente offesa del verisimile, e del decoro.
Osso
m. Parte solidissima del corpo dell'animale, congiunta e collegata a' nervi.
Ossa tutte del corpo umano.
V. Scheletro.
Ottagono
m. Figura di otto lati.
Ottangolo
m. Figura d'otto angoli.
Ottonaio
m. V. Ottone.
Ottone
m. Rame alchimiato ch'à il color simile all'oro; dicesi anche oricalco dalla voce Greca, imperocchè si fa di rame, detto da' Greci chalco; ed a forza di fuoco, e con molti ingredienti si conduce al color dell'oro, benchè tuttavía ritenga la durezza del bronzo. Ugut. in Lib. Derivatorum dice, che chiamasi oricalco ab auro et chaco, quasi malum aurum; perchè à solo il colore, ma non il valore dell'oro. Serve a' nostri Artefici per varie opere, come vasi, o piedi di vasi, candellieri, e talvolta anche statue: fondesi come gli altri metalli; ma per essere di sua natura un pò più crudo, si liquefà assai più facilmente degli altri. E l'Artefice, che fa professione di lavorar d'ottone, dicesi Ottonaio.
Ottuso
add. Grossolano, materiale, spuntato; contrario d'acuto e appuntato.
Ovale
|
Ovato,
ed |
Aovato
| add. Tondo bislungo; figura detta ovata o aovata o ovale, quella figura che è fatta alla somiglianza o forma dell'uovo, e fassi in diversi modi, e in diverse proporzioni.
Ovato
m. Figura ovata.

P

Paese
m. Regione, provincia.
Paesi.
Appresso i Pittori sono quella forta di pittura, che rappresentano campagne aperte, con alberi, fiumi, monti, e piani, ed altre cose da campagna, e villaggio.
Paesi.
Nome proprio d'alcune pietre, che si cavano nella campagna nostra, sopra la villa di Rimaggio, vicino a Firenze a tre miglia. Sono di durezza quanto il paragone; e mostrano naturalmente nelle macchie loro, aria, nuvoli, onde, casamenti, campanili, torri, ed altri edifizj, così belli, che alcuna volta paiono dipinti. Fannosene quadretti di grandezza fino ad un braccio in circa; se ne adornano stipetti, aggiugnendovi talvolta qualche figura d'uomini, d'animali, d'alberi, o d'altra simil cosa appropriata alla macchia naturale: il primo che incominciasse a dipignere sì fatte pietre con altre più preziose fu Francesco Bianchi Buonavita Cittadin Fiorentino, che stava al servizio del Serenissimo Granduca nella sua real Gallería, e ciò fu dopo il 1620. con volontà della Serenissima Arciduchessa Mariemaddalena, dalla quale riconobbe quel tempo il godimento di sì bella invenzione, e fin d'allora dalla nostra Città di Firenze, se ne cominciarono a mandare così fatti lavori per tutto il Mondo, e mandansene tuttavía.
Pala
f. Strumento noto di varie forme e materie. Serve per diversi usi, come per caricar rena, e calcina, e per aiuto del mescolarla con essa rena; e queste appresso di noi anno acquistato il nome di pale bresciane; forse perchè ci vengono dalla Città di Brescia, più che d'altronde.
Palafitta
f. Lavoro o ordine di più pali ficcati in terra, per riparare all'impeto del corso de' fiumi. Lat. Palatio festucatio. Servono anche le palafitte per stabilire e assicurare fondamenti degli edifizj, da farsi in quei luoghi, ove si dubitasse della fermezza del suolo.
Palafittare.
Far palafitta.
Palafittata
f. Lavoro di palafitte.
Palaiuolo
m. Colui che opera con la pala, colui che spala, che più comunemente dicesi spalatore.
Palanca
f. Palo diviso per lo lungo: serve a far palancato.
Palancato
m. Lavoro o opera di palanche, che suole esser comunemente una chiusa fatta di pali divisi in cambio di muro, e per altro nome dicesi steccato, per esser composto di stecche come sono i pali divisi. Lat. Vallum.
Palare.
Ficcare pali in terra a sostegno di che che sia particolarmente de' frutti. Lat. Palare, pedare. ¶ Per far palafitta, che dicesi anche palafittare.
Palato
add. da palare, armato di palo per sostegno.
Palato
m. Parte superiore di dentro della bocca, nella quale è riposto il senso del gusto. Lat. Palatum.
Palazzo,
e
Palagio
m. Casa grande, e per lo più isolata, e comunemente s'intende per tal voce ogni grand'abituro. Lat. Palati.
Palchetto
m. Diminutivo di palco, palco piccolo.
Palco
m. Quella copertura della fabbrica, che è di superficie piana, e non serve a stare nella parte più alta dell'edifizio per ricever le piogge; ma stando sopra il capo degli abitatori nella parte di esso edifizio, sostiene il pavimento e solaio nella parte superiore. Chiamasi il palco dagli Architettori col nome di Cielo.
Palestra
f. Edifizio spazioso e capace di gran gente, con molte aperture per introdurvi luce, adorno di logge e prati, usato dagli antichi per servizio di coloro, che attendevano agli esercizj della lotta, e del disco. Lat. Palestra.
Palla
f. Corpo di figura rotonda. L. Globus.
Palma
f. Albero fruttifero, che fa i datteri. ¶ Prendesi per la foglia sua, e per il fusto di esse foglie. Lat. Palma. Il legname della palma dicono esser molto adattato alle fabbriche degli edifizj; anzi che abbia una tal qualità, di far violenza sopra il peso che se li pone, piegandosi allo 'n su.
Palma della mano.
Il concavo della mano. Lat. Palma, vola.
Palmento
m. Edifizio, che contiene la macine, e gli altri ordigni da macinare.
Palmo
m. Spazio della distenditura della mano dall'estremità del dito grosso a quella del mignolo, altrimenti detto spanna. Appresso gli antichi Romani, il palmo (per testimonio di Vitruvio Lib. 3.) era la misura di quattro dita attraverso serrate, ed era la quarta parte del lor piede. Il qual piede, giusta la misura del Villalpando (Tomo 3. in Ezzecchielle) comprende circa a soldi dieci e un terzo del nostro braccio mercantile, per il che il palmo sarà soldi due e danari sette del medesimo braccio. E sebbene comunemente si piglia in Italia al dì d'oggi il palmo per la medesima misura, che la spanna, conforme l'abbiamo descritto nel primo significato, contuttociò qual sia la giusta misura di esso palmo è difficile al fermare, variando quasi per tutte le Città. In Roma il palmo architettonico moderno è la decima parte della lor canna, e corrisponde (secondo le prove che eruditissimamente ne fa Bernardo Benvenuti Sacerdote Fiorentino, dignissimo Priore dell'antica e nobil Chiesa di S. Felicita di questa Città, nel suo dotto Trattato delle misure) quasi a 23. quattrini del nostro braccio.
Palo
m. legno ritondo e lungo, di varie grossezze. Serve per sostegno de' frutti, e per far palafitte. Lat. Palus.
Palo di ferro
m. Strumento di ferro a simiglianza di palo, in fondo sottile, e in cima più grosso, con alquanto di testa augnata: serve alle fabbriche a varj usi, come sarebbe forare il terreno, percuoter massi, muover pesi, far'andare i curri, ed altri molti.
Palpebra
f. La pelle che copre l'occhio.
Panca
f. Sorta di sedere fatto di legno, sul quale possono stare più persone insieme. Lat. Subsellium. ¶ E di quì son chiamate panche, certe grandi e grosse pietre piane, che si murano sopra muricciuoli, per sedervi sopra.
Pancia
m. Parte del corpo dalla bocca dello stomaco al pettignone, detta dagli Anatomisti ventre inferiore. Lat. Venter.
Panconcello
m. Asse sottile assai, con la quale copronsi l'impalcature, e fannosi altri lavori.
Pancone
m. Asse di legname assai grossa.
Pancone.
Sorta di terreno. V. Sodo del terreno.
Pani della Vite.
V. Anisocioli, e Vite di Strettoio.
Panneggiamento
m. Il panneggiare.
Panneggiare.
Termine della Pittura e Scultura, col quale si esprime una delle principali azzioni di quell'Arte, e vale far panni, cioè coprire di vestimenti le figure. E perchè nel far ciò bene, s'incontrano non poche difficultà; di quì è che si dice bene o male panneggiare: imperocchè deve il vestito esser proporzionato alla persona rappresentata, graziosamente adattato alla figura, sicchè non paia, esserle stato gettato a dosso dal balcone. Le pieghe debbon esser talmente accomodate, che non tolgano in tutto e per tutto la forma a quella parte che vestono, o impediscano il veder l'attitudine, o posare della figura; nè tanto profonde che eccedano la superficie delle membra vestite, quasi che le sfondino o tronchino. Secondo la diversità de' panni o drappi, diverse anche sono le piegature o increspature loro; poichè gran divario si scorge nell'increspare o piegare del panno lino o lano; e nella drappería di seta, vi corre una gran differenza fra 'l dommasco velluto, o zendado; siccome differentissime sono quelle del bisso dall'altre sorte dei panni lini, e così discorrete degli altri. Da ciò ne viene in conseguenza, che in qualsivoglia di questi dee essere diverso il lumeggiare e il riflessare; il che tutto riesce di non poco pensiero al buono Artefice.
Panno
m. Tela di lana o di lino, o d'altro che sia. Lat. Pannus. ¶ E panni comunemente vagliono lo stesso che vestimenti.
Pantano
m. Luogo pien d'acqua ferma, e di fango. Lat. Palus.
Pantanoso
add. Pieno d'acqua e di fango.
Pantera
f. Animale silvestre, la cui pelle è macchiata di piccole macchie bianche e nere. Lat. Panthera, pardus.
Panziera
f. Sorta d'arme difensiva, ed è quella parte dell'usbergo che arma la pancia.
Paonazzo
m. Sorta di colore tra azzurro e nero, detto dal colore delle penne del Paone. Lat. Color violaceus, ianthinus.
Paonazzo di sale.
Sorta di colore paonazzo, che serve a fresco, e a tempera.
Paonazzo di Fiandra.
Pietra di mediocre durezza di colore paonazzo, ondata di bianche vene al quanto rade, che viene de' contorni di Liege. Serve per ornamenti, palle, o colonne, ed anche per qualche rilievo. È molto vaga e riceve bellissimo pulimento.
Paone,
e
Pagone
m. Animale volatile, di color biadetto la maggior parte, ed è semplice e molto bello, con testa serpentina, voce rauca, petto di zaffiro e molto ricca coda, le cui macchie, lumeggiate del colore simile all'oro, chiamansi occhi. Lat. Pavo.
Paonessa
f. La femmina del paone. Lat. Pava.
Pappagallo
m. Sorta d'animale volatile, per lo più verde, col becco torto a modo di Sparviere, che à maggior lingua, e più grossa d'ogni altro uccello, onde facilmente impara ad articolar le parole. Lat. Psictacus.
Paragone
m. Sorta di pietra nera, che si cava nell'Egitto, e in alcuni luoghi della Grecia. Serve per saggiar l'oro e l'argento sfregandovisi sopra. Trovasene d'una qualità al quanto meno nera, che serviva agli antichi per istatue, come mostra la figura dell'Ermafrodito in Roma. È pietra durissima, e piglia un bellissimo lustro. Trovasene in Toscana e nelle montagne di Carrara, e ne' monti vicino alla Città di Prato.
Paragone di Fiandra.
Una pietra dura per il doppio del marmo, che riceve bellissimo pulimento. È di color nero affatto: lavorasi con sega, e scarpello facilmente; trovasene di grandezza fino a sei e sette braccia, e d'ogni grossezza. Affermano i pratici, trovarsi il migliore nella Fiandra, e ne' contorni di Liege.
Paragone di Verona.
Una sorta di Pietra Paragone assai inferiore dell'altro, che si trova ne' contorni della Città di Verona.
Paralellalmente
avv. Continuamente, ma con egual distanza. Lat. Æquidistanter.
Paralelle.
V. Linea paralella.
Paralello
add. Equidistante.
Paralellogrammo
m. Quella figura di quattro lati, de' quali gli opposti sieno paralelli.
Paralellogrammo rettangolo.
Quel paralellogrammo, che à in sè gli angoli retti e i lati eguali.
Paralellogrammo rettangolo da una parte più lungo.
È quel paralellogrammo equiangolo, e non equilatero.
Parapetto
m.
Sponda
f. Quella muraglia per lo più meno alta della statura dell'uomo, che si fa lungo l'alveo de' fiumi, dall'uno e l'altro lato di ponti, a' terrazzi, a' ballatoi, e simili: e dicesi così, perchè sù la sponda s'appoggia il petto.
Pareggiare.
Far pari, adeguare. Lat. Æquiparare.
Parete
f. Muro. Lat. Paries.
Pari
add. Eguale. Lat. Æqualis. ¶ Aggiunto di numero, significa quello che si può dividere in due parti eguali.
Pari
avv. Al pari.
Pari pari.
In vece del superlativo parissimo, il quale non diremmo. Lat. Omninò æqualis.
Parte
f. Quello di che è composto il tutto, e nel quale il tutto si può dividere. Lat. Pars, portio. ¶ Per lato, banda. Lat. Latus, pars. ¶ Per luogo o regione. Lat. Locus, regio.
Parte digradata.
Termine di Prospettiva: ed è quella che con giusta regola è ridotta in prospettiva; cioè quella parte di superficie o di corpo, che dal suo perfetto grado, ed essere, è ridotta al diminuito, secondo che dall'occhio è vista in minore o maggior distanza.
Partimento
m. Divisione. Lat. Divisio.
Partire.
Far parti, separare, dividere, distinguere una parte dall'altra, e tanto dicesi delle cose materiali, quanto delle non meateriali. Lat. Partiri, dividere. ¶ E partire termine de' Fonditori di metalli, che vale quanto separare l'un metallo dall'altro; e quello che opera dicesi Partitore.
Partitamente
avv. A parte a parte, a un per uno, distintamente, particolarmente. Lat. Sigillatim, particulatim.
Partitore
m. V. Partire.
Partizione.
Il partire, divisione. Lat. Partitio.
Passatoio
m. Pietra o sasso che serve a passar fossi o rigagnoli.
Passione
f. Patimento, pena, travaglio.¶ Per affetto d'animo, per compassione.¶ In quella che' nostri Artefici chiamano passione, consiste non meno che nell'azzione, l'anima, o spirito dell'Arte; ed è l'affetto passivo dell'azzione, così del ricevere che del fare: questa è di due sorte, cioè dell'animo, come adirarsi, sdegnarsi, aver pensieri, aver'affanni, sospirare, stare in ansietà, piagnere, e simili; del corpo, come patire caldo, freddo, tormenti, martirj, percosse, carceri, persecuzioni, morti violenti, e simili.
Passo
m. La distanza dall'un piede all'altro in andando. Lat. Passus, gradus, gressus. ¶ Per misura di lunghezza. Lat. Passus. ¶ Per luogo, dove si passa: onde concedere il passo, o dare il passo.
Passonate
f. Quasi palefitte; con questa differenza, che le passonate, che son proprie di fondamenti di fabbriche, non ricecevon leghe, là dove per le palefitte, che sono proprie di ripari di fiumi, e servono all'Architettura militare, ricercano esse leghe.
Pastelli
m. Diversi colori di terre e altro, macinati e mescolati insieme, e con gomma e zucchero candito condensati e assodati in forma di tenere pietruzze appuntate; de' quali servonsi i Pittori a disegnare e colorire figure sopra carta, senza adoprar materia liquida; lavoro che molto s'assomiglia al colorito a tempera e a fresco.
Pastosità;
f. V. Morbidezza.
Pastoso
add. V. Morbido.
Patella,
o
Rotella del ginocchio
f. V. Scheletro.
Patena.
Voce usata da' Pittori, e diconla altrimenti pelle, ed è quella universale scurità che il tempo fa apparire sopra le pitture, che anche talvolta le favorisce.
Pavimento
m. Una coperta, o crostatura piana, che si fa sopra 'l terreno, o sopra i palchi o volte per potervi camminar comodamente.
Pavimento di commesso,
che dagli antichi fu chiamato di musaico. È un composto di pezzetti di più sorte marmi ridotti in piccole figure di quadrati, di tondi, e di altre, fermati sopra un piano di forte stucco fresco; onde possono resistere all'uso del camminarvi sopra, e all'acqua; ed è opinione, che da cotal maestría traessero origine i musaici di marmi più fini, pe' bagni e stufe, e dopo questi gli altri musaici, che fecero allora, e si son fatti dipoi, per ornamento delle pareti, e delle volte de' templi.
Pece
f. Ragia di pino tratta dal suo legname col fuoco; è materia nera, e tenace. Lat. Pix. Eccene d'una altra sorta che si chiama pecegreca, che è di color capellino.
Pedale
m. Il tronco dell'albero, altrimenti detto ceppo, o stipite.
Pedere
f. Una gemma, che si trova nell'India, e nell'Egitto, nell'Arabia, in Ponto, nell'Asia, Tracia, e Cipro. Questa gioia unisce in sè un lucido cristallo, benchè l'aria del suo naturar color sia porporina, con un certo aureo splendore; è di molto conforto alla vista, e la migliore è quella dell'India, la quale chiamano argento. Quelle dell'altre regioni anno fra di loro alquanta diversità. Di questa gioia scrive Plinio ed altri, che la mettono per la principale fra le gioie bianche.
Peduccio
m. Diminutivo di piede, piccolo piede.
Peducci delle volte,
quasi piedi delle medesime volte. Cioè quelle piccole pietre, sopra le quali si posano gli spigoli delle volte; benchè impropriamente si dicano peducci delle volte i medesimi spigoli; e que' luoghi, e spazi di essi che talvolta si dipingono di ritratti, armi, imprese, e altra cosa.
Pelare.
Sbarbare, svegliere i peli e le penni, e spilluzzicare levare agli uccelli quella minutissima piuma, o peluria, ch'è rimasa loro dopo aver levate le penne.
Pelare.
Termine de' Maestri di fabbriche, vale far pelo, e dicesi de' marmi, delle pietre, e delle muraglie. V. Pelo.
Pelato
add. da pelare per isbarbare, vale senza pelo, senza penne. ¶ E da pelare per far pelo dicesi di marmo o pietra, nella quale vi si scoprano sottilissime crepature.
Pelle
f. Spoglia degli animali con la quale si difende la carne viva delle membra. Lat. Pellis. ¶ E pelle dicono i nostri Artefici a certo ornamento, che fassi alcuna volta attorno alli scudi dell'arme, e cartelle con varie piegature, che acconciamente adornano essi scudi, quasi che fossero pelli di animali accomodate loro attorno.¶ E anche chiamano pelle, un certo colore, che dà il tempo alle pitture, con che favorisce assai le carnagioni, e falle apparire più naturali.
Pelo
m. Parte escrementale radicata nella pelle degli animali, la quale da' Medici è detta cute; esce il pelo fuora de' pori derivato dagli escrementi dell'ultima cozione, che manda la Natura dalle parti interiori, all'esterne. ¶ I nostri Artefici danno il nome di pelo ad alcune crepature sottilissime a segno, che alcuna volta sono appena visibili, le quali naturalmente o accidentalmente si trovano fatte nelle pietre, marmi, e muraglie, a cagion delle quali in processo di tempo si rompono le figure, colonne, o lavori d'Architettura, s'aprono le muraglie. ¶ E pelare dicono alla pietra o marmo che comincia a scoprir peli; ma della muraglia dicesi far pelo.
Pendente
add. Che pende. Lat. Pendens.
Pendente
m. Luogo pendente.
Pendere.
Stare sospeso o appiccato a che che sia, che sostenga. Lat. Pendere. ¶ E pendere assolutamente di quelle cose, che non stanno diritte, ma inclinano più da una parte che dall'altra.
Pendice
f. Falda, o fianco di monte.
Pendo
m. Declivo, pendenza. ¶ Onde stare a pendío.
Penna
f. Quella di che sono coperti gli uccelli, e di che si servono per volare. Lat. Penna, pinna.
Penna.
Parte del martello. V. Martello.
Pennelleggiare.
Lavorar di pennello, dipignere. Lat. Pingere.
Pennello
m. Strumento, che adoprano i Dipintori per dipignere. Lat. Penniculus, et penniculum. Fannosi a foggia di piccole spazzolette legando insieme pelo d'animali: I maggiori, e più gagliardi col pelo del porco; i minori con quello della pelle di vaio, o di puzzola, ed altri col pelo d'altri animali, come di tasso, di cane, di capretto, secondo gli ufficij che debbon fare. A' maggioretti si aggiugne l'asta di leggierissimo legno; ma i piccoli, e minuti si fermano in una penna d'oca, di cigno, e talora d'altri uccelli minori, secondo la grossezza o sottigliezza loro, ficcandosi l'asta in quella penna.
Pentagono
m. Figura di cinque angoli.
Pergamo
m. Luogo rilevato, fatto di legname o di pietre, dove si sta a far diceríe. Lat. Pulpitum.
Perirocchio.
V. Timpano.
Perla
f. Gioia nota e stimatissima, che nasce nelle conchiglie d'alcune ostriche marine ne' mari dell'India dal promontorio di Comorìfino all'Isola di Zeilan: queste per sono assai piccole. Nel mare di Persia nascono le perle di molta grossezza e bianchezza, che sono dette da noi orientali. Trovasene anche nella China in gran quantità. Questa gioia nella conchiglia è tenera, e poi all'aria indurisce; e questa dicono esser la ragione assegnata da' periti dell'invecchiar che fanno le perle, col tempo divenendo gialle, e rugose; onde fa dimestiere di fregarle con riso non del tutto cotto, e con sale per ridurle alla prima bellezza. Fra le maravigliose perle venute a mia notizia, maravigliosissima è quella, che si mostra nella tribuna della real Gallería, della quale è formato un vaso della grandezza d'una noce.
Per lungo
Per lo lungo
avverbial. Per lo verso della lunghezza.
Permanente
add. Stabile, durabile. Lat. Durabilis.
Perno
m. Strumento di legno o di ferro o di metallo, ritondo e lungo, sopra il quale si reggono le cose che si volgono in giro, come imposte di porte, edifizi di macchine, e simili. ¶ E perno dicesi quello, che fatto di materie simili, ficcano gli Scultori fra l'una, e l'altra parte delle membra rotte delle statue per unirle insieme: di questi anche si servono gli Architettori per più fermamente stabilire il posamento d'alcune membra d'Architettura; e i migliori perni per tale effetto sono quegli di rame, perchè molto durano. Veggonsene in antichissime muraglie ancora di legno. Poco sicuri son quei di ferro; perchè la ruggine col tempo rompe la pietra attorno, e dilatando la propria incassatura, fa che il perno non serva più al bisogno.
Pernuzzo,
o
Asticulo
m. Piccolo perno; ed è propriamente quello, attorno al quale si aggira la girella delle taglie.
Pero
m. Una sorta d'albero fruttifero, il di cui frutto chiamasi pera. Il suo legname detto anch'egli pero, riceve, per esser molto denso, bellissimo pulimento, e lustro; onde vale a far bei lavori di quadro, per ornamenti di pitture, che poi tinti di nero molto si assomigliano all'Ebano. Di questo stesso legname si servono gli Intagliatori di figure da stampa, per intagliarvi i loro disegni, in cambio di bossolo, essendo che sia esso di minore spesa di quello, e sene trovan pezzi d'assai maggior larghezza.
Perpendicolare
add. Che cade diritto, a piombo.
Perpendicolarmente
avv. Con retta linea, con modo perpendicolare, a perpendicolo, a piombo.
Perpendicolo
m. Quel piombo o pietruzza, che attaccato ad un filo, pende dall'angolo dell'archipenzolo, col quale strumento i Muratori e Maestri di pietre, aggiustano il piano e 'l piombo de' loro lavori.
Per ritto,
o
Per lo ritto
avverbial. Per lo verso dritto, opposto al verso pendente; e vale ancora a perpendicolo, onde diciamo fermare per ritto un legno sopra un piano, o muover per ritto, che vuol dire fermare o muovere quella tal cosa perpendicolarmente.
Persona
f. Nome generico che comprende tanto l'uomo, che la donna. ¶ Molte volte pigliasi per lo corpo umano.
Pertica
f. Bastone lungo. Lat. Pertica. ¶ E pertica strumento d'Agrimensura, ed è una misura di terreno.
Per traverso
avverbial. Lo stesso che a traverso. Lat. Obliquè.
Pertugiare.
Far pertugio, bucare, forare.
Pertugio
m. Buco, foro.
Pesante
add. Che pesa, grave. Lat. Gravis, ponderosus.
Pescaia
f. Riparo che si fa ne' fiumi, per ritenere il corso dell'acque.
Peso
m. Gravezza. Lat. Pondus. ¶ Per la cosa stessa che pesa, carico, fascio, soma. Lat. Fascina, onus.
Petroso
add. Pien di pietre, sassoso. Lat. Petrosus, lapidosus.
Pettignone
m. Quella parte del corpo, che è tra la pancia e le parti vergognose.
Petto
m. La parte dinanzi dell'animale, dalla fontanella della gola, alla bocca dello stomaco.
Petto.Muscoli del petto,
V. Muscoli.
Petto.Ossa del petto.
V. Torace in Scheletro.
Pettoruto
add. Alto di petto. Lat. Pectorosus.
Pezzetto
m. Diminutivo di pezzo, piccolo pezzo.
Pezzo
m. Parte di cosa solida, come di legno, o d'altro.
Pezzolino
m. Diminutivo di pezzuolo. Lat. Frustulum.
Pezzuolo
m. Diminutivo di pezzo, pezzetto, piccolo pezzo.
Pialla
f. Strumento de' Legnaiuoli, col quale puliscono e fanno lisci i legnami. Lat. Runcina. Sono le pialle di diverse grandezze e forme, ed atte a diversi lavori, e sortiscono diversi nomi.
Piallare.
Lavorar di pialla, pulire e far lisci i legnami con la pialla. Lat. Dolare, levigare.
Piallato
add. da piallare, lavorato con la pialla. Lat. Dolatus.
Pialletto
m. Piccola pialla di varie forme, secondo i lavori, che debbon farsi, o di pulire, o di far cornici, che si dice scorniciare.
Piane
f. o
Correnti
m. legnami riquadrati fatti di travi segate, i quali come piccole travette ricorrono ne' vani delle coperture, tra l'una e l'altra trave, per reggiere, e spianare i palchi, e' tetti.
Pianelle
f. Spezzie di lavoro di terra simile alle mezzane, ma più sottili assai, con le quali s'impianellano i tetti (facendo posar le lor teste sopra i correnti) acciò vi si possano posar sopra gli embrici
Piano
m. Termine di Matematica e Prospettiva; dicesi piano ogni piana superficie, sopra la quale si adatti una linea retta in qualunque modo che se gli applichi sopra.
Pianta
f. Tutta la parte inferiore del piede. Lat. Planta.
Pianta.
Nome generico d'ogni sorte d'alberi ed erbe. Lat. Stirps ¶ E pianta chiamasi quel ramicello tolto dall'albero, o dal cesto dell'erba per trapiantarlo.
Pianta dell'edificio.
Quella parte del suolo, sopra la quale posar debbono tutte le fondamenta, e sopra di cui le muraglie s'innalzano. ¶ E pianta dicesi anche propriamente quel disegno, che si fa dagli Architetti sopra carta o altro, della pianta dell'edificio.
Pianuzzo
m. V. Membra degli ornamenti.
Piastra di, ferro
altrimenti
Lamiera
f. Ferro ridotto a sottigliezza per farne armatura di dosso. ¶ E piastra dicesi anche d'ogn'altro metallo ridotto a simil sottigliezza, per farne qualunque lavoro, con aggiugnervi la denominazione del metallo, di cui è fatta la piastra, come piastra di piombo, piastra d'argento etc. ¶ E piastra assolutamente dicesi una nostra moneta d'argento di valuta di sette lire di nostra moneta, che sono dieci paoli e mezzo di moneta Romana. Lavoro di piastra, termine degli argentieri, ed è opposto al lavoro di getto: fassi questo lavoro (non solo di basso rilievo, ma ancora di mezzo rilievo) per via di ceselli, piegando la piastra d'argento a ricevere l'impressione, che le si vuol dare.
Piatto
add. Spianato, schiaccato.
Piazza
f. Luogo spazzioso. Lat. Platea.
Picchiare.
Perquotere.
Picchiato
add. Da picchiare, percosso.
Picchiato.
Termine de' Professori del lavorar pietre dure. E vale di più colori, cioè macchiato a guisa dell'uccello picchio; il che dicesi anche picchiettato, e macchiato di piccole macchie.
Picchierello
m. Martello d'acciaio con due punte, una per parte, appuntate a foggia di subbia; e questa sorta di martello serve per lavorar nel Porfido.
Picchiettare.
Perquotere leggermente.
Picchiettato
add. Macchiato di piccole macchie.
Piccolo
add. Di poca quantità contrario a grande. Lat. Parvus.
Piccone
m. Strumento di ferro, con punte quadre a guisa di subbia, col quale si rompono i sassi, e fassi altri lavori di pietra.
Picea
f. Sorta d'albero simile al Larice, che sempre verdeggia. Serve per uso di fabbriche, e sotterrato dura eternamente. Dioscor.
Piede
m. Membro del corpo dell'animale, sul quale si posa, e col quale cammina. Lat. Pes. Il pie dell'uomo è composto, di collo, di noci dette nodelli, di talloni, di calcagno, di dita, d'ugne, e di pianta.
Piede estremo.
V. Scheletro.
Piede. Muscoli del piede.
V. Muscoli.
Piede. Ossa del piede.
V. Scheletro.
Piedestilo,
e
Piedistallo
m. Quella pietra che è sotto al dado, sul quale posa la colonna, da alcuni detto piedestilo, dalla voce Greca stylos; e dall'Italiana piede, cioè piede della colonna; e dicesi anche dado. Egli è la prima parte principale nell'esecuzione dell'ordine architettonico. È composto di più parti, che sono, il basamento, il corpo o tronco del piedestallo, la cornice o cimasa, che lo copre; le quali pure ancora sono d'altri più piccoli membri composte. Sotto la colonna d'Ordine Toscano non sempre si vede essere stato usato il piedistallo, benchè questo convenga molto bene con ciascheduno Ordine.
Piega,
e
Pieghe
f. Que' raddoppiamenti di panni, drappi, carta, o simili, che si ripiegano. Lat. Plica.
Piegare.
Far pieghe.
Piegare,
parlando d'un torso, o d'altro membro d'una figura, dicesi di quell'atto, che fa una parte di essa, pendendo o allo 'nsù, o allo 'ngiù, o verso i lati, in qualsisía attitudine, o, gesto che debba rappresentare.
Pieno
add. Contrario di voto; e dicesi propriamente del continente occupato dal contenuto, in maniera che non v'entri più cosa alcuna. Lat. Plenus, refertus.
Pieno
m. Pienezza.
Pietica,
o
Pietiche
f. Strumento di legname composto di due piane o travette, che da una testa sono unite insieme a foggia di seste, per potersi allargare e stringere, con alcuni buchi da imo a sommo. Queste (con l'aiuto d'una altra piana o travetta, nominata il canteo, la quale si posa loro sopra a traverso, retta da certi pivuoli fitti ne' nominati buchi) servono per tener ferme e salde le travi o panconi, mentre si segano. ¶ Da queste, che per esser faticose a muoversi, anno per lor'uficio lo star sempre ferme, e a gambe larghe, nacque in Firenze quel rimprovero, che fassi a chi, nel camminare, soverchiamente lento, e poco grazioso, chiamandolo pietica.
Pietra
f. Terra indurita per l'evaporazioni dell'umido, e per costrignimento di esso; e trovasene di varie e diverse spezie, secondo la disposizione della loro materia, quando elle si generano.
Pietra bigia.
Pietra attissima agli edificj, che si cava ne' poggi di Fiesole e Maiano; serve per fare statue, e colonne; vuolle esser però cavata nel torlo, altrimenti detto cerro del masso, che è la parte più a dentro; poichè se non fosse di quella parte sarebbe di poca durata, si fenderebbe, e sfalderebbe. Ed a questo proposito è da sapere, che nelle cave de' nominati luoghi, trovasi primieramente la pietra bigia di poco buona qualità, che sempre va migliorando quanto più si va a dentro: dopo il masso della bigia, si trova il sereno, che pure è sempre migliore, quanto più va a dentro. Terminato il sereno cioè nella fine, si trova altra pietra bigia, e poi altro sereno. Di questa pietra bigia è fatto l'ornato esteriore della casa de Giacomini da S. Michelino dagli Antinori, la facciata del palazzo di Giovan Batista Strozzi da S. Trinita, e quella di Pier Capponi in via larga, ed altre molte.
Pietra carnagione.
Una pietra di durezza simile al Giallo orientale, della quale fannosi figure, che debbon parere del color della carne. Non è a notizia degli Artefici il luogo donde si cavi. Nelle stanze contigue alla real Cappella di S. Lorenzo, trovasi fatta di questa pietra una testa per tre volte il naturale, ritratto del Granduca Cosimo I. lavorata con mirabile artifizio.
Pietra del fossato.
Una pietra di bellissimo colore azzurrigno, di maggior durata della pietra serena; si cava presso a Firenze: riceve un maraviglioso pulimento. Di questa fece Michelagnolo la Librería, e Sagrestia di S. Lorenzo, e di poi fecionsi le colonne di Mercato nuovo con l'ornato di quella loggia, e la fabbrica de' Magistrati, detta comunemente gli Uffizj, e le cappelle di S. Croce; regge mirabilmente all'acqua, e al diaccio, ed è dura quanto il marmo.
Pietra d'Istria.
Una pietra bianca livida, che tira all'alberese, che agevolmente si schianta; onde lavorasi per lo più con certe martelline, andando secondo la falda della pietra. È stata usata molto per tutta la Romagna, e nella Città di Venezia e commettendovisi Porfido, ed altro Mischio, fa bellissimo vedere.
Pietra forte.
Pietra, che si cava da diversi luoghi, e resiste ad ogni ingiuria del tempo. Fu adoperata da' Goti, e poi da' moderni nelle più belle fabbriche, che si veggano in Toscana: di questa pietra è fra l'altre il ripieno di due archi, che fanno le porte principali dell'Oratorio d'Orsammichele, il palazzo del Granduca, la loggia de' Lanzi, il palazzo vecchio, e quello degli Strozzi; e parte della Fortezza da basso con l'armi, e statue, che vi si veggono. È questa pietra di color pendente in giallo, con alcune sottilissime vene bianche; serve ancora per lavorare statue, che debbano stare intorno ad acque, e fontane; e per far lastrichi, e bozzi. Nel valersene per gli edifizi, si deve aver'avvertenza di posarla sopra la muraglia per lo piano naturale della falda; altrimenti col tempo si sfalda e fende, siccome vediamo esser seguito nell'incrostatura del palazzo degli Antinori su la piazza di S. Michelino, dove dagli Artefici per risparmio di doppia fatica a lavorarla, fu posata per ritto.
Pietra morta.
Una pietra che pende in giallo molto tenera, che serve solamente per forni e fuocolari, e con essa fanno i Gettatori di metallo il primo fondo delle fornaci, nelle quali esso metallo, deve fondersi. È ella di pochissima durata; cavasi ne' monti di Fiesole, in superficie delle cave della pietra bigia, ed in diversi altri luoghi.
Pietra serena prima sorta.
Una pietra, che pende in azzurrigno o bigio. Cavasi in Arezzo, Cortona, Volterra, e ne' monti di Fiesole, e per tutti gli Appennini. Trovasene in grandissimi pezzi. Di questa sono i bellissimi edifizj delle Chiese di S. Lorenzo e di S. Spirito, ed altri molti, nella Città di Firenze. Stando al coperto è di eterna durata, ma esposta all'acque, si consuma, e si sfalda.
Pietra serena d'altra sorta.
Una pietra più rubida, più dura, e men colorita dell'altra, che tiene della specie de' nodi della pietra; fannosene figure, ed altri intagli, perchè è molto forte, e resiste all'acqua, e diaccio. Di questa pietra che si cava presso a Firenze, è fatta la statua della dovizia di mano di Donatello, che è sopra la colonna di Mercato vecchio.
Pietra serpentina.
Una pietra diversa da quella, che chiamano Serpentino. Questa pietra è detta ancora Ofite, e si trova di più spezie. Alcune se ne veggono nere, altre di color di cenere, macchiate con certi punti; altre divise con alcune linee bianche, e non sono molto dure. Servono per far piccole colonne, e altri ornamenti.
Pietra smiri.
V. Smeriglio.
pietre quadre.
pietre lavorate in forma quadrangolare, con cui gli antichi fecero bellissime fabbriche: collegando gli ordini delle pietre minori con altri ordini di pietre maggiori: sene vedono in Roma, ove è la piazza e 'l Tempio d'Augusto e nella Città di Firenze, e altrove.
Pietroso
add. Pieno di pietre. Lat. Petrosus, petricosus.
Pifferello
m. V. Squadra zoppa.
Pigiare.
Calcare, aggravare cosa sopra cosa.
Pignere;
mandare avanti con forza, con violenza. Lat. Impellere.
Pila
f. Pilastro de' ponti, sul quale posano i fianchi dell'arco.
Pila,
o
Torsello
Sorta di pietra. V. Piperno.
Pila.
Strumento di ferro da coniare le monete. È un pezzo di schietto ferro in forma d'ancudinetta, sopra la testa del quale è appiccato finissimo acciaio per la grossezza d'un dito (il quale acciaio si addolcisce di poi con certo loto fatto a posta per tale effetto) e sopra col punzone o madre, vi s'intagliano le fegure o altro, che debba improntarsi nelle monete; e questa pila è quel ferro che sta di fotto, e che impronta una faccia della moneta. Evvene, un'altro cinque dita alto, il quale sta di sopra, e dicesi torsello, ed è nella sua testa armato d'acciaio, come s'è detto della pila; ed è della grossezza, che deve esser larga la moneta, e nel rimanente verso la sua fine và con bella grazia e forma, diminuendo.
Pila.
Vaso di marmo, pietra, o metallo, di più grandezze e forme, che contiene l'acqua santa. ¶ E anche diciamo pila a certi vasi di pietra, per lo più di figura, quadrangolare che servono per abbeverare le bestie.
Pilastro
m. Parte dell'edifizio, sul quale posano i fianchi dell'arco siccome gli architravi in su le colonne. Il pilastro comunemente è una colonna quadra. Lat. Columna structilis, pila, stela.
Pilastrino
m. Diminutivo di pilastro, piccolo pilastro.
Piliere
m. Pila, pilastro da ponti.
Pillone
m. V. Mazzapicchio.
Pillora
f. Sasso o ciottolo tondo di fiume.
Pilone
m. Spezie di pilastro; si dice propriamente quella sorte di pilastro grande, che à smussi, che formano figura ottangolare, sotto le cupole; e dicesi pilone a distinzione del pilastro che è di forma quadrata.
Pingere.
Dipignere; ma è voce poetica.
Pino
m. Sorta d'albero, che produce ragia il cui legname è buono a molti lavori, per fabbriche d'edifizj e navilj.
Pinto
add. da pingere, dipinto.
Pintore
m. Pittore. Lat. Pictor.
Pintura
f. Dipintura, pittura. Lat. Pictura. Sono per tutt'ae trè voci poetiche.
Piombare.
Corrispondere col di sopra al disotto, cadere a linea retta perpendicolare; tolto da quel piombo legato ad un filo, col quale i Muratori aggiustano le diritture. Lat. Ad perpendiculum respondere. ¶ E piombare vale anche, far corrispondere il di sopra col di sotto, e far'andare che che sia a linea retta o perpendicolare. ¶ E piombare principalmente significa, adoperare il piombo, per aggiustare le diritture dell'alzate, acciocchè tornino a linea retta; ed è termine de' Muratori.
Piombato
add. Che à in alcun modo a sè aggiunto del piombo. ¶ Vale ancora grave (tolto il significato dalla qualità del piombo) piomboso.
Piombatoio
m. V. Sporti.
Piombino
m. Strumento di piombo, il quale s'appicca a una cordicella, per trovar l'altezza de' fondi, o le diritture. Lat. Bolis. Chiamasi anche scandaglio.
Piombo
m. metallo noto. Lat. Plumbum. À questo metallo una proprietà, che prima si fonde che si accenda. Trovasene di tre sorte, bianco, cenerino e nero: il bianco è il migliore, il cenerino à bontà fra l'uno e l'altro, il peggiore è il nero; che dicesi nero, perchè à qualche oscurità maggiore del cenerino: è obbediente al martello, onde molto si dilata, ed è più grave dell'altro. Cavasi in gran pezzi, e anche con vene attaccate a sassi e marmi. A fuochi di gran fornaci non resiste, perchè si converte in litargirio, e altra materia.
Piombo.
Strumento de' Muratori, per piombare le alzate; ed è un pezzetto di piombo legato ad un filo, o cordicella. Lat. Perpendiculum.
Piombo.
Gettar con piombo medaglie di cera, ovvero altri modelli di cera, in basso rilievo. Pigliasi gesso soprafine per li due quinti, e per tre quinti polvere di mattone finissima; stemperasi il tutto con acqua all'uso dei Formatori, e tal mestura chiamano loto.
Pioppo
m. Pianta simile all'Albero, il cui legname serve per lavori, essendo assai dolce. Lat. Populus nigra.
Piota
f. Pianta del piede. Lat. Planta. ¶ E piota dicesi zolla di terra, che abbia seco l'erba.
Piperno,
o
Piperigno
m. Una certa pietra nericcia, e spugnosa come il travertino. Si cava per la campagna di Roma; usasi molto in Napoli, e nella stessa Roma per far porte, e finestre. Di questa ancora si vagliono i Pittori, facendola battere con ferro, finchè abbia una certa spianatura rubida, sopra la quale data la mestica, fanno pitture a olio. Questa pietra è detta ancora, pila e torsello.
Piramide
f. Un corpo bislungo, che à per base una figura piana, e va da questa a terminare rettamente in un punto, che ne sia fuori. A questa foggia furono fabbricati in Egitto i Sepolcri de' Rè, annoverati fra le maraviglie del Mondo. ¶ Piramide prendesi talora per guglia o obelisco, sebbene diversissima.
Piramidale
add. Fatto a piramide.
Piramidalmente
avv. A piramide.
Pironi
m. o
Manovelle
f. Spezie di stanghe, dette da Vitruvio Vectes, le quali entrano nelle teste de' mulinelli, che servono per tirar pesi.
Piropo
m. Spezie di pietra preziosa, del colore del fuoco, o rosso lucente, onde prende in Greco questo suo nome. Lat. Pyropus.
Pittore
m. Dipintore.
Pittore universale.
Quello, che dipigne ogni sorta di cosa, come storie, ritratti, paesi, marine, animali, frutte, fiori, prospettive, e simili; a fresco, a olio, a guazzo.
Pittore da sgabelli.
Dicesi per dispregio di Pittore grossolano e che non punto sa disegnare; direbbesi anche Pittore da mazzocchi: perchè a chi dipigne sgabelli, come a chi dà di bianco al muro, d'ordinario servono per disegno l'estremità della superficie dipinta, nè si vale di chiari o scuri, o di mescolanza di colori, ma or'in un luogo, or'in un altro, và coprendo di tinte schiette, o al più vi farà sopra qualche rabesco così alla grossa: ciò che adiviene anche al Pittore di mazzocchi o candele: e ciò s'intenda di quel che segue per ordinario; perchè per altro non vi è dubbio, che anche gli sgabelli e candele, ed ogn'altra cosa più umile, sono state talvolta dipinte da dotta mano, come ne fanno testimonio molte antiche e moderne; perchè talora per scherzo sonosi i più celebri Artefici posti a fare opere simili, con che alle disprezzevoli cose, colla sola forza dell'arte loro anno dato gran pregio.
Pittura
f. Arte della Pittura. V. Arte della Pittura.¶ Dicesi anche pittura alla cosa dipinta; e questo termine vien descritto da alcuni Autori in questo modo, cioè; un piano coperto di varj colori, in superficie di muro, di tavola, di tela, o d'altro; il quale per virtù di linee, d'ombre, di lumi, e d'un buon disegno, mostra le figure tonde, spiccacate, e rilevate.
Plasma,
o
Prassio
m. Una gemma di color verde (alcuna volta più alcuna volta meno intenso) che si trova intorno al lido del mare Adriatico, lasciatavi dall'acque dopo la tempesta. Si vedono per lo più macchiate di certi punti, e talora gocciole o nere o bianche o rosse. Attribuisconle i Naturali molte virtù e particularmente, che opposta e avvicinata a cosa velenosa si turbi. È trasparente, e molto risplendente; e serve a' nostri Artefici, come l'altre gioie.
Plastica
f. L'Arte di fare figure di terra, che si fa per via d'aggiugnere; onde non mancano buoni Autori, che per questa ragone, la fanno la stessa cosa coll'Arte della Pittura.
Plasticare.
Far figure di terra. Lat. Plasticare.
Plasticatore
m. Colui, che esercita l'Arte plastica, che fa figure di terra. Lat. Plastes. Furono fin negli antichissimi tempi questi Artefici, fra' quali vennero molto lodati Demofilo, e Gorgaso. Plin. Lib. 35. cap. 12. ¶ I Latini lo pigliano anche per colui, che fa vasi di terra.
Plinto
m. Zoccolo, detto anche da alcuni moderni, orlo o dado. Figura di forma quadrangolare, dove posano le colonne, piedistalli, e simili. V. Membra degli ornamenti.
Polpastrello
m. La carne della parte di dentro del dito dall'ultima giuntura in sù.
Polvere
f. Terra arida tanto minuta e sottile, ch'ell'è volatile. Lat. Pulvis. Riduconsi a polvere terre grosse, pietre, ed altre molte cose per uso del dipignere; il che si dice, polverizzare.
Polvere di Pozzuolo.
V. Rapillo, e Pozzolana.
Polverizzare.
Ridurre in polvere, Vedi Polvere.
Pomella
f. Un color verde giallo, fatto di semi d'una certa erba, della quale molta si trova in alcune montagne di Toscana; e per non aver corpo, non serve se non per lavorare a tempera.
Pomice f. prima sorta.
Una pietra dura tutta porosa con la quale si dà il lustro alle statue, ed altri lavori di marmo.
Pomice, seconda sorta.
Una pietra leggierissima, spugnosa e fragile, di color del calcinaccio, o più tosto bigia; che vale a più usi, e particolarmente a' Pittori per lisciare e pianare le tele e tavole mesticate, da potervi dipignere; agli Intagliatori di rame per pulire e lisciare la piastra del rame, per potervi intagliare.
Pontare.
Appoggiare aggravando con forza a fine di spignere o ritenere. Lat. Urgere.
Ponte
m. Edifizio propriamente per lo più arcato che si fa sopra l'acque per poterle passare. Lat. Pons. ¶ E ponte si dice anche a quelle bertesche, sopra le quali stanno i Muratori a murare, i Pittori a dipignere a fresco le muraglie etc.
Ponticello
m. Diminutivo di Ponte.
Poppa
f. Parte fungosa dell'animale, nella femmina ricettacolo del latte. Lat. Mamma, Uber.
Poppa.
Parte deretana de' Navili. Lat. Puppis.
Porfido
m. Una sorta di pietra rossa con minutissimi schizzi bianchi, già dall'Egitto condotta in Italia: vien dalla voce Greca porphyrites, dalla Porpora, che dicono Porphyra. Comunemente si crede, che questa, siccome altre pietre, nel cavarla sia più tenera, di quando ella è stata fuori della cava, alla pioggia, al diaccio, al Sole; perchè tutte queste cose la fanno più dura e più difficile a lavorarsi. Anno osservato alcuni, che questa pietra non solo non si quoce col fuoco, ma stando nella fornace non lascia mai quocer bene i sassi, che le sono attorno. È di tanta durezza, che dagli antichi tempi fino all'anno 1555 nessuno si trovò, che potesse quella maneggiare, per non esservi il modo di temperare scarpalli ed altri strumenti, da poterla lavorare; e in questo tempo al Serenissimo Granduca di Toscana Cosimo I. fu dato un segreto d'un'acqua, con la quale si temperavano i ferri durissimamente: con questo Francesco del Tadda Intagliatore da Fiesole lavorò la bella tazza della bella fonte de' Pitti e suo piede; il Ritratto di esso Granduca, e della Sig. Leonora di Toledo sua Moglie, ed una testa di Giesù Cristo. Dopo il Tadda, venne il segreto in Raffaello Curradi Fiorentino, il quale di essa pietra condusse più opere in Firenze, e fra esse la testa del Granduca Cosimo II. che è nella real Gallería. Questo Raffaello vestì l'abito di Frate Cappuccino, lasciando il segreto a Cosimo Salvestrini, pure Scultor Fiorentino, il quale fra l'altre cose intagliò il gran colosso del Moisè, che è nella grotta del palazzo del Serenissimo Granduca, e sonosi poi fatte altre cose, e fannosi tuttavía.
Porpora
f. Una sorta di tinta rossa cavata dalle fauci d'un pesce di spezie di conchiglia. ¶ E porpora, per cosa di color porporino.
Porporina
f. Una sorta di colore rosso bellissimo, ma poco adoperato, fatto d'argento vivo, stagno in foglia, zolfo, e sale armoniaco, ridotti, a forza di fuoco, in un sol corpo.
Porporino
add. Di color di porpora. Lat. Purpureus.
Porrina
f. Pianta di castagno o di quercia, che si allievi, per far legname da lavoro.
Porta
f. L'apertura o vano, per donde s'entra ed esce negli edifizj, tanto di palagi e Chiese, che delle muraglie delle Città o Terre murate. Gli antichi Dorici, Ionici, e Corinti, usarono far le porte più strette da capo, che da piede, la decima quarta parte.
Porta intavolata:
dicesi quella, gli stipiti e architrave della quale sono scorniciati.
Porta pura o liscia:
quella che à gli stipiti e architrave senza scorniciare.
Portelli
m. Diconsi, quasi sportelli, propriamente tra' Pittori, gli sportelli delle tavole e quadri, fatti per coprire esse tavole e quadri, ad effetto di difender le pitture dalla polvere, e tanto più dall'arie umide: che però furono sempre usati assai ne' Paesi bassi; ornandogli con belle pitture, non solo di figure appartenenti alle storie dipinte ne' quadri o tavole; ma ancora d'armi, d'imprese, e simili. Il Vasari nella edizione seconda, P. 3. a c. 859. gli chiama anche alie, ed ale.
Portello
m. Diminutivo di porto o porta; e vale apertura o porticella della fornace, corrispondente nel bagno, dove si fondono i metalli, per la quale s'introduce il metallo in esso bagno, ad effetto di fonderlo, e si stangona, e si rastrella, si pulisce, e si netta dalla stumia.
Porticale
Portico
m. Un'abitazione aperta, solita a farsi avanti a Templi, a palagi reali, e talvolta ad abitazioni private, e molto più ne' pubblici luoghi della Città. Diodoro fu di parere, che 'l portico fusse fatto solamente per comodità de' servitori; altri però scrivono, e la sperienza à fatto conoscere, esser più tosto destinato a pubblico uso, e servizio de' Cittadini.
Porto
m. Edifizio marittimo, fatto per ricevere le navi, e conservarle senza pericolo delle tempeste, le cui parti sono gagliardissimi ed alti fianchi, assai fondo, gran larghezza e capacità. Sono i porti alcuna volta fatti dall'Arte, e altri dalla Natura medesima, e quegli sono i migliori, i quali alle notate qualità anno aggiunto il sito verso quella parte, dalla quale spirano i venti più benigni, e che avrà vicino alcun monte, onde si possano comodamente scoprir da lontano le navi.
Posare.
Porre giuso il peso o la cosa, che l'uomo porta. Lat. Deponere. ¶ Per riposare. Lat. Reficere, recreare. ¶ Posarsi, lo stesso che riposarsi, e fermarsi. Lat. Quiescere, consistere.
Posare
m. Dicono i Pittori o Scultori a figura dipinta o scolpita, quando posa tutt'e due i piedi sul piano del terreno, il che chiamano un posare, a differenza di quando la medesima tiene un sol piede fermo in sul piano, mostra di sospendere alquanto il calcagno dell'altro piede, il che dicono un levare.
Posatura
f. Feccia, e parte più grossa de' liquori rimasi nel fondo del vaso, che dicesi anche fondigliuolo. Lat. Retrimentum, fex.
Pozza
f. Luogo concavo e piccolo, pien d'acqua ferma.
Pozzo
m. Luogo cavato a fondo, finchè si trovi l'acqua viva per esso. Lat. Puteus.
Pozzo bianco.
Il pozzo dell'acqua, a distinzione del pozzo nero.
Pozzo nero.
Il luogo dove si gettano gli escrementi del corpo; chiamato per proprio nome destro, cameretta, luogo comune, necessario, e dal volgo cesso.¶ E pozzo nero dicesi anche il bottino dell'acquaio.
Pozzo smaltitoio.
V. Fogna.
Pozzolana
f. Così detta da Vitruvio una polvere che si cava in Terra di Lavoro, nel tenitorio di Baia e di Cuma, la quale nell'acqua fa presa prestissimo, e fa ancora fortissimi gli edificj. Serve anche mirabilmente per fare stucchi.
Prassio
m. V. Plasma.
Presa
f. V. Far presa.
Presso
avv. Vicino appresso. Lat. Propè.
Primo mobile
m. Nome del nono Cielo secondo gli Astrologi, il quale fa il suo corso da Oriente in Occidente nello spazio di 24. ore; detto così, perchè egli è la prima sfera del Cielo che si muova, e col suo moto rapisce e muove tutte l'altre sfere minori, senza impedirle dal proprio moto.
Proffilare.
Ornare la parte estrema, o di sopra, o di sotto.
Proffilo
m. Una delle parti che è dalle bande: onde per termine di Pittura dicesi ritrarre in proffilo, cioè da una sola parte del viso; e di tutto il viso si dice in faccia.¶ Appresso gli Architetti proffilo vale il disegno della grossezza e proiecto dell'edificio sopra la sua pianta; che è una delle tre parti fatte dall'Artefice per prima dimostrazione dell'opera. Le quali tre parti sono, Pianta, Proffilo, e Faccia.
Profondità;
f. Grande altezza da sommo ad imo, concavitaà. Lat. Profunditas.
Profondo
m. La profondità di qualunque cosa.
Profondo
add. Molto fondo, molto affondo, concavo. Lat. Profundus.
Profondo
avv. Profondamente.
Proietto
m. Quella parte dell'edifizio, o delle membra delli ornamenti, che sporta in fuori.
Proiettura
f. Aggetto; voce usata dal Vignola. V. Aggetto.
Prontezza
f. Una certa risoluzione, o disinvoltura, con la quale la figura muove il corpo, o le membra, alle sue operazione; è perproria qualità degli animali, o persone veloci, ed è contraria alla tardità, o pigrizia. Conviensi grandemente alla gioventù, e talora si richiede anche nel rappresentar figure di vecchj, purchè sien validi, e robusti, come era Ulisse, Sobrino, e simili. Così il Paggi nella sua Tavola.
Prontoni
m. V. Antarie.
Proporzionale
add. Che à proporzione. Lat. Consentaneus.
Proporzionalmente
avv. Con proporzione, con modo proporzionato.
Proporzionare.
Far proporzione, paragonare, comparare. Lat. Conferre, comparare.
Proporzionatamente
avv. Proporzionalmente.
Proporzionato
add. da proporzionare, fatto con proporzione. Lat. Consentaneus.
Proporzione
f. Convenienza, che passa non solo fra le parti e 'l tutto, ma anche fra esse medesime parti.
Proporzionevole
add. Proporzionato.
Proporzionevolmente
avv. Proporzionalmente.
Propugnacolo
m. Ciò che si mette intorno a che che sia per sua difesa, e diconsi più delle difese della Città che d'altro: spezie di propugnacoli sono, le torri, i bastioni, gli steccati, i fossi, e simili altre cose, che muniscono.
Prosciugare.
Rasciugare; ed è termine de' Pittori, per esplicare il rasciugar del colorito a olio nelle pitture, il che facendo in essi perdere il lustro fa anche che non si goda la vivacità de' chiari, e la profondità delli scuri l'uno, e l'altro ritorna poi alla vista dell'occhio, dandovi sopra vernice, o chiara d'uovo battuta.
Prosciugato
add. da prosciugare, rasciugato.
Prospettiva
f. Scienza che dimostra le tre ragioni del vedere, la diritta, la riflessa, e la rifranta; nella diritta si comprende la cagione degli effetti, che fanno le cose visibili mediante i raggi posti per dritto; la riflessa la ragione del risalimento, e riverbero de' raggi, che si fa, come dalli specchi piani, concavi, ritorti, rovesci, ed altre figure; la rifranta dà la ragione delle cose, che appariscono per mezzo d'alcuna cosa lucida, e trasparente, come sotto l'acqua, per lo vetro, sopra le nuvole; e questa prospettiva si chiama prospettiva de' lumi naturali, speculativa, e parte essenzialissima della filosofia, perchè il suo soggetto e la luce giocondissima alla vista, e all'animo umano. Barbaro sopra il primo di Vitruvio.
Prospettiva detta da' Greci Scenographia,
parte essenzialissima della Pittura. Questa (secondo ciò che ne scrive Pietro Accolti nel suo Libro intitolato l'Inganno dell'occhio) è una rappresentativa sezione della piramide visiva. Questa prospettiva è quella, secondo lo stesso Autore, e secondo ciò che noi pure ne intendiamo, alla quale unitamente sta appoggiata la ragione del disegno, e la maravigliosa operazione del pennello, nelle proporzionate intensioni d'ombre, e di lumi. Leonardo da Vinci, nel suo Trattato di Pittura, disse: che il Giovane che vuole alla Pittura applicare, dee prima d'ogni altra cosa imparar Prospettiva, per le misure d'ogni cosa, Fra Ignazio Danti ne' suoi Comentarj sopra le due regole di Prospettiva del Vignola disse: l'Arte della Prospettiva esser quella che ci rappresenta in disegno in qualsivoglia superficie tutte le cose nello stesso modo, che alla vista ci appariscono; o veramente quella che si fa nella comune sezione della piramide visuale, e del piano che la taglia.
Prospettivo
Add. Che sa prospettiva.
Puleggia
f. Girella da taglie, e carrucole
Pulimento
m. Il pulire.
Pulimento acceso.
quel pulimento lucentissimo, che si dà a quella sorte di pietre dure, che non solo son densissime, ma in superficie non scuoprono alcun pelo, o minimo poretto, o apertura, che glielo possa impedire.
Pulimento grasso.
La pulitura e lustro, che si dà ad alcune pietre dure con poca lucentezza, il qual pulimento grasso dicesi anche propriamente, dalli Artefici, non molto acceso; e ciò segue per cagion della qualità delle medesime pietre, le quali anno in superficie alcuni quasi invisibili poretti, che impediscono loro tal perfezzione.
Pulire.
Nettare; ed è proprio del levare le macchie, e sordidezze. ¶ E pulire vale dare il lustro a' marmi, ed a' metalli; il che appresso a' Gettatori delli stessi metalli dicesi ancora rinettare.
Pulito
add. da pulire, netto, senza macchia, contrario di sporco. Lat. Purgatus elegans. ¶ Per morbido, lustrante, e come più comunemente si dice, liscio.¶ Per leggiadro, squisito, bello. Lat. Venustus.
Punta
f. Estremità acuta di qualsivoglia cosa.
Puntazza
f. Quella punta di ferro con certe lamine stiacciate, le quali le stanno attaccate a guisa della boccia della rosa: questo strumento di ferro serve, per armare l'estremità de' pali, che si ficcano nel terreno per fondamenti, o ripari; poichè quelle lamine conficcandosi attorno a quella estremità, l'abbracciano, e tengon la punta fortemente fermata al suo luogo, perchè faccia bene l'ufizio suo.
Puntellare.
Metter puntelli.
Puntello
m. Armadura fatta di travi, o d'altro legname, che si pone a muraglia sfasciata, o che abbia patito, per ovviare a' pericoli imminenti d'improvvisa rovina delli edifizi.
Punto
m. Secondo i Geometri, quello che non parte, ovvero che non à dimensione alcuna.
Punto.
Termine della Prospettiva, che più chiaramente dicesi, punto del concorso: questo è il principal punto, al quale scendono e concorrono tutte le linee parallele al piano: e però da alcuni è assolutamente chiamato punto principale della Prospettiva, quale pongono a livello rimpetto all'occhio: e dicesi anche punto della distanza; qual punto s'immagina il Prospettivo esser nel centro dell'occhio, che stendendosi una linea parallela all'Orizzonte venga sino all'occhio suo. Quì si deve avvertire, non essere in pratica il punto de' Prospettivi lo stesso che definiscono i Geometri. Perchè considerando il Prospettivo quelle cose solamente, che vede coll'occhio, e che appariscono al senso, segue per necessità, che il punto sia di qualche grandezza, affinchè possa esser veduto, e far fare alla piramide, che àla punta o concorso nel fondo della retina, nell'occhio il suo effetto.
Puntone
m. Puntello.
Puntoni.
V. Cavalletto.
Punzone
m. o
Madre
f. Un pezzo di finissimo acciaio, prima indolcito a fuoco, sul quale s'intagliano di rilievo quelle cose, che si vogliono scolpire in medaglie d'oro, d'argento, o di bronzo. Poi essi punzoni d'acciaio si temperano a fuoco, e con essi a forza di martello s'imprime quello, che vi si è scolpito sul conio d'acciaio senza tempera, che poi serve per forma della medaglia.
Punzone,
o
Torsello
V. Conio, e V. Pila strumento.
Purgatore
m. Uomo che cava l'unto da' panni lani prima che si tingano. ¶ E purgatore, dicono gli Architetti, un luogo murato, che fanno a posta per ricevere l'acque piovane, per tramandarle nelle citerne, dopo che in esso sien purgate dalle lordure, che le medesime portano da' tetti.

Q

Quadrangolare
add. Che quattro angoli o canti: onde figura quadrangolare.
Quadrangolo
m. Figura di quattro canti.
Quadrante
m. Strumento Astronomico detto in Lat. Quadrans.
Quadrare.
Ridurre a forma quadra.
Quadrato
add. Ridotto a forma quadra. Lat. Quadratus, quadrus. ¶ Per ben complessionato, e complesso.
Quadrato
m. Figura di quattro lati, che à gli angoli, e i lati eguali.
Quadratura
f. Il ridurre in figura quadra, o in quadrato. ¶ E quadratura trovasi esser detto all'Arte del dipigner prospettive, cioè dipignere di quadratura; che par voce non molto propria.
Quadrello
m. V. Plinto in membra degli ornamenti.
Quadretto
m. Diminutivo di quadro.
Quadrilatero
add. Di quattro lati; onde figura quadrilatera quella che è contenuta da quattro lati.
Quadro
m. Propriamente figura quadrata, che à gli angoli, e le facce eguali. L.Quadratum. ¶ Fra' Pittori è presa comunemente questa voce, per ogni sorte di pittura, fatta in tela, o legno, o d'altra materia, che sia quadra o d'altra figura; e così far molti quadri, intendono far molte pitture, in tele, tavole, o altre materie quadre, o d'altra figura.
Quadretto,
e
Quadrettino
m. Piccola pittura in quadro come sopra.
Quadruccio
m. V. Mattone.
Quartabuono
m. Strumento di legno di più grandezze, che à angolo retto, e due lati eguali, che lo compongono, da' punti delle due linee rette è tirata la diagonale; serve per lavorar di quadro.
Quercia,
o
Rovere
f. Sorta d'albero ghiandifero, il cui legname saldissimo e pesante, riesce attissimo a più usi negli edificj, il quale stando nell'acqua lungo tempo indurisce sì fattamente, che non à quasi mai morte. Dice Catone che deesi quest'albero recidere dal suolo nel solstizio, e non in altri tempi, come altri dicono, essendo però opinione universale che il taglio sì di questo, come d'ogn'altro albero, che dee servire all'edificare, dee farsi a Luna molto scema; attesochè in quel tempo restano essi asciutti di quella flemmatica grassezza assai disposta alla putrefazione, a cagion della quale vengon poi tarlati e guasti. Dicono altri, e ne mostra la sperienza, esser la quercia attissima agli edificj sotterranei, e valida per reggere ogni gran peso. Non si può forare se non bagnata. Stando sopra terra si torce; e posta intorno all'acque del mare facile a corrompersi.
Quocere,
e
Cuocere
Tenere a fuoco di calore mezzano qualunque cosa materiale, tanto che il calore penetrato dentro a tutte le di lei parti l'abbia alterata; ed è tra lo scaldare e l'abbrucciare, un'azzione di mezzo. Lat. Coquere. Più e diverse sorte si trovano di cotture; come, cuocere a lesso, cuocere a rosto, cuocere in frittura, le quali si dicono anche lessare, arrostire, friggere.¶ Tutti i lavori di terra, o sieno lavori da fabbrica, o di vasellamenti, e statue, perchè abbiano la loro durata, vanno cotti in fornace. Così de' sassi cotti pure a fuoco di fornace si fa la calcina.
Quoio,
e
Cuoio
m. V. Cuoio.

R

Rabberciare.
Rattoppare, aggiugner pezzi a cose rotte, o guaste. ¶ E fra' nostri Artefici vale propriamente, per racconciare una cosa malandata affatto, così come si può, e non del tutto.
Rabescare.
Far rabeschi.
Rabescato
add. Fatto con rabeschi.
Rabesco
m. V. Arabesco.
Racconciare
Acconciare
Ridurre, e rimettere in buono essere le cose guaste accomodare, rassettare.
Racconcio
m. Racconciamento.
Racconcio
add. Rassettato.
Raccortare.
Raccorciare.
Raccrescere.
Accrescer di nuovo.
Raddirizzare.
Di nuovo dirizzare.
Raddoppiare.
Addoppiare, crescere.
Radezza
f. Rarità.
Rado
add. Contrario di fitto, di spesso, e denso.
Raffazzonare.
Adornare, pulire, e rassettar con diligenza. ¶ Appresso i nostri Artefici vale, raccomodare cosa molto guasta al meglio che si può lo stesso che rabberciare: E dicesi anche rinfronzire.
Rafforzare.
Far più forte, fortificare, rinforzare.
Raggio
m. V. Linea torta, e V. Taglia.
Ragguagliare.
Pareggiare, ridurre al pari.
Rallargare.
Maggiormente allargare; contrario di ristrignere.
Rallungare.
Di nuovo, o maggiormente allungare.
Rame
m. Spezie di metallo di color rosso. Lat. Æs.
Rame per intaglio.
Rame battuto, in piastra, denso, e senza falde, senza pori, o buchi, senza mescolanza d'altra materia, e pastoso: qualità che si conoscono, fregando col brunitoio; perchè se saranno tali, il rame non resisterà al tocco, ma il brunitoio vi camminerà sopra egualmente. Questo rame poi con pietra dolce, pomice, e carbone, si piana e pulisce, di poi vi si calca sopra il disegno dell'opera, e si fa l'intaglio; e se sarà ad acqua forte si terrà un foglio sotto quella parte della mano che posa sul rame vernicato, acciò non alteri la vernice; e intagliato che sarà, ad effetto che non resti nel taglio qualche porzioncella minuta della vernice rotta dal ferro, si spolvererà con pennello, o altra simil cosa.
Rammarginare.
V. Saldare.
Rammorbidare,
Ammorbidire V. Ammorbidare.
Randello
V. Arrandellare.
Raperella
f. Pezzetto di pietra, col quale si risaldano, o turano i fori o buchi per introdurvi perni, per fermarle a lor luoghi; che però s'adopera della stessa pietra forata, acciocchè non si scuopra la magagna; e servono ad altri usi di restaurazioni di pietre lavorate.
Rapillo
m. Altrimenti detta, Polvere di Pozzuolo. Qualità di rena che serve per fare smalti. Trovasi in gran copia ne' campi che sono presso al Monte Vesuvio: questa mescolata con calcina, non solo dà fortezza agli edificj maestri, ma a quelli che si fanno sotto acqua.
Rappezzare.
Racconciare una cosa rotta.
Rappianare.
Far piano, appianare, spianare.
Rappiccare
V. Appiccare.
Rapportare.
Termine di Scultura, e Architettura. Vale aggiugnere alcun pezzo di pietra o legno, che manchi a quello, d'onde si cava la figura, o altro; modo usato però da uomini di poco valore, o che anno troppa fretta nell'operare; perchè i periti non mai ritondano, o forano il sasso da principio, per aver campo di tirarsi addietro, quando scuoprono alcuno errore; e fanno uscir la Statua dal sasso, in quella maniera che si caverebbe d'una pila d'acqua una figura già finita a diacere; che prima uscirebbono le parti, che vengono innanzi, cioè il volto, le ginocchia, e 'l corpo; e a poco a poco tirandola in sù, s'anderebbe scoprendo, finchè scoperta che fosse più là che 'l mezzo, apparirebbe la rotondità, delle parti di dietro: modo usato dal gran Michelagnolo, come mostra la maravigliosa bozza dell'Apostolo, che si vede di sua mano nel Cortile dell'Opera di Santa Maria del Fiore.
Raschiare,
e
Rastiare
Levare la superficie di che che sia, con ferro, o altra cosa tagliente.
Raschiato,
e
Rastiato
Che gli è levata la superficie, con ferro, o altra cosa tagliente.
Raschiatura,
e
Rastiatura
f. Quello che si leva in raschiando. ¶ E vale anco la cosa raschiata, o dove si è levata la raschiatura.
Rasciugare.
Asciugare Lat. Siccare, arefacere
Rasciutto
add. Asciugato, asciutto, Lat. Siccus, arefactus.
Raspa
f. Spezzie di lima, che serve per levare i colpi dello scarpello, alle statue di legno e marmo.
Raspare.
Adoperar la raspa, pulire con la raspa.
Rassettare.
Di nuovo assettare, rimettere in assetto, restaurare. Lat. Reparare, restaurare.
Rassodare.
Indurire, far sodo e duro, render forti le cose deboli per la loro tenerezza. Lat. Solidare, solidum reddere.
Rassomigliare.
Somigliare, esser simile, aver somiglianza.
Rassottigliare.
Di nuovo assottigliare.
Rastione,
o
Rastrello
m. Strumento di ferro, col quale i Gettatori di metallo puliscono il bronzo: dopochè fuso nel bagno della fornace, ne cavano la stummia, lo scacciano verso la spina della medesima fornace, acciocchè corra ad fondersi nella forma; il che dicono rastrellare.
Rastrellare.
Adoprare il rastrello. V. Rastione.
Rastrelliera
V. Rastrello.
Rastrello
m. Rastione, strumento de' Gettatori di metallo. V. Rastione.¶ Rastrello strumento dentato, sì di ferro come di legno, col quale si sceverano i sassi dalla terra, e la paglia dalle biade, ed è proprio degli Agricoltori. ¶ E rastrello si dice a quello strumento di legno dentato, dove i calzolai appiccano le scarpe. ¶ E rastrello nelle armi o imprese, vale la figura del rastrello, o sia dentato da una parte, come quello delli Agricoltori; il che è proprio contrassegno de' Cadetti, o Minori della real Casa di Francia; o sia dentato da ambedue a guisa di quello de' Calzolai, come portano le nobilissime Famiglie de' Salviati, degli Uguccioni, degli Aldobrandini, degli Asini, ed altre della Città di Firenze.¶ E rastrello dicesi a quei legni con mensole a viticcio, dove si posano l'armi in aste; il quale strumento dicesi anche rastrelliera.¶ E rastrello dicesi anche quello steccato, che si fa dinanzi alle porte delle Fortezze, o d'altri luoghi, che stieno guardati, ed all'uscio di esse porte fatto di stecconi. Lat. Cataracta.
Ratta
f. Ogni estremo della Colonna; l'imoscapo dicesi ratta di sotto, ed il sommoscapo ratta di sopra. V. Colonna.
Razza,
e
Razze
f. Que' legni delle ruote, carri, carretti, e carrozze, i quali dal mozzo, ove è il centro, se ne vanno ad unirsi con la circonferenza o cerchio di essa ruota.
Razze del Cavalletto
V. Cavalletto.
Recamo
m. |
Ricamo
m |
Troclea
f. | Spezie di taglia con due girelle che si volgono ne' loro pernuzzi.
Reciso
add. Tagliato, mozzato, troncato.
Reedificare.
Riedificare, di nuovo edificare.
Reedificazione
f. Il riedificare.
Reflessare,
o
Riflessare
Far reflesso alle pitture
Reflesso,
o
Riflesso
m. Ripercotimento, ribattimento; ed è proprio della luce o lume, quando rotto da corpo denso torna indietro. Questi reflessi anno una gran parte nella Pittura, servendo molto al farla rilevare; ed il sapergli bene e aggiustatamente accomodare a' luoghi loro, non è cosa da ogni Pittore,
Reflettere.
Ribattere indietro, ripercuore, rimandare indietro; e dicesi propriamente della luce, lumi, e raggi, quando percuotendo in un corpo denso, ritornano indietro.
Regione
f. Voce usata per una delle sei qualità degli edificj; ed è quel luogo amplio ed aperto per tutto, nel quale l'Architetto dee procurare d'eleggere il sito, per alzar la sua fabbrica. Leon Batista Alberti.
Regola
f. Norma, modo, ordine, e dimostramento della via dell'operare.
Regolamento
m. Ordinamento con regola.
Regoletto
m. Piccol regolo. ¶ E regoletto si dice anche a un membro degli ornamenti. V. Membra delli ornamenti.
Regolo
m. Strumento di legno, o metallo, col quale si tirano le linee diritto.
Regolo,
o
Regoletto
m. V. Membra degli ornamenti.
rena
f. Una moltitudine di minutissime pietruzze, che si fanno dal frangersi delle maggiori pietre, secondo alcuni Autori. Vitruvio fu di parere, ch'ella fosse una sorte di terra abbruciata, e fatta divenire non più soda della terra cotta, e più tenera del tufo, per forza de' fuochi racchiusi sotto i monti. Comunque sia la cosa, è la rena di più sorte; cioè di cava, di fiume, e di mare; e questa è di più colori, e qualità cioè, rossa, bianca, nera, incarbonchiata, e ghiaiosa. È notissimo il servigio della rena messa nella calcina per murare. La più grossa e più tenace è quella di cava, ma facilmente si fende; e però s'adopera ne' muri, e nelle volte continovate: e la ghiaiosa serve, per far quella calcina, colla quale si riempiono le fondamenta. La rena di quei fiumi o fossati, che anno gran pendìo, serve ancora ella per murare, purchè ne sia tolta via la prima scorza più grassa e fangosa; che però sarà bene, pigliar quella, che si trova sotto la caduta dell'acqua, come più netta e purgata. Contrassegni dell'ottima qualità della rena sono, quando posta in un panno bianco, non lascera alcuna macchia, ovvero stropicciata con la mano, striderà; il che sarà segno, ch'ella sia di qualità pietrosa, e non terrosa. E dee ancora esser cavata di fresco, perchè esposta all'aria si putrefa, e quasi si riduce in terra. Vitruvio e Plinio dicono, che per ogni misura di calcina si dieno tre misure di rena di cava, e di quella di mare e di fiume solamente due. L'istesso Plinio dice, che gli antichi si servivano della rena d'Etiopia, d'India, e d'Egitto. Noi ci serviamo per lo più di quella de' fiumi. Non mancano buoni Autori, che scrivono, non doversi usare la rena del mare nelle fabbriche; perchè, per lo falso umore, ch'è in essa, fa dissolvere le coverture, o intonachi, delle muraglie; il quale dissolvere dicesi propriamente, scanicare: contuttociò volendola usare, si pigli di quella, che nereggia e lustra come vetro, e di quella che è più vicino alla riva.
Renaccio
|
Renischio
|
Renistio
| m. Terreno simile alla rena o ripieno di rena.
Renosità;
f. Qualità renosa.
Renoso
add. Pien di rena, o di qualità di rena, che tien di rena.
Reparare.
Restaurare.
Reparazione
f. Restaurazione, rinnovazione.
Restaurare,
e
Ristaurare.
Rifare a una cosa le parti guaste, e quelle che mancano per vecchiezza, o per altro accidente simile; il che diremmo anche, ma in modo basso, rabberciare, rinnovare. Lat. Restaurare, instaurare.
Restaurato
add. da restaurare, rifatto, rassetto, rinnovato.
Restaurazione
f. Il ristaurare, rifacimento. Lat. Instauratio.
Restremazione
f. Lo sfuggimento che fa la colonna sotto il collarino.
Retare.
Tirar la rete sopra disegni, o pitture.
Retato
add. Si dice a disegno o pittura, sopra cui sia tirata la rete. V. Rete.
Rete
f. Dicono i Pittori tirar la rete, quando volendo da qualche piccolo disegno fare un'opera grande, o copiare appunto una pittura o disegno grande, tirano alcune linee per l'altezza e per la larghezza del disegno o pittura, con distanze eguali, e così coll'intersecarsi delle linee, viene a riempiersi il disegno o pittura, che essi vogliono copiare, di perfetti quadrati, ciascun de' quali, cadendo sopra alcuna parte della pittura, rende più facile l'imitare, e proporzionare la parte contenuta; perchè all'incontro tirano anche i medesimi quadrati, tanto maggiori a proporzione, quanto vogliono che sia l'opera, nel quadro da dipignersi, e così in ogni quadrato ritraggono quella parte, che corrisponde nel retato esemplare, con gran facilità, e danno la stessa proporzione al tutto, che anno i quadrati dell'esemplare con quelli della copia.
Rettezza
f. Dirittezza.
Rettilineo
add. Che à rette linee, formato di linee rette. V. Figura rettilinea.
Retto
add. Diritto.
Ribadire
Ritorcere la punta del chiodo e ribatterla verso il suo capo nella materia confitta, acciocchè non possa allentare, ma stringa più forte.
Ricacciare
Risospignere in dietro per forza, dar la caccia, far fuggire. I Pittori dicono ricacciare, in significato di caricare di scuri le fatte pitture, per dare ad esse maggior rilievo, le quali perciò si dicono ricacciate.
Ricacciato
add. V. Ricacciare.
Ricagnato,
e
Rincagnato
add. Dicesi di chi abbi il naso indentro, a guisa del cagnuolo, e simile al fagiuolo; ed è proprio epiteto del naso schiacciato, e del viso che à tal naso.
Ricidere
Tagliare, risegare, fendere.
Riciditura
f. Fenditura, fessura.
Ricignere.
Cignere intorno. Lat. Circumcingere.
Ricinto
add. da ricignere, cinto intorno. Lat. Circumcinctus.
Ricinto
m. Dicesi il girare de' fondamenti, e delle muraglie, e più propriamente quella parete di muro, che si spicca dal piano della terra fino a un'altezza proporzionata alla fabbrica, che si chiama il primo ricinto.¶ Si dicono ancora ricinti alcuni legamenti di pietre grandi, ovveramente di mattoni, che si tirano per tutta la lunghezza del muro, per abbracciar le cantonate, e fortificar tutta la fabbrica, e si fanno in più luoghi, in maggiore o minor numero, secondo la qualità delle muraglie. ¶ E sotto nome di ricinto passano ancora generalmente le cornici, perchè queste ancora cingono le muraglie con fermissima legatura.
Riciso
add. Mozzo, tagliato.
Ricongiugnere.
Di nuovo congiugnere.
Ricorrere.
Si dice al continuare, che fanno basamenti cornici o altri membri d'Architettura, cordeggiando attorno la muraglia.
Riedificare.
Di nuovo edificare.
Riempiere.
Di nuovo empiere.
Rifare.
Far di nuovo. ¶ Dicono i Pittori, rifare; quando avendo già colorito una figura, tornano di nuovo a colorirla, perchè resti più coperta di colore, e sia più durabile.
Rifendere.
Propriamente, segar' asse, o pancone per lo lungo.
Rifiorire;
Quasi di nuovo fiorire; termine volgarissimo, con che usa la minuta gente esprimere quella sua insopportabile sciocchezza, di far talvolta ricoprir di nuovo colore, anche per mano di Maestro imperito, qualchèe antica pittura, che in processo di tempo sia alquanto annerita, con che toglie, non solo il bello della Pittura, ma eziandio l'apprezzabile dell'antichità. Direbbesi restaurare, o resarcire, o ridurre a bene essere, il raccomodare che si fa qualche volta alcuna piccola parte di pittura anche d'eccellente Maestro, che in alcun luogo fusse scrostata o altrimenti guasta, perchè riesce facile a maestra mano; e alla pittura non pare che altro si tolga che quel difetto, che quantunque piccolo, par che le dia molta disgrazia e discredito. Molti però non del tutto imperiti dell'Arte, sono stati di parere, che l'ottime pitture nè punto nè poco si ritocchino, anche da chi si sia; perchè essendo assai difficile, che o poco o molto, o subito o in tempo, non si riconosca la restaurazione per piccola che sia; è anche vero che la pittura, che non schietta, va sempre accompagnata con gran discredito. ¶ Sotto questo termine rifiorire, intendono anche gl'ignoranti, il lavare l'antiche pitture; il che fanno alcuna volta con tanta indiscretezza, che più non farebbono nel dirozzare un marmo; e non considerano, che non sapendosi bene spesso qual sia il composto delle mestiche, o imprimiture, e quali siano i colori adoprati dagli Artefici (perchè più assai sopportano il ranno, o altra materia men forte le terre naturali, che i colori artificiali) non solo mettono esse pitture in pericolo di mandar dietro alla lavatura, i velamenti, le mezze tinte, e ancora i ritocchi, che sono gli ultimi colpi, ove consiste gran parte di lor perfezzione; ma anche di scrostarsi tutte a un tratto: ciò ch'io mi ricordo essere avvenuto ad un bel ritratto di sè medesimo fatto da Giovani da S. Giovanni, di sua propria mano a olio sopra tela, che fu dato alla G. M. del Serenissimo Cardinale Leopoldo per darle luogo fra gli altri ritratti de' famosi Pittori, e di lor propria mano, di che quell'Altezza fece la tanto famosa raccolta. Questo ritratto adunque venuto prima alle mani d'un ben pratico Doratore, forse per accomodarlo nel suo ornamento, lo volle lavare, nel modo che aveva fatto a' suoi giorni a molti altri quadri; e ciò fatto, quasi subito si spiccò, e mestica, e colore, e quanto era sopra la tela accartocciato in minuti pezzi andò in terra, senza che altro del bel quadro rimanesse, chela tela, e 'l telaio.
Rifondare.
Rifare, o accrescere i fondamenti delli edificj; quando per vizio del suolo, o delli stessi fondamenti, la fabbrica minacciasse rovina; o quando si volessero caricare di nuova e maggior fabbrica, o per altra che si sia cagione.
Riga
f. Regolo da tirar linee diritte.
Rigagnolo
m. Piccolo rivo per la parte più bassa delle strade, dove corre l'acqua. Lat. Rivulus.
Rigare.
Segnare linee, con riga, o regolo, o che che sia.
Rilavare.
Di nuovo lavare.
Rilevare.
Levare, e alzar di nuovo. Lat. Erigere, elevare. ¶ Per levare, alzar sù. ¶ Per fare allievi, lo stesso che allevare. ¶ E rilevare significa anche rinnalzare, tondeggiare; ed è termine de' nostri Professori, e si dice a cosa che rinnalza sopra altra cosa.
Rilevato
add. da rilevare, alzato, rinnalzato.
Rilevato
m. Altezza soprastante.
Rilevo,
o
Rilievo
m. Tuttociò che rilieva, rinnalza, o rigonfia. ¶ E di rilievo per lo stesso che, tondeggiante, rinnalzante; ed è termine de' nostri Professori, e dassi come per aggiunto a figure, dicendosi figura di rilievo.
Rilievo.
Termine di Pittura, e dicesi quella pittura aver rilievo, la quale, a forza di bene aggiustati lumi ed ombre, sembra esser rilevata dal piano.
Rilievo.
Dicesi ad ogni cosa di rilievo, come sono l'opere di Scultura, di getto, i lavori di cesello, e simili; ed è opposto a quello che si dice opera di pittura o dipinta.¶ Di quì basso rilievo, mezzo rilievo, bassostiacciato rilievo.¶ E si dice anche rilievo a figura di cera o gesso, della quale si servono i Pittori per immitare quando fanno i lor disegni e pitture.
Rimpetto
avv. Dirimpetto.
Rimurare.
Di nuovo murare.
Rinettare.
Termine usato da' Gettatori di metallo, ed è il ripulire che fanno con ciappole, strozzi, ceselli, e altri simili strumenti a tale effetto ordinati, i lor lavori, dalle superfluità, scabrosità, e bave, colle quali escono dalla forma. V. Pulire.
Rinfronzire.
Di nuovo fronzire, ed è proprio degli alberi quando si rivestono di nuove frondi. ¶ E rinfronzare usasi da' nostri Artefici, per rassettare, racconciare, e raccomodare, al meglio che si può, cosa molto guasta e scassinata.
Ringhiera
f. Luogo degli edifici, dove s'aringa, cioè si parla pubblicamente.
Ringrossare.
Di nuovo ingrossare ricrescere, rinforzare.
Rinnalzare.
Grandemente alzare. Lat. Exstollere.
Rinverzare,
riturare fessure di legnami, che si fa con alcuni pezzetti di legno per lunghezza, che diconsi sverze.
Rinzaffare.
Dare il primo intonaco di calcina, sopra le muraglie; attesochè tre sieno gl'intonachi, che loro si danno, per renderle piane, e lisce. Il primo è questo che noi diciamo rinzaffare, che dee darsi alquanto aspro, con calcina, e rena di fosso, e mattoni spezzati. Questo strettissimamente s'attacca, perchè riempie i vani, e sottosquadri de' conventi; qual riempitura non potendo uscir dal muro, tien ferma anche quella calcina che resta fuori di essi vani distesa. Il secondo intonaco si dice arricciare, che si fa con rena di fiume, e serve per ovviare alle bruttezze, che facesse il primo, o l'ultimo intonaco perchè riduce la superficie più piana, il terzo poi si chiama propriamente intonaco o pulimento; ed è quello, che riduce la superficie al tutto pulita, e spianata. Questo conviene che si faccia con ottima calcina, e per quanto è possibile con rena bianchissima, che però fu da molti usata, per questo lavoro, in cambio di rena, pietra pesta.
Riordinare.
Ordinar di nuovo, rimettere in assetto, rassettare Lat. In ordinem redigere.
Ripieno
m. Quella parte del muro, che è fra l'interiore ed esterior corteccia del medesimo, il quale si fa alcune volte con riempiere il vano fra le due cortecce di calcina, e pezzami alla rinfusa, ed altre riempiendolo di pietre rozze murandole in esso vano; e l'uno e l'altro segue, quando si à mancanza di pietre quadre, colle quali si possa tirare tutto il muro ad un medesimo modo, acciocchè sia d'eterna durata.
Ripieni.
Dicono gli Architetti que' pezzi di muraglia, che sono tra un vano, e l'altro.
Ripulire.
Di nuovo pulire.
Ripulito
add. da ripulire, pulito di nuovo.
Risaltare.
Far risalto, ricrescere in fuori; termine d'Architettura.
Risalto
m. Aggetto; termine d'Architettura, e si dice di que' membri dell'edificio, che dalle bande, o nel mezzo della lor faccia ricrescono in fuora, senza uscire del loro diritto, o modanatura. ¶ E risalto si dice a quella particella la quale fa tale effetto.
Risarcimenrto
m. Il risarcire.
Risarcire.
Ristaurare, racconciare.
Risarcito
add. da risarcire, ristaurato, racconciato.
Riscontroso.
V. Salcigno.
Risegare.
V. Ricidere.
Risentire.
V. Maniera risentita.
Ristrignere.
Strignere maggiormente, o più forte. Lat. Coercere, restringere. ¶ Per diminuire, scemare, e appiccinire, e particolarmente in larghezza. Lat. Coarctare.
Ritoccare.
Di nuovo toccare. Lat. Iterum tangere. ¶ E ritoccare un'opera, vale aggiugnervi qualche cosa di migliore, o lavorarvi sopra di nuovo, o ricorreggere gli errori. ¶ Onde ritoccare una pittura, una scultura, un disegno, e simili, vale darle l'ultima mano.
Ritoccare a bulino.
Si dice a quel lavoro che fanno gl'Intagliatori in acqua forte, dopo aver data essa acqua forte sul rame verniciato, e intagliato, e levatane via la vernice; ed è il ripassar che fanno col bulino quei tratti dell'intaglio, che non fussero venuti perfetti.
Ritoccare a secco.
Quel che fanno i Pittori dopo aver finita la lor Pittura a fresco, e che già è secca la calcina, dando nuovo colore a tempera, o più chiaro, o più scuro, o macchiando, o facendo tratti, o punteggiando, ove veggano bisognare, per dar più vivezza o rilievo alle figure, supplendo in questa parte al disordine della gran mutazione che fanno i colori dati su la calcina fresca, nel seccarsi che fa essa calcina, che bene spesso non non può interamente provedere l'Artefice benchè peritissimo; che però quasi sempre gli occorre l'avere a ritoccare alcuna cosa
Ritondare.
Dar forma ritonda, tondare.
Ritondità;
f. L'esser ritondo.
Ritondo
add. Che è senza nessuno angolo, situato o composto in giro; e dicesi anche rotondo.
Ritrarre.
Di nuovo trarre. ¶ Da' nostri Artefici si usa questa voce per lo dipignere dal naturale.
Ritrarre alla macchia.
Il ritrarre senza il naturale, a forza di memoria dell'Artefice.
Ritratto
m. Figura cavata dal naturale.
Ritrovare.
V. Maniera risentita.
Ritto
ad. Levato sù, che sta sopra se stesso. Lat. Erectus. ¶ E in vece di in piedi, opposto a sedere, o diacere. ¶ Per diritto contrario di torto. Lat. Rectus. ¶ E ritto, dassi per aggiunto a mano, ed a piede, per lo stesso che destro, contrario di sinistro.
Ritto
m. Delle cose che anno due facce, chiamasi il ritto la faccia principale, e che sta di sopra; e rovescio, l'altra meno principale, e che sta di sotto: onde nelle medaglie dicesi il ritto quella parte, ove è l'effigie del personaggio rappresentato nella stessa medaglia.
Rizzare.
Levar su, ergere. Lat. Erigere. Per dirizzare, contrario di torcere. Lat. Dirigere.
Rocca
f. coll'o largo. Vale Cittadella, Fontezza, cioè luogo forte murato.
Rocca del cammino;
coll'o largo. Si dice alla parte superiore del medesimo, donde immediatamente esce il fumo. La parte disotto ad essa rocca fino al posare che fa il cammino sopra il tetto, si dice gola; e gola anche diciamo alla parte di esso cammino; che passa per le stanze della casa fino alla capanna, che è quella parte, che immediatamente dal focolare riceve il fumo. Dico però di cammini grandi da cucina, perchè ne' moderni tempi, fuori delle cucine, o fucine di metallo, non sono più in uso esse capanne; ma cominciano i cammini con la gola, e terminano con la rocca.
Rocca,
con l'o largo. Balza scoscesa, rupe. Lat. Rupes. ¶ E rocca pigliasi per la cava delle gioie; onde diconsi di rocca vecchia, o di rocca nuova, sendo le prime in maggior credito delle seconde.
Roccia
f. V. Gromma.
Rombo
m. Quel paralellogrammo equilatero e non equiangolo; ma con due angoli ottusi e due acuti; volgarmente direbbesi, figura fatta a mandorla.
Romboide
f. Quel paralellogrammo, che non è nè equilatero nè equiangolo.
Rompere.
Far più parti d'una cosa intera.
Rosoni
m. Ornamenti d'Architettura, fatti in foggia di fiori; anno luogo per lo più nelle soffitte, e sotto i gocciolatoi delle cornici.
Rosseggiante.
Che rosseggia. Lat. Rubens, candens.
Rosseggiare.
Tendere al color rosso. Lat. Rubere.
Rossetto
add. Diminutivo di rosso, e vale alquanto rosso, o che tira, e pende a quel colore. Lat. Subrufus.
Rossezza
f. L'essere rosso. Lat. Rubor.
Rossiccio
add. Alquanto rosso. Lat. Subrufus.
Rossigno
add. Che tende al rosso.
Rosso
add. Di color rosso. Lat. Rubeus.
Rosso
m. Colore simile a quello del sangue, o di porpora. Lat. Color rubeus.
Rosso di terra.
Sorta di color naturale, che serve a' Pittori per dipignere a olio, a fresco, e a tempera.
Rosso di Caldana.
Una pietra tenera di color rosso scuro, simile al rosso di Cipri, e ancora di color rosso chiaro. Questa riceve bel pulimento, e quella molto abbagliato. Serve per lavorare di commesso e di quadro, pavimenti, e simili. Viene dello Stato di Siena verso Montalcino, dove si trova di piccoli pezzi d'un braccio in circa.
Rosso di Cipri.
Una pietra di color rosso scuro.
Rosso di Corliano.
Una pietra non molto dura di color rosso sudicio più e meno chiaro, (con molte macchie in forma d'onde) composto di venuzze nere, mescolate d'alcune piccole macchiuzze bianche, ed'altre rosse. Serve per fare stipiti di porte, e pavimenti. Riceve ordinario pulimento. Si cava nel Genovese.
Rosso di Francia.
Una pietra dura pel doppio del marmo, cioè quanto il Paragone, tinta d'un color rosso molto vivo, con macchie bianche alquanto livide; vale a far colonne, ed altri ornamenti. Trovasi in gran pezzi e riceve maraviglioso pulimento.
Rosso di Siena.
Una pietra, dura quanto il Paragone, di color rosso focato, che piglia bellissimo pulimento. Trovasene mescolata con vene, con macchie turchine, e qualcheduna gialla, nel nominato luogo di Caldana.
Rossore
m. Rossezza.Lat. Rubor.
Rotella,
o
Patella
Del ginocchio f. V. Scheletro.
Rotondo
add. V. Ritondo.
Roventare.
Infuocare, far divenire come di fuoco.
Rovente
add. Infuocato. Lat. Candens.
Roventezza
f. L'essere rovente, infocamento.
Roventissimo.
Superl. di rovente, infocatissimo. Lat. Candentissimus.
Rovere
f. V. Quercia.
Rovescio
m. Un membro d'ornamento d'Architettura per lo più membro di cornice de' quadri. Quale è fatto a foggia di bastone da una sola parte rotondo, cioè di sopra, e disotto incavato, e come a dire arrovesciato all'indietro. ¶ E rovescio diciamo assai propriamente quella parte della medaglia che è dietro a quella dove è l'effigie del personaggio rappresentato nella medaglia.
Rovina,
e
Ruina
f. Il rovinare, e la materia rovinata. Lat. Ruina. ¶ In vece di precipizio.
Rovinamento
m. Il rovinare, rovina.
Rovinare,
e
Ruinare
Cadere precipitosamente e con impeto d'alto in basso. Lat. Ruere, concidere
Rovinio
m. Rovina.
Rovinosamente
avv. Con gran rovina furiosamente, precipitosamente, impetuosamente. Lat. Furiose, impetuose.
Rozzo
add. Non ripulito, rubido, che non à avuta la sua perfezzione.
Rubido
add. Rozzo che non à la superficie pulita, e liscia.
Rubino,
o
Carbonchio
m. Gemma, così chiamata per la simiglianza che tiene col fuoco. Trovasi in India, in Etiopia, ed anche in Germania, e questi si chiamano di rocca nuova. Sono di diverse spezie, e qualità, tutti per tirano al colore di viola, quali più quali meno risplendenti. Si distinguono in maschi, e femmine. I primi contengono in se un molto acceso ardore: i secondi spandono il loro splendore più al difuori. Veggonsene alcuni attraversati di bianche macchie. Quelli di Germania non sono di così sottile splendore. La differenza che è fra 'l Rubino, e 'l Carbonchio, da altro non depende, che dall'eccellenza, e perfezzione di questa pietra, la quale, quando arriva agli ultimi carati, si dice Carbonchio. È sua qualità particulare il risplendere maravigliosamente. E a' nostri Artefici serve per varj ornamenti.
Ruga
f. Grinza della pelle.
Ruggine
f. Quella materia di color giuggiolino, che si genera sul ferro, e che lo consuma. Lat. Rubigo.
Rugginoso
add. Che à ruggine; proprio del ferro.
Ruina
f. V. Rovina.
Ruinare.
V. Rovinare.
Rullo
m. Un pezzo di legno tondo, sopra del quale si posano le gran pietre o travi, per muoverle più facilmente col ruotolare esso rullo.
Ruota
f. Strumento ritondo, di più e varie sorte e materie, e a diversi usi, per andar girando, o volgendosi in giro.
Ruota da lavorar pietre dure.
Ruota di piombo, stagno, o rame schietto, di diametro per lo più d'un terzo di braccio la maggiore, che impernata in ferro sopra un legno durissimo tornito detto calice, coll'aiuto dello smeriglio, serve per lavorar durissime pietre e gemme. Adoprasi spianata, e per lo ritto; a piano, quando si spiana, dintorna o consuma; per lo ritto quando si fende, o divide.
Ruota da attignere acqua.
V. Timpano.
Rupe
f. Altezza scoscesa e diroccata. Lat. Rupes.
Rustico
add. Rozzo: Dassi da' nostri Artefici, per aggiunto a quell'Ordine d'Architettura, che è più nano, di maggior grossezza degli altri Ordini, e più semplice negli ornamenti. V. Ordine rustico.

S

Sabbia
f. rena mescolata con terra.
Sabbione
m. rena, o terra renosa. Lat. Sabulum.
Sabbione maschio.
V. Mattoni.
Sabbionoso,
o
Sabbioso
ad. Di qualità di sabbione, o pien di sabbione.
Saetta
f. Freccia.
Sagitta.
¶ Per lo folgore. Lat. Fulmen. ¶ Per lo raggio del Sole.
Saetta.
Pialla col taglio a angolo acuto.
Saetta.
V. Linea torta.
Saettuzza
f. Diminutivo di saetta, piccola saetta.
Saettuzze
f. Le punte de' trapani, co' quali si fora, o pietra, o metallo, o legno. V. Trapani.
Saffiro,
e
Zaffiro
m. Gemma, che si trova alcuna volta di color purpurino, altre volte turchino. Questa dicono maschio, e quella femmina. È molto densa; secondo Beda, migliore è stimata quella, che meno traspare, benchè altri sieno di diverso parere. Tiene alcuna volta qualche mescolanza col Rubino, e quando è più simile al Cielo sereno, allora è più stimata. Il Cardano dice, non esservi pietra, che in durezza sia più simile al Diamante che 'l Saffiro. È di molto diletto all'occhio. L'ottimo è quello che à in se alcune nugole scure, che declinano al rosso. È difficile a lavorarsi, non tanto per la sua durezza, quanto perchè à in se certi punti cristallini, che danno impedimento. Trovasi nella Media, e altrove. À molte virtù e agli Artefici nostri serve per varj ornamenti. Pronuziasi comunemente questa voce con l'accento sù la penultima sillaba, e così da' Poeti vien posta ne' versi endecasillabi in fine di verso: ma i Gioiellieri usano di pronunziar la detta penultima sillaba disaccentata, e far tutta la voce di suono sdrucciolo.
Sagrestía
f. Luogo nel quale si ripongono, e guardano le cose sacre, e gli arredi della Chiesa.
Sala
f. La più spaziosa stanza del palazzo o casa. È chiamata sala, secondo, alcuni, dal saltar che si fa in quella, nell'occasione di celebrare l'allegrezza delle nozze, e conviti.
Salcigno
add. Una qualità di alcuni legnami, come Gattice o Gattero, che non così facilmente si pulisce; perchè il suo filo non cammina sempre per lo verso diritto; che però intoppa il ferro in varj riscontri, e in vece di levarne pulita la superficie, alza in esso alcune fila, che s'alzano, e dividono dal piano a foggia del salcio. Questa parola salcigno è presa da alcuni per lo stesso che riscontroso, da quelli intoppi, o riscontri, che trova il ferro per tutti versi in esso legno.
Salcio,
e
Salce
m. Sorta d'albero, che fa nei luoghi umidi e paludosi, detto altrimenti Salicone. Lat. Salix.
Saldare,
altrimenti
Rammarginare
Unire aperture, o schianti de' lavori di getto, cesello, e altri; e anche appiccare pezzo con pezzo di metallo, che si fa con saldatura di terzo, o altra più tenera, secondo la qualità e sottigliezza de' lavori. Cellini.
Saldatura
f. Il saldare. Lat. Ferruginatio. ¶ Per il luogo saldato. Lat. Cicatrix. ¶ Per la materia con la quale si salda. Lat. Ferrumen.
Saldatura,
dagli Artefici detta lega. Un composto di sei carati d'oro fine, e un carato e mezzo di rame e argento; serve per risaldar figure, lavori di cesello, e altro. Cellini.
Saldatura di rame arso.
Una saldatura per figure di metalli, però debole assai, e di poca durata; e adoperata a saldare in argento, guasta il lavoro, perchè vi lascia una certa qualità di non ammettere in quel luogo dove è stato il rame arso, saldatura d'altra sorte.
Saldatura di terzo.
Un composto di due once d'argento e una di rame; serve per saldare, sopra piastre d'argento, ogni sorte di lavoro di filo, e per rammarginare. Cellini.
Saldatura di ottavo.
Composto d'un'oncia d'argento coll'ottava parte d'un'oncia di rame, con cui si saldano i pezzi delle figure, e vasi d'argento, fatti di cesello. Cellini.
Saldezza
f. Stabilità, fermezza.
Saldo
add. Intero, senza rottura.
Salicone
m. Sorta d'albero di legname dolce, che vale ad alcun servigio degli edificj. Lat. Salix.
Saligno
m. Una qualità di marmo, che si cava nelle montagne di Carrara, che tiene alquanto di congelazione di pietra, e à in sè que' lustri che si veggono nel Sale. È alquanto trasparente; e perchè ne' tempi umidi continuamente suda, con gran fatica s'intaglia in figure.
Salire.
Andare ad alto, montare. Lat. Ascendere, scandere.
Saliscendi
m. Regolo di ferro di più grandezze per uso di tener chiuse l'imposte di porta e finestra, con l'aiuto d'un ferro triangolare, che si chiama monaco, sopra il quale cade nel serrare, si alza nell'aprire.
Sangue di Dragone
m. Un color rosso, che serve per lavorar di minio.
Sanna,
o
Zanna
f. Dente grande; ed è proprio quel dente curvo, una parte del quale esce fuora delle labbra d'alcuni animali, come di Porco, d'Elefante, e altri. Di quì zannare, che è lustrare. V. Zannare.
Sapone
m. Mestura composta comunemente d'olio, calcina, e cenere, che s'adopra in lavando, e purgando i panni; e serve a' Pittori a varj usi, come di lavar'i pennelli e le tavolozze, dopo aver servito al colorire a olio; acciocchè, seccandosi l'olio e 'l color di che restan bagnati, non si guastino. Alcuni anche sene servono a lavare e pulire alcuna pittura a olio, che col tempo abbia contratto macchia o sudiciume, in ciò poco bene avveduti; perchè questa materia levandole per ordinario le mezze tinte, e i ritocchi, che sono la miglior parte dell'opera, bene spesso le guasta.
Saracinesca
f. Una sorta di serratura a chiave, per usci o porte, fatta con molla.
Sarda,
o
Corniola
f. Gemma nobile, e antica, così detta, secondo Plinio, per essere stata prima ritrovata in Sardo, Provincia dell'Asia. Da questa voce è detto il Sardonico. Trovansene in Babilonia, nell'aprir che si fanno alcune cave di sassi, tra le quali nascono esse gemme. Ne à l'Epiro, e l'India di color rosso, di color di minio, e questa assai grossa, e altra ancora di color rosso che par foderato d'argento. Altre sene trovan' in Arabia; nell'Albanía sene vedono alcune che paion foderate d'oro. Ancora nella Persia, nell'Armenia, nell'Egitto, ed ancora in Germania presso al Reno, ma tutte diversificano fra di loro alquanto di colore. Si distinguono in maschi, e femmine; i maschi tengono maggiore splendore delle femmine. Questa Gemma non s'imbratta per lo molto maneggiarla, che facciano gli Artefici. Il color suo naturalmente è rosso scuro nella superficie, ma la trasparenza, e la sua luce lo dimostran più chiaro, massimamente se non è molto grossa; sebbene ancora sene trovano delle gialle, o pendenti in giallo, alcune bianche, ed ancora delle mescolate di tutti questi colori. Oltre a i varj servigi d'abbellimenti, che da esse ricevono le nostre Arti, si dice abbiano varie virtù, come di ristagnare il sangue del naso, e vena del petto, e rallegrare il cuore. Si chiamano anche tra' Professori di gioie, Corniole; perchè poco differiscono le Corniole dalle Sarde, anzi secondo buoni Autori sono una specie di quelle.
Sardonico
m. Gioia che si trova in gran quantità nell'Indie, e ancora nell'Arabia, e in Armenia, portata da diversi torrenti. Si dice Sardonico, nome composto dall'altra gemma detta Sarda, e dall'Onice; così la descrive S. Isidoro Lib. 16. cap. 28. Giorgio Agricola Lib. 7. de' Minerali, e Plinio, la chiamano anche Cameo. Cammillo Leonardo tiene che questa gioia sia composta di tre pietre, cioè della Sarda, dell'Onice e del Calcedonio. Vedonsene di diversi colori; quelle dell'India son simili alla Sarda, e d'un colore simile a quello dell'ugna posta sopra la carne rossa dell'uomo. Quelle d'Arabia non tengono tal similitudine. Sonvene ancora di diversi altri colori, alcune con un circolo bianchissimo sopra nero colore, o un iride celeste. Sonvene ancora delle mescolate con diversi colori, che guardandole in superficie paion nere, ma nella trasparenza dimostran rosse; altre se ne son vedute con radice nera, e pendenti in verde assai scuro, ed il bianco pendente in porporino; altre se ne vedono di o giallo scuro, o con una certa giallezza fosca; altre mischiate di nero, e bianco, con un cerchio bianco; alcune di giallo scuro, ed azzurro, il quale apparisce nella superficie, e nella trasparenza il giallo. Fra queste, vene sono delle più lucide e meno, e più e meno trasparenti. Gli Antichi Romani fecero non ordinaria stima di questa pietra, che fu portata loro la prima volta da Scipione Affricano il Maggiore. Intagliasi mirabilmente in piccole figure, e sigilli, avendo qualità particulare, massimamente quelle dell'India di non ritenere la cera.
Sartìe,
o
Antarie
f. V. Antarie.
Sasso
m. Pietra comunemente di grandezza da poterla trarre, o maneggiar con con mano
Sasso albano.
Una sorte di sasso con iscorza bianca, e dentro pure pende in bianco, colla grana alquanto grossa, vergato d'alcune righe azzurricce, e venato di marmo. Serve per far muraglie, e calcina, laquale però non riesce così forte, come quella di sasso porcino. Trovasi in molti luoghi di Toscana in cave, e particularmente nel Chianti, e trovasene anche in ciottoli. Si rompe in iscaglie come l'alberese, che però non riceve pulimento.
Sasso colombino.
Una sorta di pietra dura, di fuori gialliccia, e dentro azzurra, tanto soda anche quando esce della cava, e de' filaretti, che è impossibile lavorarla per conci; serve per murare solamente.
Sasso coltellino.
Una sorte di sasso, che serve per fabbricare, più tenero dell'alberese; à una scorza alquanto gialliccia, e il didentro ancora pende in giallo. Nel cuocersi si spezza in falde sottilissime e taglienti, che paiono coltelli, donde à avuto il nome di sasso Coltellino. Non è buono a far calcina, nè lavoro di scarpello. Trovasene molto in Toscana in ciottoli.
Sasso detto alberese.
Una sorta di sasso, la scorza del quale è alquanto sbiancata, e dentro pende in azzurriccio chiaro. È molto forte, attissimo per fabbricare, e fassene buona calcina. Si rompe facilmante col martello, e la rottura viene inegualmente scagliosa, che però non riceve pulimento, ne meno si può lavorar con ferro. Sene trova per tutta la Toscana parte in cave, e parte in ciottoli. Questi son mescolati fra la terra; che però ne vien portati da diversi fiumi. Ve n'è di quello che dentro è più e meno chiaro; il più scuro per far la calcina è migliore, essendo assai più forte.
Sasso maschio.
Una qualità di sassi tondi, che si trovano ne' fiumi, e tengono di selice e di vetrina. Questi appena usciti dell'acqua si seccano, e dove sotto gli ammattonati si faranno alcuni suoli di questo sasso, non potrà mai l'umidità che esce dalla terra giugnere all'ammattonato; usansi per molto questi suoli nelle stanze umide, e son quelli che noi diciamo vespai.
Sasso porcino.
Una sorta di sasso, che nella scorza è sbiancato, e dentro pende in azzurro, ma però più acceso dell'alberese, al quale per altro è similissimo. È attissimo a murare, e la calcina che si fa di questo sasso è stimata ottima, perchè fortissimo. Si rompe a scaglie col martello con facilità; non riceve pulimento, nè se ne posson fare lavori di scarpello. Trovasene in Toscana in molti luoghi, in cava, e in ciottoli. Quel di cava à una certa scorza sottilissima che pende in rossiccio, l'altro l'à alquanto sbiancata.
Sassi diversi.
Si trovano in Toscana in varj luoghi alcuni sassi in ciottoli, simili a quelli dell'alberese, ma con iscorza gialla, e dentro sono in parte alberese, e in parte nò. Dico che si vede la parte più intima del sasso di qualità, colore, e durezza dell'alberese, la quale va insensibilmente degradando in altro colore, nel modo che fa il granello dell'uva nel cominciare a mutarsi, il verde del quale si vede a poco a poco mutarsi in rosso, finchè si conduce ad esser da una parte interamente rosso. Nè fa pel nostro assunto il disputare, se questa sia la qualità di tal pietra, o se pure essa col tempo si riduca da una qualità ad un altra.
Sassoso
add. Pieno di sassi. Lat. Saxsosus.
Sbarra
f. Tramezzo che si mette per separare, per impedire il passo, e qualunque ritegno messo a traverso, acciocchè una cosa non rovini, o non si richiugga.
Sbarrare.
Tramezzare con isbarra.
Sbattimento
m. Lo sbattere, percotimento. ¶ Tra' Pittori dicesi sbattimento per lo stesso che ombra, cioè quella oscurità che fanno i corpi opachi sopra il piano, ove son posati, o sopra qualsivoglia altro corpo. V. Ombra.
Sbiadato
add. Di color cilestro, o azzurro, altri azzuolo. Lat. Coeruleus.
Sbiancare.
Divenire bianco d'una bianchezza livida e smorta, simile al pallore.
Sbiancato
add. da sbiancare, pallido, smorto.
Sbiecare.
Divenir bieco, storcere, stravolgere.
Sbullettare.
Gettar fuor le bullette; e dicesi propriamente ad un certo gettar che fanno gl'intonachi di calcina (dopo esser ben secchi anche dopo molto tempo) d'una porzioncella di lor superficie per lo più di figura tonda, simile alla testa o cappello di una bulletta, lasciando un buco, simile a quello che fa la bulletta o chiodo nella muraglia nel cavarnelo fuori, con che si guasta ogni bellezza di bianco, o pittura, che sia sopra essa superficie. Questo male deriva da alcuni minuti pezzi di calcina non bene spenti, che sono particelle di alcuni sassi, che nella fornace son venuti eccessivamente cotti (che i fornaciai dicono sferruzzati) i quali sassi per tale loro troppa cottura, rilevano, cioè si formentano, o vogliamo dire si spengono assai più tardi che gli altri, e sempre ve ne resta qualche parte de' non spenti. Devesi però avvertire da chi vorrà fare intonachi, di elegger calcina dolce, e molto stagionata, e rena ben lavorata, e di non pigliar la calcina che cade sotto la cola, ma quella che scorre per lo rimanente del trogolo, ove essa calcina si cola; perchè quei pezzetti cadendo a piombo, non essendo ben liquidi non si muovon di luogo, là dove la calcina liquida si porta e si sparge, libera da quell'imperfezzione, nelle parti più lontane. Ottima per tale effetto proviamo noi la calcina di Settimello, villa poco lontana da Firenze, che si fa d'un alberese, che non portato da fiumi, ma d'una cava dello stesso luogo, che nel calcinarsi si fa delicata, e morbida, e fa gran presa.
Scaglia
f. Propriamente la scoglia dura e scabbiosa che à il serpente, e 'l pesce, sopra le spalle. Lat. Squamma.
Scaglia di ferro.
Una certa superficie del ferro, che insieme con una ruggine, la quale si trova alle cave di esso ferro, serve per far colore da velare le finestre o vetriate di vetri colorati.
Scaglia di marmo, o di pietra.
Dicesi quel piccolo pezzuolo, che si leva da marmi, o da altre pietre, in lavorando con lo scarpello.
Scaglioncino.
m. Diminutivo di scaglione, piccolo scaglione.
Scaglione
m. Grado di scala.
Scaglioso
add. Che à scaglie.
Scala
f. Strumento per salire, composto di scaglioni, o di gradi; alcuna stabile che è di pietra, o di legno; alcuna portatile di legno, e chiamasi a pivuoli, o di corda, o di seta.
Scala.
Quel vano dell'edificio per mezzo del quale dall'abitazioni inferiori s'ascende alle superiori: e sono di due sorte, alcune che non anno gradi, o vogliamo dire scaglioni, servendo in luogo di quelli uno sdrucciolo, o pendo, sopra 'l quale si va salendo; altre anno scaglioni, o gradi, che servono al piede per salire. È opinione delli Architetti che la situazzione delle scale sia la più difficil cosa, che si faccia nell'edificio; attesochè in una scala son necessarj tre vani, ognun de' quali per lo più impedisce i loro disegni; il primo la porta per la quale s'entra a salire la scala, il secondo la finestra, che le deve dare il lume, acciocchè chi sale e scende, veda quel che fa; il terzo quello che vien nel palco, per lo quale si perviene al piano superiore, che però usano, affinchè le scale non guastino il luogo a' loro edifici, di non guastare essi il luogo alle medesime scale; che però assegnano loro luogo proprio distinto dall'altre abitazioni fino al tetto e coperta dell'edificio.
Scala a chiocciola,
o
Scala a lumaca
Scala fatta in giro, a somiglianza della parte interiore d'alcune chioccolette marine: fannosi scale a lumaca di varie sorte, alcune con colonna in mezzo e gradi attorno diritti; altre con colonna in mezzo e gradi torti; alcune nel mezzo vote con gradi torti; altre ovate con colonna in mezzo, e senza colonna; altre finalmente diritte con muro dentro, altre diritte senza muro.
Scalcinare.
Levar la calcina da' muri.
Scalcinato
add. da scalcinare, e dicesi propriamente di muro, a cui sia stata tolta via la covertura di calcina.
Scalee
f. V. Scalinata.
Scaleo
m. Lo stesso che scala: tra' Pittori si dice propriamente scaleo ad una scala di legno portatile, fatta a foggia di treppiede, con un pianetto in cima, che serve di ponte al Pittore, per dipigner tavole di grand'altezza.
Scalere
f. V. Scalinata.
Scaletta,
e
Scalina
f. Diminutivo di scala.
Scalinata,
e |
Scalee,
o |
Scalere
| f. Ordine di gradi avanti a Chiese, o altro edificio.
Scalzare.
Trarre i calzari di gamba, o di piede altrui. Lat. Discalceare. ¶ Per levar la terra intorno alle barbe degli alberi e delle piante; contrario di rincalzare. Lat. Ablaqueare; e dicesi d'ogn'altra cosa che per simil modo, se gli levai attorno materia, come a muraglie, fondamenti, e simili.
Scalzato
add da scalzare, e dicesi di muro, a cui sia tolto per di sotto l'appoggio, o la materia, che attorno attorno lo rincalzava.
Scanalare.
Incavare legno o pietra o simil cosa, e ridurla a guisa di canale.
Scanalato.
add. da scanalare. V. Accanalato.
Scandagliare,
e
Scandigliare
Adoperar lo scandaglio. ¶ E per cercar bene, e minutamente delle misure, e de' pesi di che che sia.
Scandaglio
m. Piombino.
Scanicare.
Dissolvere; ed è proprio degl'intonachi e coverture delle muraglie.
Scantonare.
Levare i canti a che che sia.
Scapula
f. Voce del tutto Latina; vale spalla, omero. Lat. Scapula. ¶ Gli Anatomisti però pare che nell'annoverare gli ossi, prendano scapula per la paletta della spalla, la quale con l'omero o spalla è legata al braccio. V. Muscoli, e V. Scheletro.
Scarabocchiare.
Fare scarabocchi.
Scarabocchiato
add. da scarabocchiare, imbrattato di scarabocchi.
Scarabocchio.
Imbratto che fassi su' fogli da chi impara a scrivere o disegnare.
Scarico
m. Luogo destinato a portarvi le some della terra scavata dal suolo in occorrenza di scavar fosse per fondamenti, e di calcinacci dalle fabbriche.
Scarpa
f. Il calzare del piede, fatto per lo più, di cuoio. Lat. Calceus: dicesi anche scarpetta.
Scarpa della muraglia.
Quel pendo delle mura, che le fa sporgere in fuora più da più, che da capo: onde muro a scarpa. Vedi. A scarpa.
Scarpellare.
Lavorare con iscarpello.
Scarpellato
add. da scarpellare, lavorato con iscarpello.
Scarpellino
m. Maestro di scarpello: colui che lavora pietre con lo scarpello.
Scarpello
m. Strumento d'acciaio di varie forme per tagliare, e lavorar pietra legno, metallo, o altra materia. Dicesi per scarpello propriamente fra tutti gli altri scarpelli quello, di cui si servono gli Scultori in pietra doppo avere adoperato la gradina, che è un'altra sorta di scarpello dentato; e quello che adoprano gli Scultori in legname per pulire.
Scarrucolare.
Cavare il canapo della carrucola.
Scarso
add. Alquanto manchevole.
Scavare.
Quasi sotto cavare, affondare, far buca.
Scavato
add. da scavare, affondato. Lat. Effossus.
Scegliere.
Separare, o metter da per sè, cose di qualità diverse, per distinguerle, o per eleggere il migliore. Lat. Seligere, secernere. ¶ E talvolta vale eleggere semplicemente. Lat. Eligere.
Scelta
f. Lo scegliere, elezzione. Lat. Electio. Per distinzione. ¶ E per la parte più squisita, e più eccellente di che che sia. ¶ E per quella facultà dell'animo, appartenente al giudizio, per la quale fra 'l buono ravvisasi il migliore, e si mette in opera, la qual facultà dicesi da' nostri Artefici più comunemente elezzione. V. Elezzione.
Scelto
add. Eletto, separato dagli altri, messo da per sè, buono, migliore. Lat. Electus, selectus.
Scemare.
Ridurre a meno, diminuire.
Scemo
add. Che manca in qualche parte della pienezza, e grandezza di prima; ed è proprio de' vasi.
Scempiare;
contrario d'addoppiare, disfare l'addoppiato, e ridurlo ad esser scempio, scemare lo addoppiato della metà.
Scempio
add. Contrario di doppio.
Scene
f. Propriamente capanne di frasche, fatte per fare ombra; dalla qual voce furono dette scenopegia quelle Feste fatte dalli Ebrei, nelle quali sotto simili capanne di fronde rinnovano la memoria di quel tempo nel quale furono liberati dalla servitù delli Egizj. Più largamente intendosi le scene (secondo Labeone citato da Ulpiano in leg: 2. §.. Ait Prætor. ff. de his qui not. infam.) per un luogo fatto apposta per ispettacoli in pubblico, o in privato. Furono le scene prima in Ateneappresso i Greci, e in Roma appresso i Latini. Varie furono negli antichi tempi; alcune si chiamavano tragiche, quali ornavano d'altissime colonne, palazzi reali, fabbriche, ed apparati; altre dicevano comiche, che facevan vedere con edificj privati, e apparati di mediocre ornamento e magnificenza; altre poi che satiriche appellavano, non d'altro si componevano, che d'alberi, monti, e spelonche. Erano le scene mobili, che in un subito con artificiose macchine si voltavano, e mutavano in altre; alcune col levarsi di certe tavole facevan rimanere alla vista de' circostanti nuove apparenze. E quelli che sopra tali scene operavano eran chiamati Istrioni, e Buffoni. Ancora ne' tempi nostri, come è notissimo usansi le scene di maraviglioso artificio; e molti sono stati gli Architetti in Toscana eccellentissimi nell'inventarle. Uno di questi f il celebre Bernardo Buontalenti Fiorentino, che morì l'anno 1608. Il quale in occasione di feste, apparati, commedie, ed altre pubbliche allegrezze, fattesi da' Senerissimi, fece cose di tanto stupore, che più non si può dire, aprendo la strada agli altri Maestri, che anno poi operato per l'Italia, di fare le maravigliose invenzioni, che à veduto il presente secolo, in Firenze, Roma, Venezia, ed altre Città.
Scenico
add. Di scena, attenente a scena.
Scerpellone
m. Errore solenne, commesso nel parlare, o nell'operare.
Scesa
o
China
f. Luogo a pendo per lo quale si cala da alto a basso, contrario d'erta. Lat. Descensus.
Scheggia
f. Quel pezzo di legno, che viene spiccato nel tagliare, o lavorare, i legnami.
Scheggiare.
Schiantare, levare le schegge. Lat. Scindere, diffindere.
Scheggione
m. Scheggia grande.
Scheletro
m. Tutta la compagine degli ossi connessi insieme si chiama da' Greci Sceletos, cioè Scheletro. Si divide questo comunemente in capo, tronco, ed articoli: da Ipocrate (al Lib. de Ossium natura) in capo, collo, spina, lombi, mani, e piedi: da Galeno de Ossibus, in capo, spina, torace, mani, e piedi.
Capo
Il Capo è quella parte, che è posta sopra il collo, domicilio del cervello; si divide in craneo, e faccia, la qual comprende le due mascelle.
Craneo
Il Craneo è una cavità inegualmente ritonda, composta d'otto ossa, uno della fronte, due del sincipite, uno dell'occipite, due petrosi uno sfenoide, l'ultimo etmoide, insieme congiunti per mezzo di varie suture; cioè, coronale, sagittale, lamdoide, squammosa, sfenoidea, etmoidea.
Faccia
La faccia è 'altra parte del capo, composta delle due mascelle, ovvero mandibule (così dette a mandendo) superiore, ed inferiore.
Mandibula superiore.
La mandibula superiore è composta d'undici ossa, cinque per parte, ed uno nel mezzo senza pari; cioè, zigomatici, lacrimali, massimi, proprj, e comuni del naso, e l'undecimo interposto al palato, sotto delle narici, chiamato vomere.
Mandibula inferiore
La mandibula inferiore costa di due ossa, che negli adulti s'uniscono, e però viene comunemente costituita d'un solo, il mezzo della quale si chiama mento.
Denti
I denti, così detti quasi edentes, sono ossi particolari impiantati nelle mascelle a guisa di chiodi per isminuire il cibo, e formar la voce. Si distinguono in tre ordini, incisorj, canini, e molari ovvero mascellari, i quali sebbene non anno determinato tempo della loro nascita (in riguardo delle qualità individuali del feto e nutrice) nulla di meno sogliono ordinariamente nascere verso il settimo mese; essendo rarissimo quello che si racconta di Cneo Papirio, e Marco Curzio, che nacquero dentati. Tra' molari l'ultimo, perchè per lo più nasce da' 25. a' 30. anni, viene da Ipocrate chiamato dente della sapienza. Non mancarono però di quelli a' quali spuntò il medesimo dente solo nell'età decrepita.
Orbita
L'orbita nella mandibula superiore, è quella cavità che contiene l'occhio, chiamata orbita dalla figura orbiculare, composta di sei ossa, cinque comuni dal concorso degli ossi del craneo e faccia, e uno proprio che è il lacrimale soprannominato.
Occhio
L'occhio è l'organo della vista, composto di membrane, umori, vasi, e muscoli. Le membrane sono, secondo i più, l'adnata o congiuntiva dal pericraneo, l'innominata dalla membrana de' muscoli, la nervea o albuginea o sclerote dalla dura madre, la cornea, l'uvea dalla pia madre, la retina o retiforme dalla sustanza midollare del nervo ottico, a' quali s'aggiungono comunemente la vitrea, e cristallina. Gli umori sono tre; aqueo, vitreo, e cristallino, ovvero pupilla, sede della facultà visiva, legato a guisa di pietra anulare dall'estremità della tunica uvea, che oltre l'iride costituisce il legamento ciliare. Sono i vasi vene copiose dalle iugulari esterne, e interne, arterie dalle carotidi, nervi dalla prima e seconda coniugazione, de' quali i primi si chiamano ottici, che, ostrutti, producono la gotta serena. I muscoli sono sei; superbo, umile, indignatorio, bibitorio, e due amatorij; a' quali, negli animali bruti, s'aggiugne il settimo, suspensorio.
Orecchio
L'orecchio è l'organo delle discipline, senza il quale è impossibile diventare uomo erudito. Si divide in esterno, ed interno; riceve quello le specie audibili, ovvero il suono, e questo le giudica.
Naso
Il naso è l'instrumento dell'odorato, e acquitrino delle superfluità escrementizie del cervello. Riceve la parte esterna le specie odorabili; l'interna le giudica.
Collo
Il collo è la parte che unisce il capo col torace, anteriormente si chiama gola, posteriormente cervice. La gola largamente così detta (perchè propriamente è l'esofago) viene composta da varie cartilagini, oltre i muscoli (de' quali al suo proprio luogo si è detto) che insieme coll'osso ioide, colla varietà de' lor moti, dependenti dagli accennati muscoli, servono alla varia formazione della voce. Sono queste cinque, cioè tiroide, cricoide, due aritnoidi, ed epiglottide; delle quali, particularmente l'aritnoidi, che costituiscono la rimula, da' Greci chiamata Glottis, colla loro varia dilatazione, e restrizione, fanno la varietà delle voci.
Tronco
Il tronco comprende la spina, il torace, e l'ossa, al medesimo aderenti.
Spina
La spina è il canale osseo, recettacolo della spinale midolla, esteso dal capo al coccige. È composta di 24. vertebre, e osso sacro, in tal modo articolati, che s'accomodano quasi ad ogni varietà di moto. Si divide in cervice, dorso, lombi, e osso sacro. La cervice costa di sette vertebre superiori, il dorso di dodici, i lombi di cinque, l'osso sacro negli adulti unico, e trifido, ne' bambini si divide in cinque e sei parti; al quale nell'estremità si congiugne il coccige, osso cartilaginoso per lo più trifido, rare volte quadrifido.
Torace
Il torace è l'ambito ovvero ricettacolo delle parti vitali, formato anteriormente dallo sterno, e mucronata cartilagine; lateralmente da dodici coste per banda, sette legittime superiori, e cinque spurie inferiori; e posteriormente da dodici vertebre: stabilito superiormente dalle clavicole, e difeso posteriormente dalle scapule, ancorchè queste realmente appartengano al braccio.
Mano
La mano, o per meglio dire, la gran mano, è l'organo appreensorio; e si divide in omero, cubito, e mano estrema.
Omero
L'omero è un solo osso grande e robusto, articolato alla scapula, e cubito.
Cubito
Il cubito costa di due ossi, radio ed ulna.
Mano estrema
La mano estrema si divide in carpo, metacarpo, e falange delle dita. Il carpo costa di otto ossa piccole, connesse fra di loro per armoniam, e col metacarpo per sinartrosim. Il metacarpo di quattro; perchè il quinto appartiene al dito pollice, e col medesimo manifestamente si muove. Le dita, cioè pollice, indice, medio, anulare, e auriculare, sono composte di tre ossa articolate per ginglimon, che costituiscono, primo, secondo, e terzo internodio.
Piede
Il piede, o' per meglio dire, il gran piede, l'orgnano ambulatorio; si divide, come la mano, in tre parti, femore, gamba, e piede estremo.
Femore
Il femore, osso grandissimo fra tutti quei del corpo, congiunto con l'ischio per diartrosim, e colla tibia per ginglimon. À superiormente due estruberanze, necessarie all'inserzione de' muscoli rotatorij, chiamate trochanter maior, ed minor.
Ginocchio
Il ginocchio è la parte anteriore dell'articolazione del femore colla tibia, e poplite parte posteriore di detta articolazione.
Rotella,
o
patella
La rotella o patella, eè un'osso rotondo, che stabilisce l'articolazione del femore colla tibia.
Gamba
La gamba è composta di due ossi, tibia, e fibula, che costituiscono nella parte inferiore due estuberanze o malleoli, l'uno interno corrispondente alla tibia, l'altro esterno alla fibula.
Piede estremo
Il piede estremo si divide in tarso, metatarso, e falange delle dita. Il tarso costa di sette ossa, talo, calcagno, scafoide, cubiforme, e tre innominati.
Metatarso
Il metatarso è composto di cinque ossa: non corrisponde al metacarpo della mano; perchè il quinto non appartiene al pollice.
Dita
Le dita son composte di tre ossa, come quelle della mano; eccetto il pollice, il quale è composto di due solamente.
Ristretto di tutto lo Scheletro
L'ossa, che realmente concorrono alla costituzione perfetta dello Scheletro umano (ancorchè diversissimo sia, con la varietà dell'opinioni, il numero) si riducono per la più sicura, seguendo anche io in ciò il parere dell'eruditissimo Dottor Medico, e singolare Anatomista, nella Città di Firenze, Giuseppe Zamboni, dal quale io sono assistito nell'esposizione delle materie Anatomiche appartenenti a questo Trattato; si riducono dico, al numero di dugento cinquanta sette, tra' quali, per procedere ordinatamente; sono i primi; 8 del Craneo. 11 della Mandibula superiore. 2 della Mandibula inferiore. 3 dell'Osso Ioide. 32 Denti. 24 della Spina. 3 dell'Osso sacro. 3 del Coccige. 2 Clavicole. 24 Coste. 3 dello Sterno. 2 Scapule. 2 Omeri. 2 Radij. 2 Ulne. 16 del Carpo, 8. per parte. 8 del Metacarpo, 4. per parte. 30 delle Dita della mano, 15. per parte 2 Ilij. 2 Ischij. 2 della Pube. 2 Femori. 2 Tibie. 2 Fibule. 2 Rotelle. 14 del Tarso, 7. per parte. 10 del Metatarso, 5. per parte. 28 delle Dita, 14. per parte. 8 Sesamoidei de' pollici del piede, 4. per parte, 6 Negli orecchi, 3. per parte. ------------ num. 257. in tutto.
Schiacciare.
Rompere, infragnere.
Schiantare.
Rompere con violenza, fendere.
Schianto
m. Apertura, fessura, rottura.
Schiccherare.
Proprio imbrattare fogli nello imparare a scrivere, o disegnare, che anche diciamo scarabocchiare. Lat. Conscribillare.
Schiccherato
add. Quasi dipinto, screzziato.
Schiena
f. Nell'uomo la parte deretana dalle spalle alla cintura nel quadrupede dalle spalle alla groppa, e ne' pesci, e simili tutta la parte di sopra tra il capo, e la coda. Lat. Dorsum.
Schiuma
f. Escremento umido, e ventoso, il quale si separa dal suo soggetto per virtù di calore, o per agitazione veemente. Lat. Spuma.
Schizzare.
V. Schizzo, o schizzi.
Schizzatoia
f. Una gola o condotto, che è nelle fornaci da fondere metalli sopra la braciaiuola, per la quale esce la fiamma, per portarsi nel forno del metallo, per fonderlo.
Schizzo,
o
Schizzi
m. Dicono i Pittori quei leggierissimi tocchi di penna o matita, con i quali accennano i lor concetti senza dar perfezzione alle parti; il che dicono schizzare.
Scima
f.V. Gola ne' Membri degl'ornamenti.
Scissura
f. Fessura, fenditura. Lat. Scissura.
Scodella
f. Vasetto cupo a più usi, e a' Pittori serve per temperarvi colori.
Scodellino
m. Diminutivo di scodella, e serve a più usi, ed a' Pittori per temperarvi colori.
Scolare,
verbo. Dicesi di liquori, quando sgorgati, o versatane la maggior parte n'esce a poco, a poco il residuo. Lat. Guttatim effluere.
Scolare
m. Discepolo, allievo che impara. Lat. Scholaris.
Scollare.
Spiccar cosa da cosa appiccata con la colla.
Scolorare.
Torre il colore. Lat. Decolorare. ¶ Per perdere il colorere Lat. Decolorari.
Scolorire.
Perdere il colore. Lat. Decolorari.
Scolorito
add. Ch'è senza colore. Lat. Decolor.
Scolpire.
Fabbricare immagini, o formar figure in materia solida per via d'intaglio, Lat. Exculpere.
Scolpito
add. da scolpire, intagliato, formato di rilievo. Lat. Exculpius.
Scolpitura
f. V. Scultura.
Scommettere.
Contrario di commettere, e vale propriamente disfare opere di legname, e d'altro, che fussero commesse insieme.
Scompartimento
m. Una delle sei parti necessarie all'edificio; ed è quella, che divisa tutto il sito d'esso in siti minori. Bello dicesi quello scompartimento, che non è intertotto, confuso, sciolto, e di parti sconvenevoli composto, che non averà troppe membra, nè troppo grandi, nè troppo piccole, deformi, discordanti, e quasi separate dal restante del corpo.
Scompartire.
Dividere in aggiustate parti.
Sconficcare.
Scommettere le cose confitte, schiodare. Lat. Refigere.
Scontraffatto
add. Contraffatto, brutto, deforme. Lat. Turpis
Scoprire.
Contrario di coprire, levar la coperta. ¶ È proprio termine scultoresco, per esprimere il levar terra, o altra materia in superficie delle cave de' marmi e pietre, finchè s'arrivi al masso saldo, che fanno fare alli Scarpellini: eè quello, che fanno gli stessi Scultori sopra una statua abbozzata all'ingrosso in un masso, finchè compariscano le membra della figura; e dicono scoprire, termine proprissimo adattato al nobil pensiero del gran Michelagnolo Buonarruoti, allorchè poetando disse: Non à l'ottimo Artista alcun concetto, C'un marmo solo in sè non circonscriva, Col suo soverchio; e solo a quello arriva La man, che obbedisce all'intelletto.
Scorciare.
Fare scorci. V. Scorcio.
Scorcio
m. Termine di Pittura, o di Prospettiva; ed è quell'operazione, che mostra la superficie esser renduta capace della terza dimensione, mediante essa prospettiva.Essere, o stare in iscorcio si dice a figura dipinta sù la superficie, che mediante la prospettiva vien capace della terza dimensione del corpo. ¶ Direi anche scorcio esser quello, che fa apparir le figure di più quantità ch'elle non sono; cioè, una cosa disegnata in faccia corta, che non à l'altezza, o lunghezza ch'ella dimostra, tuttavía la grossezza, i dintorni, l'ombre, e i lumi, fanno parere ch'ella venga innanzi, o si tiri indietro. Questi scorci sono il flagello degli Artefici ignoranti, i quali si studiano a tutto potere di tenergli lontani dall'opere loro, e quando per necessità s'incontrano in essi, coprono con panni, svolazzi, e simili, il lor lavoro in quella parte che non sanno rappresentare; e così con tal finto ornamento tolgono alla pittura il più bello, e 'l più maestrevole.
Scorniciare.
V. Pialletto.
Scortare.
Contrario d'allungare, rappiccinire, abbreviare, accorciare. Lat. Minuere decurtare.
Scortecciare.
Levar la corteccia.
Scortecciato
add. da scortecciare, cheà levata la corteccia, che non corteccia.
Scorticare.
Tor via la pelle. Lat. Pellem detrahere.
Scoscendere.
Spaccarsi, aprirsi, fendersi; ed è proprio de' rami dell'albero, quando si dividono dal ceppo, senza spiccarsi; e de' massi delle pietre, e delle montagne, lo scoscender delle quali dicesi ancora ammottare. Lat. Prærumpi.
Screpolare,
o
Crepolare.
Fare screpolo, ovvero crepature. Lat. Findi. E si dice fra' nostri Artefici ad un vizio di certa calcina, con le quale si fanno intonachi per dipignere a fresco, o per coprire facce, e mura d'edifizi; poichè cotale intonaco s'apre e fende in diverse parti, talvolta forse a cagione di non essere stata ben lavorata l'arricciatura, nè ben rasciutta o stagionata, e talora da altri accidenti: ciò che fanno anche le mestiche, o imprimiture di tele, o tavole, o mura per dipignere, a cagione de i composti non adattati a tale effetto.
Scuffina
f. V. Lima, Raspa.
Scultare.
Scolpire: leggesi questa voce nel Morgante del Pulci. 11. 127.
Sculto
add. Scolpito. Lat. Scultus: è voce Poetica.
Scultura
f. L'Arte dello scolpire, e la cosa scolpita. Lat. Sculptura. V. Arte della Scultura.
Scure
e
Scura
f. Strumento noto di ferro da tagliar legname. Lat. Securis.
Scuro
add. Che è senza luca Lat. Obscurus. ¶ Per pallido, senza colore.
Scuro
m. Scurità. Lat. Obscuritas. ¶ Appresso i nostri Artefici prendesi per l'opposto di chiaro. V. Chiaro m.
Secco
add. Propriamente privo d'umore. Tra gli Artefici anche si trova in molti altri significati. V. Maniera secca.
Sedili
m. Quei luoghi dove gli Architetti fanno posare le teste e gli spigoli delli archi. Diconsi ancora sedili alcuni pilastri, che poco fuori del terreno si murano nelle cantine e tinaie, fra di loro distanti, con travi di legno sopra dall'uno all'altro a foggia d'architrave, sopra i quali posano le botti, e' tini.
Sega
f. Strumento di ferro dentato, fermo in un telaio di legno, con cui si tira: con tale strumento si dividono i legni, per lungo, o vogliamo dire, per lo diritto, o per lo traverso ancora, quando essi legni non eccedon in larghezza, quella del telaio, nel qual caso, per non poter passare esso telaio; vi si adopera il segone.
Sega da pietre.
Strumento simile alla sega da legno ma senza denti, fatto di lamiera di ferro, grossa, sottile, lunga, e corta, a proporzione delle pietre che debbono segarsi. Si fabbricano in Brescia, e nelle fabbriche del ferro de' Serenissimi di Toscana. Alle pietre dure s'adoperano con ismeriglio, e alle tenere con rena.
Sega da volgere.
Sega stretta la quale con facilità segando si volta in giro, o altrimenti.
Segare.
Adoprar la sega.
Segatura
f. Il fesso, che fa la sega nel legno segando. ¶ E per quella parte del legno che ridotta quasi in polvere, casca in terra in segando. Lat, Scobs. Questa segatura è ottima per ripulire i pavimenti di marmo dalla polvere e sudiciume.
Segnare.
Contrassegnare, far qualche legno. ¶ In termine di nostre Arti si piglia propriamente per fare quel disegno, o segno, o lineamento, col gesso in sù la tela, o tavola, accennando la figura che 'l Pittore vuol dipignere; e quello che fa lo Scultore con carbone, o matita su 'l marmo per dimostrare la quantità che ne dee levare; e l'Architetto per esprimere il suo pensiero con facllità e brevità, e quasi accennandolo.
Sego da intagliare in acqua forte.
Una sorta di sego, per dare sopra i rami vernicati per l'acqua forte; ed è una mescolanza di sego e d'olio, fatta in questo modo: pigliano una scodella di terra piombata, e messovi alquanto d'olio d'uliva, la mettono al fuoco, e quando l'olio è ben caldo vi gettan dentro certa quantità di sego; e quando è strutto ne fanno cadere una gocciola sopra rame, o marmo, o altra cosa fredda, e se si rappiglia è fatto, essendo troppo liquido infondono altro sego. Di questo si servono gl'Intagliatori a acqua forte per dare in que' luoghi del rame vernicato e intagliato, ove voglion che l'acqua forte non roda, o cessi di rodere, dove già fosse stata fatta tanta impressione nel rame, quanto basta all'Artefice, per rappresentar quella parte più o meno chiara; onde particolarmente sene servono, per dar alle parti, che devon rappresentare cose lontane, acciò vengano nell'opera più chiare, rasciugando per prima bene il rame bagnato dall'acqua forte.
Segone
m. Sega senza telaio, in luogo del quale à due manichetti; serve per recidere a traverso il legname intero, per farne toppi, o rocchi, come altri dicono.
Selce,
o
Selice
f. Pietra, con che si fa scaturire il fuoco; e talora si piglia genericamente per ogni marmo, o pietra dura.
Sembiante
m. Aspetto, faccia, volto.
Semicircolo
m. Mezzo cerchio. Lat. Semicirculus.
Semidiametro
m. Mezzo diametro, che è quella linea che partendosi dal punto del cerchio arriva alla circonferenza; e si dice anche raggio.
Seno
m. Pronunziato coll'e stretta. Quella parte curva dell'Uomo tra la fontanella dello stomaco, e 'l bellico.
Separare.
Disgiugnere, partire, disunire.
Sepolcro
m; o |
Sepoltura
f. e |
Avello
m. | Luogo dove si seppelliscono i morti. Lat. Sepulchrum.
Serpentino
m. Pietra diversa da quella che chiamano pietra serpentina. Questo è di color verde, alquanto scuro, à in sè alcune crocette pendenti in giallo per la lunghezza di tutta la pietra. È duro più del Porfido, ma più facile a lavorare. Cavasi nella Grecia; serve per lo più a far colonne, e pavimenti, base, maschere, e altri simili ornati; E perchè con tutta la sua durezza ad ogni modo facilmente schianta, non serve a far figure.
Serraglio
m. Una pietra tagliata a conio, o come altri dicono a coda di rondine, che si mette nella parte più alta, cioè nel mezzo, delli archi de' ponti.
Sesquialtero
add. D'una volta e mezzo.
Sesquiquarto
add. D'una volta e un quarto.
Sesquiterzo
add. D'una volta e un terzo.
Sesso
m. Lo essere proprio del maschio e della femmina, che distingue l'un dall'altro. Lat. Sexus. ¶ E sesso dicesi l'una e l'altra parte vergognosa, sì dell'uomo, che della donna; onde lo spazio che fra l'una e l'altra di esse parti vergognose dicesi infra i due sessi.
Sesso. Muscoli dell'uno e dell'altro sesso.
V. Muscoli.
Seste
f. V. Compasso.
Sesto acuto
m. Qualità d'arco; si dice a distinzione di quelli archi, che sono a punto fermo di tutto sesto, cioè di mezzo cerchio; o di meno che tutto sesto, cioè minore di mezzo cerchio: là dove il sesto acuto è un arco composto, di due archi, che nel colmo fanno angolo acuto
Setolare.
Termine d'Orefici, e più propriamente di Doratori a fuoco; e vale stropicciare lavando i lavori dorati, o da dorarsi, e fare altri simili servigi col mazzetto o pennello di setole di porco.
Sezione
f. Tagliamento: Accolti. Dicesi anche, intersezione. Lat. Sectio.
Sfera
f. Figura geometrica la più capace, perchè rotonda. Lat. Sphera, orbis. Per globo e palla. Lat. Globus.
Sferale
add. Di sfera.
Sferico
add. Sferale.
Sfendere.
V. Fendere.
Sfesso
add. da sfendere. V. Fesso.
Sfiatamento
m. Lo sfiatare. Lat. Evaporare.
Sfiatare.
Lasciare andare il fiato; e si dice di quella cosa, che è piena di fiato; e non lo ritiene; svaporare, mandar fuori il fiato. Lat. Evaporare, vaporem emittere.
Sfiatatoj
m. Alcune aperture, che lasciano i Gettatori di metallo nelle forme, affinchè nel gettare in esse o cera o metallo, possa uscirne l'aria, e così restino le cavità di esse forme del tutto piene, e la statua non venga spezzata, o bucata. ¶ Lo stesso fanno gli Architetti a' condotti dell'acque; acciocchè l'aria non faccia a' medesimi nocumento.
Sfogatoi.
Alcuni vacui, che lasciano gli Architetti nelle grossezze de' fondamenti, e muri da imo a sommo, quando son grossi assai, affinchè per essi possano traspirare i vapori che si generano sotto il terreno, senza nuocere alla muraglia.
Sfondare.
Rompere il fondo.
Sfondato
add. da sfondare, che à rotto il fondo, che è senza fondo.
Sfondato
m. Una veduta di prospettiva, che dimostri gran lontananza.
Sformato
add. Deforme, di brutta forma.
Sfuggire.
Scansare, schifare. Lat. Evitare, effugere.
Sfuggire.
Termine di Prospettiva e Pittura. EÈ quell'allontanarsi che par che facciano dall'occhio i casamenti e fabbriche tirate in prospettiva col punto; e le figure dal Pittore rappresentate in lontananza, che a proporzione diminuiscono, seguendo la proporzione dello sfuggire de' piani, e delle medesime prospettive, il che si fa dall'Artefice non tanto col diminuire della grandezza che con la degradazione del colorito. Vedi. Scorcio.
Sfumare.
Unire i colori; ed è quello che fanno i Pittori, doppo aver posato, il colore a suo luogo nella tela o tavola, per levare tutte le crudezze de' colpi, confondendo dolcemente fra di loro chiaro con mezza tinta, o mezza tinta con lo scuro, a fine che il passaggio dall'uno all'altro venga fatto con un tale digradamento, che la pittura anche a vista vicina apparisca morbida e delicata senza colpi di pennello. Lo stesso che segue nel dipignere, occorre ancora nel disegnare, quando colui che disegna strofinando con carta, con esca, o altro, i colpi della matita così bene gli unisce fra di loro, e col bianco della carta che fa apparire il termine della macchia non altrimenti che un fumo, che, nell'aria si dilegua; e così fatte pitture, e disegni, diconsi sfumati.
Sfumato
add. da sfumare, che à unito i colori.
Sgorbia
f. Scarpello fatto a doccia, serve a intagliare in legno.
Sgorbiolina
f. Piccola sgorbia.
Sgraffiare.
Voce usata da coloro, che lavorano figure di metallo; cioè, il graffiare per lo traverso con una ciappoletta sottile e bene arrotata i campi delle piccole figurine per quelle far maggiormente spiccare sopra il campo. ¶ Usanla ancora i Pittori per lo dipignere di sgraffio, o sgraffito. V. Sgraffio, o sgraffito.
Sgraffio,
o
Sgraffito
m. Una sorta di pittura che è disegno, e pittura insieme; serve per lo più per ornamenti di facciate di case, palazzi, e cortili; ed è sicurissimo all'acque, perchè tutti i dintorni son tratteggiati con un ferro incavando lo 'ntonaco prima tinto di color nero, e poi coperto di bianco fatto di calcina di travertino; e così con que' tratteggini, levato il bianco, e scoperto il nero rimane una pittura, o disegno, che vogliamo dire, co' suoi chiari e scuri, che avitata con alcuni acquerelli scuretti à un bel rilievo, e fa bellissima vista.
Sima
f. V. Gola ne' Membri degli ornamenti.
Simetría
f. Proporzione: Landin. in Apolog. Disposizione, o misura. Osio.
Simigliante
add. Che à simiglianza. Lat. Similis.
Simiglianza
f. Sembianza conformità. Lat. Similitudo.
Simigliare.
Aver simiglianza. Lat. Similare, referre.
Simile
add. Simigliante. Lat. Similis.
Sitare.
Aver sito, cioè malo odore.
Sito
m. Postura; positura di luogo. Lat. Situs. ¶ E per odore. Lat. Situs.
Sito.
Una delle sei parti necessarie all edificio; ed è quello spazzio, che elegge l'Architettore, per farvi sopra la sua fabbrica: e sotto questo nome si comprende non solo quella quantità di luogo, che verrà circondata di muraglie, per uso d'abitare; ma ancora ogni spazio di esso edificio, quale si premerà, passeggiando, con le piante de' piedi.
Sito,
o
Positura delle cose
Dice il Paggi nella sua Tavola, essere il sito una delle cose necessarie da osservarsi dal buon Pittore, nella rapprestazione delle cose animate; cioè stando ritte, a sedere, a giacere, supine, bocconi, per lato, inginocchioni, comode, scomode, e simili attitudini, e dell'inanimate, o naturali, o artificiali, molte delle quali anno proprio sito o positura immobile, come la terra che sta a giacere, i monti sollevati, colonne d'edifici ritte, architravi e cornici a giacere, tetti pendenti, e simili; e molt'altre che sono mobili le possono mutare ad ogn'ora, come sono arnesi, stromenti etc. Inoltre deve il Pittore considerar questo sito, come sede delle parti e particelle di qualunque corpo, fuori del qual sito o sede propria, non possono esser collocate senz'errore; siccome per contrario quando ogni cosa è per l'appunto nella sua sede, ne risulta il beninsieme, che è una delle principali parti della buona pittura, anzi una delle due origini del disegno; per questo al Pittore sta bene il farsi pratico della Notomía, per saper collocare, ossa, nervi, muscoli, vene, e ogni altra parte e particella del corpo umano, dove va: imperocchè essendo l'uomo la più bella fabbrica del Mondo, da lui piglia norma ogni altra cosa. Questo sito o sede propria delle parti, à molta convenienza con la forma o fattezza delle cose, nel concorrere alla creazione del disegno.
Situare.
Porre in sito Lat. Statuere, collocare.
Smaltitoio.
V. Fogna.
Smalto
m. V. Lavoro di smalto.
Smalto roggio.
Lavoro di smalto rosso e trasparente, il più bello fra tutti i lavori di smalto. Cellini.
Smalto per gli edificj.
Un composto di calcina con diverse materie, serve per gettare nelle fondamenta, per far pavimenti, e talora per volte, e coperture.
Smeraldo
m. Gemma lucidissima, e trasparente di color verde. Si trova in Soría, in Egitto, e in Etiopia, e in questo luogo è durissima. Trovasene ancora in altre parti. L'Egiziane, e quelle di Cipro, sono le migliori; quelle d'Etiopia anno un verde più profondo, ma bene spesso ineguale; e non sono del tutto nette. Ne sono anche in Armenia, e in Persia; ma non trasparenti. Nella Media ne cavano con diverse macchie, talvolta a foggia d'onde di mare, e talvolta ancora d'animali, d'erbe, e simili. Altre ancora sene trovano in altre regioni con altre diverse qualità e sono bene spesso falsificate. È questa gioia assai sdegnosa, e patisce per ogni 'ngiuria di fuoco, o di ferro, o d'altri metalli. À virtù di ricreare mirabilmente la vista, che sia stanca per lungo fissarsi e dicono anche, che non mai si muti, nè al Sole o altro lume, nè all'ombra; ma sempre tenga vivi i medesimi raggi, senza accrescergli, o diminuirgli. Serve a' nostri Artefici per varj e ricchi ornamenti.
Smerigliare.
Dare smeriglio, per lo più a pulire metallo.
Smeriglio
m. Una pietra, che ridotta in polvere, usata con acqua, serve a spianare, segare, e pulire, ogni sorta di pietra; a noi vien portata di Smirne: trovasi ancora chiamata pietra Smiri. Serve lo smeriglio anche a pulire i metalli.
Smurare.
Guastare, e disfar le mura.
Smussare.
Dar lo smusso, levare il canto vivo.
Smusso
m. Taglio del canto vivo.
Sodezza
f. Lo esser sodo. ¶ E sodezza si dice per lode di quel lavoro di Pittura, e Scultura, e più propriamente d'Architettura, che non à le parti o membra soverchiamente variate in troppa quantità, e assai minute; che si direbbe lavoro trito, o tritume.
Sodo
add. Duro, che non cede al tatto e non è arrendevole.
Sodo
m. Dicono generalmente gli Architetti ad ogni sorta d'imbasamento, o fondamento, dove posino edificj, o membra d'ornamenti, e simili.
Sodo del terreno.
Luogo dove posano gli Architetti le fondamenta delli edificj. Per intelligenza di che, è da sapersi, che la terra tiene sotto alcuni filoni doppi, de' quali altri son sabbiosi, altri renosi, altri sassosi; sotto i quali, con ordine vario, trovasi un terreno, detto pancone, molto denso, che è quello ch'è bastante a reggere ogni edificio; e questo chiamano sodo del terreno, quantunque non sempre si trovi della medesima sodezza, anzi in alcuni luoghi padulosi trovasi così debole, che è necessario usare pali di cerro di castagno o d'altro legname, fitti per rovescio nel terreno, in altezza almeno dell'ottava parte dell'altezza, che deve avere il muro, e tanto fra di loro vicini, che non resti luogo, ove piantarne altri.
Soffione
m. Strumento da soffiare. Lat. Follis.
Soffitta
f. o
Soffitto
m. Palco, che si fa sotto l'ultima copertura o tetto degli edificj, o sotto altro palco, per abbellimento, e talvolta per comodo di abitare.
Soffitta della cornice.
La parte di sotto della cornice tra l'uno e l'altro modiglione, nella quale sogliono intagliarsi rosoni, e simili altre cose.
Soglia
f. Quella pietra, che sta per piano in fondo della porta, dove posano i cardinali o stipiti. Lat. Limes.
Soglia intavolata.
Quella, che à nella più alta parte, un bastone, che sporta in fuori, che alcuna volta rigira con parte della modanatura dello stipito.
Soglia liscia.
Quella che torna a piano del mattonato.
Sollenare.
Allenare, alleggerire. Lat. Levare, linire.
Sollevamento
m. Il sollevare. Lat. Levatio.
Sollevare.
Levar sù, inalzare. Lat. Elevare.
Sollevazione
f. Il sollevare, alzamento. Lat. Elevatio.
Sollo
add. Non assodato, soffice; contrario di pigiato e calcato. Lat. Mollis.
Somigliare.
V. Simigliare.
Sommoscapo
m. Parte alta della colonna dove è il collarino.
Sopra.
Preposizione. V. Sotto.
Sopraccolonio
m. Architrave. V. Membra degli ornamenti.
Soprapporre.
Por sopra. Lat. Superponere.
Sospignere.
Pignere; ma à più di forza.
Sottile
add. Magro, che à poca grossezza Lat. Subtilis.
Sotto.
Preposizione che denota inferiorità di sito, opposta a sopra, di cui è anche correlativa. Lat. Sub.
Sottogole
f. V. Membra degli ornamenti.
Sottogrondale
m. La parte del gocciolatoio della cornice per la banda di sotto, che si fa incavata, affinchè l'acqua non si appicchi alle membra della cornice, o altre; ma necessariamente si spicchi, e cada.
Sottoleva
f. Quella cosa, che si pone sotto la leva, per mettere a lieva. Lat. Præssio, e fu detta da' Greci, Hyppomoclion.
Sottonsù;
m. Si dice a pittura che è figurata stare in alto, e che sia veduta allo 'nsù, e non per linea orizontale e piana, e che per vederla è necessario alzar la testa, della quale, scorgendosi prima le piante de' piedi, le parti più alte scortano, e sfuggono allo 'nsù. Queste quando sono ben fatte anno tanta forza, che pare, che sfondino i piani delle soffitte, e i concavi delle volte. Fra gli Artefici, che gli anno singularmente fatti, è stato ne' tempi nostri il celebre Pittore Pietro da Cortona, come mostrano l'opere sue fatte in Roma, e nelle regie camere del Serenis. Granduca in Firenze; e fra quelli: che pure ne anno fatti eccellentemente, e fannogli tuttavía, deesi degno luogo a Baldassarre Franceschini Volterrano, di che non lasciano dubitare le bellissime volte e cupole, da lui dipinte a fresco nella Città di Firenze. Tali sono la volta della Cappella degli Orlandini, e altre ne' Servi, e la maravigliosa cupola della Cappella de Niccolini in Santa Croce; oltre a quanto à già incominciato a vedere il Mondo negli ottimi studi e principio della cupola della Santissima Nunziata: e quello, che è più degno d'ammirazione, è l'avere egli in simil veduta, fatta tanta pratica, che quello che a' Maestri costa per ordinario molto studio dal naturale o modelli situati a posta in luogo alto, si rende a lui tanto facile, che fa disegni di figure e storie di tutta invenzione, che potrebbono servire a lui, siccome servono ad altri, a' quali egli talvolta le da, per mettere in opera.
Sovatto,
e
Sugatto
m. Spezie di cuoio, che si adopera a più cose.
Spalare.
V. Pala:
Spalatore
m. Colui, che opera con la pala.
Spalla
f. Quella parte del busto, dalla legatura del fianco, al collo. Lat. Humerus. scapula. ¶ E spalla del fiume, si dice una proporzionata quantità di terreno, dall'una e l'altra parte, nella quale non è lecito ad alcuno, sotto gravi pene, il lavorare.
Spalla.Muscoli della spalla.
V. Muscoli della Scapula, e dell'Omero.
Spalla.Ossa della spalla.
V. Omero in Scheletro.
Spalletta
f. Spezie di sponda, o parapetto, ma bassa molto, che si fa da' lati di qualche piccolo ponte o strada, che abbia da alcuna parte profondi fossi o dirupi, e ciò per maggior sicurezza del camminare. Fannosi ancora intorno a' tre lati sopra i tetti delle colombaie, acciocchè difesi da' venti, possano i colombi, starsene sopra i tetti all'aria, e al Sole, e usansi ancora in altri edificj.
Spalto
m. V. Nero di spalto.
Spanna
f. V. Palmo.
Spartimento
m. Lo spartire, separazione.
Spartire.
Dividere, sceverare, separare.
Spazio
m. Quel tempo e luogo, che è di mezzo fra' due termini.
Spedale
m. Abitazione o ricetto di poveri, detto dalla virtù dell'ospitalità, che vi si esercita. Sono di più sorte; di fanciulli esposti, com'è lo spedale nominatissimo di Firenze, detto degli Innocenti, e dicesi in latino con voce Greca Brephotophium: de' pellegrini o romei, come sono in Firenze lo spedale della Congregazione di S. Tommaso d'Aquino; e dicesi questo Grecamente Xenodochium: degli infermi, com'è a Firenze il famosissimo spedale di santa Marianuova; e dicesi Nosocomium: degli abbandonati, ovvero orfani, com'è quello di S. Caterina, lungo le mura della Città di Firenze: de' poveri mendicanti, de' quali molti sono in essa Città: de' Sacerdoti, tenuto dalla Congrega Maggiore; ed è antichissimo, e fu fondato in Firenze per divina revelazione: de' vecchi e inabili, come quello della Trinità di ponte Sisto a Roma, fondato da Sisto V. Nel nominatissimo spedale della scala di Siena, tre opere di carita si esercitano; si curano gli infermi, s'alloggiano i pellegrini, e si allevano i fanciulli esposti.
Sperale.
Di spera. Lat. Spheralis.
Spianare.
Ridurre in piano, pareggiare. Lat. Complanare, planum reddere. ¶ In significato neutro, si dice, spianare, e bene e male spianare, a cosa, che col suo piano o bene o malamente posi, o si accosti sopra o appresso ad altra cosa piana; cioè al bene o male toccare, che fanno insieme, da per tutto, le due superficie piane.
Spianata
f. Pareggiatura, ed luogo spianato.
Spianate delle muraglie.
Usano i buoni Architetti far sì che i Muratori, nell'alzar che fanno le mura, procedano con tal'ordine, che 'l muro venga alzato tutto egualmente a suolo a suolo, ed ogni suolo cordeggi perfettamente in piano, ad effetto che il sasso o lavoro, posando sempre sopra superficie piana, venga a fare il muro più stabile, conferendo anche ciò molto alla bellezza della faccia della stessa muraglia; e questi suoli o ordini di muro chiaman'essi spianate delle muraglie
Spianatoio
m. Strumento d'un quadro di legno, e due stanghe ferme per lungo, che formano quattro prese o maniche, che servono a muoverlo, e al quadro di legno è aggiunto un tagliere di legno spianato; largo tre quarti di braccio, e grosso due soldi, e serve per ispianare ogni sorte di pietra dura e tenera, per poterla tirare a pulimento, e s'adopera con ismeriglio. Fannosene ancora de' più stretti con un sol manico per pietre piccole.
Spiccare.
Contrario d'appiccare, staccare, levare la cosa del luogo ove è appiccata.
Spilluzzicare.
V. Pelare.
Spignere.
Lo stesso che pignere. Lat. Impellere.
Spigolo
m. Canto vivo de' corpi solidi, detto così dagli Antichi, e con altro nome il primo membro.
Spigoli delle volte.
V. Peducci delle volte.
Spina
f. Ossa dell'animale. V. Scheletro.
Spina.
Spezie d'incavatura, o canali. Galil. Meccan.
Spina.
L'orificio o foro delle fornaci, dove si fondono i metalli, per lo quale esce il metallo fuso, per cadere nella forma.
Spolverizzare.
Ridurre in polvere.¶ Termine di Pittura. Vale ricavar collo spolvero, che è un foglio bucherato con ispilletto, nel quale è il disegno, che si ricava, facendo per que' buchi passarvi polvere di carbone o di gesso legata in un cencio, che si chiama lo spolverizzo.
Spolverizzo
m. V. Spolverizzare.
Spolvero
m. V. Spolverizzare. V. Cartoni per far disegni d'opere.
Sponda
f. Parapetto fatto a ponti, pozzi, fonti, terrazzi, e simili. ¶ E si piglia anche per estremità semplicemente.
Sponderuola
f. Pialla non molto larga, col taglio a angoli retti.
Sporgere.
Porgere in fuora, fare avanti. Lat. Exporrigere, extrahere.
Sportare in fuori.
V. Aggettare.
Sporti,
o
Piombatoi
m. Alcuni aggetti di muraglia, usati farsi dagli Antichi, alla parte più alta delle mura delle Città, fortezze, o torri, facendogli uscire fuori della dirittura, e piombo delle muraglie; e ciò non solo per dilatare la testa delle medesime, per potervi più comodameente camminar la soldatesca; ma anche per potere, per alcune buche, che lasciavano nelle volticciuole de' medesimi, piombar sassi, e impedir le scalate de' nemici. Servono questi sporti, per dilatare ancora le abitazioni, nelle case private, oltre i recinti, e fondamenti delle medesime. Eranne in Firenze in grandissima copia, che furon fatti levare dal Granduca Cosimo I. e fu questo un de' più singulari e utili abbellimenti, ch'e' fece a questa Città perchè rendevano le contrade uggiose: e con quell'occasione si fecero bellissime facciate di sgraffi e di pitture alle medesime case.
Spranga
f. legno o ferro che si conficca a traverso, per tenere insieme e unire le commessure. Lat. Suscus. ¶ Volendosene servire per pietre (tanto in muraglia che in statue rotte, che si vogliono ricommettere) saranno le migliori quelle di metallo; perchè il ferro col tempo facendo ruggine, dilata i fori dove esse spranghe si fermano, e così non fanno più l'ufizio loro di reggere, che è il fine per lo quale si adoperano.
Sprangare.
Mettere spranghe.
Sprangato
add. da sprangare, che à spranghe, armato di spranghe.
Spranghetta
f. Diminutivo di spranga, piccola spranga. ¶ D'onde spranghetta dicesi a dolore di testa, o empiezza di vapori ascesi al capo, per troppo vino, o per altro.
Sprazzare.
Bagnare, gettando e spargendo minutissime gocciole. Lat. Leviter, aspergere.
Sprazzato
add. da sprazzare, leggiermente bagnato. Lat. Leviter aspersus. ¶ E si piglia anche, da' Professori di lavorar pietre, dure per quella macchia di pietra, fatta di minutissimi punti di che che si sia colore.
Sprazzo
m. Spargimento di liquore in minutissime gocciole. Lat. Aspersus. ¶ E anche per la macchia di pietra di minutissimi punti di che che si sia colore.
Sprone
m. Strumento col quale si pugne il cavallo, acciocchè affretti il cammino, adattato al calcagno del piede del cavalcatore. Lat. Calcar. ¶ E sprone si piglia per quei sprocchetti che sono nell'albero, a similitudine fatti dell'ugnone che il gallo, e talora il cane, à sopra il piè. ¶ E sprone la punta della prua de' navili da remo. Lat. Rostrum.
Sproni delle mura, e de' fondamenti.
Alcune muraglie per traverso, che fannosi talvolta per fortificare esse mura, e fondamenta.
Spugna
f. Un certo vegetabile che nasce su' lidi del mare, attaccato agli scogli; è di materia arido e poroso, talmente che è per tutto pieno di buchi. Lat. Spongia. Serve a' nostri Artefici per vari usi.
Spugna.
Una sorta di sasso prodotto dalla natura, bucherato a foggia della spugna, altrimenti detto pomice dura.
Spugnosità;
f. Lo essere spugnoso, rarità, o rarezza, a similitudine di quella della spugna.
Spugnoso
add. Di qualità di spugna, raro; contrario di denso.
Spuma
f. Stumia. Lat. Spuma.
Spuntare.
Levar via, guastar la punta.
Squadra
f. Lo strumento col quale si squadra, che son due regoli commessi ad angolo retto. Lat. Norma.
Squadra zoppa,
volgarmente
Pifferello
Un'istrumento degli Architetti e Agrimensori, che serve a pigliare gli angoli.
Squadrare.
Render quadro, o ad angoli retti che che sia. ¶ Guardare una cosa dal capo al piede minutamente considerandola con la squadra, e dicesi a quell'operazione, che fanno gli Scarpellini o Squadratori, per mettere in piano i sassi che voglion lavorare.
Squadratore
m. Scarpellino che lavora pietre, e marmi di quadro.
Squadro
m. Lo squadrare, cioè il misurar con la squadra.
Squarciare.
Rompere, spezzare, stracciare sbranando. Lat. Discindere, rescindere, diffringere.
Stabile
add. Fermo, durabile, permanente. Lat. Stabilis. ¶ Dicesi, da' nostri Professori, lavoro stabile, muraglia stabile, per fatti con ogni perfezzione dell'Arte.
Stabilire.
Rendere stabile.
Stabilità;.
Lo essere stabile, fermezza.
Stabilito
add. da stabilire, reso stabile.
Staccare.
V. Spiccare.
Stadera
f. Strumento da pesare. L. Statera.
Staffa
f. Strumento per lo più di ferro, che si attacca alla sella per aiuto del piede di chi cavalca. Lat. Stapes. ¶ Per uno strumento da sonare con certi campanelli, fatto a guisa di staffa.
Staffe da formare, e gettare.
Alcuni strumenti di ferro, fatti a somiglianza della staffa da cavalcare, nei quali si strigne la terra, in cui si gettano medaglie, e cose diverse di metallo.
Staffa del saliscendo.
Un ferro confitto nelle imposte degli usci, per reggere il saliscendo.
Stalla
f. Stanza dove si tengono le bestie.
Stampa
f. Impressione, o imprimitura di che che sia, che lasci il segno. ¶ E stampa la cosa o strumento, che imprime, e segna ¶ E stampa per la cosa stampata in qualunque materia che sia.
Stampa da cuoio.
Strumento simile alla stampa da drappi, e per il medesimo effetto, e l'adoprano tanto i calzolai per far loro lavori su 'l tomaio delle scarpe, quanto i Maestri di cuoio d'oro, per dar l'ombre alle figure, e rabeschi de' loro lavori. ¶ Ci sono alcuni altri strumenti detti stampe da cuoio, per far buchi tondi nel medesimo cuoio, e sono di diverse grandezze. Quelli che fanno il buco minore l'adoprano i Calzolai a traforare le scarpe in que' luoghi, dove à da passare la legatura; gli altri che fanno buchi maggiori si adoprano da' Brigliai, e Valigiai, per fare i buchi, dove anno a passare gli ardiglioni delle fibbie, che si pongono alle briglie, ed a i cignoni de' cavalli, e carrozze.
Stampa da drappi.
Strumento di ferro di più lunghezze e grossezze, in cima del quale vi è rabesco, mandorla, o altro lavoro da imprimersi ne' drappi: il che si fa in questa maniera; tiensi il drappo disteso sopra una grossa, e bene spianata tavola d'asse, e posandovi sopra con la mano mancina il detto strumento di ferro, con la man ritta gli si dà sopra un colpetto leggieri con una mazza quadra di legno, tanto che venga impresso ciò ch'è disegnato nello strumento. ¶ Per una sorta di scarpello con taglio col quale si fanno trinci, o frappe ne' medesimi drappi.
Stampa da libri.
L'impressione de' libri. Arte ritrovata dugento anni sono in circa; si fa con lettere di getto, formate a rovescio, e rilevate sù la cima di certi punzoncini quadri, fatti di stagno e d'altra mistura che lo stagno consolida, e rendelo atto a reggere le stretture del torcolo. Di queste lettere (messe insieme ad una ad una, a guisa di chi scrive, in uno strumento, che dà la giustezza del verso, e perciò chiamato compositoio) sene formano pagine, telaretti, e forme, della grandezza che si vuole sia il foglio da imprimere: serransi poi dentro un telaio di ferro; e messe in uno strumento mobile detto il carro, toccate d'una mistura detta inchiostro, si fanno andare sotto il torcolo, ove a forza delle strette, che si dan loro con la vite del medesimo torcolo, s'imprime nel foglio bagnato.
Stampa da Scultori.
Strumento d'acciaio di più grossezze e lunghezze, con testa quadrata, la superficie della quale è spartita in punte a diamante. Serve agli Scultori, per lavorare ne' luoghi fondi delle statue, e dove non arriva la luce: e in que' luoghi, che per la loro profondità e angustia, non ammettono lavoro di ferro da taglio; e talora se ne servono, per far buchi profondi ne' marmi, percuotendo leggiermenre il ferro col mazzuolo con replicati colpi, coll'aiuto dell'acqua, che in piccol trogoletto di terra, che fanno attorno al luogo da forarsi, finchè sia fatta tanta apertura, che possa tener l'acqua da per sè stessa; e così vanno infragnendo a poco a poco il marmo, e con tale instrumento forano ogni grossezza di esso.
Stampa di legno, ovvero in legno.
Alcuni legni di bossolo, pero, o altro legname duro, ne' quali s'intagliano figure ed altro, a modo contrario alle stampe in rame; perchè in queste serve l'incavatura per ricevere in sè il colore, e imprimerlo nella carta, facendolo uscir fuora dell'incavatura, per forza d'un torcolo, composto di due cilindri detti curri, o rulli, o subbi, con restare i piani puliti; ma in quelle di legno, il colore è ricevuto dal piano all'usanza della stampa da libri, e perciò deve restare incavato tutto quello che non à da ricever colore, nè fare impressione nella carta. Ugo da Carpi, Artefice del passato secolo, inventò un modo di fare stampe di legno di tre pezzi, con le quali fannosi carte, che paion disegnate, per avere in sè tre colori, col primo pezzo s'imprimono gli intorni e 'l lume, che è il bianco del foglio, con il secondo la mezza tinta, e con il terzo lo scuro.
Stampa in rame.
Alcuni pezzi di piastra di rame bene spianati, e fatti (dalla banda dove s'à da lavorare) lisci, ne' quali s'intagliano figure per istamparsi nel modo che si èè detto di sopra nella stampa di legno. L'intaglio nel rame si fa di due maniere; una è con lo strumento detto bulino; l'altro è ad acqua forte, per la quale bisogna che il rame sia prima inverniciato d'una vernice fatta apposta (che si descriverà a suo luogo trattandosi delle vernici) sopra la quale si calca il disegno fatto di matita rossa, andando con un'ago sopra i dintorni, come farebbe chi lucidasse: sopra le calcature si sgraffia la vernice tanto che si scopra il rame, non solo ne' dintorni, ma in tutte le linee che anno da fare l'ombra, la tinta, e la mezza tinta. Sopra di questo rame così sgraffiato si dà l'acqua forte, la quale penetra in quelli sgraffi, e gli affonda. L'acqua forte si dà egualmente a tutto il rame per tre spazzi di tempo: finito il primo spazzio si dà di sego, con un pennelletto, alle mezze tinte; acciocchè, passandovi sopra l'acqua forte, non possa profondarle; dopo il secondo spazzio, si dà di sego alle tinte per poter, senza loro nocumento, profondar con la medesima acqua forte; nel terzo spazzio l'ombre, e gli scuri.
Stampare.
Lavorar di stampa, imprimere, e segnare colle stampe.
Stampe delle medaglie.
V. Pila, e Torsello.
Stampe delle monete.
V. Pila, e Torsello.
Stanga
f. Strumento di legno lungo serve a più usi di muover pesi, e altro.
Stanghetta
f. Sorta di serrame a chiave, per usci e porte, e particolarmente per serrare a chiave il chiavistello, facendo passare la stanghetta per il di lui boncinello.
Stangonare.
V. Stangone.
Stangone
m. Strumento di legno a foggia d'un palo, col quale i Gettatori di metallo tramenano il bronzo, mentre è nel bagno della fornace per fondersi, acciocchè si fonda più presto, e le diverse materie più facilmente si mescolino fra di loro; il che dicono stangonare.
Stantuffo
m. Appartenenza della tromba da tirare acqua. V. Tromba.
Stanza
f. Nome generico d'ogni parte della casa ove si possa abitare.
Stare al naturale.
V. Naturale.
Statua
f. Figura di rilievo, o sia scolpita o di getto. Fannosi statue di diverse materie, cioè d'avorio, legno, terra, gesso, pietra, e metallo; e coloro che le fanno possono dirsi tutti Statuarj, quantunque i Greci ai fabbricatori di statue di ciascheduna delle dette materie assegnassero nomi particolari, quali nomi nota Pomponio Gaulico Napoletano in Dialog. Anche noi Toscani aviamo usata una certa distinzione di nomi fra i fabbricatori di esse statue; come a dire, Scultori a quelli che fanno statue di pietra, che rappresentan figure d'uomini o animali: e Intagliatori a chi lavora altre cose; siccome anche Intagliatori a color che fanno figure di legname: Gettatori a quei che le conducon di metallo: Formatori a coloro che le fanno di gesso, o cartapesta, o d'altra materia, che si metta nelle forme spezzate: Modellatori a que' che lavoran di terra e cera: Stuccatori a quelli che le lavoran di stucco. Et eran nel secolo del 1400. in Firenze alcuni buonissimi Maestri di figure, che chiamansi Ceraiuoli, perchè facevan le statue di cera, che si esponevano nelle Chiese presso alle sacre imagini in segno di ricevute grazie, quelle figure che noi diciamo boti: dove è da sapere, che avanti a quei tempi s'era usato offerire alcune piccole immaginette di cera; avendo poi Andrea del Verrocchio, Pittore Scultore e Architetto Fiorentino, trovato o ritrovato, e incominciato a praticare la invenzione di far ritratti de' defunti, formando i loro volti di gesso, fu nuovamente incominciato ad usarsi il far di cera o di stucchi e altre materie, figure al naturale grandi quanto il vivo, per esporsi in voto nelle Chiese; ed il primo che offerse simili voti grandi fù il Mag. Lorenzo de' Medici, che uno alla Santissima Nonziata di Firenze, uno al miracoloso Crocifisso delle Monache di Chiarito in via S. Gallo, ed uno alla Chiesa di S. Marìa degli Angeli ne mandò in testimonio d'una segnalata grazia ottenuta, e tutte rappresentanti la propria persona sua: e si dilatò per modo quest'uso che se ne empirono le Chiese, e vi furono molti Maestri che non si esercitavano in altro; e questi si dicevano Ceraiuoli. La grandezza delle statue dal citato Pomponio Gaulico si distingue in quattro proporzioni, cioè quanto il naturale, grandi, maggiori, e grandissime; le prime son degli uomini savj; le seconde si dicono auguste, e sono degli Imperadori, e Rè; le maggiori si danno agli Eroi; e le grandissime, che son tre volte il doppio del corpo umano, chiamansi Colossi, quali usarono gli Antichi a' loro falsi Dei.
Statuario
m. Fabbtricator di statue.
Stecca
f. Appresso gli Orefici è un piccolo strumento di legno, fatto a tornio, con un manichetto, che serve per empiere di pece, e fermarvi sopra la piastra d'argento, rame, o altro metallo, col quale debbono improntarsi sigilli, e fare intagli per ismalti.
Stecca di legno in foggia di coltello.
Serve a' Pittori, che voglion dipignere a tempera, per istendere, sopra le tavole o altre superficie, il gesso volterrano, per dipignervi sopra.
Stecco,
o
Stecchi
m. Alcuni pezzetti di legno di bossolo, noce, osso, avorio, o altro simile, lavorati a foggia di fusi, con le cocche simili alle lime, però alquanto torte, ed alcuni simili agli scarpelli; de' quali si vagliono gli Scultori, per lavorar figure di terra, o cera, in quelle parti principalmente dove non possono comodamente arrivar colle dita.
Stemperare,
o |
Intridere,
o |
Distemperare
| Mescolar polveri, o cose ben trite e sminuzzate, con acqua, o altra materia liquida.
Stile
m. Il tronco o fusto dell'abeto, o altro qualsisía albero lungo, e rimondo, di cui si servono gli Architetti per fare i ponti in luoghi eminenti dell'edificio, e a più altri usi, di alzare, tirare, e condurre cose d'eccedente peso. Dicesi più comunemente, abetella.
Stile.
Una verghetta sottile, che si fa di due terzi di piombo, e un terzo di stagno, e serve per tirar le prime linee a chi vuol disegnar con penna; fannosene anche con argento; ed il segno che si fa con tale strumento, con midolla di pane facilmente si cancella, per rifar poi altri segni, senza che il foglio rimanga imbrattato, calcando più o meno, o più o meno, o più o meno tignendo la carta. Questa voce è proprissima di tale strumento, e usata ne' più antichi tempi, leggendosi nella 6. Giorn. Nov. 5. di Gio. Bocc. là dove parla di Giotto le seguenti parole. Ebbe un'ingegno di tanta eccellenza, che niuna cosa della natura fu, che egli con lo stile, o con la penna, o col pennello, non dipignesse sì simile a quella, che non simile, anzi più tosto dessa paresse.
Stipite,
e
Stipito
m. Una pietra degli usci e delle finestre, sopra la quale posa l'architrave.
Storpiare,
o
Stroppiare
Guastar le membra. ¶ D'onde i Pittori e Scultori dicono, storpiate o stroppiate quelle figure, le membra delle quali dall'Artefice sono state mal dipinte.
Storpiato,
o
Stroppiato
add. Che à membra guaste.
Strada
f. Spazzio di terreno destinato dal pubblico, per andare da luogo a luogo.
Stretto
add. da strignere, serrato.
Stretto
m. Strettezza di luogo.
Strie
f. o
Canali
m V. Accanalato.
Strignere.
Accostar con violenza e con forza le parti insieme, ovvero l'una coll'altra.
Stropicciare.
Fregar con mano, strofinare.
Strozza
f. Canna della gola, gorgozzule.
Strozze.
Spezzie di scarpelletti, per rinettare metalli.
Struffoli di paglia.
Una certa quantità di paglia di grano, legata insieme in piccoli mazzetti, che servono per dare il lustro alle statue, e altri lavori di marmo.
Struggere.
Liquefare.
Strutto
add. da struggere, liquefatto.
Stuccare.
Dare stucco, propriamente ristuccare collo stucco.
Stuccatore
m. Che lavora di stucchi.
Stuccato
add. da stuccare, lavorato di stucco.
Stucco
m. Composto di diverse materie tegnenti per uso propriamente d'appiccare insieme, o di riturar fessure. Serve anche per lavori di Musaico, per fare statue, e modanature, cesellare, e altre cose, secondo le materie delle quali è composto.
Stucco bianco da agguagliare.
Uno stucco col quale si riturano i convenenti, o commettiture delle statue rotte. È una mestura di mastico da denti, masticato e fuso al fuoco con cera bianca, e polvere di marmo sottile.
Stucco da cesellare.
Un composto di pecegreca, cera gialla, e matton pesto, con che si riempiono quelle cose, che debbon'esser cesellate.
Stucco da far figure, e altro.
Una mestura di scaglia di marmo ben macinata, e calcina di scaglia di marmo, o trevertino; serve per far colonne, cornici, e altri ornamenti d'Architettura, e figure: ed è durevolissimo; perchè in processo di tempo si fa duro quasi quanto lo stesso marmo.
Stucco da far Musaico.
Una mestura, che per ordinario si fa di trevertino, calcina, matton pesto, dragante, e chiara d'uovo; che fa una presa tanto forte, che quasi non à mai fine il lavoro, che con essa si fa.
Stucco da Legnaiuoli.
Fassi di gesso stemperato con colla; e gli si dà vari colori (secondo a che sorte di legname si adopera) per turar fessure.
Stucco da ricommettere o acconciare statue.
Una mestura di pecegreca, cera gialla, e trementina con polvere di marmo, con la quale si ricongiungono i pezzi delle statue rotte, impernando prima interiormente i pezzi con perni di bronzo o di rame, e non di ferro; perchè la ruggine di esso col tempo dilata i fori ne'marmi.
Studiare.
Dare opera a qualsivoglia cosa con industria, diligenza, e gusto; e dicesi propriamente dello attendere, e affaticarsi in così fatta maniera intorno alle materie delle Scienze, e delle Arti liberali. Lat. Studere laborare, quærere, operam dare, operam navare.
Studio
m. Lo studiare. Lat. Studium ¶ Per diligenza, industria, fatica. Lat. Studium, diligentia, industria.
Studio.
Termine de' Pittori, e Scultori, col quale denominano tutti i disegni o modelli, cavati dal naturale, co' quali si preparano a far le loro opere; poichè mediante questi, che essi chiamano studj, vengono a determinare, e perfezionare l'Idea di quella cosa, che vogliono, o con pennello, o con scarpello, rappresentare in pittura o scultura.
Studio di Notomia.
Qualità necessarissima al buono Artefice; ed è quello studio, che debbono aver fatto gli Scultori e Pittori, ritraendo uomini e animali scorticati, per intendere il rigirar de' muscoli come essi stanno sotto la pelle, e l'ossa sotto a' muscoli, per poter più aggiustatamente situar le membra in ogni attitudine e veduta, ponendo i muscoli a' luoghi loro. Il primo Artefice, che da Cimabue in quà, desse principio a tale studio, fu Antonio del Pollaiuolo Fiorentino, con che megliorò molto il modo di dipigner gl'ignudi.
Stuoia
f. Spezie di coperta tessuta o di giunchi, o dell'erba sala, o canne palustri; fannosi però le stuoie, che devon' servire per coperta delle centine, sopra le quali di devon posar le volte, con le canne terrestri.
Subbia
f. Specie di scarpello, ed è un ferro appuntato e grosso, che serve agli Scultori, per abbozzare le lor figure di marmo e pietre, con che vanno dirozzando grossamente il sasso, prima d'adoperare altri ferri.
Subbiare.
Lavorar di subbia.
Subbio
m. legno rotondo che serve a molti usi.
Succhiello
m. Diminut. di succhio, piccolo succhio. Strumento da bucare il legname.
Succhio
m. Strumento di ferro fatto a vite, per uso di bucare.
Sucido,
o
Sudicio
Add. Imbrattato, sporco. ¶ Quando parliamo del colore delle macchie delle pietre dure, o simili altre cose, per similitudine diciamo, color sucido o sudicio, un colore qual sia più o men chiaro, ma affumicato, e che pende al nericcio; e più propriamente, che è privo di quella vivacità che sogliono avere tutti i colori schietti, ciascheduno per se stesso.
Svelto
add. Si dice a quella figura o fabbrica, che tanto nel tutto quanto nelle parti, con bella maestrìa e senza vizio, è fatta, sì che più tosto pende in sottile e lungo, che in grosso e corto, o come altri dicono in tozzo o atticciato.
Sverza
f. Piccol pezzo di legno o pietra, con che si raccomodano fessure di legno, pietra, o muraglie.
Sverzare.
Mettere sverze. Usano coloro, che alzano muraglie di sassi, il calzare ognuno di que' sassi, che stanno nella parte esteriore del muro, con isverze de' medesimi sassi; perchè avendo questi per ordinario più tosto del tondo, malamente si posano sopra le spianate de' muri; che però senza tale industria verrebbe la muraglia debolissima. Alcuni ne' nostri tempi sono stati ingannati da' Capimaestri e Muratori, per soverchio desìo di risparmiar briga e spesa, avendo convenuto con essi prezzo determinato per la fattura della muraglia a tanto il braccio, con somministrar loro i materiali; donde è avvenuto poi, che i lavoratori, per fare coll'avanzo del tempo guadagno, anno lasciato di sverzare i lor muri; e così a cagione della rotondità del sasso, sono rimasti, fra l'uno e l'altro, gran buche e convente: a questo anche aggiugnendo essi il non ispianare col martello i sassi, che debbono stare a filo del muro, anno poi riempito, e pareggiato esso muro, con gran quantità di calcina; e così conducendo una muraglia brutta, debole, e ineguale, anno apportato a' Padroni spesa di gran lunga maggiore.
Sverzare.
Si dice anche certa sorta di legname, il quale con facilità sverza; cioè schianta nella superficie, sollevandosi da essa alcuni pezzetti di legno acuti, a foggia di sverze.
Suggello
m. Strumento di metallo, nel quale è incavata la impronta, che s'effigia nella materia, colla quale si suggella. Il modo di lavorargli dicesi lavorare d'incavo. V. Lavoro d'incavo. Lautizio Perugino, che lavorò in Roma nel 1528. operò di suggelli maravigliosamente; e quelli, che faceva per le Bolle da Cardinali non punto maggiori d'una mano di bambino, gli erano pagati per lo meno 100. scudi l'uno.
Svitare.
Scommettere le cose serrate o strette a vite.
Svolazzare.
Si dice a quel moto, che fa il panno, velo, o altro, a cagion dell'aria, o moto violente, in atto di cadere da alto.
Svolazzo
m. Dicesi ad un panno, velo, o simile, che finge l'Artefice esser mosso dal vento, o dal moto veloce d'alcuna figura, che ne sia coperta, ovvero che stia in atto di cadere, onde venga agitato dall'aria.
Superbiparziente
add. Che supera diparti.
Superbiparziente terzo.
Che supera due delle cinque parti.
Superficie
f. Il di fuori di ciascuna cosa, quasi il disopra della faccia; quella estensione che à solamente lunghezza e larghezza, senza alcuna profondità, i cui fini sono di linee. A quattro sorte si riducono le superficie; piana o uniforme; convessa o colma o gonfia; incavata o concava; ed altre si dicono composte. La superficie piana è definita da Euclide così, quella che giace eguamente fra le sue linee, che praticamente direbbono i nostri Artefici, sopra la quale posto un regolo toccherebbe ugualmente per tutto ciascheduna parte di essa; la convessa è quella, sopra la quale il regolo toccherebbe in un sol punto, posto fra' suoi estremi; l'incavata o concava è quella, nella quale il regolo toccherebbe co' suoi estremi, e non ne' punti di mezzo; la composta finalmente è quella, che à una parte di sè stessa piana, e l'altra o è convessa, o concava.
Sustre
f. Funi grosse fatte di giunchi, con le quali si tirano i gran pesi. Galil. Mecc.

T

Tabernacolo
m. Piccola cappelletta, nella quale si dipingono, o conservano, immagini di Dio, e de' Santi.
Tacca
f. Piccolo taglio. ¶ E tacca vale ancora piccola macchia. L.Macula.
Taccato
add. Pieno di tacche, pieno di macchie, screzziato, brizzolato, indanaiato, chiazzato, vaiolato. Lat. Maculosus, varius.
Taffería
f. Piatto di legno, del quale si servono i Doratori a fuoco; e tale anche è il nome d'una cassetta che ne' lavori grandi serve per lo stesso effetto.
Taglia
f. Quella carrucola di metallo, con la quale si tiran sù, o si calano i pesi, chiamata da Vitruvio, troclea, e recamo, e cusella, e orbicolo, e diciamola anche raggio, e puleggia; che nel taglio al diritto di sua circonferenza à un canale, nel quale s'investe la fune, e nel mezzo un buco, dove entra il pernuzzo, detto altrimenti asticulo, che passando per lo raggio, posto fra un legno tagliato cavato, sopra quello si volge.
Tagliamento
m. Il tagliare. Lat. Incisio, sectio.
Tagliare.
Dividere, separare, dar taglio.
Tagliatura
f. Il tagliare. ¶ La divisione fatta dal taglio. Lat. Incisur.
Tagliente
add. Che taglia. ¶ Si dice ad un vizio, che forte imbratta le pitture; ed è quando l'Artefice, nel colorire non osserva la dovuta degradazione, diminuzione, o insensibile accrescimento di lumi, e d'ombre, talmente che si passi dal sommo chiaro allo scuro profondo, senza le mezze tinte; che si dice ancora maniera cruda, propria de' Pittori, che non intendono il rilievo: questo però non à tanto luogo in quelle pitture, nelle quali si rappresentano lumi violentissimi, o di fuochi o di Luna, in tempo notturno, e simili. ¶ Nella Scultura e Pittura si usa ancora questo termine, parlando di alcune crudissime piegature, o di braccia o di gambe, di muscoli, o di panni, fatte senza esprimere quella morbidezza, e pastosità, che mostra il naturale, come si è detto alla parola Attaccature.
Taglio
m. Parte tagliente di spada, o strumento simile da tagliare. Lat. Acies. ¶ E taglio vale la squarciatura, e la ferita che si fa nel tagliare.
Tallone del piede.
V. Piede.
Tanaglia
f. Strumento noto di ferro, per uso di strignere, e di sconficcare. Lat. Forceps.
Tanaglia,
o
Forbice
V. Forbice.
Tanaglia imbracatoia.
Una sorta di tanaglia così detta da Fondatori di metallo, per essere fatta in forma di potere abbracciare i coreggiuoli, ne' quali esso metallo si fonde.
Tappezzería
f. Paramento da stanze. Lat. Peripetasma, attalica.
Tarlo
m. Vermicello che si genera nel legno, e lo rode . ¶ Il generar tarli si dice intarlare, più proprio di quei legnami che sono tagliati secchi in sul suolo o a cattiva luna.
Tarsìa
f. Una sotta di musaico fatto di legname, col commettersi in tavole di noce diversi pezzetti di legni colorati, co' quali si formano figure, e storie, prospettive, e altro.
Tartaro
m. V. Gomma.
Tartarughe.
V.Gongole.
Tassello
m. Pezzo quadrato, o che tiri a detta figura, di qualunque materia (Dati nelle postille a Zeusi) e serve a più usi, e spezialmente per commettersi in luogo, dove sia guastamento o rottura, per risarcirla.
Tasselli.
Strumenti di tutto acciaio finissimo, che dopo essere a forza di fuoco addolciti, servono per intagliarvi dentro i ritti e' rovesci delle medaglie; il che, a differenza delle monete, si fa prima col punzone, o madre, e poi con ciappole, ceselli, e bulini; là dove volendo far forme per monete, che deono essere di molto minor rilievo delle medaglie, si adoperano solamente le madri e punzoni, e con quelli si fanno per ordinario i ritti e' rovesci di esse monete, sopra altri strumenti detti pile, e torselli. V. Pile.
Tasso
m. Ancudine grossa per battervi sopra i metalli. V. Martello da tasso.
Taunà;.
Detto altrimenti lavoro alla damaschina, perchè eè molto usato in Damasco, e per tutto il Levante; e si fa commettendo ne' metalli intagliati, argento, o oro, formandosi piani, bassi rilievi, e mezzi rilievi; il che si usa anche fare nell'acciaio, cioè nelli scudi, armadure, e ancora nell'armi, e ne fornimenti delle medesime, cavandosi il ferro o altro in sottosquadra, con battervi poi sopra con martelli, o oro, o argento, che si vuol lavorare in fogliami figure o altro.
Tavola
f. legno di qualsisía figura appianato per vari usi, e per dipignervi sopra. ¶ Donde nè è venuto il dire tavola anche a qualsisía quadro fatto di tela, per esser dipinto.
Tavoletta
f. Srumento, che serve agli Architetti per levar di pianta.
Tavolette conce.
Alcune tavolette di legno, bossolo, o di fico, impastate di polvere d'ossa di pollo o castrato, e servono a disegnarvi sopra.
Tazza
f. Sorta di vaso da bere di forma piatta, col più di diverse maniere, e per diversi usi. ¶ E tazze diconsi, per la somiglianza della forma, quei gran vasi tondi di Porfido, marmo, o altra pietra, che mettono gli Architetti per recipienti dell'acque, che fanno salire in alto, nelle fontane de' Giardini o d'altri luoghi.
Teatro
m. Edificio rotondo dove si rappresentano gli spettacoli. Lat. Theatrum.
Tegolino
m. Quel tegolo stretto, e concavo, che cuopre gli orli degli embrici.
Tegolo
m. Tutto quel lavoro di terra cotta, che cuopre il tetto, e comprende tanto gli embrici che i tegolini. Lat. Tegula.
Tela
f. Quella quantità di panno, drappo, o simil materia, che si tessa, così intera e compiuta, come ella si leva dal telaio; più propriamente per panno lino o canapino.¶ E perchè di questo panno lino o canapino si fanno i quadri per dipignere, perciò fra' Pittori si piglia bene spesso questa voce tela per lo stesso quadro; invenzione trovata dagli Artefici da centottanta anni in quà in circa (benchè nelle nostre parti più modernamente) per lo grand'utile, che quindi deriva all'Arte, perchè poco pesa, e puole avvoltarsi, e portarsi attorno con facilità, con poco o niun pericolo; e quello che più rilieva si è, che arrivano le tele ad ogni grandezza, e così possonsi con esse fare opere grandissime; il che non avviene delle tavole.
Telaio
m. Strumento di legname, nel quale si tesse la tela.
Telaio.
Fra' Pittori dicesi propriamente quel legname commesso in quadro, ottangolo, o altra forma, sopra il quale si tirano, e si conficcano le tele, per dipignervi sopra.
Telaio.
Strumento quadro di ferro degli Stampatori di libri, nel quale serrano, con alcune viti, le forme, per metterle in torcolo, e poter'imprimere.
Telline
f. V. Gongole.
Tempera
f. Termine della Professione de' Pittori, e vale, ogni liquore, o sia colla, o chiara d'uovo, con che si liquefanno i colori. ¶ Donde ne viene, la denominazione, di pittura a tempera, del dipignere a tempera.
Tempera.
Qualità che si dà agli strumenti di ferro; ed è una proporzionata durezza o crudezza, che si dà al ferro, a forza di fuoco; donde si dicono temperati.
Temperato
add. Che à tempera; e dicesi degli strumenti di ferro. V. Tempera qualità..
Tempia
f. Parte della faccia, posta tra l'occhio, e l'orecchio.
Tempio
m. Edificio sacro dedicato a Dio, e a Santi.
Tempo
m. Misura del moto. Stimerassi forse cosa impropria, ch'io mi ponga quì a dichiarar questa voce, la quale par che poco si confaccia col mio assunto, che fu principalmente di esplicar parole e termini, che più frequentemente occorrono nel parlare o legger materie appartenenti a disegno. Ma sebbene si porrà mente, si troverà essere anche stato mio fine, l'erudire, per quanto mi sia possibile, la mente di chiunque voglia applicarsi a quest'Arte, acciocchè meglio quelle possa professare; e perchè le varie cognizioni che si posson portare sotto questa parola Tempo, possono non poco giovare a colui, che vorrà inventare in Pittura, particolarmente, dove si parlerà dell'Età del Mondo e dell'uomo: io non voglio lasciare di metterle in questo luogo. Le parti dunque del tempo, sono, l'ore, i giorni, le settimane, i mesi, e gli anni: dell'ore si compone il giorno, di giorni la settimana, di settimane i mesi, di mesi l'anno, di anni si compongono diversi periodi, fra' quali si numerano principalmente, i Lustri, l'Eta, i Secoli.
Secolo,
e
Lustro
Il Secolo è un periodo decorso di cent'anni, il lustro di cinque.
Età dell'Uomo
L'Età non à periodo fermo, o si abbia riguardo all'età del Mondo, o all'età dell'uomo; perchè nell'uomo
Infanzia
L'infanzia, che è la prima età, è lo spazio della nascita del fantolino, fino a ch'ei non comincia a parlare, onde è detto con voce Latina infante, cioè non parlante.
Puerizia
Segue la puerizia o fanciullezza, che dura fin che non apparisce l'uso della ragione, atto a distinguere il bene dal male, che suol'essere fra 'l primo e 'l secondo settenio.
Adolescenza
Dipoi ne viene l'adolescenza, detta così dal crescere ed impor vita notabilmente, che si estende intorno al ventiduesimo anno.
Gioventù
A questa succede la gioventù, che dura fino al trentacinquesimo in circa.
Virilità
Dipoi la virilità, che arriva fino al cinquantesimo.
Vecchiaia,
e
Decrepitezza
Dopo la vecchiaia, e dal settantesimo in là succede la decrepitezza: e tutti questi periodi dell'umana età si pigliano non istrettamente, ma con qualche latitudine, di più e di meno, secondo la robustezza o debolezza delle complessioni.
Età del Mondo
L'Età del Mondo sono altresì sette. La prima ebbe suo cominciamento dalla creazione del Mondo, e durò fino al diluvio universale. La seconda principiò dalla fine del diluvio, e pervenne al termine dell'uscita degli Ebrei dall'Egitto, per andare alla terra promessa. La terza dalla detta uscita d'Egitto fino alla fondazione del Tempio di Salomone. La quarta dalla fondazione di esso Tempio, fino alla di lui distruzione fatta dagli Assirj, o come altri vogliono a tutta la cattività Babilonese. La quinta dal fine di detta cattività de' Giudei, che fu nel principio della Monarchía Persiana, per infino alla venuta del Messía Figliuolo di Dio, incarnatosi di María sempre Vergine. La sesta cominciò dall'Incarnazione del Figliuol di Dio, o vogliamo dire prima venuta o avvento del Messía, per ricomprare il genere umano; e durerà fin'alla seconda venuta, ovvero avvento del medesimo, a giudicare il Mondo nell'estremo ed universal giudizio. La settima comincerà terminato il giudizio universale, finito il Mondo, per durare per tutta l'eternità.
Olimpiade,
e
Bisesto
Erano appresso gli Antichi in pregio altri diversi periodi d'anni, e spezialmente appresso i Greci furon famose le Tetraeteridi, cioè i periodi di quattro, co' quali segnavano le celebratissime loro Olimpiadi, dette dal luogo dove si celebravano i corsi de' cavalli in onore di Giove, che aveva suo Tempio in Olimpia posta nella region Pisana in Grecia. A noi però sono in pregio per lo bisesto, inventore Giulio Cesare, per il quale ogni quattr'anni si cresce un giorno di più; cioè dopo lo scorso di tre anni di 365. giorni l'uno, viene il quarto che ne à 366. e ciò si fa per uguagliare all'anno il corso del Sole, che è qual cosa più di 365. periodi o revoluzioni: dicesi bisesto, perchè il giorno 24. di Febbraio, che in Latino si dice Sexto Kal. Martias, si replicava ancora il dì 25. dove s'inseriva il giorno aggiunto: dal dirsi dunque nell'anno bisestile o intercalare, due volte Sexto Kal. n'è avvenuto il dirsi l'anno intercalare bisesto.
Aureo numero,
ed
Epatta
Avevano ancora la Ennea decaeteride, cioè il decorso di 19. anni solari, del quale si serve ancora la santa Chiesa Romana, e chiamalo il ciclo decennovennale della luna, ovvero il ciclo dell'aureo numero, e serve per trovare il principio dell'epatta, la quale è quel numero di giorni, del quale l'anno ordinario di 365. giorni eccede l'anno lunare o della luna, di 354. giorni; sicchè essendo questo svario, fra li detti due anni, di giorni undici, l'epatta cammina di undici in undici anni moltiplicati, con questo che ogni volta ch'e' si tocca del trentesimo, devesi ritenere il numero che avanza sopra il 30. che va gettato via; perchè allora l'anno è di tredici lune, e fassi l'embolismo, cioè l'intercalare d'un mese: e ciò si proseguisce fino all'anno diciannovesimo dell'aureo numero; perchè allora l'epatta deve costare non più d'undici, ma di dodici giorni; acciocchè nel principio del ciclo dell'aureo numero, che succede, ritorni l'epatta ad essere allo stesso numero, che fu a principio dello stesso aureo numero: e ciò si fa perchè le lunazioni, ed i novilunij, o vogliamo dire il principio delle lune nuove, non iscorrano verso la fine de' mesi; ma tornino agli stessi giorni, ne' quali furono in prima.
Anno Sabatico,
e
Giubbileo
Appresso gli Ebrei due erano i più notabili periodi annuali, uno che si chiamava settimana annuale, ed era un decorso di sett'anni, l'ultimo de' quali chiamavasi anno sabatico, nel quale la terra dovea riposare, sendo loro da Dio comandato, che per quell'anno ella non si lavorasse: l'altro era detto giubbileo, ed era un periodo di 50. anni, l'ultimo de' quali era del giubbileo; nel quale, non solo si doveva far riposar la terra dalle culture, ma di più si dovevano scancellare le partite a' debitori, condonandogliele, e dar la libertà a' servi: l'uno e l'altro periodo cominciava all'entrare dell'Autunno. Da quest'anno del giubbileo à preso il nome il nostro giubbileo, nella visita de' luoghi santi di Roma, per acquistar le sacre e plenarie Indulgenze delle commesse colpe. Osservavasi prima in esso il decorso del Secolo, dipoi fu ridotto al periodo di 50. anni, e finalmente alla revoluzione d'ogni venticinquesimo anno, com'è al presente.
Anno
L'Anno è la revoluzione di dodici Mesi, e dividesi in lunare e solare; l'anno lunare è quello spazio di tempo, che mette la Luna, nel far dodici volte il corso del Cielo, o vogliamo dire nel congiugnersi essa dodici volte col Sole, consumandovi giorni 354. L'anno solare, detto anche tropico, cioè di revoluzione, è quello spazio di tempo, che il Sole consuma, nello scorrere tutto il zodiaco del Cielo, consumandovi giorni 365. et una quarta parte scarsa. Consta l'anno di quattro punti più notabili, due detti equinozzj, e due soltizzj, con quest'ordine; l'equinozzio vernale, il solstizzio estivo, l'equinozzio autunnale, il solstizzio iemale o vernereccio; dalli quali punti incominciano le stagioni dell'anno, primavera, state, autunno, e verno: di questo non c'è differenza niuna; solo nel principiar dell'anno, che secondo le diverse nazioni, diverso prendesi il principio di esso, come si pratica al presente (per non dir degli antichi) che gli Ecclesiastici seguendo l'uso degli antichi Romani lo cominciano alle Calende di Gennaio; i Toscani a' 25. di Marzo, quello dicesi a nativitate, questo a conceptione; ma i Pisani principiato, noi Fiorentini terminato lo computiamo.
Meso
Il Mese è la duodecima parte dell'anno, e sono i mesi lunari e solari; il mese lunare è quello spazio di tempo, che è tra un novilunio e l'altro, e consta di giorni 29. poco più o poco meno. Il mese solare è quello spazio di tempo impiegato dal Sole, nello scorrere ciascheduno de' dodici segni del zodiaco. Erano appresso gli antichi, molto usati i mesi lunari; noi presentemente ci serviamo de' solari: e perchè il Sole scorre alcuni segni più presto, altri più tardi; per questo i mesi sono ineguali, alcuni di giorni trenta, altri di giorni trentuno, ed uno di giorni ventotto; quali sieno gli uni e quali gli altri, l'indica questo tetrastico, o quadernario. Trenta dì è Novembre, Aprile, Giugno, e Settembre; Di ventotto cen'è uno; Tutti gli altri son trentuno. I nomi de' mesi sono, Gennaio 31. Febbraio 28. Marzo 31. Aprile 30. Maggio 31. Giugno 30. Luglio 31. Agosto 31. Settembre30. Ottobre 31. Novembre 30. Dicembre 31. Appresso i Romani antichi dividevasi il mese in kalende, none, e idi; ed i giorni intermedij con la denominazione di primo, secondo, terzo etc. avanti alle none, o agli idi, o alle calende, si nominava.
Settimana
La Settimana, detta Grecamente eddomada, è un decorso di sette giorni, che perpetuamente ricorre in giro. I suoi giorni appresso i Gentili si denominavano da' sette pianeti così, giorno del Sole, della Luna, di Marte, di Mercurio, di Giove, di Venere, e di Saturno. Dagli Ebrei col nome di Sabato, aggiuntovi primo, secondo, terzo etc. siccome anche tutta la settimana chiamavano sabato. S. Silvestro Papa, per levare l'uso de' Gentili, fu quelli che ordinò si domandassero i giorni della settimana col nome di ferie, coll'aggiunto di prima, seconda terza etc ma la prima feria, come giorno dedicato a Dio N. S. dies Dominicus, ovvero dies Dominica, e volgarmente Domenica, fu appellato; e l'ultima feria con quello di Sabato; e quest'uso si ritiene dagli Ecclesiastici: noi però gli chiamamo così, Domenica, Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, e Sabato.
Giorno
Il Giorno è la settima parte della settimana; e dividesi in giorno naturale ed in giorno civile, ovvero astronomico: il giorno civile è dalla levata del Sole sopra del nostro orizonte o piano, fino al tramontar di esso sotto 'l medesimo piano: il cui opposto tempo dicesi notte, che è lo spazio dal tramontar del Sole, alla di lui levata o nascita. Il giorno civile è quello che risulta da un'intera revoluzione del Cielo, per il quale si comprende un giorno naturale, insieme con la sua notte: i giorni civili sono per tutto il Mondo eguali, e costano di ventiquattr'ore; i naturali sono ineguali, or maggiori, cioè nella state, or minori, come nel verno; e più e meno và di differenza, secondo che più e meno il paese s'accosta verso l'equatore, o linea equinoziale, sotto 'l quale i giorni naturali e le notti sono eguali. I giorni naturali a tutti cominciano col nascer del Sole, terminano col di lui occaso, o tramontare; non così i civili, perchè gli Ebrei gli principiavano dal tramontar del Sole, e furono in ciò seguitati dagli Ateniesi, e da altre nazioni, siccome dagli Italiani, che in tal foggia principiano il giorno, sebbene noi Fiorentini lo principiamo mezz'ora doppo l'occaso: per lo contrario i Babilonesi lo principiavano dalla levata del Sole, gli antichi Umbri dal mezzo giorno, gli antichi Romani dalla mezza notte, seguitati in ciò dagli Astrologi, e dalla maggior parte di Europa.
Ora
L'ora è la ventiquattresima parte del giorno civile, la prima delle quali, come sopra s'è detto, diversamente si prende, secondo la diversità delle nazioni. Gli Italiani moderni la prima ora dopo l'occaso del Sole, e nello stesso occaso la ventiquattresima, benchè noi Fiorentini indugiamo mezz'ora dopo, e diconsi quest'ore Italiane. Gli Spagnuoli, i Franzesi, e' Tedeschi, con gli Astrologi, dividon l'ore in due parti, cominciando da mezza notte a mezzo giorno, e da mezzo giorno a mezza notte. I Babilonij dalla prima ora dopo la nascita del Sole, fino all'altro oriente: per l'opposito degli Italiani. E da queste tre diverse maniere di principiare a numerar l'ore, ne nascono le tre diverse sorte d'oriuoli solari, cioè Italiani, Astronomici, e Babilonij. L'ora finalmente dividesi in quattro parti, detti quarti, ovvero in 60. minuti, 15. per quarto.
Tenerezza
f. Morbidezza, lo esser tenero lo acconsentire al tatto
Tenerezza di movenza.
È un tal piacevole piegamento delle parti del corpo nelle giunture delle membra, non facendole ritte e intirizzate, se non dove richiede il caso, come nelle gambe che reggono il corpo, le quali anno a star ritte a guisa di colonne: il torso parimente non istia diritto, ma giri sempre, e pieghi tanto o quanto, se già non ricercasse il contrario altro più principal'obbligo: così il Paggi nella sua Tavola.
Tentennare.
Diciamo a cosa, che non è stabilmente ferma, onde ad ogni leggier colpo da ogni parte si muove; come per esempio, a uno stile che non stia ben calzato in terra; ad una piana di ponte, che non sia bene ferma alla muraglia, e simili. ¶ Di quì tentennone, che diciamo ad uomo sempre dubbioso nelle sue deliberazioni, che quasi del continovo sta tra il sì e 'l nò, e che per ogni leggiera cagione muta pensiero; e così diciamo, che siccome non è possibile sopra cosa, che tentenna, il far buono e stabil lavoro; così con uomini di tal fatta è molto difficile il concludere cosa che vaglia.
Terminare.
Porre termine, contrassegnare i confini fra l'una possessione, e l'altra. Lat.Terminare. ¶ Vale anche finire, ed aver fine.
Terminato
add. Da terminare, cheà i termini, cioè contrassegni de' confini di possessione. ¶ Ma fra' nostri Artefici s'usa questa voce per esprimere quel vizio di pittura, che à l'Artefice fatto, con i contorni troppo crudi, duri, e divisi troppo repentinamente dal color del campo, quasi fossero tagliati attorno con forbici, o coltello; contro ciò che mostra il naturale, il quale per cagion de' lumi, dell'ombre, e de' riflessi termina sempre con morbidezza, e dolcezza.
Termine
m. Parte estrema, stremità, confino. Lat. Terminus. ¶ Dicesi anche termine a parola, e locuzion propria e particolare di Scienze, e d'Arti. ¶ E termini dicevansi anticamente quei, che erano adorati sotto il nome del Dio Termine, acciò protegessero i confini de' campi, ed erano alcune teste, o di Fauni, o di Giove, o d'Ermafrodito, o d'alcuno de' Filosofi. ¶ Da questi anno poi presi, i Pittori, Scultori, ed Architetti, per ornamento de' portici, logge, o finestre, porte, sale, e altri edificj quei, che chiamano termini, che sono alcune teste (con parte, e alcuna volta con tutto il torso) di maschio, o femmina, alcune volte vestiti, altre nò, facendoli posare (e come sorgenti da quelli) sopra certi pilastri adattati a quelli ordini di Architettura, a quali essi termini devono servire.
Terra
f. Elemento di qualità fredda, e secca.
Terra da formare le statue.
Una terra di certa rena di tufo, che si trova nel mezzo della Senna in Parigi in luogo detto l'Isola, altrimenti la Santa Cappella: Cellin. Lib. primo. È rena sottilissima, ed à una proprietà in tutto diversa dall'altre; imperciocchè, come scrive lo stesso Autore, adoprandola a tal'uso, come l'altre terre, non occorre rasciugarla, quando si è con essa formato, ma vi si posson gettare oro, argento, e altri metalli.
Terra di cava,
o
Terretta
La terra con che si fanno vasi di credenza, che mescolata con carbone macinato, serve a' Pittori per fare i campi, e per dipignere i chiari scuri, e anche per far mestiche, e per darla temperata con colla, sopra le tele, ove devonsi dipignere archi trionfali, prospettive, e simili. È mirabile, per modellare, sopra ogn'altra terra o mota, che s'adoperi a tal lavoro; perchè à tutte le sue parti egualissime, e minutissime; onde non solamente si posson far con essa i lavori puliti fino all'ultimo segno, ma si posson lavorare cose minutissime. Cavasene in Roma vicino a S. Pietro; e noi l'abbiamo in gran copia da' colli di Monte Spertoli, 13. miglia lontano da Firenze, dove si cava a suoli o falde, che vogliamo dire, a simiglianza della pietra.
Terra di matton bianchi.
Una terra che a noi è portata diverso Pisa, la qual terra mescolata con cimatura, serve a' Gettatori di metalli, per intonacare la parte interiore della fornace, che contiene il metallo; e vale, acciocchè, per la veemenza del fuoco, i mattoni con che è fatta la fornace non colino.
Terra d'ombra.
Un color naturale capellino scuro, che serve per dipignere, e per metter nelle mestiche, e imprimiture delle tele e tavole. Questo però è stimato da' più pratici Pittori un color maligno; à tanto in sè del diseccante, che nelle mestiche non fa buon lavoro, e nell'a olio, per altre sue triste qualità, fa variare i coloriti; onde à ingannato molti, che l'anno usato nelle lor tele, anche uomini di gran valore nel colorire.
Terra gialla.
V. Giallo di terra.
Terra nera.
V. Nero di terra.
Terra verde.
V. Verde di terra.
Terragno
add. Che è sù la piana terra, o fatto in terra, o che s'alza poco da terra.
Terrazzo
m. Parte più alta della casa fatta a foggia di torre, quasi torrazzo. Lat. Solarium.
Terrestre
add. Di terra, che à qualità di terra.
Terretta
f. V. Terra di cava.
Terso
add. Che è senza macchia, netto, pulito. Lat. Nitidus.
Teso
add. Disteso, diritto.
Teschio
m. La parte superiore della testa detta dagli Anatomisti craneo.
Testa
f. Capo, tutta la parte dell'animale dal collo in sù. Lat. Caput. ¶ E dicesi ancora testa all'estremità della lunghezza di qualunque si voglia cosa, come testa della camera, della tavola, della tela, e simili. ¶ E dicesi testa una misura universale delle figure presa dalla testa dell'uomo, perchè alcune figure fannosi di altezza di nove teste, e questa è la più comune; altre di otto, altre di dieci, secondo la qualità della figura, che dee rappresentarsi, e l'altezza del luogo, onde à da vedersi; perchè ne' luoghi eminenti pigliano le figure viste da basso tanto scortamento, che è necessario crescere la loro lunghezza.
Testicolo
m. Parte genitale dell'animale, dove si perfezziona il seme, e alla generazione si fà atto. Lat. Testiculus, testis.
Tetragono
m. Voce Greca, e vale quadrato, cioè d'ogn'intorno uguale, e per tutto simile.
Tetta
f. pronunziata con l'e chiusa. Poppa, mammella. Lat. Mamma.
Tetto
m. La coperta delle fabbriche. Lat. Tectum. V. Copertura.
Tetto morto.
Quella copertura della fabbrica, sopra la quale è fabbricato un terrazzo scoperto; fassi questa per riguardo dell'acqua piovana, la quale cadendo sopra 'l terrazzo, se per fortuna penetrasse il di lui pavimento, non vada per l'altre stanze sortoposte, ma esca nella strada per mezzo del tetto morto.
Tibia
f. Voce del tutto Latina, vale gamba, usata dagli Anatomisti a significar uno degli ossi della gamba.
Tibia. Muscoli della tibia.
V. Muscoli.
Tiglio
f. Sorta d'albero, del quale si trova molto nelle parti di Germania, il cui legname è il più atto che sia, per fare statue di legno, come quello che obbedisce mirabilmente alla lima, e allo scarpello, e à pori uguali per ogni verso. Lat. Tilia.
Tignere.
Dar colore, colorare, far pigliare colore.
Timpano
m. Macchina atta a tirar'acqua in alto, e a macinare; si dice anche ruota, e da' Greci fu detto Ampheutesin, e dicesi anche peritochio.
Timpano.
Appresso gli Stampatori di libri è quella parte del carro del torcolo, coperta di cartapecora, sopra la quale stanno appuntati i fogli da imprimersi, distesi sù buoni feltri, e serrati da un telaio di lama di ferro, detto la fraschetta.
Tinto
add. Colorito. Lat. Tinctus.
Tinto
m. Tintura. Lat. Tinctus.
Tirare,
o
Trarre
Condurre, o fare accostare con violenza, strascinare. Lat. Trahere.
Tirare a pulimento.
V. Spianatoio.
Tirato
add. da tirare, disteso; contrario di grinzo.
Tondino
m. V. Membra degli ornamenti.
Tondo
add. Di figura rotonda. Lat. Rotundus.
Tondo
m. Figura di forma sferica, circolo, circonferenza. Lat. Circulus.
Tondo
avv. Con la preposizione a avanti, vale in giro, o in circonferenza. Lat. Circum.
Topazzio
m. Sorta di gemma di color verde porro. È di due sorte, una che per la sua lucentezza tira al color dell'oro, l'altra al color dell'aria purissima. Lat. Topatius. À questo nome dall'isola Topazzio, posta nella Provincia detta Tebaide, dove si trova, come dice Plinio. À secondo i Naturali moltissime virtù ed a nostri Artefici serve per varj e belli ornamenti. Scrive Sant'Ambrogio, non potersi pulire il topazzio, perchè si guasterebbe, sendo di sua natura di bella forma e ben pulito. Si Topatium pulire vel levigare velis, asperabis magis, cum ipse, natura sua, sis euglyphus.
Topo,
o
Grisatoio
m. V. Grisatoio.
Toppa
f. Pezzo di lamina di ferro con diversi ordinghi, per serrare con l'aiuto della chiave.
Torace
m. V. Scheletro.
Torcere.
Levare che che sa dalla sua rettitudine, piegare; contrario di dirizzare. Lat. Flectere.
Torcimento
m. Il torcere, tortuosità.
Torcoletto
m. Diminutivo di torcolo, piccolo strettoio o torcolo.
Torcoletto.
Macchinetta composta di due toppetti di legno bene squadrati, infilzati da due regoli, con una vite di legno nel mezzo, la quale à il manico che guida e regge tutta la macchina, e per di sotto un ferro tagliente: serve a' Librai per tagliare, e pareggiare le carte de' libri; perocchè serrano, fra due stecche o regoli, entro a uno strettoio a due viti, il libro fino al segno da doversi tagliare; dipoi con la detta macchinetta infilata in una guida (che è un regolo fatto a coda di rondine, e fermo sù lo strettoio) tirandola in sù e in giù, e facendo per via della vite accostare al libro bel bello il ferro tagliente, pareggiano il medesimo libro.
Torcolo
Torcolare
Torchio
Strettoio
m. Strumento da strigne o serrare fortemente con una, o più vite.
Torcolo da stampa.
Strumento di legname, che strigne per forza d'una vite di metallo, un piano sopra d'una macchinetta quadra detta il carro, entro la quale è la forma de' caratteri, e le figure d'intaglio in legno; e quel piano, così fortemente stretto sopra del timpano, a forza di buoni feltri fa accostare il foglio alla stampa già tinta d'inchiostro, e restarvi l'impronta.
Torcolo da rame.
Strumento di legname, che strigne il rame intagliato sopra la carta, acciò vi lasci l'impressione, per mezzo di due rulli, curri, o cilindri, posti per lo piano nel mezzo delle due cosce di esso torcolo: posasi il rame intagliato, già tinto (come s'è detto nella voce Stampa di legno) e ben nettato sopra una tavola, la quale passa fra i due sopraddetti rulli, coperto con buon feltro, perchè faccia accostare al medesimo rame il foglio bagnato. Muovonsi i rulli per via d'una leva incastrata nella testa d'uno di essi, la qual leva, per esser composta almeno di quattro prese o manichi, chiamasi stella: e l'estremità del rullo di sotto, posano sopra due zoccoletti incavati a mezzo cerchio, che diconsi le lunette, inseriti nell'aperture delle cosce (delle quali è composto il torcolo) da potersi alzare e abbassare, secondo il bisogno.
Torlo d'uovo
m. Il rosso dell'uovo. Vedi. Chiara d'uovo, e Colla di rosso d'uovo.
Torlo del masso.
V. Pietra bigia.
Torniaio
e
Torniero
m. Che lavora al tornio, Maestro di tornio.
Torniare,
e
Tornire
Lavorare a tornio, tondare.
Tornio,
o
Torno
m. Ordingo sul quale si fanno diversi lavori di figura rotonda, e che tendono a quella, sì di ligno sì d'osso, sì di metallo. Lat. Tornus
Toro
m. Lat. Thorus. Uno de' membri d'Architettura. V. Membri degli Ornamenti.
Torre
f. Nobile edificio, il quale con poca pianta, e senza appoggio, molto s'inalza dal piano della terra o fabbrica, dove è posato. Intorno a' Porti serve per aiuto de' naviganti, e altrove anticamente per difesa de' luoghi e delle Città. Fannosi torri quadre, tonde, e d'altre figure, tramezzate per lo più di diverse impalcature, che si dicono nodi delle torri. La più alta parte delle torri, termina alcuna volta, in loggia, aguglie, merlature, e simili. I nostri Antichi le chiamavano col nome di palazi. Negli antichi libri delle confiscazioni de' beni de' ribelli, che si conservano nel Magistrato della Parte, si legge indifferentissimamente Turris sivè Palatium. Nella portata di Giovanni Borromei, nel Catasto del 1457. si fa menzione del palazzo di M. Foglia degli Amieri, che è quello appunto, che è insù la piazza dietro a Mercato vecchio, fra la Chiesa di S. Andrea e pelliccería; dove anche in fronte di certi beccatelli di pietra sportanti in fuori, si vedono intagliate alcune foglie di fico o simili; il qual palazzo, quantunque per la grandezza dell'antica porta, mostri un non sò che del palazzo, contuttociò pare che in antico terminasse in una gran torre. Altre volte si trova posto distintamente torre da palazzo, come mostra un'instrumento rogato Ser Arrigo di Gianni l'anno 1257. il dì primo di Maggio esistente nell'Archivio Fiorentino, del quale m'è stata data cognizione da Giovanni Renzi, Dot: dell'una e l'altra Legge, e nelle antichità nostre eziandio così perito, che ove di Toscani Antiquarij si ragioni, puole meritamente aver luogo coi Migliori; le parole dello strumento assai curiose son queste. Masus, Nellus, Palmerius, et Michael, filij quondam Salvi, volentes pacem à domino Mangerio et filijs, iuraverunt, tactis sacrosanctis Scripturis, præceptis parere publice dicendis per Dom: Nicholaum quondam Andreæ iuris peritum etc. In primis, quod ipsi filij quondam Salvì, debeant destruere de summitate turris decem bracchia, salvis angulis. Item merulos et pectoralia de ipsorum palatio. Item murare ostia omnia inferiora ipsius palatij ad mactones et calcinam. Item quòd Masus etc. induant pannos nigros et fodera nigra, et super barba eorum rasorio radi non faciant per decem annos ad minus.
Torricella
f. Diminutivo di torre, piccola torre.
Torrione
m. Accrescitivo di torre, torre grande, propriamente quella, la cui grandezza eccede in grossezza; e per lo più quelle che si fanno intorno alle mura o porte delle Città.
Torsello
m. Diminutivo di torso, piccolo torso. ¶ Per balletta quadra, stretta e lunga, che rappresenta un torso di statuetta.
Torsello,
o
Punzone
Strumento. V. Conio, e Pila.
Torsello.
Sorta di pietra. V. Piperno, e Pila.
Torso
m. Il gambo del cavolo. Lat. Tyrsus. ¶ E torso il rimasuglio delle frutte spezialmente pere o mele, cavatane attorno attorno la polpa, il qual torso dicesi anche naso.
Torso.
Termine degli Statuarj; dicesi alla statua, che non à capo, nè braccia, nè gambe. V. Busto.
Tortamente
avv. Contrario di dirittamente.
Tortiglioso
add. Torto in diverse parti.
Torto
add. Piegato. Contrario di diritto. Lat. Distortus.
Tortuosità;
f. Lo esser tortuoso.
Tortuoso
add. Pieno di torcimenti.
Tozzo,
o |
Atticciato,
|
Maccianghero
| add. Si dice a quella figura o edificio, che tanto nel tutto, quanto nelle sue parti, con goffa apparenza e proporzione, pende anzi in grosso e corto, che in sottile e lungo; tutto contrario di svelto.
Trabocchetto
m. Luogo fabbicato con insidie, dentro al quale si precipita. Lat. Decipula, ovvero, decipulum.
Trafiggere.
Trapassare da un canto all'altro, ferendo e pugnendo. Lat. Transfigere, transverberare, transfodere. ¶ Fra' nostri Artefici s'usa questa voce, per esprimere il difetto di quelle figure di Scultura, che anno i termini de' muscoli troppo ricercati o affondati, che dicono troppo trafitti, quasi che abbia voluto l'Artefice, nel formargli, trapassare da una banda all'altra; difetto non ordinario, e che sempre toglie simiglianza al vero.
Trafitto
add. da trafiggere. V. Trafiggere.
Traforare.
Forare, bucare.¶ E anche proprissimo termine di Scultura, e vale incavare; ed è quel che fanno gli Scultori intorno a' muscoli e panni delle figure, o più o meno, incavandogli secondo l'altezza del luogo, nel quale debbono essere collocate e vedute esse figure: e fu costume degli antichi, seguitato poi dagli ottimi Sculturi moderni, il traforare gagliardamente quelle che devono esser poste in luoghi molto alti, affinchè, essendo il marmo bianco pigliasse tanta oscurità, quanta abbisognasse, per dare alla figura il suo rilievo, e non apparisse un'informe pezzo di marmo.
Traguardare.
Adoperare il traguardo, ed è quell'operazione, che fanno gli Scarpellini o Squadratori, con due regoli messi in piano, e fra di loro opposti, per trovare il piano del masso, che vogliono lavorare.
Traguardo
m. Strumento o regolo, con due fermi o due mire, che serve agli Architetti per levar di pianta in campagna, con cui si fermano gli angoli.
Trainare.
Tirare il traino, strascinar per terra. Lat. Trahere, raptare.
Traino
m. Quel peso, che tirano in una volta gli animali, che trainano. ¶ E vale anche per treggia o strumento dove si mettono i traini, oggi detti treni.
Tralucere.
Trasmetter la luce, che è quel risplendere, che fa il corpo diafano e trasparente, percosso da luce. Lat. Interlucere, translucere.
Tramezzare.
Metter tramezzo, o entrare tra l'una cosa e l'altra.
Tramezzo
m. Ciò che tra l'una cosa e l'altra è posta di mezzo, per dividere, e scompartire, e distinguere. Lat. Quod est inter medium.
Tramischiare.
Mischiare, mescolare. Lat. Intermiscere.
Tranare.
V. Trainare.
Trapanare.
Bucare, o forare col trapano.
Trapano
m. Strumento con punta d'acciaio, col quale si fora il ferro, pietra, legno, e simili. Lat. Terebra. Usangli molto gli Scultori, e gli fanno per lo più di due sorte, grossi e sottili; i grossi pure son di due sorte, alcuni che girano per virtù d'un coreggiuolo, e d'un'asta a traverso buchata, e con questi conducono ogni grandissima finezza di panni o capelli; gli altri chiamano trapani a petto, che si fanno d'un'asta di ferro grossa un dito e lunga mezzo braccio, nella quale si accomoda un rocchetto di legno, che nell'asta sta lento, col quale si gira il trapano, doppo avere accomodato a suo luogo le saettuzze, che son quelle che fanno il foro.
Trapeli,
altrimenti
Proteli
m. Certi canapi con oncini ben grandi di ferro, che servono a trainar pesi, aggiugnendosi al traino tanti trapeli o proteli, quante paia di Buoi si vogliono aggiugnere a tirar il peso.
Trapezzo
m. Ogni figura quadrilatera, che per aver solamente due lati, oposti fra loro, paralelli, non si può chiamare paralellogrammo.
Trapezzoide
f. Si trova detta da qualche Autore, quella figura quadrilatera, che non è paralellogrammo, nè trapezzo, perchè non à niun lato opposto paralello.
Trasparente
add. Che traspare.
Trasverso
add. Ch'è attraverso, obbliquo. Lat. Transversus, obliquus.
Ttravature
f. Gli ordini delle travi nelle impalcature.
Trave
f. legno grosso e lungo, che si adatta negli edificj per reggere i palchi, e tetti; servono anche le travi per forte ossatura; con cui i ricinti degli edificj si collegano. Usansi per lo più d'abete, come legname di grossezza e lunghezza straordinaria, dirittissimo, e non eccessivamente grave. Deve esser la trave intera, molto pulita, senza nodi, e che per lo mezzo di sua lunghezza non abbia difetto alcuno; e quando sia tale o nò, si conoscerà dal porre, che si farà l'orecchio a una della teste della medesima, percuotendo più volte l'altra testa, e quando si sentirà il suono delle percosse sordo e ottuso, sarà segno che la trave conterrà in sè alcun difetto; se chiaro e sonoro, sarà indizio del contrario.
Traversa
f. Sbarra, ritegno messo a traverso, tramezzo posto per dividere o impedire il passo.
Traverso
add. Obliquo, non diritto.
Travicello
m. altrimenti |
Piana
f. e |
Corrente
m. | Diminut. di trave, trave piccola.
Travolgere.
Volger sossopra, e per altro verso. Lat. Invertere.
Travolto
add. da travolgerere, volto sottosopra. Lat. Inversus.
Trebbio
m. Canto e crocicchio, dove fanno capo tre strade. Lat. Trivium. Vedi. Trivio.
Trespolo
m. o
Capra
f. legno di tre o quattro piedi, che serve per far ponti, per fabbricare, e altro. V. Capra.
Trevertino
m. Pietra che si cava in molti luoghi d'Italia, cioè in ItaliaSiena, in Pisa, in Lucca, e 'n sù 'l fiume del Teverone a Tivoli; ed è una congelazione d'acque e di terra, che per la crudezza e freddezza si fa; e non solo si congela e petrifica la terra, ma i ceppi e le medesime foglie degli alberi; e perchè nell'asciugarsi rimane alcuna quantità d'acqua dentro e fuori, resta questa pietra spugnosa, e bucherata. È servita questa pietra per fare le più nobili fabbriche antiche e moderne, e per le fondamenta delle medesime.
Triangolo
m. Figura matematica, che è rinchiusa, e circonscritta da tre angoli, onde prende il nome.
Triangolo acuziangolo.
Quella figura che à tutti e tre gli angoli acuti.
Triangolo equicrure.
Figura di tre angoli, che à solamente due lati eguali, e dicesi anche isoscele.
Triangolo equilatero.
Figura che à tre lati eguali.
Triangolo isoscele.
V. Triangolo equicrure.
Triangolo ottusiangolo.
Quella figura che à uno de' suoi angoli ottuso.
Triangolo rettangolo.
Quella figura che in sè contiene un'angolo retto.
Triangolo scaleno.
Figura che à tutti e tre i lati diseguali.
Tribuna
f.Una spezie di volta.
Tribuna tonda.
Una spezie di volta, la quale, non essendo fatta solamente di archi, ma di andari, come cornici, per farsi non à bisogno di centina.
Triglifi,
quasi
Trisolchi,
Glifi,
e
Correnti
m. Alcune pietre quadrate con sopra un poco di capitello, usate per ornamento del fregio Dorico, sfondate ad angolo retto, mediante tre solchi, che si dicono canaletti; e gli spazzj, che sono tra l'uno, e l'altro triglifo, si dicono metope.
Trilatero
add. Che à tre lati.
Trisolchi
m. V. Triglifi.
Tritare.
Ridurre in minutissime particelle. Lat. Dissecare, ccomminuere, in pulverem redigere.
Trito
add. Minuto: onde maniera trita, quella che dà in tritume.
Tritolo
m. Minuzzolo, piccolissima parte.
Tritume
m. Difetto d'ogni invenzione o componimento di Pittura o Scultura, ma più propriamente d'Architettura; ed è quando le parti o membra saranno soverchiamente variate, in troppa quantità, e assai minute. Voce contraria a sodezza, che è propria dell'invenzione e componimento maestoso, grave, e fondato nelle buone regole.
Tritura
f. Il tritare. Lat. Tritura.
Trivio
m. Voce del tutto Latina. Lat. Trivium. ¶ Trivij furono dette dagli Antichi le piazze, propriamente luoghi, che sono in capo di tre strade; similmente trivij chiamarono anticamente alcuni luoghi aperti e spaziosi, dove si radunavano molte persone d'una contrada, che erano come una piccola piazza.
Troclea
f. V. Recamo.
Trofei
m. Chiamano i nostri Artefici alcuni adornamenti di piedestalli, basamenti, o altri membri d'Architettura, e anche di statue, composti di spoglie campali, come spade, lance, insegne, targhe, e scudi, elmi, e bastoni, e altri ordinghi appropriati alla guerra, posti con bell'ordine, quasi in un mazzo o gruppo, per espressione dell'azzioni e valore delle persone rappresentate.
Trogolo
m. Ricetto di acqua in proporzionata quantità, per uso di lavare, e anche per spegnere calcina, e per altri usi.
Tromba
f. Strumento che serve per tirare acqua da basso ad alto; alcuna volta per attrazzione, e queste son quelle, che anno lo stantuffo, e animella sì alta; e altre per impulso, e son quelle, che anno l'ordingo da basso. Galil. Mec. 13.
Troncare.
Mozzare, spiccare, tagliare di netto. Lat. Truncare, amputare.
Tronco,
e
Troncato
add. da troncare, mozzato, spiccato.
Tronco
m. Pedale d'albero.
Tronco del corpo umano.
V. Scheletro.
Tronco del piedistallo.
V. Piedistallo, e Membra degli ornamenti.
Troncone
m. Lo stesso che tronco, pedale d'albero.
Tufo
m. Spezie di terreno arido e sodo; serve alcune volte per metter nella calcina, in luogo di rena per murare. Nel tufo si cavano cantine, o come altri dice, celle, cellarj, o cellieri; perchè mantiene il fresco, come à bisogno il vino: e si cavano dentro nel tufo, il quale si lascia in volta, perchè si regge da per sè stesso; non solamente si fa questo in campagna, ma vedonsene nella Città di Siena, che è in poggio; non si trovando il tufo che in monte.
Turacciolo
m. Quello con che si turano i vasi, o cose simili. Lat. Obturamentum.
Turamemento
m. Il turare.
Turare.
Chiudere o serrar l'apertura con turacciolo, zaffo, e simili. Lat. Obturare, obcludere.
Turato
add. da turare, chiuso con turacciolo. Lat. Obturatus.
Turchina
f. Gemma di color turchino o cilestro non trasparente. Trovasi nella Scizia, o Tartaría, nella Media, in Cipro, ed in Egitto. È posta da Plinio nel numero de' Diaspri col nome di Caino, così per lo colore cilestro che à in sè. Chiamasi dagli Autori anche Turchese. Di questa gioia vogliono alcuni, come dice l'Arias Montano, sopra l'Esodo Cap. 18. che nella sacra Scrittura si parli nell'ottavo luogo delle pietre poste nel pettorale del Sacerdote; perchè la parola Sabò presa da' Greci e Latini per Acate, da' Caldei detta Turxala, che propriamente significa Turchina, o Turchese. La distinguono in maschio, e femmina; e quantunque alcuno, che à modernamente scritto di questa gemma, dica non esser'ella atta all'intaglio, noi però veggiamo il contrario; perchè nella stanza della real Gallería chiamata la tribuna, si à una testa d'un Giulio Cesare intagliata in una Turchina di grandezza quasi quanto l'uovo dell'oca con mirabile artificio, della quale anche fa menzione il Bocchi nelle sue Bellezze di Firenze.
Turchino,
o
Cilestro
add. Di colore ch'è simile al Ciel sereno.
Turchino
m. Color simile al Ciel sereno; ed è di più e diverse sorte, ce n'è del più pieno e del più chiaro: il più chiaro che tira veramente al celeste, si dice celeste, e mavì.

U - V

Vacuitaà
f. Lo esser vacuo.
Vacuo
add. Voto.
Vaghezza
f. Beltà attrattiva, che induce desiderio di contemplarla. Lat. Cupiditas. ¶ Per desiderio, voglia. Lat. Voluntas. ¶ Per diletto. Lat. Voluptas, delectatio.
Vaghissimo
add. Superlativo di vago, bramosissimo, desiderosissimo. Lat. Maxime cupidus.
Vago
add. Bramoso, desideroso. Lat. Cupidus. ¶ Per grazioso, leggiadro. Lat. Venustus, elegans.
Vano
add. Voto.
Vano
m. Una delle sei qualità dell'edificio. Onde vani si dicono quegli aditi, che sono per tutto esso edifizio, donde possono entrare e uscire tutte le cose, che fanno di bisogno a chi vi à da star dentro. De' vani alcuni servono a' lumi, all'aria, e a' venti; ed altri all'entrata ed uscita di quei che abitano, e delle cose a loro bisognevoli.
Vani finti.
Il vano è naturalmente aperto: ma quello dicesi vano finto, che à dietro a sè un muro. In due modi fannosi i vani finti; uno è quello, dove le colonne o pilastri sono talmente vicini al muro, che esso ne nasconde una certa parte, restando l'altra parte fuori del muro; l'altro è quello, dove le colonne e' pilastri escono interamente fuori del muro.
Variabile
add. Mutabile, instabile.
Variamente
avv. Con varietà, diversamente, in maniere diverse. Lat. Variè.
Variamente
m. Il variare. Lat. Varietas.
Variare.
Mutare. Lat. Variare, immutare. ¶ Esser differente. Lat. Variare, dissimilem esse.
Variatamente
avv. Con varietà, con modo variato.
Variato
add. da variare, mutato, cambiato.
Varietà;
f. Bellissimo attributo delle Pitture, e d'ogn'altra cosa appartenente al disegno; ed è quella piacevole discordanza, che apparisce fra l'una e l'altra cosa rappresentata, in modo tale, che insieme col variar delle parti, si scuopra una certa maravigliosa concordia nel tutto, a simiglianza di quello, che nelle cose naturali si osserva. Questa varietà si ricerca nell'arie delle teste, nell'attitudini delle figure, ne' gesti e moti delle medesime, ne' panneggiamenti, nelle prospettive, e nel colorito, secondo ciò che l'Artefice intende rappresentare; ed à luogo ancora nelle membra dell'Architettura.
Vasaio,
e
Vasellaio
m. Facitor di vasi; ed è proprio di chi gli fa di terra.
Vasca
f. Ricetto murato dell'acqua delle fontane.
Vasellame,
o
Vasellamento
m. Quantità di vasi.
Vaselletto
m. Diminutivo di vasello, piccolo vaso.
Vaso
m. Nome generale di tutti gli strumenti, fatti a fine di ricevere, e di ritenere in sè qualche cosa, e particolarmente liquori. Lat. Vas, vasum.
Vassoio
m. Strumento di legno, di figura quadrangolare, e alquanto cupo, per uso di trasportare in capo che che sia; e dicesi propriamente quello, con che i Manovali portano la calcina, quando si mura.
Veduta
f. Il vedere, la vista. Lat. Visus. Dicono i nostri Artefici, talvolta veduta per lo stesso che prospettiva, o lontananza in prospettiva: onde bella veduta dicesi a paese vasto e ameno, che vero o dipinto molto dimostra all'occhio: e proprijssimamente dicesi disegnar vedute a quello studio, che fanno i Pittori, particolarmente Paesanti, andando attorno per diverse campagne, o in luoghi eminenti di Città, ritraendo o con penna, o con stile, o con inchiostro della China, o con acquerelli, paesi, abitazioni boscherecce, Città, fiumi, e simili; costume stato in ogni tempo usatissimo da' Pittori Fiamminghi, che più di quegli di ogn'altra nazione furno inclinati a dipigner paesi, invitati a ciò fare dall'amene vedute, che fanno in quelle parte le campagne, i villaggi, i fiumi, i mari.
Velare.
Coprir con velo. Lat. Velare. ¶ Appresso i nostri Artefici, velare val tignere con poco colore e molta tempera (o come volgarmente si dice acquidoso o lungo) il colorito in una tela o tavola, in modo che questo non si perda di veduta, ma rimanga al quanto mortificato, e piacevolmente oscurato, quasi che avesse sopra di sè un sottilissimo velo. V. Oro in foglia.
Velato
add. da velare, coperto d'un velo.
Vena
f. Copia, abbondanza, nascenza spontanea di che che sia: e dicesi particularmente di quelle cose, le quali, per occulta generazione derivandosi per lo più non vengono meno. Lat. Vena, copia. ¶ Onde vena dicesi quella sorgente d'acqua, che scorre per i maeati della terra. Lat. Fistula, vena. ¶ E vena similmente quella nascenza de' metalli e pietre che si trova dentro le viscere della terra. ¶ E vena nella pietra dicesi quel filo d'altra pietra o metallo, che vi si trova mescolato, come nel Lapislazzuli la vena di color d'oro, nella pietra serena la vena di marmo bianco, e simili.
Vena,
o
Vene
Ne' legni, e nelle pietre diconsi que' segni, che vanno per entro serpeggiando a guisa d'onde, e col loro serpeggiamento cagionano il marezzo naturale.
Vena.
Nel corpo dell'Animale dicesi quel canaletto dentro al quale scorre il sangue. E perchè le Vene, le Arterie, ed i Nervi, concorrono alla struttura e fabbrica de' muscoli (de' quali a suo luogo s'è parlato per la necessità che della loro cognizione anno i nostri Artefici) non sarà disdicevole, che quì brevemente si spieghi la cognizione anatomica di tutte e tre queste parti, seguitando per sempre, come altrove s'è detto, la dottrina del celebre Medico, e singular'Anatomista, il Dottor Giuseppe Zamboni.
VENE
Vena. Secondo Galeno è 'l ricettacolo del sangue mescolato con lo spirito naturale; o come dicono gli Anatomisti, una parte similare spermatica dotata di semplice tunica, recettacolo del sangue refluo nel moto circulatorio. Le vene principali sono due, la prima detta Porta, l'altra nominata Cava, dalle quali scaturiscono tutte l'altre diramazioni.
Della Vena Porta e sue diramazioni.
La vena Porta è radicata nella parte concava del Fegato, e produce le seguenti propaggini. l'Umbilicale. le Cistiche la Pilorica le Pancreatiche il Ramo splenico il Vaso breve il Mesenterico con tutte le meseraiche, e intestinali la Gastrica maggiore la Gastrica minore la Coronaria stomatica l'Epiploica destra l'Epiploica sinistra la Gastroepiploica destra la Gastroepiploica sinistra l'Emorroidali interne.
Della Vena Cava
La vena Cava, o magna, è radicata nella parte convessa del Fegato, maggior'assai della vena Porta (anzi commensurata alla dimensione di tutto il corpo) e si divide in tronco superiore, e inferiore
Delle diramazioni del tronco superiore della Vena Cava
Dal tronco superiore, o ascendente nascono le Freniche la Mediastina la Coronaria del Cuore la Pulmonaria l'Azigos, ovvero sine pari l'Intercostali superiori l'Intercostali inferiori le Subclavie le Mammarie le Timiche le Capsulari le Cervicali la Muscula superiore le Iugulari esterne le Iugulari interne la Frontale la Temporale le Glossice le Assillari la Cefalica la Media la Basilica la Salvatella
Delle diramazioni del tronco inferiore della Vena Cava
Dal tronco inferiore nascono le seguenti diramazioni di vene: l'Adiposa l'Emulgenti le Lombari le Spermatiche le Muscule le Sacre le Epigastriche le Hipogastriche le Iliache esterne le Iliache interne l'Emorroidali esterne le Pudende le Crurali. l'Ischiadica maggiore l'Ischiadica minore la Muscula inferiore la Poplitea la Surale la Saffena
Vena arteriosa,
e
Arteria venosa
Sono vasi particulari per mezzo de quali si fa il moto circulatorio del sangue dal destro ventricolo del cuore, al sinistro per i polmoni
Vene lattee, chilifere, Aselliane,
così nominate dalla bianchezza, dall'ufficio, ovvero dall'Inventore; sono quelle, che succhiano il chilo dagli intestini, e diffuse per il mesenterio, lo portano alla parte sanguificante.
ARTERIE
Arteria f. Una parte similare spermatica dotata di duplicata tunica, recettacolo del sangue e spirito vitale. Scaturisce dal sinistro ventricolo del cuore (sette volte più grossa e robusta della vena) l'Arteria magna ovvero Aorta, la quale a tutte le parti del corpo, niuna eccettuata, abbondantemente somministra il necessario alimento, riportandone le vene, quanto è loro superfluo, con incessante moto circulatorio al cuore, per ricever nuova perfezione. Si divide l'Arteria magna in tronco ascendente, e discendente: provvedendo col primo a tutte le parti superiori, e col secondo alle inferiori, quasi sempre compagna inseparabile delle vene.
Propaggini del tronco ascendente
L'Arteria magna ascendente produce le susseguenti propaggini. la Coronaria del Cuore la Pulmonaria le Intercostali superiori le Subclavie la Mammaria la Mediastina la Muscula la Cervicale le Carotidi esterne le Carotidi interne la Temporale l'Assillare, laquale si diffonde sino alla mano estrema, senza sortir'altre denominazioni.
Propaggini del tronco descendente
Dal tronco descendente dell'Aorta dependono le seguenti diramazioni. l'Intercostali inferiori le Freniche la Celiaca l'Epatica la Splenica la Mesenterica superiore l'Emulgenti le Spermatiche la Mesenterica inferiore le Lombari la Muscula l'Hipogastriche le Pudende l'Emorroidali l'Iliache le Crurali, le quali, a guisa dell'Assillari s'estendono sino all'estremità delle dita.
NERVI
Nervo, e Nerbo m. Una parte del corpo, simile a cordicella, primo strumento del senso e del moto, conferendo a tutto 'l corpo la forza del muoversi e del sentire; ovvero, come dicono gli Anatomisti, una parte similare, spermatica, veicolo dello spirito animale. Riconoscono tutti i Nervi la sua origine dal Cervello, alcuni immediatamente dentro la Cavità del Craneo, altri mediatamente, cioè dalla spinal midolla.
Della Cavità del Craneo
Dal di dentro della Cavità del Craneo scacuriscono sette paia ovvero coniugazioni de' Nervi, de' quali constituisce Il I. gli Ottici, o gli Visorij Da' quali dependono anche tutte le principali membrane dell'occhio. Il II. i Motori de' Muscoli dell'occhio. Il III. si diffonde alla Palpebra superiore, al muscolo Trocleare dell'occhio, al Naso, al Labbro superiore, a' muscoli della faccia, e delle tempie. Il IV. all'orecchio interno, a' denti dell'una e dell'altra mascella, alla lingua, al Labbro inferiore. Il V. prodotto che à il Nervo Uditorio più molle, provvede alle fauci, a' muscoli della mascella inferiore, ed all'orecchio esterno. Il VI. doppo esser'uscito della Calvaria, in compagnía dell'arteria Carotide, arrivato alle Clavicole, si divide in tre rami, Costale, Recurrente, e Stomatico; quindi si diffonde mirabilmente a tutte le parti del Ventre Medio, ed dell'Infimo, in propaggini innumerabili. Il VII. finalmente tutto s'immerge nella lingua, eccettuati alcuni leggieri Surculi a' muscoli della Laringe. Queste sette paia o coniugazioni de' Nervi, furono brevemente adombrate ne' due seguenti versi. Optica prima, oculos movet altera, tertia gustat, Quartaque, quinta audit, vaga sexta est, septima linguæ.
Della Spinal Midolla, e sue diramazioni.
Dal Cervello, e Cerebello allungati (a guisa di coda, appendice, o apofise) propende la Spinal Midolla, la quale, per la cavità formatale dalle Vertebre, ed osso sacro, vestita delle stesse membrane del Cervello, e d'un'altra nervosa robustissima (che nell'atto della flessione la rende più assicurata dalla rottura) e divisa pure, come il Cervello, in parte destra e sinistra, sempre più attenuandosi, diffonde di mano in mano trenta paia di Nervi, co' quali abbondantemente somministra a tutte le parti, sottoposte al Capo, lo spirito animale, necessario al senso ed al moto. Le prime sette propaggini de' Nervi prodotti dalla Spinal Midolla si chiamano Cervicali, perchè scaturiscono dalle Vertebre della Cervice: e doppo aver trasmesso ordinatamente, nel loro progresso, numerose diramazioni a' muscoli del Capo, Cervice, e Scapula, ristretti in un fascio si portano sotto l'Ascella, al Braccio, e Mano estrema, con diffonder rami innumerabili a tutti i loro muscoli; portandosi finalmente, con duplicato surculo, lateralmente a tutte le dita, sino alla loro estremità. Le dodici susseguenti si chiamano Intercostali; perchè propagginate per gli orificij laterali delle dodici Vertebre del Dorso, divise in due rami, col maggiore si portano per la parte inferiore delle coste internamente, insieme con le Vene ed Arterie Intercostali; col minore si reflettono nel Dorso, somministrando, col medesimo ordine, lo spirito animale alla Pleura, a tutti i muscoli Intercostali, del Torace, e maggior parte de' Dorsali. Le altre cinque diramazioni si chiamano Lombari, le quali (doppo aver provveduto, con numerosi ed intrecciati rami, a tutt'i muscoli del Ventre inferiore, e circonvicini del Dorso) unite con le sei propaggini dell'osso sacro, discendono, per la parte tanto interna quanto esterna, alla Coscia, Gamba, e Piede, diffondendo a tutt'i muscoli delle medesime parti, rami copiosi e robustissimi; terminando finalmente all'estremità delle dita, coll'istess'ordine, che fanno i Nervi del Braccio.
Venato
add. Segnato di vene; aggiunto che si dà a pietra e legno che sia segnata con quei segni detti vene.
Venire.
Contrario di andare, vale muoversi, e dicesi propriamente di persona, che partendosi d'altro luogo, s'appressi alquanto al luogo ove noi siamo. Per esempio, Pietro eè venuto a casa mia o da mè, ovvero diciamo noi in Firenze, Pietro è venuto da Roma a Siena, e non diciamo Pietro è andato da Roma a Siena; siccome diremmo, Pietro è andato da Roma a Napoli etc. Si applica ancora a cose inanimate, come per esempio il cattivo tempoè venuto di verso la Marina, la grandine è venuta da Tramontana etc. ¶ Fra' nostri Artefici questa voce è usatissima e non vale altrimenti moto progressivo da luogo a luogo, ma è quanto a dire essere alcuna pittura, scultura, o disegno etc. ricavata, o in altro modo condotta, da pittura, scultura, o disegno di altro Maestro; e così diciamo la tal pittura vien da Tiziano, cioè è copiata dall'opere di Tiziano, o da disegno di Tiziano; in somma, che non è invenzione del Maestro che l'à dipinta, ma d'altri, che fece un'opera simile avanti a lui, dalla quale, o da altra copia o disegno della quale, egli l'à ricopiata.
Venoso
add. Pieno di vene.
Ventiera
f. Luogo nelle case da pigliare il vento; invenzione praticata nelle parti Orientali: di questa ne fa ricordanza Marcopolo nel suo Milione, le di cui parole, citate dal nobilissimo Vocabolario della Crusca sono le seguenti. In questa Città à sì grandissimo caldo, che appena vi si può campare; se non ch'egli anno ordinate ventiere, che fanno venire vento alle loro case. Chiamansi in Persiano Bad-ghir, che vuol dire a punto Pigliavento, come racconta Pietro della Valle Romano nella sua Persia P. 2. Let. 16. n. 14. dove anche descrive a lungo essa fabbrica, col modo d'usarla ne' nostri Paesi: e per quanto dal suo racconto si ritrae, sono queste Ventiere, ovvero Pigliavento, certe torricelle, fabbricate sopra i tetti della casa, a guisa de' nostri cammini, ma però maggiori assai quasi come la cima d'un campanile: son fondate sopra le sale, o su le camere migliori delle case, sopra la volta di esse, o sopra il mezzo (come le lanterne delle Cupole) ovvero in qualche canto delle sale, o delle camere, dove sia più a proposito. L'artifizio per pigliare il Vento da qualunque parte spiri consiste in questo, che il vano della torre, dal più alto fino al più basso, è diviso nel mezzo per lo lungo da un sottil muro, simile ad un matton sopra mattone: e per lo largo à similmente altre divisioni con altri muricini della stessa materia, i quali intersecano il divisorio della lunghezza in più luoghi; e questi sono più o meno, secondo che il vano della torre è più o meno grande, più o meno capace di tali divisioni: di modo che tutta la torre vien divisa in più trombe quadre; e queste dal più alto di essa cominciando vengono egualmente giù fino dove si vuole. Queste trombe non saranno mai meno di quattro per torre; anzi e bene spesso sei, otto, ed anche più se bisogna: e questa eè la struttura della Ventiera dal tetto in giù. Ma sopra 'l tetto, dove s'à da pigliare il Vento, la torre resta sfasciata del muro esteriore, che la circonda, per lasciare aperti da ogni parte attorno attorno i vani di tutte le trombe: e solo s'innalza con quei muricini esteriori, che per di dentro la dividono; i quali (con l'aiuto di quattro, o colonnette, o pilastri, posti su gli angoli) sostengono il tetto per riparo delle piogge. In questa guisa ogni vento, che spira da qualsivoglia parte, dà subito e percuote ne' muricini divisorij, e trovando quello impedimento, va forzatamente giù per la tromba, che trova a sè più esposta, a dar fresco alle camere.
Vento
m. Agitazione d'aria, attorno alla terra. Lat. Ventus. ¶ Dipingonsi i venti da' Pittori in forma di facce umane, nascose nelle nugole in atto di soffiar gagliardamente.
Venti.
Diconsi quelle funi, con le quali si legano le cime degli stili, che si rizzano per servizio degli edificj, e poi si legano da più parti in più luoghi ben tirate, ad effetto che essi stili stien fitti in terra diritti, e non possano piegarsi verso alcuna parte.
Venti.
Dicono i Formatori di figure, e Gettatori di metallo, alcuni vani, che vengono nella cosa formata o gettata, a cagione di non aver così ben disposti nelle forme gli sfiatatoi, onde l'aria in esse racchiusa, non avendo donde uscire, abbia in alcuni luoghi impedito il passaggio al getto, e l'empiersi della forma.
Ventraia
f. Quella parte del corpo, dove stà il ventre e gli altri intestini, altrimenti pancia, e dagli Anatomisti ventre o ventricolo inferiore.
Ventre
m. La pancia dell'animale. ¶ Gli Anatomisti dividono la parte interna dell'animale in tre parti dette da loro ventri o ventricoli; il primo chiamato infimo, che è quello dentro il quale sta il ventre e le budella; il secondo detto medio che è quello che racchiude il cuore; il terzo nominato supremo, che è il capo nel quale racchiudesi il cervello.
Ventre della colonna.
V. Colonna, e V. Membra degli ornamenti.
Ventre. Muscoli del ventre.
V. Muscoli.
Ventricolo
m. Ventre, Lat. Ventriculus.
Verdaccio
m. Una certa sorta di verde terra, della quale si servirono i Pittori ne' tempi di Cimabue e di Giotto, per campire le lor pitture a fresco, passandovi poi sopra con poco colore, quasi velandole, e così davano loro compimento; l'adoperano oggi i Pittori, per dipigner chiari scuri.
Verde
add. Di color verde, che à verdezza. Lat. Viridis; ed è proprio aggiunto dell'erbe, delle foglie delle piante ed alberi, quando sono nella loro freschezza.
Verde
m. Spezie di colore, simile a quello, che anno l'erbe e le foglie, quando sono fresche, nel lor vigore. Lat. Viridis color. ¶ E verde per verdura. Lat. Viretum. ¶ E verde per vigore. Lat. Viriditas, vigor,
Verde acerbo.
Un verde non pieno, cioè che non ancora è giunto alla sua perfezzione; e dicesi acerbo a simiglianza delle frondi e frutte, che non anche dalla Natura perfezzionate, non tengono il verde interamente pieno.
Verde azzurro.
Un color minerale, che ci portano di Spagna, che serve per a fresco e per a tempera.
Verde d'azzurrino d'Alemagna e giallorino.
L'uno e l'altro colore mescolato insieme, serve per dipignere in muro, e in tavole temperato con rosso d'uovo esso verde d'azzurro oltramarino e orpimento; ed è buonissimo per a tempera.
Verde di terra.
Un color naturale e grosso, che agli Antichi serviva, per metter d'oro in cambio del bolo; e serve a dipignere a olio, a fresco, e a tempera.
Verde d'orpimento e d'indaco.
Una sorta di color verde, fatto d'orpimento mescolato con indaco. Questo verde d'orpimento e indaco serve per tigner carte e legnami.
Verde eterno.
Una sorta di color verde assai vivo, detto eterno, perchè non perde mai la sua vivezza, come fanno tutti gli altri colori verdi. Questo non è altro che una velatura fatta a fondo inargentato d'argento in foglia, d'un verderame ben purgato, e ridotto a guisa d'un'acquerello.
Verdegiallo.
Color verde che pende in giallo.
Verdeporro.
Sorta di colore verde, la cui verdezza sbiancata è simile alla verdezza delle foglie de' porri, donde prende il nome.
Verderame.
Un colore assai comune, che si fa nella vinaccia, con piastre di rame poste in aceto; e serve per a tempera, e a olio.
Verde antico.
Una pietra di durezza poco più del Paragone; à un verde più vago di quello di Corsica, e serve per lavorare a sega e a scarpello per ogni lavoro; ce lo portano di quel di Roma in colonne e altri pezzi d'ornamenti, trovati fra le rovine degli antichi edificj.
Verde dell'Impruneta.
Pietra dura non più del marmo, di color verde sbiadato, che più tosto biancheggia. Trovasi nelle montagne dell'Impruneta, vicino a Firenze sette miglia, può servire per far pavimenti; riceve buon pulimento, e se ne trova d'ogni grandezza.
Verde di Boemia.
V. Diaspro di Boemia detto Verde di Boemia.
Verde di Corsica.
V. Diaspro di Corsica
Verde di Genova.
Una pietra dura quanto il Paragone, di color verde acerbo con macchie nere, e bianche; vien di Porto Venere, e trovasene di qualsivoglia macchia più chiara, e più scura, e d'ogni grandezza, e grossezza; e si lavora facilmente con sega e scarpello.
Verde di Prato.
Pietra più tenera del marmo bianco, che piglia bel pulimento; è di color verde, acerbo mescolato di piccole macchie verdi scure; trovasene d'ogni grandezza nelle montage della Città di Prato in Toscana; e serve per pavimenti, e ornamenti di quadro.
Verde di Pratolino.
Una pietra dura quanto l'alberese, di color verde sudicio, o color di palma; trovasi presso alla real villa del Sereniss. Granduca detta Pratolino, in certi luoghi fra essa villa, e l'eremo di Montesenario; e per lo più cade con certe smotte cagionate dall'acque di alcuni fossati, da' quali è traportato in pezzi, il maggiore di tre quarti di braccio in circa, ed i più minuti pezzi porta anche il fiume di Mugnone. Lavorasi con sega ruota e spianatoio, e ammette pochissimo scarpello. Di questa pietra fannosi i gambi di alcuni gigli, che adornano la parte interiore del luogo, ove deve riposare il corpo di S. María Maddalena de' Pazzi Fiorentina, nella nuova Cappella, che le si fabbrica al presente, nella Chiesa di S. María degli Angeli in pinti.
Verdeggiante
add. Che verdeggia. Lat. Viridans.
Verdeggiare.
Mostrarsi verde. Lat. Virere.
Verdetto
m. Un color di miniera, che si trova ne' monti dell'Alemagna; serve per a olio, e per a tempera.
Verdezza
f. Lo esser verde. Lat. Viriditas
Verisimile
add. Simile al vero.
Verisimile
m. Simiglianza del vero. ¶ I nostri Professori usan questo termine, per una osservazione necessaria al buon'Artefice, per comporre le sue figure e storie, come bene dice il Paggi nella sua Tavola; cioè, che le figure tutte attendano al fatto, o almeno non attendano a cose contrarie alla materia, al luogo, e al tempo, come chi cantasse, o ballasse davanti a persone d'Autorità, mentre s'à da stare con rispetto, ovvero in luogo dove bisognasse ascoltar con silenzio alcun discorso. Che l'età sia conforme all'azzioni; il ballare sia della gioventù, il combattere della virilità, il pensare della vecchiezza, e simili; che secondo l'età e qualità delle persone si varij la proporzione, quando tozza, quando mediocre, e quando svelta e sciolta; che l'attitudine ne' vecchi siano ristrette, e ne' giovani aperte, più e meno secondo l'età, e l'azzioni. Che secondo l'operazioni delle figure si accompagni la complessione, il soldato si faccia collerico, il goditore sanguigno, lo studente flemmatico etc. Che tutte le parti della storia siano conformi alla materia che si rappresenta. Che gli abiti, e' panni, siano grossi, mezzani, e leggieri, conforme alla stagione, che si finge; che siano appropriati alle figure, e che siano naturali, fuggendo certa odiosa soprabbondanza di ricami, fiocchi, svolazzetti, collane, gioie, e tritumi, che tengono della maschera, e mostrano affettazione, dalla quale il verisimile, e per conseguenza il decoro, vien grandemente offeso. Che la corporatura sia conforme alla qualità della persona, come il goloso grasso, l'avaro magro, il faticante muscoloso, la fanciulla delicata, e simili. Che l'aria o fisonomía sia conforme alla persona, nobile, plebea, da bene, viziosa, goffa, ignorante etc. ed anche alla proffessione, meccanica, liberale etc. Che gli strumenti si diano in mano alle persone, secondo la qualità. Che gli ornamenti de' festoni, fregi, trofei etc. cartelli, termini, grottesche, maschere, e simili, siano conformi a' luoghi, o sagri, o profani, o aquatili, o ignei, e simili. Che tutte le cose mobili e per sè stesso, e per violenza d'altro movente, non escano dalla proprietà del moto loro. Che i lumi, l'ombre, e gli sbattimenti siano conforme al luogo, e al tempo rappresentato, tali nelle stanze dove è lume ristretto, tali in campagna dov'è dilatato, tali di mattina e sera, e tali di mezzo giorno, tali di notte di tempo sereno, e di torbido e scuro; e che l'ombre e gli sbattimenti de' corpi siano taglienti a lume di Sole, Luna, e fuoco; sfumati a lume di giorno aperto, a tal lume siano i minori del corpo, a lume di Sole e Luna eguali al corpo, al lume di candela maggiori, ma a lume di gran fuoco sminuiscano da' corpi, e si sfumino.
Vermiglio.
add. Di color rosso acceso. Lat. Ruberus, purpureus, rubicundus.
Vernicato,
o
Verniciato
add. Che à avuto sopra la vernice, e dicesi anche invernicato, e inverniciato.
Vernice.
f. Un composto d'olio d'abeto e olio di sasso o di noce, e mastico con olio di sasso o pure d'olio di spigo bollitovi polvere di sandaraca, o vero trementina di Venezia, e mastico con acquavite; serve per dar sopra le pitture, acciò tutte le parti delle medesime, anche quelle, che per la qualità, e natura del colore fossero prosciugate, ripiglino il lustro, e scuoprano la profondità delli scuri.
Vernice dura.
Vernice la quale si distende in sul rame per intagliarlo a acqua forte: si fa con once cinque di pece greca, once cinque di resina comune, fondute a fuoco lento in una pentola di terra nuova netta e bene invetriata, aggiungnendo once quattro di buono olio di noce, e facendola star mez'ora al fuoco; fredda che sia, se sarà viscosa come la pania, allora si leverà, e si passerà per un panno nuovo, facendola cadere in un vaso di maiolica bene invetriato, poi si serrerà in una buccia, o caraffa di vetro ben grossa, o in altro vaso bene invetriato, e che si possa turare. Questa vernice basta così fatta molti anni, e sempre diventa migliore.
Vernice grossa.
Una vernice, che serve per intonacare per a olio. ¶ Et agli Stampatori per far lo 'nchiostro.
Vernice tenera.
Vernice che si distende in sul rame per intagliarlo a acqua forte: e si fa con once una cera vergine, bianca e netta, once una mastice in lacrima, once una e mezzo di aspalto, e macinati insieme la mastice e l'aspalto, e fatto poi fondere la cera in vaso bene invetriato, e spolverizzandovi a poco a poco la mastice e aspalto, e ben dimenandoli per un quarto d'ora al fuoco; poi si fa passare per un fazzoletto, e si vota in un piatto dove sia acqua pura, e se ne fa con le mani ben pulite un rocchietto. Questa vernice differisce dall'altra, che si dice vernice dura, in questo, che essendo più tenera non si dà strutta, come l'altra, ma si mette in un pannicello lino, quale si va fregando egualmente per tutto il rame ben caldo, onde quella struggendosi a poco a poco al tocco del rame caldo, viene a coprir quanto basta; di poi con la piuma d'una penna si và distedendola egualmente per tutto, poi s'annerisce col fumo della candela di sego, come l'altra, con questo però che la candela stia alquanto più lontana dal rame di quel ch'ella si terrebbe se la vernice fusse dura, perchè il calore non la strugga, e consumi: questa sorte di vernice tenera per lo più non è usata.
Verricello
m. Una spezie d'argano da tirar pesi.
Vestire.
V. Panneggiare.
Vespai
m. V. Sasso maschio.
Vetriata
f. V. Invetriata.
Vetrina
f. Quella materia che si dà sopra le vasa, e figure di terra, che poi cotte in fornace ricevono da essa il lustro.
Vetro
m. Materia lucida, e trasparente composta di rena splendida, e d'alcune sorte d'erbe, per forza di fuoco.
Vetro macinato.
Il vetro ridotto in polvere sottilissima, che mescolata con quei colori, che per lor natura difficilmente seccano, gli fa seccare prestamente. V. Olio cotto.
Vetri colorati.
Sono vetri mescolati con colori cotti a fuoco, e servono per vetriate di finestre; e migliori, e più lucidi son quelli di Francia, Fiandra, ed Inghilterra, benchè ne vengano ancora di Venezia, ma questi son molto carichi di colore, onde assai impediscono la trasparenza, e conseguentemente diminuiscon la luce.
Vetta
f. Parte estrema di sopra, cima, sommità.
Ugna
f. Spezzie d'ossa posto nell'estremità della mano, e piede dell'uomo, e zampe di diversi animali.
Ugna del piede.
V. Piede.
Ugnetto
m. Strumento d'acciaio, spezie di scarpello in punta schiacciato, a simiglianza dello scarpello piano, ma più stretto; serve agli Sculturi per lavorare ne' fondi e sottosquadri di marmi, e a' Gettatori di metallo per tagliare i condotti di esso metallo, doppo aver fatto il getto.
Vicino
add. Quello ch'è poco distante all'altro.
Vico
m. Strada stretta.
Viscoso
add. Di qualità di vischio, tenace.
Viso
m. Faccia. Lat. Vultus, facies, aspectus.
Vite
f. L'albero o vogliamo dire la pianta, che produce l'uva. Dicono Autori gravissimi esser'ottimo il legname della vite, per fare statue d'eterna durata; e si à , che ne' tempi di Cesare fusse nella Città di Populonia, oggi destrutta, una statua di Giove fatta di vite, quale si fusse mantenuta senza alcun segno di corruzzione, anni (per così dire) infiniti; nè si maravigli alcuno di questo, perchè secondo che Strabone racconta, trovansi in Arriana Paese dell'India, viti così grosse, che il piede appena può essere abbracciato da due uomini.
Vite di strettoio o d'altro che che sia
Coclea
La vite è un mirabile ordingo da muovere, tirare, infragnere ogni sorte di materia; ed è composto quasi di anelli tagliati in modo, che il fine del primo, è il principio dell'altro, e serve oltre a' narrati servigj, a molti altri ancora; e all'edificare è utilissima. È la vite composta di due parti essenziali, cioè del mastio e della chiocciola, detta anche femmina, madre, e madrevite. Il mastio è quello che passa per la chiocciola: le spire o anelli del mastio, diconsi pani; quei della femmina, diconsi vermi.
Viticci
m. Propriamente le vette de' tralci. ¶ Dagli Architetti e dagli Scultori diconsi viticci o caulicoli, alcuni ornamenti de' capitelli Corinti, che escono delle foglie, e arrivano alla cimasa, alcuni de' quali sotto le cantonate di essa s'accartocciano, e altri, che restano fra l'una e l'altra cantonata in fronte del capitello insieme si congiungono, e similmente s'accartocciano. ¶ Ancora diconsi viticci certi strumenti di metallo o altro, che si appiccano alle muraglie, per uso di regger lumi.
Vivacità;
f. Qualità delle figure ben dipinte o scolpite, ed è un certo che di spiritoso, che consiste (secondo il Paggi, ed altri) in tre parti della faccia, cioè negli occhi, che sieno desti, e non addormentati, massimamente nel guardar fiso alcuna cosa, onde paiono aver'abbondanza di spiriti; nelle narici assai aperte, come chi nel respirare tira e manda fuori molta copia d'aria; e nell'aprir la bocca sempre un poco più del bisogno, tutt'e' tre proprie degli adirati, che però mostrano gran vivacità: conviensi alla gioventù, alla virilità, ed alle femmine sfacciate.
Vivo
add. Che à vita.
Vivo
m. La parte viva.
Vivo della colonna da capo.
Intendesi qualsivoglia linea retta, che partendosi da qualsisía punto della circonferenza della grossezza da capo, piomba verso la massima gonfiezza della medesima colonna.
Vivo della colonna da piede.
Qualunque linea retta, che partendosi da qualsisía punto della circonferenza della grossezza da piede, si solleva perpendicolarmente al piano di detta circonferenze verso la massima gonfiezza della medesima colonna.
Ulivella
f. Un nobilissimo strumento di ferro, ritrovato dal grand'Architetto Filippo di Ser Brunellesco Fiorentino, nell'andar dottamente investigando sopra le rovine dell'antiche fabbriche di Roma; e serve per sollevare e tirare ad alto grandissimi marmi senza legature. È composto di tre conj di ferro infilzati in un pezzo pure di ferro tenuto da una campanella. L'uso di questo instrumento è il far prima nella pietra che vorrai alzare, una buca, la quale dalla bocca al fondo si vada sempre da tutte le parti dilatando a sotrtosquadra a proporzione de' conj suddetti; dipoi introdurre in essa i primi due conj da' lati, e riempiere i fianchi della bocca, e finalmente con introdurre il conio fra l'uno e l'altro, e così vien l'ulivella sì forte fermata nel masso, che si può tirar ad ogni altezza, senz'alcuna legatura, salvo che quella che si fa alla campanella dello stesso strumento, per tirare il peso.
Ulivo
m. Albero fruttifero, che produce l'uliva, donde si cava l'olio; ed è domestico, e salvatico; il cui legname serve agli edificj, e non riceve nocumento dall'acque del mare, nè è soggetto al tarlare, privilegio proprio di tutti quegli alberi, che anno in sè sughi untuosi, gommosi, o amari, nè così facilmente incorporano l'umidità.
Umbilico
e
Bellico
m. Quel buco nel mezzo del corpo dell'animale, fatto dalla natura, per ritiramento in dentro del tronco del tralcio, a cui era congiunto, quando stava in corpo alla madre, e donde allora prendeva l'alimento. Lat. Umbilicus.
Unire,
congiugnere. ¶ Et unire termine de' Pittori; e dicesi de' colori, e del colorito, quando si levano loro le crudezze, che appariscon fra l'uno e l'altro, facendovi sia dovuta unione fra essi e le mezze tinte, o altri colori, che stieno loro vicino, acciocchè venga la pittura più pastosa: questa operazione si fa quando la stessa pittura è fresca, con pennelli grossi e morbidi.
Volta
f. Il voltare. Lat. Versatio.
Volte.
Alcune coperture d'edificj; sono di più sorte, altre che chiamano a mezza botte, altre a spigoli, e altre a cupola, le quali son tonde. Le volte a mezza botte, siano di che lunghezza o larghezza si vogliano, sempre si posano sopra piante di quattro angolio, o sia ne' sotterranei, o pure sopra il terreno. Quelle a spigoli si posano sopra a piante quadrate, e quelle a cupola per natura loro non vanno posate, se non sopra piante che s'alzino in cerchio. Altre volte si formano dalle parti di queste; come per esempio, quella volta, dove concorrono insieme più pari di volte a mezza botte sopra piante di sei o otto facce, chiamano gli Architetti tribune a spicchi, ed altre che chiamano cupole a vela, e simili. Le volte in somma non sono altro, che un muro torto, e son differenti dalle mura in questo; che dove nelle mura tutte le pietre, e i filari si compongono dirittamente a filo con la squadra e archipenzolo, nelle volte i filari si tirano con linea torta, e le commettiture delle pietre si dirizzan tutte al centro del loro arco. Usansi ancora le volte nelle terme, ne teatri, ne' templi, ne' ponti, ed in ogni altro più nobile, e più insigne edificio, e purchè siano forti, e stabilmente posate, con diligenza, e di buona materia composte, sono fabbriche eterne.
Voltamento
m. Il voltare. Lat. Volutatus.
Voltante
add. Che volta.
Voltare,
e
Volgere
Torcere, o piegare verso altro luogo, o in altra parte, ¶ Per mutare, e rivolgere. Lat. Immutare. ¶ Per far la volta agli edificij. Lat. Fornicem ædificare.
Volto,
coll'o stretto m. Viso, faccia. Lat. Vultus facies.
Voltura
f. Rivoluzione.
Volubile
add. Che agevolmente si volta instabile. Lat. Volubilis, instabilis.
Volubilità;
f. Lo essere volubile.
Volute
f. V. Membra degli ornamenti.
Uomo
m. Animale ragionevole. Lat. Homo.
Uomo ignudo.
V. Ignudo.
Uomo.Muscoli del corpo umano.
V. Muscoli.
Uomo.Ossa del corpo umano.
V. Scheletro.
Votamento
m. Il votare. Lat. Evacuatio.
Votare.
Cavare il contenuto fuori del contenente, contrario d'empiere. Lat. Vacuare.
Voto,
pronuziato con l'o aperto, add. da votare per evacuare, che è senza cosa veruna dentro di sè, contrario di pieno. Lat. Vacuus.
Voto,
pronunziato con l'o largo m. L'esser voto, il vano, la concavità vacua. Lat. Vacuitas,
Voto,
e
Boto
pronunziato con l'o stretto m. Immagine che si attacca nelle Chiese da chi si è botato. Lat. Votiva imago ¶ E voto, o boto, vale anche fantoccio, per esser le imagini votive per lo più mal fatte. In far tali figure belle e simiglianti si esercitavano alcuni Maestri detti Ceraiuoli, sopra di che V. Statue. ¶ E voto, o boto, per persona non buona da niente, e come comunemente si dice dappoca. Lat. Iners, ineptus. A questi due ultimi significati alluse il Berni nel Sonetto sopra la sua Serva, quando disse di lei: Fugge da' Ceraiuoli, Accioch'e' non la piglin per un boto.
Uovo,
voce bissillaba, dittongo la prima sillaba m. Parto degli uccelli e de' pesci, dal quale nascono i suoi figliuoli. Lat. Ovum.
Uovolo
m. Un membro degli ornamenti d'Architettura. V. Membri delli ornamenti.

Z

Zaffiro
m. V. Saffiro.
Zaffo
m. Un pezzo di legno, o di ferro, o d'altra materia da una testa più sottile, che dall'altra, con la quale si turano buchi o bocche, per le quali dovrebbe uscir acqua di vivaio, o vasi. ¶ E dicesi zaffo un turacciolo di ferro, che da' Gettatori di metalli si pone dalla parte di dentro nel buco della spina della fornace, per ritenere il fuso metallo, finchè si debba gettar nella forma.
Zana
f. Sorta di cesta ovata tessuta di verghe di nocciuolo, ridotte in istrisce sottilissime come nastri, della quale si fa la culla a' banbini.
Zane
f. Certi vani in forma circolare, lasciati dagli Architettori per adornamento delle fabbriche, e per collocare in essi o tavole dipinte, o statue.
Zanca
f. V. Gamba.
Zanna
f. V. Sanna.
Zannare.
Adroprar la zanna, lisciar con la zanna; ed è quell'aggravamento, che si fa con forza, stropicciando con zanna o di lupo, o di cane, o d'altra cosa lubrica e liscia, alcuna cosa, per appianarla, come carta o altra materia; e usanla i Pittori per calcare i disegni per farne due, uno de' quali viene al rovescio dell'altro, che si dice calco. V. Calco.
Zampa
f. Piè d'animale quadrupede.
Zappa
f. Strumento di ferro per lavorar la terra.
Zappone
m. Acrescitivo di zappa, e vale zappa grande; strumento di ferro per rompere il terreno, scalzando, o scavando.
Zazzera
f. Capellatura tenuta lunga, particolarmente dalla parte di dietro del capo; e dicesi così se è naturale, ma se è posticcia dicesi parrucca.
Zecca
f. V. Coniatore.
Zenit
m. Termine Astrologico, altrimenti chiamato punto verticale, ed il suo contrario dicesi nadir. Lat. Zenit.
Zeppa
f. V. Bietta.
Zeppo
add. Pienissimo. Lat. Plenissimus.
Zoccolo
m. Calzare simile alla pianella, ma con la pianta di legno intaccata nel mezzo dalla parte che posa in terra, fatto per uso di tener il piede alto, e lontano dall'umido della terra.
Zoccolo,
o |
Dado,
o |
Plinto
| m. Termine d'Architettura; quella pietra di figura quadrata, dove posano le colonne, piedistalli, e simili. Dicesi anche dado per esser per ogni parte quadro in forma d'un dado, schiacciato. È stata opinione d'alcuno, che gli Antichi Toscani facessero il dado, che deve stare sotto la colonna, di figura tonda, e non schiacciata; ma non aviamo di ciò alcun riscontro certo. Usarono bene gli Antichi, dovendo far portici, che accerchiassero templi tondi, il fare un sol dado, che girando attorno tutto d'un pezzo, ricevesse sopra di sè tutte le colonne; la qual cosa per avventura fecero, perchè paresse loro, che meglio accordasse il tondo col tondo, che il tondo col quadrangolare. Usansi ancora questi zoccoli a' piedi delle statue, urne, e altre a queste simiglianti cose.
Zodiaco
m. Fascia circolare nell'ottava sfera, che l'abbraccia, a tralice, dentro la quale son constituiti dagli Astrologi i dodici segni celesti (corrispondenti a' dodici mesi dell'anno) e le vie de' Pianeti.
Zofoto
m. Voce Greca, significa portatore d'animali; ed è quello spazzio, che è tra la cornice e l'architrave, chiamato dagli Architetti fregio, che rappresenta quello spazzio, che verrebbe occupato dalle teste delle travi, le quali anticamente attraversavano la trave maestra (che era quella, dalla quale venne poi l'architrave) e si distendevan sopra l'edificio; in questo zoforo o fregio solevano gli Antichi fare ornamenti adattati alla natura degli Ordini, e secondo la qualità del Dio, al quale essi Ordini eran dedicati, ora di triglifi, ora di vasi, bacini, e tazze, e altri strumenti atti al sacrificio, or di leoni, Ninfe, fanciulli, fogliami, e simili.
Zona
f. Cintura. Lat. Zona, ¶ E zona termine degli Astrologi, una delle cinque fasce, ch'essi constituiscono in Cielo, dividendole in due frigide, una per polo di là dal circolo polare; una calida, o come essi dicono torrida, che è per quanto tiene il zodiaco; due temperate dentro i tropici fino a' circoli polari.
Zucca
f. Frutto d'una pianta d'erba detta ancora essa zucca, il quale è il maggior frutto o d'erba, o di albero. ¶ E zucca dicesi il capo dell'uomo spogliato de i capelli. ¶ E di quì stare in zucca, stare col capo scoperto.
Zuccone
m. Accrescitivo di zucca, vale zucca grande e sterminata. ¶ E zuccone per eccellenza si nomina una statua bellissima fatta di mano dell'eccellente Scultore Donatello, che è nelle nicchie del Campanil del Duomo verso S. Giovanni, detta così, perchè rappresenta un vecchio senza capelli, cioè calvo.
Zufolare.
Termine d'Architettura, lo stesso che palafittare; e dicesi zufolare i fondamenti, quando vi s'à da far la palafitta per fondamento o sodo.

Aggiunte

Acciabbattare.
Far che che sia alla grossa; abborracciare; da ciabatta, scarpaccia vecchia: e dicesi da' nostri Artefici di chi opera alla grossa, senza considerazione, e come noi diremmo, con animo di far presto e male.
Acquaio
m. Luogo nelle case da smaltir l'acqua; fassi per ordinario d'una pila di pietra e d'un condotto, posto nelle stanze delle case per ricever l'acque, che si gettan via. Lat. Aquarium, urnarium. Gli acquai si fanno di fogge diverse, nelle cucine si fanno d'una pila molto grande, senza alcuno ornamento, per uso di lavar'i vasi, col suo condotto ad effetto di dar l'esito alle lavature di essi: nelle sale poi delle case e palazzi erano soliti i nostri Padri di fare gli acquai per ornamento, e insieme per comodità, in luogo di bottiglieria, tenendovi bicchieri, e vasi d'acqua, per uso della tavola: ed erano questi certi vani nella testata di esse sale vagamente ornati di pilastri, di cornici, ed altri membri d'Architettura; de' quali molti sene veggono anche ne' tempi nostri; ma per lo più in case piccole, o in palazzi non rimodernati.
Addobbare.
Ornare. Lat. Exornare.
Agrimensore
m. Colui, che fa professione di misurare terre, che per antico dicevasi Geometra; perchè la Geometría è l'Arte di misurar la terra: ma oggi Geometra si piglia in senso più largo. Un curioso esempio di quanto sopra s' è detto, abbiamo in uno Istrumento del dì 17. Maggio 1327. rogato da Ser Lotto di Gianni Ricevuti Fiorentino, che si conserva appresso l'altre volte nominato Dottore Giovanni Renzi, dove si dice, come appresso: Ubertinus olim Strozzæ de Strozzis et Techinus olim Ser Rinaldi Florentini Cives Officiales deputati pro Communi Florentiæ, ad vendendum certum terrenum, positum iuxta muros veteres Civitatis Florentiæ, et pecuniam inde percipiendam convertendam in solutione quorundam Terrenorum et ædificiorum mittendorum in via nova de Panzano (oggi al canto al Mondragone) quæ sumit initium in populo S. Mariæ Maioris, et protemditur usque in platea nova S. Mariæ Novellæ etc. dederunt et concesserunt Rainerio Lapi Bianciardi populi S. Petri in Gattolino, recipienti pro Domina Tora eius Matre, quoddam terrenum cum solo et fundamento antiqui muri d. Communis, positum in populo S. Laurentij de Florentia. Quod terrenum repertum et mensuratum fuit, per Magistros Gherardum Chiari populi S. Petri maioris, et Peruzzum Cini populi S. Donati de' Vecchis, Geometras et Mensuratores, esse brachia quadra MCCCCXXX. vel quasi: et pro precio fuerunt confessi dd. venditores habuisse d. Rainerio Emptore d. n. de d. terreno mensurato, ad rationem solidorum quattuor, et denariorum trium fl. p. pro quolibet brachio quadro, libras trecentas tres et solidos decem et septem, et denarios sex fl. p. In quam summam intrarunt floreni auri nonaginta un., libræ tres, solidi tres, et denarij undecim fl. p. pro quolibet computato floreno libris tribus et solidis sex e den. un. fl. p. de quibus vocaverunt dd. Venditores se bene pagatos etc.
Arrocchiare.
Propriamente far rocchi; e rocchio vale pezzo di legno, o di sasso, o di simil materia di figura che tiri al cilindro, spiccato dal tronco, senza eccedere una certa grandezza: e perchè tali rocchi si fanno, con poca diligenza, e come si dice a occhio e croce, arrocchiare si piglia per far con poca considerazione o arte che che sia; e fra' nostri Artefici s'intenderebbe quasi nello stesso senso, che acciabattare.
Becco
m. La bocca degli Uccelli. Lat. Rostrum.
Becco di Civetta.
Membro della cornice; così chiamato, per la somiglianza che à col becco, o vogliamo dir rostro della Civetta.
Buche delle torri fatte nella grossezza delle muraglie.
V. Sorgozzone.
Caditoie
f. Voce usata dal Vasari, Ragionamenti a 3. per denominazione di certe buche, le quali facevano i nostri Antichi negli sporti, ballatoi, e anche nelle volte in cima delle torri; per le quali buche piombavan sassi a difesa di esse torri dalle invasioni de' nemici loro.
Cantonata
f. L'Angolo esteriore, che fa l'edifizio. ¶ E cantonata vale anche sassata, cioè colpo di cantone, che è sasso grande riquadrato, detto così, per esser messo per lo più nelle cantonate delle muraglie.
Castone
m. Quella parte dell'anello dove è posta, e legata la gemma. Lat. Pala.
Fattoio
m. Stanza dove si tiene lo strumento, col quale s'ammaccan l'ulive, per trarne l'olio: dalla voce Latina Factorium usata da' medesimi nello stesso sentimento. Palladio al tit. X. del Mese d'Ottobre. Ubi verò compleveris modum factorij, sales tritos vel non tritos, quod est melius, in olivam eandem mittes.
Feltro
m. Panno composto di lana compressa insieme per via di fuoco e acqua, e non tessuto con fila: serve agli Stampatori e Impressori di carte di stampa, o sieno di stampa in rame, o di stampa in legno, o di caratteri, per far accostare alle stampe, il foglio bagnato a ricevere l'impronta in tutte le sue parti egualmente.
Gallería
f. Fabbrica di stanze, o terrazzi nobili, fatta per tenervi ogni sorta di cose dilettevoli all'occhio; ma particularmente, statue, pitture, ed altre cose spettanti all'Arti nostre, che sono degne di esser vedute con gusto, e anche con maraviglia.
Gretto
add. Propriamente, di poco cuore, tapino, spilorcio; contrario di magnifico, amplio, liberale: dal Greco Glischros.¶ Appresso i nostri Artefici, dicesi lavoro gretto, o di maniera gretta, a quel lavoro ch'è povero di invenzione, d'artifizio, d'abbigliamenti, o d'alcun'altra di quelle parti che rendon l'opere ammirabili, e curiose.
Incarnato
|
Incarnatino,
e |
Scarnatino
| add. Di colore della carne, cioè misto tra rosso e bianco. Da Carne, perchè cotal colore è simile alla carne. Lo Scaligero contro 'l Cardano 125. 13. Nunc à carne incarnatum vocant, qui valde est dilutus. Menagio.
Incarnato
m. Il Colore della carne, che un color misto di rosso e bianco, e come volgarmente si dice, di latte e sangue, apparendo un bianco ombreggiato di rosso, o un rosso ombreggiato di bianco, simile a quella sorta di rose, che diconsi perciò incarnate.
Infruscato
add. Propriamente, secondo il Menagio, oscuro, forse da bruno. Bruni, bruniscus, bruscus, bruscatus, vruscatus, fruscatus, fruscato, infruscato. ¶ Fra' nostri Artefici infruscato dicesi quel lavoro, le cui parti son fra loro talmente confuse, che per la inordinata mescolanza, che anno fra di loro, non lasciano discernersi l'una dall'altra in modo che bene stia; preso forse per similitudine: perchè siccome il bruno manca di chiarezza e splendore, così la cosa che à in sè tal difetto.
Lionato
m. Colore simile a quello del Lione; ed è di due ragioni, una che pende in giallo, e l'altra in oscuro, e questo propriamente chiamasi tanè.
Liscio
add. Pulito; contrario di rubido; dal Greco Liasòs, o dal Latino Leviscus, leviscius, lescius, liscius.
Mina
f. Strada sotterranea. Lat. Cuniculus.
Molla
f. Lama di ferro, che ferma da una banda, si piega agevolmente dall'altra; e lasciata libera ritorna nel suo primo essere donde ella fu mossa; dal Latino Mollis cioè pieghevole
Padiglione
m. Arnese fatto di pezzi di panno sgheronato, cioè tagliato a schisa, o a sghimbescio, il quale strigne da capo, e da' piedi s'allarga, con chè si fa capanna, o serraglio al letto, ove si dorme, appiccandolo al palco, donde cala sopra 'l letto: ed usasi ne' Campi da guerra per alloggiamento de' Soldati, sorreggendosi sopra uno stile dal quale dependon molte corde, che raccomandate ad alcuni cavicchi fatti a posta e ficcati in terra lo tengon disteso. ¶ I nostri Artefici dicon padiglione a una certa sorta di scala a bastoni, che sorgendo dal suolo in forma circolare con gran pianta, insensibilmente sempre ristrignendosi, si va portando al suo termine, tanto che il piede senza punto disagiarsi la puol salire. Una di queste scale bellissima vedesi in Roma; nel bel mezzo delle scalinate davanti alla porta di mezzo della gran Basilica di S. Pietro.
Paesante
m. Pittore che fa Paesi, che dipigne vedute di campagne.
Palicciata
Palificata
f. Palafitta.
Pergamena
f. V. Lanterna.
Pomiciare,
e
Appomiciare
Usar la pomice sopra pietra, marmo, rame, e tele da dipignere. Vedi Pomice prima sorte, e Pomice seconda sorte, e Impomiciare.
Porcellana
f. Erba nota, che dicesi in Lat. Portulaca.
Porcellana.
Sorta di terra bianca e lustra, della quale si fanno vasi preziosi; perchè si fa di porcellana, che è una spezie di conchiglia. Lo nota Giulio Scaligero, e il Bellonio nelle sue osservazioni Lib. 2. cap. 71. ed il Menagio.
Posticcio
m. Terra divelta: dal Latino Pastinium, pastinicium, posticium.
Quatto
add. Chinato, basso.
Ricamare.
Far lavori con ago sopra drappi o panni; e potrebbesi dire, dipigner con seta a punta d'ago, vedendosi fatto di ricamo d'ogni sorta lavoro solito farsi da' Pittori, eziandio di figure umane. Lat. Acu pingere. La voce è Araba, ovvero Siriaca. Vedasi lo Scaligero sopra Varrone.
Ricamatore
m. Artefice che lavora di ricamo. Lat. Phrygio, acu pictor.
Ricamo
m. Lavoro di pittura sopra drappo, o altro panno, fatto con seta a forza d'ago.
Riparo
¶ E riparo era anche una sorta di fortificazione della milizia antica, come, si deduce da Gio. Villani Lib. 9. cap. 104.
Ripostiglio
m. Luogo rimoto, o segreto, nelle case, da riporvi che che sia. Lat. Conditorium, repositorium.
Rotta
m. Rompimento, rottura: E non solo dicesi delle sconfitte e disfacimenti di eserciti campali; ma anche delle aperture fatte non tanto negli argini e ripe de' fiumi dal corso impetuoso dell'acque, quanto ancora di quelle, che si fanno nelle muraglie da' soldati, per poter invader le Città assediate, che più comunemente si dicon brecce.
Sgheronato
add. Tagliato a sgimbescio, o a schisa, o in tralice, largo di sotto e stretto di sopra; e dicesi propriamente di tela, o panno.
Sorgozzone
m. Pezzo di legno, in forma di travicello o piana, che posando dalla parte inferiore sopra mensola o beccatello, o in buca fatta in muro, e con la superiore sportando in fuori, serve a reggere travi, che faccian ponte, o sporto, terrazzo, ballatoio, o altra qualisisia simil cosa, ch'esca col suo aggetto, fuori del piombo della muraglia: questo tale pezzo di legno quando si posasse per ritto a piombo direbbesi, puntello. Il Vasari Ragionamenti 3. parlando dell'antiche torri, che si facevano in Toscana, Lombardía, ed altre parti d'Italia, dice: Perchè allora le buche (vuol dir delle torri) eran piene di legnami grossi, ch'eran travi di quercia e castagno, le quali sostenute da certi sorgozzoni di legname fitti nelle medesime buche, facevan puntello per reggerle (come è rimasto questo modo ancora negli sporti, che noi veggiamo al presente in Firenze) quali circondando in torno a dette travi per ispazio di braccia quattro, facevan palchi di legnami, di che era copioso il paese, alcuni balconi, o terrazzi, o ballatoi, che gli vogliam chiamare, da' quali egli giudicavano poter difendere l'entrate principali delle torri; e combattendo con sassi, per l'altezza di quelle facevano caditoie fuori e dentro nelle volte, che col fuoco non potevano esser'arse: i quali luoghi per virtù di queste difese si difendevano ogni dì dalle scorrere de' popoli della Città; e dall'altezza di quelle vedevano di fuori chi veniva ad offendergli, e sapevano tutto quello si faceva per la Città, per contrassegni che da quelle altezze, con fuochi ed altri cenni, mostravano. Fin quì il Vasari. Questa parola sorgozzone è detta forse per similitudine di quello che noi diciamo, dar'altrui un sorgozzone, che è quell'atto che noi facciamo, quando col pugno serrato spignendo per lo diritto il braccio all'insù fuori di piombo, fortemente il percotiamo sotto il gozzo, o sotto il mento, a differenza d'altri moti che fannosi nel percuoter con mano aperta, o pugno.
Sportello
m. Piccolo uscetto in alcune porte grandi, e l'entrata delle botteghe fra l'un muricciolo e l'altro. Da porta; portus, portellus, portellum, exportellum, sportello.
Stoia
f. Stuoia. V. Stuoia.
Straforare.
Traforare bucare da banda a banda.
Tanè;
m. Sorta di colore lionato pieno; ed è quello che chiamasi per altro nome, lionato scuro.
Verone
m. Andito aperto per passare da stanza a stanza, e quasi corridore. Fra gli uomini di campagna si dice Verone ad un piccolo terrazzo coperto, nel quale termina la scala di fuori, e per il quale s'entra nel secondo piano della casa.
Vestigio
m.
Vestigia
f. Orma, pedata, traccia, segno impresso nel suolo della terra da' piedi degli animali in andando. Lat.y Vestigium.¶ Ne' termini nostri, diciamo vestigio e vestigia a rimasuglio di fabbrica rovinata e distrutta fino al suolo, e della quale (data la parità) quasi altro non rimanga, che quel segno, che lasci il piedi di chi passò sopra il terreno. Fu usata questa voce in simil senso da molti: Il Vasari però l'à usata per nome generico di fabbriche non intere, ma non del tutto distrutte. Rag. a. 3.